Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Stephaniee    12/12/2018    1 recensioni
Seguito di Primo ed Ultimo.
"Siamo stati qualcosa.
Siamo stati tante cose, a dire il vero. Siamo stati qualcosa quando non parlavamo ma ci guadavamo e capivamo comunque.
Siamo stati qualcosa quando ancora non sapevamo che stavamo per cambiarci le vite, almeno un po’. Siamo stati qualcosa di misterioso quando noi per primi non sapevamo cosa fossimo, chi fossimo. Siamo stati la sicurezza quando invece eravamo certi che nonostante tutto, come ci brillavano gli occhi quando eravamo insieme, non avrebbero brillato con nessun’altra.
Siamo stati un amore mancato"
(grazie #caratempesta per la citazione.)
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Primo ed ultimo la Trilogia'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chapter fifteen
Back to bad habits

 

Maggio 2017

 

5:31.

Sessanta secondi passati a imprecare per aver prenotato il volo di ritorno alle 8:00 del mattino. Avrei preso il treno da Utrecht per le 6:30, in modo da arrivare direttamente dentro all’aeroporto alle 7:00. Avrei avuto solo un’ora per fare tutto ma ce l’avrei fatta, a quell’ora gli aeroporti erano vuoti o quasi.

Feci il giro della casa almeno dieci volte, silenziosamente per non svegliare nessuno. Avevo il magone ma non avevo il tempo materiale per pensarci. Tutto era pronto, indossavo due felpe perché lo spazio in valigia era praticamente esaurito. Avrei preso il primo autobus della giornata, mi veniva da ridere al pensiero di girare da sola con due valigie ed uno zaino. Lasciai le chiavi sul tavolo e guardai la mia dimora un ultima volta, pensai alla prima casa, il mio primo appartamento, che non avevo più rivisto da fine marzo e che ora ospitava il legittimo proprietario. Ai miei due mesi lì, al dolore per la mancanza di casa, degli affetti, ma alle esperienze, i concerti, le persone conosciute, tutto il cibo sperimentato ed agli innumerevoli sorrisi che avevo fatto durante quel periodo. Alla dolce Amsterdam, che nasconde molto di più di quello che ai turisti è concesso vedere, alla biblioteca in centro da quattro piani con spazio lettura, a Wondel park e ai suoi bunker segreti. Penavo al pub Olivier di Utrecht, ex chiesa sconsacrata che offrire dei cibo olandese veramente ottimo, a tutti gli angoli nascosti della città che avrei conservato nella mia memoria per sempre.

 

 

Mi ero portata dietro tanto dolore al mio arrivo, ma era straordinario come quella città era riuscita a farmi stare meglio, a rimarginare le ferite regalandomi così tanti ricordi. L’autobus arrivò in orario, salì faticosamente e timbrai un ultima volta il mio abbonamento, feci di nuovo mente locale, avevo preso tutto, non avevo lasciato nulla che non fosse vuoto o da buttare.

Osservai il paesaggio, cercai di memorizzare più dettagli possibili, mi dispiaceva da morire lasciare quel posto. Mi dispiaceva lasciare quella piccola vita alternativa che mi ero creata, la famiglia improvvisata che si era formata. Ogni persona, ogni posto visitato, da Amsterdam a Maastricht a Leiden. Ogni città me la portavo dentro consapevole che prima o poi sarei dovuta tornare. Ormai appartenevo un po’ a questo posto e questo non potevo cambiarlo.

 

Arrivammo a Schiphol in anticipo e subito mi lanciai alla ricerca del gate, una volta consegnate entrambe le valigie potevo finalmente dedicarmi alla colazione. A breve avrebbero aperto l’imbarco e avevo giusto dieci minuti per fare la mia ultima colazione olandese: caffè pessimo e brioche passabile.

Mi sarebbero mancate anche loro.

 

 

Una volta informata mia mamma della mia partenza, spensi il telefono e mi rilassai sul sedile. Volare sola era piacevole, dava un certo senso di indipendenza. Ti senti capace di tutto, invincibile ma soprattutto libera. Tutto ad un tratto mi sembravano più facili da affrontare problemi, che prima di partire mi affliggevano adesso mi preoccupavano, ma sentivo come la certezza che in qualche modo si sarebbero risolti. Il volo durò pressapoco un’ora, non appena scesi dall’aereo la prima cosa che notai fu che riuscivo a comprendere subito tutto quello che le persone attorno a me dicevano, finalmente dopo mesi.

