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Autore: Sapphir Dream    24/12/2018    5 recensioni
(Possibile long, dipenderà dal successo XD)
La spessa coltre di nebbia che impediva all'occhio nudo di vedere oltre il proprio naso, iniziò pian piano a dissolversi, dando così la possibilità di poter finalmente scoprire che cosa si stava avvicinando alla rumorosa cittadina vicino alla campagna.
Si muoveva goffamente, accompagnato da uno rumore stridulo di motori e sbuffi di vapore, mentre le quattro zampe metalliche, simili a quelle di una gallina, scuotevano il terreno passo dopo passo.
Lo chiamavano "castello", ma a tale non assomigliava affatto.

Chichi, una timida e riservata ragazza, sta per fare un incontro che cambierà la sua vita per sempre; un incontro inaspettato, un incontro voluto dal destino, un incontro magico.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku, Lunch, Nappa, Radish | Coppie: Chichi/Goku
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La spessa coltre di nebbia che impediva all'occhio nudo di vedere oltre il proprio naso, iniziò pian piano a dissolversi, dando così la possibilità di poter finalmente scoprire che cosa si stava avvicinando alla rumorosa cittadina vicino alla campagna.

Si muoveva goffamente, accompagnato da uno rumore stridulo di motori e sbuffi di vapore, mentre le quattro zampe metalliche, simili a quelle di una gallina, scuotevano il terreno passo dopo passo.

Lo chiamavano "castello", ma a tale non assomigliava affatto.

Sembrava un accumulo di scarti di costruzioni: come cupole di ferro, bracci di gru, componenti metalliche e tubi che emettevano rumorosa aria calda.  Sul davanti di quella bizzarra costruzione mobile poi, sembrava essere stata costruita una bocca formata da denti di ferro.

Decisamente, penserete voi, un oggetto simile che si muove da solo per i luoghi sperduti delle lande sia completamente insolito, fantascientifico, bizzarro! Beh... non avete tutti i torti, ma vi sbagliate.

Perché quel "castello" non si muoveva da solo, apparteneva ad un uomo, e non un uomo qualsiasi.

Costui si chiamava Kakaroth ed era un mago, un mago temuto e potente, le cui gesta erano conosciute da tutti, stregoni e non.

Si diceva che fosse alla costante ricerca di belle ragazze, alla quale era solito rubare il cuore.

Letteralmente.

Per poi svanire di nuovo, alla ricerca di una nuova preda o a compiere qualche ignota azione.

Nessuno sapeva chi fosse in realtà o quale aspetto egli avesse, ma il suo nome di certo era inconfondibile.

Ma adesso... spostiamoci in città, dove gli abitanti più ricchi festeggiavano assieme alla grande parata che proseguiva festosa per le strade. L'inizio della nuova guerra era alle porte e loro erano sicuri della vittoria del paese.

Il resto della gente, invece, proseguiva la propria vita quotidiana, cercando di portare decentemente a termine la giornata.

Fra questi, rinchiusa nella sua bottega, una giovane fanciulla dai capelli corvini raccolti in una lunga coda bassa era intenta a cucire l'ennesimo cappello.

Non sentiva le clienti che esultavano contente dei loro acquisti, provandosi l'ennesimo accessorio nella stanza affianco.

I suoi pensieri avevano per una volta la precedenza.

Non si concedeva spesso questo lusso: lei era la figlia maggiore di tante sorelle e le spettava occuparsi di tutto, compreso quel negozio alla quale il defunto padre teneva tanto.

Un lieve bussare alla porta la distrasse dal suo lavoro.

“Signorina Chichi” disse dolcemente una donna vestita piuttosto elegantemente “Ho chiuso il negozio... ma non potrebbe venire anche lei signorina Chichi?”

“È che voglio finire questo” rispose la ragazza alzando leggermente il suo lavoro per farlo vedere all'altra “voi divertitevi”

“Allora... arrivederci a presto”

Chichi piegò leggermente la testa in segno di assenso e la guardò uscire dalla porta aperta.

Quella signora si chiamava Lunch ed era l'unica persona, oltre a lei, ad occuparsi del negozio.

Quel pomeriggio avrebbe assistito alla parata assieme ad alcune delle clienti abituali.

“Andiamo!” disse infatti quest'ultima alle ragazze.

“Un momento!” rispose agitata una di loro, dai lunghi capelli azzurri, infilandosi un cappello “Credete che questo mi stia bene? Non sono ridicola vero?”

Chichi sorrise un po', pensando a quanto Maron cercasse di essere sempre impeccabile.

“Hey guardate c'è il castello di Kakaroth!!” esclamò una ragazza dai capelli castani, indicando la finestra.

“Dove!? Dove!?” gridarono il coro Maron e Bra, un'altra ragazza dai capelli azzurro chiaro.

