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Autore: Prettybene9816    04/12/2018    0 recensioni
E' il sequel di "Professore, scusi posso amarla?"
Se non avete letto il libro precedente ,non cambia nulla perchè i protagonisti sono diversi, ma per capire meglio il passato e le identità di questi nuovi personaggi, è consigliato di leggerlo.
Farid.
Farid punto e basta, è cosi' che si fa chiamare..non vuole che nessuno sappia il suo cognome, perchè lui stesso rifiuta quel cognome.
Ha vissuto e ha vissuto fin troppo per essere un uomo di soli 24 anni.
Per non pensarci ,si sfoga nel calcio e riesce a diventare ben presto un calciatore di fama mondiale,ma questo non gli basta .
Lui è sbagliato e anche la sua vita è sbagliata ed è maledettamente attratto dal peccato, perchè il peccato non si rifiuta mai.
Una caratteristica di lui?
Non ha paura di morire, ha paura di vivere.
*****************************************
Kemal.
Kemal Cortada.
Un rifiuto umano si soprannominava.
Cresciuto da terroristi che hanno sempre voluto da lui la violenza.
La sovrana violenza.
Dopo trent'anni ritrova suo fratello e finalmente viene a scoprire tutta la verità ma..lui è Kemal.
Il Kemal che è cresciuto nel male e che non conosce altro.
Una caratteristica di lui?
Convive con la solitudine e ama la sua gatta Luna.
Irrazionalità, piacere,
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Cotidie damnatur qui semper timet. L’uomo che vive nella paura è condannato ogni giorno. ELEONORA' S POV: "Perfetto, Eleonora hai qualcosa da chiedermi prima di iniziare?" Chiede Nito in piedi dietro la sua scrivania. "No, grazie" dico schietta. "Ottimo, allora oggi prendetevela comoda. Fate un po' di conoscenza, iniziate a concordarvi col lavoro e gli orari...cose molto semplici" "Va bene babbo" dice Giovanni per poi sorridermi ed invitarmi a passare per prima. Faccio un cenno e lo supero...sento i suoi occhi bruciare il mio fondoschiena. Svolto a destra e rallento in modo che cammini al mio fianco. Non mi piace avere il nemico dietro alle spalle. "E quindi sei uno Spadafora" dico. "E tu una Fernando" "Ne conosci altre?" Chiedo perplessa. "Tua sorella stava con un terrorista" Ma che...? Come fa a saperlo? "Sta" lo correggo. "Giusto, ci sono anche le gemelle" dice lui, sorprendendomi sempre di più. "Vedo che sei informato" dico sarcastica. "Mi piace conoscere le persone con cui lavoro" si giustifica lui mentre iniziamo a scendere le scale. "Questo va oltre ad una semplice conoscenza" "Credi?"chiede lui, sorridendo quasi furbo. "Ti conosco da tre minuti eppure sai la vita sentimentale di mia sorella" "Ma non so la tua, sei fidanzata?"chiede lui. "Wow, capisco che tuo padre ci abbia detto di fare conoscenza, ma dovremmo andare per gradi" lo fermo subito. "E la tua vita sentimentale ha un grado elevato?" "Direi di sì" borbotto. "Mmm...rispetto la tua scelta. Qual è il tuo colore preferito?" Scoppio a ridere alla sua domanda e lui dice ridacchiando "Non mi dire che anche questa domanda ha un grado elevato!" Cerco di riprendermi dalla risata mentre sentiamo improvvisamente una porta chiudersi. Mi giro ma non vedo nulla...forse ho sentito male. "Non ne ho uno in particolare, non mi piacciono i colori troppo accesi. Tu?" "Il colore dei tuoi occhi" dice subito. Alzo un sopracciglio e chiedo "Nero?" "Non mi pare tu abbia occhi verdi" Rido e dico "In realtà gli occhi neri non esistono, sono castano molto scuri. È impossibile che abbiano lo stesso colore della pupilla" "Caspita, dottoressa è molto informata" dice lui sorpresa. "C'è chi è informato sulle sorelle delle persone con cui lavora e chi è informato sulla scienza" "Touchè" dice lui, uscendo dalla villa. "Dove si va?"chiedo seguendolo. "A fare conoscenza, ti porto in un posto" "Che posto?" "Un