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Autore: vali_    06/12/2018    3 recensioni
[Seguito di "Wash Away"]
Sam, dopo aver perso Jessica, è tornato a cacciare con suo fratello, nonostante continui a credere che la sua vita potrebbe essere molto di più che inseguire mostri e un incubo infinito. Dean si sente meglio ora che ha nuovamente suo fratello al suo fianco, ma Ellie gli manca più di quanto voglia ammettere e, quando una persona a lui cara lo cerca per chiedergli di occuparsi di un problema che la riguarda, non esita un istante a prendere l’Impala e correre da lei.
… “«Scusa Sam, ma non andiamo in Pennsylvania».
La smorfia che compare sulla faccia di suo fratello è un misto tra il disperato e lo spazientito, ma a Dean poco importa di come prenderà questo cambio di programma. «Come? Ma se avevamo detto—»
«Non importa quello che avevamo detto» prende fiato e lo guarda intensamente; non ha voglia di discutere, ma almeno deve dargli qualche informazione su questo cambiamento improvviso. Tanto poi sa che, durante il viaggio, Sam lo riempirà di domande comunque
”…
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima stagione, Seconda stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
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Note: E anche stanotte… eccomi qua a darvi la buonanotte! XD
No, davvero, io ci scherzo su, ma è già tanto che io sia riuscita a essere qui adesso, nonostante l’ora tarda, quindi abbiate pietà di me XD
Questo capitolo mi rende un po’ più tranquilla del precedente, ma mi mette comunque una certa ansia. Credo di averlo detto in qualche recensione passata, ma non ne sono sicura, quindi lo specifico qui: il Formichiere è una bestiaccia di mia invenzione (nome compreso). Se fa schifo o vi sembra più sovrannaturale del dovuto, fate un fischio XD mi serviva un mostro particolarmente spaventoso e nessuno di quelli spulciati riusciva a incarnarne tutte le caratteristiche, quindi me lo sono inventato da sola XD spero non sia stata una cattiva idea.
So anche che il particolare su Jim rivelato nel capitolo precedente sia un po' forte, ma... mi serviva per quadrare il cerchio. Spero di non averla fatta troppo fuori dal vaso. E, se fosse, sono aperta a consigli e critiche costruttive in merito :) 
Vi mando un abbraccio fortissimo e vi aspetto mercoledì! Buon continuo di settimana e buona lettura a tutti :***

Capitolo 14: Could you take care of a broken soul?
 
Wrapped up, so consumed by
All this hurt
If you ask me, don't
Know where to start

Anger, love, confusion
Roads that go nowhere
I know that somewhere better
Cause you always take me there

Came to you with a broken faith
Gave me more than a hand to hold
Caught before I hit the ground
Tell me I'm safe, you've got me now

(Take me home – Jess Glynne)
 
 
«Dovete andare via… subito» la voce di Ellie trema e i suoi occhi sono così spaventati che Dean stenta a riconoscerli. Lei si scosta, lasciando il suo braccio, e si stringe in se stessa, le braccia attorno al corpo. «Quel… quel mostro è terribile, voi… voi dovete fuggire da qui. Non è sicuro, ve ne dovete andare».
 
Dean, a vederla così spaventata, d’istinto le afferra le braccia con entrambe le mani; si accorge immediatamente che non è solo la sua voce a tremare come una foglia e allarga appena gli occhi, impressionato dalla sua reazione. «Ehi, calmati».
«Non posso. Tu… tu non sai quanto è spaventoso. Cammina su due zampe e quelle anteriori sono… sono lunghissime e… e ha degli artigli affilatissimi. Non potete rischiare la vita, dovete andare via».
Dean stringe le mani più forte attorno alle sue braccia «Non esiste».
«Sì invece! T-tu non hai idea di quello che è in grado di fare!» lo sguardo di Ellie si fa ancora più spaventato «È tremendamente veloce, è… è difficile ucciderlo. Io non voglio avervi sulla coscienza».
«E fammi indovinare, lo vuoi affrontare da sola per questo? Scordatelo» lei fa per dire qualcosa ma Dean riprende a parlare prima che lei possa aprire bocca «Senti, facciamo che adesso ti siedi, ti calmi e ci parli di questo essere con tranquillità così possiamo pensare al da farsi».
 
Ellie non sembra avere tanta intenzione di dargli retta, ma alla fine lo fa; prende una sedia accanto a Sam – che nel frattempo ha smesso di avere il sorrisino compiaciuto sulla faccia quando si è reso conto che quello che ha detto l’ha spaventata a morte – e infila entrambe le mani nella tasca davanti della felpa, la schiena curva. Anche Dean prende una sedia e si mette tra lei e suo fratello che, a giudicare dalla faccia che ha, vuole chiederle qualcosa. «Ellie, come… come fai ad essere sicura che è lo stesso che ha ucciso tuo padre?» Ecco, appunto. «Magari ci sono altri esemplari in giro».
Lei sorride amara «Oh, sicuramente. Ma i Formichieri sono abitudinari nella caccia e noi ne abbiamo beccati due in Wyoming, che non è tanto lontano da qui. Non… non si muovono mai moltissimo e seguono la via delle montagne e dei boschi. Possono fare chilometri e chilometri in un solo giorno o sostare per intere settimane nello stesso posto».
«Ok… Quindi credi che… »
«Quello che papà non sapeva e che credo sia uno dei motivi per cui… per cui non c’è più è che queste bestiacce si muovono in branchi da due a sei. Viaggiano in coppie e se uno dei due muore, l’altro si discosta dal gruppo, se apparteneva ad uno, e brancola letteralmente nel buio, vaga… vaga più allo scoperto. Un po’ come i pappagalli inseparabili, che muoiono dopo poco quando lo fa il loro compagno. [1] Il Formichiere sopravvive, ma è perso e meno… meno attento di prima».
Dean la guarda, sorpreso dal suo corposo bagaglio di conoscenze «Tutte queste cose te le ha dette Jim?»
Ellie si morde il labbro inferiore, le mani intrecciate in grembo «Molte, ma poi io ho… ho continuato a fare ricerche quando lui è… è morto. Volevo trovare quel verme a tutti i costi e ho studiato bene tutte le sue carte più altre nozioni che ho trovato in internet e in alcuni libri che mi ha prestato Bobby». Dean abbassa lo sguardo a quelle parole; ovviamente era all’oscuro di tutto. Un classico, di questi tempi. Per fortuna Ellie riprende a parlare prima che lui possa fare una battuta acida «Ne avevo perso le tracce subito dopo che papà è scomparso. Ho cercato dappertutto se ci fosse qualche morte nei dintorni del Wyoming… come ho fatto a non accorgermi che questa era così sospetta… » si passa una mano sul viso, scostando poi i capelli e portandoli indietro. È come se stesse parlando da sola. «Walden non è affatto lontana dai boschi [2], avrei dovuto pensarci».
«Forse perché Anthony Collins è morto in un centro abitato» è Sam a parlare ed Ellie alza gli occhi nella sua direzione, come rapita dalle sue parole «Hai detto che si nasconde nelle foreste. Sicuramente non ti è saltato all’occhio per questo motivo».
 
Lei continua a guardare suo fratello, le labbra strette in una linea sottile. Dean sa benissimo che Sam le sta dicendo così per non farle pesare questa cosa, per non farla sentire in colpa a causa di questa piccola svista e sa che, con quello sguardo e quell’espressione del viso, gli sta dicendo quanto gli è grata per questa sua specie di… “arringa difensiva”. In fondo, capita a tutti di perdere un dettaglio e Sammy ha fatto bene a tentare di rassicurarla.
 
