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Autore: Arinmirkan    25/11/2018    0 recensioni
Lunga one shot nata come missing moment dopo la 14x02. ATTENZIONE SPOILER STAGIONI 13 e 14.!!! Dean viene ritrovato dopo essere stato posseduto dall'arcangelo Michele misteriosamente sganciatosi dal suo Vero tramite. Castiel aiuterà Dean a riacquistare i ricordi in una lunga discesa nei recessi della memoria del cacciatore. Destiel of course, con il dovuto livello di angst, perchè senza angst non può essere Destiel.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Disclaimer:

Nessuno dei personaggi del mondo Supernatural mi appartiene e scrivo per puro diletto personale.

 

ATTENZIONE: Spoiler 14a stagione, riferimenti e più stagioni. Se non avete visto il finale della 13a e/o le prime puntate uscite della stagione 14 non leggete. Lettrici/Lettori (ce ne saranno???) avvisati, Lettrici/lettori mezzi salvati.

 

La storia era nata per essere un missing momentbreve(uhm, sì, proprio) in coda alla puntata 14x02, quando Dean viene ritrovato dopo essere stato lasciato misteriosamente ‘libero’ dalla possessione dell’arcangelo Michele. E’ diventata un cosa un po’ più lunga con numerosi riferimenti un po’ a tutte le stagioni e con qualche piccola licenza proprio tra la 14x02 e la 14x03. Se qualcuno se lo fosse chiesto, è una Destiel of course.

Il titolo omaggia La ricerca del tempo perduto(pensatela come vi pare, ma

se Proust fosse vive sarebbe un fan del Destiel e nessuno può convincermi del contrario)

La pubblico tutta insieme e può ritenersi conclusa, anche se potrebbe solleticarmi l’idea di aggiungere un epilogo. Più in là vedremo. Attendo speranzosa le vostre recensioni.

Buona lettura

Arin Mirkan

 

 

 

La recherche al tempo degli angeli 

 

Sam e Mary si misero subito in posizione di difesa nonostante fossero consapevoli della loro totale impotenza innanzi all’ arcangelo. Lo stupore negli occhi di Sam nell’intravedere la figura di Dean sulla porta fece subito spazio alla rabbia della consapevolezza del nemico che dominava la volontà del fratello. In tutti quegli anni di caccie e follie apocalittiche mai avrebbe pensato di morire davvero per mano di Dean. L’odio si trasformò in terrore mentre gli occhi correvano su Mary un passo dietro di lui, ma voltandosi verso la donna notò anche lo sguardo di Castiel. Nei suoi occhi riconobbe sgomento, commozione e, per Dio, persino sollievo. Castiel aveva già visto, aveva già capito quello che i due cacciatori non avevano potuto realizzare con gli occhi umani.

Dean mosse due passi incerti all’interno della chiesa diroccata, si tolse il borsalino come se si stesse sciogliendo da catene pesantissime e fu costretto a trovare sostegno contro uno dei piloni della navata.

Fu un attimo più che sufficiente a far comprendere a Sam che quello davanti a lui era suo fratello. Non ebbe neppure il tempo di realizzare che la piena consapevolezza arrivò con il suono della voce stanca di Dean

Sammy, sono io…-

Sam si gettò immediatamente per terra accanto al fratello e lo sostenne per le spalle stringendolo in un abbraccio. Subito venne seguito da Mary che finalmente strinse entrambi i suoi figli fattisi improvvisamente piccoli contro al suo corpo.

Ancora stretto tra le braccia dei suoi cari, Dean alzò lo sguardo verso Castiel che rimaneva qualche passo indietro, quasi timoroso di imporre la propria presenza in quel ritratto familiare. 

Per un momento Dean credette di scorgere un velo di commozione sugli occhi dell’angelo, ma durò solo una manciata di secondi.

Sam aveva lasciato andare le spalle di Dean permettendogli di respirare e aveva cominciato a chiedergli come avesse fatto a liberarsi di Michele. Castiel questa volta si intromise:

-      Scusate, ma dobbiamo andare. Dean è debole e potrebbero esserci altri vampiri e licantropi. Lo avete visto anche voi. Sono stati….modificati. Siamo troppo esposti qui. Torniamo al bunker e là cercheremo di capirci di più.-

Mary annuì e si alzò da terra aiutando Sam a issarsi Dean su un fianco. Il cacciatore sembrava letteralmente esausto, faticava a stare sulle proprie gambe e sembrava che ogni movimento gli provocasse dolore. Sam gettò uno sguardo interrogativo a Castiel il quale parve radiografare Dean con lo sguardo prima di estrarre la lama angelica e fare strada fuori dalla chiesa e raggiungere l’Impala.

-      Sam. Tuo fratello è stato posseduto da un arcangelo e il suo fisico è sfinito, ma si riprenderà. Probabilmente non si nutre da giorni e ora che non è più sostenuto dalla grazia di Michele è distrutto. Altri non ce l’avrebbero fatta, ma vedrai….Dean è forte.-

 

Il viaggio sull’Impala si svolse in silenzio. Sam era alla guida, anche se gettava continue occhiate allo specchietto retrovisore per controllare il fratello. Dean si era letteralmente accasciato sui sedili posteriori e teneva la testa sul grembo di Mary che gli accarezzava i capelli sussurrando parole impercettibili alle orecchie dei due seduti davanti. Castiel dal canto suo si era chiuso in un mutismo inespressivo, anche se Sam lo sorprese più di una volta rivolgere il proprio sguardo verso il fratello che sembrava caduto in uno stato di semi incoscienza.

*****

 

Arrivarono al bunker che ormai era notte. Trovarono solo Bobby e Jack seduti al tavolo da guerra e i due scattarono in piedi cominciando a rivolgere una raffica di domande concitate quando videro Sam scendere le scale di ingresso tenendosi sulle spalle Dean ancora svenuto. Mary gli andò incontro e dopo averli brevemente aggiornati rimandò all’indomani ogni ulteriore spiegazione. La priorità sua e di Sam in quel momento era Dean.

Castiel continuava a seguirli stando ad un paio di passi di distanza chiuso nel suo mutismo. Solo Jack lo fece riscuotere quando gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla.

-      Lo hai ritrovato. Non so come, ma lo hai ritrovato

Castiel impiegò più tempo del necessario a formulare una risposta, quasi dovesse ancora capacitarsi di quello che era accaduto nelle ultime ore. Poi prese un lungo respiro e sembrò ritornare presente a se stesso.

-      Sì Jack…Dean è a casa.-

E lasciando il ragazzo con queste parole si avviò verso la camera del cacciatore dove Mary e Sam lo avevano adagiato sul letto. Castiel non entrò, aspettò sulla soglia esterna mentre gli toglievano i vestiti così tremendamente estranei a Dean, gli infilavano una tuta e lo coricavano nel letto. 

Mary uscì dopo qualche minuto e si rivolse a Castiel:

-      E’ sempre incosciente…..sembra così…così distrutto -.

Castiel vide Mary mordersi il labbro inferiore e lesse nei suoi occhi il sollievo dell’aver ritrovato il figlio macchiato dalla preoccupazione per le sue condizioni

-      Castiel, so che la tua grazia si deve rigenerare ma…puoi aiutarlo?-

L’angelo sembrò per un attimo piegare le spalle ferito da quelle parole, non perché leso nel suo orgoglio, ma dalla consapevolezza delle sue limitazioni.

Dean sta subendo gli effetti della grazia di un arcangelo…non so Mary se sono in grado, ma farò il possibile.-

E senza prestare troppa attenzione al ringraziamento silenzioso della donna Castiel fece ingresso nella stanza, trovando Sam seduto sulla sponda del letto intento a passare una pezza bagnata sul viso del fratello. Dean tremava per la febbre, le labbra ridotte a due fessure screpolate come se non avesse bevuto da giorni. Le sue condizioni sembravano essere peggiorate notevolmente da quando avevano lasciato la chiesa abbandonata. L’effetto della grazia di Michele era scivolato via del tutto e ora ne restavano solo i postumi su un fisico che, per quanto forte, rimaneva molto, troppo umano. 

Castiel fece segno a Sam di scostarsi e, preso il suo posto, portò le sue dita sulla fronte di Dean, chiudendo gli occhi per concentrarsi. La luce cominciò a irradiarsi e man mano che il potere dell’angelo defluiva sul corpo del cacciatore sembrava che gli spasmi della febbre diminuissero sempre più. Anche il viso aveva assunto un colore meno cinereo ed il respiro si era fatto più regolare.

Castiel stava facendo uno sforzo immane per riparare ai danni fatti da Michele e fu costretto ad interrompere la sua opera di guarigione quando si sentì scrollare dalle mani di Sam.

-      Fermati….adesso basta. Lui non vorrebbe che ti consumassi così. Hai fatto abbastanza….Castiel, basta! Stai sanguinando dal naso.-

Castiel con fare distratto si portò la mano libera sul volto e si accorse della striscia scura sulle sue dita. Il suo tramite umano stava cedendo sotto lo sforzo e la sua grazia non era abbastanza per sostenerlo e curare Dean allo stesso tempo.

A malincuore si fermò, provando comunque un minimo di sollievo nel vedere che il suo intervento aveva lasciato Dean in un sonno profondo e apparentemente tranquillo.

-      Sam…lasciamolo dormire ora. Dovresti riposare anche tu. Quando si sveglierà avrà bisogno di te e in questo stato non sei di aiuto per nessuno-.

Il ragazzo cercò di protestare, ma si dovette arrendere quando Mary lo prese amorevolmente per una spalla.

-               Castiel ha ragione. Vai a riposare qualche ora. Rimango io qui con Dean. Per qualsiasi cosa ti chiamo-.

Sam obbedì e si avviò mestamente verso l’uscita dalla camera, seguito da Castiel che rimase seduto contro lo stipite esterno della porta. Non si mossero sino all’indomani, Mary seduta su una sedia accanto al letto di Dean, Castiel a braccia conserte accovacciato sul pavimento del corridoio.

Castiel non riusciva a non pensare a quello che aveva visto quando aveva posato le mani sul corpo di Dean, aveva riparato il grosso dei danni fisici, ma non aveva confidato a Sam e Mary il perché avesse rischiato di consumare la sua grazia. Dentro il corpo di Dean non c’era solo dolore fisico. Dentro di lui aveva percepito un’aura scura che gli ricordò terribilmente la coltre nera che strozzava la sua anima quando l’aveva afferrata per salvarlo dall’inferno.

Castiel si passò nuovamente il dorso della mano sotto al naso che aveva ricominciato a sanguinare. Non se lo seppe spiegare, ma provò un moto di rabbia infinito che gli fece stringere i pugni a terra e provocò il tremolio delle luci del corridoio del bunker. Provava rabbia per se stesso, troppo debole per proteggere gli altri, provava rabbia verso Michele che aveva tradito la prima missione di tutti gli angeli. Loro avrebbero dovuto proteggere l’umanità. “Dannazione, perché quando i miei fratelli vedono l’umanità non vedono quello che vedo io”. Provava rabbia anche verso suo Padre, il quale aveva affidato a lui e ai fratelli Wichester un compito impossibile mentre lui era sparito negli universi insieme ad Amara.

Castiel era inchiodato alla parete prostrato da questo flusso di pensieri quando si rese conto che in fondo provava rabbia anche verso Dean, soprattutto verso Dean. Ma a questa rabbia profonda non riusciva a trovare una spiegazione nella sua mente.

****

Dean aveva dormito per tutto il resto della notte e buona parte del giorno successivo. Aprì gli occhi solo verso il tramonto, trovando Sam che aveva preso il posto di Mary al suo capezzale. 

Dean provò ad aprire la bocca per richiamare l’attenzione del fratello, cercando contemporaneamente di alzarsi, ma non riuscì ad articolare nulla se non un gemito lamentoso. Gli sembrava di essere stato investito da un treno. Subito Sam gli si fece più vicino e gli portò un bicchiere d’acqua alla bocca.

In altre condizioni Dean lo avrebbe mandato a quel paese, ma in quel momento l’arsura che gli bruciava la gola gli fece dimenticare l’imbarazzo di farsi imboccare dal fratello minore.

Dopo qualche sorsata si schiarì la voce e mise a fuoco lo spazio intorno a sé capendo di essere nella sua stanza nel bunker degli Uomini di Lettere.

-      Ciao Sammy…..lo sai che hai un aspetto terribile?-

Sam lo abbracciò immediatamente con anche troppa irruenza, persino contento della frecciatina del fratello.

-      Dean…pensavamo di averti perso. Come ti senti?-

-      Ehi…piano…piano. Sto bene….cioè, mi sembra di essere saltato da un treno in corsa ma sto bene…Dov’è la mamma? E gli altri?- Dean fece una piccola pausa. Parlare gli risultava ancora faticoso.- Dov’è Cas? Stanno tutti bene?-

-      Sì Dean…non ti preoccupare. Stanno tutti bene. Mamma è stata con te tutta la notte. Anche Cas è rimasto qui fuori dopo averti curato. Ora li vado a chiamare. Non ti sforzare. Sei ancora debole. Ci sarà tempo per parlare.-

Sam strinse la mano di Dean finalmente concedendosi di respirare: suo fratello era ammaccato, ma sembrava essersi ripreso e, finalmente, tutti i suoi cari erano riuniti sotto lo stesso tetto. Certo, Michele era ancora libero sulla Terra, nella loro dimensione, ma avrebbero affrontato anche questo. Si alzò ed uscì dalla stanza trovando Castiel già in piedi oltre la soglia.

Cas, si è svegliato. Sembra che stia bene. Io vado a chiamare mamma, intanto entra se vuoi. -

Sam non lasciò all’angelo il tempo di rispondere che già aveva cominciato a percorrere a grandi falcate il corridoio del bunker diretto verso la camera della madre. Mary era rimasta tutta la notte a vegliare Dean e si era coricata solo da un paio d’ore, ma non glielo avrebbe mai perdonato se non l’avesse svegliata immediatamente per dirle di Dean.

*****

-      Ehi Cas…-

Dean salutò l’angelo che faceva capolino sulla porta e cercò di mettersi un po’ più seduto portando la schiena contro la spalliera del letto, ma il dolore che provò in ogni singolo muscolo gli impedì di muoversi. Castiel si portò immediatamente al suo fianco costringendolo a rimanere sdraiato. 

-      Dean, cosa credi di fare. Sei stato posseduto da Michele. Il tuo corpo è ancora molto debole e…-

-      Già…me ne sono accorto. Ho la forza di un pulcino bagnato– Così dicendo si rassegnò a riappoggiare la testa sul cuscino, facendo cenno a Castiel di dargli dell’altra acqua.

-      Accidenti, mi sembra di essere uscito da una maratona nel deserto.-

-      Dean, probabilmente non mangi e non bevi da settimane. Cosa ricordi?-

Il cacciatore strizzo gli occhi quasi faticando nel cercare di mettere a fuoco le immagini nella sua mente. Un’ombra scura passò sopra il suo volto subito notata da Castiel che cercò di nascondere la sua reazione concentrandosi sul bicchiere ormai vuoto.

-      Abbiamo ucciso Lucifero….ricordo lo scontro, io che stavo per soccombere e Sam che mi ha passato il pugnale. Ricordo che quel bastardo di Michele ha preso il sopravvento dentro di me.-

Dean fece di nuovo una pausa. Sembrava che ogni parola gli costasse un’enorme fatica. Castiel stava per dirgli che non ce ne fosse bisogno, che ci sarebbe stato stato tempo per questo, ma Dean riprese a parlare.

-      Cass, mi dispiace….io ti giuro che ci ho provato a buttarlo fuori. Ho provato a resistere ma…-

Castiel tirò un grande sospiro, di nuovo come la sera prima quel nodo di rabbia, preoccupazione e frustrazione gli aveva preso la bocca dello stomaco. Di nuovo quelle sensazioni così umane lo avevano bloccato ed il pugno della mano aveva cominciato a stringere convulsamente il bordo delle lenzuola del letto di Dean.

