Ode al mio polso sinistro.
Isolata
Odiata
Colpevole innocente
Chiesa dissacrata
da pagani illetterati.
Attraversata da spade e paure
conficcate lungo le mura vergini.
Ma non crolli.
Curi ogni centimetro solitaria
riscoprendoti
forte
e amante di te stessa.
Ergi alte le tue mura
ritinteggiandole di bianchi ghirigori.
Cali la testa.
Ripercorri con le dita le vecchie cicatrici.
Ruvide, calde.
Bruciano.
I pellegrini ti chiedono perché
rivolgi smorfie verso quel polso
e la tua pelle di seta.
“Non è niente” continui a ripetere.
Ma da lontano
senti ancora i rintocchi delle campane
e la voce del coro alzarsi
verso il cielo.
Ancora
un
altro
giorno.
Non c’è più nulla da spiegare.
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