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Autore: New Moon Black    23/12/2018    5 recensioni
“Ricordava ancora quei momenti in cui con la sua famiglia, ad ogni Natale, ritornava in Italia per il giro di saluti dai parenti lontani e spesso finivano con l’ideare pranzi e cenoni di puro divertimento a base di scommesse clandestine a tombola, le partite incrociate di Sinco, i dolci fatti in casa della nonna e le risate.
A gioire così, tutti insieme, senza dare niente in cambio.
Non l’avrebbe mai ammesso apertamente… eppure le mancava tutto questo.
Ogni singola cosa.”
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{Scritta per il "Calendario dell'Avvento 2018" del gruppo facebook Voltron-ITA e Fanwriter.it}
Genere: Angst, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gunderson Pidge/Holt Katie, Takashi Shirogane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Green-Black Flame'
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★★ Calendario dell’Avvento 2018!

 

Data:  22 Dicembre

Rating/Avvertimenti : rating giallo, piccole scene fluff, un pizzico d’introspezione malinconica e un “What If” in arrivo.

Due righe (facoltative) sul cosa avete disegnato/scritto/ whatever quello che vi pare:  

L’idea di questa fan fiction è nata dopo aver letto tempo fa la one-shot di Ode To Joy “Baby Red” di cui vi lascio il link perché merita di essere letta (https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3726341&i=1) ma volevo inserire anche una delle mie canzoni preferite di Marceline Abadeer (personaggio esistente in Adventure Time di cui la sua doppiatrice è Olivia Olson) che mi ha dato una “scossa” dopo aver letto il suo significato, perciò è stato immediato voler creare una connessione tra i due protagonisti e l’atmosfera circostante.

E nulla, odio dilungarmi troppo: perciò vedetelo con i vostri occhi.

N.B: Per deliziare la lettura al meglio in un angst abbastanza soft(?), vi consiglio caldamente di andarvi ad ascoltare la “Cinnabar’s theme” (https://www.youtube.com/watch?v=4WzXIAzz1ZA).

Link al vostro blog/twitter/quel che volete:

Profilo di EFP (https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=224886)

Profilo di Wattpad (https://www.wattpad.com/user/artemiskarpusivargas)

 

Hashtag: #VLDITA #VLDXMAS #VLDCalendar2018

 

 

 

After That Time… Not Everything Stays

 

 

 

 

“Let's go in the garden

You'll find something waiting

Right there where you left it

Lying upside down…”

 

 

 

 

 

 

Era iniziata la stagione più fredda dell’anno: il 22 Dicembre aveva dato via al Solstizio d’inverno, le temperature scendevano a vista d’occhio e la neve di certo non mancava in quel piccolo angolo di paradiso tra le vie di Boston.
Ma questo stava a significare anche che non solo tra nemmeno tre giorni si sarebbe festeggiato il Natale, ma che mancava poco più di una settimana per il Capodanno, la fine di tutto e l’inizio di una nuova vita.
Prima che la giovane donna se ne accorgesse, aveva vissuto vari momenti importanti della sua vita.

A cinque anni, invece di giocare con le bambole come di consueto una bambina “normale” era solita fare, aveva costruito un piccolo robot funzionante con pezzi di ricambio scovati dal laboratorio di suo padre.

Era nata un genio in casa Holt.

Il suo nome era Katie.

A dieci anni aveva cominciato a scoprire la sua vocazione come hacker, lì era nato il suo nome d’arte “Pidge”, e come riuscì a maneggiare con maestria il sistema di controllo di casa sua stupì non solo Matt ma anche i suoi genitori.

Lei era destinata a fare grandi cose.

A quindici anni, fingendo di avere un’altra identità, era uscita dall’orbita terrestre assieme ai suoi “compagni” della Galaxy Garrison e, immergendosi nei meandri più profondi della Via Lattea per ritrovare suo padre e suo fratello maggiore scomparsi, prese parte ad una battaglia ardua e millenaria nello spazio come Paladina di Voltron.

