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Autore: Manu_00    21/11/2018    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XV

 

La lama iniziò ad inclinarsi verso il basso, disegnando un lungo arco nella sua traiettoria, seguii l'arnese con lo sguardo, e sospirai di delusione quando la lama si conficcò superficialmente nello spesso tronco d'abete, mancando di venti centimetri abbondanti l'orlo del bersaglio.
<< E con questo siamo a zero su cinque >>
<< So contare, almeno quello lo so fare >>
Sbuffai mentre mi avvicinai al tronco per estrarre la piccola lama, la strinsi fra le dita per poi adagiarla sul palmo e soppesarla con la mano.
Malgrado le dimensioni ridotte, riuscivo a sentire il peso del metallo, mi stavo chiedendo come si potesse lanciare con precisione un oggetto così piccolo ma al contempo pesante, quando sfiorai la punta dell'arma con l'indice e una piccola scossa mi fulminò la mano, lasciai cadere il pugnale da lancio con un grugnito stizzito.
<< Ion, non centrerai mai il bersaglio se ti fai paralizzare la mano >>
Ero stato dimesso da sei giorni, e malgrado il periodo di riposo e i chili persi a causa del vomito, Caesar non aveva esitato a mettermi sotto con gli allenamenti, cosa che aveva reso il sottoscritto più irritato del solito.
Il mio istruttore raccolse la lama da terra stringendo il pollice e l'indice attorno al piccolo manico in gomma, che faceva da isolante per evitare che l'elettricità si scaricasse sulla mano dell'utilizzatore, cosa di cui il sottoscritto si era dimenticato.
Si trattava di una piccola lama a punta di lancia lunga quanto un dito indice e estremamente fine, il cui funzionamento mi era stato spiegato da Caesar nel più perverso dei modi: adoperandole su di me.
Da quando aveva compreso il funzionamento della mia semblance non aveva fatto altro che metterla alla prova, costringendomi a schivare una serie infinita di colpi e armi, fra cui queste piccole lame.
Il loro manico si poteva staccare, per scoprire un piccolo foro che Caesar aveva riempito con della Polvere elettrica, all'interno c'era un secondo rivestimento in gomma che faceva si che l'elettricità sprigionata dalla Polvere, al momento dell'impatto, non fuoriuscisse lungo tutta l'arma ma si concentrasse lungo la punta (dove il rivestimento era assente), in modo che la scossa arrivasse in profondità e colpisse il nervo, paralizzandolo.
Tutto questo, come ho appena detto, lo imparai quando Caesar, nella sua smania di voler testare la mia abilità speciale, me ne aveva lanciato addosso una decina abbondante, purtroppo per me, scoprii di poter rimanere intangibile per non più di dieci secondi scarsi, già da sei iniziavo a sentire male alla testa, altra cosa che scoprii quando mi ritrovai improvvisamente tangibile nel mentre che cercavo di schivare i lanci di Caesar, fu questione di un attimo e mi trovai con l'avambraccio destro e la gamba sinistra paralizzati.
Altra pecca della mia semblance, era la mia assoluta incapacità di attivarla a comando, a detta di Caesar ciò era dovuto alla mia scarsa padronanza sulla mia aura, fino ad allora questo mio potere si sarebbe attivato solo grazie al mio istinto di sopravvivenza, perché si, secondo quel pazzo ero in grado di diventare intangibile quando ero talmente terrorizzato da ritenermi in pericolo di vita, esattamente come era successo con Jack prima, e in infermeria quando Caesar aveva cercato di colpirmi.
Questo significava che non avevo alcun controllo su di essa, e quando Caesar mi bersagliava con palloni, lame elettriche e oggetti vari, vi erano soltanto due possibili epiloghi: o la mia semblance si attivava e riuscivo a schivare per pochi secondi prima di tornare tangibile e venire colpito, o non si attivava affatto e venivo colpito comunque, in entrambi i casi l'esito era che il sottoscritto si sarebbe ritrovato a terra con forti dolori a faccia, braccia, gambe, busto e parti intime.
Ciò indusse Caesar a fermarsi? No! Ma dal momento che non voleva concentrare tutti i suoi sforzi unicamente sulla mia semblance, decise che mi avrebbe insegnato ad adoperare quelle lame paralizzanti, nella speranza che con l'aumentare della mia tecnica, avrei maturato un maggior controllo sulla mia semblance.
