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Autore: Hookina90    26/12/2018    1 recensioni
Dopo una grossa perdita Amy decise di abbandonare la sua città, i suoi amici e il suo lavoro. Durante il suo viaggio però si imbatterà in una piccola cittadina con abitanti particolari dove conoscerà persone che le cambieranno la sua vita, ma il passato quando meno se lo aspetta la riuscirà a trovare di nuovo. Dovrà fare scelte difficili e dolorose.
Cosa farà alla fine Amy? Starà legata al passato o si farà una nuova vita?
____________________
Piccolo estratto del primo capitolo
Seguì Mr Gold in silenzio verso il suo negozio. Ci mettemmo poco ad arrivare. Notai subito che dentro c’era un sacco di roba e molti oggetti erano anche molto interessanti perché sicuramente ognuno di loro avrà una proprio storia. Sembrava una di quelle botteghe di antiquariato o di mercatino dell’usato.
“Bene, ora può parlare”, affermai determinata.
Ero curiosa di sapere perché lui si comportasse così nei miei confronti. Ero una persona normale o almeno non credevo di spaventare al tal punto le persone.
“Ok, come si chiama tuo padre?” , domandò girandosi verso di me.
“Bobby Singer, perché?”
“No, intendo il nome del tuo padre biologico?”, chiese lui serio.
IN REVISIONE
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baelfire, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18: Beyond The Mirror

 



19 Luglio 2015*
 
Quella mattina ero sceso nella stanza come ormai facevo da settimane per tentare di tenere la spada almeno per dieci minuti, anche perché fino a quel momento l’avevo impugnata solo per qualche attimo e sicuramente non era sufficiente come tempo per aprire un varco nello specchio.
“Ehi Hook, come va?”,chiese Bea mentre si avvicinava a me
“Male. Due mesi e non ho risolto nulla…!”, risposi arrabbiato stringendo forte l’elsa ella spada. Ero furioso con me stesso, perchè non avevo fatto nessun progresso nonostante mi ero allenato ogni giorno. Avevo tentato vari modi per creare un legame con lei tenendo a mente il consiglio di Bea, ma non era sufficiente. Serviva altro, ma cosa? Che altro dovevo fare? Era frustante fallire miseramente giorno dopo giorno.
“Hook non è semplice. Il re non ci ha dato molte informazioni quindi è normale non aver ancora capito come saperla usare!”, disse il mio amico per confortarmi.
“Si, ma non posso perdere altro tempo. Non voglio che passi ancora altri giorni in quel mondo con quello li!”, ribattei io duro. Non mi piaceva il fatto che stava con lui e soprattutto che la data del matrimonio si avvicinava sempre di più. Ero geloso. Era vero. Non potevo negarlo.
“E se fosse legato al controllo di emozioni come il bastone per Amy? Se anche in te c’è qualcosa che ti blocca?”, domandò perplesso.
“Potrebbe essere”, dissi guardando la spada. In effetti questa arma poteva essere come il bastone di Amy. Lei non riusciva ad usarlo perché non voleva ammettere i suoi veri sentimenti. Io invece che cosa mi stava bloccando? Dovevo capirlo in fretta, il tempo stava passando e noi non avevamo ancora nulla si concreto.
“Sicuramente è così, devi solo capire come sbloccarti. Di certo non ammettere i tuoi veri sentimenti!”, ribattè lui facendo l’occhialino.
“Eh direi…Mah…comunque perché sei venuto qua sotto?”, domandai cambiando discorso.
“Ah si ci sono novità. Sono tutti di sopra!”
“Arrivo”, affermai prima di rimettere la spada nel fodero.
 
Non appena fui pronto lo seguì nel salotto dove erano tutti seduti a chiacchierare amabilmente. Ero bello riuscire ad essere sereni nonostante al di fuori di queste mura era ormai presente una vera dittatura. Jafar aveva imposto leggi pesantissime e se non venivano rispettate o se non avevi quello che ti chiedeva venivi ucciso oppure usato come suo schiavo.
In questi mesi le vittime a causa del suo abuso di potere erano aumentate notevolmente. Famiglie spezzate a causa della sua crudeltà. Non solo le morti però erano aumentate, ma anche la povertà stava incrementando perché ormai ogni spicciolo finiva nelle sue mani. Il nostro mondo stava affrontando il suo peggior periodo di crisi. Nemmeno con la Evil Queen erano ridotti all’osso.
