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Autore: _Trixie_    16/12/2018    4 recensioni
Calendario Swanqueen dell'Avvento 2018 (sì, di nuovo, mi dispiace).
Sempre Emma e Regina alle prese con il Natale e la sua magia.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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XVI
Resa
 
 
 
 
Dicembre 2024
 
«Ragazzino, potresti, per cortesia, far ragionare tua madre?»
«Quale?» domandò Henry, guardando Emma con rimprovero. «Tutta questa storia è ridicola».
«Tua madre è ridicola!» esclamò Emma, incrociando le braccia al petto.
«Non lo pensi davvero e, in ogni caso, non lasciare che ti senta o equivarrebbe a firmare la tua condanna a morte».
Emma alzò gli occhi al cielo.
«Sei così risentita solo perché sai che vincerà lei» le disse Henry.
«Non è assolutamente vero».
«Ma’, la mamma non perde mai».
«Quando voleva cacciarmi da Storybrooke non ci è riuscita» rispose subito Emma, sorridendo trionfalmente.
«Evidentemente cacciarti non era davvero il suo intento».
«Ma-»
«Comunque, stanno chiamando tutti i partecipanti per poter iniziare, ma’. Dove hai lasciato Neal?» domandò Henry.
«Si sta guadagnando la fiducia del nemico».
«Cosa?» domandò Henry, confuso.
«È rimasto con Regina, voleva giocare con Robyn».
Henry sospirò.
 
 
***
 
 
Di tanto in tanto, durante il corso della gara che prevedeva una durata massima di sessanta minuti, Emma lanciava occhiate furtive in direzione di Regina e Robyn e, con il senno di poi, lo sceriffo comprese che questo era stato il suo più grande errore.
Ufficialmente, Emma si diceva che non stava facendo altro se non spiare il nemico, per anticiparne i movimenti e coglierlo di sorpresa. Quali movimenti e in cosa, effettivamente, coglierlo di sorpresa a Emma Swan non era dato a sapere, ma lei vigilava instancabilmente sul nemico.
Non perdeva un singolo alito di vento, quella brezza fredda e leggera che soffiava quel pomeriggio attraverso Storybrooke, scompigliando appena i capelli di Regina. Né mancava di notare il modo in cui il sindaco sorrideva alla nipote e la aiutava a levigare la grande palla di neve che Robyn aveva fatto ruzzolare qui e là per costruire il corpo del suo pupazzo. O ancora, Emma scolpì, nella propria mente, l’espressione concentrata di Regina nel sistemare con precisione infinitesimale la linea di bottoni lungo il petto del loro pupazzo o nel modellare con tocchi precisi una piccola coroncina di neve sul capo del loro pupazzo.
«Emma?» La chiamò Neal, tirandola per la manica. Il fratello la stava osservando con sguardo minaccioso. «Sta finendo il tempo».
«Cosa?» fece lo sceriffo, come trasognata.
«Mancano cinque minuti!» urlò Neal, con quella che Emma temette fosse una nota di isteria nella voce. «E abbiamo costruito sola la pancia!»
«Non è possibile manchino solo cinque minuti!» esclamò lo sceriffo, affrettandosi a rotolare una seconda palla da mettere sopra alla prima, mentre Neal si occupava della terza.
Alla bell’e meglio, riuscirono a collocare l’ultimo bottone del panciotto del loro pupazzo proprio mentre il gong che annunciava la conclusione della gara risuonò in tutto il prato.
Emma si lasciò cadere a terra, sfinita dagli ultimi minuti di febbrile attività, incurante della neve che le stava bagnando i jeans. Neal le si sedette in grembo, le braccia incrociate, un’espressione torva.
«Che cosa ti è preso?!» domandò, esigente.
Emma sbatté più volte le palpebre di fronte a un tale sfoggi di autoritarismo in una così piccola statura. Suo fratello trascorreva decisamente troppo tempo con sua madre e Regina.
«Come?» domandò poi lo sceriffo.  
«Sei sempre concentrata, quando si tratta della gara dei pupazzi. All’inizio, credevo stessi attuando qualche piano per battere zia Regina e Robyn, ma alla fine ho capito che…» Neal fece un gesto vago con la mano. «Non facevi niente. Guardavi zia Regina e basta».
«Non guardavo zia Regina e basta!»
Neal si sporse verso Emma e le diede un leggero pugno sulla testa, attutito dallo spesso cappellino di lana che la ragazza portava. «Se devi dire qualcosa a zia Regina, dillo a zia Regina. Ma non avresti mai dovuto permetterle di distrarti dalla gara di pupazzi di neve, Emma, mai! Perderemo. E dovremo lavorare duramente il prossimo anno per conquistare un titolo che è nostro di diritto!»
«Ma-»
Neal alzò gli occhi al cielo. «Zia Regina ha proprio ragione, hai dei deficit di attenzione».
 
