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Autore: _BlueLady_    04/12/2018    1 recensioni
Fine e Rein: due ragazze come tante, un pò maldestre, esuberanti, con un pizzico di vitalità in più.
Due ragazze come tante, solo gemelle. Una fortuna per molti, una sfortuna per loro.
Soprattutto quando i ragazzi da loro amati dimostrano ogni volta di avere una preferenza per la gemella opposta, anche in estate, in occasione di una vacanza col loro gruppo di amiche.
La domanda sorge spontanea: "Perchè preferiscono sempre lei a me? Cos'ho io di sbagliato?"
Sorgono così gelosia, invidia, frustrazione, rammarico.
"Sarebbe bello, almeno per una volta, essere come lei"
Il desiderio nasce spontaneo, quando prima era soltanto semplice curiosità.
Grazie ad una singolare successione di eventi, che comporterà la realizzazione di un episodio a dir poco straordinario, Fine e Rein capiranno che non è sempre la bellezza fisica la carta vincente che ci rende amabili agli occhi di una persona, e che essere se stessi nell'anima e nel corpo, conservando la propria integrità, è il principio più importante.
Perchè essere amati per ciò che si è, è la cosa più bella che ci possa mai capitare.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ CAPITOLO 21: ARIA DI CAMBIAMENTO ~
 
I deboli raggi solari dell’alba appena sorta le solleticarono le palpebre, facendogliele dischiudere appena un poco prima di ripararsi gli occhi dalla luce del mattino.
Il tenue sciabordio delle onde del mare, accompagnato dai respiri pesanti degli amici che le dormivano intorno, la cullarono dolcemente sino al completo risveglio, quando finalmente prese pienamente coscienza di dove si trovasse, e i ricordi della notte precedente si susseguirono in testa, uno dopo l’altro, come fotogrammi di una serata troppo bella per non essere soltanto il frutto di un sogno.
Quella notte, dopo il bagno di mezzanotte, avevano dormito in spiaggia. Lo avevano deciso una volta usciti tutti dall’acqua, o meglio, era stato tutto frutto del susseguirsi di eventi: l’euforia del divertimento, l’alcol, la voglia di libertà, il desiderio di trasgressione tipico dell’adolescenza.
Si erano seduti tutti vicini sui teli da spiaggia distesi sulla sabbia, e chi osservando le stelle, chi l’orizzonte, raccontandosi disavventure passate ed aneddoti divertenti, erano pian piano scivolati tutti nel sonno, con l’ombra di un sorriso a velar loro le labbra.
Fine si alzò pigramente a sedere, allargando la bocca in un sonoro sbadiglio, osservandosi intorno per distinguere la sagoma della sorella e delle amiche che giacevano ancora addormentate l’una accanto all’altra, in un intreccio di gambe e di braccia impolverate da granelli di sabbia.
Poco più in là, non meno accatastati delle amiche, stavano i ragazzi.
Fine sorrise: a guardarli così, parevano teneri cuccioli addormentati l’uno sull’altro. Osservare qualcuno dormire l’aveva sempre affascinata: spariva qualsiasi malizia. Nel sonno, chiunque appare docile come un bambino intrappolato in un mondo di zucchero.
Il tenue sciabordio delle onde del mare attirò la sua attenzione sulla riva.
Si alzò placidamente, sfilando con attenzione le gambe da sotto la schiena della sorella che ancora dormiva beata, e raggiunse barcollante il bagnasciuga, stiracchiandosi la schiena indolenzita.
Il contatto con l’acqua gelida sulla punta dei piedi produsse un brivido che guizzò veloce lungo la schiena, accendendole la coscienza di un desiderio inespresso.
Il sole mostrava timido la sua cresta infuocata all’orizzonte, svelandosi sempre di più minuto dopo minuto.
Il tenue colore rosato del cielo pareva un enorme nuvola di zucchero filato venuta da lontano per darle il buongiorno.
Fine adorava l’alba, anche se di rado osava alzarsi presto la mattina. In estate però, dopo una serata con gli amici, quel silenzioso momento di raccoglimento interiore prima di lasciarsi andare all’euforia della giornata la affascinava ancora di più.
Il mare non cessava di attirarla a sé con il suo liquido richiamo.
