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Autore: Lamy_    10/11/2018    0 recensioni
Andy alle spalle ha un passato burrascoso, costellato da dipendeze e da un matrimonio finito, e davanti a sé ha un futuro incerto.
Ianira alle spalle ha un passato fatto di abbandoni, prima suo padre e poi il padre di suo figlio Damian, e davanti a sé ha un futuro ricco di speranze.
Che cosa succede quando l'incertezza di Andy incontra la speranza di Ianira?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andy Biersack, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10. RICOMINCIAMO DA NOI.

Tre mesi dopo, Marzo.
La Mini Cooper rosso fiammante di Ianira si destreggiava nel traffico di Santa Monica diretta al Free Light, una pizzeria situata in centro.
“Andy, stai tremando. Calmati.”
“Non ce la faccio, okay? Sono troppo ansioso!”
Quella sera Andy avrebbe conosciuto la mamma di Ianira, si sarebbe presentato come il suo fidanzato, e la cosa gli recava indicibili preoccupazioni. L’agitazione era tale da fargli fremere le mani.
“Piacerai di sicuro a mia madre. Avete già parlato al telefono e questa serata serve solo a confermare l’opinione ottima che lei già ha di te.”
Andy poggiò la testa contro il finestrino e chiuse gli occhi, non facevano per lui determinate circostanze. All’improvviso un dubbio lo assalì.
“Secondo te sono vestito in modo consono?”
Ianira si prese un istante per osservarlo, indossava i soliti skinny jeans neri, una t-shirt a maniche lunghe grigia con lo scollo a ‘v’ che metteva in mostra le due collane, e l’immancabile giacca di pelle, sebbene fosse marzo e facesse ancora freddo.
“Sei bellissimo e vai bene così. Rilassati, tesoro!”
“Altrimenti ti verranno le rughe.” Esordì Damian dai sedili posteriori, allacciato al seggiolone, e tra le mani un modellino di auto.
“Perfetto, anche un bambino è più ragionevole di me!” si lamentò Andy, sbuffando sonoramente. Ianira scosse la testa e ghignò, era raro che il ragazzo andasse tanto nel panico.
“Se io ho superato tua madre, tu puoi di certo affrontare la mia. Ecco, siamo arrivati.”
Ianira eseguì un perfetto parcheggio a ‘S’, dopodiché slacciò Damian e lo aiutò a scendere. L’insegna del locale illuminava tutta l’area antistante e il parcheggio, le grandi vetrate munite di tende nascondevano alla vista l’interno, e l’odore di cibo si diffondeva nell’aria. Andy si abbottonò la giacca a causa del forte vento e controllò l’orologio: erano le 20,30.
“Sto per vomitare. Posso fingermi malato? Morto? Rapito dagli alieni?”
“No, no e no. Però quella degli alieni era una bella idea!” disse Ianira, sorridendo divertita, mentre teneva la mano a Damian. Il bambino prese anche quella di Andy e lo strattonò verso l’entrata.
“Ci sono io con te. Batman protegge sempre Robin!”
Andy si sentì rincuorato da quelle parole e sembrò che l’ansia diminuisse. Una volta entrati, zio Fred sventolò la mano per segnalare il loro tavolo. Una donna sulla cinquantina, capelli castani tagliati sino alle spalle, un abito blu, e le braccia tese, sorrideva. Era Stephanie, la madre di Ianira.
“Ianira, Damian, fatevi abbracciare!”
Stephanie intrappolò la figlia e la nipote in lungo abbraccio, il giusto per colmare la mancanza, e poi abbracciò anche Andy, che rimase interdetto poiché non se lo aspettava.
“Buonasera, signora.”
“Oh, suvvia, chiamami Stephanie. Adesso fai parte della famiglia.”
Quando tutti si furono accomodati, Andy si riempì il bicchiere di acqua e lo buttò giù in solo colpo per inumidirsi la gola secca. Ordinarono qualche minuto dopo e furono serviti in breve tempo. Stephanie non staccava gli occhi da Andy, lo stava studiando, e soprattutto voleva conoscerlo meglio.
“Allora, Andy, mia figlia mi ha detto che scrivi canzoni e che canti. Hai qualche progetto al riguardo?”
“Ehm, beh, scrivo canzoni e canto, sì. Per ora sto lavorando a qualcosa, ma nulla di troppo importante.”
“Bugiardo! – esclamò Ianira, colpendogli la mano – sta lavorando ad un album. Ha scritto già svariati brani. E’ molto modesto e non si rende conto del suo talento.”
“Sei tu che mi dai troppo credito, splendore.” Disse Andy, grattandosi il collo per l’imbarazzo.
“Il ragazzo è davvero bravo, te lo posso assicurare.” Intervenne Fred, puntando il dito contro di lui con un sorriso.
“Quanti brani hai in serbo attualmente?” indagò ancora Stephanie, tenendo gli scuri come la figlia su di lui.
“Ho preparato sette brani, musica e testo inclusi.”
Andy era stranito dal modo in cui Ianira e sua madre continuavano a lanciarsi occhiate furtive come se nascondessero qualcosa. Lo assillò subito il pensiero che alla donna la sua presenza non facesse piacere.
“Ianira, ti fidi di Andy?” la domanda di Stephanie fu diretta quasi quanto un proiettile al cuore.
“Mi fido ciecamente di lui.” Rispose Ianira, toccando il ginocchio del ragazzo sotto il tavolo. Stephanie tastò le tasche interne della borsa e, recuperata una lettera, la fece scivolare sino a Andy, che la guardò confuso.
“Che cos’è?”
“Si dà il caso che io lavori come governante per Sandra Norton, la proprietaria delle case discografiche Lava Records e Republic Records , e suo marito John Feldmann, un noto produttore musicale. Inoltre, si dà il caso che Ianira mi abbia inviato una registrazione nella quale tu canti Homecoming King, una delle tue canzoni, e che io l’abbia fatta ascoltare a Sandra e a John. Sono rimasti impressionati e hanno deciso di offrirti un contratto, chiuso in quella lettera. Devi solo firmare e potrai iniziare a lavorare con loro al tuo album.”
