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Autore: Nao Yoshikawa    13/12/2018    8 recensioni
Quando la Vigilia di Natale qualcosa va storto e allora bisogna rimediare in qualche modo...
DAL TESTO:
“Ma io odio il Natale, e tu questo lo sai”, sbottò lui.
La ragazza sospirò, questa volta girandosi.
“Ma ci saranno anche Ulquiorra e Grimmjow. Non sono i tuoi migliori amici?”.
“Le mie piaghe, vorrai dire. È soltanto un giorno come un altro, possiamo rimanere a casa”.
Neliel alzò gli occhi al cielo. Con la lunga lista di cose che il suo compagno odiava, sarebbe stato assurdo anche solo pensare di dargli retta. Quindi tornò a specchiarsi, afferrando il mascara dalla sua borsetta.
“Poteva andare peggio, potevamo passare la vigilia con i miei...”.
“Non dirlo neanche per scherzo. Allora, perché non vai da sola?”.
“Oh, potrei anche farlo”, sorrise divertita, spostando i lunghi capelli da una spalla all’altra. Poi si avvicinò a Nnoitra. “Ma lo sai anche tu come Grimmjow diventa molesto quando beve. E sai anche che ha un debole per me. Mi lasceresti andare in questo caso?”.
Storia partecipante a "Una challenge sotto l'albero" indetta dal gruppo facebook il Giardino di Efp
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neliel Tu Oderschvank, Nnoitra Jilga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 21: A ama il Natale e B lo detesta, ma quando A si ammala proprio il giorno della Vigilia, B tenterà di dare una chance alla festa.
 
A Christmas Miracle




“Dobbiamo farlo per forza?”.
Neliel non si voltò neanche. Attraverso lo specchio poteva vedere l’espressione seccata e annoiata del suo fidanzato che, poggiato allo stipite della porta, la stava osservando truce. 
Prese un rossetto bordeaux, iniziando a passarlo attentamente sulle labbra.
“Ma perché la cosa ti crea tanti problemi? È la vigilia Natale, Nnoitra. Potresti fare uno sforzo”.
“Ma io odio il Natale, e tu questo lo sai”, sbottò lui.
La ragazza sospirò, questa volta girandosi.
“Ma ci saranno anche Ulquiorra e Grimmjow. Non sono i tuoi migliori amici?”.
“Le mie piaghe, vorrai dire. È soltanto un giorno come un altro, possiamo rimanere a casa”.
Neliel alzò gli occhi al cielo. Con la lunga lista di cose che il suo compagno odiava, sarebbe stato assurdo anche solo pensare di dargli retta. Quindi tornò a specchiarsi, afferrando il mascara dalla sua borsetta.
“Poteva andare peggio, potevamo passare la vigilia con i miei...”.
“Non dirlo neanche per scherzo. Allora, perché non vai da sola?”.
“Oh, potrei anche farlo”, sorrise divertita, spostando i lunghi capelli da una spalla all’altra. Poi si avvicinò a Nnoitra. “Ma lo sai anche tu come Grimmjow diventa molesto quando beve. E sai anche che ha un debole per me. Mi lasceresti andare in questo caso?”.
Nnoitra scostò lo sguardo infastidito. Ammettere di essere geloso o anche solo infastidito dagli atteggiamenti idioti di Grimmjow - e di qualsiasi altro uomo in realtà – era un grave colpo al suo orgoglio. Tutte le volte.
“… No”, rispose quasi sottovoce.
“Benissimo, allora verrai”, affermò alla fine Neliel, certa di avere oramai in pugno la sua vittoria.
Nnoitra sospirò, corrugando la fronte. Odiava la gente, odiava il caos e odiava il Natale. In verità c’erano davvero poche cose e persone al mondo che riusciva a sopportare. Tra queste poche c’era Neliel, che sapeva sicuramente come prenderlo. Fino soli a tre anni prima non avrebbe mai pensato che una donna potesse sottometterlo. Tutte sciocchezze! 
E poi era arrivata lei, con i suoi capelli dal colore vivace, con i suoi tatuaggi, il suo coraggio e la sua allegria e gioia di vivere.
E adesso si ritrovava così, a soffrire. Il Natale non gli era mai piaciuto. Che senso aveva poi? 
