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Autore: criceto killer    28/11/2018    0 recensioni
Al principe Death non piaceva essere in balia di altre persone, odiava sentirsi debole e vulnerabile, odiava la presenza di suo padre, odiava il suo nome e persino sè stesso.
Sono più di 10 anni che non mette piede fuori dal castello.
Nelle favole, le principesse vengono rinchiuse per proteggerle da qualcosa di oscuro o semplicemente dal mondo esterno, ma per Death è diverso.
È il mondo esterno che deve essere protetto da lui.
Nessuno gli ha mai insegnato ad amare o a sorridere.
Il suo mondo è costruito con odio e rabbia.
Genere: Fantasy, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Storico, Sovrannaturale
Capitoli:
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Death stava dormendo profondamente quando una mano gelida gli scosse piano il braccio, aprì gli occhi di scatto e il suo sguardo, nel buio, incontrò quello spaventato di un bambino.

Gli occhi blu erano pieni di lacrime, dal naso colava del moccio e l'espressione era distorta dal terrore.

-Verrà a prendermi- mormorò con voce tremante.

Death si alzò di scatto, il cuore batteva all'impazzata, nascose quel bambino dietro di sé come se il suo corpo sarebbe bastato a proteggerlo mentre il respiro si faceva irregolare creando delle nuvolette di vapore e la vista si appannava nel tentativo di trattenere le lacrime di terrore.

-L-la luce- le sue mani tremavano mentre invano cercava di accendere una candela coi propri poteri, era tutto inutile, la stanza era troppo fredda.

Dei passi e una risata tuonarono per l'intero palazzo, la candela gli cadde dalle mani e il bambino corse via piangendo.

-NO! ASPETTA!- Death lo rincorse, se si fossero separati Lui lo avrebbe preso, quel bambino non ce l'avrebbe mai fatta da solo. 

Il cuore sembrava dover uscire dal petto, il suo corpo tremava in modo incontrollato e le lacrime gli rigavano il viso.

"Ti prego, Ti prego, dove sei?!" non riusciva a pensare a nient'altro, non riusciva quasi a respirare, se solo si fosse fermato sarebbe crollato.

Svoltò un angolo, percorse una grande scalinata verso il piano superiore saltando i gradini due a due e poi improvvisamente eccolo lì.

Un'ombra più alta di 7 metri, il corpo si confondeva con l'oscurità, la schiena era arcuata a causa del soffitto troppo basso, il muso triangolare come il teschio di una capra, le corna arricciate all'indietro, quegli occhi sgranati che sembravano rubargli l'anima e quel sorriso che lo faceva tremare.

Ora era fianco a fianco al bambino che piangeva e tremava, Death era totalmente bloccato, non poteva parlare, non poteva pensare, non poteva respirare.

Sentiva il proprio corpo farsi sempre più molle come se dovesse svenire da un momento all'altro eppure lui era il più grande.

Doveva reagire. 

Doveva fare qualcosa.

Tutto questo doveva finire.

Doveva salvare quel bambino. 

Doveva fargli coraggio.

-Tu non mi fai paura!- gridò con tutte le proprie forze, la voce incrinata dal pianto, strozzata come se si fosse dimenticato di respirare, il cuore gli pulsava nelle tempie e il sudore gli colava sulla schiena con un brivido.

Ma Lui rise di quel futile tentativo, aveva paura, no, provava terrore solo a stare di fronte a lui.

La risata riecheggiò nelle loro teste e il bambino disperato cedette all'orrore della disperazione iniziando ad gridare.

Death si tappò le orecchie così forte da farsi male, avrebbe voluto strapparsi i capelli, avrebbe preferito farsi trafiggere pur di non sentirlo nella propria testa. Avrebbe dato qualsiasi cosa per farlo sparire. 

Sentì il suo cuore quasi esplodere mentre il suo urlo si univa a quello del più piccolo, mentre ancora una volta cedeva e falliva.


Death si mise seduto di scatto svegliandosi, aveva urlato per davvero.

Il suo respiro era irregolare e il cuore batteva all'impazzata come dopo una corsa.

Si alzò accendendo con una sola alzata di braccio tutte le candele presenti nella stanza per poi cercare con lo sguardo un qualche segno della presenza di quel bambino nella sua stanza.

Tirò un pungo al muro, era solo un sogno eppure ancora una volta lo aveva abbandonato, non era riuscito a salvarlo.

Era solo un codardo. 

