Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    21/12/2018    1 recensioni
Ogni scelta ha un prezzo, questo chiunque lo sa, ma quale può essere il prezzo per vivere nel segreto? Quali saranno le condizioni per continuare a vivere normalmente, quando un imprevisto entra nella tua vita? E Sinbad e Ja’far saranno pronti a pagare il prezzo delle loro decisioni?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Judal, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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SARESTI DISPOSTO A …?



Stettero in biblioteca a discutere d’affari per oltre tre ore e ciò nonostante non riuscirono a concludere nulla: le proposte del principe non erano male e mai una sola volta aveva tentato di estendere nuovamente il suo incantesimo, ragion per cui Sinbad uscì sì stanco dalla trattativa, ma anche piuttosto soddisfatto e positivo.
Si era fatto riaccompagnare in camera sua da una delle guardie, ancora incapace di trovare la strada da solo e uscendo dalla doccia aveva trovato un uomo sull’uscio della camera, che con nonchalance gli aveva domandato cosa volesse per cena per infine ritirarsi nelle cucine. Fra una cosa e l’altra alle otto si era ritrovato solo, ma senza aver sonno, compagnia o qualsivoglia cosa da fare.
Si era girato i pollici per una decina di minuti, poi era uscito per andare a fare un giro. Fra una cosa e l’altra da che era arrivato non aveva ancora avuto modo di osservare nel dettaglio il palazzo. Si perse a lungo ad esaminare i porticati coperti e le colonnine in legno finemente lavorato, le piante esotice e da frutto, i piccoli stagni abitati da decine di pesci rossi e i ruscelletti in cui scorreva un’acqua incredibilmente limpida.
Procedette pian piano lungo i corridoi senza mai incontrare nessuno. La cosa era quantomeno bizzarra: durante il giorno aveva intravisto molte domestiche indaffarate e guardie, ma la sera nulla, neanche un’anima.
Passeggiò senza metà finché non venne colto dal buio, e girandosi capì di essersi perso. Dal suo punto di vista non era nulla di grave, al massimo avrebbe dormito in uno dei cortili, ma se la cosa fosse mai giunta all’orecchio di Ja’far, e lo avrebbe certamente fatto, come avrebbe potuto difendersi dal linciaggio?
Si sedette lungo il muro e si mise a riflettere bene sulla sua situazione. Era in un regno nemico ma come ospite, ragion per cui se avesse incontrato qualcuno probabilmente lo avrebbe aiutato senza problemi, ma in giro non di vedeva nessuno e non sapeva dove poteva trovare qualcuno. Poi si ricordò dei bambini. Era un azzardo, ma poteva solo sperare che le urla della notte prima non fossero un caso isolato, quanto piuttosto una costante, e nel caso le avrebbe seguite e si sa che nelle famiglie ricche dove c’è un pargoletto c’è sempre anche almeno una tata, che avrebbe potuto aiutarlo a ritrovare la via.
Ebbe fortuna, perché in meno di cinque minuti tendendo l’orecchio ebbe modo di sentire un pianto in lontananza. Si mise subito in marcia, ma dopo oltre dieci minuti non era ancora giunto da nessuna parte pur essendosi avvicinato, e la cosa si stava facendo stancante. Penso di evocare un djin e cercare qualcuno dall’alto, ma avrebbe potuto dare l’impressione sbagliata, per cui desistette. Si accasciò lungo il muro premendosi i palmi sugli occhi ed inspirando a fondo.
Se ne accorse solo allora. Da una porta a poco meno di tre metri da lui giungeva un sottile odore di pesche mature. E lo sentiva. Non si tratta di frutti. La parte razionale di lui gli urlava di andarsene, ma l’istinto lo mosse in direzione della porta. Doveva andarsene. Come Ja’far ammetteva quand’era di ottimo umore, lui non era un traditore, ma solo un semplice alpha, e come tale propenso a seguire gli omega che gli stanno vicini e di fronte ad un omega in calore razionalità e buon senso non avevano possibilità di vittoria.