Ovviamente, in modo diverso la pensava Neliel, che adorava il Natale in tutto e per tutto. Lei e la sua amica Orihime si erano messe d’accordo per passare la serata insieme a casa di quest’ultima, avevano invitato anche altra gente. Ma perché mettere in mezzo anche lui?
“Nnoitra, sbrigati!”, Neliel lo chiamò dalla loro camera da letto. “Perché non ti vesti di rosso? Così siamo uguali!”.
“Te lo puoi scordare!”, lui la raggiunse e nel ritrovarsela davanti fece una smorfia. “Dove pensi di andare vestita così?”.
La sua compagna infatti sfoggiava un aderente maglioncino rosso che metteva in risalto le forme generose e che aveva anche una scollatura a V abbastanza profonda. Lei lo guardò stupita.
“Che ho che non va?”.
“Copriti e basta!”.
Neliel alzò gli occhi al cielo e decise di ignorarlo. Cercò degli orecchini da mettere all’interno del suo portagioie. In quel momento però si portò una mano sulla fronte, un capogiro improvviso l’aveva colta.
“E adesso che c’è?”, domandò Nnoitra a braccia conserte.
“Ah… nulla. Mi sento solo un po’ accaldata. E mi gira la testa. Ah, ma sono sicura che a breve mi passerà. Andiamo?”.
Si alzò e fece per muovere qualche passo, con il risultato di accasciarsi subito dopo sul pavimento.
“Nel!”, Nnoitra subito si chinò,portandole una mano sulla fronte. “E questo me lo chiami niente? Hai il viso che scotta, tu hai la febbre!”.
“La febbre?”, chiese con gli occhi socchiusi. “Ma no, non può essere”.
“Oh, sì che può essere. Avanti, devi alzarti di qui”, la sorresse, sbuffando. “Voi femmine portate sempre e solo guai!”.
Messa a letto Nel, Nnoitra capì che a quel punto non sarebbero andati da nessuna parte. E la cosa lo rasserenò parecchio. Ora però bisognava dirlo agli altri.
“Dai, amico. Che vuol dire non vieni?! È la vigilia, non rompere!”, fece Grimmjow dall’altro capo del telefono.
“Ma sei stupido o cosa? Ti ho detto che Nel sta male. Ha la febbre”.
“E allora? Tanto dobbiamo stare al chiuso!”.
Si trattenne a stento dal rispondergli in malo modo. Sentì poi dei rumori non ben identificati e Orihime che diceva: “Forse è meglio se ci parlo io”.
E infatti, poco dopo, risuonò la sua voce, questa volta forte e chiara.
“Scusa, Nnoitra. Sai meglio di me com’è fatto! Non preoccuparti, se Nel sta male non deve sforzarsi. Magari possiamo passare noi dopo a farvi una visita!”.
“Che?!”, sentì dire a Grimmjow. “Ma io volevo stare qui a sfondarmi di alcol!”.
“Sentite, fate come volete!”, sbottò Nnoitra. “Adesso io vado a vedere lei come sta. A dopo!”.
Non c’era proprio verso. Per essere uno che odiava le persone aveva tanti amici affiatati. Tornò in camera da letto e vide Nel avvolta nelle coperte che piagnucolava.
“Cattivo, Nnoitra. La colpa è tua. Non volevi festeggiare la vigilia e adesso sono malata!”.
“Tu pensi davvero che la colpa sia mia?”, domandò serio.
La ragazza annuì. 
“Io non voglio passare la vigilia così. Non mi piace e non è giusto. Nnoitra, fa qualcosa!”.
“E cosa dovrei fare? Ti sei ammalata, non possiamo uscire! Natale arriva ogni anno, smettila di piagnucolare”.
Neliel lo guardò per qualche istante con gli occhi lucidi.
“Sei crudele. Perché non lasci che la gioia del Natale ti entri nel cuore?!”, urlò isterica, gettandogli un cuscino addosso.
“Senti, vedi di non agitarti, perché se poi stai peggio, io non intendo portarti fino in ospedale!”, chiarì, delicato come sempre. Poi, con la scusa di prepararle una tisana si allontanò, più che altro per evitare di essere insultato ancora.
Lui non c’entrava proprio niente, era stato il caso. Alle volte Nel era peggio di una bambina, che aveva di speciale quella festività?
