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Autore: Aittam    12/12/2018    1 recensioni
Quante domande lascia in sospeso questa serie? Quante cose ci proponiamo di risolevere seguendola eppure nulla viene mai rivelato completamente? Ecco a voi la prima parte del Ciclo dei Miracoulus (oppure, visto che recentemente l'italiano è da sfigati: The Miracoulus Cycle) ovvero un insieme di serie che vadano a rispondere ad ogni nostro dubbio amletico riguardo a questo affascinante mondo.
In questa prima parte vedremo ciò che è stato nel passato a noi conosciuto: chi furono i primi portatori? che ruolo ebbero nelle varie età storiche e come si interfacciavano ai Kwami in dati periodi in cui la magia era più semplice di quanto in realtà non sia?
ovviamente non sarà una specie di libro di storia: ogni capitolo racconterà un evento che avrà come protagonisti alcuni portatori, alcuni realmente esistiti e altri inventati di sana pianta da me medesimo con uno studio ben strutturato dei personaggi e uno sviluppo caratteriale, in molti casi, ben studiato e organizzato... il tutto sarà guidato dai Kwami principali che, in un certo senso, saranno i nostri agganci veri e propri alla serie... non mancheranno però riferimenti diretti alla serie originale o anche ad altri media... aspettatevi molte citazioni.
Genere: Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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IL RICONGIUNGIMENTO DELL’ARCANA COPPIA
 
Il sovrano del mondo nascosto era tornato nella terra tangibile ed ormai era troppo tardi per il re che meritava la morte.
Non avrebbe avuto alcuna pietà.
Si faceva chiamare Chapalug e prima giunse nell’ex Gallia compiendo un numero di morti esorbitanti, poi diresse il suo interesse al regno prospero nel nord: nella grande isola di Britannia.
La notte era il suo periodo preferito: amava andare in giro per i boschi oscuri armato della sua lancia distruttiva e delle sue zanne.
Si era fatto prendere la mano forse? Se lo chiese solo quando raggiunse lo specchio d’acqua che i britanni chiamavano Lago di Lammon e vide nel riflesso la sua immagine: un cavaliere dall’armatura nera come l’ossidiana, una testa di gatto con occhi luminosissimi e zanne bianchissime e luccicanti, una coda folta e robusta faceva capolino da dietro come un serpente peloso; al suo dito brillava un anello intriso di terribili poteri.
Cath Palug, così adesso era chiamato in Britannia, intendeva vendicare colui che aveva abbandonato l’antico culto in favore dei cristiani… Arthur sarebbe dovuto morire così come la sua corte intera.
 
«Padrone… credo che abbiamo un problema»
Myrddin sollevò lo sguardo dal pesante libro che stava consultando: «Dimmi Wayzz»
«Percepisco il gatto… è vicino»
«Quanto?»
«Diversi chilometri: è comunque entro i confini dell’isola… Galles Meridionale forse?»
«Chi lo porta?»
«È molto potente… anche senza miraculous sarebbe un avversario temibile»
«Chi?»
«Non lo so! Chiedilo a Duusu magari!»
«Duusu?»
Il pavone volò fluidO uscendo dalla bisaccia del mago e posandosi sulla spalla «Non saprei… lo sento anche io ma non saprei esattamente dire chi sia… non è di questo mondo?»
«Viene dal cielo? È un alieno!» gridò all’improvviso Trixx sbucando da dietro il mantello.
«Ma secondo te?» gli urlò contro Wayzz.
«Magari! Non si può mai sapere…»
«Sono dodicimila anni che va avanti con questa storia… ecco perché non andavamo mai d’accordo neanche durante gli ultimi anni d’esistenza materiale»
Myrddin scosse il capo con dolorosa rassegnazione.
«Per una volta potreste evitare di bisticciare e di darmi una mano? Per quanto ne so potrebbe essere una creatura magica o peggio… un membro del popolo dei tumuli!»
«Eeeh! Come la fai lunga! Non sarà nulla di che» iniziò a sviare il discorso Trixx agitando la zampa destra.
«I figli dei Tuatha non vanno sottovalutati: lo sai quanto me quanto possono essere vendicativi per chi abbandona la loro fede!»