Snow e Charming stavano provando ad aiutare il loro popolo tramite l’uso della magia di Regina e Rumple. Con i loro poteri cercavano di creare del cibo che provavano a distribuire senza dare nell’occhio, ma era difficile perché le strade erano piene di sentinelle di Jafar. Ognuno cercava di aiutare le persone in qualche modo e per questo motivo che il fatto di non aver visto nessun miglioramento mi faceva infuriare. La nostra libertà dipendeva tutto da me e da Regina.
“Eccovi. Ora ci siamo tutti direi!”, disse Regina in piedi di fronte al divano beige dove erano seduti Rumple Belle e Axina, mentre sulle due poltrone c’erano in una Henry nell’altro Emma, gli altri erano rimasti in piedi. Ci avvicinammo subito. Bea andò vicino a Emma e io vicino a Henry
“Allora perchè ci avete riuniti tutti?”, domandò Charming curioso .
“Dopo due mesi di lavoro di sottocopertura sono riuscita ad avere informazioni utili allo specchio”, rispose Regina grave.
“Cioè?”, domandammo in coro.
“La stanza, come aveva previsto Rumple, è protetta da un incantesimo che però potrei essere in grado di toglierlo momentaneamente per evitare che lui possa accorgersene, ma quello che più mi preoccupa è il fatto che lui passa molto tempo in quella stanza, escluso quando fa le ronde insieme alle sue guardie e ciò avviene due volte a settimana e rimani fuori quattro o cinque ore. L’unica soluzione è risolvere il problema dell’incantesimo e  non appena lui è fuori vi faccio teletrasportare qua”, spiegò lei incrociando le braccia al petto.
“Io e te possiamo lavorare sull’incantesimo, mentre per quanto riguarda il resto del piano direi che possiamo fare quello che hai proposto te. Le persone che andranno nel mondo dello specchio direi il pirata sicuro…e poi?”, domandò Rumple greve guardando ognuno di noi.
“Ci vado io!”, rispose Bea determinato.
“Di nuovo tu papà?”, chiese Henry preoccupato alzandosi e andando verso i genitori.
“Conosco il mondo “reale” senza magia e quindi mi sentirei più a mio agio rispetto per esempio ad Axina con tutto rispetto”, spiegò lui tranquillo
“Bea pure io ci ho vissuto…”, ribattè Emma voltandosi verso il suo amato
“Allora fate la stessa compagnia che ha affrontato gli ostacoli per arrivare alla tomba del famoso Re Mi fido di voi e sono certa che voi tre potete farcela a riportare a casa mia figlia”, ribattè Axina gentilmente.
“Tre persone potrebbero essere troppe Axina. Pensa a Amy senza memoria che si vede arrivare tre perfetti sconosciuti…”, disse Rumple interrompendo la madre di Amy. In effetti non aveva tutti i torti perché non sapevamo come avrebbe reagito alla nostra presenza. Non avendo i ricordi ed essendo una specie di poiliziotto poteva anche metterci dietro le sbarre.
“Come facciamo con la sua memoria?”, domandai io preoccupato di come avremmo dovuto affrontare questa situazione delicata.
“Semplice o usi una pozione oppure….il bacio del vero amore”, affermò Axina voltandosi verso di me.
“Direi che è meglio preparare una pozione!”, dissi grave. Nonostante avrei preferito usare il metodo classico sapevo che che il bacio non avrebbe funzionato con lei nonostante ero riuscito ad abbattere qualche muro. Non aveva ancora ammesso i suoi veri sentimenti che ormai erano evidenti a tutti, invece lei non voleva ammtterlo. L’unica cosa che potevo sperare e riuscire ad abbattere l’ultimo muro, quello che la faceva stare ancorata al passato. Non dovevo demordere. Avrei conquistato il suo cuore.
“Sei sicuro Hook?”, chiese Axina mestamente avvicinandosi a me.
“Si non è riuscita a usare il bastone non credo possa svegliarla con il bacio!”, risposi pensando che pure io ero nella sua stessa situazione. Pure io avevo ancora delle difficoltà ad utilizzare la spada. Al contrario di Amy che si era arresa perchè non voleva ammettere quello che in reatà stava provando, io avrei continuato ad allenarmi. Dovevo anzi sbrigarmi perché ormai pure Regina aveva raggiunto il suo obiettivo.
