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Autore: Spensieratezza    01/12/2018    1 recensioni
Questa è una raccolta dei missing moment che comprendono degli eventi che non sono riuscita ad inserire in Beyond , in questa storia il protagonista indiscusso sarà Castiel che nella storia principale era un personaggio molto marginale!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sam, Dean e gli Dei '
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Castiel, il fratellino di Marika.
Quello timido, quello grazioso, quello ingenuo.
Quello puro.
Niente più di una comparsa graziosa in un film di cui si erano già scelti i loro protagonisti principali.
Apparso sullo sfondo ma invisibile rispetto a Sam e Dean, rispetto ad Alisea e gli altri amici.
Il fatto che Marika avesse un fratellino minore così grazioso, spesso tendeva a dimenticarsi.
A Castiel non piaceva mettersi in mostra, urlare per far sentire la sua presenza.
Ruben era il primo ragazzo di cui si era infatuato, il primo amico vero che avesse avuto.
Con lui riusciva a lasciarsi andare, a essere ironico, divertente, anche brillante, perché Ruben gli aveva insegnato la sottile arte dell’ironia.
 


Castiel sapeva che non era preso molto in considerazione da parte del gruppo di Marika, sua sorella, ma gli andava bene così.
Se lui si fosse visto da fuori, guardando un film, anche lui avrebbe pensato a sé stesso come a una comparsa.
Una comparsa destinata forse a morire durante il primo quarto d’ora del film, di cui si sarebbero presto dimenticati.
Invece lui era ancora li.

Lui era ancora lì e sua sorella era scomparsa!

Perché lui aveva più diritto di sua sorella di vivere??

Pensava questo con rabbia, attaccato con la faccia al finestrino gelido dell'ennesimo treno. Le giornate si facevano sempre più fredde e lui passava da un autobus ad un altro, da una metropolitana ad un’altra, da un paese ad un altro, con un cappotto troppo pesante per lui, cercando informazioni, portali segreti, magie, e persone magiche.
Ma nessuno diceva mai niente a LUI, perché lui non era IMPORTANTE.

“Per mia sorella..per mia sorella voglio esserlo!”  diceva tra i denti, uscendo fuori da un’altra metropolitana, un altro posto da cui erano state individuate sorgenti magiche. Un altro buco nell’acqua.
 


Si sedette sulla panchina, mirando il lago di un azzurro stupefacente e pensando che le persone amputavano quel colore ai suoi occhi.
Quel giorno quell’azzurro gli faceva bruciare quasi gli occhi.
Pensò a Ruben e desiderò ammazzarlo con le sue mani.

Io ti amavo, stupido bastardo!

Come aveva potuto tradirlo così? Fargli una cosa del genere?
Voleva tornare indietro, restare un bimbetto, il fratellino della ragazza bionda che andava a scuola, voleva dimenticare i segreti magici che aveva scoperto e ritrovare l’ingenuità e l’innocenza che gli era stata strappata via.
Tornare a essere una comparsa, se ciò significava riavvolgere indietro il tempo e riavere sua sorella con sé!
Non sapeva neanche se fosse ancora viva o morta!
 
Ma non poteva farlo. Una voce dentro di sé, gli diceva che era il suo destino.

Ma quale voce? Quale destino? A cosa era destinato lui?
Non era importante per nessuno, nemmeno per suo padre.
Aveva preferito sempre Marika a lui, infatti lei andava a trovarlo nell’appartamento magico e lui NO.
Non aveva mai voluto sapere niente di lui.
 

D’improvviso si alzò.
Il lago era sempre blu, ma su un piano diverso d’esistenza, bruciava sotto i suoi occhi.
Gli sembrava quasi di vederlo bruciare!

Era questa forse la dimensione astrale di cui parlava sempre Marika? La capacità di vedere oltre l’invisibile?
E d’un tratto capì.
Lui non era ammesso nell’appartamento magico, perché non sapeva vedere l’invisibile, o forse non aveva mai voluto vederlo. Aveva voluto restarne fuori, pensando di non essere parte di quel mondo, non aveva desiderato neanche capirlo, vivendolo come un qualcosa che non lo riguardasse. Il suo ego lo aveva reso cieco, indegno. Al cospetto di un luogo così magico, intenso, era risultato indegno.

Ma adesso non era più un bimbo sperduto che faceva i capricci perché non era stato ammesso al ballo della scuola, alla festa più popolare della città.
Adesso aveva un MOTIVO per volere risultare degno, meglio, per pretendere che quel luogo gli aprisse le porte.

Non era per sentirsi importante, ma per salvare la vita di una delle persone più importanti della sua vita.
Non voleva più respingere l’ignoto, ma abbracciarlo.
Non voleva più chiudere gli occhi, ma aprirli.
Voleva trovare le risposte, non voleva più averne paura.
Non era più un bambino sperduto.
Era cresciuto.
   
 
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