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Autore: RaidenCold    17/11/2018    0 recensioni
Dopo la guerra contro l'Olimpo, il cavaliere del leone Leonidas vaga affranto dal ricordo di coloro che ha perduto.
Un giorno, mentre è alla ricerca di una persona scomparsa, si imbatte in una vecchia conoscenza, che non si fa chiamare con un nome, ma soltanto con un numero: 6.
Insieme incapperanno in un'antica minaccia che i cavalieri di Atena pensavano di aver sconfitto anni prima nei Campi elisi...
(Seguito della storia in 5 atti "L-Iconoclast")
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garuda Aiacos, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki, Violate
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nel 1504 il poeta umanista Jacopo Sannazaro scrisse un prosimetro pastorale intitolato “Arcadia”, in cui la regione greca viene reimmaginata secondo i canoni della poesia bucolica classica: l’Arcadia è un luogo idilliaco, dove i pastori vivono felici in perfetta armonia con la natura, liberi da dolori e affanni.

Da un certo punto di vista, l’Arcadia può essere considerata una sorta di Utopia.

 

Serena gironzolava nella quarta casa, quella che era appartenuta al fratello da lei mai conosciuto; era un posto un po’ angusto, con poche finestre ed un unico grande salone centrale scarsamente illuminato da alcune pire che ardevano di un fuoco violaceo.

 

D’un tratto la ragazza vide arrivare una figura vestita di nero, riconoscendo in lui il famoso cavaliere del leone:

“Tu sei Leonidas, vero?”

Il giovane si fermò a pochi metri da lei.

“Sì.”

“Io sono…”

“Lo so.”

Le era avevano riferito del grande affetto che c’era stato tra lui ed il defunto Lun, ma in quel momento faticava a crederci, osservando l’atteggiamento distaccato del cavaliere.

“Keith ha detto che assomiglio a Lun; anche tu lo pensi?”

Leonidas la scrutò brevemente ma con occhi profondi:
“Sì, la somiglianza è indubbia.”

A quel punto il ragazzo fece per andare oltre, ma Serena lo bloccò prendendolo per il braccio:
“Stai andando in cerca degli specter?”

“Devo trovare una persona.”

“Anch’io: temo che gli specter abbiano rapito mio padre!”

“Lo cercherò: sto andando al loro castello.”

“Portami con te!”

“No.”

“Ti prego, non posso restare qui senza…”

“Tu resta qui.” - sentenziò con tono tanto austero da far sentire Serena minuscola dinnanzi a quell’imponente figura dai capelli corvini.

“Troverò tuo padre.” - le si rivolse nuovamente, con tono meno minaccioso, per poi sparire tra le ombre della quarta casa.

 

 

Con un baleno di luce, Leonidas apparve davanti alla casupola, dove 6 lo aspettava a braccia conserte:
“Ce ne hai messo di tempo.” - ridacchiò sarcastica la ragazza.

“Femmina.”

“Cosa?”

“Mia madre dice che il gatto è femmina.”

“Ah, buono a sapersi…”

“Ora puoi darle un nome.”

“Ci penserò strada facendo.”

6 si voltò e dopo essersi guardata un po’ attorno fece un cenno a Leonidas:
“Seguimi, il castello è in questa direzione.”

Detto ciò la ragazza sfrecciò come un lampo verso l’Arcadia, seguita alla medesima velocità dal cavaliere del leone.

 

Un luogo deserto, aspro, tappezzato da brulli ed inospitali monti; Leonidas conosceva bene quelle terre, anche se aveva di esse un ricordo evanescente, legato ad una profonda crisi vissuta alcuni anni prima riguardante la sua natura di figlio di Tifone.

L’Arcadia era più o meno tutta così, eppure quel castello Leonidas non aveva ricordo di averlo mai visto: svettava in cima a un’altura dalla forma simile a quella d’un pilastro, ed aveva fattezze vetuste, legate ai tempi antichi in cui re e regine vivevano in mastodontiche fortezze cinte da torri dalle guglie appuntite.

Tra le nere mura di quel mastio, diverse finestre brillavano di un sinistro bagliore smeraldino, segno che qualcosa di arcano ed oscuro si annidava all’interno della fortezza.

“Ecco il tuo bel castello.” - disse 6 mostrandoglielo con un gesto della mano - “Ho tenuto fede al mio patto, il mio dovere qua è finito.”

“Non sei curiosa di sapere quel che c’è là dentro?”

“Tsk” - sbuffò scuotendo il capo - “per oggi ne ho abbastanza di te.”

“Fossi in te rimarrei invece.”

I due si voltarono, vedendo arrivare dalle rocce dell’altura in cui erano appostati una figura vestita con un’armatura blu e argento, avente tre code ambrate che pendevano dalla schiena.

“Ikki di Phoenix…” - lo salutò Leonidas.

“Salve a te, giovane cavaliere del Leone.”

“Dunque anche voi siete qui per indagare.”