“Allora prepareremo delle pozioni per la memoria”, ribettè Regina seccata. Si vedeva che voleva mettere fine a questa storia il prima possibile. Effettivamente non sarà stato semplice per lei fare il doppio gioco senza farsi scoprire da Jafar e soprattutto era preoccupata per il figlio. Era comprensibile. Un ragazzino non doveva vivere in un mondo sotto il comando di un dittatore spietato. Doveva avere la possibilità di uscire e divertirsi con i suoi coetanei, invece viveva rinchiuso nel castello insieme ai suoi genitori nonni e seconda madre.
“Allora direi che potremmo andare solo io e Hook. Sono suo fratello non posso non fare qualcosa per lei”, affermò Bea deciso.
“Va bene, Hook sei riuscito a usare la spada?”, domandò il coccodrillo cambiando discorso guardandomi con sguardo criptico.
“Più o meno…”, risposi in modo vago. Sapevo tenerla in mano solo per cinque minuti, ma non sicuramente non era abbastanza per aprire un varco. Ero consapevole che avrei dovuto subire le ire della sua famiglia ed non avrei nemmeno potuto controbattere perché avrebbero ragione.
“Che vuol dire più o meno pirata?”, chiese Regina esasperata.
“Voglio dire che so tenerla in mano solo per cinque minuti…”, risposi freddo mettendomi subito sulla difensiva.
“Questo potrebbe essere un problema…”, ribattè Regina sospirando.
“Pirata facciamo che domani mattina ti aiuto ad allenarti. So che l’idea non ti piace, ma non abbiamo altre alternative!”, ribadì Rumple serio. Aveva ragione non gradivo passare ore con lui, ma in effetti in questo campo era molto bravo e non potevo fare altro che accettare il suo aiuto.
“Va bene!”, asserì rassegnandomi all’idea che dovevo collaborare con il mio nemico.
“Bene. Regina tu invece domani cerca di scoprire i giorni in cui Jafar farà le ronde questa settimana così possiamo organizzarci, mentre oggi ci dedicheremo a come togliere l’incantesimo di protezione”, ribattè Rumple alzandosi in piedi.
“Ok!”
 
20 Luglio 2015*
 
Quella mattina dopo aver fatto colazione abbondante cucinata da Axina andai nella sala d’allenamento. Non dovetti aspettare molto l’arrivo di Rumple. Era sempre vestito con il suo solito completo elegante color nero.
“Pronto capitano?”, domandò in tono sprezzante non appena fu di fronte a me.
“Certo”, risposi prima di estrarre la spada.
“Ora dimmi che cosa provi o cosa pensi mentre la stai impugnando”, ribattè lui con tono fermo incrociando le braccia sul petto.
“A Amy”, risposi secco.
“E’ un punto di partenza…questa spada però non deve essere usata solo per salvare la persona amata, ma i più deboli. E’ una spada della giustizia!”, spiegò lui calmo.
“Ok  ho capito…non devo pensare al bene di una persona, ma di tutti quelli che hanno bisogno di aiuto!”, asserì io guardando la mia arma. In effetti in questi due mesi mi ero concentrato solo su Amy, quando in realtà non era l’unica che dovevo difendere. Non ero più solo e soprattutto gli eroi salvavano tutte le persone in difficoltà. Io ormai non ero più cattivo, ma non avevo ancora considerato che potevo essere un eroe.
“Esatto perché come ha detto il re non apre solo varchi, ma è utilizzabile in battaglia e in questo caso gli eroi cercano di proteggere tutti!”, replicò lui avvicinandosi.
“Va bene! Ci proverò!”, dissi iniziando a concentrami. Cominciai a pensare non solo a lei, ma a Bea, Emma, Henry, Axina e tutte le persone che avrebbero avuto bisogno di me. Sentì come le altre volte la lama diventare più pesante dato dal fatto che era diventata più spessa. Aprì gli occhi e notai che la spada era avvolta anche da fiamme, ma l’elsa non era diventata incandescente. C’ero riuscito per il momento.
“Complimenti sei riuscito a tenerla in mano. Ora prova a usarla contro di me”, ribattè lui prima di far comparire una spada tra le dita.
“Nonostante mi piacerebbe batterti, non posso ferire il padre di Amy!”, ammisi abbassando il braccio e la lama tornò ad essere come prima logora.
