Finalmente sposi! Quale futuro ci attende?
L’uomo abbracciò la donna, facendo attenzione a non
stringere troppo. Era un miracolo poterla riavere al suo fianco, così insperato
che un uomo così materialista come era lui sentiva a volte il bisogno di
controllare con mano che fosse tutto a posto.
La donna gli sorrise dolcemente: «Sei emozionato?»
L’uomo sbuffò scocciato e Sara rise. Non sia mai che Charles
Michael Onpu potesse tradire emozioni in pubblico!
Con il sorriso sulle labbra gli risistemò il farfallino.
«Io sì. Ci siamo già passati, ma... non credevo davvero di
poter tornare qui, così, dopo tutto quello che è successo.»
L’uomo le bloccò le mani e la guardò negli occhi. Quello
sguardo, diretto solo e soltanto alla donna che amava con tutta l’anima,
espresse tutto quello che non avrebbe mai potuto dire a parole: l’affetto e la
paura di perdere tutto, l’intera sua famiglia, che l’avevano attanagliato in
quei lunghi mesi. Sara annuì.
«Quante cose sono cambiate.»
Lo sguardo dell’uomo indugiò per un momento sulla sua
adorata figlia Rachel, e la presa sul braccio della
moglie si fece più stretta. Rachel, il suo orgoglio,
la figlia forte e sicura di sé, in grado di piegare il mondo al suo volere, era
insieme ad altre persone, ma si teneva in disparte, stropicciandosi le mani, in
un atteggiamento d’ansia che non aveva nulla a che fare con la ragazzina che
conosceva. La maledizione si era conclusa, certo, ma le conseguenze di essa
pesavano ancora sul mondo intero. Le donne diventate streghe erano tornate in
sé, ma nessuna magia aveva potuto riportare in vita i morti, ricostruire le
devastazioni, cancellare dai ricordi ciò che era stato o far tacere le voci
nella testa di Rachel, che se ora non erano più
indotte dall’esterno, dopo mesi di tortura continuavano lo stesso a generarsi
nella sua mente, logorandola. Era un dolore enorme per un padre che l’amava e
che si rispecchiava in lei in tutto. Ne sarebbe uscita, ne era certo, dopotutto
ci era riuscita anche sua madre, anni e anni prima, e lei aveva comunque dentro
di sé il puro spirito degli Onpu, ma sarebbe stata
una lotta lunga e dolorosa.
D’altro canto...
Spostò lo sguardo su Simon, l’altro figlio, che a braccia
incrociate, fermo sulla porta, aspettava pensieroso. Il leggero nervoso era
tradito dalle labbra strette con forza, ma per il resto appariva sicuro.
Ecco, forse il vero effetto collaterale di quell’assurda
maledizione era stato far uscire l’aspetto più nascosto dei due fratelli Onpu: tanto sicura era prima Rachel
e tanto debole Simon agli occhi del padre, quanto ora era Rachel
a essere fragile e Simon forte.
Charles aveva riposto così tante aspettative in quel figlio.
Il primogenito maschio di una famiglia così influente come la loro aveva delle
enormi responsabilità. Scoprire che Simon aveva preso in tutto e per tutto
l’animo dolce e remissivo della moglie, che pure amava, era stato un brutto
colpo, non perché non amasse il figlio, ma perché aveva avuto paura per lui,
per un mondo che vedeva pieno di squali pronti a mangiarselo in un boccone, lui
e indirettamente tutto quello che il padre e i suoi avi avevano costruito in
secoli addietro. Si era impegnato per evitare che ciò potesse accadere,
forgiandolo e temprandolo con durezza, temendo che proprio nulla di lui a parte
i capelli biondi gli fosse stato passato e, soprattutto, nel profondo del suo
cuore, terrorizzato dall’idea che potesse anche lui dimostrare le fragilità
psicologiche di Sara e crollare.
A ripensarci in quel momento, indizi che le sue paure
fossero infondate in realtà c’erano stati anche prima, ma non li aveva colti:
come si era ribellato quando lo avevano iscritto alla Shibusen,
la ferma volontà di non farsi mai chiamare Duca, la determinazione a sposare
Lucy... il ragazzo non era mai stato per niente semplice da malleare,
anche prima della maledizione, ma era stato durante questa che davvero Charles aveva
scoperto quanto si fosse sbagliato
sul figlio. Quando erano venuti a dirgli che Simon, proprio il suo Simon, si era messo a guida di un
gruppo rivoluzionario di streghe, era scoppiato a ridere. Quando gli avevano
detto che sarebbe diventato il nuovo dittatore mondiale, aveva tremato di paura.
