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Autore: Hookina90    03/12/2018    1 recensioni
Dopo una grossa perdita Amy decise di abbandonare la sua città, i suoi amici e il suo lavoro. Durante il suo viaggio però si imbatterà in una piccola cittadina con abitanti particolari dove conoscerà persone che le cambieranno la sua vita, ma il passato quando meno se lo aspetta la riuscirà a trovare di nuovo. Dovrà fare scelte difficili e dolorose.
Cosa farà alla fine Amy? Starà legata al passato o si farà una nuova vita?
____________________
Piccolo estratto del primo capitolo
Seguì Mr Gold in silenzio verso il suo negozio. Ci mettemmo poco ad arrivare. Notai subito che dentro c’era un sacco di roba e molti oggetti erano anche molto interessanti perché sicuramente ognuno di loro avrà una proprio storia. Sembrava una di quelle botteghe di antiquariato o di mercatino dell’usato.
“Bene, ora può parlare”, affermai determinata.
Ero curiosa di sapere perché lui si comportasse così nei miei confronti. Ero una persona normale o almeno non credevo di spaventare al tal punto le persone.
“Ok, come si chiama tuo padre?” , domandò girandosi verso di me.
“Bobby Singer, perché?”
“No, intendo il nome del tuo padre biologico?”, chiese lui serio.
IN REVISIONE
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baelfire, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16: Nightmare





9 Maggio 2015*

 
Stavo riposando quando fui svegliato da delle urla provenienti dal mare. Aprì gli occhi  e notai che il cielo stava iniziando a schiarirsi. Era l’alba di un nuovo giorno. Mi girai e vidi che gli altri stavano ancora dormendo così decisi di alzarmi e andare a vedere che cosa stava succedendo. Mi affacciai al parapetto e intravidi un gruppo di sirene tra cui anche Ariel che stavano nuotando vicino alla nave. Erano arrivate. Avevamo una possibilità. Andai subito a svegliare gli altri così avremmo potuto parlare tutti insieme.
“Vedo che sei tornata in compagnia”, dissi io non appena tornai dalle donzelle
“Si ti avviso ti aiuteremo, però non lo facciamo perchè lo hai chiesto te, ma collaboreremo con voi solo per salvare il nostro mondo”, asserì subito una ragazza dai lunghi capelli neri e una coda azzurra. Erano ancora arrabbiate con me, ma non potevo dargli torto. Mi ero comportato male, ma ora l’importante era salvare Amy e tutti gli altri.
“Grazie mille per darci il vostro aiuto. Vi posso assicurare che Hook non è più come una volta, ora è un uomo completamente diverso!”, replicò Bea gentilmente.
“Ce l’ha già detto Ariel, ma a noi non importa!”, confermò stizzita la sirena di prima.
“Non voglio perdermi in ciance inutili, quindi noi siamo pronte ad accompagnarvi!”, replicò un’altra ragazza bionda.
“Noi possiamo partire anche subito. Io metto una corda a prua con la quale potrete riuscire a tirare la nave, poi non appena partiamo creo una bolla che ricoprirà l’intera nave che ci permetterà di respirare sott’acqua!”, spiegò Emma con calma.
“Va bene!”, risposero in coro e poco dopo Emma attuò il piano. Le sirene si misero in ordine in due file e in pochi attimi iniziarono a tirare la nave verso l’abisso.
Ero un po’ spaventato perché non avevo mai navigato sott’acqua e non sapevo se la mia piccola ce l’avrebbe fatta, però dovevo pensare positivo. Avremmo superato la tempesta. Avremmo superato la prima prova.
 