“Perché pensi veramente che potresti battermi? Ti ricordi come è andata a finire l’ultima volta?”, domandò lui con un sorriso maligno avvicinandosi a me. Non l’avevo di sicuro dimenticato. Mi aveva strappato il cuore dal petto e lo stava per stritolare, ma per fortuna arrivò Milah che mi salvò in tempo. Se non fosse arrivata lei io non sarei stato nemmeno qua di fronte a lui
Stavo ancora ricordando il nostro primo scontro quando il coccodrillo mi attaccò in una frazione di secondo, per fortuna ebbi i riflessi pronti e mi difesi in tempo con la spada logora.
“Avanti capitano combatti! Non farmi utilizzare le persone come ho fatto con Amy!”, ribattè lui duro. Cercai subito di allontanarlo da me spingendolo in avanti, ma non ebbi molto successo, così decisi di stare al suo gioco e la spada tornò in poco tempo in fiamme.
“Bravo pensa che io sia un nemico che vuole far del male a delle persone!”, replicò lui serpentino. Dovevo ammetterlo sapeva interpretare benissimo la parte del cattivo.  
Provai a colpirlo pensando che era il nemico senza soffermarmi sul fatto che era il padre della donna che amavo, ma notai che avevo ancora delle difficoltà a usarla come volevo io perché era ancora pesante. Era più difficile di quanto avessi pensato. Era frustante. Il tempo passava ed io ero l’unico che non riusciva a raggiungere il suo obiettivo.
“Beh vedo che vi siete trovati… entrambi non fate quello che vi consiglio!”, ammise il coccodrillo abbassando il braccio con l’arma.
“Ci sto provando!”, urlai in faccia arrabbiato. Mi ci mancava solo il coccodrillo sarcastico. Mi stava irritando. Non eravamo proprio inclini a diventare amici e soprattutto a collaborare,  anche se per un bene comune. Era stato già difficile aver messo da parte la mia vendetta per lei, ma dovevo ammetterlo anche farmi aiutare da lui stava risultando molto arduo.
“Calma capitano…già il fatto di aiutarti non è di mio gradimento, quindi per favore comportati da persona adulta!”, asserì lui cercando di mantenere un certo autocontrollo.
Dopo aver contato fino a dieci cercando di non ucciderlo all’istante dissi tentando di rimanere calmo: “D’accordo proviamo a cominciare da capo. Dobbiamo aiutarci a vicenda senza ucciderci a vicenda..!”
“Va bene…ho un’idea..”, replicò lui prima di sparire. Ora che cosa aveva in mente. Dove era andato? Non dovevamo allenarci?
Stavo per andarmene quando a un certo punto apparve davanti a me Barbanera che stava tenendo in ostaggio Spugna, il mio braccio destro e mio amico. Sapevo che era un trucco di Rumple. Lo aveva fatto anche con Amy. Non mi sarei fatto abbindolare così facilmente perché conoscevo i suoi trucchetti.
“Che cappero ci faccio qua?”, domandò Barbanera guardandosi intorno.
“Dai Rumple so che ci sei tu dietro questo trucchetto!”, dissi io tranquillo avvicinandomi a lui.
“Oh oltre a questo nanerottolo abbiamo anche il capitano…così ucciderò entrambi!”, ribattè lui guardandomi mentre stava mettendo un coltello sul collo del mio amico.
“Veramente Rumple….allora dimmi perché avresti preso proprio spugna come cavia?”, chiesi incrociando le braccia al petto.
“Ancora sto Rumple. Io non sono il Signore Oscuro se no vi avrei ucciso all’istante. Per quanto riguarda sto verme l’ho preso con me perché stava cercando di rubare la mia nave perché il suo caro capitano non ha più la sua. A quanto pare ti sei rammollito Captain Hook!”, spiegò lui stringendo ancora di più a se Spugna.
“Io ci dovrei veramente credere?”, ridomandai stufo.
“Capitano che sta succedendo li sotto?”, sentì pochi secondi dopo la voce del coccodrillo provenire dal piano di sopra. Mi paralizzai.
 
Come era possibile?
 
Se lui si trovava al piano di sopra allora quello che avevo davanti era veramente Barbanera, un pirata terrificante, spietato e uno dei miei peggiori rivali. Aveva tentato più volte di rubarmi la mia Jolly, ma non c’era mai riuscito.
