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Autore: Elisaherm    30/11/2018    0 recensioni
Clary non sapeva cosa fare. Era il ragazzo che disegnava da giorni, certo, ma non poteva dire di conoscerlo di persona. Non lo conosceva, e Jonathan le aveva insegnato a non fidarsi di nessuno.
«Mi spiace, ma io non ti conosco»
«Che cosa? No, Clary, ti prego, sono io! Sono Jace! Non ti ricordi? Io ti a–» Jonathan gli sbattè la porta in faccia prima che potesse finire la frase. Ma il ragazzo non sembrò darsi per vinto: continuò a tempestare la porta di calci e pugni, a chiamare Clary, a pregarla di aprigli e di ricordare.
“Ma ricordare cosa?” Continuava a chiedersi Clarissa.
Jace. Jace. Momenti di una vita passata, ricordi di una relazione che non c'era mai stata le passavano veloci davanti agli occhi, ma appena cercava di afferrarne uno ecco che spariva, nascosto chissà dove nei meandri della sua mente. Era come se fossero esistiti ma in un altro tempo.
«Lo sai che ti voglio bene, vero?» Le chiese Jonathan riscuotendola dai suoi pensieri. Le si avvicinò e la guardò profondamente negli occhi, accarezzandole una guancia.
«Ma certo, sei mio fratello. Anch'io ti voglio bene»
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Jonathan, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Triangolo
Capitoli:
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Betrayal 
 
 
"The devil doesn't come as a vile, loathsome creature. 
No.
He comes as everything you could ever want. 
All your hopes and desires realized. 
Dressed in a slim cut tailored suit with a smile that glints like a straight razor.
But always at a price. 
How much are you willing to pay?"
 
 
 
 
«Quella sera mi hai detto... di non voler più tornare all'Istituto. Che non c'era più posto per te lì. Che erano tutti dei bugiardi». 
 
Non ottenendo alcuna risposta da sua sorella a parte un silenzio confuso e sconcertato, Jonathan si apprestò a continuare. Improvvisamente Clary non voleva più ascoltarlo, aveva paura di quello che avrebbe detto. Della verità. Ma Jonathan ricominciò a raccontare, e Clary non fece nulla per fermarlo.
 
«Mi hai confessato di essere entrata nell'ufficio dei Lightwood all'istituto e di aver trovat un accordo firmato da tutti i membri del Conclave.» Jonathan ora parlava cautamente, come se temesse di ferirla con le sue parole, ma anche con determinazione. Non si sarebbe fermato.
 
«Che tipo di accordo?» Ancora prima di pronunciarla, Clary aveva sentito che quella sarebbe stata la domanda fatale che avrebbe portato tutto alla luce.
 
«Un patto in cui io avrei dichiarato di lasciare in pace gli Shadowhunters per sempre in cambio... di te.»
 
Improvvisamente, era di nuovo fuori dall'ufficio di Maryse all'Istituto, ascoltando la conversazione della donna con fratello Zaccaria.
 
«Non ho intenzione di preoccuparli più di così, fratello Zaccaria, non dopo tutto quello che hanno passato nella casa di quel pazzo, e Jia ha proibito di divulgare qualsiasi informazione a chi non sia membro del Clave. Glielo diremo solo se ce ne sarà bisogno. Per di più, c'è anche questa nuova questione da affrontare, ora... Ancora non riesco a credere che il Conclave abbia preso una decisione del genere, è solo una ragazzina! Possibile che non ci fosse un'altra maniera per-»
 
«Si può sapere di che state parlando?» 
 
«Non ti hanno insegnato che non si origlia?» 
 
Perché stava rivedendo questo momento? L'aveva già ricordato la notte prima, dopo aver toccato lo scrigno. Forse c'era qualcos'altro a cui doveva assistere?
 
Si accorse che mentre la Clary del passato era assorta dalla lettera di Jonathan Maryse continuava a scrutarla con uno sguardo calcolatore e sospettoso. 
 
Ma certo! Il ricordo non finiva affatto lì.
 
Jonathan riconobbe una scintilla improvvisa di consapevolezza nello sguardo di Clarissa, che ormai era fisso sul tavolino, sebbene la ragazza non lo vedesse davvero. Decise di rimanere in silenzio e non interferire con il flusso di pensieri e ricordi che dovevano star assalendo sua sorella.
 
