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Autore: La_Sakura    28/11/2018    6 recensioni
Genzo Wakabayashi non è solo il portiere più acclamato e titolato del momento: è anche l’erede dell’impero della Wakabayashi Corp., una delle multinazionali più importanti sul mercato.
Non se n’è mai preoccupato troppo: con suo padre fisso al comando, e i fratelli già ampiamente attivi in varie filiali, non ha mai dovuto prendere le redini, riuscendo così a posticipare costantemente il suo completo inserimento in azienda. Forte della collaborazione della Personal Assistant di suo padre, ha continuato a concentrarsi sulla sua carriera di portiere paratutto del FC Bayern München, riuscendo pienamente a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato.
O, per lo meno, così è stato fino ad ora.
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Serie "Im Sturm des Lebens"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Im Sturm des Lebens'
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ET - Capitolo 1

Non appena la vide entrare, Martha uscì dal desk della reception e le corse incontro per abbracciarla.

«Mi sei mancata! Mi devi raccontare un sacco di cose!»

«Fammi riprendere, ti prego, sono ancora scombussolata dal fuso orario.»

«D’accordo ti concederò un po’ di tempo, ma prima devo farti assolutamente vedere questo!»

Tornò dietro la reception, si chinò e estrasse dalla borsa una copia di Bild. Scorse qualche pagina poi finalmente trovò ciò che cercava e porse il tutto a Julia. L’articolo parlava dell’amichevole pro Haiti che si era giocata all’Ozora Stadium di Nankatsu qualche giorno prima, e in un angolo, in mezzo alle W.A.G.S., c’era un cerchietto rosso attorno alla sua faccia, e poco più in basso c’era un'altra foto che ritraeva lei e Genzo che ridevano, vicini. Sbarrò gli occhi, li alzò verso Martha, tornò ad abbassarli sull’articolo e li alzò nuovamente verso l’amica.

«Ok, – esordì Martha – meglio che tu non legga l’articolo.» fece per toglierle il tabloid dalle mani, ma Julia fu più svelta. Era un elogio ai giocatori che avevano prestato il loro nome per questa iniziativa, fino a metà articolo non diceva niente di che. Poi, iniziarono le insinuazioni che lei tanto odiava. Lesse ad alta voce mentre si dirigeva verso il suo ufficio, seguita da Martha.

«L’SGGK, il portiere paratutto del FC Bayern München, oltre a dedicarsi agli affari di famiglia in seguito al malore del padre, il magnate Ikemoto Wakabayashi, pare dedicarsi anche agli affari di cuore: si è infatti portato questa ragazza (che lavora alla Wakabayashi Corp. Deutschlands) con sé fino all’altra parte del mondo, forse solo per compagnia, forse per farle conoscere il suo regno. La giovane sembra aver apprezzato molto il paese del Sol Levante, chissà se presto usciranno allo scoperto. Intanto, il pararigori più famoso del mondo si gode la spensieratezza della sua breve vacanza.»

Sbatté la rivista sulla scrivania e si mise le mani nei capelli.

«Julia…»

«Odio queste cose, non sai quanto…! Le invasioni nella vita privata mi fanno impazzire, le detesto! La gente si deve fare gli affaracci suoi!»

«Tesoro, purtroppo è normale, sei uscita con Genzo…»

«Non sono uscita con Genzo! – sbraitò – Siamo andati in Giappone per lavoro, non per una visita di piacere! Non sono andata a vedere la partita perché sono la sua groupie o per fare presenza! Maledetta me e quando ho accettato di seguirlo a Nankatsu. Potevo rimanere a Tokyo a lavorare!»

«Julia…»

«No, guarda, lasciami sbollire, davvero. So che non è colpa tua. Non mi passare telefonate per favore.»

Martha abbassò lo sguardo, poi annuì e uscì dall’ufficio, chiudendosi la porta alle spalle.

Julia si lasciò andare di peso sulla sedia, e si passò nuovamente le mani tra i capelli. Sentì il Blackberry suonare nella borsa, così si alzò e lo andò a prendere; quando lo estrasse, il nome che lampeggiava sul display la fece tentennare.

Genzo W.

«Non sai stare senza di me, eh?»

«Buongiorno! Ti credevo ancora a letto a ronfare, e invece sei già operativa in ufficio.»

«Dormirò nel weekend, ormai è vicino. Tu stai andando agli allenamenti?»

«Sì, sto passando a prendere Schneider. Hai saputo la notizia bomba?»

«Quale?»

«Che stiamo insieme!» esclamò il portiere, divertito.

«Non capisco cosa ci trovi di così divertente! Odio le infiltrazioni di questo tipo nella mia privacy!»

«Lo so, ma evidentemente dici così perché non hai visto le inflessioni del titolo in Borsa…»

Le si accese un campanello nella testa, si sedette e avviò il pc.