“Diciamo di sì.”

“E sentiamo dunque, signor Phoenix, perché dovrei restare?”

“Le hai viste vero, le sfere nere?”

“Quei cosi che fluttuano? Sì, ho avuto modo di vederne un paio.”

“Oggi è comparsa la centounesima, ormai non manca molto…”

“Non manca molto a cosa?” - domandò Leonidas incuriosito.

“Anni fa affrontai assieme ad Atena e ai miei quattro fratelli Shun, Shiryu, Hyoga, e Seiya, il dio dell’oltretomba Ade e la sua armata infernale di specter: vincemmo e il re degli inferi in persona parve soccombere, ma io ho sempre ritenuto che in verità quel dio malvagio non fosse mai morto del tutto… ed ecco che ultimamente spuntano fuori gli specter.”

“Quindi mi confermate si tratti a tutti gli effetti di specter.”

“Sì, Leonidas, sono sicuro al cento percento si tratti di loro, non potrei mai dimenticare quel cosmo malvagio e oscuro, legato alla morte stessa; ed è proprio tale cosmo che ho avvertito, seppur flebilmente, nelle sfere color ebano.”

“Prima avete fatto cenno ad una specie di conto alla rovescia…”

“Sì, è così: ho ragione di credere che quando comparirà la centottesima sfera, qualcosa di nefasto accadrà nel mondo.”

“Centotto?” - domandò 6 perplessa.

“Tale è il numero delle stelle malefiche sotto la guida di Ade, e ad ognuna corrisponde uno specter, in modo analogo a quanto avviene tra una costellazione ed un cavaliere di Atena.”

“Dunque è Ade il responsabile di tutto ciò?” - chiese Leonidas.

“Così credo, anche se non ho ancora avvertito la sua presenza; però gli specter da soli sono soltanto guitti, non sarebbero capaci di far apparire sfere o castelli, e soprattutto di tornare dopo la scomparsa del loro signore…”

In quel momento 6 scoppiò a ridere:
“Ho passato la vita prigioniera degli dei dell’Olimpo, ed ora che sono libera, dovrei imbattermi in uno dei numi notoriamente più crudeli e malvagi?”

“Forse non ti è chiara la faccenda” - le disse Ikki mettendosi davanti - “l’ultima volta che Ade ha messo in atto un suo piano, la vita stava per scomparire dalla faccia della Terra; pensi che i suoi piani siano cambiati molto?”

“Perché lo chiedi a me?”

“In te c’è il sangue di Zeus, dovresti sapere come pensa un dio.”

“Vuoi sapere quel che penso?”

“Sì.”

“Penso che se il mondo deve finire allora pace e bene!” - ridacchiò beffarda, ma Ikki rimase serio ed impassibile.

“Tu credi di essere tanto furba, vero?” - le domandò abbozzando un mezzo sorriso - “Credi che io non veda tutta la paura che cela il tuo animo? Molti anni ho passato a studiare i cuori e le menti, ed ormai nessun segreto mi può essere celato, specie nel modo goffo in cui tu tenti di farlo.”

“Non osare utilizzare poteri psichici con me vecchio…” - ringhiò la ragazza.

“Posso farne a meno, mi basta guardarti: il modo in cui muovi gli occhi, il tono della voce, i movimenti del corpo… sei un libro aperto per me.”

“Allora voglio fartela io una domanda: chi stai cercando?”

“Sei in gamba, non mi ero neanche accorto che fossi entrata nella mia mente, seppure a livello superficiale, ma ti consiglio di non andare oltre: potrebbe non piacerti quel che troveresti.”

“Oh, credimi, le cose che ho passato io sono peggio di qualunque inferno… ma ora dimmi, chi è la persona per cui sei giunto qui?”

A quel punto Ikki si rivolse a Leonidas:
“Ricordi Mime e Yuria?”

“I tuoi nipoti, certo; non ho più avuto loro notizie dopo la guerra, spero che…”

“Sono vivi, e stanno bene.”

Leonidas chiuse gli occhi e sospirò in maniera quasi impercettibile:
“E’ un sollievo.”

“Ad ogni modo loro due hanno anche un altro fratello, di nome Saburo, un giovane di eccezionale talento; gli proibimmo di combattere tre anni fa, poiché non in possesso di un’armatura, ma la mia idea era di consegnarli i paramenti di Phoenix, rendendolo il mio successore.”

“Ma è come scomparso nel nulla, vero?” - gli si rivolse Leonidas.

“Già, e poco dopo gli specter hanno iniziato ad apparire.”

“Lo stesso è successo alla figlia di mio zio, e al padre di una ragazza giunta al Santuario ieri.”

“Le persone scompaiono ogni giorno, ma ho un oscuro presentimento che mi tormenta, per non parlare del senso di inquietudine che mi evoca quella rocca…”

“Lo provo anch’io.” - aggiunse Leonidas.

