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Autore: Elliep97    25/12/2018    2 recensioni
[ FairyTalesAU! Elycia/Clexa ]
Eliza adora trascorrere le festività in famiglia, specialmente il periodo natalizio, ma qualcosa non va secondo i piani.
Un regalo inaspettato si rivelerà molto più di quel che realmente è.
Perché la magia del Natale esiste davvero e, a volte, è molto più potente di ciò che si pensa.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Anya, Clarke Griffin, Lexa, Raven Reyes
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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* Lo Schiaccianoci *




 

***

 

 

 L'odore di biscotti appena sfornati saturava l'aria, rendendo il suo risveglio un dei più piacevoli che avesse mai avuto. Era la vigilia di natale e, come ogni anno, sua madre si era messa a cucinare qualsiasi tipo di leccornia tipica di quel periodo. Adorava il natale, fin da bambina era stata la sua festività preferita in assoluto e non a causa dei regali, assolutamente. A lei piaceva l'atmosfera che si creava, quel clima caldo che andava a scaldare i cuori delle persone, quella sensazione di pace e tranquillità che solo una cioccolata calda davanti al fuoco, o davanti alla finestra mentre la neve cadeva lenta e silenziosa, potevano darle.

 

 

Sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di abituare la vista alla luce che rischiarava le pareti color pesca della sua camera da letto. Tornare a casa quell'anno era stato più bello del solito, complice la consapevolezza che finalmente, dopo anni di assenza a causa del lavoro, suo padre sarebbe riuscito a rientrare in tempo per poter festeggiare tutti insieme. Non vedeva davvero l'ora che arrivasse, troppo tempo era passato da quando si erano visti l'ultima volta e la sua mancanza iniziava ad essere quasi dolorosa per lei. Era davvero legata a suo padre, le aveva trasmesso lui la passione che aveva per la musica e per l'arte in ogni sua forma. Era stato lui a supportarla e a spronarla durante tutto il suo percorso formativo in uno dei conservatori più prestigiosi di Londra, spingendola a seguire i suoi sogni e a realizzarli. Aveva ancora molta strada davanti a se, in fin dei conti aveva a malapena vent'anni, ma sapeva che con il sostegno di suo padre e della sua famiglia sarebbe riuscita ad arrivare lontano.

 

<< Eliza! Sei sveglia? >> La voce di sua madre risuonò nel silenzio della casa, facendola sobbalzare e ridestandola dai suoi pensieri.
<< Sì, mamma. Adesso scendo.. >> le rispose immediatamente, la sua voce resa leggermente roca ed impastata dal sonno che ancora non l'aveva abbandonata del tutto.
<< C'è qualcosa per te all'ingresso, è da parte di tuo padre. >> Le disse e quell'informazione la spinse a togliersi le coperte di dosso e a correre giù per le scale, la curiosità a farle brillare gli occhi ed il cuore colmo di felicità e speranza. Non vedeva l'ora di scoprire di cosa si trattasse.

 

 

 

***

 

 

 

Cara Liz, ho deciso di scriverti una lettera perché una semplice telefonata non sarebbe stata abbastanza. So che ti avevo promesso che quest'anno ci sarei stato e che avremmo potuto passare il Natale insieme, ma purtroppo ho avuto un imprevisto e non potrò partire prima del 27 dicembre.

Non sai quanto io sia dispiaciuto, avrei voluto davvero poter passare le feste con la mia famiglia al completo.. 
Passeremo insieme il prossimo Natale, è una promessa. Intanto, fino al mio ritorno, ti chiedo una piccola cortesia. In allegato a questa lettera ci sarà un pacchetto, il suo contenuto è davvero importante per me e la storia che vi è dietro è davvero magica. Te la racconterò non appena ci rivedremo. Fino a quel momento, prenditene cura.

Buon Natale, Tesoro.
Con affetto, ti voglio bene.

 

Papà.

 

 

 

Rilesse quelle poche righe scritte su quel pezzo di carta più e più volte, mentre alcune lacrime le rigavano le guance, non riusciva a credere che suo padre si perdesse quel Natale che tanto aveva sognato. Comprendeva le sue motivazioni, in fin dei conti si trattava del suo lavoro, era importante e non poteva di certo tirarsi indietro per una sciocca promessa fatta a lei, ma lei teneva davvero a quella sciocca promessa e, nonostante tutto, in cuor suo ci aveva sperato. Abbandonò la lettera di fianco a se e si concentrò sul pacco davanti ai suoi occhi, la carta colorata di rosso lo avvolgeva ed un enorme fiocco verde spiccava al centro. Lo fisso per alcuni minuti, indecisa sul da farsi. Non sapeva se aprirlo oppure metterlo sotto l'albero, insieme agli altri doni che avrebbe dovuto aprire l'indomani assieme al resto della sua famiglia e dei suoi amici.

<< Cosa c'è, Liz? Non lo apri? >> Le chiese sua madre a pochi passi da lei, doveva averla osservata per tutto il tempo e doveva aver capito cosa c'era scritto su quelle poche righe che suo padre le aveva mandato, riusciva a capirlo dal modo apprensivo in cui la stava osservando. 
<< Non lo so, forse dovrei aspettare domani, >> si lasciò sfuggire in un sussurro, distogliendo lo sguardo da sua madre e puntandolo di nuovo sul regalo che adesso era stretto tra le sue mani.
<< Io credo che dovresti aprirlo adesso, >> le suggerì sua madre prima di avvicinarsi e lasciarle un bacio sulla fronte, << vado a preparare il pranzo, tra poco arriveranno tutti, ti consiglio di decidere in fretta. >> La avvertì prima di lasciarle una carezza sulla guancia e lasciarla da sola con il suo regalo.

 

 

Un sospiro lasciò le sue labbra, nonostante il cervello le dicesse di aspettare il giorno dopo per aprirlo, decise di seguire il cuore e farlo subito. La curiosità era troppo forte e poi, almeno avrebbe avuto qualcosa da tenere con se al posto di suo padre. Non sarebbe stata la stessa cosa, di sicuro preferiva lui ad uno stupido regalo, ma era comunque meglio di niente. Accarezzò l'enorme fiocco colorato con le dita, facendo scorrere i polpastrelli sulla stoffa liscia e fredda, prima di tirarne un capo e scioglierlo lentamente. Scartò il pacchettino con lentezza, prestando attenzione a non rovinare in alcun modo l'incarto. Una volta rimosso lo strato di carta rossa si ritrovò tra le mani una scatolina di cartone color oro. Al suo interno, visibile grazie alla finestrella in plastica trasparente, si poteva vedere una bambola interamente fatta di legno. Sul bordo, in alto a destra, era ben visibile una scritta in un elegante corsivo che recitava "Schiaccianoci". Aprì il coperchio e la tirò fuori con delicatezza, sembrava così fragile, non avrebbe mai voluto rovinarla. I capelli lunghi e folti della bambola erano morbidissimi ed intrecciati in una strana acconciatura, sembravano quasi veri. E i colori che la decoravano erano meravigliosi, doveva essere stata fatta interamente a mano. I dettagli erano così curati e ben fatti che sembrava reale, possedeva degli occhi smeraldini ed espressivi che la stavano facendo sentire in soggezione, era quasi ammaliante per lei, non riusciva a smettere di fissarla e di far scorrere le sue dita su quel giocattolo così bello e particolare. Forse riusciva a capire per quale motivo suo padre le avesse detto che la storia legata dietro a quell'oggetto fosse magica, riusciva a percepirlo con ogni fibra del suo corpo.

 

Fece scorrere le dita lungo i bottoni argentei della casacca che indossava, il tessuto dei vestiti che la ricoprivano sembrava raso tanto era liscio. Un Generale dell'esercito vestito interamente di nero, l'unico punto di colore erano i suoi occhi, se non si teneva conto del mantello rosso scuro drappeggiato sulla sua spalla sinistra. Era davvero meravigliosa. Continuò ad ammirarla incantata mentre dentro di lei cresceva la consapevolezza che, per nessun motivo al mondo, si sarebbe mai separata da quello schiaccianoci.