A Andy fu tutto più chiaro: tempo prima Ianira aveva insistito per fargli registrare una sua canzone con la scusa che l’avrebbe ascoltata mentre si dirigeva al lavoro, però adesso capiva che l’aveva inviata a Londra perché alcuni produttori la valutassero.
“Aprila, forza!” lo incoraggiò Ianira, sventolandogli la busta davanti agli occhi. Con le mani fredde e tremanti, aprì la busta e ne lesse il contenuto: Gentilissimo Sig. Biersack, dopo aver effettuato un’accurata analisi del suo promo, siamo lieti di proporle un contratto ad una anno presso di noi per realizzare il suo album. Ci contatti al più presto per fissare un incontro. Cordiali Saluti, Sandra Norton e John Feldmann.
“Non so che dire … io … ehm …”
“Dì di si, ragazzo. Accetta l’offerta senza pensarci troppo.” Fu il consiglio materno di Stephanie.
“Okay. Sì! Sì, accetto!” disse Andy con un sorriso raggiante e gli occhi ancora colmi di stupore. L’abbraccio di Ianira non tardò ad arrivare, caldo e rassicurante come sempre, mentre lui la stringeva forte e continuava a sorridere.
“Sono fiera di te, Andrew.”
“Grazie mille. Se tutto questo è possibile, è solo merito tuo. Sei la mia salvezza.”
Andy le passò la mano dietro al collo e l’avvicinò a sé per baciarla con intensità, prendendosi tutto il tempo per ringraziarla anche a gesti. Stephanie si rese conto che sua figlia e suo nipote avevano trovato un ottimo compagno di vita e ne fu compiaciuta perché, se c’erano due persone che meritavano la felicità, erano proprio loro due.
“Dato che siamo in vena di sorprese, anche io ho qualcosa da dirvi.” Disse Ianira, separandosi da Andy e tornando a sedersi composta. Fred sollevò le sopracciglia e temette per un attimo che sua nipote aspettasse un figlio.
“Cioè?”
“Sapete tutti che un mese fa mi sono iscritta alla gara di giovani artisti indetta dall’Accademia di arte e che ho inviato loro il mio set di dodici paesaggi realizzati con gli acquerelli. Stamattina mi ha chiamato l’Accademia e mi hanno detto che sono la vincitrice. Il mese prossimo esporranno i miei disegni in una galleria d’arte!”
“Bravissima, amore! Sono fiera di te!” si complimentò sua madre, baciandole entrambe le guance. Fred e Serge le regalarono un caloroso abbraccio.
“Non avevamo dubbi sulla vittoria, ma chère!
 “Hai visto, Damian? La mamma è proprio eccezionale.” Disse Andy al bambino seduto sulle sue gambe.
“Mmh, sì, la mia mammina è proprio brava.”
Ianira rise quando Andy e Damian le baciarono una guancia ciascuno in contemporanea e sentì il cuore riempirsi di gioia.
“Grazie, ragazzi.”
Zio Fred tossì per richiamare l’attenzione e intrecciò la mano a quella di Serge.
“A questo punto anche io e Serge possiamo dare il nostro lieto contributo a questa serata. Ci sposiamo questa estate, il dieci luglio!”
“Era ora!” esclamarono Ianira e Stephanie all’unisono, che avevano visto quei due amarsi per anni.
“Per l’occasione abbiamo deciso che Ianira e Andy saranno i nostri testimoni e che Stephanie celebri le nozze. Che ne pensate?”
Andy e Ianira si scambiarono un’occhiata timida poiché veniva chiesto loro di mostrarsi a tutti come una coppia, alla luce del sole e senza riserva alcuna.
“Penso che sia un’idea fantastica. Adesso brindiamo a questa bellissima serata e a tutti noi!” disse Stephanie con il bicchiere a mezz’aria. Tutti si unirono al brindisi tra sorrisi e gocce di vino che cadevano sulla tovaglia.
“Tu che ne pensi?” sussurrò Andy all’orecchio di Ianira, riferendosi al fatto che presto tutti li avrebbero visti insieme. Lei sorrise e gli diede un bacio a stampo, che lui approfondì baciandola a sua volta.
“Penso che meglio di così non potrebbe andare.”
 
 
Un mese dopo, Aprile.
“Inspira. Espira. Inspira. Espira.”
“Smettila di ripetere quelle due parole, per la miseria! Mi stai facendo impazzire.” Sbraitò Maddie, picchiando la punta della scarpa contro il tallone dell’amica. Ianira camminava avanti e indietro nella grande sala del Rosamund Felsen Gallery, ossia la galleria d’arte che ospitava la mostra dei vincitori della gara internazionale indetta per giovani artisti. Alle sue spalle aveva inizio l’intricato labirinto di parenti bianche a cui erano appese le opere d’arte vincitrici, illuminate da faretti a luce chiara.
“Secondo te mi chiederanno di fare un discorso? E che dico? Non sono brava a parlare in pubblico.”
“Non andare nel panico, amia mia. Vedrai che andrai alla grande. Sei Ianira Lewis e puoi fare questo e altro!”
Ianira ridacchiò per l’assurda espressione dipinta sul volto di Maddie e si sentì meglio, la morsa che le attanagliava lo stomaco iniziava ad allentarsi. Per la mostra aveva indossato un aderente tubino a spalline sottili bordeaux di pizzo, una giacca nera elegante e un paio di decolleté di vernice nera, si era acconciata i capelli in morbide onde, aveva truccato gli occhi con la matita nera e le labbra di rosso. Sbuffò quando la segreteria l’avvisò di nuovo che il cliente chiamato era irraggiungibile.
“Perché Andy non risponde mai al telefono quando ho bisogno di lui?!”
“Sono sicura che in aeroporto non prenda bene, anche a me la linea lì dà sempre problemi.”
Andy, infatti, era stato incaricato di andare a prendere in aeroporto i suoi genitori e la mamma di Ianira, e quel ritardo era allarmante.