Si era reso conto solo in quell’istante
che in realtà suo figlio, se ben determinato nei suoi obiettivi, poteva essere
inarrestabile.
Charles era rimasto per giorni chiuso nella sua dimora
vuota, aspettando che Simon venisse a vendicarsi di lui. Aveva visto cos’era
successo a Sara, ad Helen e a Rachel, e dall’unica
persona che effettivamente, seppure per il suo bene, aveva davvero maltrattato
si aspettava solo le peggiori torture. Aveva pianto di rimorso per non aver
saputo vedere la gemma nascosta nell’animo di Simon prima che si trasformasse
in pece. Aveva atteso la morte, e invece era giunto un insegnante della Shibusen a dargli la notizia che mai e poi mai avrebbe
sperato: Simon, con quella stessa forza inarrestabile che tanto aveva temuto,
aveva risolto la situazione e salvato il mondo intero. Charles era rimasto
incredulo sulla sedia per quasi altrettanto tempo per cui aveva aspettato,
incapace di pensare a nulla, mentre emozioni contrastanti, di sollievo, d’incredulità,
di gioia, di rimorso, di delusione verso se stesso, lo
assalivano. Si ripromise mille cose, di cambiare, di essere il padre che forse
non era mai veramente stato, di dire a Simon tutto l’affetto che provava per
lui. Si era alzato dalla poltrona ed era corso a Death City determinato a tutto
questo, ma appena giunto gli venne presentata prima Rachel.
L’uomo si era sentito morire di nuovo, nel vederla in quello stato, e si era
reso conto che proprio in quel momento, per lei, doveva essere l’uomo forte che
era sempre stato. Aveva inghiottito con amarezza tutto ciò che avrebbe voluto
dire a Simon e aveva cercato di comportarsi come sempre.
«Già.»
Tuttavia, non era certo di riuscirci quel giorno, e Sara,
che aveva compreso tutto anche se Charles non le aveva detto niente, lo strinse
ancora, con tutta la poca forza che aveva.
«Andrà tutto bene.»
«Lo so. Ora lo so.»
Sara guardò Simon con gli occhi lucidi: «È diventato grande,
vero?»
La voce di Charles tremò: «Così grande da ritornare piccolo
pur di non perdere ciò a cui teneva.»
«Ha preso tutta la forza del suo papà.»
L’uomo scosse la testa: «No, per fortuna no. Ha preso tutta
la tua.»
Simon sospirò. Aveva delegato a Kevin tutta l’organizzazione
ed era infinitamente grato che amico di sempre avesse accettato invece di
mandarlo a quel paese.
Era agitato?
Sì, indubbiamente, ma lo era in modo diverso dalla prima
volta.
La volta prima era isterico, nervoso, tanto da saltellare
sul posto e avere la mente completamente annebbiata. Questa volta era perfettamente
lucido, solo con una stretta allo stomaco che con tutta la buona volontà non
riusciva a scacciare. L’altra volta aveva paura degli invitati, di suo padre,
di tutto ciò che era stato collaterale al matrimonio. Questa volta si ritrovò a
chiedersi se sarebbe stato un degno marito per Lucy, per la donna che lo aveva
costretto a rivoluzionare il mondo pur di rimanere con lei. Alzò gli occhi al
cielo, controllandone il colore. Era azzurro, stavolta, non viola, nessuna
traccia di magia nell’aria. Seppure non ne avesse più, Simon si era comunque
ritrovato ad essere davvero il maggior esperto di magia mai esistito, sia fra
gli umani che fra le streghe, ed era certo di saperne individuare i segni anche
solo guardandosi intorno. Sorrise imbarazzato. Le streghe non si sarebbero
dimenticate facilmente di lui, oltretutto dopo l’involontario souvenir che
aveva lasciato loro, e che aveva colpito collateralmente anche Blaire. Nessun canto, oggi, perché nessuna voce era loro
concessa. Forse dopo quella storia avrebbero imparato a non andare contro le
leggi della natura, ma non poteva escludere che qualcuna cercasse di vendicarsi
di lui. Sospirò ancora. Lord Shinigami gli aveva offerto protezione, ma non era preoccupato. Che
venissero avanti, conosceva un mucchio di modi per annullare una magia anche
senza poterla usare! Involontariamente
quella maledizione gli aveva assicurato un futuro, e proprio nel campo degli
studi, in cui era sempre stato una frana. Ridacchiò, in un gioco che forse solo
lui poteva comprendere. Lui e Lucy.
