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Autore: hinata 92    29/11/2018    1 recensioni
L'atteso (o forse no) seguito di Polvere Incantata.
A Death City volano fiori di arancio per Lucy e Simon e tutti sono pronti a festeggiare il lieto evento. Ma nessuno immagina che stanno per finire tutti vittima della più grande maledizione stregonesca della storia...
Una sorpresa in più: questa è una storia... a bivi!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Polvere incantata'
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Finalmente sposi! Quale futuro ci attende?

 

L’uomo abbracciò la donna, facendo attenzione a non stringere troppo. Era un miracolo poterla riavere al suo fianco, così insperato che un uomo così materialista come era lui sentiva a volte il bisogno di controllare con mano che fosse tutto a posto.

La donna gli sorrise dolcemente: «Sei emozionato?»

L’uomo sbuffò scocciato e Sara rise. Non sia mai che Charles Michael Onpu potesse tradire emozioni in pubblico! Con il sorriso sulle labbra gli risistemò il farfallino.

«Io sì. Ci siamo già passati, ma... non credevo davvero di poter tornare qui, così, dopo tutto quello che è successo.»

L’uomo le bloccò le mani e la guardò negli occhi. Quello sguardo, diretto solo e soltanto alla donna che amava con tutta l’anima, espresse tutto quello che non avrebbe mai potuto dire a parole: l’affetto e la paura di perdere tutto, l’intera sua famiglia, che l’avevano attanagliato in quei lunghi mesi. Sara annuì.

«Quante cose sono cambiate.»

Lo sguardo dell’uomo indugiò per un momento sulla sua adorata figlia Rachel, e la presa sul braccio della moglie si fece più stretta. Rachel, il suo orgoglio, la figlia forte e sicura di sé, in grado di piegare il mondo al suo volere, era insieme ad altre persone, ma si teneva in disparte, stropicciandosi le mani, in un atteggiamento d’ansia che non aveva nulla a che fare con la ragazzina che conosceva. La maledizione si era conclusa, certo, ma le conseguenze di essa pesavano ancora sul mondo intero. Le donne diventate streghe erano tornate in sé, ma nessuna magia aveva potuto riportare in vita i morti, ricostruire le devastazioni, cancellare dai ricordi ciò che era stato o far tacere le voci nella testa di Rachel, che se ora non erano più indotte dall’esterno, dopo mesi di tortura continuavano lo stesso a generarsi nella sua mente, logorandola. Era un dolore enorme per un padre che l’amava e che si rispecchiava in lei in tutto. Ne sarebbe uscita, ne era certo, dopotutto ci era riuscita anche sua madre, anni e anni prima, e lei aveva comunque dentro di sé il puro spirito degli Onpu, ma sarebbe stata una lotta lunga e dolorosa.

D’altro canto...

Spostò lo sguardo su Simon, l’altro figlio, che a braccia incrociate, fermo sulla porta, aspettava pensieroso. Il leggero nervoso era tradito dalle labbra strette con forza, ma per il resto appariva sicuro.

Ecco, forse il vero effetto collaterale di quell’assurda maledizione era stato far uscire l’aspetto più nascosto dei due fratelli Onpu: tanto sicura era prima Rachel e tanto debole Simon agli occhi del padre, quanto ora era Rachel a essere fragile e Simon forte.

Charles aveva riposto così tante aspettative in quel figlio. Il primogenito maschio di una famiglia così influente come la loro aveva delle enormi responsabilità. Scoprire che Simon aveva preso in tutto e per tutto l’animo dolce e remissivo della moglie, che pure amava, era stato un brutto colpo, non perché non amasse il figlio, ma perché aveva avuto paura per lui, per un mondo che vedeva pieno di squali pronti a mangiarselo in un boccone, lui e indirettamente tutto quello che il padre e i suoi avi avevano costruito in secoli addietro. Si era impegnato per evitare che ciò potesse accadere, forgiandolo e temprandolo con durezza, temendo che proprio nulla di lui a parte i capelli biondi gli fosse stato passato e, soprattutto, nel profondo del suo cuore, terrorizzato dall’idea che potesse anche lui dimostrare le fragilità psicologiche di Sara e crollare.