Ci immergemmo e notai subito che eravamo abbastanza veloci, infatti Emma e Bea si dovettero tenere all’albero per non cadere. Se avessimo continuato a navigare a questa velocità saremmo riusciti a superare la tempesta mantenendo anche la bolla creata da Emma.
Era sorprendente vedere la grande varietà di fauna marina che viveva nell’oceano. C’erano tartarughe marine e i vari pesci di tutti i colori che nuotavano affianco a noi, poi le varie piante, alghe e coralli variopinti che ondeggiavano sul fondale. Effettivamente mi piaceva navigare sott’acqua mi rilassava molto e avrei voluto avere Amy al mio fianco perché sicuramente le sarebbe piaciuto osservare ogni minimo particolare. Era un animo libero. Lei desiderava esplorare posti nuovi, anche se come mi aveva raccontato non aveva avuto l’occasione a causa del suo lavoro. Non appena questa storia finirà la porterò in giro per i vari reami.
“Sono qui Killian”, sussurrò una voce al mio fianco. Stavo pensando ad Amy ed  lei era di nuovo apparsa al mio fianco. Avrei voluto averla accanto a me, ma quella reale. Lei era solo una bellissima allucinazione creta dalla mia mente tormentata.
“Non sei qui!”, dissi a bassa voce.
“Guardami Killian!”, replicò lei appoggiando una mano sulla mia.
“Ams ti salverò te lo prometto, però ti prego non farmi diventare matto!”, sussurrai continuando a guardare avanti, notando che eravamo vicini al punto della famosa tempesta
“Starò al tuo fianco per sostenerti! Non ti voglio abbandonare”, disse lei dolcemente
“State attenti stiamo per arrivare nel punto della tempesta!”, urlai agli altri ignorando la mia allucinazione.
“Va bene Hook. Tenetevi perché il passaggio sarà burrascoso”, gridò Ariel mentre continuava a nuotare.
In effetti a un certo punto mentre stavamo navigando tranquillamente sentimmo una corrente travolgerci. La nave iniziò subito a traballare. La mia mano cominciò a stringere il timone così forte che le nocche sbiancarono. Non potevo perdere assolutamente il controllo della mia Jolly.
Mentre stavo tenendo la rotta senza andare a sbattere contro gli scogli mi guardai intorno e intravidi  resti di altri vascelli e scheletri di marinari che avevano tentato di superare la tempesta senza riuscirci. Provai un senso di angoscia perché anche noi avremmo potuto fare la loro stessa fine, ma grazie alla mia grande esperienza nella navigazione e la forza delle sirene saremmo riusciti a superare questa fase turbolenta. Ora però dovevamo solo capire quale era il punto più sicuro da dove emergere.
“Manca poco. Stai tranquillo, lo capirai quando è il momento più adatto!”, disse lei dopo essere stata in silenzio per qualche minuto.
“Mi fa piacere avere il tuo sostegno, ma so che non sei reale!”, affermai cercando di auto convincermi.
“Anche se sono nel mondo dello specchio, io sarò sempre al tuo fianco!”, replicò lei stringendo la mia mano. Quel gesto aveva scaldato il mio cuore, ma ero consapevole che era finto. La lontananza sicuramente mi stava giocando un brutto scherzo. Dovevo riprendermi.
“Hook avvertici quando possiamo risalire. Ti avviso però che la bolla è allo stremo, non so quanto ancora riuscirà a proteggerci!”, asserì Emma ridestandomi. Osservai il mare che era tornato calmo quindi  saremmo sicuramente fuori pericolo, ma per sicurezza era meglio fare ancora un paio di kilometri.
“Fra  un paio di kilometri possiamo riemergere”, affermai io serio
“Va bene!”
“Bravo stai andando bene! Sono certa che supererai tutte le prove!”, ammise lei sorridendomi dopo essersi messa di fronte a me. Dovevo ammetterlo mi piaceva il fatto di averla al mio fianco e avere il suo conforto. Quando c’era lei, io non crollavo, ma questa situazione era diversa. Non potevo accettare la sua presenza, perché l’avevo creata io per stare meglio e sentire meno la sua mancanza.
“Nonostante mi piaccia avere il tuo sostegno, tu non sei reale. Devo stare concentrato per poter riuscire a salvarti!”, replicai io grave.
“Con chi stai parlando?”, domandò all’improvviso Bea che era venuto vicino a me, forse per darmi una mano.
“Nessuno..non ti preoccupare!”, ribattei io mentendo. Mi avrebbe dato del pazzo e forse lo ero veramente.
“Sei sicuro di stare bene?”, chiese lui preoccupato.
“Aye. Tra qualche minuto dovremmo ritornare in superficie”
“Non è stato tanto difficile alla fine!”, ammise entusiasta mentre fissava il fondale che variava metro dopo metro. Era un mondo meraviglioso e un po’ mi dispiaceva ritornare in superficie perché mi affascinava osservare i tesori nascosti nell’abisso.
“Si, ma non siamo nemmeno a metà strada e sono certo che incontreremo altri ostacoli!”.
“Insieme li affronteremo. Non ti preoccupare Amy e in buone mani!”, ribattè lui sorridendo. Eravamo effettivamente un’ottima squadra. Insieme avremmo ottenuto la libertà.
“Ha ragione il mio fratellino”, confermò la mia allucinazione.
“Lo so!”
 