Attesi le valigie e poi mi diressi verso la porta di vetro degli arrivi. Sapevo che ad aspettarmi dall’altra parte ci sarebbe stata sicuramente mia madre con Emma, senza dubbio. Rispetto alla mia partenza, non volevo che ci fosse Luke ad attendermi. Per ciò che riguardava me il nostro tempo era finito, così come la mia speranza.

Sentivo la necessità dopo questo taglio netto, di avere nuovi inizi, nuovi stimoli e anche un nuovo amore.

Le vidi entrambe. Mi stavano cercando con lo sguardo, non appena mi notarono si avvicinarono velocemente per salutarmi. Emma mi abbracciò forte.

 

Mamma che caldo!” sbuffai scherzosamente appena Emma mi lasciò andare. C’erano almeno 10 gradi in più rispetto ad Utrecht ed inoltre erano quasi le dieci del mattino.

Ci avviammo alla macchina e cominciai il mio racconto, sul lavoro alla radio, sulla città e su tutto quello che non avevo raccontato loro durante le varie video-chiamate. Riconobbi il tragitto dell’andata, nonostante non fosse più inverno notai con piacere che il paesaggio era lo stesso, ma rigoglioso ed al massimo della sua bellezza.

Mi sentivo diversa dalla persona che che era partita, profondamente cambiata: era difficile da spiegare, il viaggio era stata una delle prima cose che avevo fatto esclusivamente per me e sola con me stessa, senza pensare ai miei problemi di cuore o ai sentimenti degli altri.

Mentre elaboravo tutti questi pensieri, mi domandavo se la mia vita di prima mi calzasse ancora a pennello oppure dopo questa esperienza l’avrei trovata stretta.

Lo avrei scoperto.

 

Nel frattempo Emma mi aveva aggiornato a grandi linee su quello che mi ero persa negli ultimi tre mesi. A quanto pare un sacco di cose potevano succedere in tre mesi, non ci avevo mai fatto caso prima di quel momento.

La casa era esattamente come l’avevo lasciata, il mio letto, la mia stanza, l’odore di casa mia. Le porte finestre del soggiorno che davano sul terrazzo, tutto uguale. Fu una bella sensazione. Mi rattristai per un istante al pensiero della mia casetta, ormai già così lontana.

Era qualcosa che avrei potuto capire solo io, sarebbe stato troppo difficile spiegarlo agli altri.

 

Kat vieni”

 

Emma mi chiamò, mi stava aiutando con le valigie, così le svuotammo insieme e le diedi il suo regalo.

Per tutto il pomeriggio rimase con me e recuperammo il tempo perduto, quella sera avrei visto anche Francy.

Ero tornata a casa.

Ora dovevo dare alla mia mente il tempo di metabolizzare il tutto.

 

 

 

 

Francy ed Emma mi guardavano come se fossi un fantasma. Be’ c’era da precisare che il freddo olandese non aveva giovato al mio colorito, ma avrei ben presto avuto tutto il tempo di prendere colore in Croazia con Francy. Avevamo prenotato due settimane in un appartamento meraviglioso, doveva venire anche Emma ma all’ultimo momento non le erano state concesse le ferie, dunque ci aveva perso anche economicamente. Eravamo al bar e le mie amiche attendevano spiegazioni riguardo al mio imminente “appuntamento” con Luke.

 

Kat, sei seria?” cominciò Emma “ancora?”

Se ha tutta questa voglia di vederti dovrebbe quanto meno degnarsi di lasciare la sua fidanzata” terminò Francy.

Sapevo che le mie amiche avevano ragione, ma ero anche determinata a dimostrare a me stessa che i miei sentimenti erano spariti nei suoi confronti, non sentivo più dolore e volevo solo avere la giusta conferma, il punto alla fine di questa interminabile storia.

 

Lo so ragazze, ma ne ho bisogno per me. Fidatevi, non accadrà niente di niente.”

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Stephaniee