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Autore: SkyDream    01/12/2018    9 recensioni
Natsu e Lucy sono cresciuti, lentamente si stanno accorgendo di come i loro corpi e i loro spiriti si stiano cercando quasi con disperazione. Proprio quando sembra che tra i due sia sbocciato qualcosa, però, l'ennesima catastrofe minaccia di abbattersi su Magnolia e sulle gilde più potenti.
Non solo Natsu dovrà sacrificare sè stesso, ma capirà quanto un legame d'amore possa unire o distruggere tutto. L'affetto, quel sentimento che aveva sempre visto come la forza che muoveva tutto, gli si ritorcerà contro.
-Dal capitolo 1-
Lucy, qualche giorno dopo, pensò che quella mattina, se avesse saputo come sarebbero andate le cose, si sarebbe permessa di piangere almeno un po’.
Avrebbe chiesto a Natsu di stringerla forte
Perché non dimenticasse mai
Il calore dei suoi abbracci.
[Completa]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4

 
Lucy avvertì qualcosa di morbido tra le braccia, lo portò al petto aspirandone il buon profumo. La palla di pelo tremò, sembrava anzi scossa da vere e proprie convulsioni.
La ragazza aprì gli occhi e si ritrovò Happy davanti, piangeva e tirava su con il piccolo nasino.
«Happy? Cosa è successo?» Si mise seduta e strofinò un paio di volte le mani sul viso prima di riuscire a mettere a fuoco, era tutto dannatamente buio. Delle catene le tenevano i polsi ancorati al pavimento, freddo  e umido.
«Lluvia crede che Erza avesse davvero ragione. Era una trappola.» disse una voce familiare alle sue spalle, l’ombra della ragazza emerse in modo inquietante da terra. Aveva il viso pallido, sembrava un cadavere con quelle ciocche blu che le ricadevano sulle guance ed attorno al collo.
Lucy si avvicinò a lei senza abbandonare l’Exceed, che giaceva ancora in lacrime tra le sue braccia, e chiese alla sua amica dove fosse Gray.
«E’ qui, vivo accanto a Lluvia - rispose con voce carica di preoccupazione -, ma non si muove. Lluvia crede che sia rimasto troppo tempo senza respirare bene».
Lucy parve accorgersi solo in quel momento della scomparsa di Natsu. Il ricordo del suo nakama sbattuto al muro le causò una forte fitta alla tempia e al cuore.
«Happy? Hai visto Natsu?». Mano a mano che rifletteva e si svegliava da quello stato di torpore, riusciva a capire in che razza di situazione erano finiti: Natsu non era lì con loro, Lord Eyeless si era palesato senza che nessuno di loro potesse vederlo, Happy piangeva e probabilmente sapeva qualcosa. Sì, ma cosa?
Lucy aveva voglia di tirargli le orecchie per costringerlo a parlare, ma data la situazione non le sembrò il piano più congeniale. Oltretutto i movimenti erano fortemente limitati.
Prese nuovamente l’Exceed tra le braccia e lo avvicinò a sé, rassicurandolo e dicendogli che - qualunque cosa fosse successa - l’avrebbero risolta come ogni volta.
Il suo amico parve calmarsi, seppur senza smettere di tremare e la guardò fissa lì dove al buio dovevano intravedersi gli occhi lucidi.
«Mi sono svegliato poco prima di voi, ho sentito la voce di Natsu. Urlava e chiedeva aiuto, ho provato a scuotervi e ad uscire ma quelle sbarre sono pesanti. Ora non riesco più a sentirlo, urlava come se lo stessero torturando! Lucy, e se gli avessero tolto la magia?».
La ragazza trasalì al pensiero: togliere la magia voleva dire morire.
E questo, purtroppo, lo sapeva bene.
Guardò le catene che le stringevano i polsi, seppur fossero resistenti non sembravano dotate di poteri magici. Li avevano storditi mandandoli in fame d’aria, ma non avevano annullato i loro poteri e addirittura le avevano lasciato le chiavi attaccate alla cintura.
Lucy aveva imparato a seguire i suoi sospetti, Gray probabilmente le avrebbe dato ragione anche questa volta: se non si erano preoccupati di loro, dovevano essere per forza impegnati con qualcosa di più importante.
O con qualcuno. E quel qualcuno poteva solo essere lui.
Non ci mise molto ad evocare Cancer e a liberare Gray e Lluvia, quell’ostacolo non era che una mera presa in giro ai loro poteri. Perfino la cella in cui erano rinchiusi gli permise di evadere facilmente, il lucchetto fu scassinato dallo Spirito Stellare con una facilità che aveva del ridicolo.
