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Autore: Abby_da_Edoras    12/11/2018    5 recensioni
La vita di Peter Parker si divide tra i suoi doveri di studente e ciò che veramente desidera: stare accanto al signor Stark e partecipare alle missioni degli Avengers. Ma cosa può succedere quando queste due cose entrano in conflitto? Un giorno Peter arriva in ritardo a una riunione degli Avengers e tutto sembra andare storto...
Una nuova Starker AU che io ambiento tra la mia versione di Infinity War e quella che sarà la mia versione di Avengers 4!XD
Questa storia è dedicata a chi mi incoraggia e mi appoggia sempre nelle mie storie: Lilyy e Ciuffettina. Grazie non è mai abbastanza...
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a tutti coloro che detengono i diritti del MCU e di ogni prodotto Marvel.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man, Visione, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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Angel by the wings (prima parte)

 

Just take an angel by the wings
Beg her now for anything
Beg her now for one more day
Take an angel by the wings
Time to tell her everything
Ask her for the strength to stay

You can, you can do anything, anything
You can do anything
You can, you can do anything, anything
You can do anything…

(“Angel by the wings” – Sia)

 

Gli Avengers erano in sala riunioni e insieme a loro c’erano anche Nick Fury e Phil Coulson. C’erano delle novità di cui parlare e Stark, non appena ne era venuto a conoscenza, aveva subito convocato gli amici.

“Come vi stavo dicendo, abbiamo già avuto esperienze del genere ed è molto probabile che le persone che sono svanite non siano affatto morte” disse Coulson, riprendendo un discorso che aveva interrotto poco prima. “Posso dirvelo con certezza perché è capitato anche a me e a Fitz: quando abbiamo cercato, senza riuscirci, di impedire a Eli Morrow di utilizzare il suo marchingegno, si è creata un’onda d’urto che ci ha intrappolati tra due dimensioni. Era una cosa assurda, noi vedevamo i nostri compagni e gridavamo per richiamare la loro attenzione, ma loro non potevano né vederci né sentirci.*

“E pensi che sia questo che è accaduto a Maria, alla famiglia di Clint e agli altri?” domandò Tony.

“Non posso dirlo con certezza” replicò l’uomo. “Era solo un esempio per farvi capire che ci sono molti modi in cui i vostri amici possono essere scomparsi, senza per questo dover pensare al peggio. Se sono intrappolati in un mondo parallelo o qualcosa di simile, useremo tutte le tecnologie a nostra disposizione per liberarli.”

“Prima però dovremmo scoprire se davvero sono intrappolati in una realtà parallela” intervenne Steve. “Strange, tu puoi riuscire a scoprirlo?”

Il Dottore non rispose subito, immerso in una profonda riflessione. Quello che Coulson aveva riferito, evidentemente, non era una novità per lui.

Proprio in quel momento nella sala entrò Peter, appena rientrato da scuola. Aveva lo zaino in spalla, era spettinato e spalancò gli occhi vedendo che gli Avengers erano riuniti e stavano discutendo su qualcosa di estremamente importante… e che non avevano aspettato che tornasse!

“Tony, il ragazzo è tornato” disse Natasha, sentendosi in colpa davanti a quegli occhi spalancati in cui si poteva leggere chiarissima una domanda: Perché vi siete riuniti senza di me? Non sono anch’io un Avenger?

Phil Coulson, che non aveva ancora avuto modo di conoscere Peter, si voltò verso di lui e poi rivolse a Stark la domanda che ormai era abituato a sentire.

“Ah, quindi è lui il tuo protetto, il ragazzino che hai scoperto, il più giovane degli Avenger?”

In qualsiasi altro momento, Peter sarebbe stato onorato di aver ottenuto l’attenzione di Coulson, sarebbe andato da lui a stringergli la mano e a tempestarlo di domande, come già aveva fatto con Fury… ma quello non era un buon momento.

Non disse una parola, si voltò di scatto e si allontanò velocemente dalla stanza per andare a chiudersi in camera sua.

“Mi sono perso qualcosa?” chiese ancora Coulson, sorpreso.

“Penso che Peter sia rimasto male perché ci siamo riuniti senza di lui” disse Steve.

“Maledizione, il ragazzo era a scuola, dove è giusto che stia uno della sua età!” sbottò Stark. “Avrei dovuto dire a Fury e Coulson di venire qui quando Peter avesse finito di fare i compiti?”

“Non è questo il punto, Tony, e lo sai benissimo” intervenne Banner.

“Beh, invece sì. Siamo gli Avengers e abbiamo dei doveri ben precisi, questa è una situazione di emergenza e ogni momento può essere importante per scoprire come salvare le persone che sono svanite e come eliminare Thanos. Ho convocato la riunione non appena ho saputo che Fury e Coulson avevano delle novità da riferirci e se il ragazzo se l’è presa a male non è certo colpa mia!” reagì Tony, in modo più aggressivo del necessario per tacitare quel vago senso di colpa che cominciava ad agitarglisi dentro.

“Beh, a nessuno fa piacere sentirsi escluso e immagino benissimo cosa provi adesso Peter” ribatté Wanda. “Ma, ovviamente, tu non sei mai stato bravo a trattare con i ragazzi, di certo non sei la persona più sensibile del mondo…”

“Wanda, non è questo il momento” le disse Visione, prendendole teneramente una mano.

“Cosa vorresti insinuare?” la rimbeccò Stark, sempre più seccato.