A ripensarci in quel momento, indizi che le sue paure fossero infondate in realtà c’erano stati anche prima, ma non li aveva colti: come si era ribellato quando lo avevano iscritto alla Shibusen, la ferma volontà di non farsi mai chiamare Duca, la determinazione a sposare Lucy... il ragazzo non era mai stato per niente semplice da malleare, anche prima della maledizione, ma era stato durante questa che davvero Charles aveva scoperto quanto si fosse sbagliato sul figlio. Quando erano venuti a dirgli che Simon, proprio il suo Simon, si era messo a guida di un gruppo rivoluzionario di streghe, era scoppiato a ridere. Quando gli avevano detto che sarebbe diventato il nuovo dittatore mondiale, aveva tremato di paura.  Si era reso conto solo in quell’istante che in realtà suo figlio, se ben determinato nei suoi obiettivi, poteva essere inarrestabile.

Charles era rimasto per giorni chiuso nella sua dimora vuota, aspettando che Simon venisse a vendicarsi di lui. Aveva visto cos’era successo a Sara, ad Helen e a Rachel, e dall’unica persona che effettivamente, seppure per il suo bene, aveva davvero maltrattato si aspettava solo le peggiori torture. Aveva pianto di rimorso per non aver saputo vedere la gemma nascosta nell’animo di Simon prima che si trasformasse in pece. Aveva atteso la morte, e invece era giunto un insegnante della Shibusen a dargli la notizia che mai e poi mai avrebbe sperato: Simon, con quella stessa forza inarrestabile che tanto aveva temuto, aveva risolto la situazione e salvato il mondo intero. Charles era rimasto incredulo sulla sedia per quasi altrettanto tempo per cui aveva aspettato, incapace di pensare a nulla, mentre emozioni contrastanti, di sollievo, d’incredulità, di gioia, di rimorso, di delusione verso se stesso, lo assalivano. Si ripromise mille cose, di cambiare, di essere il padre che forse non era mai veramente stato, di dire a Simon tutto l’affetto che provava per lui. Si era alzato dalla poltrona ed era corso a Death City determinato a tutto questo, ma appena giunto gli venne presentata prima Rachel. L’uomo si era sentito morire di nuovo, nel vederla in quello stato, e si era reso conto che proprio in quel momento, per lei, doveva essere l’uomo forte che era sempre stato. Aveva inghiottito con amarezza tutto ciò che avrebbe voluto dire a Simon e aveva cercato di comportarsi come sempre.

«Già.»

Tuttavia, non era certo di riuscirci quel giorno, e Sara, che aveva compreso tutto anche se Charles non le aveva detto niente, lo strinse ancora, con tutta la poca forza che aveva.

«Andrà tutto bene.»

«Lo so. Ora lo so.»

Sara guardò Simon con gli occhi lucidi: «È diventato grande, vero?»

La voce di Charles tremò: «Così grande da ritornare piccolo pur di non perdere ciò a cui teneva.»

«Ha preso tutta la forza del suo papà.»

L’uomo scosse la testa: «No, per fortuna no. Ha preso tutta la tua.»

 

Simon sospirò. Aveva delegato a Kevin tutta l’organizzazione ed era infinitamente grato che amico di sempre avesse accettato invece di mandarlo a quel paese.

Era agitato?

Sì, indubbiamente, ma lo era in modo diverso dalla prima volta.

La volta prima era isterico, nervoso, tanto da saltellare sul posto e avere la mente completamente annebbiata. Questa volta era perfettamente lucido, solo con una stretta allo stomaco che con tutta la buona volontà non riusciva a scacciare. L’altra volta aveva paura degli invitati, di suo padre, di tutto ciò che era stato collaterale al matrimonio. Questa volta si ritrovò a chiedersi se sarebbe stato un degno marito per Lucy, per la donna che lo aveva costretto a rivoluzionare il mondo pur di rimanere con lei. Alzò gli occhi al cielo, controllandone il colore. Era azzurro, stavolta, non viola, nessuna traccia di magia nell’aria. Seppure non ne avesse più, Simon si era comunque ritrovato ad essere davvero il maggior esperto di magia mai esistito, sia fra gli umani che fra le streghe, ed era certo di saperne individuare i segni anche solo guardandosi intorno. Sorrise imbarazzato. Le streghe non si sarebbero dimenticate facilmente di lui, oltretutto dopo l’involontario souvenir che aveva lasciato loro, e che aveva colpito collateralmente anche Blaire. Nessun canto, oggi, perché nessuna voce era loro concessa. Forse dopo quella storia avrebbero imparato a non andare contro le leggi della natura, ma non poteva escludere che qualcuna cercasse di vendicarsi di lui. Sospirò ancora. Lord Shinigami gli aveva offerto protezione, ma non era preoccupato. Che venissero avanti, conosceva un mucchio di modi per annullare una magia anche senza poterla usare!  Involontariamente quella maledizione gli aveva assicurato un futuro, e proprio nel campo degli studi, in cui era sempre stato una frana. Ridacchiò, in un gioco che forse solo lui poteva comprendere. Lui e Lucy.