Ellie tira su col naso, prendendo un bel respiro «È strano che l’abbia ucciso subito, comunque. Di solito rapiscono le vittime e, quando ne hanno tre o quattro, le sventrano e sono a posto per un bel pezzo».
«Gli piacciono le ammucchiate, allora… chiamali scemi» Sam, stranamente, fa un mezzo sorriso alla battuta di Dean, mentre lei rimane più seria. «In sostanza sì. E non ne prendono mai uno alla volta… sì, dev’essere quello che ha ucciso papà, ha perso la bussola. È spaesato e confuso e agisce a seconda di quello che gli suggerisce l’istinto. Forse è arrivato in città e questo l’ha disorientato ancora di più».
È praticamente partita per la tangente; Dean la guarda e nei suoi occhi vede una sorta di luce, come se questa fosse diventata una sfida. Forse è il suo modo di mettere da parte la paura e affrontare la faccenda.
 
Sam le sorride appena «Vuoi fare altre ricerche?»
Ellie deglutisce e li guarda con fare colpevole «No, aspetta, non… non posso mettervi in questo casino, n-non è giusto coinvolgervi, io—»
«Ma ci siamo dentro anche noi» Sammy le sorride più convinto, allungando una mano per accarezzarle un braccio «Non siamo venuti qui per il mostro di Jim, ci siamo capitati per altri motivi e ci siamo trovati in questa faccenda. Di certo non ce ne andremo prima di averla risolta».
L’occhiata che Sam scambia con suo fratello è terribilmente eloquente; dura praticamente un attimo, ma Dean è totalmente d’accordo con Sammy e annuisce velocemente, cercando di fargli capire che ha ragione.
Sam lascia la presa su Ellie che piega le labbra in una linea sottile, poi stringe le spalle e annuisce più convinta «Ok. Allora… sì, cerchiamo qualcosa. Magari sei occhi sono meglio di due» e, a quelle parole, guarda Dean che però non fa una piega. Ha l’impressione che lo abbia detto apposta, perché per una volta vuole coinvolgerlo nelle sue cose. Non ne è del tutto sicuro, ma la parte di lui che non è arrabbiata – perché ancora gli girano e parecchio per la storia di ieri sera – gradisce questo tipo di premura.
 
*
 
È stata una giornata molto… impegnativa, in un certo senso del termine. Hanno passato tutto il tempo tra libri, computer e appunti, neanche fossero degli studenti modello.
 
Dean ha dovuto fare delle pause, ogni tanto, perché gli si stavano per liquefare gli occhi ogni tot ore. Ogni intervallo, però, è stato utile, perché è sempre andato a prendere da mangiare. Si è occupato di pranzo, cena e anche di un paio di merendine fuori pasto che male non fanno, anche se Sam se n’è lamentato – ogni tanto sembra tenerci a ricordare a Dean che non è altro che una donnetta isterica – perché ovviamente quando gli sembra di mangiare troppo deve rompere le palle sennò non è felice, ma Dean non ci ha badato molto.
 
Ci teneva soprattutto che fosse Ellie a mangiare, perché ultimamente le cose andavano meglio con il cibo e, anche se non ha ripreso il regime di prima, comunque s’impegna di più e vorrebbe che mantenesse questo andamento. La sua non è una fissa, ma devono affrontare una caccia importante e l’ha già visto che è molto presa, che si scorda anche gli orari dei pasti, tanta è l’agitazione e la frenesia di fare tutte le cose per bene per uccidere il bastardo che ha fatto fuori Jim il prima possibile, ma non per questo deve trascurarsi. Per i gusti di Dean, in passato l’ha già fatto troppo e, checché ne dica Sam, prendere qualche chilo non fa male a nessuno. Soprattutto per chi, come Ellie, ne ha persi tanti in seguito a una batosta grossa come la perdita del padre.
 
Per tutta la giornata, lei ha fatto finta che la loro litigata non fosse mai avvenuta e Dean, di conseguenza, ha fatto lo stesso, ma non gli è affatto passata la rabbia, anzi. Mentre ascoltava lei e Sam fare ipotesi più accurate su questo Formichiere – tutti e tre concordano sul voler trovare più informazioni possibili per non fare la fine di Jim, praticamente –, ogni tanto si estraniava da quei discorsi e la sua mente volava lontano, a cercare un motivo valido per il quale Ellie abbia deciso di non parlargli di tutto quel casino con Jim, della grossa cicatrice che ha sulla coscia destra.
 
Avrebbe fatto una sciocchezza se lo avesse saputo, questo è sicuro. Sarebbe partito in quarta, lasciando capre e cavoli dove stavano – Sam compreso, perché sicuramente non sarebbe stato in vena di spiegare tutti i particolari – e l’avrebbe raggiunta, di corsa. Avrebbe anche fatto male a Jim se ci fosse riuscito, anche di questo è certo, perciò da una parte capisce la volontà di Ellie di tenerlo all’oscuro di tutto. Un po’ perché lei è fatta così e, certe volte, ci mette proprio un sacco a tirare fuori il rospo. Poi lo fa, eh – al contrario di Dean che fatica il triplo e spesso neanche riesce a liberarsi come dovrebbe –, ma non sempre i tempi sono brevi. Eppure c’è ancora qualche tessera mancante, Dean ne è certo e proprio non gli piacciono le idee che gli ronzano in testa.
 
Una di queste è che probabilmente ha altri segni, che quel coltello l’ha marchiata da altre parti e che lei non glielo ha voluto dire per non avere nuovamente una reazione furiosa da parte di Dean. O che non fosse la prima volta che Jim la picchiava, o magari quella è stata la prima di una lunga serie e questo spiegherebbe perché, ogni volta che Dean le chiedeva di vedersi, lei rispondeva di no: non era per badare a suo padre, ma per non mostrargli i segni della sua benevolenza. Perché Dean ci ha pensato un milione di volte che se l’avesse vista a un certo punto sarebbero finiti in un letto – o che, perlomeno, lui ci avrebbe provato. Perché è con il contatto fisico che le ha sempre dimostrato di volerla e ne aveva così tanta voglia che era impossibile che non sarebbe successo niente. Non perché fosse il suo pensiero fisso, ma diamine… dopo mesi separati sarebbe stato più che normale. Quindi non è da escludere che una delle motivazioni per cui lei non aveva alcuna intenzione di incontrarlo era proprio questa.
 
A Dean fa così rabbia pensarci, cazzo. Possibile che Jim non fosse contento di averla al suo fianco? Che uno come lui, che per diciassette lunghissimi anni non era a conoscenza di avere una figlia poi l’abbia trattata come se non fosse sua? Come se fosse un pezzo di carne da macello a cui dare ordini e da minacciare e picchiare a sangue se disobbediva?
 
Anche papà sa essere cattivo quando vuole, è vero, ma non si è mai spinto così oltre, così in basso da lasciare segni sulla pelle dei suoi figli. Più che altro di Dean, poi, che Sam l’ha toccato raramente e mai come faceva con lui con cui è sempre stato più severo, perché era il più grande e doveva prendersi ogni tipo di responsabilità quando lui era via: stare dietro a Sammy – tra i doveri rientrava anche quello di cambiarlo quando era praticamente un neonato e Dean gli ha tolto e rimesso tanti di quei pannolini che ha perso il conto –, far da mangiare, non aprire a nessuno e tenere sempre a portata di mano un fucile in caso ci fosse bisogno di sparare a qualche malcapitato che volesse far loro del male.
 
Quando Dean disubbidiva, però, anche se di poco – tipo che lasciava Sammy da solo per un pochino perché aveva bisogno d’aria e papà se ne accorgeva –, se al suo vecchio girava male gliene dava di santa ragione. Spesso solo sculacciate o schiaffi, ma un paio di volte ha tirato fuori la cintura e Dean ancora ricorda quanto gli faceva male su quel sederino che si arrossava per giorni e il dolore sembrava non diminuire mai.
 