Anche se si sentiva sollevato all’idea di non dover passare una serata fuori, Nnoitra ammise di provare dispiacere per la sua compagna. C’erano tante cose che odiava, ma la cosa che più odiava più di tutte era vedere Nel soffrire, anche se per una sciocchezza. L’amore ti portava a formulare dei pensieri davvero strani.
“Ah, che diamine”, si lamentò. “Quella donna mi ha fatto un incantesimo, ne sono certo. Con un’altra persona, certe cose non mi passerebbero neanche per la testa!”.
Nel frattempo, Neliel stringeva sconsolata il suo cuscino. Orihime le aveva appena mandato un messaggio con tanto si smile finale, dicendole di non preoccuparsi e che avrebbe comunque passato un bel Natale. Anche se in quelle condizioni ne dubitava fortemente.
“Umh… Nnoitra, dov’è la mia tisana?”.
“Niente tisana!”, esclamò, aveva il viso stranamente arrossato. “Io sono pazzo, devo essere pazzo. D’accordo, poiché non ho intenzioni di sentirti lamentare, né di farmi rinfacciare certe cose – sebbene io non centri niente – ho deciso che forse… potremmo festeggiare comunque… in qualche modo”.
Neliel batté le palpebre un paio di volte. Aveva sentito bene?
“Eh? Che cosa hai detto?”.
“Hai sentito benissimo quello che ho detto! Adesso sto uscendo, ci sono delle cose che devo comprare. Tu stai lì e non ti muovere, intesi?!”, ordinò più duro possibile, ma anche volendo Neliel non sarebbe riuscita  prenderlo sul serio, dal momento che Nnoitra era così palesemente imbarazzato.
Le venne da ridere e aspettò che il fidanzato se ne andasse prima di lasciarsi andare ad un commento:
“Oh, questo deve essere senza dubbio un miracolo di Natale!”.
Nel tempo in cui lui mancò, la ragazza finì con l’addormentarsi. Quando si svegliò, gettando un occhio al display del telefono si accorse che era passata quasi un’ora. E a giudicare dai rumori che provenivano dal soggiorno, Nnoitra doveva essere già tornato.
Avvolgendosi in una calda coperta di lana, Neliel camminò fino al soggiorno. Era buio, un buio squarciato dalla luce colorata delle lucine sull’albero e… delle candele sul kotatsu*? Questo dettaglio la stupì.
“Beh, perché te ne stai lì immobile?”, domandò Nnoitra alle sue spalle.
“Eh? Ah, niente. Guardavo soltanto. Perché le candele?”.
“Guarda che se non ti piacciono possiamo anche toglierle”, borbottò.
“Assolutamente, mi piacciono”, sorrise dolcemente. Poi si inginocchio. Sul kotatsu stava poggiato un cartone di pizza ancora chiuso e poi un sacchetto dal contenuto sconosciuto. Ben presto iniziò a frugarci dentro come una bambina.
“No, dai, non posso crederci! Mi hai comprato i cappelli che mi piacciono tanto!”, esclamò contenta. Si trattava del classico cappello natalizio, con tanto di lucine accecanti e con un bottone che se schiacciato produceva della musica. Nnoitra non li aveva mai sopportati, ma visto che alla sua fidanzata piacevano, aveva fatto uno sforzo.
Neliel aveva già indossato il cappello e aveva poi estratto una tortina alla panne e fragole**, ancora coperta dalla plastica.
“Oh, Nnoitra. Meno male, lo sai che per me non è Natale senza una torta. E mi hai preso anche i biscotti di zenzero a forma di omino, che belli…!”.
“D’accordo, va bene!”, la interruppe. “Adesso però mangiamo, ho fame!”.
In verità la ragazza non aveva molto appetito, ma avrebbe fatto uno sforzo perché quella situazione aveva dell’incredibile. Nonostante la febbre e la spossatezza si sentiva già meglio, probabilmente perché il suo Natale non si stava dimostrando essere poi così terribile.
“Ah!”, quando ebbe finito di mangiare, Nel si stiracchiò. “Okay, penso di essere piena. C’è un silenzio e una pace… e poi queste luci danno l’atmosfera giusta”.
“Sarà”, Nnoitra sembrava annoiato. “Io non ne capisco niente”.