La conversazione fu bruscamente interrotta dall’ingresso della stanza di Mary che si gettò letteralmente ad abbracciare il figlio sotto lo sguardo felice di Sam che l’aveva seguita.

Castiel si alzò sfiorando il braccio di Dean in un saluto muto e lasciò per la seconda volta i tre chiusi nel loro momento di intimità familiare.

Mary si staccò da Dean solo per andare in cucina e portargli del brodo caldo preparato da XXXX, la giovane cacciatrice salvatasi miracolosamente dall’apocalisse nell’altra dimensione. La ragazza aveva pensato di cucinare quasi come a voler contribuire nel suo piccolo alla guarigione dell’uomo che, insieme al fratello, aveva reso possibile la salvezza di tutti i membri della resistenza. Sam intanto aveva fatto entrare nella stanza Jack, anche lui felicissimo del ritorno di Dean.

 Il ragazzo aveva abbracciato con slancio genuino quell’uomo che considerava come una sorta di burbero padre adottivo e Dean si era sorpreso nel provare una certa soddisfazione davanti a quella manifestazione di affetto. Per un attimo gli vennero alla mente le sensazioni provate con Ben, il figlio di Lisa che anni prima era arrivato a considerare come suo.

-      Jack, adesso lasciamolo riposare. Credo che Dean abbia bisogno di riposo e tranquillità– Mary mise una mano sulla spalla del ragazzo e lo trascinò affettuosamente fuori dalla stanza di Dean.

Dal canto suo il cacciatore le lanciò un’occhiata di gratitudine consapevole che la madre avesse intuito il suo disagio a farsi vedere mentre Sam lo imboccava portandogli alla bocca alcune cucchiaiate di brodo. Solo con il suo fratellino avrebbe potuto sopportare quell’umiliazione. 

Sam aveva tante domande, ma dopo appena poche cucchiaiate vide gli occhi di Dean assopirsi nuovamente e decise di lasciarlo in pace e rimandare i chiarimenti sino a quando non si fosse sentito meglio.

Gli sistemò nuovamente la coperta sin sopra le spalle e uscì dalla stanza lasciando solo la tenue luce di una lampada accesa.

Castiel era sempre appoggiato immobile e in silenzio sullo stipite esterno della porta.

Cas….sta meglio. Ha mangiato anche qualcosa. Ora dorme. Non serve che continui a fare la sentinella. Vieni di là con me a berti una birra.-

L’angelo non sembrava per nulla convinto, ma Sam gli passò una mano sotto il braccio e se lo tirò dietro incamminandosi verso la cucina.

-      Davvero Cas. Andiamo a sederci. Inoltre credo che dobbiamo parlare. Sono felicissimo che mio fratello dorma nel suo letto, ma mi chiedo cosa accidenti sia successo e, soprattutto dove sia finito Michele. -

*****

 

L’angelo e il cacciatore presero posto nella cucina del bunker e cominciarono a vagliare tutte le possibilità per trovare una spiegazione alla scomparsa di Michele. C’era poi la questione dei mostri che avevano affrontato nella chiesa abbandonata e, stando alle notizie portate da Bobby, anche altri cacciatori avevano incontrato licantropi e vampiri molto più aggressivi, potenti e difficili da uccidere.

Castiel rivelò a Sam che mentre curava Dean aveva trovato le tracce di una profonda cicatrice sul fianco e le sue percezioni angeliche gli avevano suggerito che Michele fosse stato colpito da qualcosa di molto potente in grado di ferirlo profondamente nella sua grazia e di costringerlo a lasciare il suo tramite. Tuttavia, senza Dean a colmare i buchi, i due si trovavano con molti più interrogativi che risposte.

Per settimane avevano spulciato ogni archivio del bunker in grado di trovare armi in grado di sconfiggere Michele, ancora prima che questi prendesse il controllo del corpo di Dean, e a parte il pugnale degli arcangeli, non avevano trovato assolutamente nulla nell’una o nell’altra dimensione.

Sam ormai sentiva il peso di quella discussione senza conclusioni e si alzò verso il frigorifero per prendere un’altra birra.

Con fare casuale colse il momento per cambiare del tutto argomento e si rivolse a Castiel.

-      Sai…Jack è venuto da me l’altro giorno. Mi ha detto della vostra discussione e temeva di avere fatto qualche cosa di sbagliato e che tu fossi arrabbiato con lui.-

Castiel ci mise qualche secondo a realizzare a cosa Sam si stesse riferendo, ma poi comprese. Trasse un lungo respiro e guardò il giovane cacciatore che sembrava concentrato sull’apertura della birra tra le sue mani.

-      Sì, Jack mi ha detto che se non fosse stato possibile salvare Dean avremmo dovuto ucciderlo per fermare Michele…io lo capisco, lui ha visto di quanta crudeltà e capace quell’essere che ho smesso d tempo di considerare mio fratello…ma….-

Castiel si zittì incapace di formulare una spiegazione razionale, ma fu Sam a terminare la frase per lui.

-      Ma era una cosa inconcepibile…-

-      Già, suppongo di sì…-

-      Ti capisco Cass, mi sarei fatto ammazzare piuttosto che sacrificare Dean, ma capisco anche il punto di vista di Jack-

-      Sam. Lo so. In fondo è quello tra noi che si è dimostrato più razionale, dimostrando di ragionare da combattente. In realtà sono persino fiero di lui.  Sarebbe stato folle rischiare una nuova apocalisse solo per…-

-        Solo per salvare mio fratello– Sam completò nuovamente le frasi lasciate in sospeso da Castiel, apparentemente incapace di sostenere pienamente quella conversazione. Sam guardò l’angelo e non sapeva se per lo sforzo della notte precedente o per altro che doveva ancora mettere a fuoco, ma nella figura stretta nel trench e appoggiata con i gomiti sul tavolo mentre si reggeva la testa con aria triste non vide per nulla un angelo del Signore, un soldato di Dio.

-        Tu come stai Castiel?-

L’angelo parve riflettere sinceramente a quella domanda e decise di rispondere la verità.

-      Onestamente non lo so Sam. Se intendi fisicamente, certo, la mia grazia non è esattamente nelle sue condizioni migliori, ma me la cavo. Per il resto, non lo so neppure io. Per il resto…davvero non lo so. Dovrei essere felice che Dean sia tornato e lo sono, tantissimo, davvero. Ma c’è qualcosa che mi affligge e sono…io sono arrabbiato, Sono maledettamente arrabbiato dannazione!!!-

Castiel diede una manata sul tavolo e una crepa percorse metà della lunghezza del legno laccato del mobile anni ’50 facendo fare a Sam un sussulto sulla sedia. Un guizzo di luce azzurra era passata dietro agli occhi che furono di Jimmy Novak e Sam dimenticò per un attimo i pensieri avuti solo un momento prima circa la vera natura del loro angelo

-      Ehi Cas. Calmati. Cerca di spiegarmi senza distruggere il bunker. C’è forse qualcosa che vuoi dirmi?-

-      Sam…- Castiel cercò di ricomporsi e afferrò la birra che il cacciatore gli aveva allungato più per tenersi impegnato che per reale voglia di bere - non lo so neppure io, Sam.  Sento una morsa allo stomaco perché….perché non ne posso più di vedere gli umani soffrire e morire per colpa della pazzia dei miei fratelli. Non ne posso più di sentirmi così…così inutile. Pensavo che per una volta ce l’avessimo fatta. Il momento stesso in cui avevo visto tutti voi riuniti tornati dall’altra dimensione. Abbiamo ritrovato Jack, avevo mantenuto la promessa fatta a Kelly. Ho visto tutti voi finalmente riuniti, persino con Bobby e Charlie in un certo senso. E poi di nuovo il disastro. Lucifero e poi Michele.  Mi sembra di essere in girone infernale senza fine. Soprattutto non ne posso più di perdervi, in continuazione. Il paradiso sta morendo, Gabriel si è sacrificato e non è più qui per mettere le cose aposto. Sam, io non ne posso più. Non ne posso più di perdere lui.-

Castiel si fece sfuggire questa ultima frase senza neppure rendersene conto. Aveva lasciato fluire dalla bocca tutti quei pensieri come un torrente gonfio di pioggia che aveva rotto gli argini e si era portato via tutto in unico vortice di acque incazzate e melmose.