Incuriosita, anche Chichi guardò dalla piccola finestra sopra la sua scrivania, notando la bizzarra costruzione in mezzo alla nebbia della campagna.

“Chissà se Kakaroth sarà un città!” chiese sognante la fanciulla che lo aveva avvistato , mentre l'oggetto di tanto scalpore svaniva in quella coltre di vapore
“Tranquilla Valese, su di te non metterà mai gli occhi!” la prese in giro Maron, ridendosela poi con le altre mentre Lunch le accompagnava fuori.

"Chissà cosa ci troveranno di tanto affascinante nel farsi rubare il cuore..." si domandò rassegnata  la mora dando gli ultimi ritocchi al suo copricapo e controllando di non aver fatto errori, per poi riporlo su un manichino di legno di fronte a lei.

Ne aveva altri da finire sulla scrivania, tutti ammucchiati alla sua sinistra, ma per quel giorno poteva bastare.

Sospirando, scese dall'alto sgabello e si sistemò la gonna.

Sarebbe andata a trovare sua sorella Bulma al caffè dove lavorava.

Si sistemò il suo cappello sfilacciato in testa, in modo che coprisse il volto il più possibile ed uscì di casa solo dopo essersi assicurata di aver chiuso bene la porta.

Quello che indossava non era certamente all'altezza degli eleganti copricapo che cuciva per le gran signore, ma a lei piaceva così.

Aveva un valore molto più prezioso del denaro, dato che era l'ultimo regalo del padre.

Attraversò di fretta la zona dove di solito trafficavano i trattori e le macchine a vapore, prendendo all'ultimo il traghetto che l'avrebbe portata in centro città.

Era una ragazza timida e pudica, cercava sempre di apparire insignificante, con lo sguardo basso ed una compostezza impeccabile, preferendo le stradine tortuose alla grande piazza della città.

Tutto l'opposto della sorella, stravagante ed eccentrica, sempre pronta a far baldoria ed amata da tutti i suoi clienti.

Lei non apprezzava il caos, né la troppa gente e soprattutto non amava la guerra e i soldati. Soprattutto i soldati.

La mettevano sempre a disagio.

E fu proprio mentre attraversava una strada poco trafficata con in mano l'indirizzo di Bulma, che andò accidentalmente a sbattere contro due di loro, sbucati apparentemente dal nulla
“Salve! Stai forse cercando qualcosa topolina?” chiese il più giovane , appoggiato con il gomito allo stipite di una porta.

Portava i lunghi capelli corvini (simili a quelli di un porcospino) sciolti, mentre sul volto aveva un'espressione compiaciuta che non deturpava affatto il suo bell'aspetto.

“N-no ecco... non si preoccupi!” rispose Chichi facendo un passo indietro intimorita e scuotendo freneticamente la testa.

Aveva dimenticato il difetto fatale delle strade non frequentate dalla gente. Potevi incontrarci ogni genere di malintenzionato!

“E allora ti andrebbe forse di prendere un te?” chiese ancora lui, sbarrandole elegantemente la strada “Posso avere l'ardire di invitarti?”

Chichi trattenne a stendo l'istinto di tirargli un calcio e fuggire, avrebbe potuto avere delle conseguenze per aver colpito un soldato.

“No ti ringrazio, avrei già degli impegni...”

Il viso spigoloso del secondo uomo si avvicinò pericolosamente al suo. Era più alto e massiccio del compagno, ed differenza sua non aveva i capelli.

“Ma è veramente una topolina!” esclamò entusiasta sorridendo e posando il suo sguardo sulle forme modeste della ragazza, che si ritrasse coprendo timidamente il petto.

“Senti quanti anni hai? Sei di questa città?” intervenne di nuovo il capellone .

“Lasciatemi passare!” esclamò Chichi, alzando un po' la voce per sembrare minacciosa, ma senza successo.

“Visto? È tutta colpa di quel tuo muso baffuto!” scherzò il moro in direzione del collega, che non aveva rimosso lo sguardo dal petto di lei.

“Certo che è carina perfino da arrabbiata!” gli rispose. Chichi iniziò ad entrare nel panico, mentre la sua mente cercava disperatamente una via di fuga e la sua coscienza pregava ogni divinità esistente di salvarla da quell'impiccio.

E la sua salvezza arrivò, ma certamente non come se l'era immaginata.

“Ah! Perdono! Perdono!”

Sentì una mano posarsi sulla sua spalla, mentre la stessa voce che aveva parlato poco prima da dietro di lei, le diceva “Ti stavo cercando sai!”

Non ebbe il coraggio di muoversi.

“E tu chi saresti mai?!” chiese scocciato il soldato con i capelli lunghi, guardando il nuovo arrivato con un certo fastidio.

“Accompagno la ragazza” rispose pacatamente l'altro “voi altri non andreste a farvi una passeggiatina?”