«Ma il culto dei Tuatha non è mai venuto in Britannia… non adoravate quei tizi dai nomi impronunciabili?»
«Si… ma loro si arrabbiano quando abbandoni la fede per gli Antichi Dei: la Madre e il Padre intendo»
«Ma noi li conosciamo da tantissimi anni! Intendi Al…» iniziò a dire Trixx ma Duusu lo interruppe rapidissima tappandogli la bocca con la coda.
«Non pronunciare i loro nomi a chi non è meritevole!»
«E io non lo sono quindi zitto!»
«Non capisco perché… sbaglio o anche noi non conoscevamo i loro nomi prima della Guerra delle Pietre?»
«Si! E così deve essere anche qui: che si chiami Danu, Dòn o Dea Arancione non conta nulla! Lei resta innominata nella sua antica lingua»
«Lo sai no che quella lingua ora sta nascendo poco più a sud di qui vero?»
«Mi correggo: la sua futura lingua»
«Basta parlare dei vostri trascorsi di cui sono costretto a restare all’oscuro! C’è qualcosa di molto pericoloso in giro e sento che il suo obbiettivo è il ragazzo!»
«Vero… il ragazzo… l’eroe nazionale… il salvatore della patria… il ricordato anche tremila anni dopo la sua morte!»
«Arthur è in pericolo e sento che il nemico viene da sotto i tumuli»
«Io allora inizierei a vedere se è vero? Ti basta chiederlo e ti poterò in quel luogo in cui ora si trova»
«D’accordo Trixx… trasformami!»
Trixx entrò nella collana che indossava il vecchio e il suo mantello divenne arancione con i bordi bianchi e il cappuccio fu decorato da un paio di orecchie da volpe.
Il mago estrasse dal mantello il flauto.
«Venite» disse agli altri due kwami che lo seguirono mentre egli spiccava un salto invidiabile per la sua età.
Myrddin volò nel cielo notturno verso il Galles ad una velocità straordinaria.
Giunsero sulle rive del lago Lammon e li videro due ragazzini pescare con una rete.
«A me sembra tutto apposto» disse Myrddin
«No… » iniziò a dire Wayzz «…sott’acqua»
In quel momento i bambini tirarono su la rete e in essa si vide una piccola figurina nera. «Un gatto?» domandò Myrddin aumentando la propria vista.
«Così sembra… un gatto vero! Non può essere Plagg»
«Ma tu l’anello lo vedi?» chiese Duusu a Myrddin. «No… ma è probabile che il nemico sia riuscito a nasconderlo con la magia… i miei antenati sono abili in queste cose»
«Già: ricordo di averne aiutati alcuni quando erano ancora in Irlanda» disse Trixx sprofondando nei ricordi.
«Terrò d’occhio questa zona per un po’: sento che questo gatto ha qualcosa che non va»
 
Passarono alcuni giorni e il gatto crebbe: era palese che la famiglia che lo aveva preso in adozione non se ne erano accorti visto che solo i bambini ci giocavano.
E il gatto era diventato aggressivo: uccideva gli uccellini con somma crudeltà, pescava pesci di sei chili senza problemi ed aveva ormai raggiunto le dimensioni di un cane di media taglia.
«Non è più un gatto… è una cavolo di pantera quella li!» mormorò Myrddin con sconvolgente stupore. «Non è neanche un semplice gatto: più passa il tempo, più lo osservo e lo studio e più capisco che è un Daoine Sidhe: non può che esserlo!»
«Effettivamente…» Duusu era sconcertato nel vedere quel mostro… era enorme!
«Eppure percepisco Plagg in quel gatto» iniziò Wayzz «come se avesse assunto una forma corporea…»
« ma mon credo sia possibile: finché i nostri miraculous non vengono distrutti siamo troppo limitati per riprendere forma corporea» concluse Trixx per lui imitandone la voce alla perfezione.
 
Myrddin si trovava alla corte del suo pupillo quel giorno: alcuni cavalieri erano appena tornati dalla cerca del Graal senza successo.
«Sai Myrddin… inizio a pensare che sia solo una leggenda»
«Non temere Arthur: i miei piccoli informatori sanno che esiste e conoscono il suo potere»
Myrddin osservò fuori da una finestra di Camelot: il lago luccicava di una sinistra luce perlacea e strane figure si avviavano lungo una strada secondaria che si inoltrava nella foresta.