Dopo essere tornati all’aria aperta ringraziammo le sirene per il loro prezioso aiuto. Senza di loro non ce l’avremmo mai fatta. Avevamo superato la prova senza nessuna ferita. Avevamo oltrepassato la barriera sani e salvi, così ora avremmo potuto cercare il primo porto per poter attraccare e fare rifornimento. Avevo proprio bisogno di scendere a terra e soprattutto lavarmi perché nonostante Emma avesse usato la magia per rinfrescarci, avevo bisogno di stare a mollo nell’acqua calda per rilassarmi e dopo questa prova ne avevo veramente bisogno.
Prima del tramonto approdammo e decidemmo di sostare per la notte e ripartire il giorno dopo. Emma ci fece un incantesimo in modo da avere aspetti diversi, in questo modo nessuno ci avrebbe potuto riconoscere, per quanto riguarda la mia nave era ancora invisibile agli occhi umani. Avremmo  così avuto la possibilità di girare senza problemi per qualche ora.
Riuscimmo a trovare due stanze una per Emma e Bea e una per me e dopo aver mangiato piatti a base di carne e birra decidemmo di andare in camera per riposarci. Non appena però fui solo mi feci un lungo bagno caldo. Rimasi a mollo per mezzora e poi quando l’acqua stava cominciando a raffreddarsi uscì fuori. Mi misi dei vestiti puliti che Emma mi aveva dato sulla nave grazie alla sua magia e dopo mi sdraiai su un letto scomodo, ma per fortuna lo avrei usato solo per una sera. Fissai il soffitto pieno di macchie di muffa per vari minuti fino a quando venni ridestato da una voce familiare. Era tornata.
“Non è meglio la Jolly che sta camera squallida?”, domandò lei schifata mentre si sdraiava vicino a me.
“Perché continui ad apparire?”, chiesi ignorando la sua domanda girandomi verso di lei. Aveva sempre il suo paio di Jeans scuri e un maglioncino grigio. I capelli rossi erano sciolti e sparsi sul cuscino.
“Non voglio lasciarti solo!”, rispose lei fissandomi con i suoi grandi occhi grigi.
“Si la mia mente sta iniziano a fare brutti scherzi. Svegliati Killian lei non può essere qua con te”, affermai alzandomi e andando verso una piccola finestra sporca. L’igiene in questo posto non esisteva, ma avevo alloggiato in posti ben peggiori quindi non ero spaventato e poi avrei sostato solo per qualche ora.
“Lo so che io sono in un altro mondo nel quale ho perso i ricordi, ma una parte di te vuole avermi al tuo fianco. Ti manco!”, spiegò lei raggiungendomi.
“Sono impazzito. Sto parlando con un’allucinazione. Di bene in meglio!”, risposi appoggiando la mano sul muro. Ero disperato. Stavo scendendo in basso. Non potevo continuare in questo modo.
“Non mi vuoi?”, chiese lei tristemente.
“Amy io vorrei che fossi con me, ovviamente non in questo posto lurido, ma tu non sei reale. Non posso non rimanere concentrato. Non posso rischiare di perderti e se continuo a parlare con te  potrei non riuscire a sopravvivere”, spiegai abbattuto voltandomi verso di lei.
“Io voglio solo sostenerti. Non voglio vederti triste!”, replicò lei appoggiando una mano sulla mia guancia. Si era una vera allucinazione perché la vera Amy non avrebbe mai fatto un gesto così intimo. Era abbastanza fredda in queste cose tranne quando stavo per morire o ero risorto.
“Non lo sono, tranquilla”, dissi cercando di confortarla appoggiando la mano sulla sua. Non riuscivo a vederla preoccupata  anche in versione fittizia. Volevo vederla sempre sorridente.
“Il tuo sguardo dice altro!”, asserì lei mestamente
“Già forse hai ragione…io non sto bene…perché mi manchi e la mia mente ti ha creato solo per farmi sentire meglio”, ammisi alla fine poi aggiunsi serio arrendendomi andando verso il letto: “So anche che tu molto probabilmente rimarrai fino a che non sentirò più un vuoto dentro al mio animo causato dalla lontananza da Amy…  ora devo proprio dormire perché devo essere riposato per poter affrontare il resto del viaggio quindi ho bisogno di silenzio, però tu fai quello che vuoi. Se vuoi restare resta!”
“Si ne hai bisogno.”, affermò lei rimanendo in piedi.
“Ok, allora buona notte!”, ribadì prima di chiudere gli occhi
“Notte Killian!”, replicò lei dolcemente.
 