Quanto le mancava nuotare fino a largo. Aveva passato così tanto tempo a fingere di essere Rein, che quasi le sembrava davvero di aver dimenticato come si facesse a nuotare.
Osservò l’alba: le restava ancora un’ora
Volse lo sguardo al gruppo di amici ancora addormentato alle sue spalle, poi volse lo sguardo a sinistra, verso la Torre Est. Era a quindici bagni di distanza.
La voglia cominciava a diventare soffocante.
Si mise a correre.
 
¤¤¤¤¤¤
 
Quando raggiunse la sua meta, il fiatone e le guance accaldate per la corsa appena fatta, la spiaggia era ancora deserta.
La Torre Est si stagliava maestosa sopra un promontorio a strapiombo sul mare, mezza diroccata e circondata da piante e arbusti di ogni tipo. Il mare aveva scavato la roccia sottostante, creando uno squarcio simile ad una galleria che lasciava intravedere la spiaggia al di là della parete rocciosa. L’unico modo per oltrepassare quel limite, era buttarsi in acqua e nuotare per qualche metro.
Fine sgranò gli occhi eccitata di fronte a quello spettacolo: l’aria salmastra le penetrava nei polmoni, e gli schizzi delle onde che si abbattevano sugli scogli le provocavano un piacevole formicolio alle narici, che per poco non la fece starnutire.
Il sole continuava il suo lento cammino verso la vetta del cielo, che si stava sempre più tinteggiando d’azzurro.
Tutto preannunciava l’inizio di una splendida giornata.
La non più rossa si arrampicò su una manciata di scogli, sedendosi in punta sopra uno di essi – il più prorompente verso il mare – inspirando a pieni polmoni quell’odore pungente ed accattivante che portava con sé il mare.
La spiaggia attorno era ancora deserta. Dovevano essere all’incirca le sei del mattino.
Fine socchiuse gli occhi lasciandosi cullare da quella tenue melodia marittima che cantavano le onde. Qualcheduna, più dispettosa delle altre, ogni tanto le carezzava una gamba come a volerla invitare a tuffarsi.
D’istinto aprì gli occhi, quasi pronta a cedere alla tentazione, ma si trattenne.
- Non posso – disse alle onde più che a se stessa, con una nota di amarezza nella voce.
Qualcuno, chiunque, avrebbe potuto vederla. Non poteva permettersi di mandare tutto all’aria per uno sciocco capriccio come quello. Anche se la tentazione era forte, e la voglia incontenibile.
Istintivamente, provò a concentrarsi sulle emozioni della sera precedente, quasi a cercare una distrazione.
Ripensò a Shade, e alla sua improvvisa voglia di passare del tempo con lei. Le era parsa così strana quella richiesta, così fuori luogo. L’aveva colta talmente alla sprovvista, che nemmeno aveva avuto il tempo di gioire interiormente nel ricevere un invito diretto proprio da lui.
Le era parso tutto così inverosimile, forzato, costruito. Anche la loro breve conversazione aveva toni sospetti.
Aveva come la sensazione che Shade stesse sondando il terreno, come a volersi accertare di persona di qualcosa, a voler dissipare un dubbio.
Sorprendentemente, quella consapevolezza le fece meno male del previsto.
Scavò ancora più a fondo tra i suoi sentimenti per cercare il sentore di una delusione, ma non lo trovò.
Ultimamente si sentiva diversa.
Si sentiva apatica, solitaria, taciturna, riflessiva, ed un istante dopo aveva voglia di urlare, piangere, ridere fino allo stremo delle forze. Quasi non si riconosceva più.
Forse, passando così tanto tempo a fingere di essere Rein, alla fine un po’ lo era diventata per davvero. Non che sua sorella fosse una psicopatica, ma era meno capace di trattenere le emozioni, chiuderle in un cassetto remoto della gabbia toracica, e fingere che tutto le scivolasse addosso. Soprattutto se c’era di mezzo l’amore.
Sospirò.
Già, l’amore…
Ultimamente non era neanche più sicura di provare davvero qualcosa per Shade.