Sam fu investito da quelle parole e spalancò gli occhi colpito dal senso profondo di quello che gli aveva appena detto Castiel. Aveva sempre sospettato, anzi, aveva sempre saputo che tra suo fratello e l’angelo ci fosse un legame profondo, ma non era mai riuscito a comprenderne sino in fondo il significato. Dean aveva sempre definito Castiel come parte della famiglia, ma gli era sempre stato difficile inquadrare Castiel all’interno del solo ruolo di fratello acquisito. Per lui Bobby era il padre che non avevano mai avuto, Charlie la sorella che aveva sempre desiderato. Anche Ellen e Jo avevano un posto chiaro nel suo concetto di famiglia e persino Jody Mills era diventata una sorta di zia che spesso si era trovato a percepire come una madre adottiva. Ma Castiel no. Lui era un’altra cosa, soprattutto lo era per Dean. 

Sam guardò Castiel con una nuova consapevolezza e sentì le sue labbra muoversi involontariamente in un sorriso fatto di comprensione e affetto. Guardava Castiel che sembrava quasi aver percepito la fatica di pronunciare tutte quelle parole e se ne rimaneva in silenzio con lo sguardo basso sulla crepa apertasi nel legno del tavolo.

-      Lo sai Castiel. Tu hai sperimentato la massima potenza degli angeli, hai assistito alla creazione del mondo e a volte mi dimentico cosa possa significare per te vivere in mezzo a noi dopo millenni trascorsi in Paradiso-

Sam cominciò quel discorso che sapeva doveva essere fatto prendendolo alla larga, cercando di concedere all’angelo il tempo di fare ordine nel tumulto dei suoi pensieri.

-      io probabilmente non potrò mai capire fino in fondo la tua natura, semplicemente sono troppo umano per farlo…tuttavia Castiel, posso dire con certezza che tu sei stato toccato dall’umanità, tu hai scelto l’umanità perché un pezzo di noi ti è entrato dentro e si è attaccato alla tua grazia. Ho sentito spesso i tuoi fratelli accusarti di esserti fatto corrompere, ma non è corruzione Castiel, è qualcosa di ben diverso. Permettimi di farti una domanda…-

Castiel aveva seguito tutto quel lungo discorso senza proferire parola, portando lo sguardo sul volto di Sam quasi come se fosse testimone di una nuova Rivelazione. Si riscosse solo per annuire, acconsentendo muto alla richiesta del suo interlocutore.

-      Quando siamo tornati dall’altra dimensione Charlie mi ha detto di essere stata torturata dal tuo alter ego. Lei lo ha chiamato il ‘Castiel passato al lato oscuro’ – sorrise al pensiero di Charlie che gli descriveva l’altro Castiel come una specie di Dart Fener versione angelica - Avevate persino lo stesso tramite e tu…-

-      E io l’ho trafitto con la mia lama angelica- questa volta fu Castiel a completare le parole del cacciatore, cominciando a intuire dove volesse andare a parare con quel discorso.

-      Esatto, e ti sei domandato cosa ci fosse stato diverso? Perché tu e lui eravate così diversi, sui fronti opposti dell’Apocalisse?-

-      In quella dimensione voi non siete mai nati. L’altro me…Lui…lui non è mai sceso all’inferno per salvare Dean, non ha mai toccato la sua anima.-

-      Castiel, tu sai quanto io ti sia grato per tutte le volte che sei rimasto al nostro fianco, che ci hai salvato la vita. Ma Castiel, tu non hai scelto l’umanità. Tu hai scelto lui e di conseguenza ti sei schierato dalla parte dell’umanità. Perché lui è un uomo e solo per l’umanità avrebbe combattuto. E quella che provi Castiel non è rabbia, non è frustrazione. Non è rimorso. E’ un altro sentimento molto umano e terribilmente complicato, in grado di far soffrire, ma molto, molto più potente.-

 

Castiel guardò Sam, dapprima con la testa inclinata quasi continuando ad assimilare il flusso di quello parole, poi si era raddrizzato, riprendendo improvvisamente il portamento fiero delle spalle e spalancando gli occhi che si erano fatti di un blu intenso. In quel preciso momento Castiel sentì la chiarezza affacciarsi nella sua mente, sentì la potenza della consapevolezza. Improvvisamente sentì la sua grazia rinvigorirsi, quasi avesse trovato una nuove fonte di alimentazione diversa e persino più grande della luce donatagli dal Padre ai tempi della creazione.  Sentì la potenza di un calore che non era paragonabile alla pace provata nel giardino del Paradiso, più struggente della luce delle migliaia di stelle di cui conosceva il nome e che aveva visto nascere. Sentì quel pezzo che si era fuso con la sua grazia anni prima, quella cosa che si era impigliata là dentro e non lo aveva più lasciato andare. La percepì. Chiaro, forte, distinto, pulsante nel suo io più profondo.

Il cacciatore non gli aveva mai parlato così, probabilmente nessuno lo aveva mai fatto nel corso degli eoni della sua esistenza. Eppure aveva sentito la rabbia fuoriuscire dai pori della pelle del suo tramite e capì. Seppe dare un nome a quella cosa che teneva dentro da anni. Comprese e fece proprio quel sentimento. 

Sam assistette a tutto questo rimanendo ammirato davanti al cambiamento di Castiel. Il corpo di Jimmy  Novak aveva preso ad emettere una luce diffusa che traspariva dagli abiti e avvolgeva il viso di Castiel in una sorta di aura azzurra. Fu costretto a distogliere lo sguardo e a coprirsi gli occhi con entrambe le mani quando la luce si fece più intensa ed il gesto del giovane cacciatore fu sufficiente a riportare Castiel a riprendere il controllo della sua grazia.

-      Sam, io ti devo ringraziare. Io...Io credo di aver capito.-

Sam sciolse le braccia e ci mise qualche secondo a riprendersi dall’immagine dell’angelo. Agguantò la birra e diede un paio di lunghe sorsate schiarendosi la gola.

-      Beh quindi….che stai aspettando ancora? Va da lui…Ah, Castiel, vedi di andarci piano…E’ sempre convalescente e poi lo sai…è difficile anche per mio fratello…-

L’angelo mormorò un grazie e si alzò dirigendosi verso il corridoio del bunker, ma si fermo dopo appena due passi voltandosi nuovamente verso Sam.

-      E se lui non volesse…insomma, e se Dean non provasse la stessa cosa?-

-      Castiel – Sam si lasciò sfuggire un sorriso. Vedere Castiel passare dalla manifestazione della potenza angelica alla versione di un adolescente impacciato gli faceva quasi tenerezza.  – Castiel, onestamente non so se Dean sia pronto ad accettarlo, ma…-

La voce di Sam fu interrotta dalla figura di Mary che aveva mosso i propri passi in cucina sino a posare la mano sulla spalla di Castiel. Sam non sapeva da quando la madre fosse sulla soglia, ma le parole successive gli fecero sospettare che fosse stata testimone silenziosa di buona parte della loro conversazione. Probabilmente anche Castiel ebbe la stessa idea, tanto da guardare la donna con un certo imbarazzo. Il volto di Mary si allargò in un grande sorriso e disse semplicemente -Vai Castiel, mio figlio ha bisogno di te. Vai da lui-

L’angelo provò un inaspettato conforto a sentire queste parole e si avviò verso la camera di Dean.