Per questo capisce la vergogna di Ellie, davvero. Perché lui a Sam non ha mai detto niente delle maniere forti di papà, il tutto per non sporcare la figura già parecchio vacillante del padre rigido ma amorevole. Quello che non capisce è perché tenerglielo nascosto. Sarebbe molto meno arrabbiato adesso se non l’avesse scoperto così, praticamente per sbaglio. Gli sarebbe piaciuto che Ellie gliene avesse parlato, almeno per fargli capire che anche quello era uno dei suoi freni, ma evidentemente non lo riteneva così importante.
 
Si siede sul letto della loro stanza – e stasera avrebbe quasi preferito dormire con Sam, anche se si sente uno stronzo a pensarla così – e ascolta lo scalpiccio di piedi di Ellie uscire dal bagno e avvicinarsi. Dean tiene la testa bassa, allungando un braccio per togliersi uno scarpone.
Lei rimane immobile al suo fianco; è piuttosto sicuro che presto gli dirà qualcosa «Sei stanco?» ecco, preciso. Annuisce senza risponderle a parole. Non è che oggi abbiano parlato tanto di qualcosa di diverso dal Formichiere, ma magari adesso è stanca e non ha voglia di discutere. Dean lo spera vivamente. «Sai, mi… mi dispiace mettervi in mezzo a tutto questo. Anche se ci siamo finiti per caso, io… io non volevo—»
Dean alza la testa di scatto e la guarda accigliato «Aiutarti è quello che volevo fare dall’inizio. Non pesa né a me né a Sam» ed è davvero assurdo che lei si faccia ancora tutte queste cazzo di paranoie a riguardo. Che ci sta a fare insieme a lui se ogni volta che devono collaborare è un cazzo di problema?
 
Lei si morde le labbra per poi sorridere appena. Dean torna a slacciare l’altra scarpa, la testa nuovamente bassa, e si scosta bruscamente quando si rende conto che Ellie si sta avvicinando di più. Non ha intenzione di giocare alla coppia di fidanzatini felici stasera, perciò ha bisogno di allontanarsi. Si alza in piedi e fa un paio di passi, la schiena diritta. La sente sospirare appena alle sue spalle. «Sei ancora arrabbiato?»
Dean si volta e la guarda «Certo che sì».
Lei tira le labbra in una linea sottile, rigirandosi le dita, le braccia lungo i fianchi. Sembra una bambina che sta per essere mandata in punizione e a Dean farebbe quasi tenerezza se non fosse tanto incazzato. «Credevo che ti fosse passata. Mi hai… mi hai parlato normalmente per tutto il giorno».
Gli sembra di tornare a quando la chiamava dopo un paio di giorni di silenzio dopo un litigio e faceva finta di aver ricevuto delle sue telefonate per avere una scusa con cui attaccare il discorso. «Abbiamo parlato di mostri. Non dei tuoi segreti».
Si rende conto di essere brusco, ma non può farci niente: è più forte di lui, è troppo nervoso per questa storia. Ellie abbassa gli occhi per un attimo. «Allora suppongo tu voglia sfogarti. Se è così… beh, fallo. Ne hai tutto il diritto».
 
Si siede sul letto, le mani intrecciate sulle gambe, e Dean sa benissimo che se non fosse così arrabbiato abbasserebbe immediatamente il tono perché gli fa tenerezza così un po’ rannicchiata su se stessa, con la testa bassa e le dita della mano destra che stringono le altre nervosamente. Sembra una bambina che sta per essere sgridata.
 
Dean incrocia le braccia al petto, cercando di non distrarsi e di tornare al punto della questione «Beh, io… io sono arrabbiato perché non capisco perché non me ne hai parlato. E… e soprattutto perché hai aspettato tanto e ho dovuto scoprirlo da solo, cazzo. L’avevo capito che mi nascondevi qualcosa, ma non… non pensavo fosse una cosa così».
«Io volevo dirtelo, solo… solo che non ho trovato il coraggio».
«E che stavi aspettando? Che me ne accorgessi da solo, come è effettivamente successo?»
Ellie stringe le spalle, la testa di nuovo bassa «Mi dispiace».
Dean inspira forte, sentendo un fiume di rabbia scorrergli addosso. «Cristo santo, mi stanno frullando così tante idee dentro la testa che… » fa una pausa, decidendo di sputare il rospo «Per esempio, mi… mi sembra assurdo che quel verme abbia sguainato il coltello di punto in bianco, che prima non l’abbia fatto scattare niente. Il che mi fa pensare che… » inspira dal naso, costringendosi a terminare il discorso «Che non era la prima volta che ti picchiava. Non è così?»
Lei sorride amara e scuote la testa «Dean… »
«Rispondimi e basta». La guarda mordersi le labbra, nervosa. Poi stringe le spalle e Dean scuote la testa; ora sì che gli girano sul serio. Allarga le braccia «Ecco, cazzo. Lo sapevo! Per quale cazzo di motivo non mi hai detto niente?»
Ellie incrocia le gambe e lo guarda negli occhi «Ti ho detto la cosa peggiore e hai reagito malissimo. Per questo ho omesso altri particolari».
Dean sospira «E quante volte è successo?»
Lei muove ancora le gambe, la testa nuovamente bassa «Tre volte» e Dean, a quelle parole, scuote il capo ancora una volta, amareggiato. Si sente davvero deluso. «Quindi mi hai preso per il culo per tutto il tempo».

Ellie alza gli occhi di scatto, l’espressione imbronciata «Non è vero!»
«Ah no? Vogliamo parlare di quando non volevi vedermi? Scommetto che era per questo, perché poi me ne sarei accorto, non è cosi?»
La vede boccheggiare per qualche istante «I-in parte è vero, sì. Ma non ti ho mai voluto prendere in giro, io—»
«E immagino sia anche uno dei motivi per cui non vuoi venire a letto con me».
La guarda stringere gli occhi, la fronte aggrottata «Scusa tanto se ho bruciato il corpo di mio padre da un mese e l’ultima cosa che ho voglia di fare è scopare. Se lo vuoi fare con un pupazzo gonfiabile fa pure, fuori puoi trovarne a migliaia, ma pensavo che ti fossi stancato di infilarlo in un buco qualsiasi e volessi qualcosa di serio con me».
Dean stringe gli occhi; non comprende bene cosa Ellie gli sta dicendo. «Che vuoi dire con questo?»
«Che adesso sarei come una bambola, perché non ci starei con la testa e non voglio che succeda così, va bene?» respira forte, come dopo una corsa veloce «Mi sembrava di avertelo già spiegato. Non è il momento adatto. Perché è l’unico problema che ti viene sempre in mente?»
«Non è questo. Guarda che—»
«Pensi che avrei cercato qualcuno se non ci fossi stato tu? Che dopo quello che è successo avrei tutta questa voglia di provare a costruire qualcosa con un estraneo, con una persona diversa da te? Tu sei speciale, per me. Mi sei stato accanto e io… io non ti ringrazierò mai abbastanza, ma sono… sono riuscita ad aprirmi perché abbiamo un passato insieme. Non l’avrei fatto con chiunque» fa una pausa, rigirando ancora le dita tra loro «Chi mi stava vicino quando la mamma ha cominciato a stare male non può dire lo stesso. Perciò… non ti dico di ritenerti fortunato, perché in questo momento stare con me è difficile e lo capisco. Però… però se lo vuoi fare davvero devi avere pazienza. Io ti ho chiesto solo questo, Dean. Nient’altro».
 
Dean si lecca le labbra. Non sa come abbiano fatto a passare dal discorso precedente a questo, già non se lo ricorda più, ma… beh, vederla così gli fa male. E parecchio. Forse però è l’unico modo per risolvere le cose, per non rovinare quello che di bello stanno cercando di costruire.
 
