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Autore: Cress Morlet    06/12/2018    16 recensioni
[Tony Stark/Peter Parker]
Quanto può far male una verità? Quanto può essere distruttiva? Quanto può essere decisiva?
Ti rendi conto, mentre senti il tuo sudore colare dalla nuca, che voi avete uno strano rapporto con la verità.
È il non detto la vostra verità.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Love is a Smoke

A Tony e Peter.

                                                                                                             LOVE IS A SMOKE

Ti scoppiano bolle di sapone nel petto, impazzite e frenetiche, una dopo l’altra, ti scoppiano vicino al cuore e nelle orecchie ad un ritmo forsennato.
Tum, tum, tum.
I tuoi occhi diventano lucidi e in gola senti un nodo che si scioglierà e ti farà piangere e ti farà apparire ridicolo più di quanto tu già non sia, più di quanto tu non stia già sembrando. 
Hai tanto, ti è stato concesso anche troppo. 
A te, è stato concesso a te, proprio a te.
Ringrazia silenziosamente e fingi di non provare nulla, tenta almeno di assomigliare ad un adulto e smettila con questi sogni infantili, con questi desideri irrealizzabili, orripilanti.
Continua a baciarlo e stai zitto, Dio, stai zitto, non dire una sola parola oppure rovinerai tutto, farai crollare il zoppicante castello di carta che ti è stato donato dal cielo, che ti è caduto improvvisamente tra le mani. Una bolla di vetro in cui erano riflessi i tuoi più oscuri pensieri, pensieri e speranze che hanno preso vita dinanzi ai tuoi occhi, pensieri che ora ti toccano, ti abbracciano, ti alzano la maglietta e scoprono la tua schiena, la accarezzano.
“Tony...”
Eppure tu non puoi più farlo.
In piedi, davanti ad un letto, davanti al suo letto, capisci che non puoi più trattenerti, capisci che non potrai mai più trattenerti, non puoi, non puoi davvero, e allora smetti di sbottonargli la camicia e vedi che ti tremano i polsi. Fermi un tuo polpastrello su un bottone bloccato a metà, diviso in due dall’asola blu e poi, folle, ripeti il suo nome e lo assapori.
Non l’avevi mai chiamato per nome, ti sei obbligato a non pronunciare mai il suo nome, neppure - soprattutto - tutte le volte che è stato dentro di te.
Hai preferito mordere la federa del cuscino, le nocche della mano, la lingua, ferirti e consumarti. Hai fatto di tutto ma non hai mai detto il suo nome, non gli hai mai rivelato la verità.
Quanto può far male una verità? Quanto può essere distruttiva? Quanto può essere decisiva?
Ti rendi conto, mentre senti il tuo sudore colare dalla nuca, che voi avete uno strano rapporto con la verità.
È il non detto la vostra verità.
“Tony...”
E lui posa la fronte sul tuo collo, mugola qualcosa, e continua a toccarti, arriva al bordo dei tuoi jeans e ti fa sentire la sua fretta, la sua bramosia.
Tu deglutisci piano e le lacrime si congelano agli angoli dei tuoi occhi, diventano fiocchi di neve. 
Tu continui a soffrire, a sentirti soffocare dalle parole che si sono arrestate nella tua gola e che ti bruciano, ti solleticano, ti scoppiano nella testa e ti riscaldano la fronte come fuochi di artificio infiniti.
Balbetti, provi un vacuo vuoto alla pancia quando lui alza la testa e ti bacia il mento, il labbro inferiore e poi quello superiore e infine tutta la bocca che tu non riesci più a muovere.
Tu non riesci più a fare nulla.
Lui ti bacia in un modo che ti fa tremare le ginocchia, che ti fa cadere le braccia penzoloni lungo il corpo.
“Ho paura”, gli riveli sulla lingua e nello stesso istante lui abbandona le tue labbra e ti guarda negli occhi con uno sguardo indecifrabile.
Sembrano fumo, ti ritrovi a pensare. Sembrano fumo nella cioccolata, fumo nella nebbia, fumo nelle code delle lucciole.
Allora chiudi le tue palpebre e liberi un altro respiro che si infrange sulla sua pelle calda, sulla sua barba che ti pizzica il naso.
“Non ho paura di quello che credi tu”, riesci a dire e senti il cuore crollare in avanti, in un inchino, non appena Tony si rifugia di nuovo contro il tuo collo e riprende a baciartelo.
