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Autore: Calowphie    04/12/2018    2 recensioni
[#HappyJinDay #HappyBirthddayJin]
Quando l'unica cosa che può renderti felice è un semplice foglio di carta in cui vi è scritto il mondo
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La busta di carta logora era stretta tra le mani gradi del ragazzo che, seduto su quello scomodo sellino scuro, sobbalzava ad ogni buca che, il furgoncino verde militare dal tettuccio scoperto, prendeva sotto le ruote sporche di terra. Seokjin guardava la carta bianca tra le sue mani indeciso sul leggerla per l’ennesima volta o custodirla nella tasca dei pantaloni verdi mimetici che gli fasciavano le gambe. Il sole picchiava forte in quella giornata di Giugno tanto che, il cappellino squadrato che copriva i capelli corti e neri del ragazzo, non era abbastanza per ripararlo dal caldo che gli faceva formare delle piccole goccioline di sudore sulla fronte leggermente coperta dalla visiera: “ Sei contento di poter tornare a casa hyung?” chiese un ragazzo di poco più giovane di lui, toccandogli appena la spalla facendolo sobbalzare: “ Oh, scusami Seokjinssi stavi leggendo la lettera della tua ragazza?” proseguì, osservando la busta che, questa volta, stava stringendo ancora di più, stropicciandola leggermente: “ No, stavo solo pensando, scusami” rispose riportando lo sguardo verso la sua mano, rigettando la busta nella tasca così da riportare l’attenzione sul suo commilitone: “ Mi hai chiesto se sono contento? Lo sono così tanto da essere agitato” asserì, sorridendogli vedendolo esclamare un  “ oooh “   lungo e divertito, iniziandolo a punzecchiare un po’ facendolo ridere tanto da far girare tutti i suoi compagni fin troppo abituati a quella risata cristallina e acuta: “ Sa che torni a casa oggi?” domandò il minore, passandosi un dito accanto all’angolo dell’occhio facendo finta di allontanare una lacrima creatasi dal troppo riso: “No, ho deciso di fargli una sorpresa” ammise grattandosi il retro del collo imporporando inconsciamente la punta delle sue orecchie: “ Che romanticone che sei hyung” ammise dandogli un colpo con il gomito sul fianco, sbilanciandolo appena dalla parte opposta alla sua.

Seokjin abbassò la visiera del cappello infilandolo meglio sulla testa in segno di sfida ma, immediatamente, il minore si arrese alzando le mani in segno di resa, continuando a ridere notando il viso buffo del maggiore intendo a capire cosa volesse fare: “ Da quanto tempo non la vedi hyung?” domandò tornando serio Jung-Su, notando come la mano sinistra del compagno fosse sempre rimasta vicino alla tasca in cui la busta era nascosta: gli occhi di Seokjin si ingrandirono leggermente per la domanda inaspettata anche se, in fondo, sapeva che sarebbe arrivata: “ Dall’ultima volta che siamo potuti tornare a casa” sussurrò infilando la mano nella tasca, torturando un povero angolo dell’ultima lettera che Lei gli aveva spedito e, senza giungere altro, Jung-Su sospirò appena, ricordando quei tre miseri giorni che avevano avuto a disposizione per tornare a casa e salutare i propri cari qualche mese prima. Un tenero sorriso comparve sulle labbra sottili del giovane che si girò dalla parte opposta al suo hyung osservando il paesaggio sfrecciare veloce davanti i suoi occhi scuri, perdendosi anche lui nei suoi pensieri e nei suoi ricordi; Jin lo guardò con la coda dell’occhio, ringraziandolo mentalmente per avergli dato la possibilità di passare qualche minuto da solo nei suoi pensieri immaginando finalmente di poter riabbracciare la sua ragazza e non lasciarla più andare così facilmente. Lentamente estrasse la lettera e passò cautamente il dito sulla scritta a mano posta nella parte frontale della stessa:  Al mio Jinnie” .