Eppure… tutto quello l’aveva segnata sia fisicamente che psicologicamente.

Quella sua innocenza fanciullesca che possedeva con tanto ardore ormai era solo un lontano ricordo.
A diciassette anni capì di aver sempre provato qualcosa di molto profondo, il cosiddetto “più che semplici amici o compagni di squadra”, nei confronti di Shiro; ma nonostante la differenza d’età e il fatto che fossero completamente diversi li dividessero, Pidge non si era mai data per vinta.
A quel tempo aveva lottato, con tutta se stessa, per ciò in cui credeva.

C'erano state volte in cui il suo Capitano non le aveva reso la vita facile, troppo testardo ed incosciente per poter comprendere cosa le stava capitando; eppure non poteva darle torto dato che anch’egli soffriva per quella “distanza”.
Così ingiusta.
Frustrante.
Triste.
E per cosa?

“Tu sei troppo giovane… meriti di più che un misero uomo segnato, sporco e pieno di cicatrici.”

 

 

“When you finally find it

You'll see how it's faded

The underside is lighter

When you turn it around.”

 

 

Quelle parole furono il colmo e bruciarono l’animo irrequieto ed abbattuto della paladina.

Perché non capiva i suoi sentimenti?
Che senso aveva allontanarla da lui?

A lei non le importava un bel niente se Shiro aveva il doppio dei suoi anni, se era un reietto con il destino scritto nelle stelle e se nascondeva vari scheletri nel suo armadio; non la scalfiva nemmeno il pensiero che il Paladino Nero fosse “macchiato” dalla sua condizione di spietato assassino.
Non era mai stato così e non aveva alcuna colpa per volersi tanto male.
Lo amava proprio perché era se stesso.
Già, “lo amava”.

L’aveva colpita nel profondo e non poteva assolutamente lasciar perdere. In più per la sua età era molto matura ed emancipata. Forse più di lui e suo fratello messi insieme.
Quando era arrivata sulla soglia dei vent’anni,  Katie Holt aveva detto la parola “basta” a quell’assurda situazione.
Non ne poteva più di vedere il muro che si era creato tra lei e Takashi Shirogane.

Era arrivato il momento.
Basta nascondersi.
Basta disperarsi.
Basta a tutto.

Si ricordava ancora quel fatidico momento di quattro anni prima.

Era la fine della battaglia contro l’impero Galra, Pidge era lì mentre cercava di rialzarsi da terra dopo uno scontro nemico con il bayard stretto nella mano destra.
Il casco le era scivolato dal capo, scoprendo la folta chioma castana legata in una coda disordinata e il viso intriso di sudore, lacrime e sangue e, quando cercò di mettersi gli occhiali dalla montatura tonda, una lente s’infranse.

Era esausta, indebolita e a momenti faceva perfino fatica a reggersi in piedi; eppure la sua mente era occupata da un unico pensiero.
Dove diamine era finito quel codardo del suo Capitano?
Si era fatto ammazzare proprio ora che voleva chiudere una volta per tutte la loro distanza?

Il bayard sparì tra le sue dita e quando  iniziò a fendere l’aria, ebbe un colpo di tosse forte.
C’era una fitta nebbia di sabbia e a malapena riusciva a vedere gli altri suoi compagni di squadra, compresi i ribelli di cui suo fratello Matt era il capo e gli alleati.

Ma giurò di aver visto una figura imponente e familiare con l’armatura ormai logora avvicinarsi alla sottoscritta.