Arthur riportò il mago alla realtà: «Finché nessuno denuncia problemi legati a gatti demoniaci io non intervengo: sono stato troppo tempo lontano per guerre inutili»
«Se tu non avessi sedato quelle ribellioni forse non saresti più qui quindi non definirle inutili… e poi è dovere di un buon sovrano il saper intervenire in queste questioni»
«Perché io? Sei tu che ti occupi delle questioni magiche, di certo non io!»
«Ma io ormai sono troppo vecchio: è il momento che tu intervenga come è giusto che sia per l’intera Britannia»
«D’accordo ma attenderò»
 
Myrddin si congedò dal pupillo ma, mentre scendeva la scalinata che conduceva alla sala delle udienze gli tornò in mente ciò che aveva visto e, immediatamente, si mosse verso la foresta.
Mentre sorvolava la foresta il vecchio vide cinque figure incappucciate muoversi rapide verso il laghetto dove Gwynevre, moglie di Arthur, era solita andare a fare il bagno.
Qui le cinque figure si posero in cerchio e scoprirono il capo liberandolo dalle cappe: avevano tutte e cinque lunghi capelli sciolti che ricadevano sul petto e le loro fronti erano adornate da diademi di legno con due corna di cervo dorate e una triquerta d’argento al centro.
Esse sollevarono le braccia e pronunciarono parole che Myrddin riconobbe nella lingua antica: «Dewch yn ôl atom ni Hu Gadarn! Y cyntaf ohonom ni ymhlith ni»
Poi cantarono nella lingua odierna.
Dissero tutte: «Behold, Behold, Behold the Horned Kimg!»
Disse la più giovane: «He who came to join the maiden the young king»
Dissero tutte: «The land, the land, hall our precious land!»
Disse la più giovane: «He, the young king, who comes to bring prosperity to the land!»
Cantarono poi tutte: «The land have been sleeping for too much time while the cold winter reigns. So Hu Gadarn will awake and with his powers he shall reign. That’s the time, let use unite, the circle cannot be broken. Their souls will shine, shine to the sky, behold the king again!»
Infine terminò la più giovane riprendendo la prima strofa.
«Hu Gadarn?» chiese Trixx con un’espressione interrogativa sul volto.
«Lo ricordo… antiche leggende… una specie di dio che viene tra gli uomini guidandoli in Britannia… non ho molta memoria al riguardo»
«Tu cosa ricordi Wyzz?» chiese la volpe.
«Ricordo bene… meglio di voi almeno… lo conosciamo bene… lo conosco bene»
In quel momento tutta l’acqua ribollì di una grande forza e gli alberi parvero tendere i propri rami verso la superficie.
«C’è qualcosa che non va… percepisco enormi poteri all’opera» sussurrò inquieta Duusu mentre una spirale d’acqua si innalzava serpeggiando e assumendo una forma vagamente serpentina dalle larghe spire.
«Scappiamo» mormorò con calma inquietante il kwami del pavone mentre indietreggiava osservando il serpente d’acqua.
«Non temere uccellina! Lui non ci farà del male… quello più a rischio è Myrddin» disse la tartaruga.
«Perché?» chiese il mago.
«Egli è diventato potente con il tempo: migliaia e migliaia di anni di attività l’anno formato e cambiato in ciò che ora é… lui ci ha intrappolati» disse Wayzz.
I tre Kwami si guardarono rapidamente e si presero per mano dirigendosi lentamente verso il serpente d’acqua.
Ora qualcosa si stava formando al suo interno: un vento fortissimo stava attirando li rami, foglie, insetti e radici e pareva raccogliere tutto quel materiale strappato nel suo cuore andando a formare qualcosa di solido.
Una figura umanoide si profilò, infine, al di là della cortina d’acqua: se ne distinguevano le braccia e le gambe ed un fisico slanciato e muscoloso. La cosa più straordinaria era il capo: una normale testa umana (di dimensioni enormi) con due immense corna di cervo larghe almeno otto metri e due immense luci che baluginavano nella buia notte come torce in una caverna.