10 Maggio 2015*
 
Mi svegliai all’alba e non appena fui pronto andai a recuperare la coppietta felice. Facemmo una colazione abbonante e poi andammo a fare provviste. Prendemmo acqua, rum, pane, della carne secca e della verdura.  Avremmo potuto usare i poteri di Emma, ma non volevamo che si sforzasse troppo, soprattutto non sapendo cosa avremmo potuto incontrare durante il tragitto.
All’ora di pranzo risalimmo sulla Jolly e sistemammo  i nostri acquisti sotto coperta. Partimmo subito dopo verso la famosa isola, non appena però fummo in mare aperto Emma ci tolse l’incantesimo sui nostri aspetti e per fortuna ritornai me stesso.
Bea stava al timone mentre io rimasi a prua per osservare l’oceano. Amy non era ancora apparsa. Era rimasta con me tutta la notte, ma non appena andai a mangiare con gli altri se ne era andata. Aveva ragione, mi mancava terribilmente e  forse per questo che il mio cervello per cercare di farmi pesare di meno la sua assenza mi faceva apparire una sua illusione. Ormai avevo accettato di poterla vedere apparire da un momento all’altro.
“Tutto bene? Sembri pensieroso più del solito oggi”, disse Emma non appena fu vicino a me.
“Si si, tranquilla”, risposi mentre fissavo l’orizzonte. Era una giornata limpida e in cielo c’erano gabbiani che volavano tranquilli. Avevamo avuto la fortuna di avere condizioni meteorologiche adatte alla navigazione.
“Ti abbiamo sentito parlare ieri sera…eri in compagnia?”, domandò lei curiosa non appena fu al mio fianco cominciando anche lei a guardare il mare davanti a noi.
“Mi avete sentito?”, chiesi imbarazzato. Non credevo che le pareti fossero così sottili. Avrei dovuto fare più attenzione. Non avevo pensato che avrebbero potuto ascoltare i miei discorsi che per loro sicuramente non avranno avuto un senso logico. Ora sicuramente crederanno che sia impazzito.
“Eh si… non volevamo scusa…”, rispose leggermente imbarazzata poi aggiunse: “Non ti preoccupare se non ti va di parlare non dirmelo”
“Vedo Amy e parlo con lei…Lo so ora mi darai del pazzo…”, confessai abbassando lo sguardo. Potevo fidarmi di loro. Li consideravo miei amici e poi stavano rischiando la vita insieme con me.
“Amy? Intendi come una specie di allucinazione?”
“Esatto. Non so perché…”, asserì voltandomi verso di lei. Notai che aveva un espressione pensierosa.
“Forse è un modo per il tuo cuore e per la tua anima di riuscire a superare la lontananza”, rispose pensierosa guardandomi. Era la stessa cosa che avevo dedotto io. Forse stavo veramente usando quella allucinazione per alleviare la sofferenza.
“Dici? Ci ho pensato pure io…quindi dici che non sono impazzito?”
“No non credo. Basta che tu rimanga concentrato!”, ribattè lei sorridendo mettendomi una mano sulla spalla.
“Ovvio!”
“Bene. Ormai intanto non dovrebbe mancare molto. La rivedrai presto!”, mi incoraggiò lei.
“Già, hai ragione!”, confermai tornando a fissare l’orizzonte.
 