Sam e Mary si guardarono senza bisogno di dare voce ai loro comuni pensieri. Sam si limitò a prendere l’ennesima birra e ad aprire l’ennesimo libro per cercare informazioni su Michele e su quell’arma misteriosa che aveva lasciato la cicatrice sul corpo di Dean. Solo quando anche la madre prese posto al tavolo si lasciò sfuggire un commento a fior di labbra

Mamma, giuro che se Dean fa il cazzone lo prendo a calci nel sedere per tutto il bunker-

Mary si lasciò sfuggire una lieve risata e finse di concentrarsi anche lei su alcuni antichi testi di incantesimi enochiani. Nel profondo sperava che i timori di Sam non si avverassero: nonostante non avesse visto il figlio crescere, le era bastato vedere il suo sguardo la prima volta in cui le aveva presentato l’angelo dopo essere stata riportata in vita da Amara, uno sguardo che le aveva immediatamente ricordato gli occhi di John al loro primo incontro in quella caffetteria avvenuto tanti anni prima.

*****

Castiel percorse in pochi attimi le scale e il corridoio sino ad arrivare davanti alla porta di Dean, ma ebbe un attimo di esitazione quando mise la mano sulla maniglia per entrare. La porta era solo accostata e si mosse quando sentì la voce chiamare da dentro.

-      Vieni pure Samatha…sono sveglio, avanti, non fare la mammina apprensiva-

-      Dean, sono io…Sam è giù in cucina con tua madre– Castiel si palesò sulla soglia e si andò a sedere quando Dean gli fece cenno di sedersi nella poltroncina rimasta accanto al suo letto dalla notte precedente.

-      Allora, come ti senti?-

-      Uhm…un po’ meglio direi. Anche se ho una fame da lupi-

-      Direi che è un buon segno. Vado a prenderti qualche cosa da mangiare se vuoi– e Castiel fece cenno di rialzarsi, ma si sentì trattenere da una mano di Dean che si era posata sul suo avambraccio. Dean però la ritrasse subito e cercò di sistemarsi meglio contro la testata del letto.-

-      No, resta…posso aspettare. Eri venuto per dirmi qualche cosa? 

Castiel sembrava avere perso tutta quella sicurezza che lo aveva animato sino a pochi minuti prima e cercò di prendere tempo. Inoltre, il problema ‘Michele’ rimaneva ancora una questione tanto insoluta quanto prioritaria.

-       Ti ricordi qualche cosa Dean? Sai perché Michele abbia lasciato il tuo corpo?-

Il volto di Dean si fece immediatamente più scuro. Una serie di immagini confuse gli fecero capolino nella testa. Vide dolore, vide morti ammazzati sotto le sue mani comandate dalla volontà dell’arcangelo. Ebbe sprazzi di se stesso che urlava e si dimenava incatenato nel suo inconscio impotente davanti alla forza di Michele. Nelle tante immagini che scorrevano nella sua testa ricordò una figura vestita di nero ed un dolore intenso lo costrinse a portarsi una mano al fianco.

Castiel si chinò immediatamente sul letto sorreggendo Dean per le spalle e costringendolo a sdraiarsi completamente.

-      Mi dispiace Dean...non avrei dovuto chiederti di ricordare. Sei ancora troppo debole. Sappiamo che sei stato ferito gravemente, che Michele è stato ferito e forse per questo è stato costretto a cercare un altro tramite.- 

-      Già, penso anche io una cosa del genere, ma ho una grande confusione in testa- il cacciatore fece un grande sospiro di frustrazione e guardò Castiel dritto negli occhi.

-      Cass, mi devi aiutare a ricordare. Fai il tuo abracadabra angelico e tirami fuori dalla testa i ricordi che ci occorrono-.

Castiel guardò Dean come se gli avesse chiesto di resuscitare Lucifero e strinse i pugni di nuovo percependo una rabbia feroce. Non sapeva bene come, ma quella conversazione aveva preso una piega esattamente contraria ai propositi che l’avevano spinto a varcare la soglia della porta di Dean.

-      Assolutamente no, sei pazzo?! E’ un miracolo che tu sia ancora vivo e nelle tue condizioni mi chiedi di fare una cosa del genere? Hai visto perfettamente l’effetto dei miei poteri sul cervello umano, soffriresti tantissimo, sei ancora troppo debole, tu potresti…potresti persino morire. Io ti potrei uccidere Dean!-

Dean non si aspettava una risposta simile da Castiel, per lo meno non si aspettava quel tono isterico che tanto contrastava con il consueto atteggiamento distaccato dell’angelo. Tuttavia non si diede per vinto.

-      Ascolta Castiel, è colpa mia se quella specie di terminator alato adesso è in giro per la Terra progettando solo Dio sa cosa. Tu non capisci, in questi anni ho combattuto ogni sorta di entità, sono persino morto e risorto, sono persino stato torturato all’inferno, ma essere prigioniero nel mio corpo e in balia di quello stronzo è stato…è stato terribile Castiel. Io devo fare qualcosa, lo devo fermare. E’ colpa mia, ti prego Castiel, devi fare questa cosa per me-

Nuovamente Castiel sentì parte della rabbia scivolare via dal volto, ma ciò che prese il suo posto non fu gioia, ma un senso di rassegnazione che lasciava il passo ad un profonda tristezza. L’angelo ricordò le parole di Sam e se lui aveva scelto di combattere per Dean, di sacrificarsi per Dean, il cacciatore aveva da sempre scelto di fare la stessa cosa per tutti gli altri esseri umani e l’angelo capiva che il legame che aveva con lui non gli avrebbe mai permesso di lasciarlo solo nel portare questo peso. Lui aveva scelto Dean, ma Dean aveva scelto per entrambi.

Tentò tuttavia un’ultima carta prima di accontentare l’uomo che ora lo guardava in attesa della sua decisione.

-      Dean, tu sei consapevole che se questa cosa dovesse ucciderti Sam non mi potrebbe mai perdonare. Tua madre mi odierebbe, così come Bobby e tutte le persone che hai salvato dall’altra dimensione. Io non potrei mai perdonarmi…ti prego, chiedimi qualsiasi cosa, ma non di mettere a rischio la tua vita. Almeno aspetta di esserti rimesso in forze.-

Dean sentì la disperazione nella parole di Castiel, sentì che c’era una logica in tutto quello che gli aveva appena detto, ma non avrebbe mai permesso che altre persone soffrissero per colpa sua. Doveva ricordare per capire i piani di Michele e, soprattutto, per ricordare cosa diavolo lo avesse ferito così gravemente. Era la loro unica possibilità. Inoltre, un altro pensiero rimbombava fisso nella mente di Dean, un pensiero che aveva messo radici nel suo cervello sin da quando, alcune ore prima, si era messo in testa di farsi frugare negli angoli più bui della memoria dal suo angelo. Già, il SUO angelo non lo avrebbe fatto morire. Dean aveva fiducia in Castiel, persino più di quanta egli ne avesse per se stesso e nelle sue capacità. Anche nei momenti peggiori, anche quando era agli ordini del Paradiso o era caduto sotto il potere dei Leviatani o la stronza di Naomi gli aveva fatto la lobotomia angelica. Castiel davanti a Dean si era sempre fermato. Castiel aveva sempre trovato un motivo per trattenersi e salvargli la vita. Sarebbe stato così anche questa volta.

-      No Cas, questa cosa va fatta e va fatta subito. Ci sono troppe vite in ballo. Non mi sono fatto il culo per salvare tutta quella gente dall’altra dimensione per poi lasciare quello stronzo con troppo ego angelico libero di massacrare tutti. E poi…tu non mi farai morire. Io ne sono sicuro, non mi ridurrai ad un vegetale. Castiel, tu non mi farai morire

Dean disse queste ultime parole con convinzione ferma e Castiel si sentì annegare nella determinazione che sprizzava dagli occhi dell’uomo, occhi grandi e profondi, di quelli che non ammettevano repliche. Percepì il suo nome pronunciato per intero con la stessa forza dell’ordine un tempo impartito dal Padre. E si arrese.

-      Almeno fammi avvertire Mary e Sam, non è giusto farlo senza dire loro nulla…-

-      Loro non capirebbero Cas, cercherebbero di impedirmi di farlo.-

-      Mi stai chiedendo una cosa terribile Dean.-

-      Ti sto chiedendo di fidarti di me. –

-      Ti farà male.-

-      Cas, ho preso la mia decisione – La voce del cacciatore aveva assunto una nota quasi dolce nel tono, quasi a voler dire a Castiel che qualunque cosa sarebbe successa non sarebbe stata colpa sua. Gli prese le mani e se le portò alle tempie, quasi con delicatezza, costringendolo a sedersi più vicino a lui sul bordo del letto. Castiel sospirò e poi successe. Gli posò le dita attorno alle tempie e i suoi occhi cominciarono a scintillare di luce azzurra.