 
 
Clary aveva fatto finta di nulla, ma ci aveva fatto caso. Stavano parlando di lei prima che intervenisse rendendo nota la sua presenza. Quando era entrata, la rabbia e la sorpresa sul volto di Maryse erano state abbastanza per metterla in guardia, così, una volta congedata, aveva deciso di nascondersi alla fine del corridoio e aspettare che se ne andassero per entrare nell'ufficio e cercare di scoprire cos'altro stessero nascondendo. Dopo diversi minuti, finalmente frate Zaccaria uscì, e a distanza di qualche secondo lo seguì Maryse, che chiuse la porta a chiave e si diresse dalla parte opposta, in direzione della biblioteca, senza accorgersi minimamente della ragazza nascosta a pochi metri da lei. 
 
 Clary aspettò un minuto e poi si avvicinò alla porta, riuscendo ad aprirla abbastanza facilmente con una runa. Temeva lo scattare di qualche tipo di allarme, ma nulla accadde. Entrò, chiudendosi piano la porta alle spalle, e si voltò a fronteggiare il piccolo studio. Consapevole di dover fare in fretta, si avvicinò rapidamente ai cassetti della scrivania di mogano e li aprì trepidante. Immediatamente, riconobbe il foglio di pergamena che Maryse aveva nascosto in fretta e furia al suo arrivo, diede ancora un'occhiata alla porta per controllare che fosse chiusa, e iniziò a leggere.
 
 
Con il presente accordo, 
 
i membri del Concilio ristretto di Idris, rappresentanti dei Nephilim di tutto il mondo, dichiarano solennemente di impegnarsi a stipulare una pace con Jonathan Christopher Morgernstern, figlio di Valentine Morgenstern, e con i Nephilim del suo esercito. Il suddetto accordo non include in alcun modo i Nascosti. 
 
In cambio, il Concilio dichiara di offrire a Jonathan Christopher Morgenstern sua sorella, Clarissa Morgenstern, con la promessa di nessuna futura ritorsione o tentativo di riappropriazione.
 
Letto, approvato e sottoscritto,
 
Console Jia Penhallow
 
 
Seguiva una data, che faceva risalire la firma del documento a due giorni prima, e uno spazio vuoto. Per la firma di Sebastian, realizzò con un improvviso conato di vomito.
 
 

 
 
People work together, when it suits them. 
They're loyal, when it suits them. 
They love each other, when it suits them. 
And they kill each other, when it suits them.
 

 
 
 
Clary continuava a fissare con sguardo vacuo il documento incriminato, che, dopo essere stato letto e riletto da occhi increduli, giaceva ora accartocciato sul mogano della scrivania. Le lacrime le offuscavano la vista e non accennavano a smettere di cadere, proprio come la pioggia che, senza che lei se ne fosse resa conto, aveva iniziato a scrosciare fuori dalla finestra, mentre il suo mondo andava in pezzi.
Volevano sacrificarla in cambio della pace, venderla. Come una bestia. E non contava il fatto che se glielo avessero proposto, se quella avesse potuto essere davvero una soluzione, un modo per arrestare la guerra prima che fosse troppo tardi, Clary ovviamente avrebbe accettato. Meglio una sola vita infelice in cambio di centinaia di altre vite risparmiate che una strage. Ma il punto era che nessuno aveva pensato anche solo a parlargliene, nessuno le aveva dato una scelta, anzi, lo avevano tenuto ben nascosto, il loro piano. Per paura che rifiutasse? Che fuggisse? La credevano davvero così codarda, così egoista?
Doveva uscire da lì. Con una crescente sensazione di soffocamento, Clary lasciò il foglio dov'era e uscì dall'ufficio, senza preoccuparsi di chiudere la porta a chiave. Che capissero pure.
Tendendo l'orecchio per qualsiasi rumore di passi in avvicinamento, Clary si diresse verso l'uscita dell'edificio con l'intenzione di prendere una boccata d'aria, fare un giro, magari chiudersi in un locale che conosceva lì vicino per riflettere su quanto aveva scoperto – o per non pensare – e, passata qualche ora, probabilmente sarebbe tornata all'Istituto e avrebbe affrontato Maryse pretendendo spiegazioni, e, soprattutto, delle scuse da parte della donna. Ma così non fu.
Improvvisamente, infatti, attraverso la porta, che era rimasta socchiusa, sentì provenire dall'interno della biblioteca un mormorio sommesso tra due persone che riconobbe immediatamente. Non poté impedirsi di avvicinarsi alla porta e di aprirla di qualche centimetro in più, abbastanza da scorgere Maryse Lightwood e Jace parlare concitatamente vicino alle scale che portavano al piano superiore della grande biblioteca dell'Istituto. 
Sebbene la sola vista di Maryse in quel momento la rendesse furiosa, Clary era troppo intrigata dall'espressione urgente e determinata, quasi angosciata della donna mentre parlava con Jace per potersene semplicemente andare, così si mise all'ascolto. Le parole che sentì subito dopo la gelarono.
 