Tirò un calcio ad un armadio, rovesciò il tavolo, prese una sedia dallo schienale e la scaraventò con tutta la propria forza contro il muro gridando e piangendo.

Perché? 

Perché non riusciva mai a salvarlo? 

Perché doveva bloccarsi in quel modo ogni volta?

Da solo quel bambino non ce l'avrebbe mai fatta.


Connor deglutì entrando in quella camera, anche quella sera l'urlo di Death gli aveva gelato il cuore, aveva detto alle guardie che ci avrebbe pensato lui, ma ora non era più del tutto sicuro di farcela.

-Death?- 

Il ragazzo era seduto al centro della stanza, lo sguardo assente, ogni tanto si portava alle labbra una bottiglia, l'odore di vino di prima mattina lo nauseava.

Con una smorfia gli si avvicinò lentamente chinandosi alla sua altezza per farsi notare. 

-State bene?-

-Si- Death distolse lo sguardo appoggiando sul pavimento la bottiglia.

-Avete fame? Vi porto la colazione-

-No, non ho fame- il suo tono di voce era basso ma deciso come se avesse voluto urlare ma non ne avesse avuto la forza.

-Non potete non mangiare, il cibo andrà buttato e sarebbe uno spreco-

-Mangialo tu-

-E' la vostra colazione, Sire, inoltre ho già mangiato-

Connor si morse un labbro, alla servitù non davano la colazione, erano già grati di ricevere un pranzo e una cena, una parte di lui si arrabbiò con quell'arrogante ragazzino viziato ma un'altra non poteva che provare pena.

-Beh, peccato- Death lo guardò negli occhi, era chiaro lo stesse sfidando, Connor si rese conto che non sarebbe mai riuscito a spuntarla e lasciò perdere lanciandogli un'occhiataccia.

Death si alzò, stare in camera ultimamente lo faceva sentire come se stesse per soffocare.

Connor lo lasciò andare, lì dentro aveva già abbastanza lavoro e forse il ragazzo se ne andava proprio per stare lontano da lui.

Si diresse nella stanza al pian terreno nell'ala Nord, quella occupata dalla milizia, era una stanza che suo padre aveva adibito apposta per lui, lì poteva allenarsi e sfogarsi.

Le pareti erano state costruite dai migliori uomini con poteri di rinforzo e isolamento, erano spesse il doppio del normale e resistenti dieci volte tanto, lo stesso trattamento era stato riservato a pavimento e soffitto.

Non c'erano finestre e anche gli inserti che usava per allenarsi era stati costruiti con le leghe più forti di ferro.

Death accese le torce con una leggera alzata di mano per poi guardarsi attorno.

In passato aveva passato pomeriggi interi insieme a Dylan in quella stanza, da bambino pensava che quello fosse un luogo speciale, creato appositamente per reggere al suo divertimento ma crescendo la verità gli si era parata davanti, imprevedibile e dura come una martellata in faccia.

Quella stanza era stata creata semplicemente per contenere la sua furia distruttiva, era una gabbia di cemento.

Death vi entrò bevendo a grandi sorsi il vino dolciastro che era riuscito a fregare dalle cucine.

Quella stanza era una gabbia eppure era stata costruita per contenere la sua forza ma i parametri e le potenzialità erano stati calcolati quando aveva 8 anni di meno.

-Vediamo se ho distrutto anche le tue aspettative, padre- disse fra sé e sé.

Si pose al centro della stanza e scatenò tutto il proprio il potere.


Il terreno sotto i piedi di Connor tremò, si dovette aggrappare al pesante armadio per non cadere.

Quando aveva deciso di lasciar andare Death lo aveva fatto perché pensava di aver abbastanza lavoro lì nella sua stanza, aveva dato per scontato che non sarebbe successo nulla eppure...

Lasciò cadere la scopa con la quale stava spazzando il pavimento ricoperto di cocci e si mise a correre, una mano sempre appoggiata al muro per non perdere l'equilibrio, il cuore gli scandiva i battiti nelle orecchie, la vena sulla tempia destra pulsava, se qualcuno si fosse introdotto al castello i soldati lo avrebbero sicuramente saputo, dal giorno in cui l'aveva salvato in sala pranzo controlli e sicurezza erano raddoppiati.

"Ti prego fa che stia bene" non poteva che ripeterselo mentalmente mentre lo cercava per tutti corridoi.

Poi tutto si placò.

Le persone erano terrorizzate, alcune correvano fuori altre si nascondevano, lì i terremoti erano rari e non in molti sapevano come comportarsi. 