posto in cui andavo da piccolo, staremo più tranquilli" Io lo guardo sospettosa e lui dice "Non ti stuprerò, te lo giuro. Godo di più nel scoparle consenzienti" "Buon per te ma io non ti seguo. Potremmo anche parlare qui" dico ferma nella mia decisione. Lui si sorprende subito della mia risposta e chiede "Sei lesbica?" "Cosa?" "Ti piacciono le donne?" "So che vuol dire essere lesbica. Come mai questa domanda?" Chiedo stupita. "Nessuna mi ha mai parlato in questa maniera" dice lui, pensando ad alta voce. "Così come? Non ho detto nulla di male" "Ti sei rifiutata di seguirmi, soprattutto in un posto che io tengo molto e non porto molte persone, se non nessuna" Sorrido e dico "Se è un posto realmente importante, non mi ci dovresti portare. Non mi conosci neanche" "Era questo l'intento, conoscerci. È un luogo che mi mette a mio agio" "Possiamo parlare anche seduti su una panchina. Se sei a tuo agio con una persona, lo puoi essere anche per strada" dico, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Lui mi osserva a lungo per poi inserire le mani in tasca e chiedere "Quella panchina ti piace?" Lancio un'occhiata alla panchina bianca di pietra accanto alla fontanella e dico "È perfetta" Lui mi sorride e si dirige verso questa con me che lo seguo. Ci sediamo e lui sembra a disagio all'inizio. Non è abituato a parlare, a essere civile... "Sei cresciuto in questa casa?" Chiedo per sbloccarlo. Lui lancia un'occhiata alla villa e dice "Si, è il mio habitat. Tu sei nata qui?" "Non lo sai?" Chiedo meravigliata. "Sei nata a Palermo, il 22 Gennaio del 1993" Scoppio a ridere e anche lui contagiato ride. "Sai anche il mio codice bancario?" "No, quello ho scelto io di non leggerlo per rispetto tuo" m'informa. "Grazie! Anche se non sono sicura che tutto questo sia legale" "Se è per questo, tutto quello che farai, non sarà legale" dice lui, incrociando le gambe e spalancando le braccia dietro. Perché deve per forza contraddirmi? "Non mi pare che sia incaricata di uccidere" Lui scuote la testa divertito e dice "No, certo. Non lascerei mai ad una signorina come te di perdere la sua innocenza, ma ti avverto che non sarà tutto rosa e fiori" "E chi ha detto che sono innocente? "Chiedo furba. Se lui si diverte a contraddirmi, perché non posso farlo io? In fondo è il mio lavoro. "I tuoi occhi" "Oggi ce l'hai con i miei occhi" dico, sospirando. "Ma è vero!" Si difende lui. "È così che rimorchi con le ragazze? Facendo dei complimenti sugli occhi e sono ai tuoi piedi? " "No, di solito le ho in ginocchio anche senza che parli" Alzo le sopracciglia e dico "Non tutte sono così" "No certo. Tu non sei così, vero?" "Non sono cosa?" Chiedo per capire meglio cosa intende per "così". "Ti ci vuole un po' di più per metterti in ginocchio" Adesso qualsiasi altra ragazza gli avrebbe già spaccato quella testa del cavolo che si ritrova sulla panchina, ma io decido di tenere il contegno e dico "Mi metto in ginocchio solo in chiesa" Lui sembra molto divertito dalla piega che sta prendendo la conversazione e dice "Una ragazza casa e chiesa" "Non c'era scritto nel mio fascicolo? "Chiedo pungente. "Solo la religione, non che frequentassi assiduamente la chiesa" "Tu sei cristiano?" Chiedo. Lui annuisce e io chiedo "Perché non vai in chiesa? Non credi nei preti? O nell'istituzione della chiesa in generale?" "No, non ci vado perché mi secca" risponde lui semplicemente. "Eppure scommetto che se qualcuno di a te caro si dovesse ammalare, tu correresti in chiesa senza indugi per pregare" "Ti sembra una cosa egoista?"chiede lui interessato veramente ad avere un mio giudizio. "A te?" "Ti ho fatto io la domanda" mi becca lui. "E io te ne ho fatto un'altra" dico, inclinando il viso. Lui si passa la lingua sul labbro inferiore per poi dire "Sarà interessante