«Non si tratta solo di lei, Jace, non puoi dirlo a nessuno, se sua madre lo scoprisse sicuramente la porterebbe via e perderemmo la nostra unica occasione di vincere. Giura che manterrai segreto il piano con lei e con chiunque altro, avanti.»
 
Clary non riusciva a vedere il suo volto, dato che le dava le spalle, ma la voce di Jace risuonò chiaramente nella biblioteca. 
 
«In nome dell'Angelo, lo giuro.»
 
Trattenendo a stento un grido di puro dolore, Clary ansimò sconvolta, si voltò, e corse via, fuori dall'Istituto, scomparendo sotto la pioggia.
 
 
 
Ora sì che Clary ricordava tutto. Tornando con la mente al presente, si rese conto di avere le guance umide di lacrime, e che Jonathan le teneva una mano sulla sua, appoggiata sul tavolo, e la stava fissando con un'espressione piena di apprensione. Ora ricordava di aver vagato per lunghe ore quella notte, cercando disperatamente di realizzare cosa significava ciò che aveva scoperto, in un tormento di sofferenza, incredulità e, infine, cocente rabbia e delusione.
 
Il conclave. Ovvio. Jace aveva preferito ascoltare il Conclave, fare quello che il Conclave gli diceva di fare. Da bravo Shadowhunter. Di che si stupiva? Dopotutto era quello il suo mondo, quelli i valori con cui era cresciuto.
Come aveva potuto pensare che il suo amore per lei sarebbe stato più forte? Che stupida che era stata. 
Finalmente, dopo tanto tempo, sentiva di aver trovato un posto nella società dei Nephilim, ma dopotutto si era sbagliata. Non aveva ancora capito che in questa società l'onore e il dovere contavano più del sangue, più dell'amore, più di ogni cosa.
Per questo motivo non era mai stata veramente accettata, aveva sempre visto come gli altri Nephilim al di fuori dei suoi amici la guardavano: come un'estranea, una straniera venuta a ficcare il naso nelle loro cose, che non aveva alcun diritto di essere fra loro. Se non la vedevano come la figlia di Valentine la vedevano semplicemente come una ragazza cresciuta da umana che sebbene ne avesse il sangue non era mai diventata veramente una Shadowhunter. Era chiaro che non si sarebbero fatti scrupoli a sacrificarla per ottenere un bene superiore, la pace per tutto il loro popolo.
Ma questo se lo aspettava, in fondo, poteva arrivare ad accettarlo. Ma Jace, il dolce, ribelle Jace che lei conosceva, o credeva di conoscere, sottostare in questo modo alle volontà del Conclave? La sua vita contava veramente così poco per lui? Era davvero pronto a sacrificarla così facilmente? Non aveva avuto neanche il coraggio di dirglielo. O forse il Conclave era riuscito a fargli il lavaggio del cervello, lo aveva convinto in qualche modo, forse costretto. 
Chi altro ne era a conoscenza? I fratelli Lightwood? Luke? Forse persino Simon. Di chi poteva ancora fidarsi, e chi, invece, l'aveva tradita?
Un pensiero la sfiorò. Si chiese cosa avrebbe fatto Sebastian una volta presentatogli l'accordo. Avrebbe davvero accettato di non distruggere più il mondo in cambio di sua sorella? Sarebbe stato abbastanza? 
Si fermò, e si rese conto che aveva dovuto girare in tondo, perché si trovava in un parco non lontano dall'Istituto. Chissà se la stavano già cercando, con la paura di aver perso la loro importante pedina, la loro merce di scambio. Sentì la nausea che la assaliva da ore aumentare. 
Improvvisamente, colta da un'idea che avrebbe dovuto sembrarle assurda, ma che in quel momento, nell'apatia vuota che sembrava averle occupato la mente e il cuore, le sembrò quasi ragionevole, allungò la mano nella tasca anteriore dei pantaloni, e pochi istanti dopo ne tirò fuori ciò che cercava. L'anello dorato della Regina delle Seelie rifletteva alla luce di un lampione lì vicino.
 