Non ne ero molto convinto, ma lui aveva trovato un metodo molto convincente per motivarmi: ogni dieci lanci sbagliati avremmo ripreso con gli esercizi di schivata.
Quell'uomo era un sadico.
<< Ti vedo irritato >> osservò porgendomi la lama, scostai la sua mano.
<< Se non sei in grado di pensare lucidamente non lo centrerai mai >> << Cosa vuoi che faccia? >>
Caesar alzò un sopracciglio << Che prendi un ampio respiro e tirassi quel coltello come se dovessi fermare un assalitore e non incidere il nome tuo e della tua lei sulla corteccia durante un romantico pomeriggio d'estate >>
<< Non ne sono in grado >> sbottai << Sono tre giorni che proviamo ed è già tanto che riesco a centrare l'albero >>
Altra alzata di sopracciglio << Se contiamo che prima non arrivavi neanche lì credo si possa definire un buon risultato >>
Alzai gli occhi al cielo << Mi fa male il braccio, metà del mio corpo mi fa male fra pallonate e lame elettriche e credo di aver perso la sensibilità al palmo destro >>
<< Se fosse facile questa scuola avrebbe il triplo degli studenti >> il suo sorriso mi rendeva difficile capire se la frase voleva essere un incoraggiamento e un rimprovero.
<< Non eri in grado di schivare, e ci sei riuscito, non eri in grado di attivare una semblance, e ci sei, anche se a grandi difficoltà, riuscito, la forza è frutto della pazienza, non dimenticarlo >>
Sospirai << A volte vorrei credere a queste tue frasi pseudo filosofiche, ma mi chiedo “quanta pazienza”? Non credo che il mio braccio reggerà a lungo >>
<< Forse non oggi, né domani, ma come hai raggiunto dei traguardi, ne raggiungerai altri >> << Se non muoio prima >> << Se non muori prima >> assentì lui << Ma se succederà non sarà per cause imputabili a questo allenamento, e se sarà così, nessuno lo verrà a sapere >>
Sgranai gli occhi e arretrai d'istinto << C-cosa? >> << Voleva essere una battuta >> << Sai, è difficile capire quando sei serio e quando non lo sei >>
<< Non posso darti torto >> si girò su se stesso iniziando a slegare il manichino dalla corteccia dell'albero.
<< Cosa fai? >> << Non lo sai? Stiamo entrando nel periodo del festival >>
Inclinai la testa, non avevo capito << Il festival di Vytal! >> << Ah giusto... per la fine della guerra e via dicendo, ma cosa c'entra? >>
Non avevo fatto minimamente caso al passare dei mesi, l'idea che fossimo nel periodo del festival non mi era neanche passata per l'anticamera del cervello.
Caesar posò il manichino ai piedi dell'albero e tornò a guardarmi << Ozpin è lieto di vedere che stai facendo progressi, ed è riuscito ad ottenere dal consiglio il permesso di farti uscire da Beacon in occasione dei festeggiamenti, assieme al tuo team, ovviamente >>
La guardai, la notizia mi aveva sollevato, non amavo sentirmi in trappola, e farmi una camminata fuori da Beacon mi avrebbe aiutato a rilassarmi.
<< Davvero? Quando? >>
Il sorriso di Caesar si fece più ampio << Da adesso >> << Stai scherzando? >>
Non rispose << Forza! Che aspetti a unirti alla tua squadra? >>
<< E gli allenamenti? >>
Il mio istruttore scosse la testa << Vedo che oggi non sei nel pieno delle tue facoltà intellettuali, per cui di darò questa piccola tregua per oggi, nella speranza che tu riesca a distenderti >>
Non capii se voleva essermi d'aiuto o insultarmi << Riprenderemo domani, divertiti, smaltisci lo stress, mangia qualcosa che sembri aver perso chili dal ricovero in ospedale, e domani ripresentati qui alla solita ora >>
<< È uno scherzo? >> << Da quando sono così inaffidabile? >> scherzo lui << Certo, se poi preferisci rimanere qui ad allenarti riprendiamo subito >>
Arretrai << No no, credo mi rilasserò >>
<< Allora siamo d'accordo, divertiti Ion! >>
Si mise le mani dietro la schiena e si allontanò, svanendo fra gli alberi.