lavorare con te" "È un complimento?" "Trovo interessante solo la Champions" "Lo prendo per un sì" dico sorridendo. Anche lui sorride per poi dire, lanciando uno sguardo alla fontanella accanto "Sai? Avevi ragione. Sono a mio agio anche se non siamo andati al laghetto" "Hai un laghetto?"chiedo sorpresa. "È lì che ti volevo portare,ma devo raggiungere il grado giusto di conoscenza prima" Scuoto la testa divertita e dico "Sei al secondo grado adesso" "E quanti altri ce ne vorranno per portarti lì? " "Perché ci tieni così tanto a portarmi lì? "Chiedo curiosa. "Lo scoprirai e...questo vizio di rispondermi con un' altra domanda non te lo toglierai mai, vero?" "Mi diverte" dico sincera. "Quindi ti diverto" "Quindi entriamo dentro e mi mostri un po' la mia postazione e carte varie con cui dovrò trafficare?" Chiedo evitando di rispondergli. Lui scuote subito la testa e dice "Hai prima un periodo di prova con me e non ho intenzione di lasciarti marcire dietro ad una scrivania" "Gentile da parte tua" commento. "Delle volte anch'io faccio atti di carità" replica lui. "Sono nelle mani giuste" dico scherzando. Giovanni annuisce piano e dice "Puoi dirlo forte" "Che si fa oggi quindi?" Chiedo in trepidante. "Ti va di prendere un caffè? Oggi giornata relax" "Non si rifiuta mai un caffè" dico, riavviandomi i capelli. "Brava la mia ragazza" dice lui alzandosi, mentre dietro di noi una voce quasi ringhia "Signorina Fernando posso parlarle?" Ci giriamo entrambi e Giovanni dice subito, dandogli un pugnetto "Oh Edoardo! Da quanto tempo! Sei fatto enorme, un tempo eri secco secco" "Già" si limita a dire Massimiliano. Capisco subito che non scorre buon sangue fra loro. "Prima sei scappato via e non ho potuto salutarti come si deve, tutto bene? " chiede Giovanni. "Si, signorina mi può seguire per favore?" richiede Massimiliano ignorando Giovanni. Io mi mordo il labbro e mormoro a Giovanni "Recupero la borsa e andiamo" Lui sorride mentre io quasi corro nel seguire Massimiliano... va velocissimo! "Dove stiamo andando?" chiedo notando un'ala diversa della casa. "Seguimi e basta" sbotta lui, dandomi le spalle. Scorbutico... "Non posso allontanarmi tanto" bisbiglio, avvicinandomi a lui. "Non me ne frega niente" sbotta lui, salendo delle scale. Corrugo subito la fronte per il suo atteggiamento e mi limito a seguirlo. Non posso sbottare nel mezzo del nulla con il rischio di essere beccata. "Entra" m'impone, spingendomi piano dentro ad una stanza. Con il cipiglio infastidito entro e rimango sorpresa nel vedere una stanza rosa antico con enormi portefinestre che filtrano la luce solare, illuminando la stanza e un pianoforte coperto da plastichina al centro della stanza. La stanza sembra essere stata una sala da ballo lasciata al suo destino...come può essere stata trascurata una sala così maestosa ed elegante? "Dove siamo?" Chiedo, osservando in alto un lampadario enorme di cristalli e degli specchi altrettanto grandi sparsi per la sala. Si dice che ai tempi gli architetti mettessero tanti specchi grandi per tutta la sala per dare l'illusione di ulteriore grandezza dell'area e accontentare il cliente dai gusti eccentrici. "Era una vecchia sala d'intrattenimento col pianoforte, nessuno verrà a cercarci qui" mi rassicura lui. Mi giro per guardarlo e lo vedo appoggiato al pianoforte con le mani in testa. "Che succede?" Chiedo avvicinandomi. "Dobbiamo finirla qui, non posso continuare" "Che stai dicendo? Abbiamo solo incominciato" dico scuotendo la testa. Lui fa una smorfia e dice passandosi una mano in faccia "Non ce la faccio, non posso" Si strofina la faccia energicamente e io chiedo "Calmati, mi spieghi cosa succede?" "Succede che quello stronzo è tornato" sbotta lui, allontanandosi da me. Il gesto mi fa male, ma cerco di non raggiungerlo ancora