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Autore: _Trixie_    18/12/2018    3 recensioni
Calendario Swanqueen dell'Avvento 2018 (sì, di nuovo, mi dispiace).
Sempre Emma e Regina alle prese con il Natale e la sua magia.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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XVIII
Passato
 
 
 
 
Novembre 2025

 
«Sindaco Mills, buongiorno» l’accolse Violet, non appena Regina entrò al Granny’s quella mattina. Il sindaco le sorrise e le si avvicinò.
«Violet, buongiorno» la salutò. «Non credevo iniziassi così presto a lavorare. Cambiamenti?».
Violet scosse la testa, i suoi orari al maneggio erano sempre gli stessi e così quelli di Henry presso lo Storybrooke Mirror, dove stava muovendo i suoi primi passi nel mondo del giornalismo. Proprio per questo, quello era l’unico orario in cui Violet aveva la possibilità di incontrare le mamme di Henry senza destare sospetti nel ragazzo.
«Cercavo voi, in realtà. Lei ed Emma, sa quando arriv-»
«Buongiorno, Storybrooke!» la interruppe Emma stessa, sulla porta del Granny’s, decisamente di buon umore. Regina sospirò, Violet sorrise e gli altri avventuri del locale si limitarono a guardare per qualche secondo nella direzione del loro più che gioviale sceriffo prima di riprendere a fare colazione come se nulla fosse. A Regina parve che Granny avesse lanciato un’occhiata bramosa alla propria balestra, che non era mai fuori portata nonostante fossero anni che a Storybrooke non capitava nulla di più tragico di uno sceriffo quale era Emma Swan.
L’espressione di Emma mutò repentinamente in disconforto, una tristezza e una delusione tale sul suo volto che raramente Regina aveva visto nella sua vita, quando gli occhi verdi dello sceriffo si posarono sullo sgabello che il sindaco occupava abitudinariamente a quell’ora e non vi trovarono Regina.
«Signorina Swan? Da questa parte» la chiamò il sindaco e il sorriso di Emma tornò immediato così come era scomparso.
«Regina!» fece, avvicinandosi. «E Violet!» aggiunse poi. «Non è una mattina splendida? Una giornata gloriosa davanti a noi!»
Violet sogghignò. «Cosa c’è di tanto diverso, in questa giornata?»
«Vorrei tu non lo avessi mai chiesto» sospirò Regina, passandosi una mano tra i capelli.
«Questa splendida, meravigliosa, inarrestabile forza della natura che risponde al nome di Regina Mills, oggi, in questo uggioso giorno di ottobre, manterrà la promessa che mi fece tempo or sono e darà fondo a tutte le sue riserve magiche per preparare un potentissimo elisir» annunciò Emma, solennemente.
«In cambio dei documenti del trimestre compilati e firmati in giornata, la scorsa settimana le ho promesso che oggi le avrei cucinato gli gnocchi alla zucca» tradusse Regina, sconsolata.
«I mali del mondo verranno così risanati» aggiunse Emma, una mano sul petto.
Regina sospirò, di nuovo. «Ad ogni modo, Violet, ci stavi cercando? Qualcosa non va con Henry?»
«Oh, no, no. Al contrario. Vi prego di accomodarvi se avete cinque minuti per parlare-»
«Ma certo!» disse Emma, facendo un cenno con la mano per attirare l’attenzione del cameriere e ordinare, quasi urlando da un lato all’altro del locale, il solito per lei e Regina.
Il sindaco, che nel frattempo si era seduta sul divanetto, prese Emma per la manica costringendola a sedersi. «Possibile che tu sia così felice di prima mattina?!» domandò, con astio.
«Chi non sarebbe felice di prima mattina, sapendo non solo di poter fare colazione con te, ma anche cenare con te?» rispose Emma, stringendosi nelle spalle.
Regina fece per rispondere, ma si limitò a distogliere lo sguardo dallo sceriffo e voltare il viso per nascondere un sorriso.
 
 
***
 
 
«Ah» fece Emma, presa in contropiede dalla richiesta di Violet. Lo sceriffo guardò poi Regina, decisamente impallidita, i muscoli tesi, la schiena dritta, un’espressione indecifrabile sul volto.
«Regina?» la chiamò Emma, prendendole una mano e mettendole un braccio intorno alle spalle. Questo sembrò strappare Regina ai suoi pensieri e riportarla nel mondo reale.
«Ci-» il sindaco si schiarì la voce, scoprendola eccessivamente acuta. «Ci stai chiedendo la mano del nostro bambino?»
«Bambino» fece Emma. «Il ragazzino è più alto di te, Regina».
Il sindaco si voltò repentinamente verso Emma, risentita, come a chiederle da che parte stesse, lei, l’altra madre di Henry, in tutta quella faccenda.
«No, sindaco Mills, a dire il vero non voglio chiedere il permesso di fargli la proposta, solo il vostro aiuto, ecco» tentò di nuovo, Violet. «Vorrei che fosse un momento speciale e che tutta la sua famiglia fosse presente. So quanto siete legati e so che vi vorrebbe lì».
«Questo ha senso» concesse Emma.
«Per un futuro molto lontano» aggiunse Regina. Lo sceriffo nascose al sindaco l’accenno di un sorriso, abbassando lo sguardo. Accarezzava il dorso della mano di Regina con movimenti circolari del pollice, nel tentativo di rassicurarla.
«In realtà, pensavo alla terza domenica di dicembre» disse Violet. «Lo farei prima, ma so che Zelena e Robyn non arriveranno a Storybrooke prima di allora».
Regina rimase in silenzio per qualche istante. «Sei una bravissima ragazza, Violet. Ma non pensi che siate troppo giovani, per..?»
Violet si strinse nelle spalle. «Con tutto il rispetto, sindaco Mills, non credo. Henry ed io ne abbiamo già parlato, ora si tratta solo di capire chi sorprenderà chi con la proposta ufficiale».
Regina si portò una mano al petto. «Non ve-»
Emma la prevenne. «-diamo alcun motivo per cui negarti il nostro aiuto, allora, Violet».
 