Dean si sentì la testa trafitta da mille lame sottili e un urlo squarciò il bunker degli Uomini di Lettere.

Mary, Sam e Jack si precipitarono verso la camera di Dean e rimasero a bocca spalancata davanti all’immagine che si era presentata davanti ai loro occhi. Castiel emanava la sua grazia attraverso le mani sulla testa di Dean ed il volto dell’uomo era stravolto in una maschera di dolore con la bocca spalancata e rivolta verso l’alto in un grido muto. Lampi di luce angelica guizzavano sotto la sua pelle come scariche elettriche e solo l’intervento di Jack evitò il peggio. Il ragazzo si parò davanti a Sam che già si era lanciato in avanti per staccare le mani di Castiel dal corpo del fratello:

fermo, se interrompi il contatto in questo modo rischi di ucciderlo!-

Mary era crollata sulle proprie ginocchia in mezzo alla stanza costringendosi a guardare il figlio e avvinghiandosi alle gambe di Sam rimasto paralizzato al suo fianco.

Castiel era piegato sul corpo di Dean e sembrava stare compiere uno sforzo disumano, ancora più intenso di quello sopportato per guarire il suo corpo la notte precedente. Per un attimo parve riscuotersi dallo stato di trance in cui si trovava e senza staccare le dita urlò disperato:

-      lo ha chiesto lui, lui vuole ricordare, ma non ci riesco, fa resistenza. Dean, basta, devo fermarmi o ti ucciderò.

Passarono altri secondi, la luce emanata dall’angelo congiunto all’uomo ancora sdraiato incosciente sul letto aumentò fino a costringere gli altri presenti a chiudere gli occhi, poi le luci della stanza e dell’intero bunker saltarono con un suono simile ad una frustata seguita dal rumore dei vetri delle lampade infrante.

Tutto calò nel buio.

*****

 

Castiel aprì gli occhi e si ritrovò davanti a Dean sul molo del lago dove era solito andare a pescare da bambino.

-      Ciao Cas - Il suo tono di voce era tranquillo – Sto sognando o sono morto?-

-      Dean, no, non sei morto, non ancora, ma ti prego, ti devi fermare. Tu non vuoi ricordare, c’è come un muro che mi trattiene fuori da quella parte dei tuoi ricordi. Adesso ho portato la tua coscienza in uno spazio sicuro e tu hai scelto di essere qui– e Castiel accompagnò quelle parole con il gesto del braccio che si allargava sul lago cristallino e sugli alberi circostanti.

-      Ma se insisto, se continuo a forzare i danni potrebbero essere irreparabili. Ti prego Dean, acconsenti di fermarti.-

Il cacciatore studiò il luogo della sua infanzia e per un attimo sorrise.

-      Ti ricordi Cas? Tu sei già stato qui, tanti anni fa, quando venisti a trovarmi nei miei sogni e tentasti di mettermi in guardia dai piani angelici che mi volevano usare come tramite di Michele. E oggi siamo ancora qui, di nuovo intenti a scoprire i piani dell’arcangelo. C’è una sottile ironia in tutto questo, non trovi?-

-      Dean, non abbiamo tempo per questo. Non so quanto potrò tenere il contatto a questo livello e….-

Il cacciatore lo interruppe con un gesto della mano e continuò sedendosi sul bordo del piccolo molo su cui erano fissate un paio di canne da pesca.

-      Cas, lo sai che non rinuncerò, per cui trova un’altra soluzione-

Lo disse come se fosse una cosa ovvia, scontata, tanto da mettersi a girare il mulinello e recuperare la lenza di una delle due canne nel frattempo.

-      Accidenti Dean, ti ho detto che non sono riuscito a trovare il varco per accedere a quei ricordi e se insisto a passare di forza finirò per distruggere l’ostacolo insieme a tutto il resto nella tua mente. Al massimo…al massimo dovresti essere tu….-

-      Dovrei essere io a lasciare aperta una porta.-

Dean si soffermò su quelle parole con aria pensosa, prendendo un respiro pesante. Era chiaro quello che l’angelo gli stesse dicendo, dipendeva solo da lui. 

-       Dean cosa c’è che hai così tanta paura di affrontare, perché non permetti che io veda?-L’angelo si era avvicinato al cacciatore, sedendosi al suo fianco sul pontile e guardando il sole riflettersi sulle increspature dell’acqua.

-      Oh, se solo sapessi Cas, se solo avessi la forza di spiegarti. -

-      Dean, hai una scelta davanti a te. O dai tu la prima picconata a quel maledetto muro o io interrompo tutto prima che sia troppo tardi-

-      Cass, io ho paura di ciò che potresti trovare, di ciò che potresti pensare se lo vedessi, se vedessi il vero me…- gli occhi del ragazzo si erano velate di lacrime e contemporaneamente il cielo azzurro sopra di loro cominciava ad essere spezzato dal fragore di lampi e tuoni, il riflesso della grazia di Castiel che inesorabile continuava a scavare nella memoria di Dean. Quello spazio sicuro si stava corrodendo, rischiando di compromettere per sempre la coscienza e l’io del cacciatore.

-      Dean, accidenti, ma non lo capisci, non c’è nulla che io possa vedere in grado di farmi cambiare quello che provo per te. Io ho scelto te. Sceglierò sempre te.- 

Il paesaggio intorno a loro si stava rompendo in migliaia di frammenti sempre più piccoli e tutto veniva avvolto nelle tenebre percorse da scariche elettriche. Ormai era rimasto soli il pontile su cui sedevano le figure di Dean e Castiel, quando il cacciatore si strappò di dosso la maglietta e posò la mano di Castiel sull’impronta marchiata sulla sua spalla, impressa sulla sua anima quando era stato trascinato via dall’Inferno. Una luce cominciò a sprigionarsi fortissima da quel punto di contatto e Castiel sentì le parole di Dean prima di sprofondare in un mare infinito di ricordi.

-      Vai Castiel, ho aperto la porta, vai e guarda.-

E Castiel si lasciò sprofondare dentro quel mare e più sprofondava più vedeva ogni anfratto della memoria e dell’inconscio di quell’uomo che gli aveva appena dato pieno accesso alla sua anima.

Castiel vide Dean bambino mentre spegneva tre candeline su una torta di compleanno in piedi su una sedia per raggiungere il tavolo, sentì il calore delle risate di una giovane Mary innamorata dell’uomo che le stava accanto e che passava amorevolmente la mano scompigliando i capelli di Dean. Vide la nascita di Sammy e le mani di Dean attaccate al vetro della nursery dell’ospedale indicare orgoglioso il proprio fratellino.

Vide la morte di Mary e sentì il dolore e la paura e la rabbia di una creatura a cui avevano strappato il mondo da sotto i piedi. Vide le caccie e vide la frustrazione dell’essere figlio di un padre che era stato consumato dalla vendetta. Vide Sammy morire e sentì la frattura creata da quella morte dentro l’anima di Dean. Castiel provava dolore, un dolore fisico che si ripercuoteva anche sul suo tramite umano. Ogni sofferenza condivisa da Dean si tramutava in uno squarcio sulla sua pelle umana che ora cominciava a sanguinare abbondantemente sotto lo sguardo sconvolto di Mary, Sam e Jack.

Che diavolo sta succedendo, perché diavolo non si stacca. Si ammazzeranno a vicenda se continua!!! - Sam aveva un tono disperato e nuovamente era stato necessario l’intervento di Jack per trattenerlo.