e chiedo "Quale stronzo?" "Giovanni! Nito ha in testa qualcosa...qualcosa che non mi piace. Forse vuole metterlo finalmente a posto e farlo sposare, sarà sicuramente così! Merda merda..." dice lui agitato, guardando per terra. "Ehi ehi frena, ne stai sparando mille al secondo. Ti pare che Nito ha così tanta fiducia in me da darmi in sposa a Giovanni?" "Nito non è la fiducia che cerca. Ha visto quanto sei brillante ed intelligente, non ti mollerà tanto facilmente. Sapevo che non dovevo lasciarti continuare questa scenata" borbotta lui. "Sono io che sto ingannando lui e non viceversa, hai capito?" Lui non mi risponde continuando a guardare in basso e io avvicinandomi a lui, gli alzo il mento e richiedo "Hai capito?" Massimiliano alza lo sguardo a me e non muove un muscolo, si limita a divorarmi con lo sguardo. Lascio che mi osservi e chiedo, inclinando di poco il viso "Perché sei scappato dall'ufficio di Nito prima?" Lui continua a non rispondermi e io accarezzandogli la mascella, chiedo "Il gatto ti ha mangiato la lingua?" "Ho avuto una telefonata di lavoro" mormora lui. "Che telefonata?" "Non ce la faccio a sopportare tutto questo" dice lui ignorando la mia domanda. "Cosa stai sopportando? Ti ho solo chiesto silenzio" "Ho visto come ti guarda lui" "Lascialo guardare" dico semplicemente. "Ti vuole portare a letto" aggiunge, credendo di farmi paura. "Lo so, prima mi voleva portare in un luogo" "Che luogo?" Chiede lui subito allarmato. "In un laghetto mi pare" "Cosa??" Esclama lui, allontanandosi da me sconvolto. "Non ci sono voluta andare" lo rassicuro subito. "Il laghetto è off limits! Non ci è mai andato nessuno, Giovanni ha picchiato a sangue un uomo che ci è andato per sbaglio per scopare" "Cosa?" Chiedo sorpresa. "Ti conosce da pochi minuti e ti voleva portare in un luogo che nessuno ha mai messo piede! Merda, avevo ragione sul matrimonio!" "Ha picchiato a sangue un uomo perché è andato al laghetto?" Richiedo ancora sotto shock. "Cosa ti stupisce? È un mostro quello, il demonio!" "Be' tu tanto santo non sei" ribatto. Lui mi fulmina con lo sguardo e chiede "Lo stai per caso difendendo?" "Sto solo dicendo la verità, siete tutti colpevoli di qualcosa quindi non puntatevi il dito contro a vicenda" "Tu non hai idea di quello che è capace di fare Giovanni" "Mi hai presa per stupida? So che non sono finita in un covo di hippy, so che hanno tutti le mani sporche di sangue, so del pericolo che sto correndo " "Io dico che non lo sai, Giovanni mi ha..." "Cosa? Cosa ti ha fatto?"chiedo, posando le mani in vita. Lui mi fissa intensamente e mormora "Tra me e lui non scorre buon sangue" "A questo ci ero arrivata,ma cosa ti ha fatto? Perché lo odi così tanto?" Insisto nel voler sapere. "È complicato" "Se non mi parli, non ti capirò mai" "Non mi capiresti comunque" dice lui velenoso. Io indietreggio per le sue parole e mormoro "Va bene se non me ne vuoi parlare" Mi dirigo alla porta e aprendola, dico "Ma poi non ti lamentare, se io voglio continuare col piano" Esco dalla stanza, chiudendo la porta e procedo per il corridoio. Ho perso fin troppo tempo. "Eleonora!" Grida Massimiliano uscendo anche lui. Mi giro e sibilo "Shhh! Non gridare!" "Dove diavolo stai andando adesso?" "Come prego? "Chiedo per il suo tono di voce arrogante. "Perché stai scappando?" "Non sto scappando, devo andare a prendere un caffè con Giovanni e ho tardato abbastanza" "Tu non vai da nessuna parte con quello" dice con fare minaccioso lui. Io gli volgo le spalle e dico "Ho tollerato abbastanza la tua arroganza" "Eleonora non sto scherzando" ringhia lui da dietro seguendomi. "Non sto scherzando neanch'io" sbotto continuando a camminare. "Eleonora!" Grida lui. Lo ignoro mentre lui grida ancora "Eleonora fermati! Mi senti cazzo?" Vuole proprio farci