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Autore: _Dynamis_    23/11/2018    1 recensioni
Yoonmin | Angst
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Yoongi è perso e segue la musica per ritrovarsi.
Jimin è stanco e segue la musica per perdersi.
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{Tratto dalla storia}
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Era una canzone che parlava di ricordi sfumati tra le pieghe del tempo, di un amore caldo in grado di sciogliere qualsiasi ghiaccio dell’anima, ma anche così fragile da non resistere alla morsa di un implacabile destino, finendo per infrangersi come cristallo caduto in terra.
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And the Melody lingers on
 
 
Min Yoongi, brillante studente di musica e aspirante compositore, si risvegliò da un sonno agitato ritrovandosi in quello che, a prima vista, riconobbe subito essere il parco in cui portava frequentemente il suo cane Holly. Alle sue spalle i rumori della vita notturna gli arrivavano ben distinti, i clacson delle automobili erano una costante rumorosa nelle sue orecchie e la luce dei locali ce la faceva a malapena ad illuminare il sentiero che aveva davanti. Sentiva la testa girargli un poco, mentre il totale smarrimento si faceva strada dentro di lui: non sarebbe dovuto essere lì. Era più che sicuro, infatti, che Morfeo gli avesse fatto visita mentre si trovava ancora comodamente sdraiato sul divano di casa sua, la testa appoggiata ad un morbido cuscino e i titoli di coda del film che scorrevano sullo schermo del televisore.  Che fosse diventato sonnambulo? No, lo escludeva. Anche volendo, non avrebbe potuto percorrere tutta quella strada a piedi, senza venir investito dal caos della città, o da qualche macchina.
La sgradevole sensazione della ghiaia a graffiargli i palmi delle mani lo riscosse dai suoi pensieri, e Yoongi si rese conto con una smorfia contrariata di essere seduto a terra. Dunque si alzò, spolverandosi i jeans grigi con cui si era addormentato, troppo stanco per cambiarsi, e si avviò verso la strada, con l’intento di tornarsene nel suo appartamento e dimenticare quell’episodio alquanto singolare e bizzarro. Stava per fare un passo, quando una forza sconosciuta lo costrinse a fermarsi. Fu come se la gravità lo schiacciasse d’improvviso, mozzandogli il respiro in gola e facendogli provare una fitta lancinante al petto, tuttavia non appena provò a retrocedere di poco, tutto cessò. Aggrottò le sopracciglia, borbottando qualche imprecazione, veramente stanco di tutte le stranezze che quella serata gli stava riservando. Riprovò dunque ad imboccare la via di casa, ottenendo subito lo stesso risultato: pietrificato sul posto.  Strinse i denti, voltandosi dalla parte opposta e osservando accigliato la strada che si addentrava dentro il parco.
“Posso sempre passare per di qua e poi fare il giro” si disse, e questo lo convinse a proseguire. Portò timoroso un piede in avanti, e questa volta non successe nulla. “Strano” pensò ancora, ma poiché il cervello si stava già arrovellando nel tentativo di trovare una spiegazione logica a tutto quello, decise di non aggiungere ulteriori domande e di continuare solo a camminare.