Quel semplice soprannome lo fece sorridere, ripensando a tutte quelle volte che, tornato a casa stanco dal lavoro, la trovava intenta a cucinare i suoi piatti preferiti e augurargli il ben tornato chiamandolo proprio con quel nomignolo, per poi rubargli un dolce bacio sulle labbra. Come sempre, saltava la lettura di tutta quella parte burocratica delle spedizioni postali e in fretta apriva la busta, proprio come fanno i bambini eccitati la mattina di natale quando, finalmente dopo giorni di attesa, possono finalmente scoprire cosa, Babbo Natale, aveva lasciato in quel grande pacco quadrato sotto l’albero dalle mille luci colorate. Un grande sorriso stirò le sue labbra prima che il suo corpo sobbalzasse a causa dell’ennesima buca di quella strada dissestata: “ Caro Jin”  iniziava quella magica conversazione che non poteva avere una risposta immediata da parte del suo ricevente

Come stai? Sai che non sono mai stata brava a scriverti delle lettere ma, dato che non sei autorizzato ad usare il telefono, penso sia l’unica mia soluzione hahahaha” 
 
Una piccola faccina sorridente che simboleggiava il volto della ragazza, faceva capolino accanto a quella risata, non facendo altro che aumentare il sorriso radiante che si stava formando, per l’ennesima volta, su quelle labbra carnose e rosate caratteristiche del giovane militare.

 
 Oggi è l’ultima sera che sei qui accanto a me e solo il pensiero di non averti più al mio fianco ancora per molto tempo, non fa altro che rattristarmi di più. Appena finirò di scriverti, ho deciso di nascondere la lettera nel tuo borsone in modo tale da farti una sorpresa anche se, sicuramente, riuscirai ad estorcermi qualche informazione dato che non riesco mai a nasconderti nulla.”  


Seokjin annuì sapendo bene che, ogni volta che cercava di fargli una sorpresa, finiva sempre col diventare tutta rossa appena lui, a tentoni, cercava di indovinare cosa gli stesse nascondendo: in fondo era ormai diventata un libro aperto per lui malgrado amasse scoprire ogni sua minima azione diversa da quella che lui si aspettava.

In questo momento sono seduta accanto a te, nel nostro letto, e mi piace guardare come riposi sereno mentre ti accarezzo delicatamente i capelli, di tanto in tanto. Mi manca quando avevi quel maledetto ciuffo scuro che ti finiva sempre sugli occhi, anche se so che non vedevi l’ora di tagliarlo... cosa che in effetti hai fatto senza dire nulla a nessuno: ancora mi chiedo cosa stessi pensando in quel momento; ma soprattutto perché hai usato la forbice della cucina? non me lo spiego hahahaha. 
Ma ora, spero solo che questo momento così pacifico e tranquillo non finisca mai, però so benissimo che domani mattina, quando il sole entrerà prepotente dalle fessure piccole delle tapparelle e colpirà il tuo tenero viso, tutto questo svanirà e l’unica cosa che voglio ora, è memorizzare questo momento per ricordarlo in quelle sere in cui non ci sarai.” 


Jin sentì il cuore pesante quasi come se le avesse fatto un torto, come se l’avesse abbandonata per sempre, ma sapeva che quella situazione non era di certo colpa sua e che era qualcosa che avrebbe dovuto fare per forza, volente o nolente. Tutto ciò era contro il suo destino anche se, quell’ultima mattina che la vide, gli si era spezzato il cuore quando una piccola lacrima che aveva cercato di non scendere, le aveva solcato una guancia contrastando con quel dolce sorriso che voleva essere uno dei ricordi più belli da conservare.

Sin dalla prima volta che ti ho visto ho pensato a quanto tu fossi bello e allo stesso tempo irraggiungibile: te ne stavi lì seduto a parlare con i tuoi amici mentre ti osservavo da lontano, di certo non avrei mai pensato che quella stessa sera mi avresti voluto accompagnare a casa dopo aver parlato per così poco tempo. Tu, un ragazzo che solo con uno sguardo era riuscito a farmi palpitare il cuore, si era accorto di me, una semplice ragazza con uno strano accento coreano e con il terrore di apparire stupida davanti i tuoi occhi. Di certo non mi sarei mai aspettata tutto questo, non avrei mai pensato che quella mia semplice risposta affermativa avrebbe scatenato il nostro amore. 

Ti scrivo questa lettera per farti compagnia anche quando non sarò accanto a te fisicamente, perché so che ti mancherò, tanto quanto tu manchi a me ogni volta che non ti ho accanto.” 


Il ragazzo dovette fermarsi: alzò un attimo gli occhi al cielo sperando di non emozionarsi come faceva sempre prima di continuare a leggere la parte principale di quella piccola lettera, sapeva che la ragazza aveva scritto quelle parole calibrando bene i suoi sentimenti in ognuna di essa e lui poteva percepirli tutti, poteva sentire le sue mani toccargli le guance e vedere quel raggiante sorriso davanti i suoi occhi. Notando lo sguardo preoccupato di Jung-Su, Jin gli sorrise rassicurandolo facendo colorare la punta delle sue orecchie di un rosso acceso a causa dell’imbarazzo che lo contraddistingueva, riportando immediatamente gli occhi sulla carta biancastra.