“Adesso basta!” esclamò Fury, battendo un pugno sul tavolo. “Non me ne frega un accidenti dei vostri problemi relazionali. Siamo qui per trovare il modo di salvare le persone che si sono dissolte e se il ragazzino vuole partecipare, qui c’è posto anche per lui. Se preferisce mettere il muso, che si arrangi. E se avete voglia di litigare, fatelo fuori di qui. Siamo intesi?”

Nessuno osò replicare a un Fury chiaramente innervosito. Quelli che avevano imparato a conoscere Peter, però, e quelli che sapevano che tipo di rapporto lo legasse a Tony, si scambiarono qualche sguardo significativo. Era chiaro che il problema non era tanto il fatto che il ragazzo fosse arrivato quando la riunione era già iniziata: Tony avrebbe potuto semplicemente invitarlo ad accomodarsi e spiegare in poche parole quello che era già stato detto e, in quel modo, Peter non avrebbe provato quel senso di esclusione che lo aveva ferito.

“Per rispondere alla domanda del Capitano” disse Strange, riprendendo il discorso come se non ci fosse mai stata un’interruzione, “ho già cercato di collegarmi mentalmente con altre dimensioni per cercare le persone scomparse, ma finora non ho trovato niente. Esistono, tuttavia, migliaia di universi paralleli e ci vorrà tempo per esplorarli tutti.”

“Dunque anche tu sei dell’idea che quella gente si trovi in un’altra dimensione, ma che sia ancora viva?” domandò Natasha.

“Ne sono certo” rispose pacato il Dottore. “Devo solo riuscire a sapere dove siano.”

“Okay, allora Strange si occuperà di cadere in trance e di cercare la dimensione parallela o quel diavolo che sia che tiene prigionieri i nostri amici e le persone scomparse” tagliò corto Tony. “Ma quello che vorrei sapere è: quando avremo scoperto dove sono, come faremo a tirarli fuori da là?”

“Quando è accaduto a me e a Fitz, siamo stati riportati indietro da un portale creato da un’androide che… beh, è una lunga storia” disse Coulson.

“Un portale? Ma Strange è anche in grado di creare portali per le altre dimensioni… o no? E’ stato lui a teletrasportarci su Titano” fece Sam, vagamente confuso.

“Creare un portale per un altro luogo non è la stessa cosa che farlo per un’altra dimensione” replicò lo stregone.

“Penso che dovresti venire con me e fare due chiacchiere con FitzSimmons. Sono convinto che, collaborando, riuscireste a creare anche questo tipo di portale” propose Coulson, in tono ottimistico.

“Mi sembra una buona idea” approvò Fury.

“Sì, credo che possa essere una soluzione” disse Strange. “Prima, però, dovrò riuscire a rintracciare la dimensione in cui le persone sono intrappolate e scoprire se è Thanos a tenerle prigioniere o se le ha semplicemente mandate altrove senza più curarsene; quando avrò le informazioni necessarie, sarò ben felice di lavorare con i suoi agenti, signor Coulson.”

La riunione, dunque, era conclusa. Fury e Coulson salutarono gli Avengers e lasciarono il quartier generale con più ottimismo di quando erano arrivati e anche tra i supereroi si respirava un certo sollievo, sebbene le cose fossero ancora ben lontane dalla soluzione. Quello che dava loro coraggio era la consapevolezza che ci fosse una strada da percorrere, per quanto lunga e difficile: fino a quel momento avevano vagato nel buio, senza idee e senza risposte e già sapere quali passi compiere era positivo.

“Mi ritirerò nella mia stanza per concentrarmi meglio” disse il Dottor Strange.

“Tony, se non hai bisogno di noi, io e Bucky pensavamo di tornare a Brooklyn” fece il Capitano, rivolgendosi all’amico.

“Sì, andate pure, tanto al momento non possiamo fare niente” rispose l’uomo, che in realtà stava pensando a tutt’altro.

Quello che era successo con Peter lo aveva turbato e sapeva benissimo di aver sbagliato con lui.

Era stata solo colpa sua se il ragazzo era rimasto tanto male. Sarebbe bastato che avesse accolto in sala riunioni Peter con un bel sorriso, che gli avesse spiegato che non avevano potuto aspettarlo perché c’erano cose importanti di cui parlare ma che adesso erano tutti ben felici di averlo in mezzo a loro e di renderlo partecipe delle novità.

Perché non aveva agito così? Perché aveva lasciato che Peter scappasse in camera sua, ferito, e non gli aveva nemmeno rivolto la parola?

Tony si sentì immensamente meschino ed egoista rendendosi conto che, se si era comportato male con Peter, era stato per la presenza di Coulson e Fury. Davanti a loro non aveva voluto mostrare quanto tenesse al suo ragazzino e lui si era sentito escluso e rifiutato.

Eppure, nonostante il senso di colpa, l’uomo pensava anche che quello era il suo carattere e che Peter, se davvero voleva stare con lui, avrebbe dovuto imparare ad accettarlo. Non era forse per questo che cercava di allontanarlo da sé, perché sapeva di essere una brutta persona e che prima o poi lo avrebbe fatto soffrire? Invece Peter era ostinato, voleva stargli accanto e allora… allora cose come questa potevano accadere e sarebbero accadute ancora.

Mentre gli altri Avengers si ritiravano nelle loro stanze o tornavano alle loro case, Tony Stark rimase da solo nella sala riunioni ormai vuota, perduto nei suoi pensieri, combattuto tra il rimorso per ciò che aveva fatto a Peter e la convinzione che fosse stata la cosa migliore per lui.

Fine prima parte

 

 

 

 

 

 

* Questo avviene nell’episodio 4x06 di Agents of S.H.I.E.L.D.

 

   
 
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