 

 

 

***

 

 

 

La sua giornata era trascorsa rapidamente, da quando i suoi parenti erano arrivati – inondando la casa di chiacchiere e risate – non c'era stato nemmeno un attimo di pace e ciò aveva fatto si che il tempo trascorresse senza che se ne rendesse conto. Adesso erano le 22: 30 e lei avrebbe tanto voluto rinchiudersi in camera sua e raggomitolarsi sopra al davanzale della sua finestra, avvolta in una morbida coperta e con una tazza fumante di cioccolata calda tra le mani, mentre osservava la neve cadere placida sul suolo già completamente bianco, ma non poteva. Sua madre le aveva categoricamente vietato di muoversi dal salotto, dove tutti si erano riuniti subito dopo la cena, ed era proprio lì che era rimasta. Si era appollaiata in un angolo del divano, il suo adorato Generale dagli occhi smeraldini poggiato sul grembo e lo sguardo perso nel vuoto mentre con il dito indice le carezzava i lunghi capelli intrecciati. Non vedeva l'ora che tutti se ne andassero così da poter salire, finalmente, nella sua stanza e lasciarsi sprofondare in un sonno profondo.

<< Hey Liz, cos'è quello? >> Le chiese tutto a un tratto Aiden, uno dei suoi cugini più piccoli, facendola sobbalzare per la sorpresa. Era talmente presa dai suoi pensieri che non si era minimamente accorta del ragazzino che lei si era avvicinato fino a quando non lo aveva sentito parlare.

<< Cosa? >> Domandò confusa.
<< Quello che hai in mano, cos'è? Un giocattolo? >> Tornò a chiederle, indicandole con un dito l'oggetto che stringeva tra le dita.
<< Me l'ha regalato papà, è uno schiaccianoci, >> gli spiegò brevemente mentre un sorriso appena accennato le si apriva in viso.
<< Uno schiaccianoci? E lo hai provato? >> Continuò a chiederle, il tono di voce sempre più incuriosito ed affascinato dal suo regalo di natale. 
<< No, non l'ho provato. >> Gli rispose scrollando le spalle, quell'interrogatorio iniziava ad innervosirla. Sapeva di dover essere comprensiva e paziente con suo cugino, in fin dei conti le sue domande erano dettate dalla curiosità tipica di un bambino di 8 anni, ma era davvero stanca e quella giornata sembrava essere intenzionata a non finire mai.
<< Perché? Proviamolo subito, vediamo se funziona, sarà divertente! >> Le disse euforico, ma lei scosse immediatamente la testa. 
<< No, Aiden, non lo proveremo, >> gli disse mentre le sue dita, inconsciamente, si stringevano attorno a quel prezioso oggetto con possessione, non avrebbe mai permesso a nessuno di toccarlo. 
<< Ma perché? Cosa te ne fai di uno schiaccianoci se non lo usi? >> Borbottò indispettito il ragazzino, osservandola come se fosse pazza. Era ovvio che non capisse l'importanza che aveva quel semplice oggetto, per lui era solo uno schiaccianoci, ma per lei era molto di più.
<< Non ho intenzione di rovinarlo per una stupida noce, è un oggetto da collezione, >> sibilò lapidaria, ponendo fine a quell'inutile discussione. Notò lo sguardo di Aiden incupirsi a causa delle sue parole e del modo scortese con cui le aveva pronunciate, ma non le importava, voleva solo che la smettesse e la lasciasse in pace.

 

 

Per un solo istante ebbe l'illusione di aver vinto quello sciocco battibecco insensato, ma quella sua convinzione durò ben poco. Prima che potesse anche solo accorgersi di cosa stesse effettivamente accadendo, suo cugino sfilò dalle sue mani la bambola e corse via, il più lontano possibile da lei. Impiegò meno di una frazione di secondo a realizzare ciò che era appena successo e a scattare in piedi come una molla per inseguire quel insolente ficcanaso che non aveva saputo farsi gli affari suoi. Lo inseguì per tutto il soggiorno, ma ogni volta che arrivava ad un passo dall'acciuffarlo quel monello riusciva a trovare un modo per sfuggire alla sua presa. La cosa assurda era che nessuno stava facendo niente per aiutarla, si limitavano solo a ridacchiare, trovando la scena divertente anche se in realtà lei era furiosa. Quel ridicolo inseguimento continuò fino a quando Aiden, distraendosi per controllare quanta distanza era riuscito a frapporre tra di loro, non andò ad inciampare su uno dei tanti regali posti sotto l'albero di Natale. Un gran tonfo accompagnò la caduta di suo cugino e per un attimo la stanza piombò nel silenzio più totale, tutti i presenti adesso avevano gli occhi puntati sul bambino che, spaventandosi, aveva iniziato a piangere disperato. Avrebbe davvero voluto provare un minimo di dispiacere nei confronti di suo cugino, ma non ci riusciva, in quel momento l'unica cosa a cui il suo cervello era capace di pensare era il suo prezioso Schiaccianoci. Lasciò che sua zia si allontanasse insieme ad Aiden, poi si avvicinò al punto dove il bambino era caduto. Aveva visto chiaramente il giocattolo finire a terra insieme a lui, doveva solo riuscire a ritrovarlo.

 

Continuò la sua ricerca fino a quando, con la coda dell'occhio, non intravide un bagliore argenteo. In un angolino, schiacciato tra il muro e l'albero di natale, c'era il suo adorato Generale dagli occhi verdi. Un sospiro di sollievo lasciò le sue labbra non appena lo vide. Allungò una mano e lo afferrò, ma nell'esatto momento in cui le sue dita vennero a contatto con il legno freddo dell'oggetto, la spalla della bambola si staccò dal corpo. Il respiro le si mozzò in gola ed il cuore le si bloccò all'istante, si era rotto.

 

 

 

***

 

 




Fissava assorta la neve cadere nel buio della notte, solo qualche lampione rischiarava la strada in lontananza. Tra le mani stringeva il suo povero schiaccianoci, aveva provato ad aggiustarlo, ma non era riuscita a fare gran che. Il braccio del suo generale si era rotto in un punto davvero delicato e, per quanto avesse provato a mettere della colla, era stato tutto inutile. Contemplò il viso della bambola per quelle che sembrarono ore, il senso di colpa a stringerle lo stomaco, avrebbe dovuto prendersene cura e invece si era rotto per colpa della sua distrazione. In fin dei conti, nonostante fosse stato Aiden la causa del danno, era stata lei a sbagliare. Non avrebbe dovuto portarlo con se, avrebbe dovuto lasciarlo in camera sua, al sicuro. Se così avesse fatto a quest'ora niente di tutto ciò sarebbe successo ed il suo bellissimo Generale sarebbe ancora tutto intero.


<< Mi dispiace così tanto, >> mormorò in un soffio appena percettibile. Si stava scusando con un oggetto, avrebbe dovuto sentirsi ridicola, ma la verità era che provava davvero dispiacere per ciò che era successo. Si alzò dal davanzale della finestra e si incamminò verso il suo letto, desiderosa di stendersi e lasciarsi avvolgere dal sonno, in modo da porre fine a quell'orribile giornata. Adagiò con delicatezza lo Schiaccianoci sul comodino di fianco al suo letto prima di stendersi e rimboccarsi le coperte fin sotto al mento, poi chiuse gli occhi e aspettò che il sonno la cogliesse.

 

 

 

 

 

<< Hey, tu! >>
<< Smettila di fare tutto questo casino, Reyes, non vorrai mica svegliarla.. >>
<< Certo che voglio svegliarla, come facciamo ad arrampicarci fin lassù? Ci serve sveglia se vogliamo ritrovare Lexa. >>
<< Non ti ricordi cosa ha detto il Generale Woods? Non dobbiamo farci scoprire da nessuno. >>
<< Piantala, Bellamy. So benissimo cosa ha detto il Generale, dobbiamo recuperare Lexa e riportarla alla base, ed è proprio quello che sto facendo, quindi chiudi il becco e aiutami! >>

 

 

Un lamento infastidito lasciò le sue labbra mentre il sonno l'abbandonava, sentiva delle voci discutere a qualche metro da lei. Un uomo ed una donna stavano bisticciando animatamente, non le erano del tutto estranee quelle voci, ma non riusciva a capire a chi appartenessero e, soprattutto, come avessero fatto ad arrivare fin lì. Sbatté le palpebre un paio di volte, giusto per scacciare via il sonno che ancora le annebbiava la vista, e si alzò, mettendosi a sedere sul materasso. Le sopracciglia le si aggrottarono non appena si rese conto che all'interno della sua stanza non vi era nessuno. Possibile che avesse sognato tutto? Eppure quelle voci le erano sembrate così reali. Fece vagare il suo sguardo per tutta la camera, ricontrollando in modo più scrupoloso, ma anche in quel caso niente, era da sola. Scrollò le spalle e tornò a sdraiarsi, intenzionata a riprendere il sonno interrotto. Stava giusto per chiudere gli occhi, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Lo schiaccianoci, che aveva lasciato sul comodino poco prima di addormentarsi, era sparito.