 
***
 
 
Regina era stranamente silenziosa, quella sera e Emma sapeva fin troppo bene perché.
Non aveva nemmeno fatto commenti sul modo in cui lo sceriffo aveva preparato la tavola da pranzo per due, cosa che, normalmente, avrebbe suscitato proteste circa il numero di millimetri di distanza che Emma lasciava tra il piatto e le posate. Uno scandalo, a parere del sindaco.
In piedi davanti ai fornelli, Regina non faceva che sospirare.
Emma si sedette sull’isola della cucina dietro di lei, un gesto che d’abitudine, lo sceriffo lo sapeva, suscitava istantaneamente un lungo discorso circa la totale mancanza di rispetto per le norme sanitarie della signorina Swan. Quella volta, invece, Regina non parlò.
«Ehi» fece lo sceriffo.
«Ehi» rispose Regina distratta.
«Possiamo parlare?» domandò Emma.
«Stiamo parlando, signorina Swan».
Lo sceriffo fece una linguaccia a Regina, ancora voltata di spalle, ma subito la sua espressione tornò seria. «Lo sai cosa intendo».
«Sono occupata, ora, Emma. Possiamo parlarne dopo».
«Troverai una scusa anche dopo, Regina».
«Non è vero!» protestò il sindaco, voltandosi infine verso Emma e incrociando le braccia. «Rischio di rovinare i tuoi preziosi gnocchi, se non sto attenta».
«Mi importa più di te che degli gnocchi» disse lo sceriffo. «Si tratta di Violet e Henry, non è vero?»
«Non-»
«Regina, non c’è mai stato un momento nella tua vita in cui eri terribilmente e fatalmente sicura che quello che stavi per fare fosse la cosa giusta?» la interruppe Emma, assicurandosi che gli occhi del sindaco fossero legati ai propri.
Non ne pronunciò il nome, ma entrambe sapevano che lo sceriffo si stava riferendo a Daniel.
Regina strinse le labbra in una linea sottile e non rispose.
«Violet glielo chiederà in ogni caso» continuò Emma. «Non ha alcun senso opporsi, lo sappiamo entrambe. E sono entrambi ragazzi responsabili: se pensano che sia arrivato il momento giusto, allora è il momento giusto».
Il sindaco continuò, coerente, con il proprio mutismo.
Emma sospirò e scese dall’isola della cucina. Allargò le braccia e questo bastò a Regina come incoraggiamento per lasciarsi abbracciare e fare lo stesso a sua volta con lo sceriffo.
«Non voglio che soffra» disse il sindaco, il viso nascosto nella spalla di Emma. «Gli ho già fatto male abbastanza, quando era-»
«No» la interruppe Emma, con decisione, stringendo Regina più forte a sé. «Sei stata una mamma fantastica, Regina, la mamma che io non ho avuto la forza di essere per mio figlio. Non darti la colpa per l’infanzia di Henry. Né per la mia, già che ci siamo. Potrai anche essere stata l’esecutrice materiale della Maledizione e per questo hai già sofferto abbastanza a causa delle tue azioni, ma se sei disposta ad accettare che forze come il Vero Amore agiscano indipendentemente da noi, in questo universo, allora devi anche accettare che non tutto dipende da te, che il fato o il destino o chi per lui ti ha forzato la mano, che-».
«Emma…» protestò Regina debolmente.
«Ero furiosa con te, all’inizio, quando ho scoperto della Maledizione. Ma non lo sono più, Regina. Ti ho perdonata molto tempo fa. Ti ho perdonata quando ho conosciuto la tua storia» continuò lo sceriffo. «Non riesci a vederlo, non vedi che tu per me sei-»
Le dita di Regina si posarono sulla bocca di Emma, chiedendole di tacere.
E così Emma fece.
Sentì la presa di Regina stringersi e allo stesso modo Emma rafforzò la propria.
Rimasero lì, in silenzio, ciascuna persa nella vicinanza dell’altra, fino a quando l’odore di bruciato proveniente dagli gnocchi non le costrinse a separarsi.
 
 
***
 
 
Non era pronta a sentirlo, Regina.
Qualsiasi cosa Emma stesse per dire, prima che le posasse le dita sulle labbra, Regina non era pronta a sentirlo.
Sapeva che lo sceriffo l’aveva capito e sapeva che per questo non aveva insistito.
Ma quello che Emma non sapeva era che non era più solo Daniel o il ricordo di Daniel a occupare il cuore di Regina, a sembrarle fatale, come se non potesse essere in ogni altro modo.
C’era il volto di Emma, ora.
   
 
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