A lei venne da sorridere. Gli si fece pian piano più vicina. Frugò con la mano nel sacchetto di poco prima.
“Dai, metti il cappello uguale al mio”.
“Te lo sogni”.
“Ci sarà un motivo se ne hai presi due”.
“C’era l’offerta due per uno. Ehi, stai lontana da me con quel...”.
Neliel era stata ben più veloce ad allungare le braccia e a posargli il cappello sulla testa, sorridendo poi soddisfatta.
“Sei carino”.
“Sembro stupido”.
“Dai!”, esclamò poi, afferrando il suo cellulare. “Facciamo una foto!”.
Odiava farsi fotografare. A maggior ragione in quel momento.
Scostò lo sguardo, ma la sua fidanzata gli afferrò delicatamente il viso, costringendolo a guardare dritto la fotocamera. Aveva fatto tanto, a quel punto sarebbe stato inutile tirarsi indietro.
“Scattata! Oh, tu hai davvero un lato tenero!”.
“Ma che non si sappia in giro”, ribatté lui mentre si versava da bere. 
Qualche istante dopo, Neliel si sollevò di scatto, ancora avvolta nella coperta: i suoi occhi erano puntati sulla finestra.
“Ha ripreso a nevicare! Voglio vedere!”.
“Cosa?! Un momento, hai le febbre, non dovresti andare fuori!”.
Ovviamente Nnoitra sapeva bene che la sua compagna non lo avrebbe ascoltato, neanche una febbre o un’influenza era in grado di fermarla. 
Aprì la porta vetrata e immediatamente si ritrovò in balcone: davanti a lei si estendeva la città illuminata da vivaci colori, quali il rosso e l’oro. C’era silenzio, interrotto soltanto da alcuni suoni che alle volte giungevano in lontananza al suo orecchio. E la neve cadeva, lentamente, adagiandosi al suolo.
“Oh”, sussurrò con gli occhi lucidi. “Però, che vista. Forse non è poi così male il fatto che mi sia ammalata. Se fossimo usciti non avrei potuto godere di questo panorama”. 
Nnoitra rimase qualche passo dietro di lei. Osservarla mentre i suoi occhi si riempivano di meraviglia era una di quelle poche cose che amava e che avrebbe sempre fatto volentieri. Poi, silenziosamente, quasi avesse avuto timore di spezzare il silenzio, le si avvicinò e la strinse da dietro, continuando a non proferire parola alcuna.
“Grazie per quello che hai fatto per me. Non me lo aspettavo. Visto? Il Natale non è poi così male. C’è la neve, le luci colorate, l’atmosfera è così bella e i regali... A proposito, cos’è che mi hai regalato?”.
“Quello che ho fatto stasera già è un grande regalo”.
Neliel gonfiò le guance, cercando di dargli una gomitata senza però riuscirci.
“Cattivo, stavo facendo un discorso serio.
“Okay. Allora forse hai ragione. Forse non è poi così male. Sicuramente preferisco questo ad una serata con Grimmjow che fa il molesto e Orihime che scatta foto a destra e a sinistra. Mi importava solo che stessi bene, nient’altro. Altrimenti mi avresti rotto fino all’anno prossimo!”.
Sperava di essersi salvato, quelle rare volte in cui si mostrava un po’ più tenero Neliel finiva con l’approfittarsene..
E infatti la sua compagna lo stava già guardando con gli occhi spalancati.
“Non ci posso credere! Lo spirito del Natale deve essere già entrato dentro di te! Questo è davvero un miracolo!”.
“Un miracolo?! Ma che dici? Ora non te ne uscire con queste sciocche-”.
Il dito di lei sulle sue labbra lo costrinse a zittirsi. Le guance di Neliel erano arrossate, per la febbre o per altro?
“Ti amo tanto, lo sai?”.
“Pff, e adesso che fai? Non cercare di arruffianarmi, non funzionerà”.
Una bugia, quella era una bugia e Nnoitra lo sapeva bene. Fu naturale per entrambi chiudere gli occhi e donarsi un bacio lento, calmo, con la neve che continuava a cadere.
“Buon Natale, Nel”, sussurrò ancora sulle sue labbra. Lei ne fu sorpresa e si lasciò andare ad un sorriso.
“Buon Natale, Nnoitra”.