<< Hey, Gulliver! >> Sentì dire da una voce femminile, la stessa che – ne era sicura – l'aveva svegliata poco prima. Sgranò gli occhi e si alzò di scatto, cercando ti trovare la proprietaria di quella voce.
<< Sì, dico proprio a te! Smettila di guardare in aria e abbassa lo sguardo, siamo quaggiù!! >> Continuò a strillare indispettita la ragazza, ma lei non riusciva a vederla da nessuna parte. 
<< Mio Dio, sto impazzendo.. >> mormorò portandosi le mani tra i capelli.
<< Non sei impazzita, devi solo guardare in basso! >> 
<< In basso? >> Domandò incerta.
<< Esatto, Einstein, in basso. Sono proprio qui! >>
<< Raven, finiscila! Non lo vedi che la stai spaventando? >> Sentì dire da un'altra voce, quella di un ragazzo. Era sempre più confusa e spaventata da quella strana situazione. I due ripresero a battibeccare tra di loro e lei approfittò di quel momento di distrazione per fare come le era stato detto dalla ragazza, abbassò lo sguardo e lo puntò verso il pavimento. In un primo momento non vide niente, ma non appena i suoi occhi si abituarono all'oscurità che avvolgeva la stanza riuscì a vedere qualcosa muoversi vicino alle sue pantofole. Si affrettò ad accendere l'abat-jour posta sul suo comodino, in modo da illuminare la stanza, prima di tornare a puntare i suoi occhi azzurri sul pavimento. Un gemito di sorpresa sfuggì al suo controllo non appena si rese conto di cosa, o per meglio dire chi, ci fosse a pochi metri da lei.

<< Oddio! >> Esclamò spaventata, rannicchiando le gambe contro il petto ed allontanandosi sempre di più da quelle due figure minuscole che adesso la stavano osservando sorpresi. 
<< Finalmente! >> Disse la ragazza, adesso che la luce era accesa riusciva a vederla molto chiaramente, assomigliava in un modo impressionante alla sua migliore amica Lindsey. Portava un'uniforme nera ed i capelli lunghi e castani erano legati in una coda alta, ai piedi calzava degli anfibi dello stesso colore dell'uniforme e.. erano pistole quelle che aveva incastrate nella cintura? 
<< Non avere paura, non vogliamo farti niente. >> La tranquillizzò il ragazzo, compiendo un passo nella sua direzione, le mani alzate e sporte in avanti. Adesso che la luce illuminava anche la sua figura, riusciva a vederlo molto meglio e anche lui assomigliava a qualcuno di sua conoscenza, il fratello della sua migliore amica Marie, quel ragazzo era identico a Bob. Che strano, pensò. Era vestito allo stesso modo della ragazza dai tratti latini, i capelli erano corti e neri, barba incolta e mascella scolpita. Anche lui indossava una cintura con delle pistole fissate ai lati e quella consapevolezza non la tranquillizzava affatto, nonostante lui stesse chiaramente cercando di farle capire il contrario.
<< Noi fare del male a lei? Sei serio, Bell? È un fottuto gigante, potrebbe schiacciarci senza il minimo sforzo.. >> borbottò la latina infastidita.
<< Piantala, Raven. Hai voluto svegliarla? Adesso devi accettarne le conseguenze, >> la redarguì il suo compagno. 
<< Chi siete? E cosa volete da me? >> Riuscì a chiedere, interrompendo così l'ennesima discussione tra i due. Notò la testa di entrambi scattare nella sua direzione non appena finì di parlare.
<< Tu hai il nostro Generale Capo, lo rivogliamo indietro, abbiamo bisogno di lei. >> Le disse senza mezzi termini la latina, Raven, si corresse mentalmente non appena si ricordò del modo in cui l'aveva chiamata il ragazzo poco prima.
<< Il vostro cosa? >> Domandò aggrottando le sopracciglia confusa.
<< Il nostro Generale Capo, il nostro Comandante, il Boss, chiamalo come vuoi, basta che ce lo restituisci.. >> borbottò brusca, gesticolando animatamente con le mani. 
<< Io non ho il vostro Comandante, >> le disse scrollando le spalle. Nella sua testa, la convinzione che quello fosse tutto un sogno, era l'unica cosa che le permetteva di assecondare quella follia. 
<< Hai sentito, Reyes? Non ce l'ha lei, stiamo solo perdendo tempo. >> Prese la parola il ragazzo, intromettendosi nel loro scambio di battute e salvandola dall'ennesima domanda da parte della latina.
<< Non mi fido di lei, Bell, sta mentendo e poi.. non ti sembra un viso familiare il suo? >> la sentì bisbigliare a mezza voce, rivolta al suo compagno. 
<< Io non sto mentendo, >> cercò di difendersi, ma sembrava tutto inutile, la ragazza continuava ad osservarla con diffidenza. 
<< E io non ti credo, perciò verrai con noi. >> Si limitò a dirle scrollando le spalle e compiendo alcuni passi nella sua direzione.
<< Raven, cosa hai intenzione di fare? >> Le chiese il ragazzo, il tono di voce leggermente preoccupato, ma l'altra non gli stava prestando minimamente attenzione, troppo impegnata ad avvicinarsi a lei.
<< Smettila di lagnarti come un bambino, Blake, ci penso io a lei, tu torna alla valle. Di al Generale Woods che ho ritrovato la principessa Clarke e che la sto riportando a casa.. >> Gli ordinò utilizzando un tono che non ammetteva repliche, vide il ragazzo annuire immediatamente, senza emettere alcun fiato, prima di voltarsi e sparire tra le ombre che avvolgevano la sua camera da letto. << Credo sia arrivato il momento di tornare a casa, Principessa. >> Voltò immediatamente il viso in direzione della ragazza che aveva parlato, osservandola confusa. Principessa? Lei non era una principessa, ma soprattutto, cosa voleva dire con quel "è arrivato il momento di tornare a casa?", lei era già a casa, giusto? E il Comandate? Non stavano cercando lui? Troppe domande e poche risposte, non riusciva davvero a capire, tutta quella situazione era davvero assurda. Stava giusto per dar voce a tutti quei dubbi che la stavano affliggendo, quando notò Raven estrarre da una delle tasche dei pantaloni un sacchettino di velluto rosso. La vide aprirlo e riuscì ad intravedere qualcosa di luminescente al suo interno, il suo contenuto brillava di una luce dorata che le faceva quasi male agli occhi per quanto era intensa. Poi, d'un tratto, tutto svanì nel nulla, la luce dorata fu sostituita dall'oscurità. I suoi occhi si chiusero senza che lei potesse fare niente per impedirlo ed il suo corpo si appesantì fino a farla crollare addormentata su di un fianco. Nella sua mente, il corpo della ragazza cresceva mentre lei rimpiccioliva sempre di più.

 

 

 

***

 

 





<< È normale che non si svegli? >>
<< Non ne ho idea, Reyes, quanta polvere hai usato? >>
<< Ma cosa vuoi che ne sappia io? Una manciata.. >>
<< Sei sempre la solita, si può sapere cosa diamine credevi di fare? >>
<< Stavo cercando te, Lexa! >>
<< Me? >>
<< Anya era preoccupata che Nia fosse riuscita a prenderti, dopo quello che ti è successo l'ultima volta eravamo tutti preoccupati.. >>
<< Capisco, ma questo non spiega come mai tu abbia deciso di portare lei fin qui, cosa ti è passato per la testa? >>
<< Davvero non la riconosci? >>
<< Non è lei, Raven! >>
<< Certo che lo è. >>

 

 

 

Sentiva il sonno abbandonarla lentamente mentre un brusio indistinto le solleticava le orecchie, continuava ad essere svegliata da persone che bisticciavano, stavolta però, nonostante l'intorpidimento causato dal sonno, era riuscita a riconoscere almeno una delle due voci. La prima cosa che vide, non appena i suoi occhi si aprirono, furono le fronde degli alberi completamente ricoperti di neve che ne appesantiva i rami, rendendoli leggermente spioventi. Adesso che era più lucida riusciva a percepire il clima rigido che la avvolgeva, faceva davvero freddo e lei indossava solo una misera vestaglia sopra alla sua camicia da notte, stava congelando. Si portò le braccia ad avvolgersi il corpo, nel tentativo di contenere il calore il più possibile, mentre faceva vagare lo sguardo attorno a se. Enormi alberi che arrivavano a toccare il cielo la circondavano ed era tutto bianco, la neve ricopriva qualsiasi cosa attorno a lei, rendendo tutto magico, ma anche molto freddo. D'un tratto si rese conto che i denti avevano preso a batterle, temeva quasi potessero rompersi, ma non poteva far niente per fermarli, era davvero freddo e lei stava seriamente rischiando l'ipotermia.
 