beccare... "Eleonora!" Grida più forte ancora. "La vuoi smettere di comportarti come un bambino di tredici anni con la sua prima fidanzatina?" Chiedo girandomi. "La smetterò quando tu metterai fine a tutta questa merda" sibila lui. "Mi hai promesso che ci saresti stato" dico ferita. "O te lo stai rimangiando come hai sempre fatto?" Aggiungo guardandolo male. "Non è questo." Ringhia lui. "Non sarà passata neanche mezz'ora e tu hai già incominciato con la tua gelosia malata! Hai giocato con Raoul alla fabbrica, non ti permetterò di fare lo stesso con Giovanni" "Lo difendi a spada tratta" sbuffa lui. "Mi serve e tu lo sai. Ripeto, smettila." Lo avverto severa. Lui scrolla le spalle e mormora "Per favore..." "Non ti posso costringere ad aiutarmi, ma io sono ferma nella mia decisione Massimiliano." Dico dura. "È un gioco più grande di te" "Lo vincerò." "Non puoi...lui..." "Devo andare" dico, girandomi e iniziando a scendere le scale. Non sento nulla dietro e chiudendo definitivamente il discorso, finisco le scale. Raggiungo velocemente l'ingresso ed uscendo, trovo Giovanni ad aspettarmi al telefono. Appena mi vede uscire, chiude la telefonata e mi sorride. "Eccola dottoressa" mi accoglie lui. Rido e dico "Prendiamo la mia macchina" "Ai suoi ordini" dice Giovanni, affiancandomi. Gli sorrido e arrivando alla macchina, apro la portiera per poi entrare, ma un secondo prima alzo lo sguardo e trovo alla finestra Massimiliano che ci guarda. Ha un'espressione severa e se gli sguardi potessero uccidere, sia io che Giovanni saremmo morti da un pezzo. "Sali?" Chiede lui già dentro. "Eccomi" dico, distogliendo lo sguardo da Massimiliano ed entrando in macchina. Metto la retro e girando, esco dalla villa. Sento ancora lo sguardo di Massimiliano su di me bruciare. MASSIMILIANO' S POV: 5 anni fa, quando Massimiliano aveva 22 anni. "Edoardo figliolo!" Esulta Nito, vedendomi entrare nella stanza. "Signore" dico, entrando a capo basso nel suo ufficio. "Ho una grande notizia per te!" Dice alzandosi. Dietro di noi la porta si riapre ed entra Giovanni con la camicia aperta e una puttana sotto il braccio. "Babbo mi hai chiamato?"chiede sogghignando. Nito scuote la testa con disapprovazione e dice "Purtroppo sì" "Be' eccomi! Non ti dispiace se sono venuto in compagnia, giusto?" "Mi dispiace eccome" "Mmm...resta lo stesso, io e lei presto ci sposeremo!" Dice, dando una sculacciata alla puttana e stringendole un seno. "Non ho capito bene figliolo" dice Nico cupo. "L'hai detto pure tu dopo la morte della mamma, le donne servono solo per scopare. Be' sposandomi una puttana sono sicuro di poter scopare sempre" Deglutisco e inizio a provare un po' di compassione per Giovanni. Ha perso la madre da poco a cui era morbosamente attaccato, com'è giusto che sia, ed è diventato più violento di quanto non sia già. La pena viene sostituita in odio e continuo a guardarlo con rabbia. Quando è venuto a riscuotere il debito a casa mia e ha tagliato un dito a mio padre, non ha avuto pietà di me e dopo avermi torturato, ha minacciato di uccidere mia madre dopo averla scopata. L' idea di poter mettere in pericolo mamma e recuperare papà, mi ha convito ad andare da Nito e pagare questo fottuto debito. Mi sono trovato meglio di quanto credessi e adesso sono qui ad eseguire gli ordini di un uomo che mi ha fin da subito capito e fatto mancare nulla. Non ho ancora ucciso ma presumo di doverlo farlo presto...Per adesso mi occupo di fare quello che faceva Giovanni. Riscuotere i debiti o punirli per non averli pagati...solo che molte delle volte regalo a questi un biglietto d'aereo per scappare da questa merda e saldo io il debito. Mia madre me lo ripeteva sempre "Non fare ciò che non vuoi fatto" Solo che a me l'hanno fatto e adesso ne pago le conseguenze. "Credo