«No, infatti non le ho guardate…»

«Il malore di mio padre ha causato un brusco arresto all’ascesa delle azioni… ma se tu guardi, il giorno in cui è uscita la Bild…»

«Il titolo ha guadagnato cinque punti percentuali… non ci posso credere!»

«E invece sì, è la forza dell’amore!»

«Non credo che nella testa degli investitori ci siano cuoricini e farfalline. – il pragmatismo prese il sopravvento su Julia – Credo più che sia il fatto che ti abbiano visto con una donna, al di là che stiamo insieme oppure no. Mentre coloro che mi conoscono, nell’ambiente, hanno dato una dimostrazione di fiducia. Abbiamo riguadagnato il terreno perso. Questo significa che abbiamo la fiducia dei soci, Genzo!»

«Bel colpo, Wagner! Ci vediamo più tardi.»

«Buon allenamento!»

Chiuse la comunicazione e riguardò il grafico sullo schermo del pc: un sorriso soddisfatto le si disegnò sulle labbra, mentre aderiva allo schienale della sua sedia.

 

Si guardò nuovamente allo specchio: il trucco, il vestito, i capelli. Tutto era come Heidi aveva sapientemente studiato.

«Sicura che le aliene si vestano così?»

«Oh sì, su Saturno quel vestito è all’ultimo grido. Dai scema, che sei splendida.»

Era avvolta da un tubino argentato che Heidi aveva cucito con le sue mani, da brava fashion stylist quale stava cercando di diventare. Ai piedi un paio di stivali con le zeppe che la biondina aveva ricoperto dello stesso tessuto luccicante del vestito per abbinarli, e una pochette appesa a una catenella dorata.

I capelli erano raccolti in uno chignon morbido, Julia si era rifiutata di farseli tirare su da tutte le parti come da idea iniziale: aveva comunque un contegno da mantenere. Occhi truccati con uno smokey eyes argento e azzurro che arrivava fino alla tempia per allungare lo sguardo.

«E ora il tocco finale!»

Estrasse dalla borsetta un pacchettino dal quale tirò fuori tre coppie di brillantini di diverse dimensioni, da incollare lungo la linea di eye liner che metteva in risalto lo smokey.

«Quest’anno nessuna potrà farti sfigurare! Direi che sia il mio vestito meglio riuscito.»

«Te lo presterò da mettere in qualche sfilata, quando riuscirai a organizzarla.»

«Potresti sfilare tu, in fondo è tuo.»

«Sì, certo, modelle nane se ne vedono tutti i giorni!» sghignazzò Julia. Heidi non le diede retta e le passò il cappotto.

«Ti porto là io, poi ti arrangerai con un taxi per tornare a casa. E, mi raccomando… voglio sapere tutto!»

«Genzo non verrà, ha la partita.»

«Oh, peccato… peccato davvero!»

 

Il deejay picchiava con musica da discoteca, posizionato su quello che sembrava il suolo lunare, con una bandiera degli Stati Uniti come copri-consolle; c’erano un tavolo da cocktail per ogni pianeta del Sistema Solare, e ognuno aveva i colori di riferimento come da immaginario collettivo.

«Lo vuoi un Plutone, per cominciare?»

«Ma non era stato declassato?»

«Eh, lo so, – Martha la prese sottobraccio – ma era una scusa per avere un cocktail in più!»

Il barista versò i due Plutone in due bicchieri di plastica colorata e li porse alle ragazze.

«Ti sei ispirata a Sailor Moon per i colori?»

«Lo ammetto, un po’ sì! Ma non è stata una cattiva idea!»

«Il mio piccolo genio del male!»

«Ma lo sai che Heidi ha fatto un ottimo lavoro col tuo vestito? Sei uno schianto!»

«Mmmh… – Julia si guardò le gambe – per i miei gusti è un po’ corto.»

«Non dire sciocchezze! Senti, com’è andata in Giappone con Genzo, paparazzate a parte?»

«Abbiamo svolto un ottimo lavoro e, guardando i dati in Borsa, possiamo dire di aver convinto gli azionisti. Sono molto contenta.»

«Ok, questa è la risposta da Personal Assistant. La risposta da Julia Wagner qual è?»

La ragazza bevve un lungo sorso dal cocktail pensando a una definizione adatta a descrivere il suo viaggio di lavoro.

«Direi che è stato… assurdo.»

«Non male. Continua.»

«Siamo passati dal “siamo colleghi” al “ehi, brindiamo alla nostra amicizia”. Ma sono sicura che adesso le cose torneranno come prima; ora che lui riprenderà gli allenamenti, la patata bollente ce la rimbalzeremo a vicenda.»

«Non oso immaginare come abbia reagito quando gli hai detto dello sciopero…»

Le gote di Julia avvamparono sentendo nominare quell’episodio: l’abbraccio in mezzo alla strada era stato così spontaneo e intimo che tutt’ora, a ripensarci, rimaneva senza respiro.

«Ha reagito male, ovviamente, col suo solito caratteraccio. – minimizzò – Per fortuna Herr Watanabe è riuscito a trovarci questa soluzione di rientro.»