«Eccomi a voi sorelle e amici» disse una profonda voce.
I tre Kwami si posero a livello del suo volto e palarono.
Iniziò Trixx «Ave Verde Padre… come va?»
«Perdonalo! Ascolta la nostra voce e non farti guidare in azioni sconsiderate da queste adoranti»
Intervenne la più anziana delle donne incappucciate: «Come osate oh spiriti ad interrompere la nostra cerimonia!»
«Cosa volete fare?» chiese Duusu rivolta alle donne.
«Non è affare tuo» rispose la donna.
«Per chi lavorate?» chiese Wayzz.
«Non è affare tuo» rispose di nuovo
«Da dove venite?» chiese Trixx.
«Non è affare tuo» rispose ancora.
«Non vedi? Loro non vogliono dire nulla di ciò che fanno: nasci in quel periodo in cui tutto è nascosto e quindi saprai quanto me quanto le persone potenti nascondano dei propri obbiettivi e perché lo fanno» lo incalzò Trixx.
«Lo so» mormorò lento e misurato, con una profonda voce, il grande dio cornuto.
«Tu sei uno tra i più grandi della nostra specie… vuoi farti dominare da queste donne? Hanno il tuo Torques?»
«Non l’hanno»
«Se il tuo oggetto vincolante non viene usato allora perché dovresti sottostare a loro?»
«Perché mi adorano»
«Sarebbe questa la tua motivazione? Noi tutti qui siamo stati adorati con diversi nomi eppure non abbiamo ricevuto mai nulla di effettivo né abbiamo potuto intervenire per rispondere alle loro preghiere… tu più di tutti sei il più libero tra noi e puoi rifiutarti di sottostare ai loro ordini»
«Perché non dovrei ascoltarli?»
«Cosa desiderano?»
Hu Gadarn, così concluse Myrddin, uscì dalla cortina rivelandosi in tutta la sua presenza: tutto attorno a lui la natura strappata dalla corrente ricrebbe come se il tempo fosse stato velocizzato: il suolo si ricoprì di erba fresca e alta punteggiata da fiori, la corteccia degli alberi si inverdì e si ricoprì di edera e rampicanti vari mentre molti animali uscirono allo scoperto per vedere il loro signore.
«Morte» concluse lui dopo essersi concentrato.
«Ed è ciò che avranno» dise poi allargando le mani e uccidendo ognuna delle donne presenti senza risparmiane nessuna.
«Percepisco la sua presenza» mormorò poi.
«Dove?» chiese Duusu.
«La!» disse il cornuto indicando con un lungo e affusolato dito ricoperto di corteccia e rampicanti una delle cultiste riverse al suolo.
Myrddin decise di uscire in quel momento e si resse sul bastone mentre avanzava nella radura.
Hu Gadarn si voltò verso di lui e lo guardò con aria interrogativa poi chiese: «Come ti chiami?»
«Myrddin Taliesin» disse il mago visibilmente spaventato.
«Il tuo nome è famigliare… ma forse ti conobbi inizialmente come Merlino» Wayzz annuì con il capo.
«Sembri essere con loro… mi fido… ma sarò io a prendere il medaglione»
Hu Gadarn si avvicinò rapido e agile, come un animale che sta per consumare una carogna e teme che gli venga sottratta. Sollevò il capo della donna con una mano. «Eccolo» disse lui sfilandole dal capo un ciondolo con una triquerta d’argento.
«Padre?» chiese Wayzz «Non la vorrete risvegliare ora?»
«Mi manca… sono trecento anni che non la vedo… quando i Daoine Sidhe mi strapparono il suo essere… MA NON È LEI!»
Le ultime quattro parole le gridò così forte che stormi di uccelli si levarono dai rami e le piante appassirono d’improvviso.
Hu Gadarn strinse il ciondolo nella mano destra e disse, con rabbia crescente: «Dove sei… dove sei! DOVE SEI!»
La luce che brillava nei suoi occhi si allargò e si restrinse ritmicamente alle sue parole: un profondo raspare provenne dalla sua gola e il suo pomo d’Adamo pulsò mentre sollevava la testa al cielo e, stringendosi il pugno chiuso dove una triquerta di argento si frantumava, eruppe in tutta la sua furia con un urlo lacerante e lunghissimo che rimbombò nelle orecchie di Myrddin come un tamburo gigantesco e spaventoso.