Non avrebbe più potuto sbirciare come sarebbero andate le cose fra loro. La contromaledizione era stata potente, così potente da strappargli via non solo la sua magia e quella di Sarktos che aveva rubato, ma anche il dono di preveggenza. Ne era stato felice, dopotutto era un peso che non aveva reso la vita più facile o più bella né a lui né a sua zia; almeno ora avrebbe potuto suonare il violino in santa pace. Il professor Stain lo aveva avvertito che probabilmente però il dono in lui non era del tutto scomparso: la sua anima era indelebilmente macchiata di magia, ed era probabile che qualche visione di quelle imprevedibili, in rima, sarebbe tornata. Simon non aveva paura, nulla che potesse avere a che fare con la magia lo poteva più spaventare.

Kevin gli si avvicinò: «Allora, i parenti si sono accomodati, Black Star è stato contenuto, Kid è impegnato a sistemare gli ultimi petali in modo simmetrico, Soul si sta scaldando al pianoforte, il pranzo per dopo è in caldo e Shinigami si sta aggiustando la divisa cerimoniale. Dovrei aver sistemato tutto.»

Simon gli sorrise: «Grazie.»

«Tutto tranne lo sposo. Allora, vuoi deciderti ad entrare?»

«E perché?»

Kevin alzò un sopracciglio: «Bè, la conosci la procedura, no? Lo sposo deve attendere all’altare la sposa...»

Simon lo guardò divertito e ripeté: «E perché?»

L’amico lo fissò perplesso: «E io che ne so? Immagino per non vedere il vestito della sposa!»

«Lucy ha cambiato l’abito dall’altra volta?»

«Che io sappia no.»

«E allora l’ho già visto. E direi che tutta la sfortuna che poteva portarmi l’ha già portata.»

Kevin rise: «Sei in ansia?»

Simon strinse le labbra: «Abbastanza da non entrare finché non sarò sicuro che lei sia qui.»

«Non avrai paura che Lucy scappi dall’altare, vero?»

Simon non rispose e Kevin lo guardò sconvolto: «No... davvero?»

Lo sposo rimase serio: «Ha visto qualcosa di tremendo in me. Non potrei biasimarla, chiunque ne sarebbe spaventato.»

Kevin lo guardò sconvolto: «Ma scusa, stiamo parlando della stessa Lucy?»

«Eh?»

«Parliamo della ragazza che ha accettato di fare squadra con un asociale che pensava di essere inutile all’umanità intera e con un ex assassino? Della persona che ha riconvertito un Kishin? Della stessa ragazza che ha affrontato una guerra per venire a cercare il suo innamorato, e che si è lasciata alle spalle qualunque certezza? O vuoi dirmi che ci hai fregato tutti, e oggi stiamo aspettando un’altra ragazza sempre di nome Lucy?»

Simon lo guardò perplesso, per poi scoppiare a ridere e abbracciarlo.

Kevin si staccò dall’abbraccio, gli raggiustò il vestito e poi lo guardò negli occhi: «Sarai perfetto.»

«Grazie per avere sempre creduto in me.»

«Dovere di amico e di arma. E ora avanti... Lucy è qui.»

A Simon sfuggì una vocetta isterica: «Cosa?»

Kevin ridacchiò mentre l’amico si voltava e vedeva Lucy iniziare a salire le scale.

«Non è cambiato nulla, non temere. Vi aspetto dentro.»

Alzò un pollice verso Lucy con un occhiolino ed entrò. La sposa gli sorrise imbarazzata e, a braccetto di James, salì i gradini verso il suo sposo.

«Perché non sei dentro?»

«Mi sembrava giusto aspettarti. Tu mi hai aspettato fino ad ora...»

Lucy arrossì leggermente, e di tutta risposta anche le guance di Simon divennero di un rosa più acceso. James, a quel punto, si sciolse dal braccio di Lucy.

«Nonno?»

«Questa volta non ti serve un accompagnatore.»

La ragazza lo guardò perplessa: «Ma...»

James si limitò a sorridere e a fare un passo indietro. Simon, di tutta risposta, le fece un inchino e le porse la mano.