<< Non l'hai nemmeno coperta? Mio Dio, Raven, sta congelando! >> Sentì dire da una voce femminile a qualche metro da lei, si voltò di scatto nella sua direzione, desiderosa di scoprire a chi appartenesse. Era stato più forte di lei, quella voce seria ed autoritaria era riuscita a scaldarla fin nel profondo, rendendola quasi immune alla rigida temperatura che avvolgeva la valle. Voltò il viso nella stessa direzione da cui aveva sentito provenire quella voce ammaliante, bramosa di vedere a chi appartenesse. Non appena il suo sguardo si posò sulla figura, adesso a pochi passi da lei, il respiro le si mozzò in gola. Non riusciva a credere ai suoi occhi. A meno di un metro da lei, con lo sguardo fiero e la postura rigida, c'era il suo Generale dagli occhi smeraldini. Avrebbe riconosciuto quelle iridi ovunque, era certa di non essersi sbagliata in alcun modo.

<< Tu.. >> soffiò fuori incantata, incapace di distogliere lo sguardo da quei pozzi verdi.
<< Ci conosciamo? >> Le chiese quella che, fino a poche ore prima, era solo una semplice bambola intagliata nel legno. Continuò ad osservarla incantata, la bocca socchiusa per lo stupore e gli occhi colmi di meraviglia, non riusciva davvero a credere che stesse accadendo veramente. 
<< I-io, tu, noi.. >>
<< Sì, e poi ci sono anche; egli, voi ed essi. Direi che i pronomi li conosciamo, >> borbottò la latina intromettendosi nella conversazione e attirando l'attenzione di entrambe su di se.
<< Raven, >> la redarguì immediatamente il suo Generale, ma la ragazza si limitò a scrollare le spalle e a lanciarle quello che sembrava un cappotto fatto di pelliccia. Lo prese al volo e lo contemplò per alcuni secondi, indecisa su cosa fare, mentre faceva scorrere le dita sul manto morbido e caldo. Una smorfia le si formò in viso quando si accorse che la pelliccia era vera.
<< Cosa c'è che non va Principessa? Preferisci morire di freddo? >> La schernì Raven, tornando ad utilizzare quel soprannome che iniziava a non sopportare più.
<< Non sono una principessa.. >> mormorò stizzita prima di afferrare il cappotto ed indossarlo, per quanto non sopportasse l'idea che un animale fosse morto per crearlo, stava davvero morendo dal freddo, meglio quello che l'ipotermia. 
<< Mi dispiace distruggere le tue convinzioni, ma tu sei una principessa, >> le disse compiendo alcuni passi nella sua direzione ed inginocchiandosi di fronte a lei non appena le fu abbastanza vicina. << La principessa Clarke Griffin, per la precisione. Legittima erede al trono e colei che ci salverà tutti dalla perfida Regina di Ghiaccio, >> terminò facendole l'occhiolino.

<< Ma il mio nome non è Clarke, >> cercò di obbiettare, ma la latina si era già alzata da terra ed aveva già frapposto diversi metri tra loro. 
<< Alzati, è meglio se torniamo all'accampamento prima che faccia buio, non è sicuro rimanere da queste parti di notte. >> La voce del suo Generale la fece sobbalzare per la sorpresa, si era quasi dimenticata della sua presenza. Si alzò da terra e si scrollò la neve di dosso, accorgendosi solo in quel momento di non indossare nemmeno le scarpe, i piedi le erano diventati blu a causa del freddo. << C'è qualche problema? >> Si sentì chiedere dalla ragazza al suo fianco.
<< Non riesco a muovere i piedi. >> Le rispose impacciata, tentando di muovere alcuni passi in avanti, ma senza alcun successo, aveva perso la sensibilità a causa della neve in cui erano immersi.
<< Quell'incosciente, >> la sentì borbottare ed imprecare a mezza voce, << aspetta, ti aiuto. >>

 

 

 

***

 

 

 

 

L'interno della capanna in cui si trovava era davvero caldo e accogliente, di fianco a lei, il fuoco scoppiettava indisturbato. Era molto spartano l'arredamento, a parte il giaciglio su cui era stata fatta sedere, vi erano poche cose. C'era un tavolino a qualche metro da lei, alcune sedie, qualche pelliccia sparsa a terra e alcune torce per illuminare quelle quattro mura. Era calata la notte e da quando il suo Generale l'aveva portata in quella capanna non si era più fatto vedere, era preoccupata, l'assenza di quella ragazza la destabilizzava. Avrebbe tanto voluto poter passare più tempo assieme a lei, ma se ne era andata subito dopo averle coperto i piedi congelati con delle scarpe di una taglia più grande della sua, ma lei non si era affatto lamentata, troppo presa a godersi il calore che esse le stavano dando. In quel modo almeno non avrebbe di sicuro perso l'utilizzo delle dita dei piedi. Continuava ad osservarsi intorno, spaesata e confusa, ancora convinta che tutto quello fosse un sogno. Non riusciva a capacitarsi che ciò che le stava accadendo fosse reale, tutta quella storia era assurda.

<< Voglio vederla. >> Sentì dire da qualcuno a pochi metri da dove si trovava. Riusciva a vedere delle ombre ingrandirsi sempre di più, man mano che si avvicinavano alla tenda che fungeva da porta. Era una voce femminile, di donna, il tono roco e autoritario l'aveva fatta rabbrividire. 
<< Il Comandante ha detto che- >> 
<< Non mi importa niente di cosa ha detto Lexa, voglio vederla e la vedrò. >> Quelle furono le ultime parole che sentì pronunciare prima che due figure entrassero all'interno della capanna. Davanti ai suoi occhi si ritrovò una donna alta, i lunghi capelli biondi acconciati in modo complesso con alcune trecce, spalle dritte e sguardo duro, gli occhi assottigliati a due fessure la osservavano con diffidenza. La stava studiando. Indossava gli stessi abiti del suo Schiaccianoci, una specie di armatura con una stola di stoffa drappeggiata sulla spalla destra, la sua però era di un colore diverso da quella della sua bambola, era di un blu scuro, quasi nero. La intimoriva.
<< Mio Dio, sei uguale a lei.. >> mormorò la donna, il tono di voce intriso di stupore. 
<< Te lo avevo detto, >> sentì dire dalla voce di Raven, in un primo momento non l'aveva riconosciuta, complice l'oscurità che l'aveva nascosta, ma adesso che aveva parlato non aveva alcun dubbio su chi fosse. Osservò la donna di fianco alla latina muovere alcuni passi nella sua direzione, accorciando la distanza che le divideva con poche falcate. Si fermò solo quando le fu difronte, ad una spanna dal suo viso, riusciva a percepire il suo fiato caldo sulla pelle mentre i suoi occhi la studiavano attentamente, quasi come se volesse imprimersi nella mente ogni minimo dettaglio del suo volto.
<< Sei la principessa Clarke? Legittima erede al trono, figlia di Jake Griffin, amato e compianto Re di Polis? >> Le chiese senza distogliere lo sguardo, puntando le sue iridi ambrate all'interno dei suoi occhi, come a voler leggere la risposta solo grazie ad essi.
<< Io non sono una principessa, >> si decise a dire in un mormorio a malapena udibile, il tono di voce leggermente tremante a causa di quegli occhi che la stavano analizzando fin nel profondo della sua anima, si sentiva così esposta e indifesa.

