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Autore: Soniabruni    14/12/2018    3 recensioni
Il primo capitolo inizia al porto di New York, siamo nel 1920. In un bar Albert e Terence sorseggiano un caffè in attesa di qualcuno che sta rientrando dall’Europa… qualcuno cui entrambi tengono molto.
Chi è questa persona è cosa ci è andata a fare oltreoceano magari quando la guerra la faceva da padrone in quei territori?
Credo non sia difficile rispondere, più complicato sarà accettare il motivo di quella scelta.
Susanna Marlowe è morta da un anno ma… ma Terence non è solo!!! nooooo!!!! Terence, che hai fatto!!!!!
La situazione appare molto complicata sin dall’inizio e man mano che si cercherà di fare chiarezza parrà diventarlo ancora di più, ma questa persona così vicina a Terence sarà la chiave per Candy per far pace con presente e passato. Quindi non mi giudicate troppo in fretta! Abbiate pazienza perché riusciremo a scoprire ciò che lega completamene il terzo nuovo soggetto ai nostri beniamini solo nell’ultimo capitolo dello scritto.
I primi tre capitoli servono ad inquadrare la situazione, la storia comincia a svilupparsi dal quarto e poi correrà via veloce con un inaspettato risvolto...
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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UN TENERO PADRE

Terence vegliava la sua bambina ininterrottamente... non la lasciava sola un attimo, non andava nemmeno al lavoro...
Passava ore seduto al suo fianco a bagnarle le labbra e la fronte, erano le uniche cose che poteva fare a parte pregare, ma non aveva mai avuto un gran rapporto con Dio; l’Onnipotente doveva, a ragion veduta, essersi dimenticato definitivamente di lui dopo che aveva colpito a morte l’angelo che aveva messo sulla sua strada!

Le spiegazioni del medico sulle precauzioni da prendere per evitare il contagio erano servite a ben poco, alla fine aveva però dovuto almeno accettare di proteggere le vie respiratorie con la mascherina…

“Terry! Vai a casa a riposare qualche ora, ci siamo noi con lei. Ti giuro che se ci fosse bisogno o se lei ti cercasse ti faremmo avvisare immediatamente, se continui così ti ammalerai anche tu.
Coraggio! vai a farti una doccia e riposati solo qualche ora”.
Candy non ce l’aveva fatta a resistere, era ridotto uno straccio e lei ne soffriva più di quanto desse a vedere, più di quanto avesse voluto.

La bimba stava male, c’erano tracce di sangue sulla federa del cuscino…
L’infezione era arrivata ai polmoni, l’unica cosa positiva era che Alexander aveva riconosciuto subito i sintomi dell’epidemia ed era riuscito ad intervenire immediatamente nel modo più corretto.

Dieci grani di Fenazone per abbassare la temperatura, sette grani di tintura di Noce vomica per stimolare il sistema nervoso, sette grani di digitale per sostenere il cuore …
… e poi ancora…
tre grani di carbonato d’ammonio per liberare i bronchi…”
pareva una poesia lugubre, una litania funebre.

Dopo un paio di giorni però, nonostante la tosse continuasse a torturare quel minuscolo corpicino e la febbre non volesse saperne di darle tregua, le macchie cremisi sul cuscino erano sparite.

Candy controllava di continuo i parametri vitali della piccola, anche i problemi cardiaci erano una delle complicazioni possibili dell’infezione; il virus era in continua mutazione quindi qualsiasi segnale lontano dalla normalità poteva essere indice di nuove e pericolose evoluzioni dell’influenza.

Mentre svolgeva con grande professionalità il suo lavoro, la bionda infermiera accarezzava dolcemente l’attore con i suoi grandi laghi verdi, avendo la massima cura di deviare lo sguardo appena percepiva arrivare quello di lui.


Si prendeva cura di Terry nascostamente, tranne il giorno in cui l’aveva sorpreso all’alba addormentato sulla poltrona.
Si era subito premurata di coprirlo e non aveva resistito a sfiorargli la guancia con un dito.
Era rimasta incantata ad osservarlo qualche istante, poi gli aveva liberato gli occhi da una ribelle ciocca di capelli rigirandola dietro l’orecchio.
Lui aveva d’istinto aperto gli occhi, sembrava guardare il nulla… li aveva richiusi immediatamente, era stato una specie di riflesso…
“Non andare via… amore” aveva però sussurrato nel sonno.
Il suo inconscio l’aveva sentita…


Avrebbe sopportato qualsiasi fardello pur di alleviare il dolore di lui, persino annientato se stessa… cosa che stava realmente facendo perché quando si trovava vicino a quel piccolo letto febbricitante non poteva evitare di essere travolta dal ricordo di tutti i sogni cui aveva dovuto rinunciare.


Quanto aveva sognato essere mamma! Se ne era quasi dimenticata negli ultimi anni passati all’estero…
Aveva cullato quel desidero sin da piccola, quasi a rifarsi per quello che le era stato tolto dal momento stesso in cui aveva aperto gli occhi sul mondo; avrebbe riversato su quell’esserino tutto l’affetto che le era mancato, lo avrebbe difeso contro l’universo intero se fosse stato necessario, lo avrebbe fatto sentire amato e desiderato sopra ogni cosa, come a lei non era accaduto mai.
Aveva creduto per un breve periodo di essere speciale e di occupare in modo unico il cuore di qualcuno che invece le aveva alfine preferito un’altra donna, quella che aveva onorato con la maternità al posto suo.
Tutto quello che aveva sepolto con cura in fondo al suo cuore stava riemergendo ed era sempre più tangibile.

