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Autore: Reginafenice    25/11/2018    2 recensioni
Il termine che dà il nome a questa storia indica ciò che serve come sostegno per una nuova impresa, una sorta di conforto o spinta morale utile a non lasciarsi scoraggiare dalle impervietà di un cammino appena intrapreso. Si tratta infatti di una fanfiction che vede come protagonisti i personaggi di Poldark, con i loro complessi viaggi interiori verso la scoperta della vera felicità, ma inseriti in un contesto moderno. Lo sfondo delle vicende rimane tuttavia la splendida Cornovaglia, dove vecchi e nuovi amori si ritroveranno e si scopriranno indispensabili per capirsi meglio, anche a costo di grandi sacrifici e scelte dolorose.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quella prima settimana a Nampara fu una delle più serene della sua vita. Insieme a Garrick, si era ritrovata a conoscere il vero valore della felicità e a sperare di poter avere la fortuna di non svegliarsi più da quel sogno per continuare a godere di quella meraviglia. Ross si era dimostrato un uomo dal cuore grandissimo, capace di compiere gesti di antica galanteria ed eccezionale magnanimità nei confronti di una persona completamente sconosciuta ma palesemente bisognosa di aiuto e soprattutto d'affetto, e questo Demelza non l’avrebbe mai potuto dimenticare…

Come non avrebbe potuto dimenticare nemmeno l’amicizia di Verity: la giovane Poldark si era dimostrata alla stregua di una sorella, sempre pronta ad accogliere le sue confidenze e a tirale su il morale nei momenti di forte stress e malinconia. Anche Francis aveva dato sfoggio di una particolare simpatia nei confronti del suo carattere, così lontano da quello della maggior parte delle persone con cui era entrato a contatto sin dall’infanzia e in particolare di Elizabeth. Forse era per via della sua capacità di non arrendersi mai, di non perdersi di fronte alle difficoltà e di sapersi adattare, ritrovando sempre se stessa e facendo di tutto per non fingere di essere una persona diversa da quella che era realmente, che Demelza era riuscita a far breccia nel suo cuore. Una persona rara, dunque preziosa e necessaria per cercare di migliorarsi, guardando a lei come un esempio di grande virtù morale.

Il giorno della festa di fidanzamento tra Francis ed Elizabeth coincideva con il suo primo weekend libero, perciò Demelza si concesse il lusso di dormire fino a tardi, recuperando tutte le ore di sonno perse a causa del lavoro in ospedale e dell’impegno extra che si sentiva in obbligo di mettere studiando intensamente anche a casa, persino la notte.

Non conosceva i dettegli precisi del ricevimento che era stato organizzato a Trenwith, ma non aveva osato neanche pensare di chiedere maggiori informazioni a Verity o a Ross, perché avrebbero potuto scambiare facilmente la sua curiosità per invadenza. No, i Poldark avevano fatto già fin troppo per lei e non intendeva chiedere loro nulla di più del dovuto, perché persino la loro presenza nella sua vita era tutt’altro che scontata e, pur desiderando avidamente di partecipare alla festa, il suo cuore non poteva essere più appagato di così. Presto si sarebbe messa l’anima in pace.

Scese di sotto per fare colazione, stringendosi nella sua vestaglia color ametista, quando vide Garrick curiosare insistentemente nei pressi della soglia d’ingresso. Si accorse subito di una busta infilata a metà nella fessura della porta, ancora integra nonostante l’umidità della giornata.

“Quale messaggio segreto ci sarà scritto qui dentro per noi, lo scopriamo insieme Garrick?”

Il cane si limitò a scodinzolarle e a guardarla con un’espressione confusa, inclinando leggermente la testa di lato. A primo acchito, Demelza pensò che fosse posta per Ross, magari qualche bolletta non pagata oppure avvisi simili a quelli che aveva trovato il primissimo giorno in cui si era trasferita a Nampara: si trattava di vecchi telegrammi spediti da amici e colleghi di Ross in occasione della morte di suo padre Joshua. Ma, questa volta, l’indirizzo sulla busta era rivolto proprio a lei, ragion per cui decise subito di leggerne il contenuto, placare la sua ansia e scoprire chi mai avesse potuto apprendere così presto del suo trasferimento.

Prima di entrare nel vivo della lettera, Demelza prese un profondo respiro e cercò con tutte le sue forze di allontanare la paura che suo padre fosse riuscito a rintracciarla e avesse scritto intimandole di tornare immediatamente a casa dai suoi fratelli. Non era difficile comprendere quante difficoltà la sua assenza gli avesse comportato, soprattutto perché il vecchio Carne era stato costretto ad abbandonare momentaneamente il suo maledetto vizio di libertà, per quel minimo di responsabilità richiesta nel prendersi cura dei suoi figli e non lasciarli in balìa di se stessi.

Quando lesse il primo rigo, sentì la tensione alleggerirsi e tutta l’adrenalina trasformarsi rapidamente in eccitazione per la sorpresa di quello che i suoi occhi stavano leggendo. Quella calligrafia non le era per nulla nuova, dal momento che ricordava di averla vista a Trenwith sulla partecipazione di nozze dei futuri coniugi Poldark. La lettera che aveva davanti non era altro che un invito, da parte di Francis, a unirsi al resto della famiglia e degli amici nella celebrazione del loro fidanzamento.