Si sentiva disorientata. Ad insinuarle il dubbio era stato proprio l’episodio della sera precedente, quando si era improvvisamente resa conto che le parole di Shade, la sua freddezza, non l’avevano minimamente scalfita. A ferirla, invece, era stato il disinteresse che inspiegabilmente le avevano suscitato. Si sarebbe aspettata di rimanerci male, molto, e invece ciò che aveva provato era stato soltanto un semplice, immenso vuoto. Nessun rancore, nessuna emozione.
Nulla.
Si sentiva confusa, disorientata, persa.
Poi un nuovo pensiero, più subdolo e prepotente del primo, le pizzicò la coscienza.
Rein, Bright ha detto che gli interesso.
Più volte, negli ultimi giorni, quelle parole le avevano grattato prepotentemente la gola, impazienti di sgusciare veloci dalle sue labbra sbattendo in faccia alla gemella quella piccola verità, ma lei le aveva sempre trattenute con forza, quasi per timore, per paura di rovinare tutto quello che stava creando assieme a Rein.
Ferirla era l’ultima cosa che voleva. Anche se tecnicamente parlando il biondo aveva espresso il suo interesse per la turchina, e non per lei.
Non sapeva neanche se esserne felice o meno, eppure ogni volta che le parole di Bright tornavano a solleticarle i pensieri, il suo cuore scalpitava più veloce in petto, e la mente le si annebbiava all’istante.
Ancora una volta, sospirò.
Com’è essere innamorati? Si chiese sinceramente per la prima volta, e non seppe darsi una risposta.
Ripensare a Bright le chiudeva la bocca dello stomaco, e le velava le labbra di un timido sorriso. La faceva sentire bene e male allo stesso tempo.
- Urge chiarirsi le idee al più presto, prima che ti sopraggiunga un bel mal di testa. Forse una nuotata ti può aiutare – le suggerì ad un tratto una voce sorniona alle sue spalle, che la fece sobbalzare e per poco non la fece cadere in acqua.
Voltandosi di soprassalto in risposta a quell’osservazione così inaspettata, si stupì di ritrovarsi ad accoglierla il volto sorridente della giovane Grace, gli occhi materni saturi di conforto, quasi fossero già pronti a consolarla.
- Grace – sussurrò la finta turchina, placando la sua tempesta interiore – Da quanto sei qui?-
La giovane, per tutta risposta, sorrise.
- Abbastanza – asserì placida – Mattinata pensierosa?- chiese poi, spostando lo sguardo verso l’orizzonte.
Fine sospirò:- Avevo voglia di passare un po’ di tempo da sola – disse, rannicchiandosi su se stessa ed appoggiando il mento sulle ginocchia.
- Ultimamente ti capita spesso – disse l’altra, ri-direzionando lo sguardo su di lei.
Fine l’osservò spaesata.
- Come fai a saperlo?-
Grace ridacchiò – Se hai bisogno, so dove cercarti – disse solo.
Improvvisamente cominciò a spirare una lieve brezza che andò a scompigliare loro i capelli.
- Poomo dov’è?- domandò Fine, osservandosi intorno in cerca del cucciolo che era solito accompagnare la padrona.
- Ogni tanto gli piace stare per conto suo – rispose la giovane dai capelli ciliegio alzando le spalle disinvolta – Come te –
Fine lasciò che si sedesse assieme a lei sugli scogli.
Il richiamo del mare tornò prepotente a solleticarle la coscienza.
- Uno spettacolo mozzafiato, non trovi?- asserì Grace, inspirando a pieni polmoni la brezza frizzante del mattino.
Fine annuì, rapita - Quanto vorrei tuffarmi…- sussurrò.
- E allora tuffati – le disse Grace con naturalezza.
La finta turchina scosse la testa sospirando.
- Non posso – mormorò.
- Perché no?-
- Rein non lo farebbe mai –
- Ma tu non sei Rein. Sbaglio?-
Quell’osservazione ovvia e pungente allo stesso tempo la portarono ad indirizzare uno sguardo misto tra il sorpreso e l’indagatore verso di lei.
- No, ma…- biascicò.
- Sei venuta qui per questo, no?-  asserì Grace consapevole.
- Ma se qualcuno mi vedesse…-
- Fine. Non aver paura di essere quello che sei. Chi ti vuole bene ti conosce, e lo sa –
Fine osservò dapprima la giovane che le sorrideva incoraggiante, poi il mare che ancora la chiamava a sé instancabile.