che tu abbia frainteso, le donne vanno rispettate e amate come ho fatto con tua madre" "Eppure non l'hai salvata" sibila lui. "Giovà." Lo avverte Nito. "Si, babbo?" Lo sfida lui. "Non voglio perdere tempo. Siete qui perché voglio comunicarvi qualcosa che ho tanto parlato in consiglio" "Cioè? "Chiede Giovanni. Nito non gli risponde subito e lanciandomi uno sguardo, mi sorride fiducioso. Che diavolo gli passa in testa? "Ho parlato in consiglio della mia successione e ho ristretto la scelta a voi due" Sia io che Giovanni lo guardiamo come se fosse diventato pazzo. "Dice davvero?" Chiedo stupito. "Non lo sospettavi figliolo? Ti ho messo alla prova più volte e più volte hai soddisfatto velocemente le mie aspettative. Sei furbo, schietto, diretto e intraprendente. È raro trovarli come te" Faccio per ringraziarlo dei complimenti ma Giovanni sbotta "Sono io tuo figlio! Sangue del tuo sangue! A me aspetta quel posto!" Nito fa una smorfia di disappunto e dice "Abbassa la voce Giovà" "Non abbasso un cazzo! Questo pivello non ha neanche il coraggio di far male ad una mosca! Sono io quello più violento e col sangue freddo" "Non mi serve la violenza, mi serve questa" dice Nito indicandosi la testa. "Vuoi dire che sono stupido?" "Voglio dire che ti basta una patata per farti girare la testa" dice Nito, spostando lo sguardo alla puttana accanto. Giovanni si libera subito della donna e aprendo la porta, la spinge piano fuori per poi richiudere la porta. "Come so prendermela, so anche scaricarla" dice lui, fulminando con lo sguardo Nito. "Giovanni non m'importa che tu scopa, m'importa lasciare il posto a qualcuno che sia realmente in grado di saperlo tenere e fruttarlo. Dimostrami che ne sei in grado e il posto è tuo" Sposta lo sguardo da Giovanni a me e dice "Lo stesso vale per te figliolo. Dimostrami che sei il migliore e il posto sarà tuo" Lo guardo senza battere ciglio e annuisco con la testa. Giovanni sbuffa mentre Nito dice "Potete andare, qua abbiamo finito" Esco fuori, annuendo con la testa mentre sento Giovanni seguirmi. Lo ignoro consapevole del fatto che farà di tutto per provocarmi e svolto a destra. "Testa di cazzo!" Sento gridare. Merda... "Che? Non hai le palle per affrontarmi?" Chiede gridando dietro di me. Nervi saldi...nervi saldi. Continuo a camminare finché lui non mi spinge per le scale e io rotolo su queste. Sbatto la testa per terra e faccio una smorfia di dolore quando sento il fianco bruciarmi. Era da aspettarselo. "Alzati merdaccia" sibila lui dall'alto. Mi rialzo. "E così vuoi rubarmi il posto eh?" Chiede ridendo lui. Spolvero la giacca che si è sporcata di polvere e asciugo col pollice il rivolo di sangue che esce dal sopracciglio. "Se tuo padre ha preferito me, ci sarà una ragione" dico velenoso. "Ti credi migliore di me?"ringhia lui, afferrandomi il colletto. "Lo sono, non lo credo" dico non facendomi intimidire. "Questo lo vedremo molto presto" sibila lui, trascinandomi per le scale. Non oppongo resistenza e lo seguo. Se devo essere boss, devo comportarmi da boss. Entriamo in una stanza umida e vuota, con solo delle sedie e una lampadina appesa. Mi fa sedere su questa e neanche il tempo di battere ciglio, che mi ritrovo le mani bloccate dietro la schiena con le manette. Deglutisco incominciando ad innervosirmi e lui sorridendo dice "Vediamo quanto resisti" Volevo solo tenergli testa invece uscì da quella stanza strisciando, con due costole rotte, gli occhi troppo gonfi per tenerti aperti, il labbro totalmente spaccato, la schiena scorticata, il naso gocciolante di sangue, le caviglie rotte e strisciante. Mi avrà tenuto dentro per quasi un'ora...ho sentito ogni secondo passare e sapevo che quello sarebbe stato solo l'inizio dell'inferno. ************************ Presente. Stringo le mani attorno