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Autore: La_Sakura    12/12/2018    7 recensioni
Genzo Wakabayashi non è solo il portiere più acclamato e titolato del momento: è anche l’erede dell’impero della Wakabayashi Corp., una delle multinazionali più importanti sul mercato.
Non se n’è mai preoccupato troppo: con suo padre fisso al comando, e i fratelli già ampiamente attivi in varie filiali, non ha mai dovuto prendere le redini, riuscendo così a posticipare costantemente il suo completo inserimento in azienda. Forte della collaborazione della Personal Assistant di suo padre, ha continuato a concentrarsi sulla sua carriera di portiere paratutto del FC Bayern München, riuscendo pienamente a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato.
O, per lo meno, così è stato fino ad ora.
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Serie "Im Sturm des Lebens"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Im Sturm des Lebens'
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ET - Capitolo 1

 

Fece un lungo respiro e si decise a entrare: erano esattamente un anno, tre mesi e otto giorni che non metteva piede al Sabor de Cuba. Dubitava persino di ricordarsi ancora qualche passo… ma era giunta al limite, aveva e sentiva il profondo bisogno di pensare a qualcosa che non fosse il lavoro. Per la prima volta da un anno, tre mesi e otto giorni.

L’atmosfera che la avvolse le fu subito profondamente familiare, e la cosa la tranquillizzò e la rasserenò immediatamente. Notò Heidi e Daniel già in pista e li salutò con un cenno della mano: i due le sorrisero, sinceramente felici di vederla lì. Raggiunse il tavolo che da cinque anni era loro, e vi trovò il gruppo solito dei ragazzi.

«Wagner! Ma che bello! Sono così felice di vederti!» esclamò Karl-Heinz Schneider, il primo a notarla.

«Anche per me è una gioia essere qui, ciao a tutti!»

Il coro di “Ciao” e “Bentornata” la avvolse e lei si beò di tutto quel calore. Si sedette accanto al Kaiser e ordinò una soda.

«Vuoi lanciarti?» le chiese.

«Oh, Karl, sono un po’ arrugginita…»

«Allora è proprio il momento giusto per lanciarsi! Andiamo!»

La trascinò in pista: all’inizio fu dura, ricordarsi i passi fu più complicato del previsto, ma Karl era il ballerino perfetto, avevano ballato insieme da subito e la loro sintonia ricomparve in breve tempo.

Nonostante cercasse di non darlo a vedere, la malinconia che le velava gli occhi era ben visibile, così non appena furono da sole in bagno, Heidi partì all’attacco.

«Deve essere una situazione davvero tragica, per spingerti a tornare qui dopo tutto questo tempo. Mi fa piacere che tu voglia riprendere a uscire, ma temo che non sia solo per l’infinito affetto che nutri nei nostri confronti.»

«Ho bisogno di non pensare al lavoro, almeno per due sere a settimana…»

«Le cose non vanno bene?»

«Oh no, vanno benissimo: con Martha c’è sintonia perché ci capiamo al volo e abbiamo lo stesso metodo lavorativo, e con Genzo non ci sono problemi perché al momento ci stiamo occupando di cose diverse e quindi… non dobbiamo parlarci…»

«Oh, tesoro… guardati…»

Neanche se ne era accorta che le si erano riempiti gli occhi di lacrime: si limitò a fare spallucce e ad asciugarseli con un fazzolettino.

«Adesso abbiamo in ballo delle cose molto più importanti, alla Wakabayashi Corp., non c’è il tempo materiale per stare a disperarsi. È per questo che ho bisogno di serate come questa…»

Heidi la abbracciò forte.

«Noi siamo qui per questo, tesoro… ti voglio bene!»

 

«Non ci capisco una parola di spagnolo! – esclamò, lanciando i documenti sulla scrivania e alzando la cornetta per comporre l’interno di Martha – Senti, puoi venire qui? Herr Sanchez ha mandato dei documenti da usare per il CdA, ma sono tutti in spagnolo e sto rischiando di bruciarli da un momento all’altro!»

«Non ti agitare! Arrivo subito!»

La sua fidata assistente, che fortunatamente per lei era bilingue, la raggiunse in un batter d’occhio e le tolse i documenti da sotto al naso prima che li lanciasse davvero dalla finestra.

«Allora, vediamo un po’… questi sono i dati di bilancio degli ultimi tre anni, mentre questo… questo è il documento della Camera del Lavoro argentina che attesta la solidità del Gruppo. Questo qui invece… mmh… sembra essere una lista… forse i dipendenti…»

«Sono troppo pochi per essere i dipendenti di un gruppo così. Forse sono gli azionisti.»

«Sì, potresti aver ragione… cercherò qualche informazione, se non ti dispiace.»

Genzo entrò in quel momento.