Aveva sperato con tutta se stessa di condividere l’immensità di quel dono proprio con Terry, ma il destino aveva deciso ben diversamente... lui era divenuto meravigliosamente padre senza di lei!
E la verità era che Candy, per quanto si fosse sforzata di gioire per questo, ne era sempre stata terribilmente gelosa.

Nel vedere ora quella bimba ridotta ormai pelle ossa, dopo giorni di febbre altissima, completamente abbandonata tra coperte e lenzuola, si sentiva in colpa per quel sentimento a lungo covato nel suo petto, perché quella innocente creatura la sua mamma l’aveva perduta.
“Coraggio piccola, devi tornare presto a ridere e correre… ”

Terence non sentiva ragioni e non si allontanava un attimo da quella stanza...
Usciva giusto qualche momento per sgranchirsi le gambe finché Charlotte dormiva, divorava a passi lunghi il corridoio e poi rientrava.

Che papà meraviglioso era diventato!
La cosa rendeva la bionda ragazza orgogliosa ed emozionata, nonostante dovesse sempre soffocare quella orribile punta di invidia verso la donna che l’aveva reso così spaventosamente completo.

Quanta tenerezza traspariva dagli occhi di Terry quando guardava la sua Charlotte! Sembrava quasi riuscire ad avvolgerla in una bolla fatta d’amore e protezione... d’altronde come può amare sua figlia un genitore?
Aveva onorato in tal modo anche Susanna?


Il giovane padre passò così parecchi giorni, vegliando quel tesoro col sole e con la luna finché la crisi respiratoria non fu completamente superata e il medico, accanto ad una Candy raggiante, non lo avvertì del fatto che, anche se la temperatura era ancora leggermente alterata, il peggio era passato, che Charlotte stava rispondendo bene alle cure e che, seppur ancora bisognosa di molte attenzioni, era sulla via della guarigione.
Certo avrebbe dovuto rimanere ricoverata ancora per parecchio tempo, era molto debilitata ed era assolutamente necessario preservarla da qualsiasi tipo di infezione, anche banale.

L’infermiera sentì il cuore espandersi nell’osservare la reazione commossa dell’attore, i suoi meravigliosi occhi blu lucidi che riprendevano vita e la sua voce tremante e profonda che ringraziava Alexander per quanto fatto per la figlia.

Ma ancora non voleva allontanarsi dal suo capezzale...
“Signor Graham, può davvero andare a riposare tranquillamente qualche ora adesso” gli disse il medico.


“Grazie ma, se non è un problema per voi, vorrei rimanere almeno finché non si sveglia. Non ci siamo mai separati, non ha la mamma e io non voglio che non mi trovi accanto a lei appena apre gli occhi. So che mi cercherà immediatamente e io ci sarò, ci devo essere!”


L’infermiera tornò mezz’ora più tardi con una tazza di tè e dei biscotti, l’aveva fatto spesso negli ultimi giorni ma non si era mai fermata troppo a parlare con lui.
“Tieni... ti ho portato qualcosa! Puoi consumare tutto qui così non ti allontanerai da lei. Sei stremato, devi almeno mettere qualcosa sotto i denti.

È... è fortunata ad avere un papà come te, lo sai?” la sua voce di una dolcezza infinita, era davvero felice che almeno quella volta le cose si stessero risolvendo al meglio.


“Candy... grazie... io...” la voce profonda filtrata dal nodo alla gola e accompagnata dagli occhi vibranti d’emozione.

Lui avrebbe voluto dirle qualcosa di più ma in quel momento aveva una tale confusione nella testa e nell’animo! Aveva appena rischiato di perdere la sua ragione di vita e ce n’era un’altra adesso che stava riemergendo prepotente dal suo passato e alla quale avrebbe dovuto una marea di spiegazioni che non sapeva da dove cominciare a dare.
Dal canto suo Candy non si sentiva di proferir verbo.
Era passato così tanto tempo, erano successe così tante cose che... chi era mai lei per pretendere qualcosa da quel padre disperato?
Quello non era più il suo Terry, anche se faceva tanto male ammetterlo, e lei non era più la sua Candy!

Avvertì le lacrime pungere i suoi grandi occhi verdi e decise di allontanarsi in silenzio per non farsi notare.
Stava chiudendo la porta quando sentì una voce angelica debolissima che diceva:
“Papy... papà mio, sei qui?”

“Tesoro! Certo che sono qui, dove dovrei essere secondo te, se non accanto alla mia principessina?”

“Ho... ho visto la mamma...”

“La mamma? Che fortuna! Hai visto un angelo! Lo sai? Non è una cosa che capita spesso!”

“Mi ha abbracciato forte e mi ha detto di tornare da te”.

“E ha fatto bene! Sai... la mamma ha sempre ragione piccola mia”.

La giovane sentì lo stomaco contorcersi.
Era così felice che quella creatura stesse meglio, che Terence potesse ancora godere della figlia... ma sentire parlare della madre in quei termini.
Si odiava per questo ma non riusciva a non starci male.
Susanna era diventata il suo faro alla fine, che bella famigliola dovevano essere stati!

Terence non si era accorto di nulla, pensava che Candy fosse uscita da tempo dalla stanza, non immaginava che avesse sentito quell’innocente scambio di battute...

 

   
 
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