<< Mente! >> Esclamò Raven, palesando così la sua presenza. Non si era nemmeno accorta che la latina si fosse avvicinata così tanto a loro fino a quando non si era intromessa, rompendo quel delicato e fragile equilibrio che si era creato tra i loro sguardi.
<< Non sto mentendo, >> si oppose punta sul vivo, << il mio nome è Eliza Taylor, vivo a Londra e studio musica in uno dei conservatori migliori del paese, mio padre è un ricercatore, mia madre è un medico ed io sono solo imprigionata in un sogno assurdo da cui non riesco a svegliarmi! >> Sputò fuori quelle parole una dietro l'altra, indignata e desiderosa di porre fine a tutta quell'assurda messa in scena. Stava giusto per ricominciare a parlare, impaziente di completare quello sfogo isterico che l'aveva colta, quando un dolore acuto le riverberò in tutto il corpo. Un gemito di sorpresa lasciò le sue labbra mentre si portava la mano ferita al petto, il sangue che usciva copioso dal taglio che la donna bionda le aveva inferto durante un suo attimo di distrazione.
<< Sei impazzita? >> Le chiese incredula, gli occhi fuori dalle orbite.
<< Anya! >> Strillò Raven, anche lei sorpresa dal comportamento dell'altra.
<< Cosa? Continuava a dire che non fosse vero ciò che stava succedendo, almeno così ha capito che non sta vivendo alcun sogno, >> disse nel tentativo di giustificare le sue azioni, scrollando poi le spalle con indifferenza, << e poi almeno adesso sappiamo la verità, >> continuò a dire, il tono di voce soddisfatto mentre alzava davanti ai loro occhi la lama del pugnale sporca del suo stesso sangue. C'era qualcosa di strano però, il colore non era quello giusto, avrebbe dovuto essere di un rosso scuro, invece era.. 
<< È nero.. >> bisbigliò Raven dando voce ai suoi stessi pensieri, << questo vuol dire che.. >>
<< Vuol dire che avevi ragione, Reyes, hai trovato la Principessa. >> E quelle furono le ultime parole pronunciate dalla bionda prima che se ne andasse, lasciandola da sola all'interno della capanna assieme alla latina che adesso la osservava in modo compiaciuto.

 

 

 

***

 

 

 

<< Raven.. >> la sua voce ruppe il silenzio che era calato all'interno di quelle quattro mura da quando erano rimaste sole. Notò la latina voltarsi di scatto verso di lei non appena finì di pronunciare il suo nome, le sopracciglia aggrottate e negli occhi una scintilla di curiosità.
<< Sì, Principessa? >> Le chiese inarcando un sopracciglio e piegando le labbra all'insù in un mezzo sorriso di scherno, sapeva quanto odiava essere chiamata in quel modo ed era palese che ciò la divertisse moltissimo.
<< Sono ancora convinta che tutto questo sia solo uno stupido sogno, >> chiarì, << ma vorrei sapere cos'è successo alla vostra principessa e a tutti gli abitanti di questo posto. Da quando siamo arrivate ho visto pochissime persone.. >> disse portandosi la mano ferita sul grembo e facendo scorrere l'indice sul taglio poco profondo, ma comunque doloroso, che le aveva provocato il pugnale della bionda. Vide Raven alzarsi da terra e avvicinarsi a lei, cercò di prenderle la mano tra le sue, ma non appena si accorse delle sue intenzioni si tirò indietro diffidente.
<< Voglio solo controllare, Anya a volte esagera e non vorrei che la ferita si infettasse, non sarebbe piacevole, >> le spiegò in tono gentile, << prometto di rispondere a tutte le tue domande, ma prima permettimi di pulire quel brutto taglio. >> Le disse ed il modo in cui la guardò riuscì a convincerla, probabilmente il fatto che fosse identica alla sua migliore amica aveva influito molto, ma in quel momento decise di non stare a rimuginarci troppo. Aprì la mano ferita e la spostò verso l'esterno, permettendo alla latina di prenderla tra le sue mani ed analizzarla. 

<< La principessa Clarke era una delle mie più care amiche, ero con lei il giorno in cui suo padre venne ucciso e Nia, la Regina di Ghiaccio, prese il suo posto con la forza, >> iniziò a raccontare mentre le puliva il taglio dalla sporcizia che vi si era appiccicata sopra. << Io e Lexa, la sorella di Anya, eravamo incaricate di proteggerla, facevamo parte della guardia reale, ma Nia riuscì a trovarci proprio mentre stavamo per scappare attraverso uno dei passaggi segreti del castello. Scagliò un incantesimo contro Clarke e la vidi scomparire davanti ai miei occhi, si dissolse nel nulla, puff, >> poggiò la garza, che aveva recuperato da una sacca ai piedi del letto, per mimare la scena con le mani, i grandi occhi marroni spalancati e colmi di dolore. << Fu terribile, un momento prima era lì e quello dopo non c'era più.. >> sospirò, ricominciando ad occuparsi della sua mano. << Lexa impazzì, tentò di uccidere Nia, ma quella strega era più forte e la rabbia che provava nei suoi confronti l'aveva resa sciocca ed avventata. Quel giorno ho davvero temuto di perdere anche lei, >> mormorò, completamente assorbita dai ricordi, << Nia la colpì con una maledizione, da quel preciso momento il nostro Comandante non è stato più lo stesso. >>

<< È terribile, >> si lasciò sfuggire, mordendosi la lingua subito dopo per averla interrotta, ma Raven non sembrava nemmeno essersene accorta.
<< Il resto del villaggio venne tramutato in statue di ghiaccio, in pochi siamo riusciti a fuggire in tempo prima che la maledizione ci colpisse, >> continuò il suo racconto, << ma adesso tu sei qui e potrai far tornare tutto come prima, >> aggiunse subito dopo, la felicità era palpabile e le faceva brillare gli occhi di speranza. 
<< Non credo di essere la persona adatta a questo incarico, >> mormorò dubbiosa, dando voce ai pensieri che le turbinavano in testa.
<< Sciocchezze, >> la schernì l'altra, << sei la Principessa, è il tuo destino. Sconfiggerai la Regina di Ghiaccio e porrai fine a tutti questi anni di sofferenza, ne sono sicura. >> Terminò di fasciarle la mano e si tirò su, allontanandosi di qualche passo da lei e andando a rimettere al proprio posto i vari unguenti e le garze avanzate che aveva utilizzato per medicarle la ferita. 
<< Raven, >> la chiamò di nuovo, in risposta ottenne solo un mugugno d'assenso che interpretò come un chiaro cenno a continuare a parlare. << Qual'è la maledizione di Lexa? >> Domandò e vide l'altra sobbalzare per la sorpresa, probabilmente non si aspettava di sentirsi chiedere proprio quello.
<< La maledizione di Lexa, >> bisbigliò sovrappensiero, prendendo tempo mentre cercava di capire se era giusto o meno raccontarle anche quello. << La Regina di Ghiaccio le ha portato via il suo vero amore, ha reso il suo cuore freddo e insensibile a qualsiasi emozione, l'ha congelato assieme a tutto il resto del villaggio.. >>
<< E non c'è modo di spezzare il sortilegio? >> Le chiese, desiderosa di saperne di più.
<< Certo che c'è, >> le disse mentre un ghigno malizioso le si formava in viso, << e credo tu sappia benissimo in che modo Lexa potrà tornare ad essere se stessa e non lo spettro di ciò che era. >> 
<< I-io.. >> borbottò, le guance improvvisamente più calde a causa dell'imbarazzo. Raven rise divertita davanti al suo disagio, stava giusto per risponderle a tono, indispettita dal suo comportamento infantile, quando il suono possente di un corno riverberò in tutto l'accampamento. Entrambe sobbalzarono di sorpresa, osservò la latina farsi improvvisamente seria, le orecchie in allerta e lo sguardo assottigliato verso la porta di quella piccola capanna. A giudicare dall'espressione sul suo viso, quel suono non preannunciava niente di buono.

 

 

 


