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Autore: sissi149    25/12/2018    2 recensioni
E' l'ultimo giorno di lezioni per un gruppo di amici. Tutti e cinque si preparano a lasciare il campus universitario per raggiungere le famiglie e trascorrere le vacanze natalizie come programmato da tempo. Ma sarà davvero così o quest'anno le feste riserveranno sorprese inaspettate?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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24 Dicembre
 
La mattina della vigilia fu portato nel salone un grosso albero di Natale che venne decorato, sotto la supervisione del Conte e della Contessa.
“Questo albero è immenso!” Yayoi non riuscì a trattenersi quando lo vide, ricevendo in cambio un’occhiata minacciosa dalla Baronessa Mayoko, anch’essa presente.
Wakabayshi si rivolse cortesemente ai padroni di casa.
“Vedo  che qui il Natale è una festività molto sentita.”
Il Conte di Yamamori annuì e spiegò.
“La Cambiria è un nazione piuttosto particolare: nonostante ci troviamo in Asia, la cultura europea è sempre stata molto presente e si è fusa con le tradizioni più autoctone. Attualmente si stima che circa la metà della popolazione sia di origine europea e l’altra metà asiatica.”
“Una sorta di collegamento tra oriente ed occidente.”
Hikaru si inserì nel discorso:
“Un po’ come la nostra Yayoi!”
Chiamata in causa, Aoba arrossì e si affrettò a rispondere.
“Sei il solito esagerato. Mio padre è giapponese, mentre mia madre è di origine irlandese.”
La Contessa si avvicinò con un sorriso.
“Quindi conoscerai un sacco di tradizioni. Noi stasera faremo una cena in famiglia e con i nostri conoscenti più intimi, dopodiché ci scambieremo dei doni. Tutti voi siete invitati. Non appena l’albero sarà ultimato chiunque abbia dei pacchetti li potrà disporre al di sotto.”
Detto questo raggiunse la Contessina Midori che stava aprendo uno scatolone di palline multicolore.
“Queste erano le preferite mie e di Jun da bambini!”
Yayoi approfittò dell’acqua lasciata a disposizione su un tavolino per allontanarsi di qualche passo dal quadretto familiare. Afferrò la caraffa e riempì un bicchiere, sospirando.
Yoshiko la raggiunse.
“Yayoi, che ti succede?”
“Non credo che il dono che ho portato sia adatto.” I genitori, prima della partenza, le avevano impacchettato la più bella decorazione che avevano in negozio, come piccolo ringraziamento per l’invito ricevuto.”
Fujisawa le appoggiò una mano sul braccio.
“Non preoccuparti, i Conti non mi sembrano persone materiali, qualunque cosa tu abbia portato andrà benissimo. Del resto, cosa si può regalare a chi ha già praticamente tutto?”
“Lo so, ma le occhiatacce della Baronessa Mayoko mi fanno sentire terribilmente fuori luogo.”
 
 
Alla fine Yayoi si era convinta a portare il proprio regalo sotto l’albero del salone per lo scambio del dopo cena, dopotutto i Conti avevano dimostrato di conoscere la sua provenienza e l’avevano invitata ugualmente al castello. Mancava poco all’appuntamento ed aveva indossato uno dei suoi abiti preferiti, di lana rossa con la gonna che arrivava al ginocchio, solitamente lo utilizzava ai pranzi natalizi in famiglia.
Appoggiò il pacchetto su un tavolino ed utilizzò uno degli specchi del corridoio per darsi un’ultima sistemata. Da una porta socchiusa lì vicino provenivano delle voci.
“Ti prego Jun, non dirmi che anche quell’insulsa plebea dai capelli rossi sarà a cena e parteciperà al ballo di domani. È inconcepibile.”
A Yayoi si gelò il sangue nelle vene.
“Mayoko…”
“Oh, non parliamo di lei. Piuttosto, credi che dovremo sfruttare il ballo per annunciare il nostro fidanzamento?”
Aoba si allontanò d’istinto, non voleva ascoltare altro, e corse verso la propria stanza.
“Yayoi, dove corri?” Le chiese Yoshiko che stava uscendo dalla camera a lei assegnata.
“Non mi sento bene, torno in stanza. Scusami con gli altri per la cena.”
Chiusasi la porta alle spalle, il suo primo pensiero fu quello di prendere la valigia, fare i bagagli ed andare il più lontano possibile da lì. Non avrebbe mai dovuto accettare l’invito.
Spalancò l’armadio ed iniziò a gettare alla rinfusa i vestiti sul letto, mentre calde lacrime iniziavano a scenderle della guance. Aveva capito fin da subito che alla Baronessa Mayoko lei non fosse particolarmente simpatica, ma che Jun condividesse le sue opinioni la feriva nel profondo. Si era sempre fidata di lui come di poche altre persone ed ora si sentiva tradita.
Doveva lasciare il castello. Voleva tornare a casa sua, ma chi l’avrebbe portata fino all’aeroporto la sera della vigilia di Natale? Oltretutto, dubitava ci fossero voli per Tokyo.
Si accasciò a terra esausta, realizzando che non avrebbe potuto andarsene prima di due giorni.
 