La cosa, anziché rassicurare Lucy e darle l’occasione di sfoggiare l’incredibile potenza dei suoi Spiriti, la gettò nel panico.
«Lluvia non crede di poter venire!» esclamò la maga tenendo la testa di Gray sulle sue cosce candide.
«Non avremmo come trasportarlo, non si sveglia nemmeno!» Lucy non poteva proprio permettersi di preoccuparsi anche di Gray, quello era un lavoro che già Lluvia compieva benissimo. Lei doveva preoccuparsi di Natsu, per forza.
«Vai da lui! - la intimò Lluvia con un cenno del capo - A Gray ci pensa Lluvia!».
Le due ragazze si scambiarono un carico sguardo d’intesa, quasi fosse indispensabile  per entrambe poter contare l’una sull’altra.
Happy aprì le ali e fiutò l’aria, Natsu gli aveva insegnato qualcosa sul riconoscere gli odori, anche se non essere un Dragon Slayer era piuttosto svantaggioso.
***
Lunghe scariche elettriche continuavano a pervadere il suo corpo martoriato. Centinaia di volte aveva provato sulla sua pelle la malvagità dell’essere umano, così spregevole e cinico quando si trattava di raggiungere i propri scopi.
Una perenne lotta per la sopravvivenza che troppe volte li vedeva protagonisti indiscussi di malefici piani atti al monopolio della magia.
Eppure, pensò senza riuscire nemmeno a sollevare le palpebre, ogni volta i suoi poteri avevano avuto la meglio e i suoi sentimenti di rivalsa e di amicizia lo avevano preservato come fossero uno scudo di titanio.
Non in quel momento. Ogni istante passato con i suoi amici, ogni più piccola emozione vissuta con loro, si proiettava davanti il nero che balenava nella sua mente.
Lo ricordava ancora, il calore delle mani di Lucy sulla sua ferita, quel piccolo sorriso genuino. Era cresciuta, sì, ma era rimasta la sua Lucy.
Per un momento, un momento solo, la rivide tra le sue braccia che piangeva dopo averla presa al volo mentre precipitava dalla torre di Phantom Lord.
Chissà perché gli era rimasta impressa quella scena, così poco drammatica in confronto alle altre avventure che avevano vissuto.
Forse perché a quei tempi Lucy non si era ancora abituata alla gilda, il suo cuore non era ancora a conoscenza di tutto l’amore che avrebbe ricevuto.
Nella sua mente, quasi potesse manipolare il ricordo, Natsu strinse la ragazza contro il suo petto e le baciò una guancia.
Gli sembrò di sentire il suo profumo, sempre più forte.
Poi una scarica elettrica lo travolse, potente.
Gli sembrò di sentire il profumo forte che aveva sentito sul suo ombelico, poi sempre più giù, quando aveva raggiunto l’elastico dei pantaloni del pigiama.
Una scarica ancora più forte.
Aveva sentito le labbra di Lucy schiudersi in un piccolo gemito di piacere, e in quell’istante Natsu aveva avvertito un’insana voglia di darle un bacio. Un bacio piccolo.
Eppure si era trattenuto. Non sapeva nemmeno lui il perché, forse era troppo stimolato.
L’ennesima scarica.
Natsu si accorse solo in quel momento di non aver urlato più, aveva utilizzato le sue ultime energie per riportare alla mente tutti i ricordi importanti della sua vita. Da quando Igneel l’aveva accolto, a quando Makarov l’aveva spinto dentro la gilda esortandolo a unirsi a loro e poi aveva ripercorso tutto, tutto davvero, fino a quell’istante.
Con gli ultimi respiri affannati si accorse che l’odore che sentiva non era un’allucinazione e che Lucy doveva essere davvero lì vicino.
Aprì appena gli occhi, senza nemmeno riuscire a mettere a fuoco, poi aveva schiuso le labbra.
«Lù.» era riuscito a sussurrare prima di esalare l’ultimo respiro. Poi fu il buio, buio e pentimento.
Natsu avrebbe descritto la morte come il momento più triste che potesse esistere, dove ogni senso ti abbandona, dove nemmeno il tuo corpo produce più calore e rumori.
Nessun battito di cuore. Nessun rantolo o respiro.
Nemmeno le ciglia sbattevano più sulle gote, né il palato avrebbe emesso suono.
Lentamente anche la sua coscienza scivolò via, finchè la sua esistenza non finì del tutto.
 
