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Autore: rekichan    23/12/2018    1 recensioni
All’improvviso, le pergamene catturarono tutta la mia attenzione. La grafia era a tratti illeggibile, corrosa dal tempo e dai parassiti, ma i documenti riportavano con pacata chiarezza alcuni episodi d’infanzia e dell’adolescenza di Caramon e Raistlin Majere.
Ancora una volta, i nomi dei due gemelli, protagonisti della più grande guerra dai tempi del Cataclisma, travalicavano i confini del tempo e dello spazio ed emergevano da un passato ormai lontano e nebuloso. Riporto, così come sono stati trascritti, tali episodi, affinché i posteri non possano dimenticare.
Antinus
[Storia partecipante al Secret Sancta, indetto dal gruppo SasuNaru fanfiction Italia][Per Charlie]
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caramon Majere, Raistlin Majere
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cronache di un passato lontano

 

A cura di

rekichan

 

Soggetto originale di Margaret Weis e Tracy Hickman

 

 

 



 

 

A uno stupido Kender

 


 


 

Introduzione

E

ra pomeriggio quando, mentre le mie dita sporche d’inchiostro trascrivevano la storia del mondo, il mio fedele assistente Bertram entrò nel mio studio.

«Che succede, Bertram?» domandai, notando il suo affanno, neanche avesse inseguito un kender per tutta la biblioteca.

«Ho trovato… io… Maestro…» tentennò. Con mano tremante mi porse delle piccole pergamene. La ceralacca nera che le sigillava aveva lasciato sui bordi solo una lieve traccia e l’usura del tempo ne aveva intaccato la fibra.

Con attenzione, le presi e le appoggiai sulla mia scrivania.

«Dove le hai trovate, Bertram?» domandai, con poche speranze di ottenere una risposta di senso compiuto. Fedele come un cane, ma inetto come uno gnomo intento a disattivare un congegno.

«Giù… forse… non ricordo Maestro».

«Va bene. Puoi andare» lo congedai. Tentennò qualche secondo sulla soglia, indeciso, prima d’uscire. In seguito seppi che aveva atteso tutto il tempo dietro la porta, nel caso le pergamene si fossero dimostrate delle trappole magiche, ma in quel momento non me ne curai. Afferrai i plichi con cautela, per non rovinarne ulteriormente la pergamena, e rimasi sorpreso nel riconoscere la grafia dell’Arcimago della Torre della Grande Stregoneria: Dalamar, l’elfo oscuro un tempo apprendista di Raistlin Majere.

All’improvviso, le pergamene catturarono tutta la mia attenzione. La grafia era a tratti illeggibile, corrosa dal tempo e dai parassiti, ma i documenti riportavano con pacata chiarezza alcuni episodi d’infanzia e dell’adolescenza di Caramon e Raistlin Majere.

Ancora una volta, i nomi dei due gemelli, protagonisti della più grande guerra dai tempi del Cataclisma, travalicavano i confini del tempo e dello spazio ed emergevano da un passato ormai lontano e nebuloso. Riporto, così come sono stati trascritti, tali episodi, affinché i posteri non possano dimenticare.

 

Astinus

 

 


 


 

I.

Era solo una questione di ombre. Raistlin stava male e Caramon, per distrarlo dalla sua salute cagionevole, proiettava con l’unico ausilio delle mani e della flebile luce di una candela, dei coniglietti sul muro.

Così, riusciva a scacciare il pensiero dell’ infermità e il senso di impotenza di Raistlin.

Eppure, c’erano delle ombre che neanche Caramon, con il suo sorriso e il suo impegno, era in grado di scacciare: quelle che proiettava, inconsapevole, nel suo cuore ogni volta che lo guardava e scorgeva in lui il riflesso di ciò che sarebbe potuto essere e non sarebbe mai stato.


 

II.

Scoprire di avere attitudine alla magia, aveva reso il giovane Raistlin più desideroso di vivere di quanto fosse mai stato. Pertanto aveva difficoltà a comprendere le preoccupazioni di Caramon, quando aveva annunciato che avrebbe intrapreso gli studi per diventare un mago.

Ciò che Raistlin non comprendeva era la sincera paura del fratello di un loro allontanamento. Chiuso nel suo egoismo, nella sua brama di potere e di non essere più considerato debole e da proteggere, attribuiva a Caramon gli unici due sentimenti che era in grado di provare: invidia e rancore, dimentico dell’ amore che il fratello aveva per lui.


 

III.

Ogni volta che la scuola chiudeva, Caramon andava a prendere Raistlin col carretto prestato dal vecchio fattore. Si premuniva che la paglia su cui viaggiare fosse sempre soffice e fresca, per rendere il tragitto confortevole; si andava addirittura a lavare, così che Raistlin non lo rimproverasse per la scarsa igiene e si radeva per mostrarsi in ordine al fratello.

Quando si rincontravano, sapeva che il primo saluto di Raistlin sarebbe stato un insulto, ma non gli importava. Non se poteva scorgere una smorfia imbarazzata sul suo volto scarno al notare tutte le piccole attenzioni che Caramon aveva avuto per lui.


 

IV.

Raistlin non possedeva niente di suo. Tutte le sue qualità, una spiccata intelligenza e perspicacia, sparivano nel confronto impietoso col più benvoluto gemello.

C’ era una cosa sola che Raistlin possedeva e a cui Caramon non poteva accedere: la magia.

Durante la Prova, Raistlin fu colto dalla paura di perdere anche essa, di fallire, di essere ancora una volta inferiore a Caramon, la cui immagine ora sorrideva beffarda, mentre manipolava il potere che a lui aveva richiesto tanta fatica e studio. Non lo sopportò e lo uccise, prima di rendersi conto di aver colpito il suo unico, vero, naturale possesso.