Sono sicura che, appena finisco di scriverti e mi stenderò vicino a te, cercherai immediatamente di abbracciarmi e di stringermi forte come succede sempre prima che tu parta. e non dico solo in questo caso prima del militare ma anche prima dei tuoi viaggi per lavoro. Sai Jinnie, adoro quando mi proteggi tra le tue braccia così forti, mi sento sempre al sicuro e fidati quando ti dico che tutti gli allenamenti che fai valgono a qualcosa. Ti ricordi quando hai passato quel brutto periodo in cui non riuscivi più ad accettare te stesso? Non riuscivo proprio a capire cosa te lo facesse pensare: sei un ragazzo bellissimo dalla testa ai piedi perché ti ostinavi a fare una dieta che non ti serviva? non volevi più mangiare, quando so benissimo quanto tu  adori provare nuove pietanze. In quel periodo ho fatto qualsiasi cosa per aiutarti, ti ho addirittura imboccato, ricordi? (Quello è stato divertente hahaha), ma quando poi ti ho trovato in camera a piangere dopo che eri tornato a casa dal lavoro, ho capito che il problema era qualcosa di più grande di una semplice debolezza personale”  

Jin si passò una mano sul volto, ricordando quel momento in cui aveva deciso che non era più abbastanza quello che era diventato, tutto a causa di qualche commento stupido di gente che proprio non capiva quanta dedizione e attenzione lui mettesse nel curare se stesso. Certo, sembrava sempre abbuffarsi, ma poi passava ore in palestra per non aumentare di peso e Lei era sempre con lui : soprattutto quella sera in cui si decise a raccontarle tutto mentre le abbracciava il bacino e nascondeva il volto nel suo maglione soffice color panna intanto che lei, lentamente, lo rincuorava passando la mano tra i capelli castani, sussurrandogli quanto in realtà fosse così perfetto. Il sorriso aveva deciso di non allontanarsi dal volto del ragazzo che, di scatto, alzò la testa dal foglio quando lo chiamarono essendo ormai arrivati in aeroporto.

Di fretta prese la borsa mimetica che teneva sotto il sedile dalla quale penzolava un piccolo ciondolo a forma di tulipano, visibilmente fatto a mano, mentre la lettera fu piegata accuratamente e riposta nella tasca posteriore della sacca promettendosi di finirne la lettura durante l’ora in aereo. 


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“ Quindi dobbiamo salutarci hyung, il mio volo per Busan partirà tra mezzora” affermò Jung-Su riposizionando meglio sulle spalle il suo zaino: “ Ehi perché fai quella faccia? Non è di certo un addio. Ti verrò a trovare e ci terremo in contatto, è una promessa” ammise Jin, dandogli una pacca sulla spalla in modo da scacciare quel sorriso triste che caratterizzava il volto dell’amico: “ Potrò venire a trovarti anche io a Seoul, hyung?” domandò speranzoso il minore, stringendo forte la mano che gli porgeva il più grande: “ Certo” affermò sicuro, per poi abbracciarlo e ringraziarlo di essere sempre stato al suo fianco: “Ci vediamo preso Jung-Su” urlò, lanciandogli teatralmente un bacio volante incamminandosi verso il suo imbarco: un tenero sorriso illuminò il volto del minore, che sentiva di aver trovato un grande amico.

Il posto di Jin era quello vicino al finestrino e ringraziò mentalmente il suo generale, per avergli dato la possibilità di non rimanere incastrato tra due persone a lui sconosciute e, finalmente, poter avere un attimo di tranquillità nella sua solitudine. Prese il telefono, osservando l’orario intuendo che, quando sarebbe tornato a casa, lei avrebbe già finito di lavorare e sarebbe stata alle prese col cucinarsi qualcosa di gustoso per la cena: l’agitazione e la felicità erano sempre più palpabili nel ragazzo, che non riusciva a tenere ferma la mano che continuava a picchiettare su un ginocchio a tempo di una musica inesistente. Non appena l’areo iniziò la sua corsa per poi fluttuare sopra le bianche nuvole di quel pomeriggio soleggiato, Jin appoggiò la testa allo schienale socchiudendo appena gli occhi, detestando quella sensazione di vuoto, per poi dare un’occhiata allo splendido panorama che gli si parò davanti e, senza pensarci troppo, scattò alcune foto con l’intento di farle vedere alla sua ragazza una volta tornato da lei.