Arrivato quasi dall’altra parte del parco pubblico, un altro evento, simile a quello precedente, lo costrinse ad arrestarsi. Il vento si alzò, nonostante quella fosse stata una notte serena fino a pochi attimi prima, tirandogli la manica della maglietta così forte che quasi non gliela strappò. Era come se l’aria cercasse di girarlo in un senso ben preciso, e allora il giovane musicista puntò lo sguardo nella stessa direzione verso cui si sentiva tirare , e fu allora che la vide: una figura incappucciata vicino ad un albero di ciliegio. Se ne stava ferma in piedi, i raggi della luna che creavano giochi di luce ed ombra sul cappuccio calato, conferendogli un’aurea quasi soprannaturale, se non del tutto eterea. Le braccia cadevano morbide lungo i fianchi, e Yoongi ebbe la sensazione che stesse guardando proprio verso di lui. Un brivido gli percorse la schiena, ed il battito del cuore velocizzò improvvisamente, suggerendogli a gran voce che fosse arrivato il momento di correre via. Cosa che avrebbe anche fatto, se non si fosse trovato contrario a quel vento assurdo che continuava a spingerlo dalla parte opposta, verso la figura tra gli alberi.
Poi, ad un certo punto, finì.
Un canto dolce e malinconico si levò limpido nel cuore della notte, e sembrò quasi che il mondo intero si fosse fermato ad ascoltarlo. Anche il giovane musicista restò imbambolato a riempirsi le orecchie di quella voce divina, percependo pian piano tutta l’ansia scivolare via e i muscoli rilassarsi: improvvisamente, non sentiva più il bisogno impellente di fuggire.
Era una canzone che parlava di ricordi sfumati tra le pieghe del tempo, di un amore caldo in grado di sciogliere qualsiasi ghiaccio dell’anima, ma anche così fragile da non resistere alla morsa di un implacabile destino, finendo per infrangersi come cristallo caduto in terra. Mentre udiva quel canto, Yoongi fu scosso da un terremoto emotivo, a tal punto che un peso iniziò a gravargli in petto e lo stomaco gli si attorcigliò in preda ad un’emozione inspiegabile – lui sapeva, riusciva a capire in qualche modo.
E poi, proprio quando decise di avvicinarsi alla figura incappucciata, essa scomparve, e lui si risvegliò sul divano, avvolto dalla morbidezza di una coperta, al sicuro nel suo appartamento. Una leggera esclamazione di sorpresa gli sfuggì dalle labbra a causa del risveglio tanto brusco.
<< Hyung? >> Una voce lo richiamò dalla cucina, e pochi secondi dopo un ragazzo dagli eccentrici capelli rossi lo raggiunse preoccupato. << Hyung, tutto bene? >> domandò ancora, notando l’aspetto abbastanza scosso del più grande.
<< Sì, sì Hobi non ti preoccupare… Era solo un incubo >> rispose, alzandosi per andare in bagno a farsi una doccia, sia per togliersi il sottile strato di sudore che imperlava il suo corpo, sia per riprendersi un poco.
<< Sempre il solito? >> urlò Hoseok, suo coinquilino, migliore amico ormai da tempo immemore ed unico essere vivente a conoscere il sogno misterioso che da un mese a quella parte tormentava Yoongi: era sempre lo stesso. Stesso luogo, stessi protagonisti, stessa canzone.
<< Sì >>
E poi la porta del bagno fu sbattuta con un tonfo.
 