al volante e aspetto che il semaforo diventi verde. Ho inserito un microchip nel cappotto di Eleonora quando siamo saliti nella sala ballo, in modo tale da tenerla sempre d'occhio. Non mi sarei mai e poi mai fidato di quel figlio di puttana...piuttosto mi facevo amputare un braccio. Il semaforo diventa verde e io scatto nella Lamborghini. Riprendo il cellulare e vedo che non si sono ancora mossi. Lo stronzo l'ha portata al bar della Rinascente che è al quinto piano e saranno sicuramente lontani da occhi indiscreti. Solo l'idea di lei accanto a quel energumeno mi fa così tanta rabbia che vorrei spaccare il volante e lanciarlo in aria. Non è così che speravo procedesse la giornata. Avrei voluto continuarla con lei a letto e a far tutto il rumore possibile, dato che ora le sorelle sanno di noi...avrei voluto tenerla tra le mie braccia, accarezzarle quella pelle sensibile che sembra seta e godermi il suo sorriso dolce e gli occhioni grandi che mi fanno andare fuori di testa. Sospiro sentendo l'erezione crescermi. Stamattina è stato perfetto...la mattina in cui sono stato arrestato ricordo la mia delusione...non m'importava della polizia,di Raimondi, di Bellini...ero deluso perché lei non era al mio fianco, avevamo condiviso una notte bellissima e avrei tanto voluto accertarmi che stesse bene. Il mio pulcino che era diventata un'aquila bellissima e pericolosa. Raggiungo la Rinascente e parcheggiando a San Domenico, entro dentro questo. Le commesse mi assalgono, ma io le freddo con un cenno e vado alle scale mobili. Salgo quattro piani di scale e quando salgo l'ultimo piano di scale, alzo lo sguardo su tutti i tavoli. Dove sono? Passo in rassegna tutti i tavoli ma non li trovo... Il panico vince su di me e afferrando il cellulare, controllo la sua posizione. Ma che cazz...? È ancora qui ma non è qui? Ricontrollo i tavoli e sempre più perplesso più avvicino al barman. "Cosa le servo signore? "chiede subito lui. "Ha visto una coppia formata da un uomo alto con capelli scuri e cappotto nero con una donna alta, magra, bellissima con carnagione scura, capelli voluminosi e occhi scuri?" Aspetta...ho appena detto bellissima? Che cazzo vado a dire? "Sì, lei e il suo ragazzo sono messi fuori" dice lui, indicando la terrazza. Lo fulmino con lo sguardo, ma mi rendo conto che non sappia che stamattina la signorina era sotto di me e non con quel altro. "Va bene" dico, dirigendomi al terrazzo. "Signore? Non vuole niente? "Mi ferma lui. Mi trattengo dell'alzare gli occhi al cielo e dico "Un calice di vino bianco" "Che mar..." fa per dire lui ma io sbotto "Qualsiasi e sia veloce" Ricordo che non mi sto comportando come dovrei e ritento, aggiungendo "Per favore, grazie" Lui sembra apprezzare le mie parole e mi versa un calice di vino bianco. Lo afferro e pagando, esco fuori. Guardo con attenzione i tavoli fuori e finalmente rintraccio i due. Bevo distrattamente il vino e abbasso di poco gli occhiali da sole. Entrambi hanno ancora i cappotti e hanno la tazzina di caffè fra le mani. Lui ha anche preso un cornetto e lei un muffin al cioccolato, non aveva mangiato abbastanza a colazione? Mi appunto di rinfilzarla di cibo la prossima volta, così da non andare a mangiare altrove con persone indesiderate... Osservo che parlano e volendo sentire la conversazione, mi avvicino sedendomi al tavolo dietro di loro. I due sono così presi dalla conversazione che neanche si accorgono di me. Non so come prendere la cosa... Mi appoggio al divanetto e continuo a bere il mio vino...non posso più vederli ma in compenso sento tutto. Fottutamente tutto. "Ma scherzi? Anch'io adoro il trap!" Dice Eleonora. Faccio subito una smorfia...ho sempre odiato quella roba lì. Eleonora la facevo più per la musica classica o al massimo qualche canzone pop. "Sono