 
***
 
 
Il miglior pupazzo di neve veniva votato dagli abitanti stessi, mettendo un bigliettino con il nome dei creatori in una piccola urna, del cui scrutinio si occupava Granny, talvolta assistita da Ashley o da Snow.
Nonostante l’aspetto a malapena simile a un pupazzo di neve che aveva l’opera di Emma e Neal quell’anno, l’intera cittadina rimase stupita quando i due non vennero proclamati vincitori e la corona passò invece a Regina e Robyn Mills.
La torta al cioccolato che Snow aveva preparato venne così tagliata dalle due Mills, invece che martoriata e maltrattata dai fratelli Charmings nel tentativo vano di farne delle fette.
Fu Regina a porgere una fetta di torta, più grande delle altre che aveva tagliato, a Emma, seduta su una panchina poco distante.
Non era la sconfitta come pensavano tutti, a turbarla, quanto le parole di suo fratello.
Doveva dire qualcosa a Regina?
Sì?
No?
Forse?
Non l’aveva forse già detto?
«Uno scellino per i tuoi pensieri?» domandò Regina, sedendosi accanto a lei.
Emma le sorrise. «Congratulazioni per la vittoria. È un grande onore, quello che hai conquistato. Le tue imprese verranno nar-»
«Emma, ti prego. Ho partecipato solo per fare felice Robyn. Ho le mani congelate».
«Perché sei una principiante» le disse Emma. «Io e Neal indossiamo due paia di guanti».
Emma posò il proprio piatto di torta accanto a sé per poi prendere le mani di Regina tra le sue. «Senti? Le mie sono ancora calde».
Regina arrossì e annuì.
Dopo un attimo di esitazione, il sindaco appoggiò la testa sulla spalla dello sceriffo.
Nessuna delle due disse una parola.
La sapevano entrambe che, ormai, non stava più funzionando. Quel loro rincorrersi l’un l’altra, senza prendersi mai quando infine ne avevano la possibilità, solo per paura che non fosse destinato a durare e che allora avrebbero dovuto ricominciare, cercare ancora o, peggio, che non avrebbero corso mai più, per nessuno, non per l’altra, che sarebbe scomparsa così, dalla loro vita, come per magia, nello stesso modo in cui vi era entrata.
Lo sapevano entrambe, ma era meglio non parlarne, non in quel momento.
Non quando potevano godersi quell’infinito dato dalla presenza dell’altra nel finito di quel misero minuto in cui rimasero sole, pur se circondate da altri.
 
 
***
 
 
A pochi metri di distanza, Zelena Mills richiamò l’attenzione di Snow, per poi indicare con un cenno in direzione di Emma e Regina.
Doveva essere vero, allora, che i Lieto Fine non sono sempre ciò che pensiamo che saranno.
 
 
 
NdA
Buona domenica <3
La frase conclusiva della shot è il “Happy Endings aren’t always what we think they will be” di Snow nella 03x11.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
A domani, T.
   
 
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