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Autore: MadAka    15/12/2018    1 recensioni
Tutto ha inizio con un disegno. Perché è proprio un disegno quello che si trova Ewan, cantante degli Shards, nella tasca dei pantaloni al termine di un concerto. Due figure ben rappresentate su carta, lui e una ragazza e nessun indizio per risalire all'autrice.
Contro ogni previsione, il pensiero di individuare chiunque gli abbia dedicato quel piccolo bozzetto si appropria di lui, portandolo a incontrare una persona che sentiva già di conoscere.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“The whole night through, feels like the truth | I was meant to be with you | I can’t get you off my mind, I think about you all the time | I don’t even have to try, I just think of you

Jack Savoretti. Jackie Blue

 

 

 

Starbucks coffee, Shaftesbury Ave, Londra, 9 settembre

Ore 3:19 PM

 

Quando Ewan entrò al caffè era il primo, situazione che sarebbe stata celebrata dagli amici come un avvenimento, se solo fossero stati presenti. Aveva appuntamento lì per le tre e mezza con Chase, Chris e Trent e, dopo la sera precedente, anche con Amelia. Era stato il pensiero di lei a spingerlo a uscire di casa. La sera prima si era trovato benissimo in sua compagnia; avrebbe voluto dirglielo ma la cosa lo faceva sentire  come un tredicenne alle prese con la prima infatuazione amorosa. Non si sentiva così da tempo, perché era da un po’ che non approfondiva a tal punto la conoscenza con una ragazza. Di solito veniva incluso nella “lista amici” ben prima di avere la possibilità di sfiorare le labbra della persona in questione una sola volta. Con Amelia era diverso. Non sapeva se fosse dovuto al fatto che lui era il cantante della sua band preferita, ma era abbastanza sicuro non fosse per quello. Si era aperto totalmente a lei, le aveva fatto conoscere se stesso, quello che per molti rimaneva nascosto sotto il ruolo di cantante che ricopriva. Sentiva che alla ragazza lui piaceva per quello che era.

Per quanto lo riguardava, invece, Amelia iniziava a piacerle davvero molto. Quella ragazza era stata una sorta di bellissima maledizione, per lui. Si era insinuata nella sua testa prima ancora di saperne le fattezze e il suo pensiero non l’aveva mai abbandonato. Dopo averla vista per la prima volta, dopo quella pioggia di coriandoli che lei aveva pensato bene di provocare, qualcosa nel ragazzo gli aveva urlato che fra loro c’era un legame, quasi fossero predestinati, e lui, che confidava in modo ostinato al destino, vi aveva creduto. Per questo si era sentito rattristato quando Amelia non gli aveva più scritto, al punto da spingerlo a cercare sue notizie in qualche modo. Ora che lei si trovava a Londra, che stava donando una parte di sé per realizzare le grafiche nuove e che stava trascorrendo insieme a lui del tempo, sentiva di aver compiuto tutte le scelte esatte. 

Si passò una mano fra i capelli, sorridendo a quel pensiero. Aveva altro tempo da trascorrere con lei, tempo per farle scoprire ancora più della sua persona e per approfondire ulteriormente la figura della ragazza. Tempo per innamorarsene; perché forse era proprio quello che voleva quando pensava ad Amelia: innamorarsi di lei. Così, almeno, le sue canzoni non sarebbero stati più testi di storie che altri vivevano, ma avrebbero potuto essere rapportati anche alla sua vita, elemento che teneva sempre escluso da gran parte del suo processo di scrittura. Voleva raccontare storie, non parlare di sé, ma se per una volta una di quelle storie si fosse riuscita a ricondurre alla sua vita gli avrebbe fatto piacere.

La figura di Trent entrò nel suo campo visivo. «Domani nevica» disse sarcastico il chitarrista, alludendo al fatto che Ewan fosse arrivato in anticipo sull’orario di ritrovo.

«Ho dormito qui» replicò il cantante con un sorriso.

«Vedo che sei di buon umore. Che avete fatto ieri sera?»

«Penso di piacerle.» Ewan non rispose alla domanda dell’amico, andando dritto al punto, il motivo per cui si sentiva così effervescente.

«Ovvio» replicò piatto l’altro.

Fu chiaro per Ewan che Trent si stava riferendo al fatto di essere il cantante della sua band preferita, ma non diede segno di essere infastidito o perplesso dalla cosa. «No, intendo, di piacerle veramente.»