Dopo quella che parve loro un’eternità egli abbassò il capo.
«Dobbiamo salvarla… ormai il tempo sta per scadere e io non posso più sopportare la sua mancanza»
«Come è possibile che sia passato così tanto tempo dalla vostra separazione? Eppure la natura continua a rifiorire… non dicevano che tu e Madre Dòn vi congiungevate ogni anno per permettere la primavera?» chiese Myrddin.
«È così… lo hanno detto anche le cultiste ma è troppo complicato»
«Andremo al Sidhe e scopriremo il perché» concordò con grande sicurezza Wayzz e, appena il kwami della tartaruga ebbe detto questo Myrddin ricordò Arthur e la sua missione.
«Verrà anche il mio protetto… deve affrontare il loro re»
«Cath Palug?» chiese Hu Gadarn.
«Chi?» domandò educatamente Myrddin.
«Cath Palug: il re attuale del popolo nascosto: pare sia il sovrano più crudele mai esistito e che abbia attuato una delle cose più terribili nella storia del mondo»
«Cioè?»
«Lo vedrai quando saremo li» disse il dio cornuto «Ora va a pendere il tuo protetto… ci servirà un sovrano puro di cuore»
 
Arthur, Myrddin e i tre Kwami (di cui Arthur venne a conoscenza) furono trasportati da Hu Gadarn in un luogo che non pareva di questo mondo: immensi alberi verdi come foglie d’estate si innalzavano mischiandosi tra loro in un magnifico soffitto di foglie e rami attraverso cui filtravano fasci di luce.
«Seguiamo la strada» disse il kwami della volpe guidando gli altri lungo una strada di pietre argentee che spuntavano tra l’erba.
«Come fa a sapere la strada?» chiese Arthur.
«Vedi figliolo: lui è la capacità di orientarsi personificata tra le altre cose… è logico che lo sappia fare»
«Ma come faremo poi a tornare indietro? Ho sentito storie di questo luogo… il tempo passa più veloce giusto?»
 «Esattamente… ma lo fa solo a mia condizione» disse Hu Gadarn con la sua voce triste e calma al tempo stesso mentre camminava dietro a tutti. «Vedi qualcosa Duusu?» chiese poi il dio cornuto.
«Si… sento alcuni Daoine Sidhe avvicinarsi»
Due soldati in armatura verde si avvicinarono con le lance puntate verso i loro avversari. «Dove osate andare?» chiesero perentori.
«Vogliamo affrontare Cath Palug» disse Arthur.
«Verrà» disse uno di loro e gettò una pietra al suolo facendo vibrare il terreno in modo inaudito.
In quel momento l’aria parve prendere forma: i due soldati scomparvero e una figura felina ed enorme avanzò dal nulla assoluto e apparve agli occhi dei sei come una gigantesca specie di gatto dal pelo nerissimo e gli occhi gialli come pepite d’oro.
Il gatto, ora grande come un rinoceronte, si avvicinò con passo lento e cadenzato e si sedette osservando di sbieco i presenti. Poi parlò.
«Cosa volete?»
«Morte nei tuoi confronti!» dissero Arthur e Myrddin.
«Come hai potuto vincolarlo in questo modo?» dissero i tre kwami.
«Liberala!» disse Hu Gadarn.
 «Lasciate che risponda a tutte e tre le domande: accetto la sfida, sono versato nelle arti magiche e lo farò solo il 31 Febbraio!»
Hu Gadarn si pose con il capo chinato e il ginocchio abbassato (come un gesto di genuflessione) ma caricò immediatamente cercando di colpire Cath Palug che, con un colpo della zampa, distrusse immediatamente il dio cornuto.
Le foglie si ricomposero subito andando a formare di nuovo il padre verde.
«Ma come hai fatto a distruggermi?»
«Oh… Il suo potere è enorme e può essere sfruttato nei modi più distruttivi… adoro la distruzione!»
«Come hai ottenuto l’anello?» chiese Trixx.