Provò ad andarsene ma le gambe erano disposte ad andare solo verso quella porta scorrevole, che ancora si ostinava a celargli l’identità dell’abitante. Non che lui lo volesse conoscere. Solo che nessuno si sarebbe tenuto un omega in calore a palazzo tanto per sport, e quindi non poteva che essere qualcuno di spicco. Un altro dei motivi per cui doveva assolutamente andarsene.
Ci provò, ma fallì inutilmente e l’unica cosa che riuscì a fare fu poggiare la fronte sulla porta, sospirando sconsolato e cercando di recuperare la forza sufficientemente per andarsene. Tutti i suoi buoni propositi sparirono quando sentì una voce invitarlo ad entrare. Seguì l’invito e si chiuse la porta alle spalle.
Il buio era piuttosto fitto così che non riusciva a capire bene come fosse la stanza o dove fosse chi l’aveva invitato. Ne sentiva solo il dolce profumo e dovette farsi violenza per non aggredirlo.
-Vieni qua o no?- aveva l’impressione di conoscere quella voce, ma il tono basso e provocante lo confondeva.
-Io… -
Improvvisamente la stanza venne illuminata da una fievole luce rossastra.
-Chi sei?-
La voce era bassa e sofferente, ma aveva una sfumatura di rabbia ed aggressività. Ne seguì il suono e si girò. Lunghi capelli neri, un fisico piuttosto atletico, degli inquietanti occhi rossi e una ridicola collana.
-Sinbad?-
-Judal?-
Si fissarono esterrefatti in una sorta di gara di sguardi, fino a che Judal non abbandonò la sfida lasciandosi ricadere all’indietro sul letto, gemendo sofferente. Solo allora Sinbad riuscì a realizzare che l’omega che il suo olfatto aveva individuato era Judal.
Lo guardò spaesato: il fiato corto e il corpo tremolante, non era il Judal che conosceva. L’istinto lottava ancora per convincerlo a sottomettere il giovane omega che si trovava davanti, ma la razionalità in qualche modo riuscì a inchiodarlo dov’era, lasciandogli però la possibilità di parlare.
- Senti, sai- tentò di appaciarsi al ragazzo, che spalancò gli occhi rossi e lo guardò con rabbia.
-Non so perché sei qui, ma vattene.-
Il tono in qualche modo duro nonostante il dolore, i capelli per una volta sciolti appiccicati al corpo sudato e lo sguardo colmo di dolore, rabbia e supplica al tempo stesso… mosse un paio di passi nella sua direzione.
-Vuoi che chiami aiuto?-
Lo sguardo di Judal si fece sofferente. -Lascia perdere, non verrebbe nessuno e Koumei si arrabbierebbe con me.-
Non aveva mai fatto caso a quanto Judal fosse bello. Il corpo magro e le occhiaie trasmettevano un’impressione di debolezza che però era compensata dai solitamente feroci occhi rosso sangue e dall’atteggiamento autoritario. Si avvicinò ulteriormente, arrivando a due passi da lui.
-Avanti, ridi e prendimi in giro, ma poi vattene.- lo invitò girandosi verso il muro.
Lo fissò un secondo, esitante. Poi gli fu addosso.




******************
Riprese coscienza di sé solo alle prime luci dell’alba, e la prima cosa che gli venne in mente fu la bellezza del marmo bianco. Ja’far lo avrebbe ammazzato di certo, quindi meglio lasciar scritte le sue ultime volontà e le istruzioni per la sua sepoltura, sperando che uno degli otto generali le facesse rispettare al compagno.
In risposta ai suoi nefasti pensieri Judal si svegliò e andò a coricarsi su di lui muovendosi in modo piuttosto inequivocabile.
-Judal devo tornare in camera mia.- gli posò le mani sui fianchi per spostarlo, ma quello si ancorò a lui, tenace.
-Non lo vuoi veramente, quindi perché?-
Già, perché?
-Per non provocare uno scandalo o peggio una guerra con Kou.- rispose guardandolo muoversi su di lui.
-Sullo scandalo non garantisco, ma non ci sarò alcuna guerra.- garantì il Magi.