“Oh Dio, Garrick!!! Siamo stati invitati, ci credi?” Demelza prese il muso del cane tra le sue mani e lo riempì di baci e di carezze, mentre stava inginocchiata alla sua altezza, con il peso del suo corpo sulle gambe. Una volta messo da parte l’entusiasmo, però, non tardò ad arrivare il senso di inadeguatezza rispetto alla crème della crème di invitati che senza dubbio avrebbe omaggiato Francis ed Eilzabeth della propria esclusiva presenza a Trenwith, e allora tutta la magia si disperse intorno a lei, come un profumo ormai lontano e irraggiungibile.

Chi era lei, se non una povera disgraziata salvata, servita e riverita dai Poldark in ogni suo bisogno, quasi si sentisse già la scroccona desiderosa di accalappiarsi lo scapolo della famiglia che tutti avrebbero avuto modo di considerare, ascoltando la storia rocambolesca della sua vita. Eppure quest’immagine era ciò che più di lontano potesse esserci dalla verità, dal suo modo di essere e di concepire certe cose.

Smarrita nei meandri di quest’altalena di emozioni, si dimenticò completamente del suo aspetto arruffato e aprì la porta distrattamente, ritrovandosi un Ross con le lacrime agli occhi per le risate.

“Sembro uno spaventapasseri, lo so!” Anche Demelza scoppiò a ridere, facendogli segno di entrare.

“In realtà sembri più una bambola spettinata, ma pur sempre una bambola…” Appoggiò sul tavolo un vassoio pieno di manicaretti, in modo da risollevarle l’umore, “Credo di aver fatto l’investimento migliore, dandoti in custodia la mia casa. E’ incredibile il lavoro che hai fatto in una sola settimana per riportarla in auge!”

“Mi dispiace che tu non possa godertela. Spesso mi sono sentita sola e ti confesso che avrei gradito molto la tua presenza qui…Scusa, è stata la parte più egoista di me a parlare!”

Si sedettero uno di fronte all’altra, vicino al camino ancora spento. Demelza divenne rossa come un peperone, ma dentro sentiva di aver detto la verità, senza nessuna malizia o provocazione. Era esattamente ciò che le diceva il cuore. Ross andò ad accendere il fuoco, passandole velocemente davanti con la speranza di riuscire a nascondere la sua reazione alla confessione appena fattagli.

Non poteva certo dirsi felice quel giorno, tanto atteso da Francis quanto temuto dalla sua speranza di assistere all’annullamento della nozze. Evidentemente Elizabeth aveva preso la sua decisione oppure era così debole da non riuscire a non soccombere al peso del senso di colpa, dimostrandosi incapace di porre un freno alla catena di eventi che lei stessa aveva messo in moto.

Questo, Demelza lo intuì quasi immediatamente. Gli occhi dell’uomo che contemplava erano più moggi del solito, attraversati da un inedito riflesso malinconico.

“Quindi, questa sera sarai impegnato a festeggiare. Immagino che tu non veda l’ora…”

“Come no! Di sicuro, non vedo l’ora di ritrovarmi circondato da gente che farà di tutto per ostentare il suo potere e la sua ricchezza. Spero che il sarcasmo possa aiutarmi a superare la serata, oltre ai fiumi di champagne che verranno gentilmente offerti da Francis.”

“Ed Elizabeth?”

Ross si alzò per andare a guardare il panorama fuori dalla finestra, “Dovrei smetterla di continuare ad urtare la testa contro lo stesso muro. Ma, è un movimento automatico che non mi concede tregua. Lei ha scelto mio cugino, questa è la realtà.”

“Non c’è cosa più difficile che accettare la realtà. E’ un processo che può apparire innaturale, se considerato con il cuore, ma  indispensabile per trasformare il dolore in apprendimento. Forse è stato un bene che Elizabeth abbia scelto di sposare Francis, perché se non fosse funzionata tra di voi le conseguenze sarebbero state ben peggiori di quello che immagini e uno dei due avrebbe sofferto atrocemente.”

Ross annuì, volgendosi verso di lei con gli occhi lucidi ma decisi a fidarsi delle sue parole. Demelza lo raggiunse, sventolandogli l’invito sotto al naso, “Allora saremo in due a sentirci a disagio, Ross. Non ho la più pallida idea di cosa indossare, di come comportarmi e di cosa dire agli altri ospiti per non apparire ridicola: sono questi i veri problemi della vita, credimi!”

“Ti avrei portata con me ugualmente, anche se non avessi ricevuto l’invito ufficiale. Tu sei la mia bussola, Demelza, e non posso permettermi di perderti se non voglio rischiare di perdere anche me.” 

"Oh, che belle parole! Sarei anche disposta a crederci, ma per il momento preferisco non affezionarmici troppo." 

Ross le accarezzò il mento, in un gesto di grandissima tenerezza.

"Dirò a Verity di portarti con lei a ritirare il suo vestito. Scegli ciò che ti piace e ti basti sapere che non accetterò repliche da parte tua."

"In questo modo sarò di nuovo in debito con te, però ti prometto che presto lascerò questa casa. Spero solamente di non..."

"Affezionartici troppo? Qualcosa mi dice che non ce n'è bisogno. E' già abbastanza chiaro per me e, checché tu ne dica, sono sicuro che non ci vorrà molto affinché tu inizi a fidarti anche del contenuto dei miei stentati discorsi romantici." Le stampò un bacio sulla guancia, poi la salutò frettolosamente e si richiuse la porta alle spalle, appoggiandosi per un istante sul battente di legno per rimettere in ordine i suoi pensieri, ancora più confusi del solito. 

 

   
 
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