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Autore: Exotic_Fruit_Business    11/11/2018    4 recensioni
Il suo lavoro non sarebbe finito prima di altre due settimane e così lei, non sarebbe scomparsa dalla sua vita fino ad allora.
Ed era proprio lei che vide in quel momento, in lontananza, seduta sugli scogli; il suo carretto abbandonato poco lontano.
Lo sguardo malinconico rivolto all’orizzonte.
Lei, Rey: Il nemico.
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An Italian Love Story sulle sabbie di Ostia.
Enemies to lovers e non solo.
Genere: Angst, Parodia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kylo Ren, Rey
Note: AU, Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
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  Ancora quella canzone. Quella maledetta canzone. Kylo fece una smorfia, nella sua mente il ridicolo pensiero
che quella ormai fosse la loro canzone, lo ossessionava.
Camminava sulla spiaggia trascinandosi il suo secchio blu pieno del frutto esotico, causa dell’inizio delle sue sciagure e
quella stramaledetta canzone suonava sempre più forte dell’altoparlante dello stabilimento vicino.
Era ormai l’inizio di settembre e Ostia Beach cominciava a svuotarsi.
Le allegre famigliole che fino ad allora avevano popolato le rive salmastre, ora iniziavano a tornare alla loro vita quotidiana.
Il suo lavoro non sarebbe finito prima di altre due settimane e così lei, non sarebbe scomparsa dalla sua vita fino ad allora.
Ed era proprio lei che vide in quel momento, in lontananza, seduta sugli scogli; il suo carretto abbandonato poco lontano.
Lo sguardo malinconico rivolto all’orizzonte.
Lei, Rey: Il nemico.
 
            Erano ormai tre mesi che quella ragazza aveva usurpato il suo primato di vendite su quella porzione di spiaggia, proprio
davanti allo stabilimento Guerre Stellari, gestito dai suoi genitori.
Come figlio del capo avrebbe potuto avere tutto, ricchezza, belle donne, begli uomini, black jack, squillo di lusso, un robot,
una spada laser. Rise tra sè e sè, una spada laser, che pensiero sciocco: chissà come gli era venuto.
In ogni caso aveva deciso di rinunciare a tutto ciò, costruendo da solo la sua fortuna.
Aveva dato inizio al suo business in spiaggia un pò per gioco, un pò per dimostrare ai suoi genitori che non era
il figlio perfetto che avevano sempre desiderato.
Era iniziata così, un pò a caso ma ormai era un leader del lato oscuro: il lavoro in nero.
Era qualcuno: l’imperatore della spiaggia.
 
Poteva scegliere di vendere qualsiasi cosa: braccialetti, occhiali, tatuaggi all’hennè, treccine per le ragazze alla moda,
asciugamani o acquiloni.
Ma no. Lui aveva scelto il cocco.
A volte si chiedeva il perchè. Forse quel frutto duro e oscuro all’esterno ma morbido e dolce all’interno gli ricordava un pò
sè stesso.
 
            E poi quegli ultimi tre mesi tutto era cambiato, a causa sua.
Si chimava Rey, un nome sciocco per una ragazza sciocca. E sciocco era ciò che vendeva: che diamine è una grattachecca se non
una granita che non ce l’ha fatta.
Eppure la gente sembrava amarla. In poco tempo le sue vendite si erano abbassate a causa di quel maledetto ghiaccio dolcificato
e di quella maledetta ragazza.
Ed ora si spartivano il dominio della spiaggia.
Per tutti quei mesi aveva dovuto sopportare il suo sorriso sempre esagerato, che rivolgeva a tutti, tranne che a lui. La cosa lo
infastidiva in un modo che non riusciva a comprendere.
Era anche incredibilmente pigra, quella seccatura; non arrivava mai prima dei bagnanti e se ne andava sempre
molto prima di lui.
Era la prima volta che rimanevano soli su quella ora malinconica spiaggia e la cosa lo sorprese enormemente; cosa ci faceva lì?
 