 
Probabilmente la cena era finita da un bel pezzo e tutti sarebbero stati intenti a scartare i pacchetti. Non le importava molto.
Stava passeggiando senza una meta precisa nel giardino, incurante del freddo e del buio, dato che solo la metà dei faretti dell’illuminazione era accesa.
Le lacrime non avevano ancora smesso di cadere.
“Yayoi! - Jun era arrivato trafelato – Yoshiko ci ha detto che non ti sentivi bene. Che fai qui fuori?”
Aoba si voltò di scatto:
“Adesso ti importa qualcosa di questa insulsa plebea?”
Misugi, colto alla sprovvista, fece un passo indietro.
“Ma cosa dici?”
“Forse è meglio che torni dentro dalla tua fidanzata, ti starà aspettando.”
Lo superò senza nemmeno guardarlo.
“Aspetta!” Jun le afferrò un braccio per fermarla.
“Lasciami!”
“Io non so cosa tu creda di sapere, ma ti posso assicurare che non ho nessuna fidanzata e che non ti considero per niente una plebea!”
Con uno strattone Yayoi si liberò della presa dell’uomo.
“Quindi avrei avuto un’allucinazione? So bene quello che ho sentito!”
“Non ne dubito, ma non credo tu abbia sentito tutto!”
“E cosa importa? – Yayoi si accorse di star iniziando a gridare e cercò di contenersi per non far accorrere qualcuno del personale del palazzo – Non ci hai mai detto di essere un Conte, ci hai sempre tenuto all’oscuro di tutto. Ti sentivi superiore a tal punto?”
“Al contrario. – ribatté Jun – Sono venuto a studiare all’estero per essere trattato alla pari degli altri e non con lo zelo solitamente riservatomi qui per via della mia posizione. Non vi ho mai detto chi fossi in realtà, perché non volevo essere considerato diversamente da come mi consideravate. Se mi ritenessi davvero superiore, non vivrei di certo nel collegio con Hikaru!”
“Non scherzare!”
“Non sto scherzando. Ti prego, credimi.”
Yayoi scosse la testa.
“Non so più che pensare Jun, ci hai nascosto troppe cose. Mi hai nascosto troppe cose. Buona serata.”
Si voltò e riprese la strada del castello.
Aveva fatto appena pochi passi quando sentì un tonfo pesante nella neve, alle proprie spalle. Si rigirò e trovò Jun seduto a terra, occhi chiusi e testa rivolta verso l’alto. Con una mano si slacciava la parte superiore del cappotto, mentre prendeva grossi respiri.
Si spaventò e decise che non poteva lasciarlo da solo nella neve.
“Jun, che hai?”
“Niente – rispose lui, riaprendo gli occhi – solo un piccolo capogiro. Era parecchio tempo che non mi capitava.”
“Che vuoi dire?”
“Da ragazzino ho avuto dei problemi cardiaci, ma ora è tutto risolto.”
Dopo qualche istante Jun si alzò.
“Meglio rientrare.”
“Ce la fai da solo?”
“Non sono malato.”
Raggiunsero il palazzo in silenzio e rientrarono insieme. Jun affidò il proprio cappotto ad una cameriera che, preso in consegna l’indumento si dileguò.
“Devo chiederti un favore. – esordì afferrandole le mani – Non dire nulla a mia madre di quanto successo in giardino, si preoccuperebbe per niente.”
Yayoi ritrasse le mani.
“Sempre segreti.”
“Vieni nel salone, gli altri stanno aspettando per i regali.”
“Non ne ho voglia. Buonanotte.”
Yayoi salì le scale e non tornò più indietro, non se la sentiva di vedere nessuno per il resto della serata. Si chiuse in camera e si gettò sul letto.


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Con gli auguri di un sereno Natale a tutti, anche se qui la situazione si è in po' ingarbugliata.
  
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