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Autore: n3rieko    19/11/2018    4 recensioni
[Implied major character death]
Lance è solo, intrappolato sotto la superficie di un pianeta sconosciuto, il suo elmo e la voce di Shiro sono tutto ciò che gli rimane.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera, ci stiamo organizzando per un viaggio di sola andata per l'inferno, in caso foste interessati contattare la sottoscritta tramite un qualunque volatile improbabile.
Avete letto l'avvertimento spero, in caso contrario lo scrivo in italiano: si implica la morte di un personaggio principale, se questa cosa vi triggera, fuggite sciocchi, checcifate qui. 
Contesto: tempesta tipo S7 - Lance viene separato dal gruppo, si risveglia su un pianeta inadatto alla vita, cerca riparo ma cade e si ritrova in trappola.
Detto questo, la mia motivazione per codesto scritto è che a volte ho dei momenti in cui mi sento così. In cui posso comunicare soltanto tramite un elmo, ed è come se stessi semplicemente aspettando l'inevitabile. Per maggiori info sbloccare il lvl 10

[son le 3 di notte- non vedo gli errori alle 10 di mattina volete che li veda ora - asdfghjkl perdonatemi pls]



«Lance?»

La voce di Coran arrivava dall'elmo che Lance aveva lasciato a pochi passi da dove sedeva ora, il più lontano possibile dai fumi tossici che si levavano lenti come fantasmi. Più volte avevano preso forme familiari di creature spaventose, volti terrificanti, o di sagome di persone, a volte vi aveva intravisto i capelli di Allura, a volte la schiena di Shiro.

«Ragazzo, come stai?»

Lance si lasciò sfuggire un sospiro; in realtà doveva essere una risata. No, non stava bene. Le sue sensazioni si alternavano continuamente, passava dalla più cieca speranza alla paura più profonda, dallo sperare di svegliarsi a casa, nel suo letto dopo una notte di febbre alta, al sentire suoni di passi avvicinarsi, quando invece attorno a lui non vi era altro che roccia, roccia in ogni direzione.
Era solo.

L'aria era umida e puzzava di ammoniaca, bruciava sui graffi sulle dita. Era difficile respirare, i suoi capelli erano fradici, la sua pelle bagnata, ed anche se faceva caldo, brividi violenti percorrevano la sua schiena scuotendolo violentemente.

«Bene, sto bene.» Mentì con un filo di voce.

«Lance stiamo arrivando.»

«Lo so. Vi aspetto.»
 

Lance sapeva che stavano facendo tutto il possibile. Ma sapeva anche che senza la possibilità di spostarsi attraverso i wormhole, nessuno dei leoni lo avrebbe raggiunto in tempo. La tempesta che li aveva colpiti all'improvviso aveva mandato in tilt tutti i loro sistemi, e prima che Pidge localizzasse la sua posizione era passato abbastanza tempo perché Lance iniziasse a pensare al peggio.

Aveva passato ore di totale silenzio, a contare i respiri. Aveva perso conoscenza forse due, tre volte, e quando si era risvegliato i suoi occhi continuavano a bruciare e la testa a girare vorticosamente.

Quando finalmente erano riusciti a ristabilire il contatto, dopo l'iniziale euforia, alla sua domanda “quanto ci vorrà?”, Lance li aveva sentiti esitare.

“Un po', ma troveremo una soluzione” aveva detto Pidge, nella sua voce quella leggera incertezza che Lance aveva imparato a riconoscere nel corso degli anni come un segnale negativo.

Ma non aveva detto nulla, aveva scherzato, aveva detto che probabilmente l'animo emo di Keith avrebbe apprezzato quella caverna molto più di quanto poteva fare lui in quel momento.

Alle sue parole, Keith non aveva reagito e Hunk non aveva riso, aveva forse teso le labbra in un tentativo fallimentare di stare allo scherzo, ma nessuno era stato capace di aggiungere altro. Erano lontani, potevano vederlo dalla mappa, ci avrebbero impiegato giorni a raggiungerlo, e Lance aveva forse qualche ora.

In più il segnale giungeva da più di mezzo miglio di profondità.
Lance era in trappola, solo, lontano da tutti, tra i fumi tossici di un pianeta disabitato.


