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Autore: evelyn80    19/11/2018    11 recensioni
Dalila è una bella gatta di casa che ha, per amici, solo gatti eleganti come lei. Quando un giorno, a causa di un piccolo incidente, i suoi amici non la riconosceranno, capirà quale è la vera nobiltà d'animo e quali sono gli amici più sinceri.
Prima classificata al contest: "C'era una volta... un gatto", indetto da Nuel2 sul forum di EFP
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Questione di… apparenza
Nick autore EFP: evelyn80
Nick autore forum: evelyn80
Genere: commedia / slice of life
Rating: verde
Avvertimenti/note: nessuno
Coppia [eventuale]: nessuna


Prima classificata al contest: “C’era una volta… un gatto” indetto da Nuel2 sul forum di EFP



 
Questione di… apparenza





C’era una volta una gatta.
No, non aveva una macchia nera sul muso come quella della canzone. Il suo pelo era grigio chiaro, con qualche striscia color latte qua e là, e aveva due splendidi occhi azzurri che erano l’invidia di tutte le gatte del vicinato, e facevano innamorare di lei tutti i gatti del quartiere. La gatta, che si chiamava Dalila, sapeva di essere bella, e quando passeggiava in giro sui tetti si pavoneggiava come una modella, tenendo la coda dritta e ancheggiando lenta mentre camminava in equilibrio sulle tegole.
I suoi amici erano tutti gatti molto eleganti, provenienti dalle case più belle della città. Alcuni avevano un nastrino rosso al collo, altri il pelo lungo e ben spazzolato, altri ancora vestitini alla moda, e guardavano dall’alto in basso i gatti randagi che vivevano lungo i marciapiedi, giù in basso, nelle strade buie e sporche.
A volte, i randagi provavano a salire sui tetti per far conversazione, ma i gatti eleganti li snobbavano e voltavano loro la coda.
«Pfui, noi non ci mescoliamo con voi, gatti puzzolenti!», dicevano alcuni, girando altezzosi il muso dall’altra parte. I randagi si stringevano nelle spalle e davano la caccia ai passerotti, mentre i gatti di casa li fissavano storcendo il naso per il disgusto.
«Bleah, che schifo! Noi non mangiamo certa spazzatura!», esclamavano, leccandosi la zampina e pulendosi il musetto, come se volessero togliersi di dosso un odoraccio.
Anche Dalila si comportava a quel modo e aveva sempre rifiutato sdegnosa gli inviti a cena che Poldo, un gatto di strada dal pelo tanto sporco che non si capiva più nemmeno di che colore fosse, le aveva cortesemente rivolto. Poldo era segretamente innamorato di lei, ma non si era mai sognato di dirglielo perché temeva di essere rifiutato.
Un giorno, mentre Dalila stava passeggiando tranquillamente sul balcone, il suo sguardo fu attratto da una lucertolina che si arrampicava lungo il muro. Immediatamente ricordò che qualche gatta di sua conoscenza le aveva rivelato che mangiare lucertole faceva dimagrire. Si fissò la pancia per un attimo, pensando: “Sono di certo troppo grassa. Dev’essere per questo che François non mi guarda mai, quando gli faccio gli occhi dolci”.
François era il bel gatto soriano di cui Dalila era innamorata, e avrebbe fatto di tutto pur di piacergli almeno un po’. Così, decise di seguire il consiglio della sua conoscente e di mangiarsi la lucertola. Certo, lo stomaco le si contorceva per il disgusto, ma non dice forse il detto che per belle apparire bisogna soffrire?
Così, con un balzo saltò sul parapetto e allungò la zampa per afferrare la piccola preda. Ma la lucertola non aveva certo voglia di essere mangiata e, con un guizzo della lunga coda sottile, andò ad infilarsi in una crepa. Dalila si allungò per cercare di stanarla, ma perse l’equilibrio e cadde giù, verso la strada buia e sporca. Come tutti i gatti, anche lei sapeva come cadere. Atterrò sulle quattro zampe e non si fece troppo male, ma andò a finire dritta in una pozzanghera di fango, sporcandosi la bella pelliccia screziata.
Con uno sbuffo e uno scrollone, Dalila esclamò: «Ecco! Ora sono tutta sporca! Sarà meglio che torni subito sui tetti a lavarmi e farmi asciugare dal sole, altrimenti va a finire che mi ammalo!».
Detto fatto, si arrampicò su un albero, saltò sul suo balcone e da lì andò dritta sul tetto, dov’era già riunito il gruppo dei gatti eleganti intenti a chiacchierare.
Quando la videro arrivare, tutti storsero il naso per il disgusto.
«E tu chi sei, così tutta piena di fango? Tornatene al tuo marciapiede, randagia!», esclamò François, facendo ondeggiare la coda pelosa.
Dalila si indignò. «Come ti permetti di chiamarmi randagia? Sono io, Dalila!».
I gatti di casa scoppiarono a ridere di gusto, battendo le zampine sulle tegole. «Ma chi vorresti prendere in giro?», disse Minou, una bella gattina con un fiocco rosa al collo. «Dalila non andrebbe mai in giro così sporca. Se vuoi dare la caccia ai passerotti, fa pure, ma smettila di disturbarci. La tua pelliccia puzza di melma!».
Dalila non era abituata ad essere trattata in quel modo e non voleva certo farsi mettere i piedi in testa. Si piantò ritta sulle zampe e agitò la lunga coda con fare minaccioso. Gli altri gatti la imitarono, avvicinandosi a lei e miagolando cupi. François alzò la zampa per colpirla e farla scappare quando, all’improvviso, un gatto dalla pelliccia tutta inzaccherata si piazzò davanti a Dalila, le orecchie appiattite e i denti scoperti. Era Poldo, il gatto randagio innamorato di lei.
«Non temere, Dalila. Ci sono qui io a difenderti!», esclamò, fissando negli occhi François.
I due gatti si girarono intorno, studiandosi con aria di sfida, poi balzarono l’uno verso l’altro, con le unghie fuori e le bocche spalancate. Con un tremendo miagolio, Poldo e François si batterono senza esclusione di colpi. Il gatto di casa era più grosso del randagio, ma non era abituato a lottare per difendersi e così, ben presto, Poldo ebbe la meglio su di lui, facendolo scappare tutto ammaccato.
Dalila si meravigliò del suo coraggio e, per la prima volta da quando lo conosceva, capì che Poldo era veramente innamorato di lei. Nonostante lo avesse sempre rifiutato, infatti, lui non aveva esitato a difenderla dall’assalto dei suoi vecchi amici che non l’avevano riconosciuta e l’avevano rifiutata solo perché si era sporcata un po’. Allora voltò la coda ai gatti eleganti e tornò giù, nella strada, insieme con lui.  
«Grazie, Poldo», disse quando furono sul marciapiede, l’una di fronte all’altro. «Mi hai aiutato anche se io sono sempre stata scortese con te».
Il gatto randagio abbassò lo sguardo e arrossì, senza sapere cosa dire. Allora Dalila si avvicinò e gli diede un bacino sulla guancia, diventando sua amica.
La gatta aveva capito che non bisogna mai fermarsi alle apparenze, e che la vera nobiltà è quella d’animo.
 
Fine
  
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