<< Aspetta! >> gli corsi dietro, ma quando superai l'albero dietro cui era sparito non ne trovai traccia.
<< … Come vuoi, seguirò il tuo consiglio >>

<< Come? Così tanto!? >>
La mia caposquadra si allontanò dalla bancarella con un sospiro rassegnato << Dovevo portarmi più soldi, beh sarà per domani >>
Il festival di Vytal, per chi non lo sapesse (anche se dubito che esistano persone che non ne siano a conoscenza, fatta eccezione per qualche povero bruto che vive ancora nelle foreste), è un evento internazionale che lega i quattro grandi regni in cui è diviso questo pianeta.
Ogni due anni infatti, a rotazione, viene scelta una delle quattro capitali, in cui gli altri tre regni mandano le loro rappresentanze per festeggiare, promuovere le proprie culture, e osservare gli studenti delle quattro scuole di combattimento sfidarsi in una gigantesca arena volante dove il sottoscritto, come potete immaginare, non aveva intenzione di mettere piede.
Il festival prende il nome dall'omonima località di Vytal, un'isola a nord est di Vale dove le quattro grandi potenze si riunirono per firmare il trattato di pace che pose fine alla Grande Guerra, il più devastante conflitto mai combattuto su Remnant.
Questo festival venne quindi creato per festeggiare la pace fra i quattro regni e ricordare alla popolazione del pianeta che andiamo tutti d'amore e d'accordo e che per il momento i leader dei regni non sono attualmente interessati allo scoppio di una guerra, con grande dispiacere degli industriali e dei fabbricanti di armamenti.
Certo, magari vi sono altri problemi, tipo la criminalità incalzante, la discriminazione verso i fauni, la crescente minaccia dei grimm, ma ehi, almeno non siamo sul piede di guerra, festeggiamo!
<< E tu? Non compri nulla? >> mi chiese Ilian, io scossi la testa, avendo passato la vita a spostarmi spesso non ero abituato al comperare souvenir da esporre su una mensola o lasciare marcire in qualche cassetto, non avevo mai vissuto più di un mese nello stesso posto, e spesso mi capitava di dovermene andare precipitosamente, portando con me solo quello che potevo far entrare in tasca, inutile specificare che i lien avevano la priorità su tutto.
Quel giorno le strade erano affollate da stand e bancarelle di ogni tipo e provenienza, e in tutte le piazze erano stati montati dei piccoli palchi per varie presentazioni, ognuno dei quattro regni, a modo suo, era come approdato a Vale per farsi conoscere al pubblico, composto dai cittadini di Vale e da turisti provenienti da ogni parte di Remnant: Vale, Atlas, Mistral... e Vacuo.
Storsi il naso quando, passando per il molo, osservai una nave attraccare, una nave che recava, li riconobbi subito, gli stemmi di Vacuo.
Quella nave trasportava gli studenti di Shade, la scuola di cacciatori di Vacuo, nonché unica vera fonte di ordine di quel regno composto da criminali e fannulloni.
Come ben sapete, ho viaggiato per tutta Remnant in gioventù, e Vacuo non fa eccezione, e vi giuro, che dio (o gli dei) mi sia testimone (o mi siano testimoni), mai un soggiorno fu più sgradevole di quello che passai a Vacuo.
Mi ero diretto lì pensando che avrei avuto gioco facile nello svuotare le tasche, ma mi sbagliai, il problema non erano le inefficienti forze dell'ordine, ma la concorrenza, non potevo nemmeno introdurre la mia mano nella tasca di qualcuno che andava a finire con il sottoscritto che si trovava un pugnale puntato alla gola, c'erano (e ci sono tutt'ora) così tanti criminali a Vacuo che si derubavano a vicenda, e questo solo nel migliore dei casi.
Certo, detto da una persona che ha passato una buona parte della propria vita a rubare al prossimo questo astio verso la criminalità di Vacuo potrebbe suonare come incoerente oltre che immotivato, e forse un po' lo è, ma una cosa è il furto per necessità, un'altra è quello che ho dovuto passare in quel porcile!
E non potete avere la minima idea dell'inferno che ho dovuto passare!
Ricordo che una volta entrai in quello che credevo essere un bagno pubblico per poi ritrovarmi ricoperto di serpenti velenosi che degli uomini corpulenti versavano addosso ai poveri sfortunati che utilizzavano quella stretta cabina dai tetti vicini, per poi far scommettere agli spettatori se lo sfortunato partecipante sarebbe sopravvissuto o meno.