13 Maggio 2015*
 
Stavamo navigando serenamente quando a un certo punto il terzo giorno di viaggio, mentre ero alla guida della mia nave mi ritrovai all’improvviso in una specie di bosco completamente al buio escluso per la luce proveniente dalla luna piena. Non ero più sulla mia Jolly e soprattutto non era più giorno. Non capivo che cosa stava succedendo, ma ero certo di una cosa era sicuramente un altro ostacolo da affrontare prima di arrivare alla nostra agognata meta.
“Bea, Emma”, urlai iniziando a camminare in mezzo agli alberi. Gridai i loro nomi per qualche minuto, ma non ebbi risposta. Dovevo trovarli. Non potevamo rimanere separati. Avremmo più possibilità di superare la prova se saremmo rimasti uniti.
A un certo punto sentì dei rumori di passi provenire in lontananza. Mi fermai subito. Tenetti la mano ferma sul fodero così ero pronto ad estrarre la mia spada in caso di pericolo. Sapevo che potevano essere anche la coppietta felice, ma era meglio prevenire. Qualche istante dopo però davanti a me apparve l’ultima persona che avrei potuto immaginare di incontrare. Mi paralizzai. Non era possibile. Non poteva essere vero.
“Ciao Killian. Ti sono mancata vero?”, domandò Amy, ma in versione DarkOne o almeno aveva lo stesso aspetto di come me l’aveva descritta Amy dopo lo scontro contro se stessa. Capelli neri, occhi rossi e outfit che ricordava la EvilQueen. Perché era davanti a me? Perché era la sua versione oscura? Che cosa voleva lei e soprattutto come ero finito in quel posto?
“Amy!”, dissi sconvolto indietreggiando.
“Ti piaccio in questa versione? Posso capire perché alla fine lei sceglierà te. Sei un vero bocconcino anche se morirai tra poco!”, affermò lei beffarda avvicinandosi a me.
“No tu non sei reale. Lei non è nemmeno qua.!”, ammisi freddo. Mi spaventava questa sua versione. Era meschina e crudele. L’Amy di cui ero innamorato non era presente. Non potevo permettere che si trasformasse in questo mostro. Avrei fatto di tutto per salvarla e non farla diventare il suo peggior incubo.
“Oh caro io sono vera. La tua cara amata invece non esiste più perché non sei riuscita a salvarla. Sei solo un perdente.!”, ribattè lei ormai di fronte a me. Il suo sguardo crudele, era una pugnalata al cuore. Il suo sguardo era sempre così dolce e vederlo così cambiato mi faceva male.
“Non è vero. Io prenderò quella maledetta spada e la riporterò a casa al sicuro!”, replicai duro.
“Tze sei sicuro… io sono il suo futuro. Non puoi scappare da questa realtà capitano!”, ammise lei prima di prendermi il collo con le mani. Era veramente forte. Sapevo che per salvarmi dovevo colpirla, ma non ce la facevo. Non potevo fare del male al suo corpo. Preferivo soffrire piuttosto che ferirla.
“Io posso cambiare il futuro. Io cambierò il suo destino. Bloccherò la sua maledizione. Non posso perdere la persona che amo!”, ribattei a fatica. Mi stava mancando il sospiro. Dovevo agire se volevo sopravvivere.
“Sei solo un pirata da quatto soldi cosa vuoi fare? Pensi veramente di salvarla. No caro capitano non ce la farai. Rimarrai di nuovo solo…no anzi ora ti manderò all’altro mondo!”, affermò lei ghiacciale stringendo di più la presa.
Stavo per arrendermi quando sentì un suono che mi stava sussurrando di non arrendermi. Mi girai verso la direzione dove proveniva quella voce e vidi la mia allucinazione, un Amy preoccupata che mi invitava di combattere.
“Non voglio ferirti!”, bisbigliai spaventato.
“Non ti preoccupare. Tu fallo. Fallo per me.!”, ribattè lei risoluta. Se fossi morto non avrei potuto vedere la vera Amy. Non avrei potuto salvarla. Dovevo solo pensare che quella che avevo davanti era finta e in realtà avrei colpito un estraneo. Cercai così di accontentare l’Amy buona e con estrema difficoltà presi la mia spada e tentai di infilzarla, ma ovviamente non ce la feci. Ero per fortuna liberato dalla sua presa. Ero tornato a respirare. Non ero morto, almeno per ora. Dovevo però trovare una soluzione al più presto. Dovevo uscire da questo posto. Dovevo capire come superare questo ostacolo. Sicuramente era un altro modo per non far avvicinare i marinai e pirati all’isola, ma io non potevo abbandonare l’impresa. Io non mi sarei mai arreso.
“Vedo che hai reagito. Come hai fatto a ottenere la forza di uccidere la tua cara amata?”, domandò lei irritata.
“Nemmeno io starò fermo a farmi uccidere  da te. So che tutto questo non è reale. So che devo trovare un modo per uscire da questo ipotetico incubo”, urlai arrabbiato.
“Puoi chiamarlo come vuoi, ma sicuro è il tuo futuro. Lei ti ucciderà. Sarai solo uno delle sue tante vittime! Diventerà una vera assassina”, bisbigliò lei serpentina non appena apparve alle mie spalle. Mi vennero i brividi e il mio cuore perse un battito.
“Non lo permetterò. La prima cosa che farò e superare questa prova!”, ammisi duro voltandomi verso di lei prima di infilzarla con la spada e questa volta ci riuscì, ma non accadde nulla. Lei rimase impassibile anzi poco dopo iniziò a ridere.
“Credevi che mi avresti ucciso con una misera spada!”, replicò lei divertita
“Killian non è in questo modo che ti salverai!”, asserì la mia allucinazione che era al mio fianco e aveva uno sguardo angosciato.
“Cosa dovrei fare?”, domandai a bassa voce
“Devi svegliarti!”
In che senso dovevo svegliarmi.
 
Svegliarmi da cosa? In che modo? Che cosa mi aveva fatto addormentare?
 
Tutte domande a cui non avevo risposta, ma sentivo che potevo fidarmi di lei, della mia allucinazione perché era l’Amy che amavo. Dovevo solo uscire dal mondo dei sogni, ma non sapevo in che modo.
“Come?”, chiesi voltandomi verso di lei
“Pensa al mondo reale. Concentrati.!”, rispose prima di scomparire.
Non ebbi il tempo di fare quello che mi aveva suggerito che sentì un dolore al petto. Caddi in ginocchio. Alzai lo sguardo e vidi DarkAmy con il mio cuore in mano. Era la fine. Non potevo battermi con lei. Era troppo forte e io non avevo la magia da poter usare per difendermi.
“Vuoi uccidermi veramente Amy? Vuoi veramente essere così crudele?”, domandai cercando di alzarmi.
“Ora vuoi fare la morale? Ti ho già detto che lei è morta. Lei non c’è più! Per me sei solo un moscerino da abbattere. Non vali niente per me”, ribattè lei acida.
Sapevo che erano parole finte. Lei non le avrebbe mai dette, ma era riuscita comunque a ferirmi. Non dovevo però cadere nella sua trappola. Non dovevo cedere alle sue provocazioni. Dovevo assolutamente riprendermi perché in caso contrario sarei morto e in quel caso non avrei potuto salvarla. Cercai così di concentrami per svegliarmi. Provai a visualizzare la mia cara Jolly. La nave che era rimasta con me in tutte le mie avventure e non mi aveva mai abbandonato. In pochi secondi iniziai ad avere dei flash della Jolly, ma non riuscì a svegliarmi del tutto. Amy aveva ragione. Dovevo solo concentrami di più, ma avevo poco tempo.
“Non è vero! Lei è sempre presente. Lei non diventerà come te!”, replicai duro prima di pensare di nuovo non solo alla Jolly, ma anche a Bea e Emma. Li vidi entrambi sulla Jolly per un paio di minuti, ma poi svanirono e io ritornai nel bosco di fronte alla Dark Amy. Non potevo morire. Dovevo tornare sulla nave e continuare il viaggio per poter mettere fine alla  dittatura di Jafar
“Ora morirai!”, disse lei mentre stava premendo il mio cuore.
 