“No non  sta succedendo nulla!”, urlai mentendo. Era la mia battaglia, non mi sarei fatto aiutare dal coccodrillo. Non avevo capito come era possibile che siano apparsi in questa stanza, ma al momento l’unica cosa che dovevo fare era salvare il mio amico.
“Lascialo andare e combatti con me! Lui avrà voluto solo fare un favore per me, anche se non era per niente necessario”, ribattei duro guardando entrambi.
“Mi scusi capitano..”, sussurrò lui dispiaciuto.
“Tu ti sarai addolcito, ma io mio caro se uno mi sfida trova la morte”, replicò Barbanera facendo un sorriso maligno.
Dovevo fare subito qualcosa perché altrimenti avrei potuto perdere il mio compagno e amico. Non potevo permetterlo. Era l’occasione giusta per mettere in pratica l’allenamento con la mia nuova spada sperando di riuscire a usarla. La estrassi e notai che venne avvolta subito dalle fiamme.  Sul volto di Barbanera apparve un’espressione di stupore. Lo avevo sorpreso.
“Quella dove l’hai presa?”, chiese curioso. Avevo attirato la sua attenzione. Dovevo giocare a mio favore il fatto che lui non conosceva quest’arma.
“In un posto lontano! Ora se non lo lasci la vedrai anche in azione”, risposi usando un tono di sfida
“Sono proprio curioso di vederla in azione”, ribattè lui a tono. Non potevo aspettarmi che si sarebbe tirato indietro perché era pur sempre un pirata e noi non ci arrendiamo mai, proprio per questo motivo che non me lo feci ripetere due volte. Lo attaccai.  Lui lasciò cadere Spugna a terra in modo da riuscire difendersi con la sua spada e in pochi secondi cominciammo un vero e proprio duello. La spada non era più pesante, anzi era molto leggera e notai anche che danneggiava quella dell’avversario. Non ci misi molto a mettere Barbanera in difficoltà, infatti qualche minuto dopo lo feci cadere disarmato per terra. Mi avvicinai a lui, gli puntai l’arma sul collo e dissi: “Se fossi un uomo spregevole come te ti ucciderei all’istante, ma io sono diverso. Ti lascerò andare, ma non ti voglio più vedere sul mio cammino”
“Vedo che Amy ha fatto veramente un buon lavoro su di te. Sono veramente sorpreso”, ribattè Rumple alle mie spalle.
“Coccodrillo che ci fai qui?”, chiesi voltandomi leggermente verso di lui.
“Io sono sempre stato qui. Stavo continuando l’allenamento!”, spiegò lui prima di schioccare le dita e pochi secondi dopo Barbanera diventò Charming e Spugna si trasformò in Emma.
“Era un trucco?”, chiesi io sorpreso. Mi aveva preso in giro, ma almeno ero contento che Spugna non era veramente stato in pericolo e soprattutto ero soddisfatto dei miei risultati, anche se li avevo ottenuti con l’inganno.
“Si ho chiesto il loro aiuto per spronarti. Ovviamente la storia è stata inventata da noi. Hanno fatto un ottimo lavoro e il principino e anche bravino con la spada”, ammise il coccodrillo venendo verso di noi.
“Ah che complimenti”, ribattè Charming offeso.
“Hook sei stato veramente bravo. L’hai usata bene nonostante non sia una spada semplice da utilizzare. Bello vedere come Amy ti abbia cambiato”, replicò Emma entusiasta alzandosi da terra e poco dopo andò verso suo padre.
“Ora che hai imparato potete andare a recuperare mia figlia”
“Si, ma avete trovato l’incantesimo con Regina?”, domandai io dubbioso
“Si non ti preoccupare. Regina non appena Jafar andrà a fare una delle sue ronde compierà un contro incantesimo che vi permetterà di entrare tranquillamente nello specchio, ovviamente avrete un tempo limitato anche perché Regina non potrà trattenerlo per molto in caso dovesse tornare nel suo studio”, spiegò il coccodrillo grave.
“Bene allora procediamo con l’ultima parte del piano!”, ribattei io deciso riponendo la spada nel fodero.