-Dov'è il Principe?- chiese agitato cercando di fermare la fuga di almeno uno di essi.

-Nord-

Non sapeva se quel ragazzo lo avesse urlato a lui, non sapeva se avesse capito chi stesse cercando eppure era l'unico indizio che aveva.

Corse a perdifiato per tutta l'ala Nord e poi eccolo lì.

Una parte del castello era distrutta.

Death era seduto tranquillo in mezzo le macerie, sembrava persino godersi l'aria fresca mentre sorseggiava del vino.

Connor assistette alla scena a bocca aperta. 

Le emozioni litigavano per venire a galla.

Era sollevato perché Death stava bene.

Era irritato perché era stato chiaramente lui a provocare tutto quello scompiglio e spavento nel Palazzo.

Era impressionato dalla sua potenza.

Era arrabbiato perché ancora stava affogando la rabbia nell'alcol.

-Non dovreste bere così tanto-

-Perché?- Death chiuse un occhio come per cercare di guardare qualcosa all'interno della bottiglia, Connor capì solo in quel momento quanto dovesse essere ubriaco, il Principe insisteva ad avvicinare l'occhio chiuso al bordo.

-Perché vi fa male- lasciò perdere la stanza e gli si avvicinò prendendogli di mano la bottiglia.

-Mi dispiace, ma voi siete il Principe e dovete essere sobrio in caso di attacco-

-Mh- Connor lo aiutò ad alzarsi, doveva portarlo fuori da lì prima che arrivasse il Re o lo avrebbe punito di nuovo.

-Non mi importa-

-Non vi importa del vostro regno?-

Death parve rabbuiarsi come se avesse toccato un tasto dolente.

-Non sono adatto a fare il Re, chiunque saprebbe fare di meglio.-

Death si stava sempre più appesantendo su di lui, la sua testa ormai era a ciondoloni e teneva entrambi gli occhi chiusi, lo portò nella prima stanza vuota integra che trovò e lo fece sdraiare stando attento che non picchiasse la testa.

-Non è vero, voi potete essere meglio di... vostro padre-

Death si voltò a pancia in giù, la sua schiena era rigata da del sangue, le ferite dovevano essersi riaperte a causa dello sforzo.

Attese che il suo respiro si regolarizzasse e poi passò delicatamente le mani sulla sua pelle, curandola.


Quando Death si svegliò trovò accanto a sé il pranzo ormai freddo.

Sotto la testa aveva un cuscino e qualcuno lo aveva coperto con un mantello.

Si stropicciò gli occhi aspettando che si abituassero alla luce. 

-Finalmente-

Il Principe si girò stupito a guardare quel ragazzino, era davvero rimasto con lui tutto il tempo aspettando si svegliasse?

Si passò una mano tra i capelli un po' confuso mentre iniziava a mangiare in silenzio.

Non ricordava esattamente cosa fosse successo ma aveva la netta sensazione di essere nuovamente in debito con Connor e la cosa non gli piaceva.

-Mi annoio- sospirò alzandosi.

Girovagò a lungo per il castello con un'espressione annoiata fino a ritrovarsi davanti l'uscita secondaria che aveva usato l'ultima volta.

Il posto era molto cambiato, era stato ripulito, illuminato e davanti la porta c'erano due guardie che avevano l'aria di sentirsi completamente inutili.

Connor aveva riconosciuto quei corridoi, non riusciva a capacitarsi della sua volontà di uscire di nuovo con le ferite che gli aveva inferto il padre come punizione. 

Solo il pensiero avrebbe dovuto dargli la nausea come l'aveva lui. 

-Death non potete-

-Mi annoio- sospirò.

-Lo capisco ma non potete uscire, mi dispiace, il Re vi punirebbe di nuovo-

-Tsk- Death colpì con tutta la propria forza un tavolino appostato li di fianco, una delle quattro gambe si spezzò facendo cadere il vaso di porcellana che vi era sopra come ornamento.

Connor deglutì, ormai distruggere le cose era la sua reazione a tutto, alla paura, alla rabbia e anche alla frustrazione.

-Vi va di giocare a qualcosa? Così non vi annoiate-

-Giocare?- Death lo guardò corrugando la fronte, perplesso.

Il ragazzino annuì per poi pensare ad un gioco tranquillo che potessero fare.

-A scacchi! Sapete giocare?-

Il principe scosse la testa.

-Combattiamo-
  
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