Non avrebbe più potuto sbirciare come sarebbero andate le
cose fra loro. La contromaledizione era stata
potente, così potente da strappargli via non solo la sua magia e quella di Sarktos che aveva rubato, ma anche il dono di preveggenza.
Ne era stato felice, dopotutto era un peso che non aveva reso la vita più
facile o più bella né a lui né a sua zia; almeno ora avrebbe potuto suonare il
violino in santa pace. Il professor Stain lo aveva
avvertito che probabilmente però il dono in lui non era del tutto scomparso: la
sua anima era indelebilmente macchiata di magia, ed era probabile che qualche
visione di quelle imprevedibili, in rima, sarebbe tornata. Simon non aveva
paura, nulla che potesse avere a che fare con la magia lo poteva più spaventare.
Kevin gli si avvicinò: «Allora, i parenti si sono
accomodati, Black Star è stato contenuto, Kid è
impegnato a sistemare gli ultimi petali in modo simmetrico, Soul si sta
scaldando al pianoforte, il pranzo per dopo è in caldo e Shinigami
si sta aggiustando la divisa cerimoniale. Dovrei aver sistemato tutto.»
Simon gli sorrise: «Grazie.»
«Tutto tranne lo sposo. Allora, vuoi deciderti ad entrare?»
«E perché?»
Kevin alzò un sopracciglio: «Bè, la conosci la procedura,
no? Lo sposo deve attendere all’altare la sposa...»
Simon lo guardò divertito e ripeté: «E perché?»
L’amico lo fissò perplesso: «E io che ne so? Immagino per
non vedere il vestito della sposa!»
«Lucy ha cambiato l’abito dall’altra volta?»
«Che io sappia no.»
«E allora l’ho già visto. E direi che tutta la sfortuna che
poteva portarmi l’ha già portata.»
Kevin rise: «Sei in ansia?»
Simon strinse le labbra: «Abbastanza da non entrare finché
non sarò sicuro che lei sia qui.»
«Non avrai paura che Lucy scappi dall’altare, vero?»
Simon non rispose e Kevin lo guardò sconvolto: «No... davvero?»
Lo sposo rimase serio: «Ha visto qualcosa di tremendo in me.
Non potrei biasimarla, chiunque ne sarebbe spaventato.»
Kevin lo guardò sconvolto: «Ma scusa, stiamo parlando della
stessa Lucy?»
«Eh?»
«Parliamo della ragazza che ha accettato di fare squadra con
un asociale che pensava di essere inutile all’umanità intera e con un ex
assassino? Della persona che ha riconvertito un Kishin?
Della stessa ragazza che ha affrontato una guerra per venire a cercare il suo
innamorato, e che si è lasciata alle spalle qualunque certezza? O vuoi dirmi
che ci hai fregato tutti, e oggi stiamo aspettando un’altra ragazza sempre di nome Lucy?»
Simon lo guardò perplesso, per poi scoppiare a ridere e
abbracciarlo.
Kevin si staccò dall’abbraccio, gli raggiustò il vestito e
poi lo guardò negli occhi: «Sarai perfetto.»
«Grazie per avere sempre creduto in me.»
«Dovere di amico e di arma. E ora avanti... Lucy è qui.»
A Simon sfuggì una vocetta isterica: «Cosa?»
Kevin ridacchiò mentre l’amico si voltava e vedeva Lucy
iniziare a salire le scale.
«Non è cambiato nulla, non temere. Vi aspetto dentro.»
Alzò un pollice verso Lucy con un occhiolino ed entrò. La
sposa gli sorrise imbarazzata e, a braccetto di James, salì i gradini verso il
suo sposo.
«Perché non sei dentro?»
«Mi sembrava giusto aspettarti. Tu mi hai aspettato fino ad
ora...»
Lucy arrossì leggermente, e di tutta risposta anche le
guance di Simon divennero di un rosa più acceso. James, a quel punto, si
sciolse dal braccio di Lucy.
«Nonno?»
«Questa volta non ti serve un accompagnatore.»
La ragazza lo guardò perplessa: «Ma...»
James si limitò a sorridere e a fare un passo indietro.
Simon, di tutta risposta, le fece un inchino e le porse la mano.
«Potrei avere io questo onore, signorina?»
Lucy li guardò perplessa. Poi rise.