 
23 Luglio 2015*
 
Bea ed io eravamo in salotto in attesa dell’attimo più sicuro per attraversare lo specchio mentre Rumple e Axina avrebbero aspettato la figlia in salotto. Erano emozionati e li potevo capire perché anche io sentivo sia spaventato da questo nuovo mondo in cui ci saremmo catapultati ma anche e soprattutto emozionato perché l’avrei rivista dopo quattro mesi. Erano stati quattro mesi infernali dove superare le giornate senza di lei era stato difficile. La sua mancanza mi opprimeva sempre di più e purtroppo la mia allucinazione non si era fatta più vedere dall’ultima volta sulla Jolly. Dovevo ammettere che ci avevo un po’sperato di rivederla, ma alla fine mi concentrai sull’allenamento. Quando ero in quella stanza mi concentravo sull’obiettivo e in quelle poche ore riuscivo a stare un po’ meglio, ma il dolore tornava non appena salivo di sopra, ma ora l’avrei tutta questa sofferenza sarebbe svanita. Ne ero convinto. Ce l’avremmo fatta. Eravamo ormai pronti. Io avevo il suo bastone e la lampada per prevenire in caso al nostro rientro dovessimo incontrare Jafar mentre Bea aveva due pozioni per la memoria. Emma ci diede anche degli indumenti che erano più adatti alle Hawaii, infatti io indossavo un paio di jeans chiari e una maglietta a maniche corte bianca. Si non era nel mio stile, ma era necessario passare inosservato. Le armi invece le avevamo messe in uno zaino grosso e nero per evitare di essere presi in ostaggio da uomini in divisa che Emma aveva chiamato poliziotti.
 “Sei pronto?”, domandò Bea interrompendo i miei pensieri
“Si ho aspettato questo momento da mesi!”, risposi determinato.
Bea stava per ribattere quando fummo avvolti da un fumo nero e viola che ci teletrasportò in un corridoio stretto.  Di fronte a noi c’era Regina in versione sentinella mentre sul pavimento sdraiati c’erano vari uomini in divisa che stavano dormendo.
“Jafar è andato via una decina minuti fa e poco dopo ho messo a riposo gli altri. Nel frattempo che Jafar è fuori voi entrate nella stanza e andate a prendere la nostra unica speranza. Avete al massimo dieci ore, anche se io comunque posso cercare di trattenerlo anche per un altro po’ di tempo, ma non vi prometto nulla”, spiegò prima di indicarci con un dito la direzione che dovevamo prendere. Dopo averla ringraziata ci dirigemmo verso la stanza, dove al’interno si poteva subito notare un enorme specchio sulla nostra destra, invece di fronte a noi c’era una grande scrivania in legno scuro dove erano appoggiati vari documenti a sinistra invece c’era un enorme finestra che permetteva di vedere quasi tutto il regno.
“Hook andiamo!”, disse Bea prima di andare a posizionarsi davanti allo specchio.
“Si!”, replicai raggiungendolo poi presi la spada dallo zaino.
Mi concentrai e in pochi secondi la lama venne avvolta dalle fiamme. Alzai il braccio e creai un varco. Era un buco non tanto grande, ma saremmo comunque riusciti a passare oltre.
“Andiamo. Portiamo a casa la nostra Amy”, disse Bea determinato prima di entrare nel varco. Io misi a posto l’arma e poi lo seguì.
Ci ritrovammo in pochi attimi in una stanza illuminata dai raggi solare che entravano dalla finestra alla nostra destra. Bea andò a vedere fuori per capire se eravamo giunti nel posto giusto, io invece osservai l’ambiente circostante. Notai che sui mobili c’era una striscia di polvere come se nessuno avesse usato quella casa da mesi. Non era certamente l’appartamento di Amy.
“Siamo alle Hawaii, ma non so in che luogo esatto. Sicuro lei non vive qua! Jafar avrà nascosto lo specchio in modo da non farglielo trovare in caso avesse ripreso la memoria!”, spiegò Bea tornando verso di me.
“Ora come facciamo a sapere dove abita?”, domandai dubbioso rimettendo nel fodero la spada.
“Faremo delle ricerche, ma ora la prima cosa che dobbiamo fare è procurarci un auto. Abbiamo le ore contate quindi abbiamo bisogno di un mezzo che non ci rallenti”
“Come?”, domandai perplesso mentre mettevo tutto nello zaino. Io sapevo rubare un cavallo, non quell’aggeggio di metallo con quattro ruote.