Posi le mani contro il suo petto e non lo fai per allontanarlo - perché? potresti mai allontanarlo davvero da te, potresti? -, ma lo fai perché cerchi un segno, cerchi un qualcosa che ti faccia apparire meno stupido, meno tormentato, meno solo.
Cerchi il suo cuore e poi ti vergogni. Cerchi i suoi battiti e le tue dita decidono di strisciare fino a toccargli il punto sotto il mento e allora ti vergogni di nuovo.
Vorresti sentirlo vulnerabile, almeno un po’, vorresti scoprirlo più umano, almeno un po’.
“Dillo. Dillo, Parker, e facciamola finita. Dillo e basta.”
Ti dice queste parole che sono uno schianto contro il vetro, sillaba questo ordine e sembra impassibile mentre lo fa, potrebbe quasi apparire crudele e mostruoso, se tu non avessi percepito una strana esitazione nelle carezze esigenti tra le tue scapole e poi giù verso il tuo bacino. Strati di pelle che abbandonano te e si consegnano alle sue mani gentili, mai violente. Sempre calde, mai fredde. Mani buone e generose rispetto alla sua bocca che marchia, - divora e mangia, banchetta -,  rispetto alla sua bocca che è capace di avvelenarti senza neppure saperlo, senza neppure immaginare fino a che punto.
E la tua bocca? La tua bocca cosa fa?
“Mi sono innamorato di te, Tony. Io ti amo. Io ti amo, io ti amo. Ti amo. Ti amo, ti amo.”
Ogni sillaba è un dardo che viene strappato dal tuo addome, con forza, recidendoti gli organi, e ogni ‘ti amo’ che continui a ripetere anche adesso, anche ora, ogni ‘ti amo’ che arrivi a mormorare lentamente solo a te stesso, è neve. Neve premuta sulla tua faccia e nelle vene, infilata nelle arterie che atrofizzano i tuoi respiri, nei tendini che fanno marcire i tuoi muscoli.
“E perché hai paura?”
Lui ha il coraggio di chiederti mentre cerca di sfilarti la maglietta arancione che tu trattieni con le dita e che abbassi, veloce. 
Ti copri la pelle come se in questo modo potessi coprirti anche il cuore che ormai è uscito dal petto e che lì non vuole più tornare. 
Dispettoso, è un cuore dispettoso che si ribella a te e che preferisce le sue mani alle tue, preferisce il suo petto al tuo, il suo corpo al tuo.
Tu non riesci più a controllarlo e allora ti copri. Lo guardi in faccia e gli rispondi di getto, una mano a trattenere quello stupido cuore.
“Perché tu non ami me.”
E lo affermi con una tale convinzione, con una tale scioltezza, che Tony è costretto a fare dei passi indietro, quasi lo avessi colpito fisicamente con dei pugni, quasi lo avessi spintonato via malamente.
Non ti tocca più e l’aria ti pare troppa e troppo fredda. Non ti piace questa distanza, non la sopporti, ma non sei in grado di colmarla. Solo lui potrebbe e invece non lo fa, ti scruta inebetito e inclina a sinistra il capo.
“Il piccolo ragazzo che vuole cambiare il mondo”, ti dice, ti ricorda, e sorride.
Si copre il viso e getta via, come se scottassero, i segni della stanchezza e dell’incertezza che erano fioriti sulla sua fronte e sulle sue guance.
Bucaneve sulle strade ghiacciate.
“Il piccolo ragazzo che ha cambiato me”, continua a parlare, a fatica.
Tu senti la testa pesante e i piedi incatenati al pavimento, radicati alla stregua di antiche radici di immense querce negli infiniti boschi. 
Potresti crollare a terra, tu crollerai a terra, ma soltanto quando un fulmine ti colpirà.
“Cosa pensi sia l’amore? Battiti accelerati, pupille dilatate, respirazione incontrollabile? Questo cercavi in me prima?”
I fulmini sono fuoco che bruciano le foglie e aprono in due i tronchi millenari, scorzano il legno, sciolgono i legamenti.
Percorrono l’albero fino a toccare la terra, molle rotte e arrugginite che ritornano verso il cielo con la stessa velocità con cui sono srotolate giù.
“Quella è infatuazione, è chimica. Sono ormoni che si combinano al solo scopo di giocare con tua la testa e lo sai che può accadere a chiunque? Accade a chiunque, accade tutti i giorni, accade anche a degli sconosciuti. Credi davvero sia questo l’amore?”