stato al concerto di Sferaebbasta"dice lui. "Giura!" Esclama Eleonora. "Giura" mimo con una smorfia, alzando lo sguardo al cielo esasperato. "Lo conosco anche! Guarda, dovrei avere dei video nel cellulare" dice lui mentre lo vedo muoversi. Giro piano la testa e mi mordo l'interno guancia quando vedo lui seduto vicinissimo ad Eleonora. Sospiro cercando di calmarmi ma è dura, cazzo. "Non ho mai avuto il tempo di andare ad un suo concerto!" dice Eleonora continuando a guardare i video. Sento una voce fastidiosa cantare cagate e scuoto la testa con disapprovazione. "Grande!" commenta Eleonora come per contraddirmi. Lo fa sempre ultimamente e io glielo permetto. "Ghali anche è un grande" dice Giovanni. "Non mi dire che..." "Conosco Ghali?" chiede lui. Oh cazzone... "Non ci voglio credere!"dice Eleonora sorpresa. "Vuoi parlarci?" chiede Giovanni. "Cosa? Adesso?" Non sento nulla ed intuisco che lui abbia annuito con la testa. "No no...m'imbarazzo" dice lei ridacchiando. "Un giorno se ti va, te lo faccio conoscere di persona"le propone lui. "Se solo lo venissero a scoprire Beni e Vivi" ridacchia lei come un'oca. "Puoi portare anche loro" dice lui. "Davvero? Oh grazie, sei davvero molto gentile!" lo elogia lei. E' da poche ore che si conoscono e lui si è beccato più complimenti di me. "Non è nulla, davvero" dice lui. "Non è nulla" lo imito sempre alzando lo sguardo al cielo infastidito. "Oh scusami...torno subito" dice lui, alzandosi. Corrugo subito la fronte mentre cerco di coprire il mio viso col calice. Osservo che si allontana di poco e io m'irrigidisco nel sentire qualcosa cadere per terra...come un bottone...cazzo. Mi giro per sperare che non sia caduto il chip, mentre Eleonora che si sta sfilando il cappotto, si china e prende in mano il microchip. Grazie dio per le gioie che mi regali. Schiudo le labbra e faccio per rigirarmi per non essere beccato, ma lei alza subito lo sguardo come se mi avesse sentito e mi scopre in un secondo. Rimango paralizzato a guardarla mentre sentiamo dei passi ed entrambi ci giriamo. "Scusami, era il mio personal trainer" dice Giovanni ritornando da Eleonora. "Tutto bene?" le chiede subito dopo. Lei si schiarisce la voce e dice, rialzandosi "Si, certo. Avevo perso un orecchino" "L'hai ritrovato? Ti aiuto?" si propone lui. Oh ma per favore... "No, l'ho trovato. Grazie" dice lei con voce ferma. Non lascia tradire nulla, sembra nata per ingannare le persone...per farle cadere ai suoi piedi. "Se hai finito il caffè, possiamo ritornare alla villa così ti mostro meglio la casa" dice lui. "No, non mi va. Ho un'idea migliore" dice Eleonora. "Che idea?" chiede curioso Giovanni. Già...che idea bel faccino? "Andiamo al laghetto" Sputo tutto il vino e tossisco forte per il groppo in gola. Un cameriere interviene subito, venendomi in soccorso ma io sono chino su me stesso per cercare di riprendermi. "Signore tutto bene? Posso fare qualcosa per lei?" chiede il cameriere in panico. Cerco di scansarlo mentre batte dei colpi sulla schiena e borbotto "Via" "Come signore?" chiede il cameriere non capendo, ma io continuo a tossire con gli occhi lucidi e i polmoni come bloccati. Mi giro per impedire a quella pazza di fare qualcosa di insensato ma non trovo più nessuno. Mi aggrappo al divanetto e mi guardo attorno frettolosamente...dov'è? Mi alzo continuando a tossire e calpesto qualcosa...abbasso lo sguardo e vedo il microchip schiacciato ai miei piedi. Chiudo gli occhi e cerco di recuperare quel briciolo di autocontrollo che mi è rimasto, prima di scendere giù, trovare i due, strozzare lui e caricarmi sulla spalla lei per poi darle una bella punizione che non si dimenticherà per niente al mondo. Non ha capito che quando le dico di no, è no.
   
 
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