6 non disse nulla, ma quella sensazione descritta dal cavaliere albergava pure in lei.

“Dunque entriamo nel castello.” - disse Ikki, per poi rivolgersi a 6 - “Quanto a te, continua pure a vivere come un animale randagio e ad ignorare la tua natura divina, se lo desideri; se invece desideri conoscere e capire, vieni con noi.”

“Cosa dovrei conoscere e capire?”

“Non te lo so dire; probabilmente Ade saprà farlo.” - e detto ciò si lanciò di corsa verso il castello.

“Sei stata di parola, e non importa se non vieni; in ogni caso, a costo di attirarmi le tue ire, volevo dirti grazie, Lambda 6.” - e a quel punto anche Leonidas prese a correre lesto.

Rimasta sola e in preda allo sgomento, 6 strinse i denti e i pugni:
“Che possiate essere dannati…”

 

I due cavalieri giunsero presso una parete rocciosa che, apparentemente, permetteva loro di avere riparo da eventuali sguardi indiscreti provenienti dal castello:
“Non è cambiato per niente…”

“Avete già visto questo maniero?”

“Sì, e l’ho visto crollare, e ho conosciuto la sua padrona, una donna tormentata la cui vita è stata segnata dal Sonno e dalla Morte…”

Ikki smise di parlare, mentre nei suoi pensieri tornavano le immagini di Pandora che morente si stringeva a lui, cercando almeno alla fine dei suoi giorni un po’ di conforto dopo una vita passata a seguire un dio ingrato e senza cuore; poi gli venne in mente la dolorosa ordalia di Shun, posseduto da Ade, una terribile e orrenda malattia che egli stesso aveva tentato fisicamente di estrarre dal petto del fratello.

“Ade è malvagità allo stato puro, non ho mai conosciuto nessun essere che come lui anelasse soltanto a portare morte e distruzione: deve essere fermato prima che metta in atto qualunque cosa abbia in mente.”

“Te lo concedo, Phoenix” - i due si voltarono, vedendo giungere 6 - “molto è il dolore che alberga nel tuo animo; tuttavia ribadisco che non si avvicina al mio.”

Leonidas abbozzò un mezzo sorriso, e subito 6 gli si avvicinò con aria sprezzante:
“Non farti strane idee, sono venuta solo perché non avrei di meglio da fare oggi; senza contare il fatto che se ti succedesse qualcosa dovrei andare al Santuario a riprendermi la gatta, e la sola idea mi fa venire il voltastomaco…”

“Qualunque siano le tue ragioni, sono contento che tu sia venuta.”

 

“Dunque ci siete tutti ora, che meraviglia.”

I presenti si voltarono di colpo, trovandosi davanti una figura vestita con un’armatura nera che li osservava sorridendo amichevolmente: era un giovane ragazzo dalla chioma canuta, con grandi occhi cremisi, cinti da un viso tondeggiante e fanciullesco, che rendeva impossibile stabilirne l’età.

“Perdonate il mio ingresso inatteso, spero di non avervi spaventati. Mi presento: sono Kaspar di Warg, stella del cielo aiutante.”

“Aiuto celeste?” - ridacchiò Ikki - “Ricordo di aver fatto fuori l’ultimo protetto da quella stella durante la precedente guerra.”

“Oh, immagino sia per questo che la surplice stia tremando tutta vedendovi, signor Phoenix… ad ogni modo, il mio padrone Ade mi manda per invitarvi cordialmente presso la sua dimora, che qui vedete dietro alle mie spalle.”

“Quindi ci ha osservati tutto il tempo…” - commentò Leonidas.

“Naturalmente” - rispose lo specter in modo affabile - “nulla sfugge al divino Ade.”

“Che cosa vuole da noi il tuo padrone?” - gli domandò Ikki alzando la voce.

“Sono solo un umile araldo, le risposte che cercate sono nel castello, ma questo immagino lo sappiate già… sappiate solo che egli desidera parlarvi, in maniera assolutamente non violenta.”

“Permettimi di dubitare di tali intenzioni pacifiche da parte del signore degli inferi.”

“Forse dovremmo avvertire il Santuario.” - propose Leonidas.

“Vuoi andarci tu?”
“No.”

“Io neanche.”

“Perdonatemi”- intervenne Kaspar - “se vi serve posso prestarvi il mio cellulare! Per qualche motivo prende, sarà la tariffa specter, boh non so…” - disse ridacchiando con aria un po’ ebete, lasciando sbigottiti i presenti.

Leonidas e Ikki si guardarono:
“L’effetto sorpresa ce lo siamo giocati.” - commentò il primo.

“A questo punto vale la pena sentire cos’ha da dirci il suo padrone…” - sentenziò il secondo.

“Magnifico! Seguitemi, vi condurrò dal padron Ade in men che non si dica!” - disse Kaspar entusiasta per poi avviarsi tutto pimpante verso il castello, seguito dai tre invitati.

 

   
 
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