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Autore: Napee    10/12/2018    3 recensioni
Una maledizione che li tiene legati insieme nella morte e nell’amore.
Un sentimento da cui fuggire, un passato felice al quale non poter far ritorno.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 •  Plum






La prima volta che hai sentito quel profumo di susino eri in metropolitana, circondato da un sacco di gente che puzzava di sudore, alcol e fumo.
Ma quel profumo spiccava, sovrastava gli altri e ti arrivò alle narici prepotente.
Quella fu la prima volta che sentisti il sigillo tremare.
Inizialmente non gli dasti peso o importanza e accantonasti l’episodio come se fosse stato soltanto un tuo presentimento.
La seconda volta fu più inatteso, in ufficio, durante la riunione con i nuovi associati allo studio legale.
Ricordi che la vista ti si appannò, come se si fosse posata inaspettatamente della nebbia in quella stanza. Faceva caldo, sudavi freddo e le mani ti tremavano.
Un tuo collega ti aiutò ad alzarti dalla sedia e ti scortò in infermeria preoccupato per le tue condizioni.
Ma tu, appena uscito dalla stanza, stavi già meglio, perché quel profumo stordente ma invitante, già non lo sentivi più.
Quella volta corresti al tempio shintoista e ti fiondasti dentro alla ricerca del vecchio sacerdote, spiegandogli che il sigillo si stava indebolendo sempre di più.
“È tornata, per questo ti stai trasformando di nuovo in un demone” fu la sua spiegazione. Striminzita e insufficiente, ma riuscì a congelarti il sangue nelle vene.
Perché era tornata?
Perché proprio adesso? Dopo decine di secoli, perché la sua anima si era infine reincarnata?
Barcollasti indietro sconvolto, urtando la colonna in legno alle tue spalle.
Ti portasti una mano al viso, cercando di ricordare quando l’avevi rivista, dove fosse e che aspetto avesse in questa nuova vita, ma niente tornò alla tua mente.
Tremavi.
E la mano che premeva sulle tue tempie era fredda come il ghiaccio e tagliente come una lama. La osservasti e le unghie acuminate che adornavano la sommità delle tue unghie ti fecero rabbrividire.
La maledizione era già progressa ed il sigillo stava via via svanendo.
Fuggisti a casa, intenzionato a raccattare le tue cose alla rinfusa e scappare via.
Ancora.
Di nuovo.
Non potevi rischiare di incontrarla ancora, non potevi rischiare che il sigillo magico si spezzasse del tutto e che la maledizione riaffiorasse in lei.
Non potevi permettere che lei ricordasse.
Prepari un borsone di vestiti arruffati, prendi i documenti falsi dalla cassaforte e scegli con quale nuova identità vuoi ricominciare.
James Plum. 
Plum. Ironia della sorte.
Afferri tutto quello che potrebbe servirti: contanti, cellulare, pc e tablet.
Apri la porta e scendi velocemente le scale. Non puoi attendere l’ascensore.
Il portone si apre proprio quando sei all’ultimo scalino ed eccola lì, con quel profumo intenso di fiori di susino e con i suoi occhioni neri da cerbiatta che, nonostante il tempo, sono rimasti immutati.
Resti impalato ad osservarla. È sempre bellissima come nell’epoca sengoku.
Il viso pulito, le labbra carnose, quella pelle diafana e perfetta e quella chioma corvina scomposta che mai riuscirà a domare.
Senti il cuore iniziare a batterti ancora nel petto e solo tu sai quanto la ami, quanto ti sia mancata, ma non puoi stare con lei nonostante quel bisogno impellente che hai di stringerla a te.
È lì, davanti a te tentatrice e ti fissa curiosa. Vedi nei suoi occhi quella scintilla d’interesse.
Ti riconosce.
Merda.
Senti la magia nel tuo sangue scorrere nelle vene. Ti senti libero di nuovo, onnipotente, come tanto tempo prima.
I capelli si allungano e divengono candidi, le unghie crescono letali e velenose, gli occhi si tingono di ambrato, la coda spunta pelosa attorcigliata alla tua spalla ed i marchi demoniaci bruciano marcando la tua pelle.
Lei indietreggia di qualche passo. Pare spaventata. Si guarda intorno come se non riconoscesse l’ambiente e si china in avanti tenendosi una tempia.
Geme addolorata. Le sta tornando la memoria… ed insieme ad essa, la maledizione che li unisce nell’amore e nella morte.
Ti fiondi da lei, l’afferri per le spalle e la issi dritta affinché possa respirare a pieni polmoni.
“Rin, guardami!” Le ordini perentorio, ma il suo sguardo è ovunque tranne che su di te.
“Rin!” La chiami ancora, stavolta urlando, quando lei porta improvvisamente gli occhi nei tuoi.
E il mondo sembra fermarsi per te, per voi, per permettervi di godervi a pieno quell’attimo di vicinanza dopo tanti secoli.
“Sesshouma-…” Bisbiglia a stento, prima che una forte tosse la sconvolga.
Sputa sangue sul pavimento intonso e tu guardi quelle gocce vermiglie inorridito.
È colpa tua. Lo sai.
La maledizione scorre fra voi inevitabilmente e più starete insieme e più velocemente lei morirà.
Ormai è il triste destino a cui ti sei abituato.
La lasci rivolgendole un ultimo sguardo di addio. È a terra, tossisce sangue ovunque e senti una rabbia antica gonfiarti il petto.
Raccogli le tue cose ed esci veloce senza neppure curarti del sigillo rotto che ti nascondeva agli occhi degli umani.
Corri.
Corri come un pazzo, più lontano possibile da lei.
Solo con la vostra lontananza lei sarà salva ed il sigillo si riformerà, cancellandole la memoria ancora una volta.
Facendole dimenticare di te, di voi, della sua vita passata della quale fai parte ormai.

  
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