A Tony e Peter.
LOVE IS A SMOKE
Ti scoppiano bolle di sapone
nel petto, impazzite e
frenetiche, una dopo l’altra, ti scoppiano vicino al cuore e
nelle orecchie ad
un ritmo forsennato.
Tum,
tum, tum.
I tuoi occhi diventano
lucidi e in gola senti un nodo che si scioglierà e ti
farà piangere e ti farà apparire ridicolo
più di quanto tu già non sia, più di
quanto tu non stia già sembrando.
Hai tanto, ti
è stato concesso anche troppo.
A te, è
stato concesso a te, proprio a te.
Ringrazia
silenziosamente e fingi di non provare nulla, tenta almeno di
assomigliare ad un adulto e smettila con questi sogni infantili, con
questi
desideri irrealizzabili, orripilanti.
Continua a baciarlo e
stai zitto, Dio, stai zitto, non dire una sola parola
oppure rovinerai tutto, farai crollare il zoppicante castello di carta
che ti è
stato donato dal cielo, che ti è caduto improvvisamente tra
le mani. Una bolla
di vetro in cui erano riflessi i tuoi più oscuri pensieri,
pensieri e speranze
che hanno preso vita dinanzi ai tuoi occhi, pensieri che ora ti
toccano, ti
abbracciano, ti alzano la maglietta e scoprono la tua schiena, la
accarezzano.
“Tony...”
Eppure tu non puoi
più farlo.
In piedi, davanti ad
un letto, davanti al suo letto, capisci che non puoi
più trattenerti, capisci che non potrai mai
più
trattenerti, non puoi, non puoi davvero, e
allora smetti di sbottonargli la camicia e vedi che ti tremano i polsi.
Fermi
un tuo polpastrello su un bottone bloccato a metà, diviso in
due dall’asola blu
e poi, folle, ripeti il suo nome e lo
assapori.
Non l’avevi
mai chiamato per nome, ti sei obbligato a non pronunciare mai il
suo nome, neppure - soprattutto - tutte le volte che
è stato dentro di te.
Hai preferito mordere
la federa del cuscino, le nocche della mano, la lingua,
ferirti e consumarti. Hai fatto di tutto ma non hai mai detto il suo
nome, non
gli hai mai rivelato la verità.
Quanto può
far male una verità? Quanto può essere
distruttiva? Quanto può
essere decisiva?
Ti rendi conto, mentre
senti il tuo sudore colare dalla nuca, che voi avete uno
strano rapporto con la verità.
È il non detto la vostra verità.
“Tony...”
E lui posa la fronte
sul tuo collo, mugola qualcosa, e continua a toccarti,
arriva al bordo dei tuoi jeans e ti fa sentire la sua fretta, la sua
bramosia.
Tu deglutisci piano e
le lacrime si congelano agli angoli dei tuoi occhi,
diventano fiocchi di neve.
Tu continui a
soffrire, a sentirti soffocare dalle
parole che si sono arrestate nella tua gola e che ti bruciano, ti
solleticano,
ti scoppiano nella testa e ti riscaldano la fronte come fuochi di
artificio
infiniti.
Balbetti, provi un
vacuo vuoto alla pancia quando lui alza la testa e ti bacia
il mento, il labbro inferiore e poi quello superiore e infine tutta la
bocca
che tu non riesci più a muovere.
Tu non riesci
più a fare nulla.
Lui ti bacia in un
modo che ti fa tremare le ginocchia, che ti fa cadere le
braccia penzoloni lungo il corpo.
“Ho
paura”, gli riveli sulla lingua e nello stesso istante lui
abbandona le tue
labbra e ti guarda negli occhi con uno sguardo indecifrabile.
Sembrano
fumo, ti
ritrovi a pensare. Sembrano
fumo nella cioccolata, fumo nella
nebbia, fumo nelle code delle lucciole.
Allora chiudi le tue
palpebre e liberi un altro respiro che si infrange sulla
sua pelle calda, sulla sua barba che ti pizzica il naso.
“Non ho
paura di quello che credi tu”, riesci a dire e senti il cuore
crollare
in avanti, in un inchino, non appena Tony si rifugia di nuovo contro il
tuo
collo e riprende a baciartelo.
Posi le mani contro il
suo petto e non lo fai per allontanarlo - perché?
potresti mai allontanarlo davvero da te, potresti? -, ma lo fai
perché cerchi un
segno, cerchi un qualcosa che ti faccia apparire meno stupido, meno
tormentato,
meno solo.
