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Autore: jarmione    16/11/2018    1 recensioni
Michael ed Amy vengono mandati a Dallas per fare delle indagini e con la scusa di farsi una "mezza vacanza".
Nonostante le difficoltà iniziali, per i nostri protagonisti sarà anche l'occasione per conoscersi meglio.
Ma c'è qualcosa che non va a Dallas e la "mezza vacanza" rischia di tramutarsi in una tragedia.
Riuscirà Michael a concludere le indagini senza perdite?
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Knight family '
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Il prossimo sarà l’ultimo!
Buona lettura
 
 
 
Walker e Trivette avevano raggiunto il piano terra ed erano usciti.
Non vedendo Michael, capirono che era già corso all’inseguimento di Austin e stessa cosa fecero loro.
“Michael?” chiamò Trivette con la radio “dove sei diretto?”
“Aeroporto, gli sono dietro” rispose Michael.
“Stiamo arrivando e ti mandiamo i rinforzi, passo e chiudo” Trivette armeggiò con la frequenza della radio e si collegò alla centrale di polizia dell’Aeroporto “Qui rangers Walker e Trivette, a tutte le pattuglie aeroportuali, mi sentite? passo”
Passò qualche istante, poi la radio gracchiò “Qui unità cinque dell’aeroporto, vi sentiamo, passo”
“Unità uno in ascolto, passo”
“Unità due anche, passo”
“Tre e quattro presenti, passo”
Walker sorrise, più aiuto avevano e meglio era.
“Una cadillac nera con la targa della California si sta dirigendo verso di voi” spiegò Trivette “all’interno c’è l’uomo che ha avvelenato i bambini della città, fermatelo! Passo e chiudo”
Nessuno osò obbiettare, il che stava a significare che erano pronti all’azione.
Walker sfrecciò a gran velocità, evitando e sorpassando alcune auto che tornavano dal lavoro o stavano partendo per il turno del mattino.
“A quest’ora avremo dovuto raggiungerlo” commentò Trivette “ma a quanto va quella macchina?”
“Molto più di una normale macchina della polizia truccata” e, dopo aver visto la faccia del compagno, scoppiò a ridere, premendo di più l’acceleratore.
Michael guidò alla velocità massima che KITT poteva raggiungere e, più di una volta, quest’ultimo dovette aiutarlo a fare le curve troppo strette.
Michael capì che stava invecchiando per essere giunto al punto di farsi aiutare.
“Non perdiamo tempo” mormorò, rivolto più a se stesso che a KITT.
“Siamo arrivati” commentò l’auto “ma è tutto bloccato e ci sono le guardie”
“Chi ti ha detto che passeremo dall’ingresso?”
Calò il silenzio “Oh, no…”
“Oh, si” Michael strinse di più il volante “diamoci dentro” e premette il pulsante che innescò il turbo aumentando ancora di più la velocità della macchina.
Nel giro di pochi secondi sfondarono la rete che divideva la strada principale dalle piste di atterraggio.
Ovviamente vennero subito allertate le forze di polizia di Dallas e quelle aeroportuali, che non .
“Eccolo laggiù!” disse Michael, vedendo la cadillac che si fermava accanto ad un piccolo aereo privato.
Austin scese e salì sull’aereo, lanciando uno sguardo verso KITT e sorridendo in segno di vittoria, mentre i motori del velivolo iniziarono a rombare.
“Ferma i motori KITT!”