«È per questo che sei tutto felice e, soprattutto, puntuale?» chiese il chitarrista, alzando un sopracciglio, dopodiché capì tutto. «Viene anche lei, vero?»

Non servì che Ewan dicesse qualcosa perché tutto fu chiaro e, ad ogni modo, Chris e Chase comparirono come tornado prima ancora che gli altri due membri degli Shards potessero prendere fiato.

«In orario?» esclamò Chris.

«In anticipo, vorrai dire, siamo puntuali noi» osservò Chase.

«Ciao ragazzi.» La voce di Amelia interruppe ogni cosa. Si voltarono tutti e dal modo in cui lei e Ewan si guardarono fu chiaro che ci fosse del non detto di tutto rispetto fra loro. L’espressione sorniona tipica di Chase gli si impresse all’istante sul volto e il cantante cercò di ignorarla, così come di ignorare il suo battito cardiaco irregolare. Il rossetto di Amelia faceva risaltare la carnosità delle sue labbra e lui dovette tenere a freno la tentazione di alzarsi e andare a baciarla davanti a tutti, in mezzo a quel caffè.

«Ti ho riportato questa» disse poi la ragazza, mostrando a Ewan la sua felpa. Le dispiaceva separarsi da quell’indumento, ci avrebbe addirittura dormito insieme se la cosa non fosse stata strana. Il cantante afferrò la sua felpa e la ringraziò, mentre i tre amici osservavano la scena come spettatori al cinema. Amelia iniziava a sentirsi sotto pressione. Chase, Chris e Trent avevano sicuramente capito tutto e lei cominciava a essere nervosa a quell’idea. Tuttavia, quando Ewan le sfiorò la mano nel riprendere la letterman, parve riacquistare sicurezza. «Potreste smetterla di fissarci così? È inquietante» disse. 

Il cantante scoppiò a ridere, guardando gli amici divertito.

Chris si arricciò i baffi con fare altolocato. «Solo quando ci avrete raccontato tutto, voi due» li bacchettò.

«Prima vorrei sapere dove andiamo. Come al solito non so nulla» proseguì ostinata Amelia.

«Come “non sai nulla”?» esclamò Chase. Mise un braccio intorno alle sue spalle, stringendola a sé. «Non sei una nostra fan?»

Lei stava per replicare che non capiva il senso del suo discorso, essere una fan di un gruppo non significava conoscere ogni abitudine a riguardo, ma venne attraversata da un pensiero. «L’intervista alla BBC Radio 1» disse tutto d’un fiato.

«Ding! Indovinato. Vinci un caffè» esultò il batterista e andò a prendere da bere per entrambi.

«V-volete davvero portarmi con voi? Ma potete farlo?» domandò Amelia. Sembrava sconvolta e Ewan sperò che fosse un bene. 

«Tecnicamente no» rispose Chris. «Ma lo abbiamo già fatto.» 

«Più di una volta» aggiunse Ewan. «Se non ti va non sei costretta a venire» volle rassicurarla.

«No mi va, eccome» esclamò. Cercò di darsi un contegno. Entrare in una radio era una delle cose che avrebbe voluto fare prima di morire, ma che già sapeva non avrebbe mai fatto, almeno prima di conoscere gli Shards. Troppe cose impensabili le stavano succedendo; aspettava solo il momento del risveglio. 

«Così ti immergi un po’ nel nostro stile di vita» riprese Chris. «Ah, giusto, come vanno le grafiche?»

«Vanno bene» rispose lei, che non riuscì a capire il senso della domanda piazzata durante quella conversazione. «Forse non riuscirò a finire entro il 14 ma le ultime cose posso sistemarle anche a Glasgow.»

Notò Trent lanciare uno sguardo al proprio cantante e dedusse che doveva esserci qualcosa sotto.

«C’è un’altra cosa» prese parola Ewan.

«Cosa? Insieme a voi ci saranno i Kodaline?» chiese la ragazza, cominciando a sentirsi piuttosto in ansia. Si appoggiò allo schienale della sedia, pensando che così avrebbe avuto tempo sufficiente per mettersi a sedere prima di crollare a terra in caso di una notizia shock. 

Il cantante si dipinse in volto un sorriso perfetto, che per un attimo fu in grado di scacciare ogni sensazione opprimente dal corpo di Amelia. «Eddie ti ha prorogato la permanenza di un altro mese. Vorremmo che lavorassi anche alle grafiche del merchandising.»