Io credo che Castiel sia entrato nella parte più profonda di Dean, credo che ne stia condividendo tutto il dolore. Sam, non possiamo dividerli ora. Neppure io conosco le conseguenze di questo potere. Devi avere fiducia in loro.-

Sam tentò di cercare in Mary un’alleata nei propri propositi, ma scoprì la madre intenta a pronunciare una sorta di mantra, “Forza figlio mio, ce la puoi fare, forza Dean, fidati di Castiel”. Mary continuava il suo sussurro trasformatosi in una preghiera e così Sam non poté fare altro che accasciarsi accanto alla madre, sperando con tutte le sue forze di non avere fatto la scelta sbagliata. 

*****

Castiel giunse all’inferno e ripercorse ciascuno dei quarant’anni trascorsi da Dean in quel calvario, percepì ciascuna delle torture subite da quell’anima straziata e venne quasi sopraffatto dagli orrori perpetrati da Dean, arresosi a prendere in mano la lama del torturatore. Quasi annegò nell’abisso dei suoi occhi allucinati mentre Alistair lo costringeva a seviziare altre vittime alla ruota della tortura. Stava quasi per perdersi in quella massa di disperazione quando intravide se stesso nei ricordi dell’altro, vide le sue ali scendere facendosi spazio tra i demoni e afferrarlo per riportarlo in superficie.

E tutto il nero venne spazzato via.

Castiel avvertì di nuovo quel calore, lo stesso provato mentre parlava con Sam, ma questa volta non proveniva dalla sua grazia, la sentiva chiaramente espandersi dall’anima di Dean dentro cui era interamente immerso.

I ricordi che sfilavano davanti ai suoi occhi si riempirono delle sue stesse immagini, il suo ingresso nel magazzino di Bobby Singer quando si era presentato come colui che lo aveva salvato dalla perdizione. Assaporò di nuovo e per la prima volta la bellezza del libero arbitrio. Vide se stesso salvargli la vita, vide se stesso essere salvato e poi dissolversi. Vide il loro ritrovarsi in Purgatorio e vide la disperazione di Dean quando pensava di averlo perso. Vide gioia e lutti alternarsi lungo le montagne russe che li avevano visti correre uno al fianco dell’altro nel corso di tutti quegli anni.

E intanto quel calore aumentava, aumentava sempre più, fino a quando Castiel si sentì investito da un’ondata di luce potente e si ritrovò risucchiato fuori da tutti quei mulinelli di ricordi, nuovamente in piedi sulla sponda del lago da cui quel viaggio era cominciato. 

Castiel mise a fuoco le acque tornate ad incresparsi sotto un cielo sereno e vide Dean seduto a gambe incrociate sul pontile intento a cullarsi la testa tra le mani. Castiel non poteva vedere i suoi occhi, ma gli sembrava che stesse piangendo in silenzio.

-      Cas….mi ricordo tutto, mi ricordo cosa ho fatto mentre Michele si è impossessato del mio corpo. Cas è terribile, lui vuole costruire un esercito di mostri invincibili, vuole dichiarare guerra all’umanità, lui vuole…-

-       Shhh…non è importante adesso– Castiel fece un paio di passi avanti e si accoccolò alle spalle del cacciatore cingendogli la schiena in un abbraccio e portando il mento nell’incavo del suo collo.

-       Non capisci Castiel, è tutta colpa mia, è solo colpa mia, tutto quello che hai visto è accaduto per colpa mia. Tutti quei morti, tutta quella sofferenza. Io ho deluso tutti, ho deluso te. Io ti ho sporcato con lo schifo che mi porto dietro.-

-       Ti ho detto che non è importante- E nel dire questo l’angelo strinse ancora di più il cacciatore nell’abbraccio in cui lo stava avvolgendo. In quel luogo fuori dallo spazio e dal tempo Castiel sentì per la prima volta dalla Caduta le sue ali spiegarsi sulla propria schiena rinvigorite da una forza nuova. Le intrecciò sopra di sé e Dean, chiudendo entrambi in un bozzolo di piume e di luce. Ma neppure quello era importante in quel momento.

-       Dean, è vero, io ho visto tutto questo, non solo, l’ho provato, l’ho sentito dentro alla mia stessa grazia. Ma permettimi di farti vedere cosa altro ho visto. Permettimi di farti entrare dentro di me.-

Dean chiuse gli occhi e si ritrovò inondato da una sensazione mai provata prima. Vide la vera essenza di Castiel entrare in contatto con la sua anima e fondersi in essa perché lui lo aveva permesso e l’unione dell’anima e della grazia era una cosa di là da ogni possibile descrizione umana. Dean rimase in uno stato di estasi completa interrotto solo dall’eco lontano delle parole di Castiel che gli bisbigliava al suo orecchio.

-      Tu meriti di essere salvato Dean. Lo meriti perché hai salvato tutti, ma soprattutto hai salvato me. Tu hai fatto l’impensabile. Hai regalato ad un angelo del signore una cosa che neppure il Padre ci aveva mai donato. Tu mi hai donato l’esperienza di un’anima umana. Dean, tu mi hai donato la capacità di amare.- 

Castiel sciolse leggermente l’abbraccio così da portarsi al fianco di Dean e senza spostare le ali lo baciò trasmettendogli tutte le emozioni che spaziavano nella sua grazia. Dean vide luci, vide galassie, provò pace, provò tutto quello non avrebbe mai pensato che potesse albergare nel suo cuore indurito e sentì nuove lacrime sfuggirgli dagli occhi chiusi. Sorrise sulla bocca del suo angelo quando comprese che si trattava di lacrime di gioia.

 

*****

Sam e Mary si riscossero quando Jack cominciò a gridare che il tramite di Castiel si stava riparando da solo e la luce della grazia passava come un balsamo ristoratore su tutti gli squarci che si erano aperti sulla sua pelle. Finalmente Castiel staccò le sue mani dalle tempie di Dean e il cacciatore non fece in tempo ad aprire gli occhi che si ritrovò scosso dalle mani di Sam e da quelle di Mary che ancora dovevano capacitarsi che fosse vivo.

Ciao Sammy, ehi mamma

Entrambi lasciarono andare un sospiro di sollievo, subito seguiti dal vocione di Sam che cominciò a inveire contro il fratello.

-       Ma sei completamente impazzito. Anzi, siete impazziti tutti e due?- Sam stava quasi per strozzarsi non sapendo se essere più sollevato dal fatto che Dean sembrasse ancora tutto intero o più incazzato per lo spavento preso. – Cosa diavolo vi è venuto in mente, lo sai che è successo di tutto mentre eravate intenti con la vostra seduta psichiatrica angelica?- e Sam cominciò a indicare le luci esplose e le larghe chiazze di sangue che macchiavano il letto e il pavimento della stanza.

Intanto Jack si stava sincerando delle condizioni di Castiel e persino l’angelo si stupì nel realizzare cosa fosse accaduto nel mondo esterno durante la loro connessione.

Mary non aveva ancora proferito parola, ma si limitava a fissare il figlio con aria interrogativa, cercando di accertarsi che stesse veramente bene come voleva dare ad intendere. La donna intravide una luce nuova negli occhi del figlio e si aprì in un sorriso cogliendo ciò che probabilmente non aveva mai visto: Dean era sereno, non solo felice, Dean aveva trovato un po’ di pace.

Quasi leggendo la muta domanda della madre, Dean le diede conferma:

-      davvero mamma, sto bene. Sto veramente bene.- 

Poi si rivolse anche al fratello: 

-      scusami Sammy, ma era una cosa che dovevo fare. Adesso ricordo tutto, ricordo i piani di Michele e ricordo chi e cosa dobbiamo cercare per combatterlo.- 

Dean raccontò tutto, delle domande poste da Michele a uomini, angeli, mostri e demoni, degli esperimenti condotti su vampiri e licantropi sino allo scontro con la combattente venuta dall’altra dimensione, l’altra Kaia del Posto Oscuro, e della lancia con la quale aveva battuto l’arcangelo costringendolo alla ritirata.

Sam assimilò ogni parola, ma non poté non notare che il fratello lungo tutto il racconto non aveva mai lasciato la mano di Castiel, ora tornato a sedersi sul bordo del letto.