“Subito Michael!” e sullo schermo apparve l’immagine dell’aereo che veniva colpito da delle onde di KITT.
Come conseguenza, il velivolo non aveva controllo e tutte le luci, nonché le lancette, sul pannello nella sala comando diedero di matto segnalando guasti di ogni genere ed impedendo al comandante di prendere il volo.
“Che diavolo succede?!” domandò Austin aggredendo il povero pilota.
“Non lo so!” esclamò quest’ultimo “è impazzito!”
“Fallo volare, subito!”
“Non posso!” e, senza che il povero uomo potesse fare nulla per impedirlo, i motori si spensero automaticamente.
Michael rimase in attesa, mentre la polizia aeroportuale e quella di Dallas avevano raggiunto la pista seguiti da Walker e Trivette.
I due ranger scesero con le pistole ben in vista, stessa cosa fecero tutti gli altri poliziotti, circondando Austin e i due uomini che non erano ancora scesi dalla cadillac.
Michael, vedendo che ormai Austin non aveva via di scampo, tirò un sospiro di sollievo e batte un paio di colpi sul cruscotto di KITT “Bel lavoro, amico” mormorò “è finita” ed infine scese dalla macchina, raggiungendo Walker.
Austin venne ammanettato e chiuso in una delle auto della polizia di Dallas.
Guardava Michael, il finestrino aperto a metà.
“Ti senti realizzato, Knight?” domandò, sorridendo con aria di sfida “lo sai che non puoi fermarmi”
“Tu dici?” domandò con finto tono sorpreso “credevo che in Texas esistesse la pena capitale”
“Non riuscirete a risalire a me” ribattè Austin “non ci sono prove che riconducano il veleno a me”
“Michael” intervenne Walker, mettendo una mano dietro alla schiena di Michael, all’altezza dei pantaloni “ti ricordi quel video che stavamo guardando mentre eravamo chiusi in quell’ufficio?”
Austin rise “Uno dei miei uomini era pronto ad entrare nel mio ufficio dalla finestra, avrà già cancellato tutto”
“Io non credo” Michael, che sapeva cosa avrebbe trovato, estrasse dalla tasca sul retro dei pantaloni il telecomando che avrebbe dovuto permettere all’uomo che Austin aveva nominato di cancellare il video.
Secondo Walker e Trivette, non c’era solo il video di Amy in quell’ufficio.
Lo sguardo di Austin variò da vittorio a sbalordito e spaventato.
Si era reso conto di essere in trappola.
“Ma come…?”
“Come vedi, Austin…” disse Walker “avvelenare e lasciar morire dei bambini, prevede la pena capitale…quindici di loro sono già morti”
Austin non rispose e lasciò che Michael si avvicinasse al finestrino “Ci vedremo all’inferno, Austin” e si allontanò, lasciando che l’auto se ne andasse.
Walker sorrise soddisfatto “Sai, Michael, è sempre bello risolvere un caso…anche se è difficile ammettere che se non ci fosse stata la Fondazione non saremmo mai riusciti a collegarci ad Austin” ammise “Amy è stata di grande aiuto e stessa cosa tu”
Michael sospirò “Felice di esserti stato di aiuto, Walker” disse sconsolato “peccato che io di aiuto non ne posso avere” alludeva ad Amy.
“Michael!” Trivette richiamò la sua attenzione “ha chiamato l’ospedale, hanno trovato la cura!”
Michael sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
“Sia ringraziato il cielo” mormorò “KITT svelto andiamo” e salì in macchina, sgommando a passando dallo stesso punto da cui erano entrati.
 