Eccola la notizia shock. La ragazza si mise a sedere, gli occhi spalancati. Non poteva credere a quello che le aveva appena detto. Un altro mese a Londra. Altri trenta giorni in compagnia della sua band preferita, in compagnia di Ewan e la possibilità di mettere la firma nei lavori grafici del  merchandising degli Shards, qualcosa che veniva venduta online in tutto il mondo, portata con orgoglio dai fan, sfoggiato nei negozi. 

«Non mi state prendendo in giro, vero?» domandò con un filo di voce, incredula. I ragazzi scossero la testa. Era stato Ewan a insistere con il manager. Il giorno prima, quando aveva dovuto salutare Amelia sotto all’ufficio di Jacob per  quell’appuntamento a cui era “già in ritardo”. Sapeva di averlo fatto per trascorrere più tempo con lei, ma era innegabile che fosse più che felice di avere anche la nuova merce degli Shards con la firma di quella giovane artista scritta sopra. La trovava estremamente brava e il suo stile era proprio ciò che cercava in quel periodo. Attraverso un detto si sarebbe potuto sostenere che l’utile si univa al dilettevole.

«Di solito non scherziamo quando si parla di lavoro» disse Trent, austero.

«Jacob ti telefonerà domani mattina, fingiti sorpresa dalla notizia» le suggerì il cantante, facendole l’occhiolino.

«Non so cosa dire» mormorò la ragazza, un ammasso di emozioni dentro in grado di annichilirla. Era felice, tremendamente felice, ma sconvolta e sorpresa al tempo stesso.

«Beh, dicci solo se accetti oppure no. E di’ la stessa cosa a Jacob domani quando ti chiama» le rispose Ewan.

«Certo che accetto» replicò subito lei, ritrovando il controllo delle sue sensazioni. Cercò di classificarle: gioia, stupore, incredulità, ansia, gratitudine. Le mise tutte in fila e cercò di assimilarle, sebbene fossero tutte emozioni difficili da controllare, soprattutto davanti a Ewan.

«Ecco il tuo mocaccino Ami» disse Chase appena ricomparve fra i quattro, posando un bicchiere di carta sotto al naso della ragazza e canticchiando parole a caso di quella che lui sapeva essere Jackie Blue di Jack Savoretti. Avevano bevuto caffè insieme più volte e lui ormai sapeva cosa ordinava la ragazza. «Che mi sono perso?» 

«Amelia ha deciso di accettare la proroga sul lavoro» lo informò Trent, alzandosi poi dal suo posto a sedere. «Ora però è meglio se andiamo» concluse, senza dare tempo al batterista di festeggiare la ragazza come avrebbe voluto. Chase le regalò uno dei suoi sorrisi più contagiosi quando lei lo ringraziò per il mocaccino. Mentre gli Shards si avviavano verso l’uscita Amelia disse loro che li avrebbe raggiunti subito, giusto il tempo di zuccherare la bevanda.

Ewan rimase indietro con lei. «È tutto a posto?» le chiese, osservandola versare una generosa dose di zucchero sulla schiuma.

Lei alzò lo sguardo sul cantante. Le era vicino, molto, al punto che le sarebbe bastato allungare appena il collo per baciarlo; e aveva voglia di farlo. Resisté alla tentazione – erano insieme al resto dei ragazzi ed era anche sicura che nel caffè qualcuno li avesse riconosciuti – rispondendo alla domanda che le aveva fatto. «Sì, è tutto a posto. Solo, beh, troppe belle notizie tutte insieme. Mi hanno un po’ destabilizzata. In senso buono, intendo» volle precisare. Il cantante le sorrise, dopodiché i due si ricongiunsero al resto del gruppo, in attesa sulla strada. Si avviarono verso la sede della BBC Radio utilizzando la metropolitana. Gli Shards si sentivano a loro agio a muoversi per la città sui mezzi pubblici, il fatto di non essere riconosciuti di frequente giocava in loro favore. Amelia passò il tempo a chiacchierare con Chris e Chase, di cui le piaceva molto la compagnia, ma scambiava di continuo sguardi con Ewan. Si sentiva al settimo cielo, per quello che era avvenuto con il cantante, per la notizia che le aveva dato quella mattina sulla possibilità di rimanere a Londra, per il fatto che la stessero accompagnando in una delle radio britanniche più famose. Tutto ciò quasi la  disorientava per quanto la facesse stare bene. Sentiva un senso di leggerezza al petto e, quando scambiò una nuova occhiata con Ewan, capì che stava succedendo: si stava innamorando di lui; del vero lui, non del cantante degli Shards, ma del ragazzo sempre in ritardo che amava la pizza, il canto e la musica. Quello che andava ovunque in sella alla sua  bicicletta, che comprava la birra nei negozi di alimentari aperti ventiquattr’ore, a cui Londra piaceva molto più di notte che di giorno. Quella consapevolezza la spaventò, perché ciò che portava con sé era un’incognita. Sarebbe finita come con Eric? O, peggio, con Richard? Oppure ci sarebbe stato un lieto fine, almeno per una volta? Il suo passato si ostinava a non volerla lasciare in pace ed era come se qualcuno le premesse con forza un pugno all’altezza dello stomaco. Tuttavia, alla vista di Ewan, quella sensazione opprimente si affievoliva.