 

V.

Nessuno dei fratelli Majere ebbe il coraggio di parlare della Prova. Caramon era convinto che fosse tutto un complotto di Par Salian e Raistlin si guardò dal contraddirlo. Per come era messo il suo fisico, aveva bisogno di Caramon e non poteva descrivere al fratello il senso di giustizia che aveva provato nel vedere il suo volto farsi cianotico, il respiro mozzarsi e il cuore cessare i battiti. Non si rendeva conto che, nonostante i lunghi silenzi che calvano tra loro, il filo che li legava era diventato sempre più stretto e di essere stato lui a intrecciare quel nodo.


 

VI.

I suoi compagni ignoravano cosa vedesse Raistlin con quei suoi occhi a forma di clessidra. Non erano consapevoli, né lo furono mai, del tormento provato dal mago nel non poter assaporare la bellezza di un paesaggio senza vederlo appassire, né godere di una donna senza che la sua pelle avvizzisse e diventasse cenere davanti ai suoi occhi. Soprattutto, i suoi compagni ignoravano come si sentisse nel vedere Caramon deteriorarsi sotto il suo sguardo. Ogni ruga che appariva sul volto del gemello, così simile al proprio, gli rammentava che solo gli Dei sono immortali e che lui, invece, era solo umano.


 

VII.

Aveva deciso lui tutto quanto: diventare dei mercenari, essere coinvolti nella Guerra delle Lance, abbandonare il gruppo per impadronirsi di un potere sempre più grande, sempre più oscuro.

Caramon non gli era mai venuto meno. Lo aveva sempre appoggiato, aveva sopportato ogni ingiuria, ogni tradimento, ogni dolore che Raistlin gli infliggeva con sadica crudeltà intrisa di un rancore troppo atavico.

Ora, seduto nella Torre della Grande Stregoneria di Palanthas, il padrone del passato e del presente osservava le ombre sul muro. Oscure, informi, terrificanti ombre che più avrebbero assunto la forma giocosa di piccoli conigli e risuonato di allegre risate.


 

VIII.

Avrebbe voluto strappare quelle iridi cariche di commiserazione, quegli occhi che una volta di troppo lo mettevano davanti alle sue debolezze, alle sue mancanze. Aveva corso fino a lì, stava per diventare l’ Unico Dio, e Caramon riusciva, ancora, a distruggere le sue certezze con il sentimento a lui più insopportabile. Tutto poteva tollerare: la delusione, l’odio, la rabbia… erano emozioni che capiva, che aveva covato nel suo animo tormentato per lungo tempo, ma la pietà… Poi si vide. Solo, triste, rannicchiato su se stesso. Il Dio di un mondo morto, popolato solo da ombre e macerie. E allora comprese.


 

IX.

Scorse Bupu, la piccola Bupu che gli aveva donato un libro e uno smeraldo, e Crysania, la sola donna che avesse mai provato affetto per lui. Vide, riflesso negli occhi ora sprezzanti del fratello, il ragazzo che era stato e che Caramon aveva a lungo cercato di far riemergere. Sentì il profumo delle erbe curative, il desiderio di riconoscimento, la voglia di schiacciare i potenti e di salvare i deboli… tutto quello che lo aveva animato in un tempo ormai lontano, prima che la sua anima si perdesse. Poteva ancora salvarsi, se perfino Caramon aveva smesso di credere in lui?


 

X.

Raistlin poteva sentire il fiato velenoso di Takhisis sulla pelle, l’oscurità che si avvicinava inesorabile.

Ma, in fondo a quel buio, c’era ancora una luce. Una luce flebile che raccontava di giochi tra fratelli, di mani giunte e di pezze bagnate su fronti bollenti; fatta di rassicurazioni, di dolci premure e di una fiducia tanto incondizionata da essere straziante.

«Addio… fratello mio», udì. E mentre il moncherino della sua anima veniva straziato dalla Regina delle Tenebre, quelle parole funsero da balsamo al dolore. Calde e avvolgenti come un abbraccio da cui si diramavano ombre infantili. Ed eccola lì…

…la pace.

 

 

 


 

Tu, fratello mio, nella tua grazia sventata,

quel modo speciale in cui il braccio della spada tesse

l’arco sfrenato dell’ambizione e l’occhio

offre una guida impeccabile a una mano impeccabile,

tu non puoi seguirmi, non puoi osservare

il paesaggio di specchi incrinati dell’anima,

il dolorante vuoto della destrezza della mano.

Eppure tu mi ami, con la semplicità precipitosa

e l’equilibrio del nostro sangue ciecamente mischiato,

o come una spada rovente che descrive un arco attraverso la neve:

è il bisogno reciproco che ti lascia perplesso,

la profonda complessità che alberga nelle vene.

Scatenato nella danza della battaglia, quando ti ergi,

uno scudo davanti a tuo fratello, è allora

che il tuo nutrimento sorge dal cuore

di tutte le mie debolezze.

Quando me ne sarò andato,

dove troverai la pienezza del tuo sangue?

[L’addio di Raistlin, Le Cronache di Dragonlace, I draghi dell’alba di Primavera]

 

 

 

 

 

 

 


 


 

Conclusioni

 

Il sole cala di nuovo sul mondo di Krynn e la notte giunge, ammantata di nostalgia per un luogo che ha saputo dare tanto. Non so se si rialzerà di nuovo sui fratelli Majere, ma spero che il breve riassunto dei momenti più pregnanti della loro vita ti sia dono gradito e che il ricordo di Raistlin ti rimembri che l’anima dei maghi viene sempre forgiata nel crogiolo della magia.

Buon Natale, Charlie. Mantieni la tua spada affilata e temprata, nel cammino che ti si presenterà davanti.

   
 
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