“Non sarà mica successo qualcosa?”
Gli occhi di Maddie si ridussero a fessure per capire meglio chi fosse quella banda di strani tizi che stava entrando della galleria. Era quattro uomini, abbigliati di stoffa nera borchiata, tatuati e con i capelli lunghi.
“E quelli chi diavolo sono?”
Quando Ianira intercettò lo sguardo dell’amica, si coprì la bocca con la mano per lo stupore. Ashley, CC, Jinxx e Jake erano arrivati da Cincinnati per lei.
“Ragazzi, sono così contenta che siate qui!”
“Non ci saremmo mai persi un’occasione del genere. Andy ha fatto il possibile perché fossimo qui stasera, per te.” disse CC, gesticolando con le mani per esplicare il concetto. Gli occhi di Ashley si focalizzarono sulla donna alle spalle di Ianira, bellissima nel suo abito viola e con i capelli ribelli sciolti sulle spalle. Maddie arrossì quando lui le baciò il dorso della mano da vero gentleman.
“Salve, madame. Il mio nome è Ashley.”
“Io sono Maddie, la migliore amica di Ianira.”
“Posso offrirti da bere, Maddie?”
Ianira annuì e Maddie accettò volentieri, dopodiché si avviò al balcone con Ashley.
“Andiamo a bere anche noi. A dopo, bella!” disse Jinxx, guidando CC e Jake nella zona dedicata al rinfresco. Trascorsero circa venti minuti prima che le porte della galleria si aprirono e Amy e Chris Biersack e Stephanie entrarono. Ianira andò loro incontro e li salutò con un veloce abbraccio.
“Finalmente siete qui! Avete notizie di Andy? Non so che fine abbiano fatto lui e Damian.”
“Lo abbiamo sentito poco fa e ha detto che stanno arrivando. Non ti preoccupare.” La rassicurò Chris con una pacca sulla spalla. Sua madre la prese a braccetto e la tirò in disparte.
“Sei pronta per stasera, amore?”
“Sì, sono solo nervosa. Sono anni che aspetto di mostrare i miei lavori in una galleria d’arte e, ora che sta capitando, sento l’adrenalina nel sangue.”
“So già che farai un gran figurone. Sono orgogliosa di te.”
Ianira si lasciò avvolgere dalle braccia di sua madre come quando era bambina e aveva bisogno di un posto sicuro in cui rifugiarsi. Sebbene avesse ventisei anni, avrebbe sempre avuto bisogno di una carezza materna.
“Mammina!” gridò la voce sottile di Damian, che era notevolmente affaticato. Voltandosi verso l’ingresso, sul volto di Ianira si dipinse un’espressione di sbalordimento puro. Andy reggeva un enorme mazzo di rose rosse e Damian recava tra le mani una bottiglia di champagne.
“Che state combinando voi due?”
“Che razza di domanda è?! Stiamo festeggiando la nostra regina, mi pare ovvio!” replicò Andy, spalancando le braccia per sottolineare l’ovvietà.
“Sì, sei tu la regina!” aggiunse Damian, attaccandosi al vestito di Ianira.
“Voi siete matti e io vi adoro per questo.” Disse lei, prendendo il bambino in braccio e stampandogli un bacio sulla fronte. Andy si finse offeso e mise il broncio.
“E a me un bacino non lo dai?”
 Ianira alzò gli occhi al cielo e poi gli regalò un bacio appassionato, malgrado tutti li stessero fissando come fossero attori in scena sul palco.
“Non ti sembrano eccessive le rose e lo champagne, Andy?”
“Scherzi? Questo è solo il minimo che possiamo fare per te. Questa notte è tutta per te, splendore, perciò non ti resta che godertela. Ah, e le sorprese non sono finite!”
Il sorriso malizioso di Andy non presagiva nulla di buono. Quando si comportava in modo enigmatico, aveva certamente architettato qualcosa.
“Tu sei un folle, Biersack.”
“Dipende dai punti di vista.” Disse, baciandole la guancia un paio di volte.
Erano trascorse due ore dall’inizio della mostra, l’atmosfera era carica di meraviglia e di arte, tutti gli invitati ponderavano con criterio ogni quadro. Ianira stava spiegando uno dei suoi disegni, la raffigurazione di uno stagno ghiacciato circondato da alberi, quando una donna dai lunghi capelli rossi si tolse il cappello dall’ampia falda e parlò.
“Noto che questo disegno le sta particolarmente a cuore. Ci confessa la fonte che lo ha ispirato?”
Gli occhi di Ianira immediatamente si posarono su Andy, in fondo alla fila, e lo ammirò come fosse un’opera d’arte. La camicia bianca infilata nei pantaloni neri metteva in risalto i tatuaggi sulla pelle chiara, i ciuffi scuri che gli erano caduti davanti ai grandi occhi azzurri erano un contrasto artistico a tutti gli effetti, e il sorriso malcelato che le stava riservando era un gesto di intima intesa.
“E’ lo stagno che si trova nella villa di Cincinnati. Ci sono stata a Natale e, benché sia stato un viaggio difficile all’inizio, alla fine si è rivelato come una notevole opportunità. Per questo disegno mi sono ispirata al mio vicino di casa, al mio migliore amico, al mio amore. Sì, proprio così, al mio amore. Perché vedi, Andy, io ti amo.”
Ecco. Era successo. Aveva appena dichiarato il suo amore di fronte a una sala gremita di amici e sconosciuti. Aveva pronunciato quelle tre parole senza staccare gli occhi da Andy, glielo aveva letteralmente sbattuto in faccia. Andy, dal canto suo, non aveva smesso di sorridere e adesso si faceva strada tra le persone per raggiungerla e baciarla, mentre tutto intorno scoppiavano applausi e fischi.
“Vedi, Ianira, io ti amo.
Ianira gli artigliò la camicia e premette le lebbra sulle sue, fregandosene di trovarsi in pubblico.