«Un regalo… un’eredità forse? Era appartenuto a un mio antenato molti anni fa… Lugh Lamfatha»
«Il dio dell’astuzia?» chiese il mago rivolgendosi al kwami della tartaruga. «Già» rispose però il gatto che, come se niente fosse, si rizzò sulle zampe posteriori e si mutò in un aspetto più umano: ora il corpo era completamente umano se non fosse per la testa, di gatto nero dagli occhi gialli e i denti lunghi come un pollice.
Il suo fisico asciutto era coperto da una spessa armatura nera con un mantello di pelliccia nera lasciata alle spalle.
Egli estrasse un piccolo cilindro da sotto il mantello e lo allungò in un bastone per poi premere un piccolo pulsante al suo apice da cui uscì una punta di freccia acuminata come un pezzo di vetro.
«Morirai Arthur!» disse, a metà tra un grido e un miagolio preparandosi a colpire.
Fu uno scatto della rapida coda, un colpo della lancia e un’artigliata della mano destra libera e Arthur non ebbe alcuna facilità nell’evitare i suoi fendenti.  
Si muovevano come due turbini: il primo colpiva ad una velocità incomparabile e il secondo tentava di evitare i suoi colpi di lancia ma sapeva che, impugnando quella spada, avrebbe conseguito la vittoria.
Il combattimento durò a lungo: Cath Palug schivava i colpi di Caliburn con facilità spaventosa mentre la lancia entrava spesso a contatto con la spada e la forza impiegata era tanta da far fumare il manico della lancia; alla fine però un colpo maldestro del gatto nero gli fece volare via la lancia dalle meni mentre Arthur gli tranciava via la mano con un colpo di spada. La mano volò a terra e con essa si portò dietro un anello nero con l’impronta verde di un gatto.
Il travestimento cadde: ora Cath Palug non era nient’altro che un esserino piccolo e disgustoso: simile a un omino non più alto di un metro, brutto e malconcio e soprattutto dalla faccia tutto tranne che adorabile. Arthur lo finì trafiggendogli il ventre con la spada e liberando una forte oscurità dal suo corpo.
L’anello, ancora nel dito medio della mano tumefatta, giaceva al suolo e fu raccolto da Hu Gadarn che, appena lo ebbe indossato, liberò il kwami che vi abitava: un gatto.
Era un gatto dalla tesa grossa due volte il corpo, occhi verdi e monocromatici e lunghe vibrisse che si dipanavano dalla bocca e delle tempie.
«Plagg?» chiese Duusu volandogli vicino.
«Secondo te?» chiese il gatto stizzito.
«Cosa ti ha fatto?» chiese lei sgusciandogli attorno e sistemandogli con la zampa le vibrisse leggermente ammaccate.
«Sfruttamento di troppo potere!» disse lui di risposta «Appena ha capito con cosa ha avuto a che fare non ha esitato e ha cominciato a torturarmi: avete idea di cosa significhi mangiare la pozione del soggiogamento completo? È come essere l’incatenato nel miraculous della farfalla!»
Tutti, inspiegabilmente, rabbrividirono.
«Non nominarlo più» ordinò Trixx.
«Ora… quale è il vostro obbiettivo?» chiese il gatto.
«Liberare un altro kwami… molto più potente»
«Come molto più potente? Non eravamo io e Tikki gli unici all’inizio del tempo che ci divertivamo a giocare con i dinosauri?»
«Questa non la sapevo» mormorò sconvolto Wayzz.
«Ah! Era divertentissimo! Eravamo solo io e lei: due unici Kwami nell’eterno universo che usano come campo da battaglia la terra! Quanti massacri di rettili preistorici abbiamo fatto durante il Medio Cretaceo!»
«Non avrei mai detto che Tikki potesse qualcosa di simile»
«Eh già! La creazione è distruttiva così come la distruzione è costruttiva giusto?»
«Mi sa tanto di massima»
«Infatti lo è: è mia!»
«Ma va a quel paese!
«Ci sono già amico mio|»
«Ma sbaglio o ci stanno lasciando indietro?»
«Io credo di si! Yey!»
I due kwami raggiunsero il gruppo che si era avviato lasciandoli indietro poco dopo aver capito che la conversazione sarebbe andata avanti per qualche altra ora e proseguirono il cammino.
