Al solo ricordo
* * *
Shiro
alzò lo sguardo verso
il cielo come suo solito fare quando voleva prendersi una pausa, ma
questa volta un desiderio diverso si era fatto spazio nel suo cuore
guidandolo a ad alzare gli occhi quella sera.
Era, ormai, da svariati
giorni che lo faceva. Quanto tempo, però, fosse passato non
ne era
più sicuro. Giorni, settimane, mesi? Eppure il suo sguardo
finiva
sempre lì, nella speranza di vederlo arrivare insieme agli
altri
paladini.
Quella sera, qualcosa di
diverso vi era nell'aria. Come una sensazione.
Nonostante fossero passati
svariati minuti, Shiro non si mosse e aspettò
finché un sorriso
nacque spontaneo sulle sue labbra quando vide un luccichio in
lontananza avvicinarsi.
Keith
era stanco.
Shiro poteva leggerlo
chiaramente nei suoi occhi, eppure quando i loro sguardi si
incontrarono qualcosa si illuminò in essi.
Keith si avvicinò a lui
scusandosi di non essere riuscito a contattarlo durante la missione.
Shiro gli rispose che non era importante adesso ma che erano tornati
tutti sani e salvi.
Keith ricambiò il sorriso
senza aggiungere nient'altro sapendo che quelle parole nascondevano
qualcosa in più, più profondo, solo per lui.
Sono felice che tu sia
tornato.
Mi sei mancato.
Parole che non servivano
essere dette perché chiare nel suo sguardo, dolce e
amorevole
rivolto solo a lui.
Si avviarono lungo il
corridoio fianco a fianco con la mano di Keith che sfiorava quella di
Shiro nel tentativo di accorciare la distanza, di mettere fine a
quella tortura. Quella recita che erano obbligati a mettere in scena
ogni volta che erano in mezzo alla gente. Composti e ordinati, il
capitano e il leader di Voltron. Niente di più.
Il cuore di Shiro cominciò a
battere forte in petto quando iniziò ad intravedere
l'angolo, già
cosciente di cosa sarebbe accaduto una volta che entrambi lo avessero
svoltato, lontano dagli occhi indiscreti degli altri.
Una volta superato, come
aveva previsto Shiro, si ritrovò con le spalle appoggiate al
muro
spinto da Keith che adesso lo guardava con desiderio.
Shiro non riuscì a
proferire alcuna parola, interrotto dalle labbra morbide dell'altro.
Nonostante quel bacio fosse
carico di passione e impazienza, Shiro poteva ancora sentire tutto
l'amore e la preoccupazione che si nascondeva in esso.
Ricambiò il bacio con la
stessa foga sperando che l'altro potesse sentire quanto gli fosse
mancato.
Keith si distaccò quando
sentì, a fatica, rumore di passi avvicinarsi nella loro
direzione.
Abbassò lo sguardo,
guardandosi i piedi mentre e guance iniziavano a scaldarsi evitando
gli occhi di chiunque fosse passato vicino a loro.
Si schiarì la voce quando
rimasero di nuovo soli, come per scrollarsi via l'imbarazzo.
<< Dovrei fare una
doccia. >> Disse Keith alludendo al cattivo odore che
emanava
per via dei giorni trascorsi in missione.
<< Già, dovresti.
>> Scherzò Shiro guadagnandosi un pugno
scherzoso da Keith
che, però, non riuscì a trattenere una risata.
Keith si morse il labbro
inferiore seguendo con lo sguardo la propria mano che andò a
stringere quella dell'altro.
Shiro guardò le loro dita
intrecciarsi mentre ricambiava la presa. Si sentì tirare
leggermente, un invito ad alzare lo sguardo.
Quando lo fece, la gola gli
si seccò improvvisamente alla vista.
Keith lo guardava con un
sorriso malizioso e con mezzo busto già girato in direzione
della
sua camera.
<< Ti unisci a me?
>>
Sapeva che non avrebbe mai
potuto dire di no.
L'acqua
calda ricadeva lungo
la schiena nuda di Shiro mentre la testa china nell'intento di
baciare Keith che teneva le mani sul collo di Shiro nel tentativo di
sentirlo più vicino. Quelle di Shiro erano strette a pugno,
appoggiate al muro incatenando Keith tra esso e il suo corpo.
A differenza dei baci che si
erano scambiati in corridoio, questi erano più lenti, senza
fretta,
come se fosse la loro prima volta, come se stessero scoprendo l'uno
il sapore dell'altro.
Una mano di Keith scese
lentamente, accarezzando i pettorali di Shiro fino ad arrivare agli
addominali scolpiti.
Shiro mordicchiò piano il
labbro inferiore di Keith lasciando che la doccia si riempisse dei
gemiti di Keith quando spostò la sua attenzione al collo
invitante,
baciandone la pelle e succhiandola mentre Keith girava leggermente la
testa per dargli il libero accesso.
La protesi di Shiro scivolò
tra i capezzoli di Keith, stuzzicandone uno provocando un brivido
lungo la schiena di Keith al contatto freddo ma piacevole, mentre la
mano che era rimasta fino a quel momento al muro andò verso
il viso
di Keith accarezzandogli la guancia.
Quando Keith si sentì
toccare la cicatrice, si arrestò di colpo e nessun suono
uscì più
dalle sue labbra.