Gli occhi color nocciola sussultarono non appena videro Shiro, sanguinante alla tempia, sporcando il ciuffo bianco appiccicato alla fronte, e con il labbro spaccato, notando solo più tardi che non aveva più il braccio di ferro dalle sfumature viola.
Poteva vedere chiaramente le giunture danneggiate, i fili rossi e blu danzare nel vuoto e qualche piccola scossa elettrica apparire di tanto in tanto.
Anche se aveva riportato dei danni durante la battaglia, ringraziò mentalmente che fosse ancora vivo e vegeto.
Con una forza che non credeva di avere, lo raggiunse quasi correndo ignorando completamente la stanchezza.
L’asiatico notò solo più tardi che l’ormai “piccola” Katie Holt era cresciuta.
Intrepida e coraggiosa come non mai, aveva uno sguardo carico di adrenalina e aveva l’impressione di sentire la sua voce tremare, forse per lo spavento che non ce l’avrebbe fatta.
I suoi capelli castani avevano un’aria più sbarazzina del solito anche se alcune ciocche le stavano pizzicando gli occhi chiari e le labbra sottili.

-“Adesso non mi sfuggi.” Disse lei.

Era sporca fino al midollo e i suoi occhiali erano quasi rotti, ma egli non nascose che provò un forte impulso di stringerla tra le braccia e baciare quella bellezza rosea e prospera.
Uno schiaffo lo fece svegliare dal suo stato di trance, costringendolo ad ascoltare le urla della paladina.
In un primo momento, pensò che avesse un bel gancio destro, tuttavia man mano il dolore alla gote si propagò e si accigliò appena.

Bruciava.

Gli venne un colpo al cuore quando vide delle lacrime bagnare prepotentemente le guance rosate della Paladina Verde.

Poi realizzò.
Mai si sentì così stupido ed incosciente fino ad ora.

Stava mettendo a nudo tutto ciò che provava per il corvino, ogni singola parola, picchiettando sul suo petto a gran voce dopo tutto quello che avevano passato in quei anni lontano da casa, dalla Terra e dalle loro vite.
Shiro aveva perso la sua famiglia già molto tempo prima e da bambino aveva un vago ricordo dei suoi familiari, era tutto così confuso e pian piano smise di dare importanza al passato concentrandosi sul presente.

Tuttavia, non si aspettava davvero che quella graziosa ma impavida donna gli dedicasse tutte quelle attenzioni.

Era arrabbiata perché aveva rischiato di farsi ammazzare, non v’era ombra di dubbio, però lo stava facendo per lui; lo aveva chiamato per più di una volta “pazzo suicida” perché aveva cercato di troncare tutto sacrificando se stesso.

-“Volevi davvero buttare, così, la tua vita ed essere ricordato come un eroe  lasciando un segno della tua esistenza?
Mi prendi per il culo, Shiro?
Non ti è bastato essere torturato e perdere un braccio, eh?!
Prova di nuovo a farmi mancare altri 20 anni, e giuro su Kerberos che ti uccido a mani nude!”

Pidge strinse forte le nocche, smettendo di battere i pugni sul petto del corvino, e si concesse un attimo di tempo per riprendersi dall’affanno.

Alzò piano il capo.

Non smise mai di singhiozzare e qualche lacrima di troppo uscì allo scoperto dalle ciglia scure.
Le guance erano diventate così rosse ed umide che alcune ciocche di capelli vi rimasero incollate sopra e le iridi color castagna si assottigliarono appena per non far notare quanto gli occhi fossero diventati gonfi.

-“Non ti avrei mai perdonato se tu… se tu…”

“Se fossi morto in maniera ridicola…” Pensò Shiro.

E aveva ragione.
Su tutto.

Gli pizzicavano fastidiosamente gli occhi argentati.

Quanto era stato un coglione insensibile per aver agito in quella maniera?
Aveva forse perso il lume della ragione?
Lei aveva sempre sofferto per causa sua?

Alla fine non ce la fece più.

Scoppiò.