Amy, che da lontano aveva visto tutto, si mise una mano sul petto in modo teatrale. Stephanie, al suo fianco, le passò un braccio intorno alle spalle.
“I nostri figli stanno bene insieme.”
“Sì, adesso lo so.” Disse Amy, commuovendosi al sorriso ampio di suo figlio.
 
Ianira non poteva credere ai suoi occhi. Il Loews Hotel svettava contro il cielo stellato in una scia di luci abbaglianti. Era il migliore albergo di lusso di Santa Monica, offriva eccellenti servizi e costava una fortuna.
“E’ uno scherzo, vero?”
Andy ghignò, consapevole della riuscita della sorpresa, e la prese per mano.
“No. Ho prenotato una camera per ventiquattro ore. Torneremo a casa domani sera. Per ora, splendore, abbiamo un giorno per goderci il nostro soggiorno.”
Ianira si lasciò condurre all reception, dove Andy richiese la chiave della stanza a nome ‘Biersack’, fino all’ascensore che salì al quinto piano. La camera loro assegnata era la 105. Il lungo corridoio era illuminato da una fila di faretti a luce soffusa incassati nel soffitto e il pavimento beige si abbinava alla perfezione con le pareti color crema. Andy fece scattare la serratura con la chiave magnetica e si fece di lato per farla entrare.
“Prego, miss Lewis.”
“Tu sei completamente fuori di testa! Avrai speso un sacco di soldi per questa camera!”
“E quindi? Ce lo meritiamo un po’ di svago. Negli ultimi tempi io sono stato impegnato con l’album e tu con la mostra, perciò siamo stati insieme davvero poco.”
Andy gettò la giacca di pelle sulla poltrona, si tolse le scarpe e si lanciò sul letto, il cui materasso era morbido e molto comodo. Ianira, invece, si diede un’occhiata in giro. Le pareti della stanza erano bianche, il grande letto era sormontato da tre quadretti che raffiguravano un paesaggio di campagna, e il finestrone regalava un vista mozzafiato sulla piscina dell’hotel e sul mare.
“E’ bellissimo.” Disse, aprendo la portafinestra per respirare l’odore del mare. Richiuse quando le venne la pelle d’oca a causa del freddo. Tirò un sospiro di sollievo quando si liberò dei tacchi e delle calze, erano due strumenti di tortura per le donne.
“C’è un borsone con i nostri vestiti nell’armadio e in bagno c’è il tuo beauty case.” L’avvisò il ragazzo, beatamente spaparanzato sul letto con le gambe e le braccia divaricate.
“Hai pensato proprio a tutto, Andrew. A questo punto vado a struccarmi.”
“Fai presto perché questo povero uomo ti aspetta.”
Ianira uscì dal bagno una decina di minuti dopo ripulita dal trucco. Non appena si levò la giacca, furono visibili le cicatrici bianche sulla schiena. Si girò in fretta per evitare che Andy le vedesse, ma lui ormai le conosceva a memoria e le amava. Si arrampicò sul letto e si sedette a gambe incrociate davanti a lui, che aveva poggiato la schiena contro la testata.
“Mi dica, miss Lewis, lei è davvero innamorata del sottoscritto?” le chiese Andy con voce scherzosa e Ianira si coprì il viso con ambo le mani.
“Sono stata davvero ridicola a dirtelo davanti a tutte quelle persone. In quel momento, però, è stato spontaneo.”
“Adesso siamo soli e puoi dirmelo come vuoi.” Questa volta era serio, la guardava dritto in faccia, mentre lei abbassava lo sguardo per l’imbarazzo.
“Andy …”
“No, no, non voglio sentire nient’altro. Voglio che tu mi dica quelle tre paroline.”
Ianira riportò gli occhi scuri su di lui, bellissimo con il viso semi illuminato dai lampioni esterni, e prese un respiro.
Io ti amo.”
Andy non proferì parola, si limitò a sorridere e a guardarla. Le accarezzò il collo con la punta delle dita, poi scese ad abbassarle la spallina del vestito per baciarle la spalla. Ianira rabbrividì nel sentire le sue labbra calde contro la pelle fredda, labbra che dalla spalla raggiunsero la scollatura dell’abito, e tornarono a blandirle il collo. Gli afferrò la camicia in un pugno e lo attirò per baciargli la bocca con urgenza, come se da quel gesto dipendesse la loro esistenza. Andy sorrise soddisfatto quando Ianira si sistemò a cavalcioni sul suo bacino, avvertire le ginocchia premere contro i suoi fianchi e le sue mani toccargli il petto lo mandavano in visibilio. La ragazza lo spogliò della camicia e cominciò a baciargli tutti i tatuaggi che dal collo all’addome incontrava, provocando in lui una caterva di brividi. Le unghie curate di Ianira gli percorrevano i muscoli tonici delle braccia con lentezza per goderne la fattezza sotto i polpastrelli. Andy gemette quando Ianira gli sbottonò i pantaloni e, incapace di resistere ancora, le circondò il collo con la mano e la baciò con foga. Le mani vagavano avide di maggiore contatto, le labbra reclamavano baci famelici, e i brividi cadevano come gocce di pioggia. Si liberarono in fretta dei vestiti perché la voglia di ritrovarsi pelle contro pelle aumentava ad ogni respiro.
Ti amo.” Le sussurrò Andy all’orecchio, mentre si aggrovigliavano in un languido intreccio di corpi. Ianira sorrise contro la sua spalla e per la prima volta nella sua vita si sentì davvero amata, anche più di quando stava con Peter. Tra baci, gemiti e parole bisbigliate nel buio, si amarono per tutta la notte, fino a quando ne ebbero la forza.
Ianira sorrise a occhi chiusi quando Andy le accarezzò le cicatrici con il pollice. Benché si vergognasse ancora di fargli vedere quei dolorosi marchi, al tempo stesso era contenta che lui accettasse quel difetto senza alcun problema.
“Buongiorno, splendore.” Le disse, posando il mento sulla sua spalla nuda. Ianira si rigirò nel letto e gli stampò un bacio sulla bocca. Prese a giocare con il ciondolo a forma di aquila appeso al collo del ragazzo.