«Potrei avere io questo onore, signorina?»

Lucy li guardò perplessa. Poi rise.

«Massì, al diavolo le formalità!»

Mise il bouquet in mano a Simon, poi con una mano si sollevò l’abito, con l’altra lo afferrò e lo trascinò dentro.

«Andiamo. Insieme, come abbiamo sempre fatto!»

Simon, ricomponendosi, la seguì: «Sì.»

 

L’ingresso inusuale dei due sposi che correvano per la navata centrale tenendosi per mano e con il bouquet nelle mani dello sposo lasciò interdetta la sala, ma nessuno disse nulla. Chi poteva dare loro torto se dopo tutta quell’attesa i due avessero fretta di concludere?

Solo una volta giunti davanti all’altare i due sposi, sciogliendosi in una risata, si ricomposero. Lucy risistemò l’abito, riprese il bouquet e Simon fece un cenno a Lord Shinigami, ma senza riuscire a togliersi quel sorriso di sincera gioia e divertimento.

«Amici, oggi siamo qui per rendere onore a due giovani che hanno deciso di passare il resto della loro vita insieme, come...»

Solo a quelle parole ormai familiari, Simon si sentì davvero come la volta scorsa. Le sue orecchie fischiavano e il suo cervello sembrava essersi sconnesso dal resto del mondo. Aveva aspettato così tanto quel momento, l’aveva atteso così a lungo, eppure questa volta non gli sembrava per nulla un sogno. Mai nulla come in quel momento gli era sembrato così vero.

«E allora, li abbiamo i testimoni?»

Simon sobbalzò. Di nuovo, perso nei suoi pensieri, si era perso il clou del discorso di Shinigami!

Nuovamente Kevin, Maka, Tsubaki e Soul, dalla sua postazione al pianoforte, alzarono la mano.

Lord Shinigami annuì: «Bene! E allora... Simon?»

Questa volta rispose con sicurezza: «Sì.»

«Vuoi prendere Lucy come tua sposa?»

Simon prese le mani di Lucy, guardò l’amore della sua vita negli occhi e prese un profondo respiro. Lo sguardo gli sfuggì ancora una volta verso il cielo, in una muta preghiera che stavolta nulla lo potesse interrompere.

«SIMON, TI PREGO, DILLO! DILLO!»

Lo sposo sobbalzò dalla sorpresa. Quei secondi di attesa erano stati troppo per i nervi di Kevin, che si era messo a urlare così forte da farsi sentire tranquillamente fino agli ultimi banchi. Il ragazzo era pallidissimo, con il volto tirato dall’ansia, e quell’uscita era così sincera, così simile a quando aveva interrotto il loro primo bacio, che Simon scoppiò a ridere in maniera incontrollata, e con lui Lucy e piano piano tutti gli invitati.

A Kevin non gliene importò nulla, poteva fare tutte le figuracce del mondo, ma quei due dovevano sposarsi in quel giorno, a qualunque costo, il suo cuore non avrebbe retto ulteriori ritardi!

«Sì.»

La risposta venne coperta completamente dalle risate, e dovette ripeterla di nuovo non appena tornò nuovamente il silenzio.

«Sì!»

Lord Shinigami continuò: «E tu, Lucy, vuoi prendere Simon come tuo sposo?»

Sforzandosi di non guardare Kevin, che alle loro spalle stava avendo un embolo per la tensione, rispose.

«Sì!»

L’uomo cinse con un nastro rosso le mani degli sposi e mise le fedi alle loro dita: «E allora, con l’autorità conferitami da me stesso, vi dichiaro marito e moglie.»

I due sposi si guardarono con gli occhi che brillavano di felicità.

«Lo sposo può baciare la sposa.»

Senza attendere un attimo di più, Simon cinse con forza la schiena di Lucy e la portò con decisione verso di sé, per il bacio forse più significativo della loro storia d’amore. L’applauso della sala s’interruppe a causa di un tonfo secco. Lucy e Simon si staccarono e subito si precipitarono verso Kevin, crollato a terra dopo che la tensione lo aveva abbandonato tutto d’un botto. Subito Simon gli alzò le gambe e Lucy iniziò a schiaffeggiarlo, mentre anche Liz si chinava preoccupata.

«Kevin?»

Non appena il ragazzo riaprì gli occhi e riprese i sensi, per la prima volta da quando lo conoscevano, ancora coricato, scoppiò a piangere.