Cerchi il suo cuore e
poi ti vergogni. Cerchi i suoi battiti e le tue dita
decidono di strisciare fino a toccargli il punto sotto il mento e
allora ti
vergogni di nuovo.
Vorresti sentirlo
vulnerabile, almeno un po’, vorresti scoprirlo più
umano,
almeno un po’.
“Dillo.
Dillo, Parker, e facciamola finita. Dillo e basta.”
Ti dice queste parole
che sono uno schianto contro il vetro, sillaba questo
ordine e sembra impassibile mentre lo fa, potrebbe quasi apparire
crudele e mostruoso, se tu non avessi percepito una strana esitazione nelle
carezze
esigenti tra le tue scapole e poi giù verso il tuo bacino.
Strati di pelle che
abbandonano te e si consegnano alle sue mani gentili, mai violente.
Sempre
calde, mai fredde. Mani buone e generose rispetto alla sua bocca che
marchia,
- divora e mangia, banchetta -, rispetto alla sua bocca che
è capace di
avvelenarti senza neppure saperlo, senza neppure immaginare fino a che
punto.
E la tua
bocca? La tua bocca cosa fa?
“Mi sono
innamorato di te, Tony. Io ti amo. Io ti amo, io ti amo. Ti amo. Ti
amo, ti amo.”
Ogni sillaba
è un dardo che viene strappato dal tuo addome, con forza,
recidendoti gli organi, e ogni ‘ti amo’ che
continui a ripetere anche adesso,
anche ora, ogni ‘ti amo’ che arrivi a mormorare
lentamente solo a te stesso, è
neve. Neve premuta sulla tua faccia e nelle vene, infilata nelle
arterie che
atrofizzano i tuoi respiri, nei tendini che fanno marcire i tuoi
muscoli.
“E
perché hai paura?”
Lui ha il
coraggio di chiederti mentre cerca di sfilarti la maglietta
arancione che tu trattieni con le dita e che abbassi, veloce.
Ti copri la pelle
come se in questo modo potessi coprirti anche il cuore che ormai
è uscito dal
petto e che lì non vuole più tornare.
Dispettoso,
è un cuore dispettoso che si
ribella a te e che preferisce le sue mani alle tue, preferisce il suo
petto al
tuo, il suo corpo al tuo.
Tu non riesci più a
controllarlo e allora ti copri. Lo guardi in faccia e gli
rispondi di getto, una mano a trattenere quello stupido cuore.
“Perché
tu non ami me.”
E lo affermi con una
tale convinzione, con una tale scioltezza, che Tony è
costretto a fare dei passi indietro, quasi lo avessi colpito
fisicamente con
dei pugni, quasi lo avessi spintonato via malamente.
Non ti tocca
più e l’aria ti pare troppa e troppo fredda. Non
ti piace questa
distanza, non la sopporti, ma non sei in grado di colmarla. Solo lui
potrebbe e invece
non lo fa, ti scruta inebetito e inclina a sinistra il capo.
“Il piccolo
ragazzo che vuole cambiare il mondo”, ti dice, ti ricorda, e
sorride.
Si copre il viso e
getta via, come se scottassero, i segni della stanchezza e
dell’incertezza che erano fioriti sulla sua fronte e sulle
sue guance.
Bucaneve sulle strade
ghiacciate.
“Il piccolo
ragazzo che ha cambiato me”, continua a parlare, a fatica.
Tu senti la testa
pesante e i piedi incatenati al pavimento, radicati alla
stregua di antiche radici di immense querce negli infiniti boschi.
Potresti crollare a
terra, tu crollerai a terra, ma soltanto quando un fulmine ti
colpirà.
“Cosa pensi
sia l’amore? Battiti accelerati, pupille dilatate,
respirazione
incontrollabile? Questo cercavi in me prima?”
I fulmini sono fuoco
che bruciano le foglie e aprono in due i tronchi
millenari, scorzano il legno, sciolgono i legamenti.
Percorrono
l’albero fino a toccare la terra, molle rotte e arrugginite
che
ritornano verso il cielo con la stessa velocità con cui sono
srotolate giù.
“Quella
è infatuazione, è chimica. Sono ormoni che si
combinano al solo scopo
di giocare con tua la testa e lo sai che può accadere a
chiunque? Accade a
chiunque, accade tutti i giorni, accade anche a degli sconosciuti.
Credi
davvero sia questo l’amore?”
I fulmini creano
voragini, aprono la terra in larghe bocche di mostri oscuri e
strappano l’erba dandole la forma di buchi neri.