 
 
 
 
Una settimana dopo, arrivò la primavera. E con essa, la voglia di godersi le prime belle giornate di sole. Nemmeno la pigrizia di Yoongi poté fare nulla, infatti, davanti ad un seducente pomeriggio con il cielo terso e una temperatura più mite rispetto ai giorni gelati dell’inverno, e così il ragazzo si ritrovò a mettere il guinzaglio al suo fedele cagnolino, pronto per una rilassante passeggiata al parco. Anche se, rilassante, alla fine era sempre una parola grossa: ogni volta che metteva piede lì dentro, le immagini dei suoi incubi tornavano a farsi vivide nella sua testa, facendolo scattare immediatamente sull’attenti. Qualche volta, addirittura, aveva evitato di andarci e di portare Holly a spasso in un’alta zona del quartiere, ma pure lì le cose non miglioravano affatto ed iniziava a sentire una voce cantare ad ogni angolo della strada, nonostante vedesse con i suoi stessi occhi che non ci fosse nessuno a farlo.
Con il passare dei giorni, aveva semplicemente iniziato a convincersi di essere pazzo. I suoi amici glielo dicevano spesso che, a forza di tenere la testa china sugli spartiti e la tastiera, senza mai far prendere al cervello un po’ d’aria fresca, alla fine gli si sarebbero fusi i neuroni. E forse quelle previsioni si erano avverate, forse lo stress e la sua routine sregolata lo avevano portato ad avere disturbi del sonno e allucinazioni. E di raccontarlo a qualcuno proprio non se ne parlava, nemmeno ad Hoseok che conosceva già metà del problema, perché in cuor suo Yoongi sapeva che non avrebbero capito. Il suo istinto gli mormorava all’orecchio di tenersi quegli episodi per sé, di custodirli gelosamente in un angolino del suo cuore finché non se ne sarebbero andati via da soli, così com’erano arrivati, in un battito d’ali in mezzo alla tempesta – che poi, a lui quella canzone piaceva, e forse si sarebbe sentito anche un po’ più solo senza le sue note a riempirgli la testa.
<< Holly, su, non tirare >> ordinò al cagnolino, mentre affrettava il passo sul viale alberato del parco, nel tentativo di stargli dietro. Se non ci fosse stata quella palla di pelo a fargli fare un po’ di movimento, probabilmente sarebbe rimasto a vegetare in casa fino alla fine dei suoi giorni.
Una volta stabilizzato il ritmo da tenere, Yoongi poté finalmente godersi la sua meritata camminata. Nessuna nuvola oscurava l’azzurro del cielo, e quel giorno molte persone, oltre a lui, avevano deciso di passare del tempo all’aperto: gli sportivi che facevano jogging, i bambini che giocavano a rincorrersi, qualche vecchietto seduto sulla panchina… E nonostante tutto quell’affollamento, un velo di calma copriva ogni cosa.
Arrivato ad un bivio, il giovane musicista decise di imboccare un sentiero laterale diverso da quello che prendeva di solito, spinto dalla curiosità di scoprire nuovi angoli nascosti di quel luogo. La stradina che si ritrovò a percorrere non era molto diversa dalle altre, forse c’era meno gente e l’atmosfera era più raccolta, intima, ma le differenze finivano lì.  I suoi occhi caddero a terra per un attimo, ad osservare il sasso che aveva appena calciato con il piede rotolare via, ed in quell’istante accadde l’impensabile: la melodia prese vita.
Yoongi si congelò sul posto, gli occhi che frenetici divoravano ogni centimetro intorno a lui nel tentativo di individuare la possibile fonte dei suoi tormenti, mentre un’ansia inspiegabile gli mordeva le viscere. Quella volta era diverso, non era più solo un suono nella sua testa, nei suoi sogni. No, sembrava più reale, più concreto, qualcosa di tangibile e di così vicino… Così vicino… Così vicino…