***
 
Lucy ed Happy continuavano a camminare, lei sentiva un peso sul cuore che aveva chiamato “preoccupazione”. Sentiva le mani sudare freddo per la paura, ma poi si convinceva del fatto che Natsu era sempre stato un mago potentissimo.
Il grande Salamander, il Dragon Slayer del fuoco. Era Natsu, non c’era bisogno di attribuirgli altri nominativi.
Happy volava accanto a lei, attento ad ogni minimo rumore con le orecchie tese e la coda che dondolava avanti e indietro.
«Ho sentito qualcosa!» esclamò di botto avvicinandosi ad una porta, Lucy spinse piano la maniglia e l’aprì quel tanto che bastava per origliare.
«E’ stato un gioco da ragazzi, in fondo! - aveva detto una voce mascolina - Quando il proiettile ha centrato il suo braccio non riuscivo a crederci. Volevo prendere la biondina, invece la fortuna ha voluto che prendessi proprio Dragneel!».
Si sentì un vociare, poi delle risatine sommesse.
«Non ci crederete mai, ma ha funzionato alla grande! Quel proiettile riesce ad annullare totalmente la magia di una persona, addirittura alcuni studi hanno dimostrato che riesce ad uccidere i maghi più piccoli».
«Ma Dragneel era troppo forte per un misero proiettile, non è così?» chiese una voce femminile e civettuola.
«Vedo che comincia a comprendere, è stato così che abbiamo pensato di farlo affaticare e di lasciare che la magia lo mangiasse poco alla volta. Si è indebolito abbastanza da riuscire a essere totalmente innocuo.» la voce mascolina rise, poi cedette il posto ad una voce calda e da donna.
«Pensate che sono riuscita perfino a svestirlo e a carezzargli la guancia! Sembrava un bambino!».
 
“Sembra un bambino!” Lucy lo aveva pensato mentre gli carezzava la guancia appena spinosa di barba. Natsu dormiva profondamente sul suo seno e sembrava rilassato e felice.
Le si gonfiava il cuore di gioia e tenerezza a vederlo così, piccolo e indifeso, bisognoso d’amore. Del suo amore, che mentre dormiva gli donava con quei piccoli gesti.
Lo lasciava dormire lì, anche se per lei era scomodo, gli passava le mani tra i ciuffi dei capelli e gli rimboccava le coperte assicurandosi che non prendesse freddo.
Di tanto in tanto la chiamava nel sonno, era capitato a volte che facesse interi monologhi sconclusionati, per poi tornare nel mondo dei sogni.
E lei ogni volta, ogni notte, era lì a vegliarlo.
 