 

Quando la voce di Coran aveva lasciato il posto di nuovo al silenzio, Lance aveva pensato che forse avrebbe dovuto abbracciarlo più spesso in quell'ultimo anno. Abbracciare tutti i suoi compagni.
Aveva imparato a non dare per scontata la loro presenza, e per quanto gli era stato possibile, aveva cercato di far di ogni ricordo qualcosa di prezioso. Aveva temuto più volte di morire, ma non aveva mai avuto il tempo per realizzarlo a pieno; non aveva mai trovato il tempo per pensare a come avrebbe reagito la sua famiglia alla notizia. Al male che avrebbe provocato, al vuoto che avrebbe lasciato.

Durante il collegamento seguente, fu Allura a parlargli. Hunk stava cercando un modo per potenziare i propulsori, Coran e Pidge stavano cercando di mettersi in contatto con qualunque forma di vita presente nella zona in cui si trovava Lance.
«Allura.»

«Sì, sono qui.»

«Dov'è Shiro?»

Pochi secondi dopo il rumore statico interruppe l'audio e la voce di Shiro riempì la grotta. Lance sentì la gola stringersi ed istintivamente si sporse di lato per portare vicino a sé l'elmo attraverso cui comunicava.

«Lance, va tutto bene, stiamo arrivando.» Shiro parlò con voce calma, calda, sembrava quasi stesse dicendo la verità, e per Lance fu confortante. La sensazione non durò che qualche secondo prima di svanire, lasciando il posto alla realtà:

«Puoi farlo tu?» La voce del ragazzo era roca, i suoi polmoni bruciavano.
«Puoi essere tu a dire alla mia famiglia che li amo, che amo tut-»

«Lance, non dovrò dire niente alla tua famiglia, tu tornerai con noi.»

Lance fece una pausa, avrebbe voluto sorridere, ma il suo corpo rispose in maniera contraria, e sulle sue guance sentì lacrime calde solcare la sua pelle salata. Stimava Shiro, il suo modo di fare, la sua forza, la sua delicatezza, ed adorava la sua voce, i suoi occhi. La presa salda della sua mano, il suo sorriso sincero. Lance avrebbe voluto vederlo un'ultima volta, avrebbe voluto vedere come avrebbe reagito alle sue parole. Avrebbe dato tutto per passare un minuto spoglio di ogni maschera, di ogni menzogna, solo lui e Shiro, solo loro senza nemmeno l'oscurità dell'universo a giudicarli. Ma doveva farsene una ragione.

Tutto quello che gli rimaneva era un elmetto ed una comunicazione audio instabile.

«Allura potresti lasciarci soli per favore?» aveva chiesto, cosciente di essere in collegamento audio con tutte le cabine di pilotaggio dei leoni.

«Certo.» Anche la voce di Allura era morbida, confortante in quel momento.

Lance avrebbe voluto che non lo fosse. Avrebbe voluto sentire tutti quanti parlare come sempre, fare battute, forti e sicuri di sé, felici di essere finalmente in viaggio verso la terra.

Ci fu leggero cambio nell'audio, segno che Allura aveva fatto come richiesto isolando il loro canale.

«Shiro, lo so che tra poco sarete qui. So che mi troverete e mi tirerete fuori da questo posto. Torneremo insieme sulla terra.» Lance tossì.

Takashi rimase in silenzio. Sapeva bene ciò che stava succedendo e non avrebbe insistito oltre; erano soli, doveva essere forte per Lance, e per nessun altro.
La cabina di pilotaggio di Black divenne particolarmente fredda in quel momento.
Lance ricominciò a parlare, stavolta lentamente, come per paura di saltare un pezzo importante.

«All'inizio volevo essere come te. Volevo andare in missione ai confini del sistema solare, diventare un pilota degno della tua attenzione.
Non sai per quanto tempo io abbia invidiato Keith- ogni giorno, con tutto me stesso.
Perché lui era vicino a te, era bravo, ed aveva bisogno di te, ed io non ero altro che uno studente mediocre. Ti guardavo da lontano e speravo che un giorno mi avresti chiesto di venire con te.»

Shiro dovette sedersi, perché ogni volta che Lance riprendeva fiato, un po' della sua energia se ne andava, e la forza di Shiro sembrava svanire con essa.

«Poi ti ho conosciuto di persona. Ho trovato in te il supporto di cui avevo bisogno, e da allora non ho potuto fare altro che sperare che un giorno avresti guardato anche me così come guardavi Keith.»

«Lance-»

«Volevo che tu lo sapessi, prima o poi. Avrei voluto parlarti di persona, forse tornati sulla terra.
Ma probabilmente non ci tornerò sulla terra- Non dire nulla, lo so che state arrivando.» Cercò di scherzare Lance.

Shiro avrebbe voluto interromperlo, ma la sua gola era stretta da una morsa dolorosa, gli occhi che a stento trattenevano le lacrime.

