Angel by the wings (prima parte)
Just take an
angel by the wings
Beg her now for anything
Beg her now for one more day
Take an angel by the wings
Time to tell her everything
Ask her for the strength to stay
You can, you can
do anything, anything
You can do anything
You can, you can do anything, anything
You can do anything…
(“Angel by the
wings” – Sia)
Gli Avengers erano in sala riunioni e
insieme a loro c’erano anche Nick Fury e Phil Coulson. C’erano delle novità di
cui parlare e Stark, non appena ne era venuto a conoscenza, aveva subito
convocato gli amici.
“Come vi stavo dicendo, abbiamo già
avuto esperienze del genere ed è molto probabile che le persone che sono
svanite non siano affatto morte” disse Coulson, riprendendo un discorso che
aveva interrotto poco prima. “Posso dirvelo con certezza perché è capitato
anche a me e a Fitz: quando abbiamo cercato, senza riuscirci, di impedire a Eli
Morrow di utilizzare il suo marchingegno, si è creata un’onda d’urto che ci ha
intrappolati tra due dimensioni. Era una cosa assurda, noi vedevamo i nostri
compagni e gridavamo per richiamare la loro attenzione, ma loro non potevano né
vederci né sentirci.*”
“E pensi che sia questo che è accaduto a
Maria, alla famiglia di Clint e agli altri?” domandò Tony.
“Non posso dirlo con certezza” replicò
l’uomo. “Era solo un esempio per farvi capire che ci sono molti modi in cui i
vostri amici possono essere scomparsi, senza per questo dover pensare al
peggio. Se sono intrappolati in un mondo parallelo o qualcosa di simile, useremo
tutte le tecnologie a nostra disposizione per liberarli.”
“Prima però dovremmo scoprire se davvero
sono intrappolati in una realtà parallela” intervenne Steve. “Strange, tu puoi
riuscire a scoprirlo?”
Il Dottore non rispose subito, immerso
in una profonda riflessione. Quello che Coulson aveva riferito, evidentemente,
non era una novità per lui.
Proprio in quel momento nella sala entrò
Peter, appena rientrato da scuola. Aveva lo zaino in spalla, era spettinato e
spalancò gli occhi vedendo che gli Avengers erano riuniti e stavano discutendo
su qualcosa di estremamente importante… e che non avevano aspettato che
tornasse!
“Tony, il ragazzo è tornato” disse
Natasha, sentendosi in colpa davanti a quegli occhi spalancati in cui si poteva
leggere chiarissima una domanda: Perché
vi siete riuniti senza di me? Non sono anch’io un Avenger?
Phil Coulson, che non aveva ancora avuto
modo di conoscere Peter, si voltò verso di lui e poi rivolse a Stark la domanda
che ormai era abituato a sentire.
“Ah, quindi è lui il tuo protetto, il
ragazzino che hai scoperto, il più giovane degli Avenger?”
In qualsiasi altro momento, Peter
sarebbe stato onorato di aver ottenuto l’attenzione di Coulson, sarebbe andato
da lui a stringergli la mano e a tempestarlo di domande, come già aveva fatto
con Fury… ma quello non era un buon momento.
Non disse una parola, si voltò di scatto
e si allontanò velocemente dalla stanza per andare a chiudersi in camera sua.
“Mi sono perso qualcosa?” chiese ancora
Coulson, sorpreso.
“Penso che Peter sia rimasto male perché
ci siamo riuniti senza di lui” disse Steve.
“Maledizione, il ragazzo era a scuola, dove è giusto che stia uno della
sua età!” sbottò Stark. “Avrei dovuto dire a Fury e Coulson di venire qui
quando Peter avesse finito di fare i
compiti?”
“Non è questo il punto, Tony, e lo sai
benissimo” intervenne Banner.
“Beh, invece sì. Siamo gli Avengers e
abbiamo dei doveri ben precisi, questa è una situazione di emergenza e ogni
momento può essere importante per scoprire come salvare le persone che sono
svanite e come eliminare Thanos. Ho convocato la riunione non appena ho saputo
che Fury e Coulson avevano delle novità da riferirci e se il ragazzo se l’è
presa a male non è certo colpa mia!” reagì Tony, in modo più aggressivo del
necessario per tacitare quel vago senso di colpa che cominciava ad agitarglisi
dentro.
“Beh, a nessuno fa piacere sentirsi
escluso e immagino benissimo cosa provi adesso Peter” ribatté Wanda. “Ma,
ovviamente, tu non sei mai stato bravo a trattare con i ragazzi, di certo non
sei la persona più sensibile del mondo…”
“Wanda, non è questo il momento” le
disse Visione, prendendole teneramente una mano.
“Cosa vorresti insinuare?” la rimbeccò
Stark, sempre più seccato.
“Adesso basta!” esclamò Fury, battendo
un pugno sul tavolo. “Non me ne frega un accidenti dei vostri problemi
relazionali. Siamo qui per trovare il modo di salvare le persone che si sono
dissolte e se il ragazzino vuole partecipare, qui c’è posto anche per lui. Se
preferisce mettere il muso, che si arrangi. E se avete voglia di litigare,
fatelo fuori di qui. Siamo intesi?”