SVEGLIATI KILLIAN!
 
Urlai chiudendo gli occhi.
Non potevo arrendermi in questo modo. Ero un dannato pirata che non potevo farsi battere solo da un incubo. Non sentì nessun dolore. Non ero morto, ma avevo paura ad aprire le palpebre perché non volevo vedere di nuovo quel maledetto bosco. Non volevo vedere lei posseduta dall’oscurità perché in quel caso lei sarebbe diventata solo un corpo manipolato e l’Amy di cui ero innamorato sarebbe scomparsa per sempre.
 
16 Maggio 2015*
 
“Killian apri gli occhi!”, sussurrò Amy in lontananza.  Era tornata.
“Hook stai bene?”,  urlò una voce femminile.
Decisi di fare quello che mi avevano chiesto perché la voce che avevo sentito non era cruda e acida come quella di Dark Amy anzi era molto dolce e anche preoccupata.
Di fronte a me vidi Amy e Emma. Entrambe avevano lo sguardo angosciato. Guardai in giro e notai subito che ero sul mio letto nella mia Jolly. Ero sveglio. Per sicurezza appoggiai la mano sul petto e verificai della presenza del mio cuore. Era ancora presente per fortuna.
“Sto bene, ma non so cosa mi sia successo!”, dissi cercando di alzarmi, ma con difficoltà. Sentivo il mio corpo pesante e la testa iniziò subito a girarmi.
“Stavamo navigando tranquillamente quando ad un certo punto te e Bea siete svenuti. Ho provato varie volte a svegliarvi pure usando la mia magia, ma era tutto inutile. Passavano i minuti e voi continuavate a dormire. Ho cominciato a preoccuparmi. Non riuscendo a ridestarvi da sola decisi di mettervi a letto e cercare qualche informazione nella tua cabina”, iniziò a spiegarmi lei mentre mi faceva sdraiare di nuovo sul materasso perché purtroppo non mi ero ancora ripreso.
“Aspetta quanto tempo è passato?”, domandai sconvolto interrompendola. Nel sogno saranno passati pochi minuti, ma forse nel mondo reale il tempo era trascorso in modo più veloce e in questo caso avevamo perso del tempo prezioso.
“Tre giorni”
“Sono stato incosciente tutto questo tempo? Come mai te non sei svenuta? Bea si è svegliato?”, domandato agitato.
“Perché sono una donna e questa specie di incantesimo colpisce solo i navigatori. Devo considerarla un po’ maschilista, ma nello stesso tempo per fortuna che c’era una donna sulla nave. Per quanto riguarda Bea si tranquillo si è già svegliato ed è di sopra al timone”, rispose lei sedendosi su una sedia vicino al mio letto.
“Meno male, ma come sei riuscita a farci uscire dal mondo di Morfeo?”, domandai mettendomi a fissare il soffitto.
“All’inizio ho cercato un modo tra le tue carte, ma non trovando nulla ho tentato di mettermi in contatto con Regina.  Lei mi spiegò subito che siamo stati attaccati da delle ninfee, demoni femminili della natura che possono comparire al calar del sole per poi attaccare i marinai. Con il loro potere li fanno cadere nel loro peggior incubo portando così la nave a naufragare. L’unico modo per svegliarli è cercare di entrare nei loro sogni e fargli trovare la via del risveglio. Sono riuscita con Bea, ma tu sembra che ce l’abbia fatta a solo..”, spiegò lei perplessa.
“Credo sia stata Amy o almeno la sua allucinazione…”, asserì voltandomi verso di lei. Ero consapevole che era un ipotesi strana e difficile da crederci.
“Dici? Beh se fosse così vuol dire che avete un legame molto profondo!”, replicò lei sorridendo. Ero contento che Emma mi abbia creduto perché avevo bisogno del sostegno di amici leali in questo periodo buio.
 “Queste ninfee potrebbero colpirci di nuovo?”
“No, tranquillo. Non sono più un nostro problema.”, disse facendomi l’occhiolino poi domandò: “Vuoi qualcosa da mangiare?”
“In effetti ho un po’ di fame, ma preferisco andare aiutare Bea. Voglio recuperare il tempo che abbiamo perso a causa di questi demoni”
“Devi riposarti e mangiare. Ci pensa Bea che è in piedi già da ore”, ammise lei alzandosi e appoggiando una mano sulla mia spalla.
“Va bene. Sai quanto manca a destinazione?”, domandando arrendendomi al fatto che sarei dovuto stare a letto fino a che non avrei recuperato le energie.
“Secondo i calcoli dovremmo arrivare tra un paio di giorni!”, rispose lei prima di andare verso la porta.
“Grazie per aver tenuto sotto controllo la mia cara Jolly!”, ribattei io sorridendo.
“Di nulla. Sono contenta che anche tu alla fine ti sia svegliato”, ammise lei prima di uscire dalla stanza.
Non appena fui solo in camera mi girai verso di lei che era stata in silenzio fino ad ora e le disse: “Grazie! So che e grazie a te se sono ancora vivo!”
“Te l’avevo detto che ti sarei stata accanto!”, rispose lei dolcemente venendo verso di me.
“Lo so Amy, neppure io ti abbonderò mai!”
 