Sam ogni tanto borbottava qualcosa sul fatto che se si fosse riazzardato a fare una cosa del genere lo avrebbe preso a pedate per tutto il bunker, aggiungendo anche qualche particolare sulle tecniche di tortura che avrebbe adottato per spiumare un certo angelo. Tuttavia si rendeva conto che tutte quelle nuove informazioni gli avevano fornito una pista su cui lavorare e ringraziò mentalmente Dio, Chuck o chi per lui nel vedere tutta la sua famiglia sana e salva stranamente riunita nella camera di Dean. Poi posò una mano sulla spalla del fratello e scambiò un’occhiata di intesa con Castiel.

-      Andiamo Jack. Lasciamoli riposare. Abbiamo abbastanza materiale per escogitare un piano per dare la caccia a Michele.- 

Sam tirò Jack sino alla porta e si fermò solo quando vide l’esitazione di Mary nel lasciare il braccio di Dean.

-      Mamma andiamo…è in buone mani– La donna tirò un breve sospiro e se ne andò un po’ a malincuore, non senza sussurrare a Dean un - sono fiera  di te– 

Dean non fece in tempo ad arrossire che tutti erano usciti dalla stanza rimanendo da solo con Castiel. Realizzò di avere ancora la mano stretta su quella dell’angelo e la ritirò, quasi stesse toccando un ferro bollente.

L’angelo sino a quel momento non aveva proferito parola, rimanendo fermo a guardarlo, in attesa.

-      Cas, accidenti, mi hai fatto fare una bella cavalcata. Altro che domare un toro impazzito-

Dean cercò di alzarsi un po’ per nascondere l’imbarazzo in cui era ricaduto con il ritorno nel mondo reale, un po’ per evitare di guardare Castiel negli occhi.

-      Dean cosa stai facendo?-

-      Che vuoi che faccia Cas, sono bloccato in questo letto da oltre 48 ore e mi vorrei alzare. Sai com’è, dovrei mangiare, pisciare, insomma, tutte queste cose da umani – Dean aveva assunto un tono spazientito, sentendosi terribilmente a disagio.

-      Dean, tu non hai né fame né sete. Quando il contatto tra la mia grazia e la tua anima hanno risarcito le ferite del mio tramite anche il tuo corpo è stato completamente rimesso a nuovo. L’ho percepito chiaramente prima e lo sento anche adesso.-

Dean stava cercando di attingere dal suo cervello una qualche risposta con il giusto grado di sarcasmo, ma non ci riuscì, davvero non gli venne nulla da ribattere e si arrese all’evidenza.

-      Già, è stato…è stato intenso. Tu ricordi tutto vero?-

-      Sì, ogni singolo frammento-

Non che Dean avesse bisogno di conferme, ma sentirlo dire direttamente dalla bocca dell’angelo gli impedì di fuggire davanti alla realtà dei fatti. Erano usciti dall’interni della sua mente e quello che era già sembrata un’impresa enorme sembrava addirittura impossibile ora che si trovava Castiel in carne e ossa davanti a lui.

 Ma fu Castiel a prendere la parola.

-      Cosa pensi di fare Dean?-

-      Cass, che cazzo vuoi dire…cioè, non lo, sono appena tornato da un viaggio allucinante dentro la mia testa dopo essere stato posseduto da un arcangelo. Non lo so che cazzo voglio fare…dammi un attimo.-

Castiel sembrava deluso davanti a quella reazione, ma conosceva il cacciatore, anzi, ormai lo conosceva come nessun altro essere sulla Terra. E forse era proprio questo che terrorizzava Dean. Decise così di concedergli il tempo di cui aveva bisogno e rimase in silenzio.

Passò qualche altro minuto e Castiel stava quasi per chiedere a Dean se preferisse essere lasciato solo, quando fu quest’ultimo a riaprire il discorso.

-      Lo pensi veramente?

Castiel strizzo gli occhi in una nota interrogativa

-      Oh, accidenti Cass, pensi veramente tutto quello che mi hai fatto vedere? Che mi hai fatto sentire? Lo pensi anche dopo avere visto le parti più oscure e macchiate della mia anima?

Dean tirò fuori quella domanda tutta di un fiato, consapevole che se si fosse fermato forse non avrebbe trovato il coraggio di riprendere. 

-      Conosci già la risposta Dean. E la risposta è sì. Non potrei mai mentire su questo. E tu? Quello che ho visto e sentito è vero anche per te?-

Dean sentì il calore avvolgerlo, ma questa volta non solo all’interno della sua coscienza e del suo spirito. Questa volta il calore si tramutò nell’urgenza dettata dalle cose non dette e non fatte in quei lunghi nove anni.

Non si soffermò a pensare che cosa ciò implicasse per lui, per loro e per il futuro della resistenza che aveva fatto base nel Bunker degli Uomini di Lettere. O forse ci pensò anche, ma semplicemente non ci badò. Capì che l’entità che gli stava davanti era molto di più dell’angelo inviatogli per proteggerlo. Capì che non poteva più fare a meno di lui, che non poteva più negarsi di provare quelle emozioni. Non più.

Si sporse sopra le coperte e poggiò le labbra su quelle di Castiel. Lo baciò, dapprima con timore e poi con sempre maggiore trasporto e continuò a baciarlo e ancora, e ancora, facendogli scorrere le mani tra i capelli, sulle guance, soffermandosi con i pollici sugli zigomi, sugli occhi, sulle orecchie e poi sul collo e sulla schiena. Lo baciò esplorando con la sua lingua l’interezza della sua bocca calda, respirando il suo fiato. E solo quando le labbra gli fecero male e i suoi polmoni pressavano in cerca di aria, Dean si staccò e si ritrovò davanti gli occhi di Castiel che si erano fatti lo specchio di un mare infinito.

Dean non riuscì a trattenere un sorriso beandosi di quella visione.

-      Ti basta come risposta?-

-      Per ora me la farò bastare- E questa volta fu Castiel ad appropriarsi nuovamente della bocca di Dean sino a cadere entrambi sul letto sotto di loro.

*****

-      Saaammm - La voce di Jack giunse alle orecchie di Sam pochi attimi prima che il ragazzo comparisse nella stanza della guerra. Mary e Bobby stavano lavorando ad alcuni incantesimi di localizzazione per cercare la lancia arrivata dall’altra dimensione 

-      Dimmi Jack, di cosa hai bisogno?-

-      Ecco, mi chiedevo se fosse il caso di andare a bussare alla porta di Dean. Sono passate già alcune ore e poi….-

-      Cosa Jack? Cosa altro è successo?- Mary si intromise nella discussione temendo che nuove catastrofi si stessero per abbattere sul bunker, ma vedendo l’imbarazzo sul volto del ragazzo capì immediatamente il problema.

-      No, ecco, non credo che sia nulla di grave, ma ero andato verso la camera di Dean per chiedergli se volesse cenare quando ho sentito dei tonfi e degli altri rumori strani per cui io mi sono fermato e….-

-      Ok – La voce di Bobby tuonò improvvisamente e Sam benedì mentalmente l’uomo che aveva impedito il protrarsi di quel discorso.

-      Allora marmocchio, tu non ti dovevi allenare? Altrimenti come li prendi a calci in culo vampiri e licantropi con quelle braccia graciline-

-      Ma, veramente sono le otto di sera e  io ora non avrei voglia di….-

-      Poche storie, vai a prendere le protezioni. Io ti aspetto nella sala della palestra.– 

Jack cominciò a camminare riluttante per andare a cambiarsi, non capendo quale fretta ci fosse per mettersi a tirare di boxe a quell’ora. Sam e Mary si scambiarono un’occhiata d’intesa e la donna passò un braccio sulle spalle del figlio minore.

-      Sai Sam…sono molto felice per tuo fratello

-      Lo sono anche io mamma. Mi ha fatto prendere un colpo, ma accidenti, sono contento anche io-

-      E sono sicura che prima o poi verrà anche il tuo momento Sam-

-      Lo spero mamma, lo spero davvero con tutto il cuore-

Madre e figlio si abbracciarono, condividendo in quella maniera l’amore che aveva trovato nascita e rifugio nella camera in fondo al corridoio.

Alla prossima Apocalisse ci avrebbero pensato domani. 

 

   
 
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