Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: willsolace_leovaldez    01/12/2018    2 recensioni
*ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER "LE SFIDE DI APOLLO -IL LABIRINTO DI FUOCO" BUONA LETTURA!*
°
°
°
°
Non c'è niente che ci spaventi più di quanto faccia la morte. Cerchiamo di non pensarci, di far finta che la morte non ci riguardi, che quando sarà il nostro turno avremo già ralizzato tutti i nostri desideri e che potremo andare via in pace. La parte peggiore della morte, però, è quando tocca qualcuno a noi vicino. Allora tutti ci dicono che gli dispiace per noi, che passerà, che ci capiscono, che il mondo non è finito per un singolo cuore che smette di battere. Ma ci viene mai chiesto com'è che stiamo, veramente? No. Nessuno vuole sapere quanto sia teribile il lutto. Eppure Piper lo aveva già vissuto troppe volte, ed ormai sapeva che quel singolo cuore fermo può veramente far crollare il mondo, se quel cuore era del tuo mondo.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Piper McLean
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
No tears left to cry
 
 
Piper aspettava seduta sulla spiaggia, in disparte, tremando, non per il freddo, e fissando con sguardo perso l’immensa distesa oceanica di fronte a lei. Continuava a ripetersi che non poteva essere, che lui non era morto; era un mantra, che l’aiutava a mantenere il sangue freddo durante quell’estenuante attesa. Percepiva la presenza dei suoi amici sulla spiaggia, ma era come se fosse sola. Nessuno di loro si azzardò ad avvicinarsi a lei, parlottavano a distanza, senza disturbarla, contribuendo a creare una bolla di solitudine attorno alla ragazza. Quel silenzio, disturbato solo dal leggero ed irregolare sciabordio delle onde, sembrava scandire il lento trascorrere del tempo, e la stava logorando. Si chiese come mai ci volesse tanto, dal poco che ricordava loro erano arrivati velocemente alla spiaggia. In realtà non voleva veramente vederlo; in cuor suo sapeva la verità, e non sarebbe stata in grado di sopportarne il peso. Da piatto che era, il vento si alzò improvvisamene, l’aria intorno a lei cominciò a crepitare di elettricità, l’umidità si fece quasi insopportabile, e Tempesta, lo spirito del vento che aveva aiutato i semidei in più di un’occasione, comparve in cielo, atterrando poi sulla spiaggia a qualche metro di distanza da Piper, con in groppa il suo padrone. Per la prima volta nel giro di ore -o di minuti, Piper non seppe dirlo con certezza- la figlia di Afrodite distolse lo sguardo dall’oceano, rivolgendolo colma di una cieca speranza, al cavallo. Il suo cuore ebbe un guizzo. Il ragazzo sdraiato sulla groppa del vento sembrava svenuto e pressoché illeso, nonostante fosse piuttosto malconcio. Tutte le sue speranze furono spazzate via quando Tempesta depositò, con una cautela ed una dolcezza mai dimostrate prima, il corpo di Jason sulla spiaggia, abbassando il muso addolorato. Il cuore di Piper si ruppe in mille pezzi, arrecandole un dolore che aveva provato solo poche volte in tutta la sua vita -come quando aveva saputo che il padre era stato rapito o quando aveva creduto che Leo fosse morto-; poteva sentire le schegge vagare per la propria cassa toracica, strappando e lacerando tutto ciò che incontravano nel loro cammino. Jason giaceva sdraiato sulla schiena, inerme, con gli occhi chiusi e l’espressione rilassata, il sangue ormai secco sulle ferite, freddo e pallido. L’esatto opposto del ragazzo solare e sorridente che lei conosceva ed amava. Sì, lo amava ancora, non aveva mai smesso. Era stata sicuramente arrabbiata, delusa e frustata nei suoi confronti, ma i suoi sentimenti per lui non erano mai cambiati, anche se in quel momento avrebbe voluto non averlo mai amato. Avrebbe preferito mille volte poterlo odiare per come si era comportato, ma sapeva benissimo che non ne era mai stata capace, che lui era e sarebbe rimasto il suo amore epico, sbocciato nonostante tutti gli ostacoli e i sotterfugi architettati dagli dei. Riuscì a fare qualche passo incerto verso di lui, per poi cadere sulle ginocchia, non riuscendo più a trattenere le lacrime ed i singhiozzi, che esplosero accompagnati da una sofferenza tale da costringere tutti gli altri a girare il capo, non volendo assistere a quel momento, troppo intimo per poter essere condiviso, Il dolore era insostenibile, riusciva a malapena a respirare, i suoni le arrivavano ovattati. Sentì distrattamente il satiro ordinare ad Apollo -sì, quell’Apollo- di andare a chiamare suo padre ed un’ambulanza, ma a lei non importava. In quel momento i suoi pensieri erano tutti per Jason, e per tutte le cose che avrebbe voluto dirgli; per esempio che lo amava, e che non lo avrebbe più lasciato. Buffo, che era stato lui a lasciare lei questa volta, e per sempre. Si sentì avvolgere dalle forti e rassicuranti braccia del padre, che non avevano mai mancato di farla sentire al sicuro, tranne in quell’occasione. L’uomo la strinse a sé, e Piper si abbandonò contro il suo petto, piangendo tutto il suo dolore e rammarico. Tristan McLean provò invano a calmarla, pregandola di respirare e di essere forte, ricordandole di quanto Jason odiasse vederla a pezzi, che lui avrebbe voluto che lei reagisse, ma la semidea era inconsolabile.
-Piper…- la voce di Apollo, anch’essa rotta dal pianto trattenuto a fatica, si insinuò di prepotenza nella bolla di dolore della ragazza, scatenando in lei nient’altro una cieca rabbia, con radici ben profonde e che sentiva la necessità di essere buttata fuori. E toccava ad Apollo essere la vittima. È tutta colpa sua, si disse. Se non fosse per lui, Jason sarebbe ancora vivo.
-Vai via.- disse, con voce straordinariamente ferma, senza neppure guardarlo. Il dio della musica sgranò gli occhi sorpreso
-Cosa?-
-Vai via!- ripeté concitata la ragazza, questa volta guardandolo negli occhi. Apollo avrebbe preferito non l’avesse fatto. Il suo sguardo distrutto fiammeggiava d’odio, ed era come se avesse potuto incenerirlo.
-È colpa tua! È tutta colpa tua! È per te se siamo qui adesso, se noi abbiamo perso tutto quello che avevamo, se Jason è morto! Per un tuo errore, una tua distrazione, noi non c’entriamo niente. Ma a te che importa, giusto? Tanto porterai a termine la tua stupida impresa e tornerai ad essere un dio. Ti dimenticherai di nuovo di tutti noi, ti dimenticherai di tutti quelli che hai sacrificato per i tuoi scopi, noi mortali torneremo ad essere solo un fastidioso promemoria di cosa succede se infastidisci il tuo paparino.- continuò la ragazza, sfogando tutta la sua rabbia sullo sventurato Apollo, sputandogli quelle parole in faccia come se fossero veleno -Vattene da casa mia, non voglio più vederti.- concluse, abbandonandosi di nuovo tra le braccia del padre. L’ormai ex dio del sole eseguì gli ordini in silenzio, ed abbandonò la spiaggia di Villa McLean seguito dai suoi accompagnatori, con ancora nelle orecchie le urla ed i singhiozzi di Piper, più forti persino delle onde del mare.
 