Non appena mi ripresi tornai di sopra e andai da Bea. Avevo bisogno di aria fresca e tornare alla guida della mia nave. Notai che il sole era in alto in cielo nascosto leggermente da qualche nuvola e il vento stava soffiando a nostro favore.
“Hey come va Bea?”, domandai non appena fui al suo fianco.
“Bene tu?”, chiese lui voltandosi leggermente verso di me.
“Sto bene anche se sono un po’ frastornato dall’incubo”, risposi fissando l’oceano. Il mare era mosso, ma non in modo preoccupante. Era gestibile.
“Che cosa hai visto?”
“Ho incontrato Amy, ma in versione DarkOne che voleva uccidermi e ci ha anche provato. Il fatto che potrebbe succedere veramente mi sta tormentando. Non voglio perderla. Non voglio fallire come è successo nell’incubo”, asserì abbattuto.
“Ah bella batosta. Non deve essere stato bello vederla in quello stato, ma stai tranquillo non le succederà nulla. Noi la proteggeremo fino alla fine!”
“Gia..Io ce la metterò tutta per non farla diventare il suo peggior incubo. Tu invece che hai visto?”, domandai io curioso.
“Mio padre che abbandona me e Amy per mantenere il suo maledetto potere! Si lo so che non era reale, ma è stato terrificante perché ho sentito di nuovo il vuoto e il dolore dentro di me pervadermi.” spiegò lui mestamente. Nonostante io e il coccodrillo non saremmo mai potuti andare d’accordo dovevo però ammettere che stava veramente cercando di mantenere la promessa fatta ai figli, cioè cercare di non cedere al potere e all’oscurità. In caso avesse l’avesse infranta gliela avrei fatta pagare perché Amy ci teneva moltissimo al padre e un suo ulteriore abbandono l’avrebbe distrutta.
“Si capisco…ma ora è tutto finito!”, ribattei io facendo un lieve sorriso.
“Meno male. Vuoi prendere tu il timone?”; domandò lui spostandosi leggermente.
“Si mi mancava questa piccolina!”, risposi accarezzando il timone. Era stata la mia compagna di avventure per secoli e ormai ci ero affezionato. Non avrei potuto perderla perché faceva ormai parte di me.
“Lo sai che è solo una nave vero?!”, chiese lui ironico.
“No è la mia casa. Si lo so che è un oggetto, ma lei è come se facesse parte della mia famiglia!”, affermai malinconico.
“Va bene vi lascio soli allora. Vi dico però che dovrebbe mancare poco alla meta!”, disse lui ridendo
“Lo so, me l’ha detto Emma.”, asserì continuando a fissare la mia piccolina ignorando la battuta di Bea.
Non sapevo se avremmo avuto altri ostacoli da affrontare, ma ormai eravamo quasi giunti a destinazione quindi qualsiasi cosa che avremmo incrociato lo avremmo affrontato a testa alta. Oramai niente e nessuno poteva fermarci.
 