Ellie tira su col naso e riprende a parlare. «Se mi vuoi lasciare perché non… perché non riesci a superare questa cosa, o perché spesso sono nervosa ed ho bisogno di tante certezze per andare avanti… va bene, io non discuto. Ci rimarrei male, ma penserei che lo fai perché stai meglio così e mi andrebbe bene comunque. Però vorrei farti notare che quando non mi hai detto che stavi per morire io ti ho perdonato. Non so dire quale delle due bugie sia più grave, ma anche tu mi hai nascosto delle cose ed io ci ho sempre messo una pietra sopra perché ci tengo a te e quando stiamo insieme quello che mi dai supera tutto il resto» si morde il labbro, fissandolo intensamente «Io… io non lo so perché siamo finiti così. So solo che ci siamo nascosti delle cose, forse per non ferirci o per non darci preoccupazioni a vicenda, perché eravamo lontani e non potevamo affrontarle insieme. Ora che possiamo, mi piacerebbe che mettessimo da parte tutte queste sciocchezze e pensassimo a stare bene. Sempre se tu sei d’accordo e se lo vuoi. Sennò io faccio le valige e non mi vedi più».
Dean deglutisce; la sola idea lo spaventa a morte. Fa un passo verso di lei «Ellie… » che alza una mano nella sua direzione, come a volerlo fermare «Devi fare quello che ti fa sentire meglio, Dean. Non devi sentirti forzato e non devi sopportarmi per forza. Se pensi che staresti meglio senza di me va bene».
 
Ellie incurva le spalle e lui non ce la fa più a sentire questi discorsi. Certo, non sono così assurdi se pensa a come si sono messe le cose ultimamente, ma nonostante questo, anche se è ancora arrabbiato, di certo non ha alcuna intenzione di lasciarla. Quello che ha fatto non è così grave.
 
Prende fiato e si siede accanto a lei. «Questo non c’entra niente. Io non voglio lasciarti, ma vorrei che mi rendessi un po’ più partecipe di quello che ti succede. Voglio dire, non mi hai detto niente di Jim, del Formichiere… »
«Non pensavo fosse così interessante per te».
«… del fatto che hai continuato a fare ricerche da sola. Non m’interessa sapere tutto quello che fai. Non è importante, ma vorrei che mi parlassi, che mi mettessi al corrente delle cose» deglutisce mentre la guarda; lei fa altrettanto per qualche istante, gli occhi tristi. «Perché non mi hai parlato delle tue ricerche, per esempio? È una cosa importante, potevamo farla insieme».
Ellie abbassa la testa «Perché è pericoloso».
«E per te no?»
«Sì, ma… ne ho affrontati di mostri bastardi finora, ma questo è il più cattivo di tutti e non… non voglio che rischi la vita perché non… non voglio perderti. Non so se hai notato che non mi è rimasto molto altro» lo guarda intensamente con quegli occhi meravigliosi che adesso sono pieni di paura e angoscia «Preferirei che mi lasciassi e sopravvivessi piuttosto che vederti morire per mano di quel coso».
Dean fatica un po’ a rimanere serio, ma lo fa comunque. «Non mi accadrà niente».
 
Ellie stringe le spalle ed abbassa il capo; sembra pensarci su. Rimane in silenzio per una buona manciata di secondi, poi prende nuovamente fiato. «Non ti ho detto niente di quella storia di papà anche perché quando sei venuto da Bobby e hai visto il livido che avevo sulla faccia hai fatto una scenata» Dean sospira nervosamente ed Ellie stringe il bordo del materasso con le dita, tornando a guardarlo negli occhi «Non puoi fare niente per questa cosa. Non potevi prima e di certo non puoi adesso, visto che papà non c’è più».
«Avrei potuto aiutarti se me lo avessi detto, è questo che vorrei farti capire».
Lei aggrotta la fronte «Aiutarmi a fare cosa?»
«A scappare da quel maniaco, per esempio!»
Sorride amara «È tutto un po’ più complicato di così. E poi non era quello che volevo».
Dean la guarda, visibilmente perplesso «Ti piaceva farti picchiare?»
«Non ho detto questo» lo fissa, la fronte più aggrottata «Devi smetterla di sentirti in colpa per questa cosa. Sembra che il tuo unico pensiero sia quello di vendicarti di… di qualcosa invece che provare a starmi vicino. Voglio… voglio che tu sappia tutto di me e se non te ne ho parlato prima è perché avevo paura e non me la sono sentita».
Dean continua ad osservarla, perplesso «Di cosa avevi paura? A me sembra di averti sempre ascoltata».
Lei stringe le labbra in una linea sottile «Ed è così. Tu… tu sei una brava persona, davvero, e io sto bene con te, ma tendi ad arrabbiarti facilmente. E sapevo che lo avresti fatto ma io non… non… » prende ancora una volta un bel respiro, stringendo le spalle «Gli sono rimasta accanto fino alla fine perché, come ti ho già spiegato, ad un certo punto è cambiato. Non era un padre modello, è vero, ma… ma tu non sai cosa significa vivere gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza sapendo che hai un padre da qualche parte nel mondo e non poterlo abbracciare, o andare a scuola quando tutti i tuoi compagni hanno un papà che può andarli a prendere e tu spesso sei da sola o con la mamma. Lei era speciale e non mi ha fatto mai mancare niente, ma questo è sempre stato il mio pallino fisso e io… io volevo solo godermi il tempo insieme. Ho dovuto subire delle cose per raggiungere un equilibrio ed è stato… spaventoso, a volte, ma quando avevo paura prendevo il telefono e chiamavo te e mi sentivo un po’ meglio» gli sorride appena, gli occhi quasi lucidi «Forse non capirai mai quello che ti sto dicendo, ma non è della tua rabbia che ho bisogno in questo momento. Vorrei che tu comprendessi… o che ci provassi. E se proprio non puoi farlo, che almeno mi dessi un po’ di conforto».
 
Dean continua a osservarla. Non sa cosa risponderle, perché tutto quello che gli ha appena detto è vero e lui dovrebbe comportarsi diversamente. In fondo, questa dev’essere una magagna bella grossa per lei che ha vissuto per tanti anni con una madre a suo dire perfetta che probabilmente non l’ha sfiorata neanche col pensiero – o comunque non come ha fatto Jim, sfregiandola e facendole così male –, quindi sì, decisamente dovrebbe essere più comprensivo, ma adesso è ancora troppo arrabbiato per provare ad essere gentile. Gli ci vuole un po’ di tempo per digerire questa cosa, nient’altro. Lei gliene ha chiesto tanto per un sacco di cose, non si farà problemi ad aspettare un po’.
 
C’è così tanto da aggiustare tra di loro, così tante cose di cui parlare e da raccontarsi e lui, o almeno una parte di lui, è convinto che andrà bene, perché in fondo è sicuro che Ellie non gli ha mai voluto nascondere nulla troppo a lungo e, in fin dei conti, neanche lui è stato cristallino con lei in certe occasioni.
 