La mano sulla sua spalla si alzò e Chichi vide i due soldati che prima confusi e poi impauriti si mettevano sull’attenti e svoltavano l'angolo lanciando interrogativi ed imprecazioni. Li seguì con lo sguardo fino a ché il suo salvatore non le ricordò nuovamente la sua presenza.

“Li devi perdonare, non è cattiva gente” le disse, e lei ebbe finalmente il coraggio di guardarlo in faccia. Il respiro le si bloccò per un lungo ed eterno secondo. Era il ragazzo più bello che avesse mai visto.

La sua pelle era rosata ed i suoi capelli biondi erano sparati verso l'alto, con dei ciuffi che gli componevano una frangia spettinata ed insolita.

Portava degli orecchini sferici verdi e blu, ed al collo una collana con un grande lapislazzuli.

I suoi occhi erano di un verde acqua penetrante, così profondi da potercisi perdere dentro e non essere più capaci di riuscire ad emergere...

Era talmente persa in quelle pozze bellissime  che si accorse solo all'ultimo che il ragazzo le aveva parlato di nuovo.

“Dove andavi? Mi offro di farti da accompagnatore”

Ancora quella voce così gioviale e dolce da farle perdere la testa...

"Ma cosa ti prende Chichi?!" si riproverò, scuotendo il capo.

“Ma no! Stavo solo andando a...”
“Fa finta di niente mi stanno inseguendo... cammina!” le sussurrò tranquillamente, prendendola sottobraccio.

Chichi si sentiva una statua mentre camminava di fianco a lui, non aveva ascoltato una sola parola di quello che aveva detto prima.

Percepiva le guance in fiamme ed il cuore battere all'impazzata. Si sentiva una perfetta stupida. Si era appena resa conto che in vita sua non era mai stata tanto vicina ad un ragazzo.

Si impose di mantenere la calma, ma i suoi tentativi si infransero malamente non appena si rese conto di cosa stava fuoriuscendo dal muro di fronte a loro.

“Urca scusami! Mi sa che ti ho coinvolta!” esclamò divertito lo sconosciuto.

Un gridolino spaventato fuoriuscì dalle labbra di Chichi, spingendola inconsciamente a stringersi di più al suo "salvatore".

Delle strane creature antropomorfe, composte da ciò che sembravano melma nera, stavano fuoriuscendo dalle pareti e puntavano dritti verso di loro.

“Di qua!” ordinò il biondo, spingendola in un vicolo laterale che non aveva notato.

Stava accelerando il passo e Chichi cercava di starli dietro. Riusciva a percepire l'urgenza nei suoi gesti.

Voltò lo sguardo e notò che altri esseri li stavano alle calcagna. Davanti a loro la medesima situazione. Erano in trappola.

“Non avere paura!”

“Eh?”

Il ragazzo le afferrò i fianchi e saltò.

Vide i due gruppi di mostri scontrarsi l'un l'altro ed i suoi piedi staccarsi dal suolo.

Stava.... stava.... stava volando?!

Un urlo le si bloccò in gola, e ciò che le uscì dalle labbra fu solo un' esclamazione strozzata.

“Distendi le gambe, e continua a camminare!” le ordinò il ragazzo, come se la cosa fosse assolutamente normale e non fossero appena sfuggiti a delle creature paranormali.

Lei comunque obbedì.

Non ci poteva credere... stava davvero camminando sull'aria?!

Come... com'è che si respirava?

Non riusciva più neanche a pensare.

“Così... non essere spaventata!” le sorrise lui.

Chichi non poté fare a meno di pensare che la vista da una corazzata (delle macchine volanti molto di moda in quel periodo a causa del conflitto) doveva essere molto simile alla loro.

Poteva vedere i tetti colorati degli edifici, le macchine che scorrazzavano nelle strade e le persone che si divertivano a ballare nella grande piazza della città.

Era tutto così piccolo... così allegro... così... così... bello.

Nessuno faceva caso a lei, ma a lei invece non sfuggiva niente.

“Molto brava” le sussurrò sincero lo sconosciuto, notando come procedeva adesso spedita e tranquilla.

Lei per tutta risposta gli rivolse un sorriso sincero.

Superarono il trambusto cittadino continuando a saltellare nell'aria fino a quando il giovane non la fece atterrare su una grande terrazza di legno, accompagnandola dolcemente per tutto il processo.

“Io attirerò la loro attenzione, tu aspetta qui per un po' prima di uscire”

“Si...” gli rispose sorridendo e lasciandogli la mano.

“Brava bimba!” le rispose lui rivolgendole un saluto militare, per poi lasciarsi cadere nel vuoto.

Spaventata, Chichi si sporse dal balcone aspettandosi di trovarlo gravemente ferito o peggio, ma di  quel ragazzo misterioso non vi era più traccia.

   
 
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