 
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            Rey guardava il mare.
Aveva sempre amato il modo la luce si rifletteva sull’acqua marroncina di Ostia beach. Era un posto che aveva amato fin da
bambina. Ed era proprio per quello che lo eveva scelto, probabilmente.
Ma non era per quello che era rimasta.
Era rimasta per dei fluenti capelli neri, una cicatrice sul quel bellissimo volto, e quegli occhi del colore del mare che tanto amava.
La musica dell’altoparlante continuava a suonare in lontananza e una sorta di sesto senso la portò a girarsi.
E a quel punto lo vide, era lì.
La guardava, a qualche metro di distanza, imponente, la camicia aperta lasciava intravedere il petto scultoreo e i suoi bermuda attillati
lasciavano ben poco all’immaginazione.
Un brivido la percorse come quando sotto il sole cocente gustava la sua grattachecca gelida.
 
            Aveva provato ad odiarlo, a sentire quell’astio che lui sembrava provare per lei, ma non ci riusciva.
Fin dal primo giorno in cui l’aveva visto era scattata una scintilla rovente come il sole estivo. Aveva fatto tutto secondo copione,
le sfide per le vendite, le frecciatine continue, evitava persino di guardare nella sua direzione, se lui poteva accorgersene.
Un osservatore esterno avrebbe pensato che il loro odio fosse reciproco.
Ma era l’ultimo giorno per lei. L’indomani sarebbe partita per non tornare più in quel posto.
Lui ovviamente distolse lo sguardo non appena si accorse che lei l’aveva notato. Tipico.
Eppure Rey sapeva in fondo al suo cuore che anche lui era attratto da lei. Durante le loro discussioni c’era forte tensione tra di loro,
lo percepiva, una Forza.
Prese una decisione.
Si alzò di scatto e con passo deciso si diresse verso di lui.
 
 
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Questa era una cosa che non si aspettava.
Rey si avvicinava a lui con passo spedito. Decise di ignorarla come avrebbe fatto normalmente, ma a quanto pare oggi la
ragazza aveva altro in mente.
Si fermò davanti a lui e con un cipigilio convinto posò piccata le mani sui fianchi, i pugni chiusi, lo sguardo deciso.
Sembrava pronta per un duello. Bene, Kylo aveva proprio voglia di discutere, oggi.
Alzò un sopracciglio mentre si voltava verso di lei, sfoggiando la sua miglior espressione superba.
“Cosa vuoi, ragazzina?” Lei sembrò fare un passo indietro ma fu solo un attimo. Tornò a guardarlo con quel viso furente.
Prese fiato, sembrò prendere una decisione e finalmente parlò con quella voce melodiosa che lo perseguitava nei suoi sogni:
“Aò.” 
Lui non rispose ma alzò ancora il sopracciglio, con aria interrogativa.
“Mortacci tua, nun me chiamo ragazzina, anacapito?” Kylo sfoggiò un sorriso altezzoso.
“Strano, perchè è proprio ciò che sembri.” rispose pronto ad altre provocazioni. A quel punto però Rey sembrò rabbuiarsi.
Abbassò gli occhi verso la sabbia nerastra ai loro piedi.
“Sai...” disse, la voce improvvisamente sottile. “Domani è l’urtimo giorno pemmè” Le parole uscirono talmente basse che quasi
non le colse, ma non appena le comprese sentì una morsa stringergli il cuore.
avrebbe dovuto essere felice, se ne sarebbe finalmente liberato eppure si sentiva tormentato. Non era pronto a dirle addio.
La prese per le spalle senza rifletterci, lei alzò i suoi profondi occhi castani su di lui; erano pieni di lacrime non versate.
“Che vuol dire ultimo giorno? Mancano due settimane alla fine della stagione!” Lei sostenne il suo sguardo ma una lacrima solitaria
le solcò la guancia.
“Me trasferisco” Un sospiro. “N’se vedremo maippiù” Rey non sapeva cosa altro dire, niente sembrava abbastanza per colmare il
vuoto nel suo petto. Kylo avvicinò un pò il viso al suo.
“Dove ti trasferisci?” Un fremito percorse il piccolo corpo della ragazza, la voce le cedette.
“A Tttorbella” Kylo tirò un sospiro di sollievo.
“Non è così lontano, potremmo rincontrarci.” Lei fece una risatina nervosa, come se avesse detto un’idiozia.
“Se, llalero! Er traffico sur Raccordo noo conti?.” La sua voce era spezzata dal pianto.
 