Lance ruppe il silenzio, Shiro non poteva vederlo, ma il ragazzo stava stringendo a sé l'elmo, accarezzandolo dolcemente.

Quando parlò la sua voce era serena:

«Penso di amarti, Shiro.»


 

«Notizie?»
Coran scosse il capo, l'espressione grave. Pidge non alzò la testa, le sue dita si muovevano rapide, se si fosse concessa anche solo un attimo di pausa si sarebbe odiata per il resto della sua vita.

Gli occhi di Allura si fecero grandi quando un numero sul suo schermo scalò di una cifra:

«Il livello dell'ossigeno è sceso ancora.»

«Secondo i calcoli abbiamo forse dieci, quindici minuti» Pidge aveva inconsciamente definito il tempo con unità di misura terrestri.

Coran avrebbe voluto appoggiarle una mano sulla spalla, dirle che sarebbe andato tutto bene, ma rimase in silenzio, a fianco di Allura.

«Ce la faremo, vero?» aveva chiesto la principessa senza staccare gli occhi dallo schermo.

«Stiamo facendo tutto il possibile.»



 

Le parole di Lance avevano iniziato a confondersi, a volte erano inudibili, un sussurro che sembrava trafiggere il petto di Shiro da parte a parte.

Lance stava morendo. Il suo corpo cedeva poco a poco, e Shiro non poteva fare altro che ascoltarlo, obbligandosi a respirare.

«Lo so. E'- è assurdo vero? Probabilmente io-... io non so nemmeno cosa sia l'amore .E' solo che ora vorrei... vorrei che tu fossi qui.»

«Lance, sono qui, sono qui con te.» Shiro si odiò, perchè avrebbe voluto che la sua voce fosse forte, avrebbe voluto che fosse ancora il sostegno di cui Lance aveva bisogno.
Invece era rotta dal pianto che tentava di trattenere.

«Sì... sì, sei con me, Shiro.»

Lance sospirò di nuovo, si sentiva come sull'orlo di perdere conoscenza ancora una volta, eppure ora sentiva anche che se si fosse lasciato andare, non avrebbe più ritrovato la via verso la superficie. Shiro sarebbe svanito assieme al resto del suo mondo, per sempre.

«Non ho mai visto il mare, sai?» Takashi si costrinse a parlare; non voleva perdere il contatto, non voleva che dall'altro lato fosse solo il silenzio ad accogliere le sue parole.

Lance tossì, e con la voce che gli rimaneva chiese un leggero “cosa??”, l'intonazione che lasciava intendere a malapena lo stupore.

«E' vero, dovrai portarmici tu. Mi farai da guida quando saremo a casa.»

Lance rise. Certo, certo che gli avrebbe fatto da guida.

Avrebbe preso una camicia hawaiana dall'armadio di suo fratello, di quelle quasi imbarazzanti, ma che proprio per questo sono belle, ed un paio di occhiali da sole a specchio ed avrebbe obbligato Shiro ad indossarli. Gli avrebbe fatto una ventina di foto, almeno.

Lo avrebbe poi preso per mano e lo avrebbe condotto sulla sabbia morbida, fin troppo calda sotto i loro piedi nudi. Avrebbero lasciato i loro vestiti sull'asciugamano e sarebbero corsi in acqua, e per la prima volta Lance si sarebbe sentito esperto, e Shiro lo avrebbe guardato con gli stessi occhi con cui aveva sempre guardato Keith.

Si sarebbero lasciati accarezzare dal sole del tramonto, incuranti delle guerre dell'universo, soli, privi di ruoli e gradi, spogli di uniformi e doveri.

 

«Lance?»
 

Lance si sarebbe sporto verso di lui, appoggiandosi con una mano alla sua spalla, e Shiro lo avrebbe lasciato fare. Avrebbe accolto quel bacio timido con dolcezza, finché Lance non avrebbe trovato il coraggio di lasciarsi andare. Ed allora lo avrebbe seguito, guidato quando necessario.


«Lance»

 

Il cielo si sarebbe tinto di sprazzi d'oro, la spiaggia sarebbe diventata lilla ed il vento avrebbe scompigliato i loro capelli.
Nessun segnale di allarme, nessun rombo di navicelle, nessun ordine da seguire.

 

«Lance»

Era tutto quello che avrebbe desiderato.

 

 

 


 

«Lance.»




 



Fate sapere alla zia Ko quanto fa schifo lasciandole una recensione, anche brutta! C; 
Alla prossima <3
  
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