***
 
La figlia di Afrodite aveva aspettato seduta accanto al cadavere del suo primo amore l’arrivo dell’ambulanza, fino a quando il veicolo non era giunto sul luogo e non l’aveva portato via, quasi strappandolo dall’abbraccio della ragazza. Adesso non rimaneva nulla, se non l’eco del suo profumo, misto all’odore del sudore e del sangue. Aveva urlato fino a perdere la voce, pianto tanto da avere gli occhi secchi. Sedeva sempre nello stesso punto, stringendo fra le mani gli occhiali di Jason -non aveva sentito ragioni, quelli li aveva tenuti- e fissando il mare. Il vento si era alzato, e le onde si infrangevano impetuose contro il bagnasciuga, quasi a voler assecondare il suo umore, il vorticare dei suoi pensieri, l’agitarsi del suo cuore. Non era più triste, o arrabbiata con Apollo. Non riusciva più a piangere, o ad autocommiserarsi. L’unica cosa che provava era un cieco desiderio di vendetta. Vendetta contro i reali responsabili della morte di Jason. E l’avrebbe ottenuta. Avrebbe trovato Medea e Caligola, e li avrebbe uccisi. Lo giurò sullo Stige.
 
Questa la dedico a te, S. Amore mio,
vita mia. Che te ne sei andata troppo
in fretta, lasciandomi qui sola, con un
vuoto nel cuore che non verrà mai
colmato. Ti vorrò per sempre bene.
-A.
 
 
*Angolo Autrice*
Ciao a tutti! Sono willsolace_leovaldez ed eccomi tornata con una nuova triste, strappalacrime, e anche un po’ sadica lo ammetto, one-shot sui nostri semidei preferiti! Allora, premetto che questa è una storia che ho scritto di getto, senza pensarci troppo e dopo un periodo decisamente buio, in cui avevo persino smesso di scrivere. È nata così, come una valvola di sfogo: come penso avrete capito, questa storia è il risultato di un evento parecchio brutto che mi è successo, e l’ho utilizzata come un espediente per poter sfogare tutto il dolore e la tristezza, ed anche la confusione, che stavo provando. Fatto sta, che prendere in mano la penna dopo tanti mesi mi ha aiutato a fare chiarezza nella mia testa, e mi sento di condividerla con voi perché sono convinta che mi aiuterà a non tenermi tutto dentro, e forse ad accettare che questa cosa è successa e non si può cambiare. Comunque, proprio perché questa one-shot non era programmata, non tiene pienamente conto di quello che succede nel libro, nonostante sia chiaramente ambientata dopo che Medea e Caligola hanno ucciso Jason nell’ultimo libro de “le sfide di Apollo”, e vi chiedo di sorvolare su questo fatto. Io vi ringrazio di aver letto la mia storia e di essere arrivati fino a questo punto, spero vi sia piaciuta e che io sia riuscita a comunicarvi qualcosa. Un bacio ed un abbraccio enormi,
Willie
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: willsolace_leovaldez