«Alleluia... grazie... grazie ad ogni divinità...»

I due novelli sposi si guardarono. Quello che aveva avuto più paura per le sorti di quel matrimonio, alla fine, era stato proprio Kevin.

Liz gli tirò uno scappellotto e Kevin rispose: «Ehi, ero già sveglio!»

«Guai a te se fai qualcosa del genere al nostro matrimonio! Screanzato, hai rovinato tutto!»

Simon e Lucy risero, insieme, e Kevin, seppure imbarazzato, si sentì finalmente sollevato e felice insieme a loro.

 

Lucy si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. La cerimonia si era conclusa, il pranzo si stava lentamente avviando verso il dolce, nessuno degli invitati si era lamentato e, soprattutto, era seduta di fianco a quello che ora era a tutti gli effetti suo marito. Si appoggiò un momento sulla spalla, e Simon le sorrise dolcemente.

«Sei stanca?»

«Un po’.»

«Non manca molto, ormai...»

I due sposi si guardarono intorno. Guardarono Blaire, che forse per fare un dispetto per la sparizione della voce, con un balzo felino aveva afferrato a mezz’aria il bouquet della sposa e ora lo sventolava beffarda in faccia a Liz, che sperava davvero di poterlo afferrare. Kevin al suo fianco, cercava di non andare fuori di testa fra Patty che faceva sculture di cibo nel suo piatto e Kid che cercava di mangiare simmetricamente. Guardarono Maka che chiacchierava amabilmente con Chrona e Tsubaki, mentre Soul e Black Star sembravano tramare qualcosa di “molto poco figo” ai danni del tavolo dei professori, prontamente fermati da un implacabile Maka Chop. Guardarono il Duca di Onpu chiacchierare abbastanza amabilmente con James, a quanto pareva ora ammesso a tutti gli effetti nella famiglia, mentre Rachel, per un momento con un sincero sorriso divertito, raccontava qualcosa alla madre e alla zia. Assaporarono insieme quel momento di serenità, il primo da tanto tempo.

«È quasi finita.»

Gli occhi di Simon si velarono per un momento d’oro. Lucy sobbalzò sorpresa e gli strinse le mani con tutte le sue forze. Le labbra del ragazzo si mossero, ma fu un sussurro così lieve che non riuscì a percepirlo. In un attimo Simon tornò alla normalità.

«Simon?»

Lo sposo strizzò un attimo gli occhi, poi si rivolse a Lucy come se niente fosse successo: «Sì?»

Lucy sussurrò, facendo attenzione a non farsi sentire dagli invitati: «Hai visto il futuro?»

Il ragazzo annuì.

«Nuove minacce all’orizzonte?»

«No. Ho visto solo che ti sbagliavi.»

«Eh?»

Il ragazzo, con gli occhi lucidi, rivide negli occhi scuri della sua amata il riflesso di quello che sarebbe stato, dei loro figli giocare felici con i figli di Kevin sulle gambe del nonno, un Duca di Onpu anziano ma felice come non lo aveva mai visto.

Sorrise emozionato.

«Non è affatto finita. Credimi, questo è stato solo l’inizio.»

Non gli importava quanto avrebbe dovuto aspettare per vedere dal vivo quella visione.

Avevano tutta la vita davanti, insieme.

 

 

Kevin: No, aspetta, cosa vuoi che faccia?

Lucy: Mi devi aiutare! Non ti ricordi la nostra promessa? “Niente più segreti”! E Simon ce ne sta nascondendo uno grande come una casa!

Kevin: E cosa vuoi che faccia? Che lo ricatti?

 

Soul Eater, Richiamo di sangue, 30° capitolo: L’ultima occasione per salutarsi! Quanti segreti si nascondono ancora?

 

Lucy: Non lo so, ma pensiamoci! Abbiamo solo più un capitolo di tempo!

Kevin: Sigh... mai un momento di pausa, eh?

 

Ed eccoci qua. Finalmente il finale della storia, il famoso matrimonio atteso fin dal primo capitolo!

Cosa manca ancora? Il capitolo con l’intervista, ovvio! I tempi di pubblicazione di quello, però, non dipendono totalmente da me, ma da una persona che mi sta preparando una cosa…

Mi scuso inoltre per i problemi di font dei precedenti capitoli, nonostante i venti tentativi (e non scherzo) per qualche motivo non è stato possibile uniformare il tutto.

A presto (spero).

 

Hinata 92

  
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