Si lecca le labbra e deglutisce «Io… io credo di aver bisogno di sapere cos’è successo, però. Se non te la senti adesso non fa niente, ma mi sta scoppiando la testa a forza di cercare di capire che altro ti ha fatto e mi piacerebbe saperlo da te».
Ellie alza il capo e lo guarda, poi stringe le spalle e Dean la osserva mordersi appena le labbra prima di ricominciare a parlare. «Quando… quando l’ho trovato io sono stata chiara fin da subito. Volevo che mi trattasse con rispetto e gli ho detto che se non ne aveva intenzione me ne sarei andata, perché doveva ascoltarmi e non ero la sua soldatessa personale. Lui all’inizio è stato d’accordo e mi ha detto che non mi avrebbe dato ordini come prima, poi… poi però ha fatto tutt’altro e io ero stanca di stare zitta, così… » fa una pausa seguita da un piccolo sospiro «Così ogni volta gli rispondevo e spesso lo facevo a tono, perché mi faceva rabbia il fatto che non capisse che avevo bisogno di essere trattata come una persona, non come un burattino. Soprattutto da lui che era mio padre. Ha resistito un paio di volte, poi… poi una volta mi ha dato uno schiaffo forte, sgridandomi perché secondo lui volevo imporre le mie idee in modo troppo autoritario e che mi avrebbe messo in riga a suon di botte se la mamma non aveva avuto la prontezza di farlo al momento giusto» prende fiato dopo aver detto tutte quelle cose velocemente, come se dovesse liberarsene il prima possibile. «Era solo uno schiaffo, ma… ma la mamma non mi aveva mai toccata. Mi sgridava quando le sembrava giusto, ma era convinta che con il dialogo io avrei capito meglio i miei sbagli e per questo non aveva mai avuto il bisogno di menarmi. Per lui, però, me le meritavo proprio» sorride amara, tirando su col naso «Io ci sono rimasta male e per… per un po’ sono stata buona perché avevo paura che lo rifacesse. È passato un po’ di tempo e mi… mi ha detto di andare a caccia da sola e lì non c’ho visto più, ma l’ho scontata di nuovo. Mi ha… mi ha guardata con così tanta rabbia che… che se ci penso mi vengono ancora i brividi» Ellie si sposta i capelli dal viso, portandoli indietro con una mano e stavolta ciò che segue è un grosso sospiro «Mi ha detto solo che doveva insegnarmi le buone maniere e mi ha fatta stendere sul letto, sdraiata a pancia in giù e mi ha sculacciata, dicendomi che ero come una bambina da istruire, che faceva così per questo. Ho passato tutto il tempo a pensare a cosa avrebbe detto la mamma se lo avesse visto, se mi… se gli avrebbe dato torto o ragione» tira nuovamente su col naso e rimane in silenzio per lunghi istanti «Il resto lo sai».
 
Dean non dice più nulla, sentendo come un grosso nodo al centro esatto della gola che gli impedisce di tirare fuori qualsiasi parola. L’attira a sé, mettendole un braccio dietro la schiena; le bacia una tempia e solo dopo Ellie si accoccola nel suo abbraccio, affondando la testa sul suo petto e stringendolo a sua volta. Lui lo fa un po’ più forte, cercando in un certo senso di darle forza e di rassicurarla il tanto che basta. Sa che non è molto e che, anzi, dovrebbe fare molto di più, ma non riesce, ancora troppo scosso dalle immagini che gli si sono affollate in testa.
 
Ora può smetterla di farsi film mentali. Ora sa che quello che è successo in realtà ad Ellie è quasi più spaventoso delle sue fantasie e la cosa non lo consola affatto.
 
*
 
Butta fuori molta aria dal naso in modo nervoso prima di aprire gli occhi e accomodarsi meglio, appoggiando una mano sotto la sua guancia destra, tra la testa e il cuscino.
 
Si sente stanca, la testa pesante e sa che dormire un altro po’ le farebbe davvero bene, ma non riesce più a prendere sonno perciò si è arresa, convinta che aspettare pazientemente l’arrivo del mattino e il suono della sveglia sia la cosa migliore da fare.
 
Ellie si guarda intorno, cercando di osservare con attenzione la stanza in cui si trova nonostante veda tutto malamente a causa della poca luce: è molto simile a quella che avevano prima lei e Dean, i colori della tappezzeria sono quasi gli stessi, ma c’è un letto in più e questo cambia leggermente l’assetto dell’ambiente, rendendolo un po’ meno spazioso.
 
Sì, perché da quando hanno parlato, ormai tre giorni fa, Ellie ha chiesto a Dean di spostarsi e venire a dormire nella stessa stanza di Sam. Non ci ha girato intorno: è vero che i soldi cominciano a scarseggiare – sia i suoi che quelli di Dean, che però ha un modo più “efficace” di procurarseli perciò si lamenta di meno –, ma il problema principale – almeno per Ellie – è che forse hanno bisogno di mettere un po’ le distanze, di riassestare il rapporto in modo un po’ più equilibrato. Se avranno voglia di stare da soli di certo non gli mancherà il modo di farlo, come quella volta che sono usciti insieme e hanno trascorso una bella serata. In fondo, il fatto che si vedano ogni giorno e passino tutta la giornata insieme non è proprio un toccasana per un rapporto appena cominciato. Non lo sarebbe per nessuna relazione, neanche una avviata da una vita.
 
Dean non ha opposto resistenza. Ha capito le motivazioni di Ellie e neanche a lui è dispiaciuto così tanto, perché almeno può passare più tempo con suo fratello, soprattutto per la storia delle visioni. Poi, non è un segreto che Dean ci tenga a tenere d’occhio Sam e a passare del tempo con lui che, dal canto suo, non le è sembrato dispiaciuto di avere un po’ di compagnia, perciò tutto è filato liscio sotto questo punto di vista.
Tra l’altro, Ellie è sicura che Sam abbia captato qualcosa, ma non le importa. Sa che non è stupido e che gli sembrerà strano un cambiamento così dal giorno alla notte ma, davvero, per lei non ha alcuna importanza. Le interessa solo rimettere a posto le cose con Dean.
 
Sapeva che si sarebbe arrabbiato. Un po’ perché lo fa sempre quando Ellie si fa male – ancora ricorda la scenata che le ha fatto quando ha cacciato il suo primo lupo mannaro da sola –, ma a maggior ragione se il responsabile è Jim Davis che Dean non poteva vedere, soprattutto per come si comportava con lei.

Non voleva mentirgli. O almeno non voleva farlo così a lungo, ma non ha mai trovato il modo di parlargli apertamente. Non che non abbia avuto il tempo, perché ne hanno passato un sacco da soli nelle ultime settimane, ma era complicato perché aveva già previsto la sua reazione e non sapeva come prenderlo.

Parlare con Dean non è sempre semplice. A volte sì e, anzi, Ellie ancora si chiede come faccia a trovare il modo di sputare fuori certe cose con lui. Non sa come ci riesce, ma lui ha questo modo bellissimo e intenso di guardarla negli occhi che ad Ellie fa uscire di bocca quasi ogni verità. Altre volte, invece, è più complicato, come in questo caso, ed Ellie fa fatica ad escogitare il modo migliore per parlare apertamente. Per questa cosa, poi, l’ha trovato particolarmente difficile, proprio perché sapeva come avrebbe reagito Dean. Certo, facendoglielo scoprire da solo – anche se chiaramente non l’ha fatto apposta, tutt’altro – non ha migliorato la sua situazione, ma non è proprio riuscita a trovare le parole giuste. Non sapeva da dove iniziare, men che meno dove finire e ogni volta che Dean le chiedeva se c’era qualcosa che non andava, non riusciva a spiccicare una sola parola in merito.

Certo, adesso ha ragione ad essere arrabbiato. Anche se ad Ellie fa strano pensare che ci sta mettendo di più a perdonarla per questa storia che per quello che gli ha detto quando si sono rivisti e per il suo comportamento. Probabilmente è anche perché a Dean non piace essere messo in panchina e, con il suo silenzio, forse crede che Ellie gli abbia fatto questo, che l’abbia messo da parte. Non è così, e dovrebbe saperlo. Solo che è testardo e forse non vuole capire che Ellie l’ha fatto per proteggerlo, perché avrebbe fatto una sciocchezza e papà gliel’avrebbe sicuramente fatta pagare. Non voleva metterlo in pericolo.