Quando finalmente il segnale luminoso delle cinture si spense e la gente iniziò a rilassarsi, anche il ragazzo frugò nella tasca del suo zaino, estraendo nuovamente quella lettera che tanto amava; con frenesia l’aprì dimenticando in quale punto fosse arrivato, ma non era un vero e proprio problema, Jin ormai conosceva ogni riga a memoria e, anche se mancava qualche dettaglio nella rilettura, sapeva che sarebbe riuscito a rimediare con i suoi ricordi.

Mentre ti osservo dormire tranquillo, immagino già quanto mi mancherà vedere il tuo sorriso raggiante che riesce sempre a rallegrarmi anche se sono triste, mi mancheranno le tue vecchie battute che riescono a far ridere solo te, anche se poi scoppio a ridere anche io a causa del tuo inconfondibile riso rumoroso, che per me non è altro che una dolce musica, mi mancherà vedere quel tuo tenero tic all’occhio quando hai troppa fame, mi mancherà la tua positività anche se so che anche tu hai i tuoi momenti bui e cerchi sempre di stare felice per non far preoccupare gli altri, ma sai bene che con me non c’è bisogno che tu finga, ti basta essere sempre te stesso in qualsiasi stato tu ti trova, mi mancherà sentire la tua melodiosa voce, anche quella di quando ti svegli al mattino ed è ancora un po’ rauca ed impastata dal sonno, mi mancherà giocare con te e, semplicemente, mi mancherà quel fantastico uomo di cui mi sono innamorata.” 

Una lacrima non riuscì a fermarsi in tempo che già scorreva lungo il volto di Seokjin che, rapidamente, sperando che nessuno lo avesse visto, si asciugò la guancia con il palmo della mano  sospirando pesantemente in modo da calmarsi e recuperare tutta l’emozione di quel momento: “Chissà quanto gli sono mancato” si ritrovò a pensare, osservando lo sfondo del suo cellulare rigorosamente impostato sulla modalità aereo: quella era stata l’ultima vacanza che avevano potuto fare prima che lui partisse per la leva obbligatoria. Non erano andati al di fuori della Corea, non avevano avuto tempo di prenotare troppo lontano, ma la spiaggia di Hyeopjae a Jeju fu una delle scelte più azzeccate.

Per tutto il weekend  erano riusciti a vivere delle giornate solo per loro, tanto che il sorriso non riuscì mai a lasciare i loro volti sereni e per nulla preoccupati del lavoro o di mille altre difficoltà che li tormentavano nella città. Quella foto in particolare, era stata scattata durante la cena a sorpresa che Jin era riuscito a preparare: petali di fiori sulla spiaggia, indicavano la via verso un piccolo tavolo rotondo coperto da una tovaglia bianca imbandita, dove una piccola lanterna acceca rischiarava il luogo. Il ragazzo non poté mai scordarsi lo sguardo sorpreso e pieno di amore di lei, quando giunse sulla spiaggia con quel suo vestito lungo che svolazzava a causa della leggera brezza marina.

Sono così fiera di te e di tutti gli sforzi che hai fatto durante questi anni. Sono fiera del ragazzo che eri e sono fiera dell’uomo che sei diventato. Sono orgogliosa di essere la ragazza di questa fantastica e talentuosa persona, che ha sudato sette camicie per arrivare dove è ora.  Grazie per essere sempre stato al mio fianco in questi anni, e grazie di amarmi così tanto, anche se so quanto sia difficile sopportarmi. Tu, Kim Seokjin, sei tutto ciò di cui ho bisogno e sei l’unica persona che vorrei avere accanto per il resto della mia vita. 
È difficile spiegare quanto io ti ami con delle semplici parole, ma sappi che non potrei stare senza di te. 
Ti amo Kim Seokjin e vedi di tornare a casa preso perché ho bisogno di te 
 
P.s stai attento mi raccomando! E vedi di stare in salute o ti spezzo le gambe ( So che te l’ho ripetuto anche la scorsa volta, ma mi preoccupo)” 
 