«Julia, mi ha telefonato Herr Krause da Amburgo, dice che non riesce a rimandare l’impegno e chiede di spostare il CdA di un giorno. Pensi sia fattibile? Buongiorno, Martha.»

«Fammi controllare… sì, direi che si possa fare. Martha, per favore, redigi la nuova convocazione: non appena avremo la conferma informale di tutti i soci, potrai inviarla.»

«Vado subito.»

L’assistente uscì, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandoli soli. Genzo continuò a leggere i fogli, in piedi di fronte alla scrivania, mentre Julia scriveva al pc.

«Herr Hagner ha dato subito la disponibilità?»

«Dice che verrà col figlio, vorrebbe introdurlo all’interno della Wakabayashi Corp., ma credo che sia una scusa.»

«Sì, lo credo anch’io. – si sedette di fronte a lei e appoggiò i fogli – Sono demolito.» aggiunse poi, stiracchiandosi.

«Sì, ti capisco… – Julia smise di scrivere e si voltò verso di lui, appoggiandosi allo schienale della sedia – Che dici, ci facciamo un caffè?»

«Offri tu?» chiese lui, sorridendo. Per un attimo, Julia lo rivide come quando erano in Giappone. Ma fu un attimo.

«Mi toccherà. Dai andiamo.»

La porta si spalancò e Herr Hagner fece il suo ingresso: era paonazzo e visibilmente accaldato. Dietro di lui, Judith era rossa di vergogna per non essere riuscita a fermarlo.

«Ma che modi sono? – esclamò Julia – Judith, le persone si annunciano, non gli si corre dietro!»

«Mi dispiace Fräulein Wagner, io…»

«Torni al suo posto, – si intromise Genzo – e si faccia spiegare da Fräulein Gomez come si lavora.»

Judith tornò alla sua postazione con la coda tra le gambe, lasciandoli soli con la collera di Herr Hagner.

«Mi avete preso per il culo! – esclamò irato – Mi avete bellamente preso per il culo!»

«La pregherei di mantenere un linguaggio adeguato al luogo in cui ci troviamo.»

«Me ne sbatto del luogo in cui siamo! Avete fatto un incontro in gran segreto con Sanchez quando io vi avevo chiesto di non farlo!»

«Herr Hagner non so davvero di cosa…»

«Balle! – la interruppe lui, facendo un passo verso Julia che, istintivamente, ne fece uno indietro – Credi di essere qui a giocare? Qui c’è in gioco il futuro di un’azienda  multinazionale e di un sacco di persone!»

«Ma lei chi si crede di essere per venire qui a urlare nella mia azienda!» tuonò Genzo, indispettito dal tono usato dall’uomo.

«Di tuo, qua dentro, c’è solo il cognome, Dio ci scampi dal giorno in cui metterai le mani sulla holding!» lo rimbeccò, gli occhi ridotti a due fessure, il respiro affannoso.

«Se ne vada, Herr Hagner. – Julia aveva un tono calmo ma deciso, e lo fissava con sguardo duro – Esca da questo ufficio, da questa azienda e da questa città. La verità è che a lei non interessa il futuro della Wakabayashi Corp., chissà per quale motivo è così contrario a questa acquisizione, e guarda caso proprio quando il proprietario non può essere qui a dire la sua opinione. Non si deve dimenticare che l’azienda è ancora nelle mani solide di Herr Wakabayashi! Esca da qui e cerchi di calmarsi, al CdA potrà dire la sua davanti a tutti i soci, sperando che lei riesca a mantenere un contegno e un decoro adatti al buon nome dell’azienda!»

Günther Hagner la fissò con odio profondo, si avvicinò a lei di un passo, ma stavolta Julia non indietreggiò: l’uomo alzò il dito indice e glielo puntò davanti al naso, lei continuò a fissarlo dritto negli occhi.

«Non finisce qui: me la pagherai, ragazzina…»

Si voltò e uscì dall’ufficio senza prendersi la briga di chiudere la porta: Julia e Genzo si affacciarono al corridoio per avere la conferma che uscisse dall’edificio. Non appena le porte d’ingresso scorrevoli si chiusero alle sue spalle, entrambi tirarono un sospiro di sollievo.

«Lo vuoi ancora quel caffè? – le chiese Genzo, posandole una mano sulla spalla – Offro io.»

Si recarono davanti al distributore di bevande calde, Genzo inserì la chiavetta e premette il pulsante dell’espresso; Julia appoggio la testa al lato della macchinetta e chiuse gli occhi.

«Stai bene?» le chiese il ragazzo, porgendole il bicchierino di plastica.

«Sono solo un po’ stanca… ne sono successe di cose nell’ultimo periodo, non credi?»

Cercò di non darlo a vedere, ma quella frase lo colpì esattamente nel punto in cui Julia voleva che colpisse: prese il suo bicchierino del caffè e si appoggiò con la spalla alla macchinetta. Ora erano l’uno di fronte all’altra.