Il suo corpo si irrigidì
quando la mano restò in quella posizione, lasciando intuire
che
Shiro non se ne fosse reso conto. Tuttavia la rigidità del
corpo di
Keith allarmò Shiro che adesso lo guardava negli occhi.
Keith cercò di dire
qualcosa, qualsiasi cosa ma non ci riuscì. Gli mancava il
fiato,
come se avesse ricevuto un colpo in pieno petto levandogli il
respiro.
Sentire il calore della mano
di Shiro sulla sua cicatrice lo aveva riportato a quel giorno, al
calore insopportabile della lama che gli aveva procurato quella
cicatrice.
Quando Shiro, confuso e
preoccupato dall'improvvisa reazione, cercò di alzargli il
volto per
far sì che i loro sguardi si incontrassero, Keith perse il
controllo.
D'istinto allungò le
braccia verso il petto di Shiro spingendolo via.
<< No! >>
Urlò senza fiato, riuscendo ad allontanare Shiro solo di
qualche
passo per l'improvvisa mancanza di forze.
L'esigenza di allontanarsi
ebbe la meglio contro la logica. Cercò di indietreggiare ma
il muro
glielo impedì sbattendo violentemente la testa contro di
esso,
cacciando un urlo di dolore.
Si portò le mani alla testa
chiudendo gli occhi e lasciandosi scivolare contro il muro, finendo
sul pavimento della doccia portandosi le ginocchia al petto e
appoggiando la fronte ad esse.
<< Keith! >>
Lo chiamò Shiro allarmato, allungando d'istinto una mano ma
si fermò
quando, sentendo l'affanno di Keith per portare un po' d'aria ai
polmoni, finalmente si rese conto cosa stesse accadendo.
Keith stava avendo un
attacco di panico.
Shiro si inginocchiò
lentamente per raggiungere l'altezza dell'altro, cercando di non far
prendere il sopravento alla preoccupazione e all'ansia.
Lo chiamò piano ma Keith
continuava ad ignorarlo continuando ad arrancare per un po' d'aria.
Shiro si accigliò. Non era
sicuro che la sua presenza aiutasse. In fondo era lui la causa di
tutto ciò, era stato lui a ferirlo. Ma Shiro sapeva che non
poteva
lasciarlo solo in quel momento e così insistette, senza
fretta.
<< Keith, posso
toccarti? >>
Keith annuì, ancora
incapace di formulare una frase completa.
Shiro si avvicinò
lentamente, tenendo le mani alzate, in vista nonostante Keith avesse
ancora la testa china.
Gli sfiorò le mani,
studiando la sua reazione. Quando vide che Keith glielo permise, gli
prese le mani allontanandole lentamente dalla testa.
Approfittando della
vicinanza, Shiro ne controllo le condizioni. Niente sangue,
fortunatamente ma questo non lo avrebbe fermato dal portarlo in
infermeria più tardi. Non importa quanto si sarebbe
lamentato.
Keith, finalmente, alzò la
testa quando sentì entrambe le sue mani sulla mano di Shiro
mentre
la protesi era intenta a spegnere l'acqua.
<< Non-non andare.
>> Lo pregò, continuando a respirare tramite
la bocca.
<< Sono qui. >>
Lo rassicurò Shiro, sollevato di sentirlo parlare.
<<
Respiriamo insieme, ti va? >> Chiese Shiro, mostrandogli
un
sorriso incoraggiante quando l'altro annuì.
Fortunatamente Shiro sapeva
cosa fare in questi casi. Anche lui ne aveva sofferto svariate volte
in passato.
Nella doccia riecheggiava il
respiro di Keith che si stava stabilizzando grazie alla guida di
Shiro.
<< S-scusa. >>
<< Non ti scusare,
stai andando benissimo. >>
<< No. >>
Keith scosse la testa.
Shiro lo guardò confuso e,
seguendo il suo sguardo, si accorse che i suoi occhi erano sulle sue
cicatrici.
<< Ti capita mai di
ripensarci? Fa ancora male? >> Chiese Keith con un filo
di
voce.
Shiro abbassò lo sguardo.
<< Mi dispiace. >>
<< No. >>
Rispose Keith con dolore. << Non era quello che
intendevo, non
è colpa tua. >>
Calò il silenzio.
<< Scusami, non
avrei dovuto chiedertelo. >>
<< No, sono felice
che tu mi renda partecipe delle tue preoccupazioni. Non voglio che
soffri in silenzio. >> Disse Shiro. <<
È comunque anche
colpa mia. Non ne abbiamo mai parlato davvero. >>
<< Va bene così,
la Terra aveva bisogno di noi. >>
Keith tirò un sospiro di
sollievo quando si accorse di aver ripreso il controllo del suo
corpo. << E poi ne stiamo parlando adesso.
>>
<< È vero.
>>
<< Ti amo, Shiro.
>> Gli disse, sentendone all'improvviso bisogno come per
ricordarglielo. Qualsiasi prova gli riservava il futuro, niente
avrebbe mai potuto cambiare i sentimenti che provava per lui.
<< Lo so, ti amo
anche io. >>
NdA:
Spero vi sia
piaciuta!
E
spero che sia venuta bene, ho sempre difficoltà a descrivere
scene
del genere dato che ci soffro anche io e, per qualche ragione, la
descrizione me ne fa venire uno.
Ero
molto indecisa a chi far venire l'attacco di panico ma alla fine ho
optato per Keith, spero vada bene.
Ditemi
cosa ne pensate!
Dove trovarmi: