Un piccolo omino camminava lento
passino dopo passino si trascinava stanco,
piccino com’era doveva stare attento
all’orma che veloce gli correva affianco.
Camminando un po’ sottovoce diceva:
«Non posso dormire ancora su un sasso!»
disperato dal sonno che aveva
senza dimora né materasso.
«Voglio una casa rossa e di osso
non posso più camminar qua sotto.
Ho bisogno di una casa mia,
di liberarmi da questa follia.
Ma come faccio, piccin come sono
a trovare una stanza sicura?
Quando ho lasciato il mio piccolo trono
non mi aspettavo questa sciagura!»
«Piccolo omino, cosa succede?
Hai forse bisogno di un po’ fede?
Di una mano per chi la possiede
o dell’orecchio gentile di chi ti precede?»
Alzò gli occhi il piccino stanco
arrivando a guardare in alto, in alto
«La strada mi fa paura,
non sono fatto per l’avventura.»
La mano gentile si chinò e lo prese
portandolo in alto vicino al suo viso,
lui sbadigliò poi fece un sorriso
per ringraziare quell’occhio cortese.
«Se hai bisogno di un posto dove stare
posso farti vedere una stanza segreta,
è una fessura che devo colmare
non può abitarci che un’anima quieta.»
«Grazie donnina per la tua gentilezza
ma io posso darti solo una carezza,
tanto lontano è ormai il mio trono
assieme a qualsiasi possibile dono.»
«Non preoccuparti mio piccolo omino,
questo è per te solo un favore!
In cambio basta un sorriso al mattino
e appena un pochino del tuo amore.»