Vorrebbe averglielo detto prima, aver sputato il rospo in tempi meno sospetti e avrebbe dovuto prevedere che lui aveva già intuito qualcosa in merito alla sua freddezza. Non ha mentito sotto quel punto di vista, comunque, neanche una volta. Perché è vero che non le sarebbe piaciuto farsi vedere nuda con una cicatrice di quelle dimensioni senza avergli spiegato nulla, ma è altrettanto vero che, a così poco tempo dalla scomparsa del suo papà, non se la sente di lasciarsi andare con qualcuno, anche se quel qualcuno è Dean e lo desidera tanto.
È inutile girarci intorno: Ellie lo vuole. Le manca tanto il contatto con la sua pelle calda e morbida, sentir scorrere le sue mani addosso e vederlo baciarla ovunque, i suoi occhi così rapiti da lei e da quello che sente quando sono uniti così nel profondo. Le manca tutto questo, ma non può fingere che il dolore che sente costantemente sia svanito, dissolto nel nulla. Sta meglio rispetto ai primi tempi, è vero, ma hanno ricominciato da zero e non se la sente di affrettare i tempi solo per accontentarlo e far cessare la sua astinenza. Non le sembra giusto neanche nei suoi confronti, perché è sicura che non ne sarebbe contento se la vedesse poco coinvolta in un momento così importante.

Ellie ci tiene tanto. Ci ha sempre tenuto, ma a maggior ragione adesso che sente di avere un rapporto vero con lui, che si stanno impegnando tanto per stare insieme e per costruire qualcosa di bello, quello che lei ha sempre voluto da che ha capito che poteva esserci di più tra di loro. Per questo vuole che sia speciale, che sia come una prima volta: romantica ed elettrizzante allo stesso tempo.
La prima volta tra di loro è stata un po’ così, ma c’era anche la paura – soprattutto da parte sua – di star correndo troppo o di rovinare tutto o che poi la mattina dopo si sarebbero resi conto che non avevano un futuro e che quindi era stata solo una notte fine a se stessa. Adesso è tutto ancora diverso, perché lei è sicura di quello che Dean prova per lei – anche se non lo ha mai ammesso espressamente, glielo ha fatto capire che ci tiene tanto –, perciò è solo questione di tempo e quando sarà il momento giusto andrà tutto a meraviglia. Ne è sicura.
 
Sospira forte, sbuffando aria dal naso e puntando gli occhi verso la finestra, situata oltre il letto di Sam.
Non dorme mai molte ore a notte. Spesso rimane in silenzio ad ascoltare Dean russare sommessamente – in queste ultime sere anche Sam –, con gli occhi spalancati che non hanno la minima intenzione di chiudersi. Anche adesso è così: le prime luci dell’alba si sono affacciate da un pezzo ed Ellie ha osservato il buio della notte lasciare spazio a una luce che, con il passare dei minuti, si sta facendo sempre più luminosa e intensa.

Dean continua a dormire tranquillo. L’abbraccia da dietro, tenendola stretta, un braccio attorno alla sua vita. Ellie lo sente sempre muoversi nel sonno, farsi più vicino, quasi avesse paura che lei dovesse sfuggirgli da un momento all’altro. Per fortuna con i gesti sa dirle ciò che sente meglio che a parole, quelle che a volte contraddicono quello che fa. Come in questo caso, che le ha urlato un sacco di cose in preda alla rabbia e adesso la stringe a sé come se volesse proteggerla. Forse non vuol dire niente, perché non ha badato molto a nasconderle che ce l’ha ancora con lei – non la bacia mai come prima, è meno “appiccicoso”, anche se lo è sempre stato pochissimo soprattutto in presenza di Sam, e non si ferma mai a chiacchierare troppo a lungo a meno che non si tratti di qualcosa che riguarda il Formichiere –, ma Ellie lo prende come un piccolo segno positivo, come se, in realtà, nel suo inconscio sapesse già che non è poi così tanto arrabbiato.
 
Pensava davvero che l’avrebbe lasciata, l’altro giorno. O comunque che avrebbe voluto tagliare i ponti per un po’. Per fortuna non è andata così e adesso, anche se non è tutto come prima, perlomeno è migliorato un pochino: è meno scattoso e nervoso quando parla con lei, meno imbronciato. Forse tra qualche giorno andrà meglio.
 
Le sarebbe davvero dispiaciuto se l’avesse lasciata. Sarà che sperava tanto in un loro riavvicinamento e adesso, in linea di massima, le cose vanno molto meglio di quando si sono dovuti separare l’ultima volta e non l’aveva mai sentito così vicino come negli ultimi tempi. Il modo in cui lui le sta accanto per tutta questa storia di papà… lo trova davvero dolce, anche se per certi versi questa parola non gli si addice. Nonostante tutto, però, non può evitare di ripensare al fatto che potrebbero fare anche di meglio se Ellie non si fosse bloccata così.
A volte, nelle notti che passa insonni come questa, pensa che forse basterebbe voltarsi e infilare una mano nei suoi boxer per far andare le cose per il verso giusto. Lui sicuramente ne sarebbe contento. Ogni tanto – ma negli ultimi tempi sempre più raramente – pensa che forse lui non aspetta altro, ma poi si pente sempre di quei pensieri, perché sa quanto le è stato vicino e quanto continui a farlo sempre, cercando di non farle pressione. Anzi, Ellie si è accorta spessissimo di quanto si trattiene, di quanto fatica a tenere le mani a posto e sa che non lo fa con cattiveria, che la sua non è solo la smania di portarsela a letto, ma è perché è fatto così, è sempre stato così. Lo sa da che lo conosce, quindi apprezza il fatto che, nonostante la sua “indole”, si stia trattenendo. Vorrebbe solo avere meno complessi e lasciarsi andare, per sentirlo ancora più vicino.

Non è per il sesso in sé, perché di quello può farne a meno. Prima di Dean, è stata senza farlo per tanto tempo – anni, perché dopo Ben non ha più avuto rapporti con nessun altro –, perciò non è quello il problema.
 
Questo non significa che non le manca, ma neanche che sente una grossa astinenza. Vuole solo… ritrovare un giusto equilibrio; prima di tutto con se stessa, e poi con Dean.

L’aveva scombussolata parecchio l’atteggiamento di papà, così tanto che quando è diventato più “normale” pensava che fosse una strategia per tenerla tranquilla e per non avere delle “ritorsioni”, perché le ha fatto male e non solo fisicamente. Il danno morale, per una come lei che non era stata mai malmenata neanche da piccola, è stato immenso. Per mesi – e tuttora non è che la cosa sia passata completamente, altrimenti non crede che avrebbe avuto così tanti problemi a parlarne anche con Dean – ha avuto un impatto colossale su di lei, tanto da farle pensare di essere sbagliata e fuori posto. Più di sempre, perlomeno, perché non è che abbia mai avuto una grande autostima.

Poco dopo che papà l’ha picchiata la prima volta, ha chiesto un parere a Dean. Ovviamente senza farsi capire.
«Secondo te… secondo te sono una brava figlia?»
Lui inizialmente era rimasto in silenzio, forse per trovare una risposta adeguata. O forse per sforzarsi a non mandarla al diavolo «Beh, vorrei ricordarti che dopo tutto quello che ti ha combinato sei ancora lì a cercare un punto d’incontro. Un’altra lo sai da quanto l’avrebbe mandato affanculo?»
Anche Ellie ci aveva riflettuto su prima di rispondere. «Quindi pensi… che mi sto comportando bene con lui?»
«Non vi vedo come prima, perciò vado a sensazioni. Ma il tuo atteggiamento non è cambiato, quindi… quindi sì, penso proprio di sì. E se Jim non ha ancora capito che gli è capitata la figlia più paziente e tenace del mondo vuol dire che è un coglione. E che non ti merita. Anche se questo, a dire la verità, io lo penso da un bel po’».
 