Emily aspettami che sto arrivando
 
18 Maggio 2015*
 
Dopo due giorni di viaggio vedemmo finalmente terra. Un isola che aveva un aspetto peggiore di quanto avessi immaginato. Era spaventosa. Sopra l’isola erano presenti nuvoloni nere che davano un’aria ancora più cupa alla nostra meta. In lontananza si intravedeva che la vegetazione era morta da tempo e su una specie di collina si ergeva un enorme castello nero che stava cadendo a pezzi. Non era molto invitante, ma non potevamo fermarci ora.
“Un posto molto rassicurante”, affermò Bea sarcastico mentre fissava il paesaggio cupo.
“Lo sapevamo Bea che non sarebbe stato un luogo fiabesco, ma è l’ultima fase del viaggio! Siamo arrivati a destinazione sani e salvi.”, replicò Emma dando una pacca leggera sulla spalla di Bea.
“Già”
Non appena arrivammo a una specie di porticciolo attraccai sperando di ritrovarla al nostro ritorno. Non mi piaceva lasciarla li da sola perché non sapevo che cosa c’era su questa terrà infausta. Non sapevamo cosa avremmo incontrato o se ci fosse stata un’altra prova da affrontare.
Ci incamminammo subito verso il castello, ma notai che eravamo avvolti da una nebbia che non ci permetteva di vedere bene il paesaggio circostante ed anche da un silenzio assordante. Potevamo sentire ogni tipo di rumore da quello che facevamo con i piedi fino al nostro respiro.  Decidemmo così di seguire l’unico sentiero visibile che ci avrebbe portato al castello e di conseguenza al cimitero dove avremmo potuto prendere la spada.
Per fortuna grazie alla magia di Emma avevamo l’illuminazione sufficiente per vedere dove mettevamo i piedi ed evitare così di cadere. Vidi che la vegetazione nonostante fosse morta era praticamente ovunque fino però a diramarsi sui fianchi della collina dove era presente solo dell’erbaccia avvizzita.
Tutti eravamo un po’ spaventati dal luogo lugubre in cui ci stavamo addentrando, però insieme affronteremo qualsiasi cosa che ci avrebbe sbarrato la strada. Emma era molto brava con la magia ed io ed Bea eravamo ottimi spadaccini. Non ci avrebbero sicuramente fermato delle piante morte.
“Fa paura Killian questo posto”, sussurrò all’improvviso Amy che era apparsa al mio fianco.
 “Lo so, ma tu sei una ragazza forte!”, dissi a bassa voce in modo da non farmi sentire dagli altri
“Grazie lo so anche io, ma mi ricorda il mio passato…” replicò lei mentre si guardava in giro.
“Il tuo passato?”
“Si un caso a cui ho lavorato con Dean e avevamo rischiato di morire…”, rispose lei guardandomi e notai che aveva veramente paura.
“Come scusa?”, domandai sorpreso interrompendola.
“Tutto bene Hook?”, chiese Emma voltandosi verso di me
“Si si procedete pure dovremmo essere dal castello fra pochi minuti!”, risposi sorridendo
“Ok”, confermò Emma tornando a camminare al fianco di Bea.
“Si tranquillo sono sopravvissuta come sempre!”, ammise lei facendo l’occhiolino.
“Sempre a rubarmi le battute te”, dissi sorridendo poi aggiunsi più dolcemente: “Io sono e sarò sempre al tuo fianco. Sai che non permetterò che qualcuno possa farti del male!”
“Lo so, Killian”, ribattè lei stringendomi la mano. Venni pervaso di nuovo da un senso di calore. Il suo tocco ormai faceva sempre questo effetto, anche se era in versione allucinazione.
 
In pochi minuti salimmo la collina, ma ci dovemmo fermare poco dopo essere giunti sulla cima perché davanti a noi c’era un grande cancello scuro e anche un muro molto alto che circondava il castello che ora era ben visibile. Era in stile gotico. Le vetrate erano mezze distrutte e sui due lati dell’enorme entrata c’erano due torri decadenti in cui sicuramente nel passato saranno state occupate da delle sentinelle che avranno avuto il compito di controllare se fosse arrivato qualche nemico dal mare. Sulle pareti di pietra erano cresciute piante rampicanti che ora pero erano ormai secche e pure il giardino era ormai spoglio. Dietro al castello si poteva invece intravedere il cimitero. Eravamo arrivati a destinazione anche se era più lugubre di quanto avessi pensato.
“Dobbiamo trovare un modo per superare il cancello perché non si apre”, disse Emma voltandosi verso di me e Bea.
“Puoi tentare con la magia?”, chiese Bea pensieroso mentre fissava il muro.
“Si, posso provare a teletrasportarci tutti dentro nel giardino!”, rispose lei prima di farci scomparire tutti e tre.
Sembrava aver funzionato, ma avevo un brutto presentimento. Fino ad’ora eravamo riusciti a proseguire senza problemi, ma ora sentivo che c’era qualcosa che ci stava osservando nella penombra. Mi vennero i brividi. Ero un uomo vissuto, ma quel posto era veramente terrificante.
Senza indugiare avanzammo, però a un certo punto il silenzio che era stato predominante fino a quel momento venne spezzato da un rumore che ci fece rabbrividire tutti e tre. Ci girammo verso il castello e notammo un enorme creatura con quattro zampe piena di peli con delle lunghe zanne e gli occhi rosso sangue.
“O mio dio un licantropo!”, urlò Bea spaventato.
   
 
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