“Buongiorno a te. Che ore sono?”
“Sono le undici. Ho chiamato il sevizio in camera e tra un po’ ci porteranno la colazione.”
“Ottimo.”
Mentre Ianira gli vezzeggiava il tatuaggio di Batman sul collo, Andy le tratteggiava i fiori di loto sul braccio.
“Stavo pensando ad una cosa, Ianira.”
“Dimmi.”
“Siamo una coppia da un po’, ieri ci siamo dichiarati, e direi che potremmo ipotizzare di andare a vivere insieme. In pratica già viviamo insieme dato che sto tutto il tempo a casa tua ma, siccome i nostri appartamenti sono piuttosto piccoli per starci in tre, sarebbe meglio prenderne una più grande. Non devi accettare sub …”
“Va bene.”
“Come, scusa?”
Ianira ridacchiò per il consueto sopracciglio inarcato del ragazzo.
“Ho detto che va bene. Hai ragione a dire che praticamente viviamo già insieme e sono d’accordo anche sull’idea di un appartamento più grande. Inoltre, abbiamo già spiegato a Damian che stiamo insieme, che tu sei il mio fidanzato e che Peter resta comunque suo padre, e lui lo ha capito. Direi che è perfetto.”
Andy non se l’aspettava quella reazione, aveva immaginato un rifiuto netto da parte della ragazza, e quindi non poté fare altro che sorridere.
“Mi rendi davvero felice accettando la mia proposta.”
Ianira gli prese il mento e gli diede un bacio a fior di labbra, dopodiché raccattò la sua camicia e la indossò. Andy ricadde con la testa sul cuscino e la osservava spostarsi nella stanza alla ricerca del cellulare.
“Diamo la grande notizia a Damian, che ne dici?”
“Assolutamente sì.”
 
Un mese dopo, Maggio.
Andy era un perfezionista, poteva essere considerato sia un pregio che un difetto, e pretendeva il massimo da se stesso. Era diventata una persona nuova nell’arco dei sette mesi entro i quali aveva conosciuto Ianira e avevano intrapreso una relazione. Aveva smesso di bere, aveva smesso di fumare, si concentrava sul suo lavoro e sulla sua famiglia. Per troppo tempo si era smarrito, alla deriva nel mare in tempesta che era la sua vita in precedenza, quando si ubriacava con Jennifer e i suoi amici sino all’alba, quando i dopo sbronza duravano per giorni, quando aveva perso di vista il vero senso dell’esistenza. Poi era arrivata una ragazza semplice, dal cuore grande e dal coraggio d’acciaio, che lo aveva rimesso in piedi e gli aveva fatto capire gli errori commessi. Non solo lo aveva aiutato a riprendere in mano la sua vita, ma gli aveva anche offerto la possibilità di realizzare il suo sogno: cantare. Infatti, quella sera si sarebbe tenuto il suo primo concerto. Il suo album, intitolato The Shadow Side, aveva avuto un riscontro eccezionale tra il pubblico al punto da allestire un tour nazionale, le cui date erano tutte sold out.
“Sembra che ti stia per venire un infarto.” Disse Ianira, interrompendo il suo momento di concentrazione. Andy, seduto su un divanetto, se ne stava con gli occhi chiusi e le mani incrociate sotto il mento.
“Potrei collassare da un momento all’altro.”
“Allora questo ti aiuterà. Damian te la presta solo per questa sera, è il suo modo per sostenerti.”
Gli appuntò la spilla di Batman al gilet e si assicurò che fosse ben saldata. Andy ci passò sopra le dita e ricordò quando l’aveva affidata al bambino tempo prima per dargli coraggio, ora gli stava restituendo il favore.
“Ho paura che possa andare male.”
“Io, invece, so che andrà alla grande. Hai talento, Andy, e meriti di stare su quel palco. Hai faticato tanto per arrivare fino qui, perciò muovi il culo e vai a cantare!”
“Sono d’accordo con lei!” esclamò Chris Biersack, entrando nel backstage insieme a sua moglie. Amy andò ad abbracciare suo figlio con le lacrime agli occhi.
“Sono così fiera di te, bambino mio. Sarai perfetto.”
Ianira avvertì il telefono vibrare in tasca e, tirandolo fuori, lo tese verso Andy.
“C’è una persona che vuole farti gli auguri.”
“Pronto?”
“Andy! – lo salutò Stephanie con voce allegra – mi dispiace non poter essere lì con voi, ma voglio farti sapere che ti penso e che Ianira filmerà il concerto in modo che io possa vederlo. Non andare in crisi, mantieni il sangue freddo e divertiti. In bocca al lupo!”
“Grazie, Stephanie. Farò del mio meglio. Ci sentiamo presto.” Disse Andy, terminando la chiamata e restituendo il telefono alla proprietaria. Ashley, CC, Jake e Jinxx lo avevano chiamato poco prima per prenderlo in giro e per incoraggiarlo. Sam, il batterista, comparve dietro il tendone nero e fece segno a Andy di avvicinarsi.
“E’ tutto pronto, manchi solo tu.”
“Un minuto e arrivo.”
“E’ il tuo momento, ragazzo. Fatti valere!” gli suggerì il padre, dandogli una pacca sulla spalla. Amy lo abbracciò di nuovo e gli strinse le mani con fare amorevole.
“Buona fortuna.”
Ianira gli sistemò la bandana sulla fronte e le bretelle, poi gli lasciò un lungo bacio sulla guancia.
“Ci vediamo dopo, Andrew.”
Due ore dopo, quando la scaletta si era esaurita, quando gli avevano chiesto il bis di un paio di brani, giunse il momento dei ringraziamenti. Andy si muoveva avanti e indietro sul palco per tenersi abbastanza vicino a tutti gli spettatori.
“E’ stata una serata incredibile! Tutto questo è stato possibile grazie a voi che siete qui, grazie al supporto della mia famiglia, e alla mia casa discografica. Un ringraziamento speciale va alla mia musa ispiratrice, alla persona che mi ha fatto tornare la voglia di fare musica, che mi ha dato il giusto spazio per esprimere me stesso, che ha capito i miei momenti di solitudine per scrivere le canzoni, che non ha mai smesso di credere in me. Grazie ancora a tutti! Buonanotte, New York!”
Andy abbandonò il palco in un turbinio di applausi, fischi e urla di ogni genere. I suoi genitori si complimentarono per primi, poi chiacchierò con la band, e infine proseguì per dirigersi in camerino. Ianira lo accolse con un applauso e con un sorriso. Senza pensarci troppo, il ragazzo si fiondò tra le sua braccia e si cullò in quel rifugio sicuro.
“Prego.” Disse Ianira, replicando al suo ringraziamento. Andy rise e scosse la testa, riusciva sempre a metterlo di buon umore.
“Grazie davvero, splendore. Ti amo.”
Anche io, tanto.
Si baciarono, ancora avviluppati in un abbraccio, incuranti dello staff che gli girava intorno.
 
Due mesi dopo, Luglio.
Ianira esaminava attentamente la sua figura riflessa nello specchio come un biologo osserva al microscopio. Storse le labbra per colpa dell’immagine che la superficie vetrata le rimandava. Non credeva che quel vestito fosse adatto a lei. Andy uscì dal bagno mentre si abbottonava la camicia e la vide inclinare di lato la testa per studiarsi minuziosamente.
“Che diamine stai facendo?”
Ianira sussultò e attraverso lo specchio gli riservò un sorriso impacciato.
“Niente. Mi stavo solo specchiando.”
“Ianira.”
Quando Andy pronunciava il suo nome col tono di uno che è pronto a strapparti di bocca le parole a tutti i costi, lei doveva arrendersi.
“Questo vestito mi sta malissimo! E’ bello, sì, ma è orribile su di me! Non va bene per il mio fisico.”
“Cos’ha che non va questo vestito? Ti sta benissimo!”
Andy proprio non capiva le sue lamentele e lasciò perdere i bottoni per dedicarsi a lei.
“Tutto non va! Guarda, mi fa i fianchi enormi e le braccia cicciottelle, per non parlare del fatto che mette in evidenza il mio girovita non propriamente definito e si intravedono le cicatrici sulla schiena. Sono orrenda! Basta, me lo tolgo!”
La mano del ragazzo le artigliò il braccio e la fece tornare davanti allo specchio. L’abito era di colore viola, era un modello lungo, con lo scollo a ciambella e un velo sulla schiena, e tutta la lunghezza era ornata da piccole margherite argentate. Metteva in risalto il suo corpo armonioso, ogni singola curva per cui lui andava pazzo, e le calzava a pennello.
“Questo è il vestito perfetto. Ianira, tu sei bella così come sei, vera e genuina. E’ il tuo corpo, è fantastico e dovresti davvero imparare ad apprezzarti. D’accordo, non sarai magrissima e ossuta, non avrai i fianchi stretti e un girovita definito, ma va bene lo stesso. Sei troppo dura con te stessa.”
Ianira non riusciva ad accettarsi sin dal liceo, quando le ripetevano in continuazione che era bruttina, e da allora si era sempre sentita inferiore, convinta che quegli insulti crudeli fossero veri.
“Non è facile. Tu sei perfetto, tutto il tuo corpo è calibrato nei dettagli, sei bello da togliere il fiato.”
Andy si posizionò dietro di lei e le mise le mani a palmi aperti sui fianchi.
“Lo sai che non sono sempre stato così. Ero in sovrappeso alle superiori.”
“Ma adesso sei eccezionale, mentre io mi porto dietro questo corpo da anni.”
“Non c’è nulla che non vada in te. Sei troppo impegnata ad odiarti per renderti conto di quanto tu sia bella. Io amo alla follia ogni centimetro del tuo corpo e lo sai che ti bacerei dappertutto per ore intere. Capisco le tue insicurezze, però ti assicuro che non ne hai motivo. Anzi, sai che ti dico? Non importa se tu non ti ami, io ti amerò per entrambi!”
Ianira si lasciò scappare un sorriso e si voltò, prendendogli il viso tra le mani per baciarlo. Andy era il tipico ragazzo bello, sexy, sfacciato, capace di farti venire il latte alle ginocchia, e ancora si meraviglia del fatto che avesse scelto lei, la solita ragazza normale, non particolarmente magra e bella, chiusa in se stessa perlopiù. Nella sua vita un solo uomo l’aveva sempre amata senza mai giudicarla, ovvero Damian, e ora che anche Andy l’amava per ciò che era si sentiva spiazzata.
“Quindi lo lascio addosso il vestito?” gli chiese a un centimetro dalle labbra, stringendogli il colletto della camicia.
“Beh, se vuoi toglierlo davanti a me non te lo impedisco.” Disse lui, sollevando le sopracciglia e ghignando. Ianira lo colpì giocosamente al petto e rise con lui.
“Sei un vero cretino, Andrew, ma grazie per essere sempre comprensivo quando ho i miei momenti da schizofrenica.”
“Mi immolo volentieri per la causa. Dato che sono sempre comprensivo, che ne dici di darmi un altro bacio?”
Ianira non se lo fece ripetere due volte, lo baciò di nuovo, questa volta con più ardore. Andy si abbandonò completamente al bacio, premendosela contro, assaporando ogni istante di quel contatto. Si separarono solo quando Damian scorrazzò nella stanza con il papillon giallo che avrebbe indossato per il matrimonio di Fred. Per un attimo il bambino guardò Andy, che vestiva un paio di pantaloni blu e una camicia azzurra con le maniche piegate ai gomiti e i primi bottoni aperti a mostrare una porzione dell’aquila tatuata sul petto, e aggrottò le sopracciglia.
“E il tuo papillon?”
“Io non metto quel coso.” Si difese Andy, guardando con orrore quel fiocchetto. Ianira rise per l’espressione furiosa di suo figlio nei confronti del ragazzo e gli accarezzò la guancia.
“Damian, amore, devi capire che Andy è troppo brutto per usare il papillon. Tu che sei bello come il sole farai un gran figurone, tutti saranno invidiosi di te!”
“Davvero?” gli occhi verdi del bambino si illuminarono e Ianira annuì con un sorriso.
“Sì, davvero. Ti aiuto a legarlo, dai. Aspettami in cameretta.”
Damian scappò nella sua camera tutto contento per le parole della mamma, e Ianira finì di aggiustarsi i capelli attorcigliando un nastro viola intorno allo chignon, poi appese ai lobi un paio di gemme del medesimo colore.
“E quindi sarei troppo brutto per il papillon, eh?” fece Andy, allacciandosi l’orologio al polso sinistro. Ianira si tinse le labbra di rosso e, controllando che fosse tutto in ordine, gli baciò la guancia rasata.
“Non offenderti, caro, ma era necessario preservare il mio bambino. Sbrigati, tra venti minuti dobbiamo andare.”
 
 
“Discorso, discorso, discorso!”
Ianira fu costretta dagli invitati a porsi al centro della sala e a impugnare il microfono per declamare il famoso discorso della testimone di nozze. Fred e Serge, seduti al tavolo degli sposi, si stavano stringendo in un tenero abbraccio. La funzione, svoltasi di pomeriggio, celebrata da sua madre era stata molto commovente, le promesse della coppia avevano fatto lacrimare molti presenti, e lei e Andy si erano sorrisi per tutto il tempo. Anche la cena era ottima, tutte le pietanze erano state cucinate dallo staff di Serge, e mancavano ancora i secondi.
“Quando ero bambina, zio Fred si presentò a casa nostra in compagnia di uno chef francese, era Serge. Capì subito che tra di loro ci fosse ben oltre che una semplice amicizia e mi piacque l’idea che mio zio si fosse innamorato di una persona stupenda. Serge è esplosivo, borbotta in francese, indossa sempre quel bruttissimo foulard rosso, e ama la cucina, però ama di più mio zio. Fred, al contrario, è pacato, non impreca mai, e veste sempre di grigio e di bianco. Loro mi hanno insegnato cosa sia l’amore, cosa significhi stare al fianco di qualcuno e proteggerlo, sostenerlo, piangere e gioire insieme, ridere e litigare, lottare per chi ti fa battere il cuore. Mi hanno insegnato che la famiglia non dipende dal sangue ma da chi ti sta accanto e ti ama in modo incondizionato. Sono stati al mio fianco quando ero incinta, sono stati gli unici uomini della mia vita che, insieme a mio figlio, non mi hanno mai delusa. Finalmente si sono sposati e io ne sono stata testimone, pertanto non potrei essere più felice di così. Fred e Serge, vi auguro una vita fatta di affetto, leggerezza e bellezza, le stesse che avete donato a me. Auguri agli sposi!”
Nella sala si levò un cozzare di bicchiere e riecheggiò un applauso per la coppia. Ianira andò da loro per abbracciarli e poi tornò al suo tavolo. Andy e Damian stavano ridendo a crepapelle per un gioco: si attaccavano i cucchiaini al naso.
“Noto che da queste parti ci si diverte.”
“Andy fa schifo a questo gioco!” disse Damian con fare innocente.
“Il cucchiaio scivola per colpa del piercing, non faccio schifo.” Tentò di giustificarsi Andy, anche se doveva ammettere che il piccoletto era forte. Ianira gli fregò i capelli corti sulla nuca con le unghie ben curate e gli procurò una scarica di brividi.
“Come sei sensibile alle mie mani, Biersack.”
“Non sarei sensibile se tu non toccassi i miei punti deboli, Lewis.” Ribatté, baciandole la parte interna del polso.
“Mamma, mamma, il cucchiaio!” Damian batteva le mani per farsi notare, allora Ianira gli scattò una foto col cellulare. La sua galleria era piena di fotografie del bambino, di Andy, di selfie con loro due, di foto con la mamma e gli zii.
“Bravo il nanetto!” disse Maddie, comparendo alle spalle del bambino in una tuta intera blu e azzurra.
“Grazie! Adesso lo faccio vedere a nonna.” Disse il piccolo, e corse al tavolo degli sposi per mostrare a Stephanie la sua dote.
“Dovresti coprire quel petto e quelle braccia tatuate e muscolose, don Giovanni.” Suggerì Maddie a Andy, che parve confuso.
“Perché?”
“Perché le pollastrelle della sala ti mangiano con gli occhi!”
Ianira si era ovviamente resa conto degli sguardi maliziosi che le donne lanciavano in direzione di Andy, lussuria e ammirazione candeggiavano i loro occhi. Lei, insicura come al solito, si sentì a disagio a stare al fianco di un uomo tanto attraente.
“Beh, puoi dire alle gentili signore che io ho occhi per una sola donna.” Disse il ragazzo, passando un braccio intorno alla vita di Ianira, che gli sorrise. Maddie storse le labbra in una smorfia di disgusto.
“Siete troppo belli insieme da farmi salire i conati di vomito!”
“Non parlare di conati, ho un mal di testa atroce che mi assilla da un’oretta.” Disse Ianira, toccandosi le tempie doloranti. L’amica fece spallucce e corrugò le sopracciglia.
“Ti credo, ti è venuto il ciclo!”
Andy rise per il rossore che tingeva le gote di Ianira, la quale era sempre riservata riguardo a quel periodo del mese tanto delicato per le donne.
“Grazie per avermelo ricordato, Madison!”
“Prego. Comunque, e lo dico da ostetrica, dovresti stare attento a come innaffi la pianta, Andy.” Disse Maddie, dando una gomitata nelle costole al ragazzo. Andy comprese poco dopo a cosa si riferisse e scosse la testa disturbato da quel gergo triviale.
“E perché dovrei stare attento?”
“Perché il ciclo di Ianira anticipa ogni mese, ergo ce l’ha quasi sempre, ed è molto facile che resti incinta.”