Annullò definitamente la distanza tra loro due, quella che per tanto tempo aveva ferito entrambi e, con un unico braccio rimasto, inglobò l’italiana in un abbraccio affondando il capo tra i suoi ciuffi castani.
Percepiva il sudore e l’odore ferroso del sangue, eppure aveva quel retrogusto che gli permetteva di calmarsi e di lasciarsi finalmente cadere a terra.
Lei di tutta risposta ricambiò la stretta, ignorando che l’avesse trascinata al suolo sabbioso, e, stringendo quasi con forza i capelli scuri tra le sue mani, non osò ad allontanarsi.

Pesca, fragola e fiori di campagna.
Aveva veramente un buon profumo.

Sussurrò varie frasi dolci e toccanti che gli venivano dal profondo dell’anima e dopo aver implorato “perdono” per averla fatta piangere e preoccupare che rischiasse di lasciarci la pelle, anche lui si abbandonò alle lacrime.

-“Mi dispiace… non avrei dovuto farti questo.
Ti ho ferita tante volte e poi… ti ho lasciata indietro.
Avevo così paura di perdere il mio unico e bellissimo raggio di sole che io… sono davvero un bastardo, scusami.”

La strinse forte a sé con il timore che potesse sparire da un momento all’altro e ancora una volta, pianse con un sorriso sollevato.
Pensò a come aveva fatto a reggersi in piedi e rimanere lucido durante la battaglia quando poi era allo stremo delle forze.
Sia fisico che morale.
Ci pensò su, ma alla fine la risposta ce l’aveva a portata di mano.

Una zazzera color castagna che era accozzata al paladino a mo’ di koala.

Un innocente sorriso delineò le labbra dell’asiatico.
Per Shiro, quella ragazza era diventata la sua motivazione o meglio stimolo a combattere per proteggere la persona a cui teneva di più al mondo e che era stata in grado di fargli capire quanto fosse importante “vivere”.
Era così felice di rivedere quegli occhi color miele tanto furbi se non emotivi, quel viso roseo, elfico e malandrino, le guance di un rosa vellutato e le ciglia scure ed accigliate.
Aveva provato tanta nostalgia standole lontano.
Gli era mancata da morire.

Ma stavolta non avrebbe più commesso lo stesso errore.

 

 

“Everything stays

Right where you left it,

Everything stays

But it still changes.”

 

 

Avvolta in una spessa vestaglia verde pastello, percepì un brivido di freddo dietro la schiena e man mano che si stringeva il busto per riscaldarsi, vide il paesaggio di fronte a sé.
La vista dalla finestra, con le sue tende scure a motivi natalizie, della camera da letto era da mozzare il fiato.
Lo spirito natalizio dava quel pizzico di allegria e spensieratezza nell’aria e quelle luci colorate che intravedeva nelle case in contrasto con la candida neve erano un notevole spettacolo per gli occhi.
Boston era circondata dal soffice manto bianco e poco dopo arrivarono le prime fioccate di neve, coprendo man mano la piccola casella postale e trasformandola in un ghiacciolo.
Una piccola nuvola di condensa, fuoriuscita dalle labbra sottili della ex Paladina Verde, si propagò nella stanza facendole appannare gli occhiali.

Sorrise mesta.

Ricordava ancora quei momenti in cui con la sua famiglia, ad ogni Natale, ritornava in Italia per il giro di saluti dai parenti lontani e spesso finivano con l’ideare pranzi e cenoni di puro divertimento a base di scommesse clandestine a tombola, le partite incrociate di Sinco, i dolci fatti in casa della nonna e le risate.

A gioire così, tutti insieme, senza dare niente in cambio.
Non l’avrebbe mai ammesso apertamente… eppure le mancava tutto questo.

Ogni singola cosa.

Si risistemò gli occhiali che erano calati leggermente verso la punta del naso.
Quando era un soldo di cacio, Pidge andava pazza per i dolci dal sapore agrodolce, tipo i torroni o quei cioccolatini dal lieve sapore di liquore e spesso lei e il fratello li usavano come “premio” durante i tornei di Briscola, Scopa e Scala Quaranta per battere gli altri parenti.