Ellie sorride al ricordo di quelle parole, spostando la sua mano per appoggiarla su quella di Dean che le stringe la vita. Non sa come cavolo avrebbe fatto senza di lui in quei momenti, perché anche se non gli diceva nulla di quello che papà le faceva, aveva sempre una parola di conforto, le diceva quello che lei avrebbe voluto sentirsi dire ed è sicura che non lo faceva tanto per, ma perché quelle cose le pensava veramente.
È davvero una bella persona ed Ellie è così felice di riaverlo nella sua vita che vuole fare tutto il possibile per tenerselo stretto. E spera tanto di donargli un po’ della serenità di cui lui ha bisogno, quella che regala sempre a lei.

Il suono della sveglia di Sam interrompe il flusso dei suoi pensieri. Ellie, di riflesso, chiude gli occhi, fingendo di dormire ancora. Dopo qualche istante la musichetta – una di quelle tranquille – cessa; evidentemente Sam ha allungato un braccio verso il comodino, posizionato alla destra del suo letto, per spegnerla.
Dean la stringe un po’ più forte con il braccio sinistro, grugnendo appena. Resta in quella posizione per un po’ ed Ellie rimane immobile; poi lui si scosta e lei lo sente sdraiarsi al suo fianco, probabilmente a pancia in su, anche se da quella posizione non può vederlo. Sbadiglia «Sammy che ore sono?»
«Le sette. La colazione oggi tocca a te» la voce di Sam risulta ovattata alle orecchie di Ellie, come se avesse nascosto la testa sotto le coperte o addirittura sotto il cuscino.
«Che palle» Dean brontola e, dopo qualche istante, Ellie si sente scuotere per un braccio. Si volta verso di lui, fingendo di essersi appena svegliata – gli occhi piccoli e infastiditi dalla luce – e lo trova a guardarla severo. Si stropiccia gli occhi «È già ora di alzarsi?»
«Sì. Dai, sveglia. Intanto vado a prendere la colazione».
 
Ellie annuisce e non ci pensa neanche ad allungarsi verso di lui per una coccola perché è già lontano, seduto sul bordo del materasso con le spalle curve e le mani a scompigliarsi i capelli per poi alzarsi e chiudersi in bagno.
Vorrebbe non rimanerci male ogni volta, invece è così. Da qualche mattina a questa parte, questa è la nuova routine e se si sveglia subito o finge di continuare a dormire non cambia nulla: Dean afferra con una mano il suo braccio e la scuote leggermente, le dà il buongiorno più o meno a mezza bocca e si alza, quasi senza degnarla di uno sguardo. A lei, invece, la loro routine mattutina manca: lo spegnere la sveglia e il sorridersi prima di scambiarsi qualche bacio insieme al buongiorno. Sono gesti insignificanti, forse, ma Ellie si era abituata a riceverli e ora ne sente la mancanza.
 
Quel che è più brutto, però, è che non può neanche reclamare le sue attenzioni o urlargli che la sta trascurando, perché sa benissimo che non è così e che, anche se fosse, Dean avrebbe tutte le ragioni per farlo. Deve solo aspettare che si sbollisca un po’.
 
Si mette a pancia in su, osservando un po’ meglio la stanza illuminata dal sole mattutino.
Prima o poi si abituerà all’idea del letto in più. Certo, quando erano solo lei e Dean ce n’erano sempre due, ma ora che dormono insieme la sua prospettiva è un po’ cambiata.

Si volta verso il letto su cui giace Sam; aveva ragione, ha proprio la testa sotto il cuscino. Sorride a quell’immagine buffa e gira ancora la testa quando la porta del bagno scatta e ne esce Dean. La guarda e lei gli sorride prontamente, anche se lui non ricambia. Si avvicina verso una sedia su cui ha appoggiato i suoi vestiti e afferra i pantaloni «Sam! Non rimetterti a dormire» Sam grugnisce appena in risposta e Dean infila i pantaloni e s’incammina verso il letto del fratello mentre si allaccia la cintura. Guarda Ellie e allunga un po’ il collo, facendole capire che vuole il cuscino accanto a lei che recepisce il messaggio e glielo lancia. Dean l’afferra prontamente e si morde il labbro inferiore, gli occhi furbi; si avvicina ancora al letto di Sam, facendo piano. «Sammy!» Lo chiama più forte e Sam alza la testa, riemergendo da quella nuvola di coperte. Non fa in tempo neanche a chiedere al fratello cosa vuole, però, perché Dean gli scaglia contro il cuscino e il povero Sam rimane immobile, con gli occhi mezzi socchiusi e un’espressione contrariata.
Mugugna indignato «Perché non mi lasci dormire in pace altri cinque minuti?»

Ellie si mette a ridere di fronte a quella scena – le piace sempre vedere i due fratelli scherzare in questo modo – e Dean rifà il verso a Sam, poi sorride.
 
Ellie s’incanta a guardarlo. Talvolta vorrebbe fermare il tempo per immortalare il suo sorriso: è così bello e luminoso ed è un vero peccato che spesso duri poco più di qualche attimo. Da quando c’è anche Sam, però, va un po’ meglio e Dean è visibilmente più rilassato, più felice. Non come Ellie vorrebbe vederlo sempre – anche perché John è ancora disperso chissà dove e questo incide moltissimo sul suo umore, per non parlare delle visioni e degli strani malesseri che Sam ha ogni tanto –, ma è sicuramente contenta di vederlo più tranquillo di quando suo fratello era lontano. La sua presenza gli fa davvero bene.
 
Lo osserva prendere la camicia a quadri marrone – anch’essa appoggiata sulla sedia – e infilarla sopra la maglietta nera. Si avvia verso la porta e mette anche la giacca «Prendo il solito, giusto? Cornetti e caffè. Fatevi trovare in piedi quando torno».
Ellie annuisce e si tira su con la schiena, appoggiandola poi alla testiera del letto. Si stiracchia appena, sentendo le gambe un po’ intorpidite e poi si mette a sedere, stringendo con le mani il bordo del materasso. Osserva Sam ancora raggruppato tra le coperte, si avvicina all’armadio per prendere un paio di pantaloni della tuta grigi e una canottiera verde chiaro e va in bagno, così da poterglielo lasciare libero dopo.

Si sciacqua il viso e si guarda per qualche istante, scrutando un po’ nei suoi occhi.
È stanca, e non sono solo le occhiaie a dimostrarlo. In questi giorni stanno facendo il possibile per cercare di trovare il Formichiere, ma non è semplice. Quel verme è maledettamente furbo, si nasconde nei boschi e nei luoghi più impensati e non ha fatto altre vittime, perciò sta diventando sempre più difficile rintracciarlo, ma Ellie non ha alcuna intenzione di perderlo un’altra volta.

Quando papà è morto, più di una volta è tornata in quel maledetto capanno per vedere se aveva lasciato delle tracce, se ci fosse modo di recuperarlo visto che era fuggito tra le fronde ed Ellie era troppo presa da papà e dal volerlo tenere in vita per inseguirlo nel buio.
 
Anche per questo si era allontanata da Caleb, per cercare quel maledetto da sola, ma non è arrivata comunque a nulla. Spera che almeno stavolta le cose vadano meglio, anche se ha una paura fottutissima che ci vadano di mezzo anche Sam e Dean che sono così testardi da non darle retta, anche se lei lo dice per il loro bene.
Da una parte Ellie apprezza tantissimo il loro aiuto, ma dall’altra spera tanto che non debbano rimetterci la vita. Non se lo perdonerebbe mai. 
 