 
            Il cuore di Kylo perse un battito, le sue speranze si infransero come onde sulla spiaggia. Continuava a ripetere a sè stesso
che lei non era nulla, ma non era così, non per lui.
Finalmente capiva il sentimento che lo aveva mosso fino a quel momento, non odio, nè rivalità. Ma altro. Decisamente altro.
La strinse in un abbraccio e lei fece un suono sorpreso. Anche lui era sorpreso da sè stesso.
“Ma che st’affà?” prese fiato. “Quindi nun m’oo stavo a ‘mmginà, pure te provi quercosa pemmè?” Kylo si fermò. Voleva davvero
rendersi vulnerabile davanti a questa ragazza che per tutto questo tempo aveva creduto di odiare? Ancora una volta il suo corpo
decise per lui. Le prese il mento con le dita, carezzandole le labbra con il pollice.
Rey sgranò gli occhi e li fissò nei suoi, il respiro le rimase bloccato in gola.
I loro visi si avvicinarono sempre di più fin quasi a toccarsi, ma Kylo si fermò ad un soffio dalle sue labbra.
“Cosa stiamo facendo?” le chiese con voce tremante.  Rey rise, una risata cristallina.
“Eddaje!” e azzerò la distanza tra di loro.
 
 
 
 
 
            Rey non poteva credere che stesse accadendo davvero, era tra le braccia di Kylo e lo stava baciando mentre lui rispondeva,
timido ed impacciato.
Era come un sogno. Non aveva immaginato la loro attrazione, ed il loro desiderio. Lui posò le mani sui suoi fianchi e lei si
sentì sciogliere come la grattachecca che li aveva fatti incontrare ed a cui ora era immensamente grata.
Continuarono a baciarsi per quelle che sembrarono ore, il tempo non aveva più alcuna importanza, nè lo aveva l’essere in piena
vista.
O almeno non sarebbe importato se Rey non avesse avuto altro in mente, oltre al baciarsi.
Si staccò dalle sue labbra e lo prese per mano trascinandolo senza una parola verso gli scogli, e poi oltre, in un luogo che solo lei
conosceva; una piccola grotta che aveva scoperto all’inizio dell’estate e dove andava a ripararsi nelle ore più calde. Le era capitato
fin troppe volte negli ultimi mesi di sognare di andare lì a mangiare il cocco di Kylo o di fargli assaggiare la sua grattachecca.
 
            Kylo la seguì senza domande, ancora troppo scosso dal loro bacio.
La grotta era piccola ed appartata, ben nascosta da sguardi indiscreti. Rey tirò Kylo sulla sabbia ombreggiata e fresca, riprendendo
a baciarlo come una persona che sta per affogare e cerca di prendere aria.
Kylo cercava di seguire il suo ritmo nonostanze l’inesperienza. Fece un tentativo e le morse un labbro con delicatezza, Rey sembrò
apprezzare. Fece un suono famelico e si staccò da lui ansimando:
“Te va ‘n pò di grattachecca? Solo io e te?” Kylo rimase sconvolto.
“Io...Io non ho mai..” Era difficile da ammettere per Kylo che fosse la sua prima grattachecca, ed era ancora più sconvolgente credere
che proprio lei per la prima volta, avrebbe gustato il suo cocco.
Rey sorrise dolcemente, e gli carezzò con tenerezza il viso, per poi fermarsi sulla lunga cicreatice che gli avvolgeva il volto.
“Come t’aa sei fatta questa?” Kylo esitò per qualche poi motivo decise di non mentire sul vero significato di quella cicatrice.
Era a causa sua.
 
            Era accaduto il primo giorno in cui l’aveva vista.
Stava facendo il suo lavoro, gridando “COCCOBBELLO COCCO FRESCOOO SIGNORA COCCOBBELLOOOOOO”, una giornata normale.
Era appena salito su uno degli scogli per riposarsi dal caldo rovente tipico dell’inizio  estate.
E poi l’aveva vista. Non capiva perchè ma qualcosa in lei lo attrasse al punto da avvicinarsi per poter osservare meglio quella
strana ragazza che aveva invaso il suo impero.
Ed è così che accadde. Mise un piede fuori posto e cadde rovinosamente sugli scogli.
Fu questo che le disse, mentre un rossore virginale gli tingeva le guance.
Rey rimase in silenzio per quella che sembrò un’eternità e Kylo iniziò veramente ad avere paura che gli sarebbe scoppiata a ridere
in faccia.
Invece lei gli regalò uno di quei sorrisi radiosi che non gli aveva mai rivolto. Il cuore di Kylo si fermò per poi ricominciare a battere
furiosamente.
“Sta cicatrice è er nostro lucchetto a Ponte Mirvio” disse, per poi azzerare la distanza tra le loro labbra.
 