E quando riuscii ad arrampicarmi fuori e saltare su un tetto vicino, rischiai di essere linciato dal pubblico per l'enorme mole di denaro che avevo fatto perdere alla maggior parte degli scommettitori.
Per non parlare poi dello squallore assoluto delle strade e delle case, tutto lì sembra bloccato in uno stato di perenne decadenza.
In sostanza, non solo Vacuo è un posto orribile dove vivere, ma se davvero esiste un anello mancante fra l'uomo e la scimmia, sono i suoi abitanti!
Ma adesso, perdonate questo mio sfogo e torniamo alla lettura.
Cosa Deryck? Dici che dovremmo cancellare questa parte?

Dopo aver distolto lo sguardo dalla sgradevole presenza degli studenti di Vacuo tornai a soffermarmi con i miei compagni, Julia era impegnata a scegliere un souvenir fra i pochi articoli che era in grado di permettersi, mentre Ilian si era parcheggiato a uno stand dedicato alle armi prodotte a Mistral.
Deryck, invece, si era appena seduto ad una bancarella degli udon, e non sembrava interessato a lasciarla molto presto.
Sospirai, non avevo voglia di spendere soldi (sopratutto per gli articoli di Vacuo), ebbi l'idea di aggregarmi al team OMGA in giro per la città, ma ci eravamo persi di vista una volta usciti da Beacon e non avevo idea di come rintracciarli.
Iniziai quindi a vagare per le strade, sicuro di non perdermi, conoscevo bene quelle vie dopo mesi passati a compiere furti, specie se si trattava di possibili vie di fuga in caso di pericolo, sperai di non avere una qualche specie di chip inserito nel mio scroll per controllare la mia distanza dai miei compagni, ma ero certo che Ozpin mi avrebbe perdonato questo piccolo sconfinamento.
E se non l'avrebbe fatto, potevo sperare che non ne sarebbe mai venuto a conoscenza.
Fu allora, che passando vicino ad una piazza dove si era radunata una piccola folla, che una voce altisonante parlare attraverso un microfono.
<< Per diversi anni, i modelli AK-130 hanno rappresentato il più alto standard di sicurezza raggiunto su tutta Remnant, ed hanno fatto un lavoro egregio, non siete d'accordo? Non siete d'accordo? >>
Mi avvicinai alla piazza, cercando con lo sguardo la fonte di quella voce, forse avevo trovato qualcosa di interessante.
Così, mentre la folla prorompeva in applausi, riuscii ad individuare, su un ampio palchetto predisposto per l'occasione, vidi lui.
Alto, possente, elegante nel suo soprabito bianco e con la barba ben curata di chi ci tiene ad apparire affascinante ad un appuntamento: un pomposo generale atlasiano.
L'omone in questione, dopo una pausa studiata per dare più enfasi al discorso, riprese a parlare.
<< Ma... il regno di Atlas è sempre stato la culla dell'innovazione, ed “egregio”non è ancora abbastanza per noi, dico bene? >>
Il generale si trovava in mezzo a due ampi container, che al concludere della frase si aprirono simultaneamente, rivelando il loro contenuto: dei massicci robot color neve, molto più grandi dei loro predecessori, che per l'occasione erano inginocchiati davanti all'apertura dei container.
<< Gli Atlesian Knight 2.0! >> gli automi si attivarono e mossero le gambe in avanti, spingendo a terra i modelli ormai obsoleti.
La folla proruppe in un secondo applauso.
<< Più furbi, più agili, e a dire il vero: un po' meno minacciosi >> i nuovi modelli iniziarono ad agitare le braccia, come a imitare un'espressione esultante << Questi modelli saranno attivi verso la fine dell'anno, ma non saranno i soli >>
Se devo essere sincero, quell'uomo non mi fece una bell'impressione, mi era capitato spesso di avere esperienze non molto carine con militari e forze dell'ordine di qualsiasi tipo, specie quelle di Atlas.
Non conoscendo il suo nome, la mia mente lo catalogò come, visto il suo aspetto marziale, concentrato, e rigido come se gli avessero infilato una scopa su per il retto: “Generale Tutto-d'un-pezzo”.
Leggasi con tono insolente tipico di un'adolescente in vena di sfottere, grazie.