Deglutì, la gola secca e assetata di avventura. Se soltanto avesse potuto, giurò a se stessa, poi non avrebbe osato più finché le cose non si sarebbero aggiustate. Le sarebbe bastato quell’unica volta, e mai più finché lei e Rein non sarebbero tornate normali.
Sarebbe stato un segreto che apparteneva soltanto a lei e alle onde.
Sospirò.
Tuttavia…
- Non c’è nessuno… - si disse tra sé e sé, guardandosi intorno guardinga, quasi a volersi convincere.
Istintivamente ricercò la sagoma familiare di Grace accanto a sé come a chiedere aiuto ed una buona dose di coraggio, ma subito allibì nell’apprendere che la giovane, come le era comparsa alle spalle inspiegabilmente, altrettanto misteriosamente si era dissolta nel nulla.
In un primo momento, si domandò se non fosse stato tutto frutto della sua immaginazione. Eppure le parole di Grace continuavano a pungerle la coscienza, accendendole il cuore di determinazione.
Tu non sei Rein. Sbaglio?
“Al diavolo!” pensò dopo un altro istante di indecisione, scrollandosi di dosso i cattivi pensieri, e subito lo fece.
Si gettò in mare dalla punta dello scoglio, tuffandosi negli abissi sottostanti con il sapore di libertà sulla punta della lingua. Quando riemerse dal fondo in un lungo sospiro, inarcò la testa all’indietro, lasciando che i lunghi capelli turchini seguissero l’impulso di quel colpo di frusta, trascinando con sé schizzi di acqua salata che caddero a pioggia dietro di lei.
Fine si sentì terribilmente in pace con se stessa nell’aver finalmente ceduto a quel suo piccolo capriccio. Se soltanto Rein l’avesse vista, avrebbe dato di matto rimproverandola di “quanto non fosse opportuno attirare così stupidamente altri sospetti su di loro”, ma in quel momento poco le importava.
Esistevano soltanto lei, il mare, la gioia di quella piccola follia, e la libertà di sentirsi nuovamente se stessa, senza più costrizioni.
Istintivamente si abbandonò ad una risata che teneva ancorata alla pancia da tempo.
Nuotò per diversi chilometri lontano da riva, lasciandosi cullare dalle onde, e percependo innumerevoli banchi di pesci guizzare veloci sotto di lei. Affondò la testa nell’acqua per ammirare da vicino le piccole meraviglie celate da quel manto liquido.
Si sentiva a casa. Lei e il mare erano da sempre una cosa sola.
Non seppe calcolare quanto tempo aveva passato a crogiolarsi nell’acqua. La cosa di cui era certa, era che nel profondo non le sarebbe mai bastato.
Tuttavia, tutte le cose belle avevano una fine, e Fine, dopo diverse bracciate dirette a largo, si rese conto che era ormai tempo di tornare indietro.
L’alba era ormai trascorsa, e forse il gruppo aveva cominciato a destarsi dal sonno, domandandosi che fine mai avesse fatto.
Non senza una punta di rammarico, deviò il suo tragitto verso riva, diretta agli scogli.
Se qualcuno, una volta tornata, le avesse domandato perché mai fosse fradicia dalla testa ai piedi, avrebbe risposto che un’onda anomala si era impadronita di lei, facendole perdere diversi anni di vita dallo spavento. Era una scusa migliore di tante altre, e sarebbero tutti stati liberi di crederci oppure no.
Con questi pensieri e mille altri per la testa, nuotava velocemente verso riva, uno stile aggraziato ed elegante, degno di una campionessa olimpionica.
Non cessò di nuotare nemmeno quando era conscia di poter toccare il fondo con la punta dei piedi.
Proseguì imperterrita il suo percorso, prolungando il più a lungo possibile il suo contatto con l’acqua, e già immaginando la faccia che avrebbe fatto Rein quando si sarebbe abbandonata con lei alla confessione di quella innocente marachella.
Istintivamente, scoppiò a ridere tra sé e sé mentre ormai riemergeva dall’acqua ed accennava gli ultimi passi stanchi e pesanti verso riva, ostacolati dalle onde che parevano volerla ancorare al fondale, senza accorgersi che poco distante, proprio di fronte a lei, una figura ben nota e attonita la stava osservando a bocca spalancata, incredula di tutto quello che aveva visto.