<< Reyes! >> Il ragazzo che aveva visto ai piedi del suo letto assieme a Raven si manifestò sulla soglia della porta, i capelli corvini arruffati e la fronte madida di sudore.
<< Bellamy, cosa sta succedendo? >> Si affrettò a chiedere la latina, la preoccupazione era palpabile nel suo tono di voce. Vide Bellamy far vagare il suo sguardo da lei alla sua amica più e più volte, indeciso se renderla partecipe di quella conversazione oppure no. Fortunatamente Raven lo aiutò a scegliere, togliendolo dall'imbarazzo di quell'ardua scelta e spronandolo a dirle la verità.
<< La Regina di Ghiaccio ha preso il Comandante, >> riferì senza mezzi termini, andando dritto al punto e facendo bloccare il respiro sia a lei che alla latina. Vide chiaramente il viso della donna perdere colore a causa di quell'informazione, nonostante non conoscesse affatto quelle persone, riusciva a comprendere benissimo il loro stato d'animo, anche lei provava dolore e preoccupazione per quella ragazza dagli occhi verdi che le era entrata dentro fin dal loro primo scambio di sguardi. 
<< Dov'è Anya? >> La domanda di Raven squarciò il fracasso che proveniva dall'esterno, rimbombando tra le pareti della capanna. 
<< È partita con una squadra poco fa, non appena il messaggero della Regina ha consegnato il messaggio, insieme alla lettera c'era questa.. >> disse, estraendo dalla tasca posteriore dei pantaloni un foglio ed una ciocca di capelli intrecciati, avrebbe riconosciuto quella treccia tra milioni di altre uguali, apparteneva al suo Generale, il Comandante, Lexa. Gli occhi le si fecero immediatamente lucidi mentre l'angoscia e il senso di apprensione crescevano dentro di lei.
<< Quella stupida irresponsabile, avrebbe dovuto avvertirmi! >> Sbraitò Raven arrabbiata, le mani strette a pugno e la mascella contratta.
<< Raven.. >> cercò di dirle Bellamy, ma la latina non sembrava intenzionata a voler sentire altro.
<< Fa sellare i cavalli, io e la Principessa partiremo non appena saranno pronti, >> ordinò dandogli le spalle ed incamminandosi verso il fondo della stanza per recuperare dei mantelli di pelliccia e alcuni vestiti simili a quelli che già indossava. Vide Bellamy annuire impettito prima di sparire così come era arrivato, intenzionato a portare a termine l'ordine che gli era stato appena dato.
<< Tieni, Principessa, sarà il caso che tu metta addosso qualcosa di più appropriato, non vogliamo che ti venga qualcosa prima che tu possa affrontare la Regina, no? >> Le disse prima di lanciarle addosso i vestiti che stringeva tra le mani.
<< Cosa? >> Domandò interdetta, era certa di aver capito male, Raven non poteva aver detto sul serio. Loro non stavano andando ad uccidere la Regina di Ghiaccio, era assurdo. Eppure in cuor suo sapeva che, pur di salvare Lexa, avrebbe fatto questo e molto altro.
<< Cambiati, ti aspetto fuori, >> furono le uniche cose che la latina le disse prima di lasciarla sola.

 

 

 

 

***

 

 





Il viaggio a cavallo le era sembrato interminabile, fin troppo lentamente era trascorso il tempo e, più si avvicinavano al castello, più le sembrava di tornare indietro. Raven le aveva spiegato che era un'illusione dettata dalla magia oscura della perfida Regina di Ghiaccio, che in realtà mancava davvero poco al loro arrivo al castello e che non doveva preoccuparsi di nulla, ma lei non riusciva davvero a crederle. L'apprensione e l'ansia che provava in quel preciso istante la rendevano poco lucida e ciò la preoccupava ancora di più, come avrebbe potuto affrontare e sconfiggere colei che aveva distrutto quelle terre e rapito la persona a cui teneva di più al mondo? Voleva davvero salvare Lexa e far tornare le cose alla normalità, ma ne sarebbe stata in grado? Sperava con tutto il cuore che Raven avesse ragione, che fosse davvero il suo destino quello e che niente avrebbe potuto impedirle di portarlo a termine. Nonostante il suo scetticismo iniziale, avrebbe adempiuto ai suoi doveri, non ne aveva memoria, ma se era davvero lei la Principessa perduta, si sarebbe presa tale responsabilità senza tirarsi indietro. Qualsiasi cosa sarebbe successa da quel momento in poi, avrebbe affrontato il suo destino a testa alta, cercando di porre fine a tutta quella sofferenza che da fin troppo tempo si era abbattuta su quella povera gente.

 

 

<< Siamo arrivate, >> Le disse Raven distogliendola dai suoi pensieri, il tono di voce improvvisamente basso e appena udibile. Dovevano essere davvero vicine a giudicare dall'espressione seria e concentrata che era calata sul suo viso. La vide scendere da cavallo ed incamminarsi verso un cespuglio di rose bianche, nonostante il freddo pungente, i fiori erano davvero meravigliosi ed emanavano un profumo che riusciva a percepire fin da quella distanza. Imitò la latina, scendendo da cavallo e avvicinandosi a lei, evitando di fare alcun tipo di rumore.
<< Da adesso in poi parleremo solo se sarà strettamente necessario, intesi? >> Le chiese non appena le fu abbastanza vicina, lei si limitò ad assentire con il capo. << La Regina ha guardie sparse in tutto il castello, il nostro compito è riuscire a trovare Anya e la sua squadra, abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile, >> le disse, << solo dopo andremo a cercare Lexa e la porteremo via da qui, sono stata chiara? >> Ordinò perentoria, era chiaro che la domanda fosse retorica e che non avrebbe accettato un "No" come risposta, così, << sì, >> acconsentì, anche se dentro di lei sapeva benissimo che, non appena sarebbero entrate all'interno del castello, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata cercare il suo adorato Schiaccianoci. Nonostante ciò che aveva detto Raven, Lexa restava la sua priorità assoluta.

 

 

 

 

Entrarono all'interno del palazzo grazie al passaggio segreto che Raven e Lexa avevano utilizzato anni prima per scappare, lei seguiva la latina cercando di fare il minor rumore possibile, nemmeno il suono dei loro respiri era udibile. A rompere il silenzio, come a voler scandire il tempo che passava secondo dopo secondo, c'era solo il rumore di alcune gocce d'acqua che cadevano dalle stalattiti che rivestivano il soffitto stretto del cunicolo che stavano attraversando. Man mano che si avvicinavano alla fine di quel tetro tunnel ghiacciato, la temperatura si abbassava sempre di più. Dalle loro bocche il respiro usciva formando nuvole di condensa, stava diventando difficile per entrambe continuare a muoversi o anche solo respirare. La temperatura rigida le stava rallentando, i polmoni avevano preso a bruciare e le membra di entrambe si stavano intorpidendo sempre più velocemente, rendendo quasi impossibile continuare la loro avanzata. La porta in fondo al tunnel apparve come un miraggio, facendole sospirare di sollievo, erano arrivate.

 

 

Non appena varcarono la porta, però, si accorse che qualcosa non andava. Un tetro silenzio avvolgeva il corridoio di quell'ala del castello, era tutto fin troppo calmo e non doveva essere stata l'unica a notarlo a giudicare dall'espressione diffidente che stava prendendo forma sul viso della sua compagna di viaggio. 
<< Qualcosa non va, >> la sentì bisbigliare. Stava per risponderle, ma un gran frastuono riverberò in tutto il lungo corridoio in cui si trovavano, facendo pietrificare entrambe sul posto.
<< Era una trappola! >> Esclamò Raven furiosa, prima di voltarsi verso di lei e tirarle su il cappuccio del mantello. << Qualsiasi cosa succeda, non togliertelo mai dalla testa, sono stata chiara? >> Le ordinò perentoria.
<< Cosa? Raven, che sta succedendo? Non dovremmo nasconderci? >> Le domande fluirono dalla sua bocca una dietro l'altra, senza che lei potesse fermarle. Non capiva il comportamento della latina, non c'era nessuno in quel corridoio, avrebbero potuto scappare, nascondersi da qualche parte ed aspettare il momento opportuno per agire indisturbate, invece la ragazza si era limitata a tirarle su il cappuccio e a rimanere immobile, in attesa di Dio solo sa cosa.
<< Ormai è tardi, Clarke. Loro sono già qui, >> mormorò impotente, << fa come ti ho detto, ti prometto che riusciremo a salvare Lexa e ad uscire da qui, ma tu devi ascoltarmi. >> Le disse, stavolta utilizzando un tono di voce più dolce e pacato, la stava rassicurando. << Cerca di non mostrare il viso per nessun motivo, lei non sa che sei tornata, >> aggiunse subito dopo, mentre uno scalpiccio di passi si udiva in lontananza, facendole capire che ciò che le aveva appena detto Raven era vero, le guardie stavano andando a prenderle. 
<< E se dovesse scoprirlo? >> Domandò insicura, la voce intrisa di preoccupazione.
<< A quel punto userai questo, >> le disse e dalla bisaccia tirò fuori un pugnale affilato, la lama in madreperla brillava nel buio del primo mattino e l'impugnatura era in oro intarsiato e ricoperta di gemme preziose, era davvero meraviglioso. << Aspetta che ti si avvicini, non essere avventata e mantieni la calma, il pugnale farà tutto il resto. >> La istruì rapidamente mentre la aiutava a nascondere il pugnale all'interno del pesante mantello di pelliccia che indossava.
<< Rae, >> 
<< So che puoi farcela Clarke, io credo in te. >> E quelle furono le ultime parole che le disse prima che le guardie le raggiungessero e le allontanassero l'una dall'altra.