Accidenti se erano un osso duro.

Voleva andare a trovare la sua famiglia almeno durante la Vigilia di Natale e,  magari, anche scambiare qualche parola di troppo con Nyma, la partner di suo fratello Matt, per questioni “tecniche”.
Tuttavia, lei era talmente incappata a letto che non faceva nemmeno in tempo ad alzarsi in piedi che già sentiva la sua schiena tremare di paura, con annesse le gambe.

-“Manca poco a Natale… e voi non vedete l’ora di uscire eh?”

Con dolcezza, sfiorò il grembo tondeggiante e sodo in una carezza aspettando silente di sentire qualcosa.

Poi arrivò.
Un piccolo calcio.
Poi un altro.
E l’altro ancora.

Il sorriso della ventiquattrenne s’ampliò  non appena percepì un tepore piacevole alla pancia e uno spostamento di piccole mani tastarne la culla materna.
Due piccoli diavoli, pensò lei.

Era già all’ottavo mese di gravidanza e negli ultimi giorni, i piccoli si sono fatti sentire più spesso ed alcune volte tenevano compagnia alla donna durante i pasti e i momenti in cui provava un senso di stanchezza.
Sua madre Colleen, ormai diventata la neo nonna più esuberante della famiglia Holt, disse già tempo addietro che i calci al ventre e i continui sbalzi d’umore durante le notti insonni e voglie improvvise di cibo spazzatura erano dovuti al fatto che oltre a manifestare un carattere tutto pepe, non vedevano l’ora di uscire e scoprire il mondo esterno.
Come faceva a sopportare il peso di due gemelli che condividevano lo stesso feto, era un mistero.
Sorrise nuovamente.

Due gemelli.

-“Com’è volato il tempo…”

Erano passati alcuni anni dopo che lei e gli altri suoi compagni avevano fatto ritorno sul loro pianeta natale, la Terra; loro erano riusciti a riprendere in mano le loro vite e stabilire le loro priorità senza uscire di senno, ma Pidge ci mise del tempo per riabituarsi alla normalità.
Il sole caldo che le baciava il viso silente, le temperature atmosferiche che spesso le facevano venire la pelle d’oca, lo smog cittadino così putrido e pieno di fuliggine che le infastidiva terribilmente le narici; insomma, un po’ di tutto.
Dopo il diploma alla Galaxy Garrison, Katie era diventata una delle ingegneri più in gamba di tutta l’America: non solo aveva costruito da sola una compagnia di ingegneria aerospaziale, ma ben presto venne circondata da un gruppo di tirocinanti ed esperti in materia per la ricerca dell’innovazione di cui anche suo fratello faceva parte.
Certamente, le novità non erano mancate durante il suo percorso: come per esempio il fatto che avesse presentato “ufficialmente” Shiro alla sua famiglia come suo compagno e, fin da allora, Matt e suo padre trovavano ogni scusa plausibile di burlarsi della sua gentilezza e nobiltà d’animo, o di quando loro due avevano suggellato una promessa solenne di cui il risultato erano due piccole fedi nuziali all’anulare sinistro dell’uno e dell’altra.

Ma lei non rimase indifferente.
E per fortuna non era da sola.

Due braccia forti e possenti circondarono dolcemente la castana in un abbraccio, un piccolo sbadiglio echeggiò nella camera da letto fino a quando il bello addormentato non si appoggiò con dolcezza allo schienale del letto.
La sua voce era profonda, calda e gentile, quasi ammaliatrice; tuttavia avrebbe riconosciuto suo marito anche ad occhi chiusi.

-“Tutto bene Pidgey? Sembra che i ragazzi ti stiano tenendo sveglia.”

La giovane donna rise appena a quelle parole.