L’agitarsi di Holly, che voleva continuare il suo giro,  lo riportò alla realtà. Sbatté un paio di volte le palpebre, come se si fosse appena risvegliato da un’ipnosi, recuperando un minimo di compostezza, e solo allora si accorse del ragazzo che stava a pochi metri di distanza da lui, seduto sotto un albero di ciliegio a gambe incrociate: cantava. Lo stesso canto del suo sogno fluiva delicato da un paio di labbra estranee, due volte più dolce di come aveva fantasticato, terribilmente più straziante di come l’aveva immaginato. Ascoltarlo dal vivo lo fece sentire in una volta sola sia un adolescente alla sua prima cotta, sia un uomo maturo che chiede la mano alla sua donna, sia un anziano che piange sulla tomba della moglie. E poi provò anche tanta gioia, una gioia immensa che lo spinse ad avvicinarsi di più a quello sconosciuto, e sollievo, un sollievo benedetto, come se gli avessero tolto dalle spalle il peso del mondo. E dopo il sollievo arrivarono le lacrime, e non seppe dire se gli occhi gli pizzicassero agli angoli per la malinconia della musica o per la forza delle emozioni in cui il suo cuore stava affogando.
In seguito, proprio come nel sogno, d’improvviso tutto terminò.
Il ragazzo aveva smesso di cantare, ed i suoi occhi adesso lo stavano fissando furtivi, quasi temessero di esser colti in flagrante. Un leggero rossore gli colorava le guance piene, chiaro segno del suo imbarazzo.
<< Scusa, non volevo disturbarti >> disse Yoongi, sentendosi quasi in colpa per aver interrotto con la sua sola presenza qualcosa di tanto celestiale e privato. Si meravigliò anche di se stesso, in realtà, per aver trovato la forza di mettere insieme una frase di senso compiuto dopo il casino che era successo dentro di lui. << Era molto bello >> aggiunse, la suola della scarpa che ora strusciava nervosa sui ciottoli della via.
L’altro non gli rispose subito, anzi. Si prese tutto il  tempo per alzarsi, spolverarsi i jeans strappati al ginocchio e raccogliere lo zaino, e solo dopo aver finito gli prestò attenzione: << Tranquillo, è che non sono abituato ad esibirmi con un pubblico. Sono contento ti piaccia… >>
Le labbra si piegarono in un piccolo sorriso, e Yoongi notò come gli si fossero assottigliati pure gli occhi mentre lo faceva. Notò anche che l’altro fosse un poco più basso di lui, con i capelli biondo cenere che rilucevano sotto i raggi del sole ed un volto che in molti avrebbero definito “di porcellana”, tanto erano delicati i lineamenti. Distolse lo sguardo, resosi improvvisamente conto di essere rimasto a studiarlo forse oltre quanto stabilito dalle regole di buona educazione, rimproverandosi perché dopotutto quello che aveva davanti era uno sconosciuto, e rischiare di fare la figura del maniaco proprio non gli andava.
<< Da dove viene…? >> chiese con finta noncuranza, nel tentativo di scoprire qualcosa in più, ora che ne aveva l’occasione, riguardo alla misteriosa musica che ogni notte accompagnava i suoi sogni.
Vide il sorriso del biondo vacillare alla sua domanda, e un bagliore strano gli passò negli occhi, rendendolo per un attimo simile al paesaggio di Venezia, di quella bellezza malinconica che ti faceva sospirare il  cuore per tutta la tristezza che si portava dentro – che forse poi non era nemmeno tristezza, ma semplice consapevolezza. Consapevolezza che le rughe intorno agli occhi aumentano, che la pioggia continua a cadere e le persone ad andarsene, che il mondo scorre e ciò che ne resta sono solo frammenti sparsi nel vento.
<< Me la cantavano sempre quando ero piccolo, è una ninnananna >> rispose flebile il ragazzo, senza aggiungere nient’altro, e Yoongi si ritrovò solo con nuove domande a cui dare risposta, decidendo tuttavia di non insistere oltre. Se avesse avuto la possibilità di conoscerlo meglio, magari, si sarebbe aperto di più con lui rivelandogli ciò che gli serviva senza risultare sospetto o invadente. Con questo proposito in testa, quindi, allungò una mano e si presentò:
<< Comunque sono Yoongi, piacere >>
<< Jimin. Park Jimin >>
E quando le loro mani si strinsero, Yoongi fu sicuro che una scarica elettrica gli avesse attraversato il corpo dalla punta dei piedi a quella dei capelli.



Angolo autrice

Salve, coraggiose anime arrivate fino a questo punto.
Mi presento: sono Dynamis, scrittrice a tempo perso e amante dell'angst e della cioccolata. Ho ripreso a buttare giù qualche storiella perché mi mancava, poi ad un certo punto mi sono detta "perché non scrivo una yoonmin?"... E quindi eccoci qui. Spero vi sia piaciuta, il secondo capitolo arriverà a breve, fatemi sapere la vostra opinione!
A presto,
Dyn
   
 
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