Sinbad lo guardò scettico. -Koumei pare piuttosto legato a te, non so se vedrebbe così di buon occhio la nostra serata.-
Judal scoppiò a ridere, lasciando basito Sinbad. -Stai zitto, cosa dovremmo fare se ci scoprissero?- domandò apprensivo.
Ricevette in risposta uno sguardo condiscendente, poi finalmente anche le sue orecchie poterono udire una risposta degna di tale nome.
-Perché dici che Koumei sarebbe interessato a me?- … solo che non era inerente all’argomento!
-Chiama tutti per titolo e solo te per nome.- rispose rassegnato a non avere una risposta.
Judal si chinò in avanti portando la bocca all’altezza dell’orecchio di Sinbad.
-Sai, c’è un preciso motivo dietro.- disse leccandogli il lobo. Sghignazzò. Poi tornò a sedersi sul bacino del conquistatore e con un luccichio inquietante negli occhi riprese da dove prima si era interrotto.
-Oh sì, Magi!- prego?
-Così Gran Sacerdote!- che diavolo stava facendo?
-Di più Judal!- e che diavolo di motivo aveva di fare quell’espressione oscena?
Poi si fermò lasciando Sinbad a guardarlo confuso, e qui Judal sospirò esasperato.
-Speravo che a 30 anni-
-29.-
-Dicevo, 30 anni e-
-Ti dico 29!-
-Che stress! Va bene, 29!- disse guardandolo arrabbiato.
-Andresti d’accordo con Ja’far.- sospirò pensando all’analogo litigio, riflettendo sul torto che gli aveva fatto. Non lo meritava.
-… quale sceglieresti?-
-Cosa?-
Incrociò le braccia al petto. -A che pensavi?-
-A nulla. Potresti ripetere la domanda?-
-Sì se mi dici a cosa stavi pensando.-
Lo guardò. Che motivo aveva di nasconderlo?
-Riflettevo sui fiori che voglio al mio funerale.-
Judal piegò la testa di lato, in attesa di spiegazioni.
-Non appena metterò a piede a Sindria Ja’far mi ucciderà.-
Continuava a non capire. -E perché?-
Guardò in direzione della porta, pensando a casa. Non avrebbe mai dovuto fare quel viaggio.
-Vorresti dirmi che è un tuo omega?-
Annuì senza guardarlo in faccia.
Judal gli prese il mento e lo obbligò a guardarlo. Ghignava, tremendamente divertito.
-Mai sentito della regola dei 100 chilometri?-
-Non sono in vena, evita per favore.-
Lo fissò con aria delusa, poi tornò alla carica. -Dicevo: fra le tre espressioni quale preferisci?-
Sinbad riportò gli occhi su di lui e lo fissò spaesato per un po’ prima di capire che si riferiva alle tre bizzarre uscite di prima della sua confessione. -Sono tutte e tre incredibilmente ridicole.-
Ricevette un pungo in risposta. E non uno giocoso. -Non ti ho chiesto questo.-
-La terza.- rispose allora guardandolo con astio.
Judal ridacchiò e lo guardò ammiccando, cercando di dirgli qualcosa che gli sfuggiva.
-Non capisco come tu possa avere un omega ed essere così fesso!- sbottò ad un certo punto esasperato. -Quello che cercavo di farti capire è che a furia di scopate il bel principino con cui tu discuti da mattina a sera ha preso confidenza e abbandonato le formalità.-
Gli occhi di Sinbad si illuminarono di comprensione, che poi si trasformò nell’esatto contrario.
-Ma allora perché… perché?-
Judal lo fissò con condiscendenza, come se fosse un bambino. -Stai cercando di chiedere perché passa il tempo a trattare con te anziché a trombare con me? Sei veramente ingenuo.-
Sin lo fissò seccato: non era lì per farsi insultare da un ragazzino di 18 anni convinto di avere in mano le chiavi del mondo. Judal notò il suo sguardò e non poté trattenersi dal ghignare.
-Non verrebbe mai perché non sarebbe d’aiuto e rischierebbe di “farsi contagiare”.- notò lo sguardo confuso di Sinbad e si decise a dire finalmente tutto in modo che non fosse fraintendibile -È anche lui un omega.-




******************
Forse Judal aveva ragione e lui era un ingenuo, ma davvero, fino al giorno prima non si era mai interessato al genere secondario della gente attorno a lui perché, come gli otto generali dimostravano, non era l’essere omega a decretare il fallimento o l’essere alpha a garantire il successo, quanto piuttosto l’impegno.