Shiro era solito fare delle battute  ironiche , soprattutto quando la sua carissima compagna aveva delle occhiaie da far paura e non riusciva ad appisolarsi come si deve  che già i piccoli diavoli si scatenavano nella placenta.
Posizionandosi meglio tra le braccia del suo uomo, arricciò il labbro inferiore in una piccola smorfia divertita.
Quel brivido di freddo, presente lungo la spina dorsale in precedenza, era ormai svanito ed era talmente assopita dal calore che egli emanava da non riuscire a stare con gli occhi ben aperti.

-“Chi, io? Nah… sono fresca come una rosa.”

Sbadigliò quasi sonoramente fino a quando non si rese conto di essersi tradita da sola.
Imprecò a denti stretti sbuffando per poi sfilarsi gli occhiali dalla montatura tonda.

-“Ho i miei dubbi a riguardo.”

L’asiatico non gli sfuggì quel particolare e ridacchiando impercettibilmente agguantò gli occhiali per poi posarli in un comodino vicino a lui.
Spostando appena il capo, il tanto per vedere meglio la sua figura, le iridi color miele dell’italiana guardarono silenti quanto era cambiato il suo Capitano.
I capelli, dapprima neri come la pece, avevano preso una sfumatura argentea ed erano cresciuti abbastanza da coprire la rasatura alla nuca e una buona parte della fronte, aveva un leggero accenno di barba sul mento e portava delle lenti dalla montatura rettangolare incorniciando le iridi grigie.
Il suo braccio era diverso: non aveva più le funzioni della vecchia protesi, quella nuova invece sembrava funzionare egregiamente su Shiro, era più rilassato ma non ha certo perso i suoi riflessi.

-“A cosa pensi?”

Accarezzando dolcemente la castana sul suo petto, arrivò fino al ventre gonfio, dov’era presente il frutto del loro amore, intrecciando così le sue dita con quelle sottili e delicate di lei facendo attenzione a non farle male.
Da quando  rivelò al corvino di aspettare non un bambino ma bensì due, in un primo momento l’ex Paladino Nero ne era rimasto indifferente  ma pian piano realizzò la realtà dei fatti e, oltre andare nel panico per cose di poco conto, era molto iperprotettivo e spesso chiedeva consiglio a Matt per questioni tra “ uomini”.
Era estremamente dolce e premuroso che si preoccupasse così tanto per lei, ma non nascose di provare gusto a vederlo agitarsi quando provava a burlarsi di lui.

Sorrise con fare sghembo.

-“Kashi?”

-“Sì, amore della mia vita e luce dei miei occhi?”

-“Lo sai che, così... sembri un vecchietto con quei occhiali?”

-“Così mi offendi.”

Risero all’unisono per poi crogiolare nel letto abbracciandosi a vicenda e intrecciando le dita amorevolmente.
Natale sarebbe arrivato tra nemmeno tre giorni, il loro primo Natale insieme come famiglia,  tra risate, colori e sapori.
I loro vecchi compagni, Hunk, Lance e Keith, si sarebbero uniti anche loro ai festeggiamenti; non solo per richiamare i bei vecchi tempi,  ma per dare un buon augurio ai due sposini e ai gemelli.
La mamma e il fratello di Katie sarebbero stati presenti per quell’evento… tuttavia, suo padre, Samuel Holt non avrebbe avuto l’occasione d’incontrare i suoi nipoti. 

 

“Ever so slightly
Daily and nightly
In little ways,
When everything stays...”



 

Note dell’autrice:
 

Finalmente ho fatto il mio dovere di autrice/re e ho portato a termine l'incarico di portare la fic del Calendario dell'Avvento al giorno prestabilito.