Lucy sentì la rabbia montarle dentro prepotentemente, le mani presero a tremare e una voglia matta di spalancare quella porta prese il sopravvento.
Afferrò la maniglia e fece per slanciarsi con la vista oscurata dall’odio profondo che le era entrato in circolo.
Non solo una donna lo aveva toccato, ma si stava prendendo gioco di lui e - senza saperlo - di loro e di tutto quello che Lucy aveva pensato ogni notte.
All’improvviso la maniglia si gelò, lei rimase con la mano attaccata sopra e ricoperta di ghiaccio.
«Brucia!» fece presente cercando di scansarsi, ma con vani risultati.
«Lo tolgo solo se mi prometti di non fare pazzie». La voce di Gray era calma, atona, e questo la aiutò a ricomporsi e a trovare la lucidità che l’aveva abbandonata.
Lui annuì alla sua tacita domanda: aveva sentito tutto e proprio come lei avrebbe voluto fare fuori quei farabutti uno per uno,
Ma, se c’era una cosa che Gray aveva appreso da Makarov e dalle sue esperienze, era la capacità di tenere i nervi saldi.
Certo, c’erano momenti - come la mattina precedente - dove si lasciava andare ai fuochi del cuore, ma sapeva che in un contesto simile avrebbe messo a repentaglio la sua vita e quella delle due ragazze inutilmente.
“ Oltretutto, - pensò fra sé e sé - sono l’unico uomo presente e ho il dovere di prendermi cura di entrambe”.
Lucy potè togliere le dita dalla maniglia e abbassò il capo, frustrata.
Gray si avvicinò e le passò una mano tra i capelli, quasi fosse più piccola di lui.
«Andiamo a cercare quella Testa Calda, sono sicuro che sarà da qualche parte a dormire!».
 
***
 
I maghi seguirono il corridoio principale, riuscirono a nascondersi dietro un pilastro per due volte di fila e ad evitare di scontrarsi con degli aguzzini. Quale fosse la gerarchia lì dentro non era ancora chiaro a nessuno. Molte persone avevano camici, altre divise a simboleggiare delle cariche sconosciute.
I maghi presero a camminare radente al muro quando Happy, primo fra tutti nella fila, diede loro l’ordine di fermarsi. Lucy abbassò gli occhi sorpresa e vide il suo amico prima tremare e poi alzarsi in volo.
«Happy! Che succede?» aveva chiesto a bassa voce vedendolo allontanarsi da loro. L’exceed non la ascoltò nemmeno e planò verso la fine del corridoio entrando in una grande sala piena di macchinari.
Al centro del pavimento vi era un intrigo di corde e fili che ricordavano una stella, il tutto era collegato ad una enorme sfera di vetro che conteneva una fiamma scoppiettante.
Due uomini uscirono da un altro ingresso e lasciarono i ragazzi da soli, all’inseguimento del loro amico gatto che continuava a planare incurante dei rischi.
Si fermò davanti un telo nero che era accantonato al muro.
«Happy!» lo chiamò ancora Lucy mentre lo raggiungeva a grandi falcate. Gray e Lluvia le coprivano le spalle, guardando intorno anche per lei.
Non ebbero il tempo di fare domande, Happy afferrò il telo con le zampette e lo rimosse in un colpo secco.
Lucy trattenne un rantolo di dolore, poi si gettò sul corpo inerme di Natsu.
 