Non poteva tornare indietro.
 
 
«Come ti ho detto, quella sera mi hai contattato attraverso l'anello, mi hai incontrato in un parco e hai detto che mi avresti seguito volontariamente se avessi promesso solennemente tre cose».
 
  « Ovvero?» 
 
  « Di non distruggere il mondo, di non uccidere tua madre, il mezzo-lupo o i tuoi amici - perfino l'angioletto, nonostante tutto, - e di non dire mai a nessuno di loro dov'eri.»  
 
La menzione di Jace fu come sale su una ferita aperta, ma poi Clarissa si rese conto di cosa le stava dicendo Jonathan.
 
 « E tu hai... accettato?»
 
 « Beh, sei qui ora, no?» le rispose sorridendo per la prima volta dall'inizio della conversazione. Prima che Clary potesse chiedergli altro, suo fratello continuò. «Per diversi giorni te ne sei stata sulle tue, senza parlare e mangiando poco o niente, nonostante tutti i miei sforzi. Finché una sera, davanti al camino, hai iniziato a sfogarti, e mi hai raccontato ogni cosa.» 
 
Clary ricordò quei terribili giorni in cui girava per la casa come un fantasma, passando il giorno a non fare nulla a parte ignorare Jonathan e la notte a piangere fino al mattino. Suo fratello, dal canto suo, non l'aveva mai forzata in alcun modo, a parte quando la incoraggiava a mangiare almeno qualcosa di quello che le cucinava, ma senza mai imporle di parlare o stare insieme. Era una cosa che all'epoca aveva notato e apprezzato, distrattamente, in una rimanente, piccola parte di sé che non era completamente consumata dal dolore del tradimento che aveva subìto da parte delle persone che amava di più.
 
La sera a cui Jonathan faceva riferimento, avevano finito di cenare in silenzio, dopodiché Jonathan si era seduto a leggere un antico tomo sulla poltrona vicino al camino, come l'aveva già visto fare di tanto in tanto in quei giorni. L'aveva raggiunto sedendosi sul tappeto, con le gambe raccolte e lo sguardo perso tra le fiamme ardenti.
 
«Di cosa parla?» aveva chiesto ad un certo punto, per distrarsi dai pensieri cupi che la affliggevano. 
 
«Della nascita di Idris», aveva risposto Jonathan, dissimulando la sorpresa nel sentirla rivolgergli la parola per la prima volta dopo giorni. «Sai, è una storia davvero interessante, per quanto in gran parte avvolta nella leggenda». 
 
Così avevano iniziato a conversare, mantenendosi sempre su argomenti leggeri, che non avrebbero distrutto la tregua temporanea che sembrava essersi creata, finché non era calato un lungo silenzio.
 
«Tu sapevi dell'accordo che il Conclave stava preparando?»
 
«Quale accordo?», si era accigliato Jonathan, mentre una punta di diffidenza tornava a scurire il suo sguardo.
 
Sembrava davvero non sapere di cosa stesse parlando. E così Clary aveva raccontato tutto quanto. E diversi minuti dopo, si era ritrovata a singhiozzare sulla spalla di suo fratello, circondata dalle sue braccia inaspettatamente calde, con una delle sue mani che le carezzava ritmicamente la testa per calmarla. Esausta, afflitta e disorientata com'era, in quel momento non le era importato nulla di essere letteralmente tra le braccia del nemico. Ma poi, poteva ancora considerarlo un suo nemico, o era piuttosto un nemico del Conclave? Ormai non era più sicura che le due cose si equivalessero. 
 
Ma aveva pur sempre ucciso Max, un bambino innocente, e commesso innumerevoli altri crimini. 
 
Tuttavia, Clary era troppo stanca per ragionare sulle implicazioni morali di ciò che aveva fatto e stava facendo, sull'enigma che era suo fratello. Se avesse iniziato a rifletterci in quel momento sarebbe impazzita una volta per tutte, aveva deciso, chiudendo gli occhi e appoggiandosi a Jonathan, cercando di bloccare ogni pensiero dalla propria mente.
 
«Vorrei solo dimenticare tutto» si era lasciata sfuggire in un mormorio, mentre scivolava verso un riposo a lungo desiderato.
 
Proprio mentre stava per addormentarsi, aveva sentito Jonathan risponderle: «Come pensi sarebbe stata la nostra vita se i nostri genitori non ci avessero separati, sorellina?»
 
 
 
 
 
Guess who's back?
 
  
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