«Massì, al diavolo le formalità!»
Mise il bouquet in mano a Simon, poi con una mano si sollevò
l’abito, con l’altra lo afferrò e lo trascinò dentro.
«Andiamo. Insieme, come abbiamo sempre fatto!»
Simon, ricomponendosi, la seguì: «Sì.»
L’ingresso inusuale dei due sposi che correvano per la
navata centrale tenendosi per mano e con il bouquet nelle mani dello sposo
lasciò interdetta la sala, ma nessuno disse nulla. Chi poteva dare loro torto
se dopo tutta quell’attesa i due avessero fretta di concludere?
Solo una volta giunti davanti all’altare i due sposi,
sciogliendosi in una risata, si ricomposero. Lucy risistemò l’abito, riprese il
bouquet e Simon fece un cenno a Lord Shinigami, ma
senza riuscire a togliersi quel sorriso di sincera gioia e divertimento.
«Amici,
oggi siamo qui per rendere onore a due giovani che hanno deciso di passare il
resto della loro vita insieme, come...»
Solo a quelle parole ormai familiari, Simon si sentì davvero
come la volta scorsa. Le
sue orecchie fischiavano e il suo cervello sembrava essersi sconnesso dal resto
del mondo. Aveva aspettato così tanto quel momento, l’aveva atteso così a
lungo, eppure questa volta non gli sembrava per nulla un sogno. Mai nulla come
in quel momento gli era sembrato così vero.
«E
allora, li abbiamo i testimoni?»
Simon sobbalzò. Di nuovo, perso nei suoi pensieri, si era
perso il clou del discorso di Shinigami!
Nuovamente Kevin, Maka, Tsubaki
e Soul, dalla sua postazione al pianoforte, alzarono la mano.
Lord
Shinigami annuì: «Bene! E allora... Simon?»
Questa volta rispose con sicurezza: «Sì.»
«Vuoi
prendere Lucy come tua sposa?»
Simon prese le mani di Lucy, guardò l’amore della sua vita
negli occhi e prese un profondo respiro. Lo sguardo gli sfuggì ancora una volta
verso il cielo, in una muta preghiera che stavolta nulla lo potesse
interrompere.
«SIMON, TI PREGO, DILLO! DILLO!»
Lo sposo sobbalzò dalla sorpresa. Quei secondi di attesa
erano stati troppo per i nervi di Kevin, che si era messo a urlare così forte
da farsi sentire tranquillamente fino agli ultimi banchi. Il ragazzo era
pallidissimo, con il volto tirato dall’ansia, e quell’uscita era così sincera,
così simile a quando aveva interrotto il loro primo bacio, che Simon scoppiò a
ridere in maniera incontrollata, e con lui Lucy e piano piano tutti gli
invitati.
A Kevin non gliene importò nulla, poteva fare tutte le
figuracce del mondo, ma quei due dovevano
sposarsi in quel giorno, a qualunque costo, il suo cuore non avrebbe retto
ulteriori ritardi!
«Sì.»
La risposta venne coperta completamente dalle risate, e
dovette ripeterla di nuovo non appena tornò nuovamente il silenzio.
«Sì!»
Lord Shinigami continuò: «E tu,
Lucy, vuoi prendere Simon come tuo sposo?»
Sforzandosi di non guardare Kevin, che alle loro spalle
stava avendo un embolo per la tensione, rispose.
«Sì!»
L’uomo cinse con un nastro rosso le mani degli sposi e mise
le fedi alle loro dita: «E allora, con l’autorità conferitami da me stesso, vi
dichiaro marito e moglie.»
I due sposi si guardarono con gli occhi che brillavano di
felicità.
«Lo sposo può baciare la sposa.»
Senza attendere un attimo di più, Simon cinse con forza la
schiena di Lucy e la portò con decisione verso di sé, per il bacio forse più
significativo della loro storia d’amore. L’applauso della sala s’interruppe a
causa di un tonfo secco. Lucy e Simon si staccarono e subito si precipitarono
verso Kevin, crollato a terra dopo che la tensione lo aveva abbandonato tutto
d’un botto. Subito Simon gli alzò le gambe e Lucy iniziò a schiaffeggiarlo, mentre
anche Liz si chinava preoccupata.
«Kevin?»
Non appena il ragazzo riaprì gli occhi e riprese i sensi,
per la prima volta da quando lo conoscevano, ancora coricato, scoppiò a
piangere.
