Era a pochi metri da lei, con le gambe perse tra i cadaveri sgraziati di quelle bestie aliene cadute, ma la vide bene cedere e infrangere il duro e muto cordoglio dei guerrieri: i suoi capelli neri sopra agli occhi non coprivano le lacrime che iniziavano a lasciarsi andare dalle sue ciglia lunghe.


I gemiti di un pianto incontrollato parevano farsi strada maleducati dalla sua bocca sottile per crepare il cielo che si estendeva incurante sulla tragedia appena consumata.


Si stava spezzando come un misero fragile fiore, non competendo con la bestia che era in battaglia fino a poco fa, mentre faceva a pezzi ossa e squarciava carni come se fossero stati inutili pezzi di cristallo.


Come se non fosse vitale parlare del cristallo infranto delle sue iridi vitree, chiuse, sigillate dolorosamente su loro stesse, con le mani ancora sporche di rosso cremisi agitate tra i capelli, tirando e premendo in un paralitico momento di crollo.


E allora le sue ginocchia toccarono terra, la sua fronte si sporcò di terreno e polvere, sfregandola con forza tra l'erba consumata e i sassi sporchi di cenere: qualcosa si sbreccò, lo sentì, era palese, la sua voce era uno specchio, era incrinato, sporco di sangue e dolore etereo.

Le braccia strinte forte al petto per proteggersi, perchè il mondo è crudele come lei, mentre dipinge su di sè le sue debolezze e un altro schiaffo ancora le arriva nell'animo già graffiato e torturato dove l'orgoglio lì s'interrompe.


Gli uccelli scapparono nel cielo del Wakanda, volavano via forte dalle grida disumane di una dea immortale a cui la morte aveva portato via tutto, ancora una volta. Non le era bastata sua madre, maledette Norne, non le era bastato riempirla di colpevolezza e rimpianti, volevano di più, consumarla fino alle ossa, farla diventare alla stregua dei mortali, vili e deboli mortali, quelli per cui era scesa su Midgard per combattere un titano e proteggere il regno che tanto a cuore si era preso Thor.


Avrebbe voluto andare da lei, Strange, metterle una mano sulla spalla, sempre composto, mai dimenticando la galanteria del suo passato, "Perdonati. Perdonati se non ci sei riuscita, se fra quei 14 milioni e 605 mila universi non sei riuscita ad acchiappare e far tuo proprio quello che bramavi, quello in cui il tuo tanto amato fratello non ti lasciava sola in questo mondo per le mani di Thanos". Aveva provato a consolarla, seppur inutilmente, ma non ci riuscì, voltando lo sguardo come quegli uccelli, restando a pochi passi da lei, col cuore sbreccato da quelle grida che tanto avrebbero dovuto raggiungere il Valhalla.