Si toglie la maglietta lunga blu, infila il reggiseno e la canottiera e poi, seduta sulla tazza del water, toglie i pantaloncini gialli. Il suo sguardo corre sulle sue gambe velocemente, troppo, fino a fermarsi sul lato esterno della sua coscia destra dove spicca quel segno, quella striscia verticale di pelle leggermente a rilievo. Ellie ci passa su le dita quasi con timore, come se quel lembo di pelle fosse vivo e spaventoso sotto i suoi polpastrelli.

Anche se è ormai rimarginata, è una ferita che sanguina ancora tantissimo. Ellie probabilmente non dimenticherà mai l’umiliazione e lo sconforto che ha sentito in quegli istanti, la sensazione del sangue scivolarle giù da lì fino alle gambe e correre lento sulla sua pelle. Non era la prima volta che rimaneva ferita gravemente, ma questa aveva decisamente un altro sapore, considerando chi era stato l’artefice. Non un mostro, non un lupo mannaro come quando c’era stato Dean a salvarla o una qualsiasi altra creatura pulciosa, ma il suo papà, la persona che più di tutte avrebbe dovuto proteggerla. E questa era – ed è tutt’ora – l’idea più mortificante di tutte.

Ricorda i minuti immediatamente successivi a quella scenata come tra i più brutti della sua esistenza: la sensazione di dolore, le fitte e il panico, perché come si toccava si vedeva le mani sporche del suo stesso sangue e l’impotenza di sapere che l’unico a cui avrebbe potuto chiedere aiuto era lo stesso che l’aveva ferita.

Come faceva a dirlo a Dean? Come poteva spiegargli la vergogna e il panico che sentiva all’idea di dover curare il brutto taglio che il suo stesso padre le aveva procurato? Come faceva a parlargli di un momento tanto doloroso per lei? Lo credeva impossibile e non sa neanche come sia riuscita a buttare fuori la verità dopo tutto quel dolore. Forse – anzi, sicuramente – è l’effetto che ha Dean su di lei, ma questa era una magagna troppo grossa da espellere, troppo soffocante.

Avverte il rumore della porta d’ingresso aprirsi e questo la distoglie dai pensieri. Dean dev’essere già tornato. Si sbriga a mettersi i pantaloni e si guarda un secondo allo specchio per allisciarsi alla meno peggio i capelli un po’ arruffati con le dita. Li sistemerà meglio più tardi, tanto di sicuro non usciranno neanche oggi.
 
Esce da lì e trova Sam seduto sul letto con i capelli tutti sconvolti; gli sorride appena e si avvicina a Dean che è in piedi accanto al tavolo, gli occhi impegnati a sbirciare nei tre sacchetti bianchi che ha portato. Si mette al suo fianco e allunga un po’ il collo per provare a sbirciare, ma non riesce perché lui è più veloce e gliene passa subito uno.
«Stamattina ti ho preso il cappuccino» Dean le porge anche un bicchierone bianco con una fascetta verde scuro e lei sorride più convinta. È ormai qualche giorno che preferisce il cappuccino al caffè perché è leggermente meno forte – non che il caffè le faccia male, ma se può evitare di ingerirne in quantità industriali magari la notte riuscirà a dormire un pochino di più. In questi giorni non ha sortito l’effetto sperato, ma sempre meglio provare.
 
Si morde il labbro inferiore mentre stringe di più quel bicchiere con le dita; vorrebbe dire qualcosa in più di un semplice grazie – è una sensazione che ha spesso negli ultimi giorni, perché Dean continua a prendersi cura di lei nonostante tutto –, ma alla fine si limita a quello; lui neanche la guarda o le sorride. Si limita a prendere un altro sacchetto e lo lancia a Sam che afferra la sua colazione al volo con entrambe le mani mentre Dean si siede, aprendo il suo e scartando una bella brioche con la cioccolata. Ellie si pente ogni mattina di non prendere quella lì e di preferire quella alla crema, ma il bar che sforna queste delizie che hanno avuto la fortuna di scovare per il loro soggiorno qui a Walden ne fa di buonissime ed è difficile tradirle per un po’ di cioccolata.
 
Dean addenta la sua brioche «Beh, che faffamo oggi? Avete idee?»
Ellie si siede sul bordo del suo letto, stringendo le spalle «Di informazioni ne abbiamo a sufficienza, credo. Il problema è che scovare il nascondiglio di quel verme è complicato. Potrebbe essere ovunque».
Sam deglutisce e la guarda, un’espressione pensierosa dipinta sul volto. «Jim come aveva fatto?»
«Era riuscito a seguire le tracce del bambino. E di notte setacciavamo i boschi cercando qualcosa… poi abbiamo trovato un vecchio capanno abbandonato e abbiamo capito che era lì che lo teneva nascosto».
Dean espira forte «Ma noi non abbiamo alcun bambino da cercare».
Anche Sam è pensieroso «Potremmo metterci a esaminare i boschi vicini anche noi. Magari… magari salta fuori qualcosa».
Ellie stringe le spalle, ma Dean non sembra molto d’accordo «Ha attaccato in città ed Ellie ha detto che è sicuramente spaesato. Probabilmente si nasconde in qualche posto qui vicino, i boschi sono più distanti. Pensa a cosa faresti se ti sentissi braccato. Io cercherei prima un posto vicino per nascondermi e poi mi muoverei verso uno più lontano».
Lei sorride appena «Come a nasconditi e fuggi» e sia Sam che Dean la fissano in modo attento; ad Ellie è sembrato che abbiano mosso la testa nello stesso momento, ma forse si sbaglia. C’è da dire che, però, talvolta quei due sembrano sincronizzati. Li guarda, preparandosi a rispondere alla domanda implicita «È un gioco per bambini. Mentre uno conta, gli altri si nascondono in un posto a loro vicino, poi cambiano posizione quando pensano che nessuno li veda, allontanandosi ancora un po’ dalla base. [3] Poi ci sono altre regole… » i ragazzi continuano a guardarla un po’ spaesati e lei arriccia le labbra «Beh, è una variante del nascondino classico. E… e nemmeno io ci ho mai giocato, ma me lo ha spiegato papà perché quando era all’orfanotrofio—»
Le facce di Sam e Dean sono ancora più interrogative «Orfanotrofio?» lo domandano insieme ed Ellie fatica per un attimo a rimanere concentrata.
«S-sì. Ci ha… ci ha passato l’infanzia, perché i suoi genitori non lo volevano e l’hanno abbandonato» si ferma un attimo e li guarda aggrottando la fronte, riflettendoci su «Non lo sapevate?»
Entrambi scuotono la testa e Dean la osserva attento, come se questo nuovo particolare lo facesse riflettere su un qualche aspetto di una qualche faccenda mistica. Ellie dava per scontato che lo sapessero visto che lo conoscevano da molto più di lei che, invece, ne è venuta a conoscenza solo negli ultimi tempi, in una delle rarissime serate passate a fare due chiacchiere con papà. Non ricorda com’era venuto fuori il discorso, ma sapere cosa ha passato prima di diventare un cacciatore è stato interessante. E senza dubbio l’ha aiutata anche a comprendere certi suoi atteggiamenti.
 
Sam appoggia il suo bicchiere di caffè sul comodino e si mette seduto, le gambe penzolanti dal letto. «Allora proviamo a fare questo gioco con lui. Vediamo se riusciamo a prenderlo».
 

[1] Come su detto, i pappagalli detti inseparabili sono famosi per essere dei tipi fedeli in quanto si scelgono a vita e si dice che, quando uno dei due muore, l’altro, sentendosi solo, lo segue nel giro di breve tempo.
[2] La cittadina di Walden è praticamente circondata da riserve naturali e montagne; la più vicina è situata a poche miglia a sud ed è l’Arapaho National Wildlife Refuge.
[3] Non so se esiste realmente una “variante” del classico nascondino, ma ho pensato che i bambini in un orfanotrofio avessero abbastanza tempo e fantasia da creare un gioco simile per passare il tempo insieme.
  
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