Li hai visti da vicino
i
fulmini e non li avevi mai sentiti tuoi, non come adesso che il buco
nero è il
tuo stesso petto.
Ma non abbassi lo
sguardo e la vergogna ti abbraccia da
dietro e ti sussurra indecenze all’orecchio, frasi che ti
costringe a dire ad
alta voce.
“I-io non so
come risponderti, i-io... per me l’amore è quando
mi baci tu. È
quando mi guardi e io comincio a sentirmi bene, a sentirmi a casa. Non
è così?
Potremmo cadere nel vuoto insieme e io sarei comunque a casa, mi
basterebbe
sentirti.”
Perché
se ci sei tu io sono a casa, pensi, ma ti zittisci e
questa ultima frase
la conservi in un posto segreto che si è disintegrato dentro
di te.
Tony ti osserva e
allunga un suo braccio, ti tende una mano. Non avvicinarti ti fa male,
non
toccarlo ti costa fatica, eppure tu devi continuare a parlare, tu devi
continuare a rivelare.
“Io sono
certo di amarti, Tony.”
La vergogna ti strozza
e ti soggioga.
“E io sono
certo, Peter, che se ti amassi un po’ di più, solo
un po’ di più,
sarei già morto.”
La sua mano tesa
è un invito.
“Allora
è questo l’amore? È
sofferenza?”
“Mi stai
uccidendo, Peter. Vieni qui, mi stai uccidendo. Vieni qui.”
Scuoti la testa e non
ti muovi di un passo.
“Dimmelo.
Dimmelo, per favore.”
Tony abbassa il
braccio e si stropiccia la faccia, infilando una mano tra i
suoi capelli corti e fermandosi in quella posa, stanco.
“È
migliorare se stessi, Peter. È guardarti dormire e
promettersi, giurare al
cielo, di non farti del male, di farlo a me stesso se necessario, ma
mai a te.
È guardarti e ritrovarsi a respirare. È
respirare.”
È
respirare, è vivere, è semplice.
Sono le parole che
sono anche nella tua mente. È facile, come svegliarsi la mattina con la
faccia bagnata dal Sole. È bello, è prezioso,
è respirare.
È
respirare.
Respirare.
“L’amore
si sente, Peter. L’amore fa rumore.”
Il rumore dei
pensieri, il modo in cui i ricordi sbattono i piedi per ottenere
attenzione, che non è il semplice martellare dei battiti del
cuore alle vene
dei polsi, non il comune e frenetico tum tum tum che hai cercato con i tuoi
palmi aperti. L’amore fa rumore, ma in un altro modo, e questa
scoperta ti fa capire ciò che è davvero
importante.
Le tue spalle lasciano
andare il peso che ti incurvava il corpo, si rilassano,
e nello stesso istante tu capisci che l’amore è
una persona.
L’amore
è una persona.
“E quante
volte ci si può innamorare della stessa persona?”
Tu gli chiedi e lui
non ti risponde perché ti afferra le braccia, ti attira,
spezzato dal doverti aspettare, sfinito dall’averti aspettato
una vita intera e
di averti trovato soltanto alla fine, ti stringe il viso e ti bacia.
Infinite
volte. Ci si può innamorare infinite volte della stessa
persona, ci si
può innamorare in eterno.
Baciarlo ti regala la
sensazione di bere pioggia dalle nuvole e di respirare l’acqua salata dell’oceano. Hai foglie secche nei tuoi polmoni
e zampette di
ragno che ticchettano ai tuoi piedi.
Ora lui ti parla e ti
rendi conto che non riesci più a sentirlo. Forse ha detto
di amarti, non lo sai. Allora lo baci tu.
Ti aggrappi alla sua
testa e lo baci, fino a quando le tue paure non iniziano a
tacere.
Tu lo baci e il tuo
corpo fa rumore, la tua testa fa rumore, le vostre mani
intrecciate fanno rumore.
Il vostro sfiorarvi
diventa elettricità.
Cos’è
l’amore? Se non è questo,
cos’è l’amore?
Angolo autrice.
Ciao a tutti! E' la mia prima vera Starker, sono molto emozionata. Questa storia è nata, vive e respira solo grazie a Miryel, alle sue storie e al suo essere così speciale. Vi consiglio con il cuore in mano di andare a leggere le sue storie, perchè le sue Tony/ Peter sono una tale meraviglia (dolci, speciali, piene di sentimento) che scaldano il cuore. Qui è citata una sua storia, "The little guy who wants to change the world", una di quelle che mi ha più commosso in assoluto. Perchè leggete ancora le mie note? Correte sul suo profilo! A presto :)