Sì, lo so: ho sforato  con la mezzanotte e non ho fatto in tempo a pubblicarla entro l'orario stabilito, ma avevo troppa paura di non farcela; non nascondo che volevo rinunciare e chiudere tutto.
Capitemi che ultimamamente non ho passato un bel periodo:

1. Troppo stress per la scuola di moda
2. Troppi progetti mandati all'aria
3. Troppa ansia che non riuscirò mai a cercarmi un lavoro più stabile
4. Troppe delusioni amare

Insomma: tutto un casino in pratica.

Hey, però basta parlare di me sennò vi farei venire la depressione.

Parliamo della one-shot che, ancora una volta, partecipa al Calendario dell'Avvento 2018 del gruppo Facebook Voltron: Legendary Defender - ITA e di Fanwriter.it (e si, stavolta mi sono ricordata di crosspostare anche per quel sito hahahahha) e mentre nell'anno precedente ho reso intenzionalmente Shiro e Pidge un po' troppo OOC, quest'anno ho avuto la soddisfazione di essere riuscita a rispettare i loro caratteri... anche se c'è un tocco più natalizio.
L'idea della Hacker spaccaculi alle prese con la gravidanza e dello Space Dad irraggiungibile ed intoccabile muovere i suoi primi passi da vero "neo papà", ha stuzzicato insistentemente la mia curiosità.
In qualche modo, questa fanfiction si doveva fare XD

Vorrei essere un po' più onesta con la mia persona: non pensavo davvero che mi sarei messa in gioco per l'ennesima volta con questo contest; ero più nel parere che dovevo farmi da parte, aspettare i prossimi contest quando avevo più tempo libero e pensare ad altro.
Non nascondo che avevo preso in considerazione, più di una volta, di chiudere tutto e lasciar perdere alla scrittura proprio perchè non tutti vedono quanto impegno ci metto e spesso non mi faccio sentire per perfezionare il mio stile.
Molti mi hanno lasciata indietro perchè o si sono stancati di me o non gli piacciono più quello che scrivo, questa cosa mi ha ferita profondamente e non avete la benchè minima idea di quanto ho dato di matto per questa cosa...
Qualcosa mi tiene ancorata ai piedi, forse è ostinanzione o altro, ma non so quanto durerò.

Ringrazio immensamente Always_Potterhead, la mia beta reader di fiducia che ha sopportato i miei scleri, le mie paure ed incertezze e più di una volta non ha mai smesso di dubitare le mie abilità come fanwriter.
Abbiamo lavorato insieme da nemmeno un anno e già sono entrata subito in sintonia con quella ragazzina così tenace quanto ciccina (io che sono la più grande, avrei dovuto dare un buon esempio... ma ha un modo tutto suo a mandarmi in brodo di giuggiole damned)
Come ho fatto a meritarmi una persona così dolce e disponibile, non ne ho la più pallida idea.
Ma grazie di cuore che mi supporti sempre e appoggi quasi sempre le mie follie ahhahhaaha

Credo che al titolo (che la sua traduzione sarebbe:"Dopo quel tempo... Non tutto resta.") abbiate capito qual'è stata la nota triste del Natale imminente... non è così?
Se sì, beh...
Non tutto può andare per il verso giusto se accadono degli imprevisti.
Volevo rendere il carattere di Pidge molto più maturo di quanto già non avesse in precedenza e ci tenevo a farvi vedere un lato di lei che ha ormai superato il lutto di aver perso un padre, però sentirà sempre la sua mancanza.
Che non smetterà mai di ricordare quanto volesse bene e cosa darebbe per riabbracciarlo e far conoscere i suoi "nipotini"; ho preferito non approfondire la questione della scomparsa di Samuel Holt perchè non era il momento giusto di parlarne.

E sì, questo significa che molto probabilmente, ci farò uno spin-off dedicato esclusivamente a lui.

Detto questo, vi auguro un Buon Natale e festeggiatelo in famiglia circondandovi di tanto amore e calore :,)
Ci vedremo all'anno nuovo... chissà, magari starà bollendo qualcosa in pentola?
Ancora auguri,
Black


 
   
 
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