“Maddie! Sei ubriaca?” la ammonì Ianira con sguardo truce, però l’amica sembrò non curarsene.
“Che?! No, non bevo dalla sera in cui ho combinato quel disastro al ristorante. Il Team ‘Belli Ubriachelli’, di cui io e Andy facciamo parte, è sobrio grazie a te!”
Ianira scoppiò a ridere per quell’assurdità e Andy si unì a lei, mentre Maddie rideva sotto i baffi nel vano tentativo di restare seria.
“E’ un vero onore essere il vostro supervisore.” Scherzò Ianira.
“Bene, bella gente, devo evacuare la vescica, a dopo!”
Maddie li salutò con la mano e si recò in bagno, dove doveva attendere una lunga fila prima di entrare. Il dj diede inizio all’ultima manche di ballo e partì ‘Hymne à l’amour’ di Edith Piaf, allora Andy non tardò a stringere le mani intorno ai fianchi di Ianira.
“Mi concede questo ballo, miss Lewis? In fondo questa è la nostra canzone.”
Era vero, erano le note su cui avevano danzato al ballo in maschera e che aveva dato una spinta alla loro relazione.
“Concesso.”
Al centro della sala, illuminati dalla luce fioca, ballavano, guardandosi negli occhi e sorridendosi, sussurrandosi parole languide e sentimentali, lasciando che tutti gli altri li invidiassero per quanto fosse speciale il loro legame. Dall’altra parte della sala, Stephanie e Fred si scambiarono un’occhiata colma di felicità poiché la loro bambina aveva trovato la persona giusta.
 
 
Tre mesi dopo, Ottobre.
Damian sparecchiava mentre Ianira asciugava le stoviglie. Erano le otto e mezzo di sera, avevano da poco finito di cenare e si impegnavano a rimettere tutto in ordine. Andy l’aveva avvisata con un sms che sarebbe rincasato a momenti e perciò gli aveva conservato la cena in forno. Non si vedevano da due settimane, da quando lui era impegnato con i concerti, le interviste e i firma copie per l’album che stava scalando tutte le classifiche. Lei, invece, si divideva tra la scuola e la galleria d’arte che aveva acquistato molte sue creazioni.
“E’ arrivato!” esclamò Damian, fiondandosi ad aprire la porta, dopo che aveva visto il taxi dalla finestra. Qualche minuto dopo Andy emerse dalla scalinata con il borsone in mano e l’aria stanca. Il bambino gli si gettò tra le braccia e gli diede un bacio sonoro sulla guancia.
“Andy!”
“Ehi, campione! Ciao!”
“Mi sei mancato tanto.” Confessò Damian con le manine che giocavano con il ciondolo ad aquila.
“Anche voi mi siete mancati.”
Entrati in casa e chiusa la porta a chiave, Andy lasciò il borsone in camera da letto e si tolse la giacca. Aveva gli occhi azzurri cerchiati di nero ed era pallido, segni di una stanchezza acuta.
“Bentornato.” Gli disse Ianira con un sorriso. Il ragazzo ne approfittò per baciarla.
“Lieto di essere tornato, splendore.”
“Raccontami la favola della buonanotte, dai!”
Damian lo trascinò in cameretta e gli cacciò in mano il libro su Robin Hood, Andy gli si sedette affianco e iniziò a leggergli la favola, alterando la voce per interpretare ogni personaggio in modo diverso. Quando il piccolo si addormentò, poté cenare e regalarsi una bella doccia calda. Intorno alle undici si ritrovarono in camera da letto, lui che si infilava i pantaloni della tuta e Ianira che metteva a posto le matite usate per un disegno.
“Che succede, Ianira? Sei troppo silenziosa.”
“Smettila di leggermi come fossi un libro aperto.”
“Per me sei un libro aperto, splendore. Avanti, dimmi che ti prende.”
Ianira fece un mezzo sorriso e gli toccò il braccio per invitarlo a sedersi sul letto. Andy era preoccupato ora che sul volto della ragazza era dipinta un’espressione indecifrabile.
“Stiamo insieme da quasi un anno e …”
“Mi stai lasciando?” domandò diretto Andy con il sopracciglio inarcato.
“No! Certo che no! Come ti viene in mente?”
“Non lo so, fai tutta la misteriosa e hai cominciato il discorso con la tipica frase di chi sta per lasciare.”
“Quello che sto cercando di dirti è che sono incinta! Una settimana fa ho fatto il test, poi due giorni fa ho fatto le analisi del sangue. Stamattina mi hanno dato la conferma. Stiamo per diventare genitori!”
Andy stava immobile, pallido e con gli occhi sbarrati. Cercò di alzarsi ma si rimise seduto, si portò una mano al petto e l’altra alla fronte.
“Sto per diventare padre?”
“Sì, è quello che ho detto. Ascolta, capisco che stiamo insieme da pochissimo tempo e che questo sia prematura, magari non siamo pron …”
“Io sì! Sono pronto! Dannazione, Ianira, sono così felice!”
Andy l’abbracciò sollevandola da terra e facendola volteggiare, poi le fece mettere i piedi a terra e le depose un bacio sulla fronte. Ianira ripensò alla faccia apatica di Peter quando gli aveva comunicato di aspettare Damian, mentre Andy sorrideva a trentadue denti e sprizzava gioia da tutti i pori.
“Sarai un padre meraviglioso.”
“Solo perché ci sarete tu e Damian al mio fianco. Saremo una gran bella famiglia.”
“Lo spero.”
“Ehi – disse Andy, accarezzandole le spalle – ce la faremo. Io ti amo e insieme affronteremo questo bellissimo viaggio.”
“Ti amo anche io, Andy.”
Andy si chinò per baciarla e Ianira gli legò le braccia intorno alle spalle, proiettati insieme verso un nuovo futuro tutto da vivere.
 
 
Salve a tutti!^_^
La coppietta sta avendo il suo lieto fine per fortuna.
Manca un solo capitolo alla fine.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.

 
  
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