«Vorrei dirti di prenderti qualche giorno di ferie, ma…»

«Fa niente – lo interruppe – adesso abbiamo delle priorità. Quando ci saremo sistemati un po’, allora te le chiederò. Poi ho ricominciato a uscire durante la settimana e…»

«Sei tornata alla vita sociale?» la schernì lui. Stavano avendo il primo dialogo normale dalla sera del semi-bacio: ne fu contenta.

«Ho seguito il consiglio di Schneider e sono tornata al Sabor de Cuba. Ci troviamo lì il lunedì e il giovedì come ai vecchi tempi. È divertente, anche se oggettivamente sono parecchio arrugginita.»

«Non sei un po’ rigida per ballare la salsa?»

Julia rise.

«Me lo dicono tutti, ma quando mi vedono in pista si ricredono.»

Gli fece l’occhiolino, lanciò il bicchierino vuoto nel contenitore della plastica e tornò nel suo ufficio, chiudendosi la porta alle spalle. Genzo seguì ogni sua mossa finendo di bere il suo caffè.

 

Tutto era pronto per il CdA: i tavoli, le sedie, l’OdG davanti alla poltrona su cui normalmente si sedeva Herr Wakabayashi. Julia guardò la stanza e si ritenne pienamente soddisfatta: Martha la raggiunse.

«Sono nervosa che non ne hai idea…»

L’ex receptionist aveva raccolto i capelli mori in una coda alta, e indossava un completo giacca e pantalone neri, con una camicetta bianca. Le vertiginose scarpe col tacco le adornavano i piedi, ma lei sembrava non risentire del fastidio, al contrario della General Manager che, fasciata nel suo adorato completo grigio (rientrato da poco dal Giappone), già lamentava il male causato dai tacchi alti.

«Voglio che tu ti metta qui – le indicò il posto accanto alla sinistra di Genzo, spostato al lato del tavolo – annoterai le osservazioni principali, su cui discuteremo in seguito. Io mi metterò dall’altra parte, di fronte a te.»

«Credi che Herr Hagner verrà?»

«Ne sono certa. Non perderà occasione per insultare me e Genzo, additandoci come traditori. Ancora vorrei sapere come ha fatto a scoprire dell’incontro a Osaka…»

«Credi che ci sia una talpa?»

«Sì, ma non all’interno della Wakacorp.; c’è qualcosa che non mi convince ma ancora non riesco a capire cosa. Ho un campanellino in testa che continua a trillare da quando si è presentato per la prima volta in ufficio da me e Genzo, ma non riesco a dargli un senso.»

«Quell’uomo non mi è mai piaciuto, mai. E in più, mi fido ciecamente del tuo sesto senso.»

Sentirono bussare e si voltarono mentre la porta si apriva: Genzo entrò e osservò le ragazze.

«Caspita, adesso sì che sono un uomo fortunato!»

«Buongiorno, Genzo. – lo salutò Julia, cercando di mascherare l’imbarazzo per il complimento ricevuto – Sei pronto?»

«Mai stato più pronto in vita mia. Sono solo un po’ preoccupato per Herr Hagner…»

«Non credo che davanti ai soci possa comportarsi come si è comportato con voi: ha comunque un decoro da mantenere. – asserì Martha, appoggiandosi al tavolo e incrociando le braccia al petto – Penso che il suo sia un modo per intimorirvi, per far vacillare il gruppo.»

«Ma a che scopo? – esclamò Julia – Siamo in una situazione difficile, dobbiamo rimanere uniti e fare gioco di squadra.»

«A meno che lui non abbia interessi di altro tipo…»

Quell’affermazione di Genzo fece trillare nuovamente il campanello nella testa di Julia.

«Come ha scoperto dell’incontro a Osaka?»

I due si fissarono, muti: Martha passava lo sguardo dall’uno all’altro senza capire cosa i due si stessero silenziosamente dicendo.

«Ne riparliamo. – Genzo interruppe il flusso di coscienza – Adesso andiamo ad accogliere i nostri soci.»




E così, Julia fa un passo avanti e ricomincia a uscire con quel gruppo di persone che aveva momentaneamente abbandonato per concentrarsi sulla sua carriera, e lo fa per evitare di stare in casa a rimuginare sul suo rapporto con Genzo. Anche solo parlarne, infatti, le provoca la reazione che abbiamo visto. 

Dall'altro lato abbiamo la situazione alla Wakacorp. che si fa ancora più calda, con un tenace Herr Hagner che si mostra in tutta la sua arroganza, facendo trillare parecchi campanelli nella testa dei personaggi. 

È tutto pronto per il CdA, il primo dopo la promozione di Julia e Martha: cosa succederà?

Stay tuned

Un abbraccio infinito 

   
 
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