            La camicia di Kylo finì rapidamente a terra seguita dal costume di Rey. Vedendo il corpo nudo di lei, lo sguardo di Kylo
non potè fare a meno di finire sui suoi stupendi cocchi. Conosceva bene i cocchi, lui, ma non ne aveva mai visti così.
Rey lo guardava affamata.
“Levete quei stracci, escimelo” Kylo arrossì ancora di più. Rey era così adorabilmente schietta da togliergli ogni difesa.
Si alzo col fiato corto e lentamente tolse i suoi bermuda, e gli slip che portava sotto.
Ancora una volta, il silenzio di Rey si potrasse tanto a lungo da mettergli ansia.
Infine parlò, con voce dolce e delicata.
“Me cojoni!” Lui rimase confuso, aveva sempre pensato che le sue noci di cocco fossero abbastanza comuni. Nel vedere il suo
tentennamento Rey chiarì:
“Voglio dire che c’hai popo na bella cannuccia là sotto.” Kylo sentì un moto di orgoglio per quel complimento tanto tenero e sentito.
Si coricò di nuovo accanto alla ragazza e la prese tra le sue braccia.
“Voglio darti la mia prima volta Rey”
“E viecce!”
E così gustarono quei cocchi e quelle grattachecche per ore ed ore, fino a che le loro voglie di frutta esotica e ghiaccio non furono
colmate, e poi ancora, lentamente assaporando ciò che il loro mestiere aveva da offrire.
Fino ad addormentarsi l’uno nelle braccia dell’altro. I carretti dimenticati nella sicurezza della spiaggia ostiense.
 
 
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            Era ormai il tramonto quando riemersero dalla grotta, mano per mano. Il cuore pesante per la loro imminente separazione.
 
Si separarono  davanti all’uscita dello stabilimento. Rey aveva le guance rigate di lacrime e Kylo ebbe l’improvvisa e
totalizzante voglia di baciargliele via. Così lo fece.
Questo la fece solo piangere più forte. Il cuore di Kylo traboccava di dolore.  Non poteva credere di aver toccato il
paradiso della grattachecca e di non potervi mai più accedere.
“Rey” disse con voce rotta. Rey non lo guardava. “Ti amo” A quelle parole, la ragazza permise ad un singhiozzo di
sfuggire dalle sue labbra.
“Anch’io Kylo, te amo. Sti momenti resteranno commè pessempre” Con un ultimo bacio gli voltò le spalle.
Fece appena qualche passo ma sentì una mano forte che l’afferrava con dolcezza per il polso.
Si voltò. Kylo sembrava inciampare sui suoi pensieri, sulla sua lingua lottavano le parole “non andare” e “non posso
vivere senza di te”. Ma non fu ciò che disse.
Invece decise di dirgli il suo più grande segreto. Non poteva lasciarla andare senza rivelargli la verità su sè stesso.
Prese il coraggio tra le mani e pronunciò la frase più dura della sua vita:
“Kylo Ren è il mio nome d’arte.” Sospirò. “Il mio vero nome è Ben Solo”
Il volto di Rey si dipinse di sorpresa, ma non parlò. Un altro di quei maledetti silenzi.
Infine, ciò che disse fu:
“E nnun me piac’, Agg cagnà”
E con quelle parole, finì quel momento magico. Rey si liberò dalla sua presa, si voltò e camminò via dallo stabilimento senza
guardarsi indietro.

 
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            Due settimane erano passate, dalla loro magica giornata alla grotta. Il lavoro di Kylo era finalmente concluso ma il suo cuore non
era ancora guarito dal dolore della loro separazione.
Era seduto sugli scogli, proprio dove l’aveva vista l’ultima volta. Guardava l’orizzonte, proprio come lei. Ed era a lei che pensava.
La sua mano andò a poggiarsi sulla cicatrice in un gesto quasi involontario.
Abbassò lo sguardo sul suo Iphone X. 
Sullo schermo illuminato si stagliava la speranza; Google maps aperto sulle indicazioni per raggiungere Tor Bella Monaca. Il tempo
stimato sembrava infinito, ma lui non si sarebbe arreso.
 
 
            Stava andando da lei, Rey.

 
   
 
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