Si guardarono negli occhi a lungo. Era un vero e proprio idillio.
“EHI, VOI! SIETE IN CASA?!”.
La voce di Grimmjow arrivò alle loro orecchio, spezzando così la romantica atmosfera.
“La mia pace è stata bella, finché è durata”, sbuffò togliendosi il cappello che fino a quel momento aveva dimenticato perfino di avere in testa.
Quando aprì, si ritrovò davanti il suo sorridente e allegro amico.
“Ah, eccoti qui!”, esclamò quest’ultimo. “Ma perché dentro è tutto buio? Oh, forse tu e Nel stavate festeggiando a modo vostro?”.
“Sta zitto ed entra prima che cambi idea”.
“Scusalo”, sospirò Ulquiorra. “Come puoi ben immaginare, c’è andato giù un po’ pesante con l’alcol”.
“Ma non mi dire”, sbuffò ironico. Insieme a Grimmjow e Ulquiorra erano venuti anche Orihime, la fidanzata di quest’ultimo, Szayel Aporro e Stark, loro amici di vecchia data.
“Sono così contenta di vedervi tutti qui!”, esclamò Nel, che sembrava aver ritrovato un po’ di forze.
“Non ci devi ringraziare”, disse Szayel, accomodato sul loro divano. “Sappiamo che un Natale con Nnoitra è peggio di una seduta dal dentista”.
“Vuoi che tiri un pugno?!”, sbottò il diretto interessato.
Neliel però stava sorridendo divertita.
“In realtà non è stato affatto male. Nnoitra è stato così carino con me, adesso il Natale gli piace, tra l’altro, guardate che foto adorabile abbiamo scattato!”.
“C-cosa? No, aspetta!”.
Purtroppo per lui, la fotografia era già sotto gli occhi attenti dei suoi amici. L’espressione tranquilla di Stark mutò in una più sorpresa.
“Però, nemmeno io mi spingo a tanto”.
“Ma guarda un po’ che carino”, commentò Grimmjow. “Fai tutto il duro e poi in realtà sei tenero!”.
“Basta, piantatela! Nel, sei una traditrice. E voi smettetela di ridere o giuro che vi faccio fuori!”.
La dignità. Poteva servire una vita per costruirsela e pochi attimi per distruggerla.
“Sssh, ragazzi”, tentò di rabbonirli Orihime. “Dai, dobbiamo volerci bene!”.
“Ma noi ci vogliamo bene!”, aggiunse Szayel. “Nnoitra, perché non ci aiuti a infondere un po’ di gioia? Oh, magari il prossimo Natale facciamo da me, e questa volta non hai scuse”.
“Vi odio. Vi odio tutti, sappiatelo”, commentò lui rosso in viso con solo il desiderio di sparire.
A quel punto perfino per Orihime fu impossibile trattenere una risatina.
“Oh, Nel. Lo devo proprio ammettere, tu sei fortunata”.
Lei sorrise dolcemente, guardando Nnoitra. Capì che forse i miracoli non dovevano essere per forza grandi o stupefacenti. Bastavano quelli piccoli, quelli che succedevano mentre la neve cadeva, la vigilia di Natale.
“Sì, hai proprio ragione”.

Nota dell'autrice:
* tipico tavolo basso giapponese, molto spesso riscaldato. Siccome ne vorrei uno, ormai lo infilo ovunque
** Si chiama Christmas Cake ed è una torta che i giapponesi mangiano sempre la vigilia. Ma se vedete gli anime lo sapete meglio di me xD
Io sto tipo saltellando, perché era da tanto che volevo scrivere qualcosa su una delle mie coppie preferite di Bleach e ringrazio il Giardino per avermi dato lo spunto. Mi sono divertita troppo, scrivere di loro mi mette troppa tranquillità, motivo per cui credo lo farò ancora. Oramai per me è un headcanon, Nnoitra odia il Natale (e gran parte delle cose esistenti), ma per Nel fa uno sforzo, anche quando quest'ultima lo mette in imbarazzo davanti ai suoi amici (e ricordiamo che tra gli amici c'è Grimmjow che di certo non ci va giù leggero, lol).
Ma dopotutto per amore cosa non si fa, giusto? :D
Bene, io sono una persona felice adesso, spero di divertirvi, alla prossima e buon Natale in anticipo :D
   
 
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