Fine ancora ridacchiava, quando alzò per la prima volta lo sguardo da terra, ed il sorriso le si incrinò di stupore nell’incontrare un paio di iridi cremisi a lei ben note, che ancora l’osservavano sgomente.
Davanti a lei, incredulo e attonito per la sorpresa - ed era pienamente sicura non si trattasse di un miraggio – stava Bright.
Lo stesso Bright che l’aveva vista di sottecchi darsi alla sua fuga silenziosa verso la Torre Est mentre tutti gli altri ancora riposavano, e che dopo un istante di indecisione, aveva deciso di seguirla.
Il cuore di Fine si aprì in una voragine che temette potesse quasi inghiottirla, mentre un nodo alla gola sempre più prepotente le impedì quasi di respirare nel realizzare come il suo egoismo e la sua sconsideratezza avevano contribuito a realizzare la sua paura più grande.
Bright era lì per davvero.
Si paralizzò.
Cosa aveva visto?
Deglutì a fatica, mentre scavava a fondo nei pensieri in cerca di una scusa plausibile a giustificare tutto quello.
Indubbiamente aveva visto abbastanza.
Fine restò ferma ad osservarlo, l’acqua che le lambiva le cosce, senza sapere cosa dire.
- Bright, io…- tentennò, non trovando le parole e ricevendo in cambio soltanto un’occhiata smarrita del biondo, che ancora l’osservava attonito, scioccato quanto lei, senza riuscire a trovare le parole adatte per cominciare un discorso.
Poi finalmente un barlume di lucidità parve accendergli le iridi di un’intuizione, che subito prese vita dalle sue labbra prepotente come uno schiaffo in pieno viso.
- Fine… sei tu?-
La finta turchina boccheggiò un istante, senza riuscire a sganciare gli occhi dai suoi. Si sentiva spacciata, finita, un topo ormai in trappola, completamente messa a nudo di fronte a lui.
Aprì la bocca una volta per dar vita a parole che non vollero uscire, e la richiuse, per poi aprirla una seconda volta senza produrre alcun suono.
Bright era sempre lì, a scrutarla di sottecchi, forse più confuso di lei.
Fu allora che, presa dalla disperazione o forse dal panico, completamente priva di qualsiasi difensiva, azzardò la prima cosa che, a parer suo, le parve la più logica da fare in una situazione come quella.
Sotto lo sguardo sgomento di Bright, che ancora cercava una risposta sensata a ciò che aveva appena visto, Fine si risolse col risolvere tutto con la mossa più intelligente che le era balzato in testa di fare sul momento.
Dopo un’ora intera passata in acqua a nuotare meglio di una sirena.
Finse di annegare. Nell’acqua alta un metro.
 
¤¤¤¤¤¤
 
- Fine, ti prego, dimmi che è uno scherzo –
- Ti ho detto di no Rein, quante altre volte devo ripetertelo?-
Tre, due, uno…
- Quanto sei stata incosciente! Possibile che tu debba sempre combinare qualche pasticcio? Non era sufficiente far credere a Bright l’idiozia del crostaceofobica, adesso penserà pure che sono una bugiarda, o nel migliore dei casi una completa idiota! Cosa ti è saltato in testa di fare?-
Rein era furibonda, non c’era alcun dubbio. Non poteva certo darle torto dopo il pasticcio che aveva combinato poche ore prima. Cosa diamine le era passato per la testa?
- Ti ho già detto che mi dispiace, non l’ho fatto apposta. Se ti può consolare, Bright era più scioccato di me, non penso abbia avuto il tempo di pensare ad altro – tentò di giustificarsi, profondamente mortificata.
- Non è questo il punto, Fine!- sbottò Rein, completamente in preda al panico – Così facendo hai esposto entrambe! Se perdiamo di coerenza è la fine! – le disse, senza cessare di percorrere nervosamente avanti ed indietro il perimetro della camera da letto.
Fine osservava la sorella pensierosa, quasi le sue ultime parole le avessero acceso in testa un dubbio.
- Io credo che qualcuno già sospetti qualcosa – asserì poi con fare pensieroso.
Rein direzionò lo sguardo su di lei, indagatoria.