 

 

 

 

***

 

 

 




Le uniche Regine Cattive che aveva visto fino a quel momento erano quelle delle favole che l'avevano vista crescere. Le ricordava tutte, da Malefica alla perfida strega di Biancaneve, ma nessuna di loro era uguale a quella che adesso si ritrovava davanti ai suoi occhi. La Regina di Ghiaccio era degna del suo nome, ogni cosa in lei, dal suo modo di vestire alla sfumatura fredda dei suoi occhi cristallini, faceva capire che era lei la vera incarnazione del gelido inverno. Il solo guardarla in quelle iridi trasparenti la faceva sentire come se la sua anima stesse lasciando il suo corpo, privandola di qualsiasi tipo di emozione. Era una sensazione orribile.

<< Bene, bene, bene, >> anche il suono della sua voce era freddo ed incolore come la sua proprietaria e ciò non la sorprese affatto. << Guarda un po' chi abbiamo qui, Tenente Reyes, ne è passato di tempo.. >> Continuò a dire, alzandosi e scendendo i gradini che separavano l'immenso trono su cui era seduta dal pavimento della grande sala in cui si trovavano. I lampadari in cristallo riflettevano il bianco candido dell'arredamento circostante, provocandole mal di testa.
<< Cosa ti devo dire? Sentivo la tua mancanza, >> la schernì Raven mentre la bocca le si piegava in un ghigno di scherno, era palese il disgusto che provava per quella donna. La risata della Regina echeggiò in tutta la sala, facendole accapponare la pelle.
<< Non cambierai mai, Raven, >> le disse scuotendo la testa e compiendo qualche altro passo nella sua direzione. Le afferrò il viso con una mano non appena le fu abbastanza vicina, le lunghe unghie bianche come la neve che scavavano nella pelle dorata della latina. << Cosa sei venuta a fare? Rivuoi indietro il tuo Generale? Oppure preferisci salvare la vita del tuo Comandante? Quale delle due merita la mia pietà, Tenente, scegli. >> La esortò melliflua mentre un ghigno di scherno nasceva sul suo gelido volto, ma Raven non le rispose, non a parole almeno. Accadde tutto molto in fretta, ma ai suoi occhi la scena si svolse al rallentatore. Un attimo prima il sorriso di scherno riempiva il viso della Regina e l'attimo dopo spariva, sostituito da una maschera di puro odio, mentre il grumo di saliva della latina le colava lungo la guancia sinistra. Negli occhi di Raven riuscì a vedere la pura soddisfazione per quel gesto appena compiuto. La Regina, però, non si lasciò scalfire. Lasciò andare il volto della sua amica con uno scatto e, adesso che il suo viso era libero dalla presa ferrea della donna,riusciva chiaramente a vedere i solchi che le sue unghie le avevano lasciato sulla pelle. La osservò ripulirsi il viso stizzita, prima che un ghigno sadico tornasse ad affacciarsi sul suo volto.
<< Visto che la metti così, sarò costretta a scegliere io al posto tuo, >> disse voltandosi e schioccando un paio di volte le dita in direzione delle sue guardie. Il respiro le si fermò in gola non appena vide sia Anya che Lexa venire trascinate di peso fino a qualche metro da loro, i loro corpi riversavano in condizioni pietose. Sentì chiaramente il rumore che fece il suo cuore non appena i suoi occhi si posarono sul viso del suo Schiaccianoci, profondi graffi lo ricoprivano mentre alcuni rivoli di sangue percorrevano le sue guance, le labbra erano blu e la pelle sembrava impallidirsi ad ogni secondo che passava. E purtroppo Anya non era da meno, notò con dispiacere. 
<< Anya! >> Il grido straziato di Raven squarciò l'aria, sovrastando la tetra risata della Regina che adesso si stava godendo la scena compiaciuta.
<< Reyes, >> il sussurro della bionda era appena udibile, tanto che, se non fosse stato per il gemito di puro dolore sfuggito alle labbra della latina, avrebbe stentato a credere che avesse realmente parlato. 
<< Tu! Stupida, incosciente, scriteriata, avresti dovuto avvertirmi! >> Le urlò contro, sfogando così tutta la sua rabbia e la sua preoccupazione, mentre alcune lacrime sfuggivano al suo controllo, distruggendo la maschera d'indifferenza che aveva portato fino a quel momento. Anche a quella distanza riuscì a vedere chiaramente il modo in cui gli occhi di Anya si spensero davanti al dolore di Raven, il rimorso che provava in quel momento era ben visibile, ma la sua attenzione su di loro durò ben poco, voltò immediatamente lo sguardo sulla figura di Lexa non appena udì un rantolo di dolore lasciare le sue labbra. Doveva fare assolutamente qualcosa, non poteva permettere che il suo Comandante continuasse a soffrire in quel modo senza che nessuno facesse alcun che per salvarla.
<< Allora, Tenente, a te la scelta, >> la voce della Regina tornò a rimbombare prepotente tra le pareti di quella fredda sala, distogliendo per un attimo la sua attenzione dal corpo martoriato di Lexa. 
<< Liberale entrambe, >> quelle parole uscirono fuori così fredde e taglienti che a stento riconobbe la sua stessa voce. Vide chiaramente il corpo della donna irrigidirsi prima che essa si voltasse nella sua direzione, gli occhi leggermente più aperti per lo stupore, era come se si fosse appena ricordata della sua presenza all'interno di quelle gelide mura.
<< Come hai detto? >> Domandò la Regina, compiendo alcuni passi nella sua direzione. 
<< Ho detto di liberarle, entrambe. >> Il suo era più un ordine che una richiesta.
<< E chi saresti tu per dettare legge all'interno del mio palazzo? >> La schernì la donna, mettendo in mostra un sorriso freddo come la sua anima.
<< Sono colei che hai tentato di eliminare, ma che è tornata dall'inferno per vendicarsi, >> sibilò velenosa, prima di portarsi le mani ai lati del cappuccio che indossava per farlo cadere sulle spalle. 
<< Tu! >> Mormorò stupita la Regina, gli occhi sgranati e la bocca socchiusa per lo stupore.
<< Non sei felice di rivedermi, Nia? >> La schernì melliflua mentre un ghigno si faceva largo sul suo viso.
<< Io ti ho uccisa, >> continuava a ripetere, ancora incapace di giustificare la sua presenza all'interno di quel castello, era palese il suo sgomento. 
<< A quanto pare non lo hai fatto abbastanza bene, >> le disse scrollando le spalle, approfittando della distrazione della guardia per scostarsi dalla sua stretta e compiere un paio di passi verso la donna.
<< Tu, brutta ragazzina, viscida e incosciente, avresti dovuto restare morta, >> le sputò addosso con cattiveria mentre la maschera di odio tornava a riposizionarsi sul suo viso smunto. 
<< Lasciale andare, Nia, è me che vuoi.. >> le disse ignorando ciò che era appena uscito dalla sua bocca, << sono qui, prendi me e libera loro. >> Cercò di contrattare, mantenendo il tono di voce fermo e impassibile come il suo sguardo. La risata malefica della Regina tornò a rimbombare in tutta la sala, palesando il suo macabro divertimento per ciò che le aveva appena detto.
<< Adesso io ti ucciderò, lentamente, >> iniziò a dire mentre, un passo dopo l'altro, le si avvicinava lentamente, la gonna del lungo vestito bianco che si apriva rivelando le sue cosce nude e bianche. << Ma non voglio che tu muoia subito, no. Tu devi soffrire, ti torturerò fino a quando nei tuoi polmoni non rimarrà l'ossigeno necessario per permetterti di vivere gli ultimi istanti della tua miserabile vita con la consapevolezza che le persone a cui tieni tanto, coloro che più ami, sono morti davanti ai tuoi occhi per causa tua, >> terminò in un sussurro ad un soffio dal suo viso, accompagnando le sue ultime parole con una risata sadica e priva di divertimento. Fu in quel momento che agì, quando si accorse che la donna era talmente accecata dalla sua sete di vendetta da non accorgersi di ciò che stava accadendo attorno a se. Il suo odio l'aveva resa così miope che per lei fu fin troppo semplice far scivolare la mano destra all'interno del suo mantello e stringere tra le sue dita l'impugnatura del pugnale che le aveva dato Raven. Agì d'istinto, non seppe nemmeno lei come riuscì a farlo. Strinse il manico intarsiato talmente forte da conficcarsi le gemme che lo adornavano nella carne tenera del palmo della sua mano, poi lo tirò fuori e lo fece affondare nello stomaco della Regina. Riuscì a sentire chiaramente il momento in cui la lama in madre perla le trapassò la carne, penetrando al suo interno e lacerando qualsiasi cosa ostacolasse il suo cammino. Sentì distintamente il gemito sorpreso che lasciò le labbra della donna prima che i primi rantoli di dolore iniziassero a farsi largo nella sua gola. Il corpo della Regina si accasciò contro di lei, improvvisamente debole mentre la vita lo stava abbandonando. Lasciò la presa sul pugnale e si allontanò da lei il più possibile, le mani avevano preso a tremarle e la testa le girava. Non riusciva a credere a cosa avesse appena fatto. Alzò lo sguardo e lo puntò sul volto di Raven, la ragazza la stava osservando scioccata, le lacrime che ancora le percorrevano le guance e la bocca spalancata per lo stupore.