 
Con la morte di Cath Palug nessun Daoine Sidhe li attaccò.
A quanto pare avevano abbandonato il suo palazzo dove, era certo, era costudito il suo tesoro più prezioso.
Giunsero quindi alle porte del palazzo: una maestosa dimora dalle mura verde semraldo con finimenti d’argento e d’oro e finestre alte e strette ma molto luminose.
Essi entrarono e non trovarono nessuno ma si lasciarono guidare da Hu Gadarn che scese scalinate e attraversò corridoi percorrendo diverse decine di metri.
Alla fine giunsero in una stanza nella parte più sotterranea: una cavità interna a forma di sfera era ricoperta, al suo initerno, da rampicanti che ricoprivano la sua intera superficie e, all’esatto centro dell’uovo d’edera fluttuava senza alcun sostegno un ciondolo a forma di triquerta d’argento legata con una sottile catenella del medesimo materiale.
Hu Gadarn comprese ciò che avrebbe dovuto fare: prese il ciondolo e lo poggiò al suolo facendolo ricadere lentamente: la triquerta fu poggiata al suolo prima in verticale e poi si distese seguita gradualmente dalla catenina che andò a formare con la sua linea la lettera A.
«Lascia che Ana venga a noi» disse Hu Gadarn e gli altri Kwami gli fecero eco.
Qualcosa risucchiò nel suolo il ciondolo e un suono di risucchio nelle profondità della terra si potè sentire alla perfezione.
«Arriva» disse il cervo mentre sollevava lentamente la testa e allargava le braccia.
«Vieni mia amata!» disse poi mentre una strana musica, come di flauti, si propagava nell’ambiente e, Myrddin ci giurò, anche in superficie e in tutto il mondo.
La barriera di rampicanti si distrusse implodendo su sé stessa ma qualcosa impedì che i presenti (soprattutto Arthur e Myrddin, gli unici mortali) venissero uccisi dal crollo: Una sfera (delle medesime dimensioni di quella contenuta nell’edera) si muoveva trasportandoli in superficie e si notava perfettamente ciò che la muoveva: una presenza nuova e sconosciuta.
Quando sorsero in superficie non erano più nel Sidhe ma a Camelot, sulle rive del lago.
Comparvero tutti spuntando letteralmente dalla terra e qualcosa di nuovo si innalzò dall’isola al centro del lago: una figura grande quanto Hu Gadarn ma diversa… più vegetale?
Essi raggiunsero l’isola e qui trovarno colei che Hu Gadarn, che in Irlanda chiamavano Donn e che in Gallia chiamavano Cernumnos: la Madre.
Era in piedi, in mezzo allo spiazzo verdissimo che ricopriva l’intera isoletta ed era bellissima: una chioma lunga e mossa in modo regolare: i capelli divisi da una riga al centro e tenuti dietro alle orecchie la rendevano di una bellezza straordinaria… soprannaturale.
La pelle, similmente a Hu Gadarn, aveva tre tipi di sfumature: una verde chiaro (più superficiale), una bruna (intermedia e più diffusa) e una arancione (più profonda e maggiormente presente negli occhi) mentre, ora che era mattina, Hu Gadarn era visibilissimo e il verde del Sidhe non si rifletteva più sulla sua pelle: ora era di un verde scuro come sfumatura superiore, bruno come sfumatura più intermedia e verde chiaro come sfumatura maggiormente interna. Entrambi avevano capelli castani con le rispettive sfumature verdi chiaro e arancioni per lei, verde scuro e verde chiaro per lui.
Le corna di Hu Gadarn erano visibilmente più grandi e più spettacolari: nel viaggio nel Sidhe aveva ridotto le sue dimensioni ma ora la sua forma era ancora più imponente rispetto a quella comparsa dall’acqua. Un vero e proprio dio primordiale della natura.
Ana gli si avvicinò e lo abbracciò «Mi sei mancato lo sai?»
«Ci avrei giurato… ti andrebbe di ballare?»
«Con in sottofondo la tua musica però»
«Sembra giusto»
Una strana melodia si innalzò dalla foresta: era la voce di ogni pianta e di ogni animale ed era, a detta degli stessi Kwami, la musica più bella che essere senziente potesse sentire e che chiunque avrebbe amato e voluto riascoltare migliaia e migliaia di volte.