- Shade - mormorò Fine, senza darle il tempo di domandarle altro – ho come l’impressione che stia sondando il terreno – ammise, togliendosi finalmente di dosso quell’enorme peso che andava ad opprimerle la coscienza.
- Non hai idea della fatica che faccio a non tradirmi di fronte a lui – le disse la finta rossa, ben consapevole dei sospetti della sorella – Forse è anche colpa mia, che proprio non riesco a nascondere quanto lo trovi insopportabile – ammise, placando finalmente il suo nervosismo.
- Come attrici non siamo proprio il massimo… – sospirò la rossa, constatando quell’amara verità.
- No – la corresse Rein – come attrici facciamo decisamente pena –
Si guardarono un istante negli occhi, prima di scoppiare a ridere entrambe.
- E dimmi, Bright ti ha chiesto qualcosa? – le chiese poi Rein, interrompendo quel momento di ilarità per tornare seria.
Fine deglutì, mentre il cuore le perse di un battito.
“Fine… sei tu?”
- Ecco, lui…- cominciò a dire, ma fu subito interrotta da un’euforica Altezza che irruppe sconsideratamente nella stanza, senza chiedere il permesso.
- E allora, che mi raccontate della vostra serata di ieri, dolci fanciulle?- cinguettò, agganciando l’una e l’altra per le spalle con sguardo birichino – Vi siete date parecchio da fare, eh?-
- Altezza – sibilò Rein contrariata della sua irruenza – potresti almeno annunciarti prima di entrare, invece di comparire così all’improvviso? Stavamo parlando di cose private –
- Non c’è niente di così tanto privato da non poter essere confessato ad un’amica – fu la risposta pronta della bionda, ubriaca di gossip e buonumore – Avanti, che mi dite di ieri sera? Avete fatto scintille! La qui presente Altezza ha osservato ogni cosa a debita distanza – asserì, facendo l’occhiolino ad entrambe, quasi avesse appena scoperto il gossip più cool dell’estate.
- Che vuoi mai che ci sia da dire? – biascicò Fine imbarazzata, sciogliendosi dalla presa soffocante della bionda.
Altezza schioccò la lingua, saccente – Non cercare di sminuire così la faccenda, Rein. Ho visto tu e Bright come tubavate indisturbati, lontani da occhi indiscreti. Formate proprio una bella coppia, sai?-
- Non tubavano meno di quanto facessi tu con Auler, o sbaglio?- la pungolò Rein di rimando, tentando di creare quel tanto di imbarazzo che bastava per far cadere il discorso, ma Altezza quella volta non cedette.
- È inutile che tenti di deviarmi, Fine. Oggi sono più agguerrita che mai – cinguettò la bionda su di giri – Proprio tu mi vieni a fare la predica, che te ne stavi abbracciata a Shade in mezzo alla pista da ballo. Se non fossi arrivata io a separarvi, sono certa ci sarebbe scappato perfino un bacio – asserì maliziosa, scoppiando in una risatina sommessa di chi ci ha visto lungo.
Nell’udire quelle parole, le gote di Rein si accesero di vergogna, mentre il cuore le mancò di un battito in petto.
- M-ma che diamine vai dicendo! – balbettò imbarazzata, sentendosi gli occhi indagatori di Fine addosso – Stavamo solo ballando, niente di più!- si giustificò come a voler dissipare ogni dubbio.
Altezza schioccò nuovamente la lingua risoluta – Non me la dai a bere. Ho visto come l’hai osservato per tutta la sera. Sei innamorata persa, anche se non vuoi ammetterlo – asserì birichina, squittendo di entusiasmo – Forse tu non te ne sei resa conto, ma io sì. Eri tutta proiettata verso di lui, in punta di piedi. Pareva quasi stessi aspettando il momento giusto, o stessi sperando nella sua prima mossa –
Ogni parola di Altezza era come un macigno che andava secondo dopo secondo ad appesantirle la coscienza.
Rein abbassò lo sguardo, incapace di incontrare le iridi della sorella, che sentiva ancorate su di lei.
Tentò con tutta se stessa di scacciare dalla mente quella malsana voglia che l’aveva colta un paio di volte, di sapere che sapore mai avessero le labbra di Shade. Faceva tutto parte del gioco, niente di più. Non si stava innamorando di lui. Non poteva permetterselo.