<< Ora... l'esercito di Atlas ha sempre sostenuto l'idea di allontanare gli uomini dai pericoli del campo di battaglia, tuttavia, alcune situazioni richiedono un tocco... più umano >>
Tutto-d'un-pezzo ammiccò alla folla prima di riprendere.
<< Le menti più brillanti del regno, in collaborazione alla Schnee Dust Company, sono orgogliosi di presentare... l'Atlesian Paladin! >> credo che i miei occhi rischiarono di schizzarmi fuori dalle orbite quando vidi l'ologramma del generale venire sostituito da un immenso mech grande si e no cinque Deryck e armato il quadruplo.
Sopratutto perché dalla distanza da cui stavo assistendo all'evento, capii che Tutto-d'un-pezzo era un ologramma solo nel momento in cui sparì.
Capii che all'interno di quella mostruosità, doveva esserci una qualche cabina di comando da dove un militare avrebbe guidato personalmente quel bestione sul campo di battaglia.
<< Quest'oggi non siamo riusciti a mostrarvelo dal vivo, ma entro il finire dell'anno potrete vedere questi guerrieri robotici da combattimento difendere i confini del nostro regno >>
L'idea sembrò entusiasmare il pubblico, mentre il sottoscritto all'idea di essere inseguito da uno di quei cosi non condivideva lo stesso sentimento.
Come immagino si sia intuito, la mia opinione del generale era tutt'altro che positiva, specie considerando che si era portato dietro l'esercito di Atlas quando era arrivato pochi giorni prima...
Ed ora, a distanza di anni, posso dire che il mio giudizio sia più che corretto, visto quello che è successo dopo!
Qualcuno di voi lettori è di Vale, e forse rammenta della catastrofe che colpì la città anni fa, proprio in occasione del festival, no?
Quando quei dannati automi si misero a sparare alla gente, quando le navi da guerra di Atlas persero il controllo e iniziarono a combattersi a vicenda mentre la White Fang si era impadronita degli Atlesian Paladin e seminava il terrore in città nel bel mezzo di un'invasione di grimm?
Si credo che voi abitanti di Vale lo ricordiate bene, così come tutte le persone sopravvissute a quella catastrofe: le famiglie, gli studenti, i turisti, e chiunque abbia perso qualcuno in quell'inferno, ed a chi devo dire grazie per questo?
Certo, ci sono stati dei responsabili, il loro piano era stato organizzato minuziosamente sin nei minimi dettagli e nessuno, nemmeno Ozpin, aveva realizzato cosa stava accadendo proprio sotto al suo naso fino all'ultimo momento!
Ma chi, è arrivato qui portandosi dietro l'esercito solo per peggiorare irrimediabilmente la situazione? Facendosi manomettere i robot e rubare le navi da sotto il naso? Regalando al nemico una terrificante mole di armi da rivolgere contro persone innocenti e, non specialmente, al sottoscritto?
D'altronde quando c'è un nemico invisibile di cui non puoi vedere ne prevedere le mosse, la cosa migliore da fare è fargli sapere quali sono le tue difese e dargli modo di sottrartele come l'ultimo degli idioti?
Davvero niente male generale Tutto-d'un-pezzo, niente male!
Perdonate questo mio sfogo carico di livore, che per di più è il secondo in un solo capitolo, ma fra militari e abitanti di Vacuo il sottoscritto rischia di perdere la testa.
Inoltre, non ho svegliato Deryck per scrivere delle mie opinioni poco lusinghiere su Tutto-d'un-pezzo e collaboratori vari.
Bensì di quello che vidi dopo il discorso di Tutto-d'un-pezzo, infatti riuscii a captare la frequenza di una persona a me conosciuta, che osservava il tutto in disparte: Ruby.
Era in compagnia di una ragazza dai capelli di carota, le notai mentre si allontanavano in fretta e furia seguire da dei militari atlasiani.
Una piccola parte di me insisté per farmi gettare a mia volta nell'inseguimento e cercare di soccorrere le due, ma repressi subito questo sentimento, non per cattiveria, ma non volevo rischiare guai con autorità di qualsiasi tipo mettendo a rischio la mia presenza a Beacon, inoltre vista l'abilità di Ruby nel combattere, un qualsiasi aiuto da parte mia sarebbe risultato superfluo, se non dannoso.