Lucy strinse a sé il suo amico, prese a tremare convulsamente e senza staccarsi passò una palmo sulla guancia spinosa dell’altro. Non apriva gli occhi.
«Svegliati, Natsu, svegliati!» continuava a ripetere a voce bassa, dalla gola le uscivano i piccoli rantolii che precedono un lungo pianto. Non riusciva a smettere di carezzarlo, la pelle era tiepida e cinerea - così diversa da come l’aveva sempre sentita - e non percepiva il movimento dello sterno.
Lucy, ormai in lacrime, si girò verso Gray e cercò il suo sguardo nell’attesa di una risposta. Lui sicuramente avrebbe saputo cosa fare in una situazione simile, sarebbe stato abbastanza lucido da non accasciarsi come lei e trovare una soluzione.
O almeno così credeva.
Gray era rimasto immobile a fissare il suo amico, steso ai suoi piedi e privato di ogni briciolo di magia, con Lluvia ancorata al braccio che nascondeva il volto nella manica della sua giacca.
Se il petto Natsu non dava il minimo segno, quello di Gray si muoveva anche troppo in fretta.
«Dobbiamo uscire da qui e portarlo alla gilda.» sentenziò con un tono che non ammetteva repliche, seppur i tremori che lo colsero lasciavano intuire quanto il suo animo fosse scosso.
Proprio in quel momento,Warren collegò le loro menti chiedendo notizie sulla spedizione, Gray fu l’unico a rispondere col risultato che riuscì ad allertare l’intera gilda solamente con una frase.
«Gray - lo chiamò Lluvia staccandosi leggermente dal suo braccio - avverto della magia molto forte attorno a noi. E’ meglio andare».
Lucy non aveva smesso un momento né di piangere né di stringere a sé il corpo dell’amico. Quasi potesse tenerlo in vita con il suo calore.
«Non è morto, lo sento, non può essere morto!».
Gray concordò con la sua ragazza e si abbassò sulle ginocchia per togliere Natsu dalle braccia di Lucy che, quasi senza volerlo, aumentò la stretta prima di cederlo a Gray.
Il ragazzo se lo ancorò alle spalle e si sollevò in piedi. Non era riuscito nemmeno un momento a guardare Lucy negli occhi, aveva paura che ogni sua certezza sarebbe trapelata.
D’altronde, come Lluvia spesso gli diceva, lui era trasparente come il ghiaccio che dominava e qualunque sentimento lo attraversasse era ben palese per chi lo conosceva da anni.
Loro erano la sua famiglia, nessuno avrebbe potuto conoscerlo meglio.
Mentre camminavano senza indicazioni tra gli intrigati corridoi, si sentì una voce mascolina provenire dall’ennesima stanza.
Nessuno di loro ebbe il tempo di fermarsi a lungo, ma quello che videro bastò a fargli accapponare la pelle.
Decine di maghi senza vita erano appesi ai muri, incatenati come bestie. Penzolavano malamente con i piedi nudi che sfioravano il pavimento.
Gray riuscì a riconoscere Sugarboy, rendendosi immediatamente conto di cosa stesse succedendo.
Avevano prosciugato la loro magia uccidendoli e la stavano usando per poter rapire e uccidere gli altri maghi.
Quel muco verde che impregnava la grotta d’entrata era l’effetto del suo ex rivale, era la prova dell’obbrobrio che si stava consumando tra quelle mura.
Capì che a Natsu era toccato lo stesso destino, ma senza proferire parola continuò a camminare verso l’uscita.
Lucy avrebbe voluto formulare mille domande, ma non ci riuscì e lasciò che il suo magone le affogasse il cuore in una miriade di supposizioni che non avevano mai un briciolo di positività.
Avrebbe tanto voluto sperare nel bene, lei che era sempre stata contagiata dalla solarità di Natsu, ma vederlo inerme in quel modo non poteva fare altro che farle rimbombare in mente la solita ipotesi.
Morte.
Funesta e senza scampo, irreversibile morte.
 
Trovarono l’uscita e si riversarono finalmente nel bosco che li aveva accolti solo - credevano almeno - un paio di ore  prima.
La notte era quasi calata del tutto, le uniche luci che riuscivano a distinguere erano quelle che provenivano dal carro guidato da Erza e alimentato dalla sua magia.
Poi, fino all’arrivo alla gilda, era stato solo un continuo flash di sprazzi di memoria.
Non aveva abbandonato la mano di Natsu per tutto il tragitto, lasciando che le lacrime smettessero di scorrere e che al loro posto traboccasse un’angoscia ben più profonda che era impossibile scatenare in pianto.
 
Lucy non potè che provare pentimento.
Un pentimento tanto concreto che le fece male al cuore.
Si pentì di non aver potuto dare nemmeno un bacio
All’uomo che le aveva salvato la vita.

Angolo autrice: Salve a tutti! Anche il capitolo di questa settimana porta con sè l'olezzo della tristezza, eh?
Nel prossimo capitolo ci aspetta una bella svolta, spero inaspettata, che potrà o confondervi ulteriormente le idee o farvi apparire tutto chiaro immediatamente.
Cosa ne pensate della lunghezza dei capitoli? Sono troppo lunghi\corti?
Fatemi sapere <3

A sabato prossimo!
   
 
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