Essi danzaorno al ritmo di quella musica dalle forti sonorità arcane e contemporaneamente sfrenate.
Attorno a loro ogni attività si avviò più rapida: le piante crebbero maggiormente e i loro colori divennero più vivi, la luce fu più intensa e più piacevole che mai e, ovunque si guardasse, si percepiva la sacralità della natura rappresentata dai due esseri primordiali.
«Torneremo presto» disse Ana posando il capo sul petto di Hu Gadarn.
«Torneremo» disse lui ed essi si dissolsero in foglie e essenza vitale.
«Dove vanno?» chiese Arthur.
«A consumare per la prima volto dopo tanto tempo il loro eterno matrimonio no?» disse Myrddin.
«Come?» chiese lui con una faccia leggermente inebetita.
«Il ragazzo mi ricorda molto un mio ex portatore… un ragazzo forse troppo cieco per rendersi conto di ciò che gli accadeva attorno» commentò Plagg.
«Il mito è vero: ogni anno il Dio Cornuto e la Grande Madre consumano un matrimonio ciclico: con il loro periodico atto riproduttivo ridanno vita alla primavera. Quando al cervo ricrescono le corna anche la vecchia torna ragazza» disse Trixx.
«E così è sempre stato» concluse Wayzz guardando il compagno con aria malinconica.
«Li incontreremo presto… tra 1600 anni se non sbaglio» disse infine Plagg quando il silenzio fu troppo pesante.
«Perché così tanto?» chiese Arthur.
«Ma non mi avete sempre detto che nulla è scritto al di fuori dal confinamento nella vostra prigione di pietra?» chiese poi Myrddin riprendendo le parole che Wayzz gli aveva detto tempo addietro.
«Se fosse tutto e solo così la vita sarebbe molto più semplice… noi stessi siamo in quei due ragazzi»
«Ragazzi?» chiese Arthur.
Duusu corse a tappare la bocca a Wayzz: «Taci guscio vuoto!»
 
Eilà! Vi sono mancato?
Voi nella fila infondo: Siete pregati gentilmente di abbassare quelle torce grazie!
Invece voi altri, più avanti, mettete via i forconi: non siamo in mezzo ai prati e non è estate… anche se lo vorrei.
Siamo ufficialmente usciti dal Medioevo e ci siamo allegramente tuffati nel felicissimo periodo Medievale! Siii!
Ini realtà me la sbrigherò in tre storie su questo argomento: una sul passaggio età anticaàmedioevo, uno attorno all’anno mille e uno riguardo la fine di questo bel periodo denso di avvenimenti studiati nel modo peggiore in tutte le scuole della magica Italia…
Qui entriamo in un periodo di conflitto: mi riallaccio quindi alla seconda narrazione, riferita al popolo dei Tuatha de Danann (di cui abbiamo visto i discendenti che ormai, dopo essersi distaccati così tanto dal mondo mortale, sono diventati molto meno che umani) in cui il culto ancestrale, nella zona delle isole britanniche, viene lentamente soprasseduto dalla religione cristiana e, per la cronaca, le cultrici incappucciate non sono streghe me sacerdotesse di Avalon guidate da Morgana… che pensavo di far comparire e darle il volto di Juleka ma poi ho iniziato a guardare Trollhunters e… non mi sembrava giusto nei confronti di quel gran personaggio (se vi piace la seria appena citata prima o poi inizierò a pubblicare una serie riguardo anche quel mondo creato dalla geniale mente di Del Toro)  
Parlando invece dei due dei della natura: Hu Gadarn (nome gallese) e Ana (anche qui nome gallese) ho scelto questi personaggi per confermare il fatto che esistono davvero in questo mondo e che non sono solo frutto della visione cosmogonica dei celti. Tutto si riallaccerà e non vi resta che fare teorie su chi erano inizialmente… li conoscete.
Arthur, se non lo sapete, è una delle incarnazione di Adriano (se non vi ricordate, nella sua visione compare come una delle sue successive incarnazioni) e un giorno arriveremo a dare risposta ad ogni vostro dubbio.
Intanto vi saluto… sarò più frequente ve lo prometto.
   
 
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