Fin dai 16 anni si era circondato di persone forti: a differenza di molti eserciti non aveva mai escluso beta e omega per il preconcetto che li voleva succubi del potere di un alpha, e confidava di poter dire che Ja’far e Yamuraiha non erano secondi a nessuno nella loro disciplina.
Quindi perché avrebbe dovuto andare a farsi problemi perché un principe era un omega? Se era abile negli affari e a trattare i nobili valeva il prezzo del biglietto, alpha o omega che fosse. E allora perché durante il loro incontro aveva faticato così tanto a togliergli gli occhi di dosso e a smettere di annusare l’aria attorno a lui per captare qualcosa che lo tradisse, rischiando così anche di arrecare una grave offesa al paese? Cosa gli stava succedendo? Essere tanto lontano da Ja’far era così dannoso per lui? O forse era Judal a fargli quel pessimo effetto?
L’unica cosa che era certa in mezzo a tutto il marasma di domande era che Ja’far gli mancava. Avrebbe tanto voluto poterlo stringere appena tornato in camera, magari dimenticandosi di chiudere la porta e ricevendo per questo una violenta scossa o una scarica di calci, ma che importava? Si era giocato questa possibilità nell’esatto momento in cui si era avvicinato a Judal. Judal! Lo odiava, e allora perché? Stava divenendo membro del club secondo cui ogni buco è galleria? Era pentito. Questo era certo. Avrebbe voluto potersi confessare ma nel vasto impero in cui soggiornava al momento non aveva confidenti e non poteva chiamare i suoi a Sindria perché non ci sarebbe stata Yamuraiha a ricevere la chiamata. E poi non era cosa da dire così.
Rimaneva una sola via: sarebbe tornato a casa, avrebbe confessato tutto a Ja’far, il quale lo avrebbe ripudiato. Sarebbe stato un suo compito fare qualsiasi cosa per chiarirgli il suo pentimento, pregandolo di tornare. Forse l’avrebbe fatto, forse no. Ma non poteva mentirgli né poteva perderlo.
La cosa certa era che lui non avrebbe mai più fatto visita a Kou e non avrebbe mai più fatto un viaggio da solo, per nessuna ragione.
E non sarebbe mai e poi mai tornato da Judal.




******************
-Che domanda è “Com’è iniziata?”?-
-Ti imbarazza rispondere?-
Anche quella sera era uscito per fare una passeggiata e prima di accorgersene s’era ritrovato davanti alla porta di Judal. In qualche modo era riuscito a dare le spalle alla stanza, peccato che poi avesse sentito la porta aprirsi e quell’avvolgente odore di pesche richiamarlo all’interno.
Adesso, dopo lunghe ore passate a soddisfare i desideri del ragazzo sdraiato perpendicolarmente sul letto e su di lui, iniziò a cercare di fare conversazione.
-Non è che m’imbarazzi, - disse scuotendo la testa e guardandolo ghignante -solo che non è mai iniziato nulla fra noi.- rispose semplicemente, guardandolo con i bramosi occhi rossi.
-Io avevo capito che-
-Ecco dove si trova il problema! Non penso tu sia in grado di capire.- lo interruppe col solito tono arrogante -Fra noi non c’è nulla che valga la pena citare. È solamente un omega che cerca compagnia per i calori in attesa che l’alpha a cui punta si accorga di lui.-
In effetti non capiva. E non si fece troppi problemi ad ammetterlo. -Non potevi chiedergli di ricambiarti il favore?-
Judal lo fissò come fosse un moscerino fastidioso. -Non lo conosci. Vedendolo per brevi periodi non si riesce mai a capire che tipo di persona sia. Credi sia altruista e disponibile? Ti sbagli.- lo fissò duro, poi scoppiò a ridere senza il minimo motivo. -Non che abbia importanza.- dall’espressione si capiva perfettamente che Sinbad non fosse d’accordo, ma al tempo stesso il Magi pareva non aver voglia di trattare ulteriormente l’argomento, preferendo dedicarsi ad altro. -E non provare a dire che però mi hai trovato uno straccio, perché è stata un’eccezione.-
Sinbad lo guardò scettico. -Ah sì? E sentiamo, durante gli altri calori come avresti fatto?-
Judal lo guardò ghignando pe poi abbassare lo sguardo. -Se ti rispondo avrò un premio?-
Era decisamente vivace e non era facile gestirlo, ma si era accorto che se gli dicevi sempre di sì era tollerabile. Quindi annuì e ottenne la risposta che voleva.