I fulmini creano voragini, aprono la terra in larghe bocche di mostri oscuri e strappano l’erba dandole la forma di buchi neri. 
Li hai visti da vicino i fulmini e non li avevi mai sentiti tuoi, non come adesso che il buco nero è il tuo stesso petto. 
Ma non abbassi lo sguardo e la vergogna ti abbraccia da dietro e ti sussurra indecenze all’orecchio, frasi che ti costringe a dire ad alta voce.
“I-io non so come risponderti, i-io... per me l’amore è quando mi baci tu. È quando mi guardi e io comincio a sentirmi bene, a sentirmi a casa. Non è così? Potremmo cadere nel vuoto insieme e io sarei comunque a casa, mi basterebbe sentirti.”
Perché se ci sei tu io sono a casa, pensi, ma ti zittisci e questa ultima frase la conservi in un posto segreto che si è disintegrato dentro di te. 
Tony ti osserva e allunga un suo braccio, ti tende una mano. Non avvicinarti ti fa male, non toccarlo ti costa fatica, eppure tu devi continuare a parlare, tu devi continuare a rivelare.
“Io sono certo di amarti, Tony.”
La vergogna ti strozza e ti soggioga.
“E io sono certo, Peter, che se ti amassi un po’ di più, solo un po’ di più, sarei già morto.”
La sua mano tesa è un invito.
“Allora è questo l’amore? È sofferenza?”
“Mi stai uccidendo, Peter. Vieni qui, mi stai uccidendo. Vieni qui.”
Scuoti la testa e non ti muovi di un passo.
“Dimmelo. Dimmelo, per favore.”
Tony abbassa il braccio e si stropiccia la faccia, infilando una mano tra i suoi capelli corti e fermandosi in quella posa, stanco.
“È migliorare se stessi, Peter. È guardarti dormire e promettersi, giurare al cielo, di non farti del male, di farlo a me stesso se necessario, ma mai a te. È guardarti e ritrovarsi a respirare. È respirare.”
È respirare, è vivere, è semplice.
Sono le parole che sono anche nella tua mente. È facile, come svegliarsi la mattina con la faccia bagnata dal Sole. È bello, è prezioso, è respirare.
È respirare.
Respirare.
“L’amore si sente, Peter. L’amore fa rumore.”
Il rumore dei pensieri, il modo in cui i ricordi sbattono i piedi per ottenere attenzione, che non è il semplice martellare dei battiti del cuore alle vene dei polsi, non il comune e frenetico tum tum tum che hai cercato con i tuoi palmi aperti. L’amore fa rumore, ma in un altro modo, e questa scoperta ti fa capire ciò che è davvero importante.
Le tue spalle lasciano andare il peso che ti incurvava il corpo, si rilassano, e nello stesso istante tu capisci che l’amore è una persona.
L’amore è una persona.
“E quante volte ci si può innamorare della stessa persona?”
Tu gli chiedi e lui non ti risponde perché ti afferra le braccia, ti attira, spezzato dal doverti aspettare, sfinito dall’averti aspettato una vita intera e di averti trovato soltanto alla fine, ti stringe il viso e ti bacia.
Infinite volte. Ci si può innamorare infinite volte della stessa persona, ci si può innamorare in eterno.
Baciarlo ti regala la sensazione di bere pioggia dalle nuvole e di respirare l’acqua salata dell’oceano. Hai foglie secche nei tuoi polmoni e zampette di ragno che ticchettano ai tuoi piedi.
Ora lui ti parla e ti rendi conto che non riesci più a sentirlo. Forse ha detto di amarti, non lo sai. Allora lo baci tu.
Ti aggrappi alla sua testa e lo baci, fino a quando le tue paure non iniziano a tacere.
Tu lo baci e il tuo corpo fa rumore, la tua testa fa rumore, le vostre mani intrecciate fanno rumore.
Il vostro sfiorarvi diventa elettricità.


Cos’è l’amore? Se non è questo, cos’è l’amore?







Angolo autrice.

Ciao a tutti! E' la mia prima vera Starker, sono molto emozionata. Questa storia è nata, vive e respira solo grazie a Miryel, alle sue storie e al suo essere così speciale. Vi consiglio con il cuore in mano di andare a leggere le sue storie, perchè le sue Tony/ Peter sono una tale meraviglia (dolci, speciali, piene di sentimento) che scaldano il cuore. Qui è citata una sua storia, "The little guy who wants to change the world", una di quelle che mi ha più commosso in assoluto. Perchè leggete ancora le mie note? Correte sul suo profilo! A presto :) 

   
 
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