Senza pietà

Quando Miriallia si ritrovò il grosso mazzo di rose tra le mani, la sua vanità femminile ebbe il sopravvento e lei si sorprese a sorridere come una sciocca all'idea che potesse trattarsi del regalo di un qualche ammiratore segreto. Ringraziato il fattorino che glielo aveva consegnato, poggiò i fiori sul tavolo della cucina del suo appartamento e recuperò un vaso di vetro. Lo riempì d'acqua e si apprestò a porvi dentro i lunghi gambi delle rose. Fu in quel momento che, rimuovendo l'elegante carta celeste in cui esse erano avvolte, la ragazza si accorse della presenza di un biglietto. Curiosa come si addice ad una reporter, lo aprì e, leggendolo, l'espressione deliziata sul suo volto mutò all'istante.

   Prese di nuovo il vaso fra le mani e lo vuotò nel lavello. Si diresse in camera da letto e tornò indietro con una scatola di scarpe ed un paio di forbici. Infine, senza alcuna pietà, distrusse i messaggeri d'amore che le erano appena stati donati, riempiendo la scatola di foglie e petali scarlatti e completando l'opera con un bel fiocco dorato con cui sigillò il tutto.

   Ritenendo di essersi sfogata a sufficienza, agguantò il telefono, sperando che i suoi amici fossero in casa. La voce di Cagalli rispose al terzo squillo, meravigliata di sentirla. «Miriallia?»

   «Passami tuo marito», le ordinò lei, spiccia.

   «Okay...», balbettò il Delegato, disorientata da quell'atteggiamento, al punto da sorvolare sul modo in cui la fotografa si era riferita ad Athrun.

   Questi la sostituì all'apparecchio nel giro di una manciata di secondi, e subito la sua interlocutrice esordì con: «La prossima volta che vai su PLANT, passa da casa mia, prima: ho qualcosa da dare a Dearka.»

   «Oh», si rallegrò il giovane, evidentemente non prestando attenzione al suo tono minaccioso, «avete trovato un punto d'incontro?»

   L'altra si concesse un istante per ponderare le parole più adatte. Quindi concluse: «No, ma fammi la cortesia di riferirgli che se si azzarda di nuovo a farmi dei regali, l'unica pace che troverà sarà quella eterna.»

   Detto questo, riattaccò, lasciando l'Ammiraglio a fissare con occhi vacui la cornetta che stringeva tra le dita. «Che voleva?», gli domandò distrattamente la Principessa, accoccolata in un angolo del divano a guardare la TV con un cuscino stretto al petto ed un biscotto fra le labbra.

   «Ehm... Mi ha affidato un messaggio per Dearka», mormorò lui, ancora provato da quella chiamata inattesa.

   Cagalli sorrise. «Ha finalmente deciso di perdonarlo?»

   «Forse in un'altra vita», la informò la sua guardia del corpo, tornando a sederle accanto.

   Lei sbuffò, togliendosi il dolciume di bocca con aria contrariata. «Certa gente non la capirò mai», iniziò. «Come si fa ad essere tanto insensibili verso un innamorato respinto?»

   Tornando suo malgrado con la mente a Yuna Roma Seiran, evitato dalla fanciulla come se fosse stato un appestato maleodorante immerso nel guano, Athrun sospirò con pazienza. «Non ne ho idea», rispose, passandole un braccio attorno alle spalle per invitarla di nuovo a spaparanzarsi su di lui. «So solo che non ho mai conosciuto niente di più terribile di una donna arrabbiata», aggiunse quasi fra sé, provando grande pena per l'amico Coordinator, rifiutato per l'ennesima volta dalla persona amata.

   «Fortuna che io non sono così», si compiacque Cagalli con grande faccia di bronzo, attirandosi uno sguardo più che eloquente da parte del giovane; il quale, per amor proprio, evitò di farle notare che, in effetti, lei era anche peggio.