*************************************
 
C’era silenzio nella stanza, forse anche troppo.
Il bip della macchina segna battiti era diventato parte dell’ambiente e sembrava essere sparito alle orecchie di Michael, che teneva la testa appoggiata al letto di Amy.
Era sfinito e non era stato in grado di resistere alla stanchezza che lo aveva impadronito obbligandolo a chiudere gli occhi e addormentarsi.
Avevano curato Amy, erano riusciti a prenderla prima che fosse troppo tardi, ma lei non si era ancora svegliata.
Dormiva da due giorni, il siero avrebbe dovuto farla ridestare entro la mezza giornata.
Devon, chiamato da KITT, li aveva raggiunti ed era rimasto accanto ad Amy ogni volta che Michael usciva per prendere una boccata d’aria…che durava si e no cinque minuti scarsi.
Il tempo passava e lui era sempre più disperato.
Walker, Trivette, Alex e CD erano stati un grande supporto e se non ci fossero stati loro, Michael avrebbe già dato di matto.
Era già tanto che i dottori gli permettevano di dormire nella stessa stanza con Amy, a patto che non armeggiasse con i macchinari.
 
“Michael…” una voce femminile lo chiamava “Michael…”
Michael aprì gli occhi lentamente, venendo accecato da una luce in centro alla stanza.
Udì dei passi e poco dopo, Bonnie era davanti a lui che lo guardava.
Michael deglutì e sentì il respiro mancargli “Bonnie…”
“Ehi, che è quella faccia?” ridacchiò lei “sembra quasi che tu abbia un visto un fantasma”
Michael si strofinò gli occhi incredulo.
“Bonnie…” si alzò dalla sedia, spingendola all’indietro e avvicinandosi alla donna.
Senza darle il tempo di parlare, la strinse forte a se e la baciò con trasporto.
Le teneva il volto fra le mani e aveva paura di vederla scomparire come già era accaduto.
Ogni volta che Michael si trovava in difficoltà chiedeva aiuto a lei e sembrava che gli rispondesse, quando la vedeva apparire nei suoi sogni, allora significava che tutto andava bene.
Aveva sempre voluto lasciarsi andare, stare con lei e raggiungerla.
La morte era la soluzione migliore per poterla riavere e smettere di soffrire e far soffrire le persone, ma sapeva che sarebbe stato un gesto egoista e stupido.
Bonnie viveva ancora in lui e in Amy e questo era più che sufficiente.
“Mi manchi, Bonnie”
“Mi manchi anche tu, Michael” rispose lei “mi mancate entrambi”
“Oh, Bonnie…”
“So che hai ancora paura…paura di non farcela” precisò “ma sappi, Michael, che Amy non è mai stata così felice e fiera di te”
Lui rise “Lo stai dicendo per non farmi dire cose stupide tipo –Non ce la faccio, sono un pessimo padre– e cose simili?”
“Ed io cosa dovrei dire?” ribattè la donna “una madre che obbliga la figlia a vivere con gente come Garth e poi la spedisce in un collegio per evitare che diventi come lui?”
“Lo hai fatto per proteggerla”
“Ed ora io dico le stesse cose a te” tagliò corto lei “perciò non discutere con me, Michael Knight, altrimenti…” e venne zittita da un ennesimo bacio da parte dell’uomo.
Quando si staccarono lei sorrise “Non puoi zittirmi in questo modo”
“Lo farei diversamente se potessi” rispose lui, facendola ridere.
“Oh, Michal” gli accarezzò il volto “non ho mai smesso di amarti”
“Nemmeno io, Bonnie”
Senza smettere di sorridere, Bonnie iniziò ad allontanarsi “Sta per svegliarsi…dalle un bacio da parte mia”
“Lo farò…quando ti rivedrò?”
“Un giorno” rispose lei “il più lontano possibile” e scomparve.

 
Michael si svegliò di soprassalto, spalancando gli occhi e sentendo il suo cuore battere all’impazzata.
Si ricompose quasi istantaneamente e si passò una mano sul volto.
Poi guardò Amy, che ancora dormiva, sospirando ed infine sorrise.
Bonnie lo aveva rassicurato, la loro bambina si sarebbe svegliata a breve e lui non voleva mancare.
Le accarezzò il volto “Ehi, Amy” mormorò “papà è ancora qui” con l’altra mano strinse quella della figlia “ma…ho bisogno di te…ho troppo bisogno di te”
Ma non ci fu risposta, solo secondi di silenzio assoluto e tensione.
Il macchinario dei battiti cardiaci emise un paio di bip più forti facendo spaventare Michael, che voltò lo sguardo per notare il flusso dei battiti era aumentato.
Era tornato regolare.
Fece per chiamare i medici ma, inaspettatamente, avvertì una stretta sulla mano e vide gli occhi di Amy aprirsi lentamente.
“Amy…”
La porta della stanza si spalancò subito dopo, facendo entrare Devon “Michael, che succede?”
Lui non lo ascoltò e continuò a guardare Amy con occhi lucidi.
Devon tirò un sospiro di sollievo appena capì che andava tutto bene “Amy, tesoro…”
La ragazza li osservò senza capire.
“Dove…sono?” mormorò confusa.
Michael avvertì un tuffo al cuore e si lasciò sfuggire alcune lacrime.
“Non preoccuparti, tesoro” rispose, appoggiando la fronte sui capelli di Amy e avvolgendola con un braccio “adesso sono qui, Amy…e ti giuro che non ti lascerò”
  
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