Nessuno osò replicare a un Fury
chiaramente innervosito. Quelli che avevano imparato a conoscere Peter, però, e
quelli che sapevano che tipo di rapporto lo legasse a Tony, si scambiarono
qualche sguardo significativo. Era chiaro che il problema non era tanto il
fatto che il ragazzo fosse arrivato quando la riunione era già iniziata: Tony
avrebbe potuto semplicemente invitarlo ad accomodarsi e spiegare in poche
parole quello che era già stato detto e, in quel modo, Peter non avrebbe provato
quel senso di esclusione che lo aveva ferito.
“Per rispondere alla domanda del
Capitano” disse Strange, riprendendo il discorso come se non ci fosse mai stata
un’interruzione, “ho già cercato di collegarmi mentalmente con altre dimensioni
per cercare le persone scomparse, ma finora non ho trovato niente. Esistono,
tuttavia, migliaia di universi paralleli e ci vorrà tempo per esplorarli
tutti.”
“Dunque anche tu sei dell’idea che quella
gente si trovi in un’altra dimensione, ma che sia ancora viva?” domandò
Natasha.
“Ne sono certo” rispose pacato il
Dottore. “Devo solo riuscire a sapere dove siano.”
“Okay, allora Strange si occuperà di cadere in trance e di cercare la
dimensione parallela o quel diavolo che sia che tiene prigionieri i nostri
amici e le persone scomparse” tagliò corto Tony. “Ma quello che vorrei sapere
è: quando avremo scoperto dove sono, come faremo a tirarli fuori da là?”
“Quando è accaduto a me e a Fitz, siamo
stati riportati indietro da un portale creato da un’androide che… beh, è una
lunga storia” disse Coulson.
“Un portale? Ma Strange è anche in grado
di creare portali per le altre dimensioni… o no? E’ stato lui a
teletrasportarci su Titano” fece Sam, vagamente confuso.
“Creare un portale per un altro luogo
non è la stessa cosa che farlo per un’altra dimensione” replicò lo stregone.
“Penso che dovresti venire con me e fare
due chiacchiere con FitzSimmons. Sono convinto che, collaborando, riuscireste a
creare anche questo tipo di portale” propose Coulson, in tono ottimistico.
“Mi sembra una buona idea” approvò Fury.
“Sì, credo che possa essere una
soluzione” disse Strange. “Prima, però, dovrò riuscire a rintracciare la
dimensione in cui le persone sono intrappolate e scoprire se è Thanos a tenerle
prigioniere o se le ha semplicemente mandate altrove senza più curarsene;
quando avrò le informazioni necessarie, sarò ben felice di lavorare con i suoi
agenti, signor Coulson.”
La riunione, dunque, era conclusa. Fury
e Coulson salutarono gli Avengers e lasciarono il quartier generale con più
ottimismo di quando erano arrivati e anche tra i supereroi si respirava un
certo sollievo, sebbene le cose fossero ancora ben lontane dalla soluzione.
Quello che dava loro coraggio era la consapevolezza che ci fosse una strada da
percorrere, per quanto lunga e difficile: fino a quel momento avevano vagato
nel buio, senza idee e senza risposte e già sapere quali passi compiere era
positivo.
“Mi ritirerò nella mia stanza per
concentrarmi meglio” disse il Dottor Strange.
“Tony, se non hai bisogno di noi, io e
Bucky pensavamo di tornare a Brooklyn” fece il Capitano, rivolgendosi
all’amico.
“Sì, andate pure, tanto al momento non
possiamo fare niente” rispose l’uomo, che in realtà stava pensando a
tutt’altro.
Quello che era successo con Peter lo aveva
turbato e sapeva benissimo di aver sbagliato con lui.
Era stata solo colpa sua se il ragazzo
era rimasto tanto male. Sarebbe bastato che avesse accolto in sala riunioni
Peter con un bel sorriso, che gli avesse spiegato che non avevano potuto
aspettarlo perché c’erano cose importanti di cui parlare ma che adesso erano
tutti ben felici di averlo in mezzo a loro e di renderlo partecipe delle
novità.
Perché non aveva agito così? Perché
aveva lasciato che Peter scappasse in camera sua, ferito, e non gli aveva
nemmeno rivolto la parola?
Tony si sentì immensamente meschino ed
egoista rendendosi conto che, se si era comportato male con Peter, era stato
per la presenza di Coulson e Fury. Davanti a loro non aveva voluto mostrare
quanto tenesse al suo ragazzino e lui si era sentito escluso e rifiutato.
Eppure, nonostante il senso di colpa, l’uomo
pensava anche che quello era il suo carattere e che Peter, se davvero voleva
stare con lui, avrebbe dovuto imparare ad accettarlo. Non era forse per questo
che cercava di allontanarlo da sé, perché sapeva di essere una brutta persona e
che prima o poi lo avrebbe fatto soffrire? Invece Peter era ostinato, voleva
stargli accanto e allora… allora cose come questa potevano accadere e sarebbero
accadute ancora.
Mentre gli altri Avengers si ritiravano
nelle loro stanze o tornavano alle loro case, Tony Stark rimase da solo nella
sala riunioni ormai vuota, perduto nei suoi pensieri, combattuto tra il rimorso
per ciò che aveva fatto a Peter e la convinzione che fosse stata la cosa
migliore per lui.
Fine prima parte
* Questo avviene nell’episodio 4x06 di Agents
of S.H.I.E.L.D.