Amelia continuò a seguire i quattro fuori dalla Tube, lungo alcune strade di Londra, finché l’edificio della BBC, sede delle radio, non comparì in lontananza. Davanti agli ingressi c’erano alcune transenne e personale della sicurezza e, lì vicino, un numero abbastanza nutrito di persone. Erano fan degli Shards, in attesa della band. I quattro ragazzi non parvero affatto turbati dalla cosa. Proseguirono con passo tranquillo, diretti proprio verso quella schiera di persone e quando qualcuno li riconobbe e la voce si sparse fra il resto dei presenti, li salutarono come fossero tutti loro amici. Chiacchierarono con loro, si fecero foto insieme, ed erano socievoli e alla mano. Si stavano   comportando allo stesso modo in cui avevano fatto con Amelia da quando l’avevano incontrata la prima volta. Erano quattro ragazzi sorprendenti ed era chiaro che amassero stare insieme ai loro fan, gli stessi per cui componevano le loro canzoni.

Si fermarono il tempo sufficiente per fare in modo di accontentare quante più persone possibili, ma alla fine si avviarono oltre l’ingresso della sede della radio, salutando tutti e seguiti da Amelia, che si sentiva più fortunata che mai per l’occasione che stava avendo la possibilità di vivere. Come varcarono la soglia dell’edificio furono subito accolti da una donna, la quale si avvicinò sorridendo ai quattro. «Shards, benvenuti» disse. Scambiò una stretta di mano con ciascun componente della band e arrivata ad Amelia si bloccò, interdetta.

«Ehm, lei sarebbe con noi, se la cosa non crea disturbo» intervenne Chris, con il suo tono più innocente, a cui risultava impossibile dire di no. La donna – Elizabeth Woods – infatti, cedette subito. «Oh, no, nessun disturbo. Provvedo a farti arrivare un pass da visitatore» le disse, scambiando una stretta di mano anche con Amelia. Lei la ringraziò e se ne tornò in silenzio, ad assistere da spettatrice a quell’aspetto della vita degli Shards.

Il pass che le diedero, con la scritta visitor a caratteri cubitali, le dava la possibilità di girare  liberamente per la sede, fatta eccezione per alcuni luoghi – un po’ come l’ala ovest de La bella e la bestia. Tuttavia lei non aveva dubbi su ciò che avrebbe voluto fare e seguì la band, guidata da Elizabeth, fino alle sale in cui avrebbero avuto la diretta audio.