Le lasciai alla loro fuga, conscio che Ruby non avrebbe avuto alcun problema a seminarli, e con lei la ragazza in sua compagnia, non l'avrebbe lasciata indietro, non era da lei.
Finii così per il vagare per la piazza senza una meta apparente, non ero interessato ad assistere a cosa quel robot avrebbe potuto fare (e farmi) sul campo di combattimento, né volevo tornare alle bancarelle finché non fossi stato certo dell'assenza degli studenti di Vacuo appena sbarcati, cosa che, immaginai, non sarebbe avvenuta molto presto.
Iniziò così un lento trascinarsi per la strada, fino a quando, con mio sommo piacere, non individuai le orecchie di Brienne svettare fra la folla.
Non era in compagnia di Marlee, né delle gemelle, stava camminando da sola, ed a giudicare dalla sua fretta si stava dirigendo in un posto preciso.
Nei giorni successivi alle mie dimissioni non ebbi modo di parlarle, un po' per l'assenza di tempo fra allenamenti e giornate di studio da recuperare, ed anche perché una parte di me temeva volesse uccidermi (a giorni di distanza, sentivo ancora il saporaccio di quei biscotti sulla lingua), il che rendeva più forte la mia curiosità sulla sua fretta (sperando che non stesse andando a comprare veleno per topi).
Ci pensai un attimo, e decisi che l'avrei seguita, a differenza di Ruby non avrei rischiato l'arresto o peggio.
Partii facendomi largo fra la folla a suon di spallate e spintoni, beccandomi qualche insulti fra una corpulenta signora sulla sessantina e un gruppo di teenagers, alla prima infilai la mano nella tasca sfilando il portafoglio, che riposi nella tasca di uno di quei ragazzi, dopo averlo alleggerito di qualche lien.
E non guardarmi così!
Ho un talento, tante vale usarlo.
Strisciai fra la bolgia di voci e persone fino a raggiungere il marciapiede, Brienne si era allontanata ma non era irraggiungibile, mi armai di pazienza e iniziai a camminarle dietro, non dovevo raggiungerla, ma evitare di perderla.
Se avessi avuto il controllo sulla mia semblance, avrei potuto usarla per attraversare direttamente le persone a guadagnare tempo, ma ci ripensai in fretta: qualche persona si sarebbe messo a gridare di vedere i fantasmi, il che forse era peggio che mettermi a seguire Ruby e i militari.
Continuai a pedinarla per una decina di minuti, ci stavamo spostando verso i quartieri residenziali, e quando riusciva a liberarsi dalle zone affollate non esitava ad aumentare la velocità, ma alla fine, con grande sollievo delle mie caviglie, si fermò.
Svoltò dietro un vicolo, e sentii il rumore di passi cessare, si era fermata, tesi l'orecchio per ascoltare, forse era lì con qualcuno, le parole si perdevano nell'immenso mormorio causato dal vociare della folla.
Iniziai ad interrogarmi su cosa avrei potuto trovare una volta svoltato quell'angolo: Brienne era con qualcuno, così teorizzavo, ma con chi?
Forse aveva un ragazzo, oppure stava realmente comprando del veleno da mettere nel prossimo impasto, magari una dose più grande della volta precedente.
Scacciai quel pensiero con una smorfia, forse cucinava da schifo e basta, ma l'ipotesi del veleno pareva più sensata.
Dopo un po', decisi che non potevo attendere oltre, mi infilai bruscamente nel vicolo, e quello che vidi mi turbò, se è possibile, più di quanto mi avrebbe turbato vedere Brienne compare del veleno.
<< Si! Salta! >>
Brienne saltò in avanti in seguito all'ordine stridulo di una voce infantile, all'atterraggio seguirono le risate di cuore di un bambino.
Piegata in avanti, la coniglia del team MEAB portava sulle spalle un bambino sui dieci anni, un piccolo fauno dalle orecchie da coniglio color quercia, come i suoi capelli.
Vidi Brienne compiere altri due salti fra le risate del bambino, prima di accorgersi della mia presenza, se io dovevo avere un'espressione sorpresa, la sua lo era almeno il doppio, anche se la bocca era nascosta dall'ampio colletto, non ebbi problemi ad immaginarmi la sua espressione, specie visto il rossore che divampava nel resto del viso.
Il bambino d'altro canto, era confuso quanto me.
<< Sorellona, lui chi è? >>

   
 
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