 

<< Clarke, >> soffiò fuori, la voce ricolma di meraviglia mentre un sorriso sollevato si faceva largo sul suo volto. Era davvero finita? 
<< Raven! >> Il grido disperato di Anya squarciò il silenzio, facendole gelare il sangue, per un momento si era dimenticata di tutto, del Generale, di Lexa, del villaggio, troppo presa dalla sensazione di pace che le aveva dato eliminare quell'orribile mostro. Voltò di scatto la testa verso la donna che, adesso, era inginocchiata a terra accanto al corpo del suo Schiaccianoci. I capelli scuri di Lexa toccavano il pavimento mentre Anya cercava di sostenere il suo corpo, tenendola stretta tra le sue braccia. C'era qualcosa che non andava. Si scambiò una rapida occhiata con la latina prima che entrambe si mettessero a correre verso le due sorelle a pochi metri da loro. Le guardie, adesso libere da qualsiasi incantesimo, osservavano la scena impotenti mentre i ricordi della loro vita passata riaffioravano uno dietro l'altro, rendendoli di nuovo umani. Il sortilegio si stava spezzando.


 

Si lasciò cadere in ginocchio non appena fu di fronte a Lexa, adesso che erano così vicine riusciva a vedere meglio il volto pallido e madido di sudore della ragazza che tanto amava.
<< Lexa, >> bisbigliò con la voce rotta ed il labbro tremulo. Vide chiaramente i suoi occhi aprirsi con fatica non appena la sentì pronunciare il suo nome.
<< Clarke, sei tu. >> Le disse, il tono di voce basso e roco, mentre un debole sorriso si apriva sul suo viso sempre più bianco.
<< Sono io, >> confermò avvicinandosi di più a lei e stringendole una mano tra le sue.
<< Raven aveva ragione, >> mormorò mentre l'accenno di una risata le faceva vibrare il petto, prima che essa si trasformasse in un terribile attacco di tosse che la fece gemere per il dolore.
<< Hey, hey, è tutto okay, >> le disse cercando di sollevarla da terra il più possibile, nel tentativo di aiutarla a respirare meglio, << adesso torneremo all'accampamento e ti cureremo, starai bene. >> Cercò di tranquillizzarla con la voce rotta per la preoccupazione.
<< Io ti amo, Clarke. >>
<< Anche io, >> le disse dolcemente, abbassandosi in modo che il suo viso fosse ad un soffio da quello di Lexa. Poggiò la mano libera dalla sua stretta sulla guancia della ragazza, carezzandole lo zigomo con il pollice, le labbra sempre più vicine. Sentì il suo cuore aumentare i battiti, il fiato farsi sempre più corto ad ogni minimo sfioramento con quei due petali rossi che il suo Comandante aveva al posto delle labbra. Stava giusto per azzerare quel briciolo di distanza che le separava quando..






<< Eliza! >> La voce di sua madre riecheggiò nella sua testa, facendola sobbalzare.
<< Ma cosa? >> disse confusa mentre attorno a lei ogni cosa che la circondava diventava sempre più sfocata. Vide i corpi di Anya e Raven osservarla stupite mentre il contorno che le definiva si sbiadiva sempre di più, rendendo le loro figure quasi incorporee. Strinse il corpo di Lexa tra le sue braccia un'ultima volta, facendo combaciare le loro labbra in un bacio disperato prima che anche il suo Schiaccianoci sparisse completamente dalla sua vista. 




 

***

 




Per un attimo tutto a torno a lei fu buio, un freddo e denso buio che l'avvolgeva come una coperta, poi ci fu la luce, un'accecante fascio di luce dorata che le bruciava gli occhi e le annebbiava la vista.
 

<< Eliza, non farmi salire! >> Strillò sua madre e a quel punto sentì il mondo crollarle addosso. Si tirò su di scatto mentre il sonno abbandonava il suo corpo e i brividi di freddo le percorrevano la schiena a causa dell'aria fredda che entrava dalla finestra socchiusa.
<< È stato soltanto un sogno, >> mormorò delusa mentre qualcosa dentro di lei si rompeva. Le lacrime iniziarono a bagnarle il viso senza che lei potesse fare alcun che per fermarle, era più forte di lei, aveva il disperato bisogno di sfogarsi. Quel sogno era stato così reale, le emozioni che aveva provato, il freddo pungente della neve e il tepore del fuoco all'interno della capanna dove Raven l'aveva medicata dopo che Anya le aveva tagliato il palmo della mano. "La mano", si disse mentalmente mentre portava quest'ultima davanti ai suoi occhi, speranzosa di trovare un segno, anche minimo della lama che le aveva provocato quel taglio così doloroso. La delusione tornò ad assalirla prepotente non appena si rese conto che sulla sua pelle non vi era nemmeno una piccola cicatrice, era stato solo un sogno.

 

<< Solo un sogno, >> bisbigliò con la voce rotta.
 

 

 

 




Aspettò un po' prima di scendere e di raggiungere sua madre, voleva prima riacquistare un minimo di compostezza e cercare di riprendersi dalla delusione che ancora non sembrava intenzionata a volerla abbandonare. Si vestì con più calma del solito, assentandosi sempre più spesso con la mente e rievocando ogni singolo dettaglio di quell'avventura che aveva vissuto così intensamente. Nella testa il ricordo vivido del suo Schiaccianoci e dei suoi occhi verdi. Il pensiero del suo amato Comandante le fece tornare in mente il regalo di suo padre, spostò lo sguardo sul suo comodino, in cerca dell'oggetto, ma quando i suoi occhi si posarono sulla superficie in legno della sua bambola non vi era traccia. Lo Schiaccianoci era sparito.

 

 





***

 

 

 

 

Aveva cercato la bambola in lungo e in largo, mettendo a soqquadro ogni superficie della casa, ma di lei nemmeno l'ombra. Era sparita nel nulla e quella consapevolezza la stava facendo impazzire. Non era stato sufficiente il sogno realistico che aveva vissuto prima di essere costretta ad abbandonarlo in modo brusco, no, adesso era sparita anche l'unica cosa che avrebbe potuto farle sentire Lexa vicina. 

 


<< Eliza, hanno suonato alla porta, vai tu? >> Le urlò sua madre dalla cucina, risvegliandola dallo stato di trance in cui era caduta a causa dei ricordi di quel sogno che non l'avevano abbandonata per tutto il giorno.

<< Sì, vado io, >> le disse prima di alzarsi dal divano su cui era seduta ed incamminarsi verso l'ampio ingresso di casa sua. Si trascinò fino alla porta svogliatamente, aprendola senza nemmeno controllare chi ci fosse dall'altro lato attraverso lo spioncino.

<< Ciao, io sono Alycia, mi manda tuo padre, >> pronunciò una voce femminile non appena aprì, una voce che aveva già sentito prima di allora, nei suoi sogni. Il respiro le si bloccò nei polmoni mentre un barlume di speranza iniziava a farsi largo dentro di lei. Alzò gli occhi lentamente, quasi timorosa di scoprire a chi realmente appartenesse quella voce così bassa e armoniosa che l'aveva stregata. Non seppe di preciso quanto tempo impiegò per ripercorrere tutta la figura della ragazza a ritroso, dai piedi fino al viso, ma quando i suoi occhi azzurri incontrarono quelli color smeraldo dell'altra, sentì il suo cuore ritornare a battere. 
 

<< Lexa, >> esalò sorpresa.
<< Buon Natale, Principessa. >>

 

 

 

Fine.

 

 

 

 

E siamo arrivati alla fine di questa strana One-shot. 
Spero tanto vi sia piaciuta!
Grazie mille per aver letto e, se avete voglia, fatemi sapere cosa ne pensate!
E, a chi segue anche Always & Forever, ci rivediamo giovedì con il tredicesimo capitolo.
Un bacione e Tantissimi Auguri di Buon Natale a tutti! ( E in bocca al lupo con i parenti!!)
Ellie.

   
 
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