«Alleluia... grazie... grazie ad ogni divinità...»
I due novelli sposi si guardarono. Quello che aveva avuto
più paura per le sorti di quel matrimonio, alla fine, era stato proprio Kevin.
Liz gli tirò uno scappellotto e
Kevin rispose: «Ehi, ero già sveglio!»
«Guai a te se fai qualcosa del genere al nostro matrimonio!
Screanzato, hai rovinato tutto!»
Simon e Lucy risero, insieme, e Kevin, seppure imbarazzato,
si sentì finalmente sollevato e felice insieme a loro.
Lucy si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. La cerimonia
si era conclusa, il pranzo si stava lentamente avviando verso il dolce, nessuno
degli invitati si era lamentato e, soprattutto, era seduta di fianco a quello
che ora era a tutti gli effetti suo marito. Si appoggiò un momento sulla
spalla, e Simon le sorrise dolcemente.
«Sei stanca?»
«Un po’.»
«Non manca molto, ormai...»
I due sposi si guardarono intorno. Guardarono Blaire, che forse per fare un dispetto per la sparizione
della voce, con un balzo felino aveva afferrato a mezz’aria il bouquet della
sposa e ora lo sventolava beffarda in faccia a Liz,
che sperava davvero di poterlo afferrare. Kevin al suo fianco, cercava di non
andare fuori di testa fra Patty che faceva sculture di cibo nel suo piatto e Kid che cercava di mangiare simmetricamente. Guardarono Maka che chiacchierava amabilmente con Chrona
e Tsubaki, mentre Soul e Black Star sembravano
tramare qualcosa di “molto poco figo” ai danni del tavolo dei professori,
prontamente fermati da un implacabile Maka Chop. Guardarono il Duca di Onpu
chiacchierare abbastanza amabilmente con James, a quanto pareva ora ammesso a
tutti gli effetti nella famiglia, mentre Rachel, per
un momento con un sincero sorriso divertito, raccontava qualcosa alla madre e
alla zia. Assaporarono insieme quel momento di serenità, il primo da tanto
tempo.
«È quasi finita.»
Gli occhi di Simon si velarono per un momento d’oro. Lucy
sobbalzò sorpresa e gli strinse le mani con tutte le sue forze. Le labbra del
ragazzo si mossero, ma fu un sussurro così lieve che non riuscì a percepirlo.
In un attimo Simon tornò alla normalità.
«Simon?»
Lo sposo strizzò un attimo gli occhi, poi si rivolse a Lucy
come se niente fosse successo: «Sì?»
Lucy sussurrò, facendo attenzione a non farsi sentire dagli
invitati: «Hai visto il futuro?»
Il ragazzo annuì.
«Nuove minacce all’orizzonte?»
«No. Ho visto solo che ti sbagliavi.»
«Eh?»
Il ragazzo, con gli occhi lucidi, rivide negli occhi scuri
della sua amata il riflesso di quello che sarebbe stato, dei loro figli giocare
felici con i figli di Kevin sulle gambe del nonno, un Duca di Onpu anziano ma felice come non lo aveva mai visto.
Sorrise emozionato.
«Non è affatto finita. Credimi, questo è stato solo
l’inizio.»
Non gli importava quanto avrebbe dovuto aspettare per vedere
dal vivo quella visione.
Avevano tutta la vita davanti, insieme.
Kevin: No, aspetta,
cosa vuoi che faccia?
Lucy: Mi devi
aiutare! Non ti ricordi la nostra promessa? “Niente più segreti”! E Simon ce ne
sta nascondendo uno grande come una casa!
Kevin: E cosa vuoi
che faccia? Che lo ricatti?
Soul Eater, Richiamo di sangue, 30°
capitolo: L’ultima occasione per salutarsi! Quanti segreti si nascondono
ancora?
Lucy: Non lo so, ma
pensiamoci! Abbiamo solo più un capitolo di tempo!
Kevin: Sigh... mai un
momento di pausa, eh?
Ed eccoci qua. Finalmente il finale della storia, il famoso
matrimonio atteso fin dal primo capitolo!
Cosa manca ancora? Il capitolo con l’intervista, ovvio! I tempi
di pubblicazione di quello, però, non dipendono totalmente da me, ma da una
persona che mi sta preparando una cosa…
Mi scuso inoltre per i problemi di font dei precedenti capitoli,
nonostante i venti tentativi (e non scherzo) per qualche motivo non è stato
possibile uniformare il tutto.
A presto (spero).
Hinata 92