Un piccolo cuoricino rosso accanto a una tenera faccina che indicava un bacio, risaltavano a pie pagina accanto alla firma della ragazza, fatta in corsivo e quasi di fretta: molto probabilmente fu quello il momento in cui Jin aveva aperto appena gli occhi, infastidito da quella luce fioca emanata dall’abatjour del comodino di lei, spaventandola quando le accarezzò dolcemente il braccio incitandola ad addormentarsi accanto a lui. Seokjin si fece scappare una piccola risata mentre l’omone straniero accanto a lui, si girò a guardarlo stranito ma al ragazzo non importò più di tanto: le nuvole iniziavano a diradarsi lasciando intravedere gli alti palazzi che caratterizzavano l’affollata città di Seoul, segno che l’atterraggio era ormai imminente. Per quanto tempo Jin si era estraniato dalla realtà? Non lo sapeva, e non si era nemmeno accorto che l’uomo accanto a lui continuava a spingerlo verso il finestrino cercando di immortalare, con il suo telefono dalla cover discutibile, il momento dell’atterraggio. Con un sonoro sbuffo, Jin iniziò a contare fino a un numero non ben definito, in modo da non scoppiare dal nervoso e, come se nulla fosse, si abbassò si scatto ripiegando il suo tesoro di carta, sbilanciando l’uomo che, per poco, non finì in avanti sul suo sedile: “ Sorry, sorry” ammise il moro rialzandosi, mostrando il palmo della mano in segno di scuse mentre l’uomo si allontanò visibilmente infastidito.
 
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“Taxi!” urlò Jin sventolando una mano verso il veicolo grigio contraddistinto da una piccola targhetta gialla sul tettuccio: finalmente vedeva la sua meta sempre più vicina, non aveva badato ad avvisare i suoi amici, l’unica persona che sapeva del suo ritorno era sua madre la quale, preoccupata dopo aver sentito la madre di Jung-Su, lo aveva iniziato a chiamare sperando che, appena atterrato, avrebbe comunicato il suo attuale ritorno. Mentre la pregava di non dire nulla alla sua ragazza continuando a discuterne al cellulare, il taxista sorrideva sotto i baffi, ricordando il periodo in cui tornò a casa dalla sua leva obbligatoria conoscendo bene quanto gli fosse mancato l’affetto della sua famiglia: “ Signore siamo arrivati” ammise alzando un po’ la voce roca, allungando la macchina per il pagamento verso il moro che, con un sorriso esasperato, appoggiò la carta di credito notando lo sguardo comprensivo dell’uomo: “ Grazie” rispose con ancora il telefono tra la spalla e l’orecchio, inchinandosi appena fuori dall’auto, stando attento a non far cadere il borsone.

La macchina sfrecciò via veloce e Jin si girò lentamente verso casa sua, quel luogo accogliente e tranquillo che gli era mancato così tanto soprattutto, per quella piccola ombra che vedeva muoversi agile attraverso le tende della cucina, in cui una luce giallastra faceva notare un segno di vita in quel condominio che appariva quasi disabitato. Il tramonto creava un’atmosfera alquanto romantica, creando un dolce gioco di sfumature rossastre che sembravano colorare le nuvole di un rosa pallido. Con il cuore che batteva a mille, Seokjin si incamminò verso l’edificio digitando, con le mani che gli tremavano, il codice di entrata salendo poi velocemente le scale che portavano al primo piano, bloccandosi davanti la porta scura di casa sua, notando solo in quel momento, quanto gli piacesse leggere il suo cognome accanto a quello della ragazza sopra il campanello.

Sembrava che da un momento all’altro il suo cuore stesse per scoppiargli fuori dal petto ma, con il poco coraggio che chi era rimasto, premette sul campanello sperando che la sua agitazione non lo facesse scappare via lontano da lì: “ Arrivo!” cinguettò la ragazza dall’altra parte, muovendo velocemente i piedi sul pavimento: “ Chi è?” domandò, aprendo la porta alzando poi lo sguardo ed incontrando quello del ragazzo, rimanendo senza fiato: “ Sorpresa” sussurrò lui con gli occhi lucidi, mentre lei, incredula, si avvicinò cautamente alla sua figura accarezzando ogni suo lineamento: “ Dimmi che non è un sogno e che questa volta non dovrai partire di nuovo” pregò la ragazza, non riuscendo più a trattenere quelle lacrime di felicità che stava cercando di nascondere da quando aveva aperto la porta: “ Sono tornato per restare, principessa” rispose Jin abbracciandola, nascondendo il viso nella sua spalla cercando di calmare il suo pianto di gioia: finalmente era tornato a casa.
  
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