- Oh beh – sospirò la bionda in uno sbuffo annoiato – a quanto pare fate le antipatiche e non avete voglia di condividere. Va bene così, per il momento – asserì, balzando giù dal letto, e soffermandosi sullo stipite della porta – Ma ricordatevi che io osservo… e non mi sfugge nulla – sentenziò, accompagnando la sua uscita di scena con un occhiolino che faceva intendere che aveva capito tutto, forse più di loro.
La due gemelle restarono in silenzio qualche istante, senza il coraggio di guardarsi negli occhi.
- Non dare peso alle parole di Altezza – mormorò Rein dopo un lieve momento di imbarazzo, rivolta alla sorella – sai quanto io e Shade siamo incompatibili – ammise in un sorriso forzato che voleva essere convincente.
Fine annuì di sbieco - Lo so – rispose solo, pensierosa.
- Non ci sarai rimasta male, vero? Non è successo niente – tentò di spiegarle la sorella avvicinandosi a lei un poco con fare apprensivo. Era sinceramente preoccupata che l’indelicatezza di Altezza avesse ferito Fine più del dovuto.
Fine scavò ancora più a fondo nelle sue emozioni, cercando disperatamente quella punta di gelosia che era logico le suscitassero le parole di Altezza, spaventandosi nuovamente dell’enorme vuoto che trovò ad accoglierla.
Rein, avrebbe voluto dirle ancora una volta, Bright ha detto che gli interesso.
- No – sussurrò invece, piena di dubbi e di sensi di colpa – Non ho sentito nulla
-


Angolo Autrice:

*Fa timidamenta capolino da un angolo della pagina*
Beh, ehm.... che dire... 
Benritrovati?
Lo so, lo so... come al solito ho abbandonato una fic lasciandola marcire nel fandom troppo a lungo. Sorry not sorry. Come sempre le ragioni sono ben intuibili, dunque non starò qui a tediarvi sul perchè e sul percome mi sono piantata nella narrazione. Diciamo che la vita quotidiana prevale sempre sulla scrittura, un pò come il bene alla fine vince sempre sul male (magari fosse vero!)
Ma torniamo alla storia, che sicuramente è più interessante delle mie vicissitudini. Dopo eoni di silenzio, eccomi ricomparire con un nuovo capitolo. Vi ricordate dove eravamo rimasti?
Shade, Rein, la festa sulla spiaggia, pensieri e confessioni non dette... Ecco, ci ritroviamo esattamente alla mattina seguente, e ritroviamo una Fine in balia di tutti i sentimenti che, per motivi registici, ho omesso in questi due ultimi capitoli (nah, la verità è che avevo voglia di sano BlueMoon, se così lo si può chiamare in questa fiction).
Ma non mi sono dimenticata di lei e Bright! E nemmeno dello strano quadrangolo amoroso che ho creato, e dal quale tutti faticano a saltarci fuori. Posso solo dirvi che anche questo capitolo è il preludio di una serie di cambiamenti, soprattutto nelle nostre amate gemelle (lo suggerisce anche il titolo!)
Perciò, se siete un minimo curiosi, armatevi di sana pazienza, perchè nel prossimo capitolo capiterà un evento che ribalterà la situazione. Finalmente la storia comincia a prendere la giusta piega ;)
Io mi scuso ancora dei continui ritardi, ma ringrazio chi c'è sempre a seguire la storia, e chi recensisce. Siete davvero in tanti, soprattutto lettori silenziosi e chi mi segue, e non posso che essere veramente contenta e grata del vostro supporto. Principalmente per questo non voglio lasciare niente incompiuto, ma concedetemi un pò di tempo per riordinare le idee. 
Prometto che prima o poi ci salterò fuori. Del resto per terminare "Il Collezionista di Gioielli" mi ci sono voluti (quanti?) cinque anni?
...
Non disperate, suvvia!
... E si vede che era da un pò che non entravo nel fandom. Ormai faccio le note d'autore più lunghe dell'intero capitolo.
Grazie a chi c'è stato, a chi c'è e a chi ci sarà. 
Spero di rivedervi a breve sintonizzati su questo canale!
Baci sparsi

_BlueLady_



 
  
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