«Credo sia quel signore che mi ha contattato per spedire le valigie.»

«Esatto, proprio lui.»

«Sai, – disse a un tratto Martha – quando ho visto le foto sulla Bild, per un attimo ho pensato che tra te e lui… beh, sì, insomma…»

Julia scoppiò a ridere.

«Ma dai!»

«Me lo diresti, vero?»

Martha puntò lo sguardo verso l’amica e la fissò con aria seria.

«Saresti la prima a saperlo…»

Alla receptionist bastò, e dopo aver finito il suo Plutone, trascinò l’amica in pista a ballare.

 

Quando se lo ritrovò davanti, quasi le cadde il Saturno di mano. Era fasciato in una tuta blu della famosa marca con le tre bande laterali color argento, scarpe da ginnastica anch’esse argentate con il baffo blu sull’esterno, e in testa due antenne.

«Addirittura?» lo schernì lei. Lui si tolse il cerchietto da cui partivano le due molle sottili che sorreggevano le palline blu e glielo porse.

«Me l’ha portato Maria Schneider, dice che è perfetto per il costume da alieno.»

«Un alieno firmato dalla testa ai piedi.»

«Sono appena uscito dallo spogliatoio e sono corso qui subito, almeno per far presenza, non riuscivo a indossare giacca e cravatta. Non vado bene?»

Arretrò di un passo e allargò le braccia per farsi squadrare: Julia alzò un sopracciglio.

«Accettabile, anche se dal SGGK mi aspettavo qualcosa di più.»

«Potrei offrirti da bere per farmi perdonare della mia mancanza?»

«Scegli il pianeta.» gli sorrise lei.

«Sai, – disse lui, avvicinandosi – mi piacerebbe portarti sulla Luna, ma vedo che lì ci si va solo per fare quattro salti. – indicò la consolle del deejay – Opterei per Marte.»

«Mmh, Wakabayashi, il pianeta rosso fuoco.»

«Preferisco chiamarlo il pianeta rosso passione.»

«Stai per caso flirtando con me, SGGK?»

Genzo si era avvicinato a lei, pericolosamente quasi: aveva oltrepassato la soglia oltre la quale Julia non faceva passare nessun uomo da anni. Eppure con lui era diverso: aveva mentito a Martha, tra lei e il portiere c’era qualcosa. Qualcosa di indefinito, ancora, ma che le faceva battere il cuore a mille e le imporporava le gote.

Genzo si allontanò appena e si scostò per farla passare, indicandole il tavolo marziano.

«Devo dire che questo vestito ti sta davvero bene, da dove vieni?»

«Saturno, a quanto pare.» rispose lei, indicando il piccolo pianeta con gli anelli che Heidi aveva ricamato sopra al cuore. Genzo si avvicinò e sfiorò con le dita il ricamo, e Julia pregò che non potesse sentire i suoi mille battiti al minuto.

 

Your touch magnetizing

Feels like I am floating

Leaves my body glowing

 

«Bello…» disse lui, sorridendole.

«I vostri cocktail.»

La ragazza colse al volo l’occasione per svicolare e prendere i due bicchieri rossi che il ragazzo stava porgendo da dietro al bancone. Lo ringraziò con un sorriso e tornò dal portiere.

«Che te ne pare? Secondo me, Martha ha fatto un ottimo lavoro.»

«Sì, è stata brava, e poi ha fatto tutto in pochissimo tempo. Abbiamo dei collaboratori speciali, qui alla Wakacorp., non credi?»

«Sì, voi Wakabayashi siete molto fortunati. Senti, come sta tuo padre?»

Genzo si guardò intorno.

«Non qui, vieni, andiamo nel suo ufficio.»

Lo seguì e cercò di ignorare lo sguardo divertito di Martha che li osservava allontanarsi dalla sala. Cercò di tenere il suo passo lungo il corridoio, ma il ragazzo sembrava pressato, come se avesse bisogno di sfogarsi.




Ed eccola, la famosa festa: non tutta, per lo meno. Lo so, lo so, vi ho lasciate un po' in sospeso, ma credo che già qui di carne al fuoco ce ne sia, per lo meno, per chiacchierare! 

Di ritorno dal Giappone, Julia scopre che la sua amata privacy è stata "violata", e che le insinuazioni che tanto odia ora sono a livello nazionale. Era chiaro che la sua presenza alla partita non sarebbe passata inosservata, e vuoi mai che Das Bild perda l'occasione per un po' di sano gossip? *ridacchia* 

Genzo invece, come sempre, lascia che gli altri insinuino, soprattutto in questo caso in cui il titolo sembra non risentirne, anzi. 

Ora chissà cosa dovrà dirle di così importante? 

Lo scopriremo mercoledì prossimo, su Rieduche... ah no, scusate XD la forza dell'abitudine *ride*

Un abbraccio forte

   
 
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