-Io e lui non abbiamo nulla più che un po’ di scarso sesso occasionale, non ho il minimo obbligo nei suoi confronti, così come lui non né ha nei miei, ragion per cui solitamente sfrutto gli alpha o alla peggio i beta della famiglia, ma purtroppo questo giro erano tutti via e non sono riuscito a convincere nessuno di loro a portarmi con sé, ritrovandomi solo. E ora, se permetti- disse con gli occhi che brillavano avvicinandoglisi.
-GLI alpha?-
Ricevette uno sguardò seccato che prometteva morte. -Perché no? Sai com’è, i vantaggi di essere single.-
-Ma allora quel collare?-
Questo volta si girò veramente arrabbiato. -Senti, se vuoi una romantica serata in cui passi tutto il tempo a parlare di stronzate davanti ad un camino tornatene a casa: io cerco altro e credevo che lo cercassi anche tu.-
Sinbad abbassò gli occhi non riuscendo a sostenere il suo sguardo e Judal esplose. -Sentimi bene- esclamò furente obbligandolo a guardarlo -prima o poi è normale cercar altro. Sei o no un maledetto alpha? E sei un re! Potresti avere un fottuitissimo harem, e invece hai scelto un singolo omega che, permettimi di dirti, non è neanche tutto ‘sto granché! E mi viene difficile credere che compensi a letto, per cui vedi di capire che ‘sta roba è solo una sana scappatella e goditela!-
Sinbad lo guardò senza essere ancora convinto.
-Quale cavolo è il problema? Non hai mica scritto in fronte che l’hai tradito, se non sarai tu a dirglielo non lo saprà mai e intanto tu avrai passato una graziosa vacanza di cui serberai solo un ricordo. E se vuoi ancora saperlo il collare serve proprio a impedire che voi alpha possiate segnarmi come vostro omega, perché non ho intenzione di rinunciare alla mia libertà e al mio attuale stile di vita.-
Lo sguardo del grande conquistatore mutò, fissando ammirato il diciottenne in piedi a pochi metri da lui, intento a guardarlo con serietà ed astio. -Saresti disposto a rinunciare alla tua attuale relazione solo per una sciocchezza?-
Sinbad lo fissò. Gli occhi duri, senza la minima traccia di scherno o minaccia, in attesa di una risposta.
-No, non accetterei mai una cosa simile.- rispose tremendamente serio e qui gli occhi di Judal ebbero un guizzò e riacquistarono la loro strafottenza tipica. Ghignò.
-Perfetto, e adesso dimmi: si tromba o no?-










Piccoli scleri di cui (volenti o nolenti) finirete per far parte: alzi la mano chi si aspettava di questa comparsa. Suppongo che ci fosse qualcuno, visto che lo sorso capitolo si chiudeva con lui si poteva supporre che in qualche modo sarebbe stato ripreso, ma mi piacerebbe sapere che cosa vi aspettavate e vedere se si avvicinava a ciò che succede effettivamente...
In questo capitolo c'è uno spunto di riflessione che vi lascio sotto, fatene ciò che volete.

“Commettere errori è una delle caratteristiche degli esseri umani, giustamente parte della nostra natura. Di fronte ad un errore grave (che in questo caso è il tradimento, ma potrebbe essere benissimo anche altro), di cui l’autore è conscio e pentito, come ci si dovrebbe comportare? Confessare tutto rischiando di rovinare tutto o tacere sperando che tutto continui come prima?”
   
 
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