Prima che la trasmissione iniziasse fu tutto uno stringersi di mani, scambiarsi convenevoli e sorridersi, al punto che tutto ciò quasi arrivò a stancare Amelia. Per sua fortuna, però, quando gli Shards e il dj infilarono le cuffie cambiò tutto. Lei rimase nella cabina di regia, oltre quel vetro che separava il punto in cui il gruppo stava svolgendo l’intervista. In un angolo della sala c’erano una chitarra acustica e una tastiera elettrica, cosa che le permise di capire che, presto, ci sarebbe stata anche della musica. Rimase ad ascoltare i ragazzi parlare del più e del meno, mentre l’intervistatore sottoponeva loro tutta una serie di domande. Ridevano, rispondevano con leggerezza e tirarono in ballo una serie di argomenti diversi. Parlarono della tour che avevano concluso in luglio, di quella che avrebbero iniziato in gennaio, negli Stati Uniti. Quando Ewan parlava di tutto ciò i suoi occhi erano inondati di una luce vivace, eccitata. Era chiaro che amasse profondamente girare per il mondo insieme alla sua musica, suonare dal vivo in quanti più posti possibili, davanti ai propri fan. Quella era la sua vita, ormai e lui amava viverla. Dopotutto, un’anima vitale e artistica come la sua non avrebbe potuto fare altro se non scegliere una strada del genere, insieme a tre amici fidati e tantissima voglia di non fermarsi mai. Amelia si chiese come sarebbe stato passare i propri giorni accanto a Ewan, se fosse il tipo che portava con sé la propria ragazza durante le lunghe tournée o se invece si facesse aspettare a casa, telefonando ogni giorno per sentire se era tutto a posto. La sua mente stava cominciando a correre troppo e lei pensò bene di fermarla prima che fosse troppo tardi. Tornò a concentrarsi sull’intervista che si stava svolgendo sotto i suoi occhi. Vi aveva appena teso l’orecchio quando l’intervistatore disse: «Adesso in scaletta abbiamo una canzone.» Lasciò cadere la frase, chiaramente volendo che fossero gli Shards a proseguire.

Ewan non si fece attendere, segnale che ormai era avvezzo alle interviste e ai trucchi dei vari giornalisti. «Sì, esatto. È il nostro ultimo pezzo. Lo abbiamo suonato una sola volta dal vivo, a Glasgow. Si chiama Penelope.» D’istinto sollevò lo sguardo verso la cabina di regia, dove avrebbe dovuto esserci Amelia, ma il vetro era oscurato e lui riuscì solo a vedere il suo stesso riflesso. La ragazza, invece, lo vedeva alla perfezione e si sentì arrossire.

I ragazzi si disposero nei rispettivi posti mentre la regia mandava un po’ di pubblicità e quando tornarono in onda il dj presentò il brano e lasciò alla band il giusto spazio. Penelope iniziò in una versione acustica che tolse il respiro ad Amelia. La voce calda e piena di Ewan ricamava le parole con trasporto e lei riusciva a sentirlo prendere fiato a ogni nuova strofa. La ragazza non poté fare a meno di pensare a tutto ciò che ruotava attorno a quella canzone. A detta del cantante, Penelope era nata dopo il disegno che lei gli aveva infilato in tasca durante il loro penultimo concerto di Glasgow, per tale ragione sentiva di avere un legame speciale con quel pezzo. Si ricordava ancora come si era sentita la prima volta che l’aveva ascoltata, quando Ewan, dal palco, aveva detto che quella canzone era dedicata alla persona che le aveva fatto quel disegno, chiunque fosse. Le era sembrato che in tutta la The SSE Hydro ci fossero stati solo loro due, la fan e il cantante. Il brano l’aveva toccata come nulla prima di quel momento. Aveva sentito di esservi legata, come se parlasse di lei, come se fosse la sua canzone, quella che racchiudeva nei propri versi la sua intera vita. Per tale ragione quando il concerto era finito era corsa a casa, a prendere il tubo di coriandoli che aveva lasciato nella sua stanza per mesi, decidendo di fare la follia che, alla fine, l’aveva condotta fin lì. Anche con tutta la spietata onestà di cui era in possesso, non avrebbe mai potuto dire che sarebbe andata a finire così, né tanto meno che avrebbe avuto il coraggio di attirare l’attenzione degli Shards a quel modo. Mentre la voce di Ewan continuava a riempirle la testa con le meravigliose parole di quella canzone, Amelia capì che se non avesse agito in modo impulsivo quella notte a Glasgow, lei ora non sarebbe stata lì, ad ascoltare cantare dalla cabina di regia della BBC radio il ragazzo che, un giorno alla volta, riportava dentro di lei quei fremiti che sembravano averla ormai abbandonata.

Il suo cellulare prese a vibrare nella borsa e la sua concentrazione venne meno. Imprecò mentalmente contro chiunque la stesse chiamando, decidendo di non rispondere. Non voleva perdersi una sola nota di Penelope, specie in quella versione acustica in grado di lasciare senza fiato. Controllò per scrupolo chi la stesse chiamando, ma appena lesse il nome in sovrimpressione capì che non poteva rinunciare: era Edward Jones.

  
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