“Non ti preoccupare so come fare…non è la prima volta che lo faccio”, disse facendo l’occhiolino
“Va bene, mi fido!”, affermai prima di seguirlo fuori. Non appena uscì dalla porta sentì subito un caldo asfissiante. Non ero adatto a queste temperature, ma mi dovetti adattare. Dovevo resistere poche ore.
 
Bea ed io camminammo un paio di kilometri prima di riuscire a trovare un’auto rossa. Bea decise di prenderla in prestito per poche ore, sperando di non essere subito dei ricercati. Non avevamo tempo per scappare dalla polizia.
Bea non appena si mise vicino alla portiera prese due oggetti di metallo lunghi e appuntiti che non avevo mai visto e in una frazione di secondo riuscì ad aprirla con molta facilità. Era stato veramente bravo. Lui si sedette subito al posto di guida io al suo fianco, mentre la borsa la lasciammo sul sedile posteriore.
“Ora che facciamo?”, chiesi perplesso. Non avevamo un vero piano. Non sapevo neanche come saremmo riusciti a farle bere la pozione e sicuramente non sarà semplice dargliela conoscendo Amy.
“Ora andremo ad Honolulu e non appena saremmo arrivati a destinazione cercheremo qualcuno che abbiamo già visto nello specchio per avere informazioni su Amy”, disse lui prima di accendere il mezzo.
“Si ci sta…ma come faremo a dare la pozione?”, domandai mentre guardavo il paesaggio fuori dalla finestra. C’erano varie villette piccole e tutte uguali e ciascuna aveva il proprio giardino ordinato e pulito.
“Ci sto pensando, ma qualcosa ci inventeremo. Tranquillo che entro le dieci ore saremmo già a casa con Amy!”, asserì prima di partire. Mi faceva strano stare seduto in quell’aggeggio metallico, preferivo viaggiare su una nave in mare aperto, anche perché l’oceano riusciva a rilassarmi al contrario di questo mezzo. In questo mondo però tutti giravano con questi mezzi astrusi e quindi dovevo adeguarmi.
Girammo per un’ora prima di riuscire ad arrivare in centro della città. Bea proseguì verso la spiaggia e poi decise di parcheggiarla sotto un grosso albero, lasciandola così all’ombra. Scendemmo e ci incamminammo sotto il sole che splendeva in alto nel cielo terso. Mi guardai intorno e notai ragazzi e ragazze in costume da bagno che giocavano con il pallone, nuotavano in acqua o erano in piedi su una specie di tavola colorata che navigava su varie onde. Era un modo strano di solcare i mari, ma sembrava divertente. Sulla spiaggia c’erano anche bambini i tutte le età che si stavano divertendo con le pistole d’acqua e altri invece erano sdraiati sugli asciugamani con la propria famiglia che prendevano il sole in tranquillità. Io non avrei resistito nemmeno cinque minuti sotto i raggi solari.
In lontananza dopo mezzora di camminata vidi il camioncino di gamberetti che a quanto mi avevano detto Axina era un posto che lei frequentava spesso, ma oggi non la vidi ne seduta ai tavoli ne in piedi. Stavamo per raggiungere il furgoncino quando a un certo punto presi il braccio di Bea per fermarlo.
“Cosa c’è?”, domandò lui perplesso voltandosi verso di me
“Sai cosa chiedere e cosa rispondere in caso ci chiedesse perché la stiamo cercando?”
“Non ti preoccupare. Tu fai parlare me!”, rispose sorridendo prima di riprendere a camminare.
Annuii
Non appena fummo di fronte al furgoncino notammo un uomo molto grosso e pelato che stava cucinando dietro il bancone. L’odore era delizioso ed io ero affamato, ma non avevo tempo per pranzare.
“Deve essere Kamekona, amico di Amy”, sussurrò Bea voltandosi verso di me.
“Si lo credo pure io”
“Scusa sai mica dove si trova la casa di Amy Singer?”, domandò Bea tranquillo non appena fummo di fronte a lui
“Si…ma voi chi siete? Perche state cercando Amy?”, chiese lui prima di mettere il cibo cotto in un contenitore d’asporto.
“Siamo vecchi amici di Amy. L’abbiamo vista quando era piccina e ora che siamo di passaggio da queste parti volevamo andarla a trovare!”, spiegò Bea calmo. Era veramente bravo a inventarsi storie finte. Ero fortunato che era venuto con me, perché io sarei rimasto nella casa dove eravamo finiti a pensare come andare da lei nel meno tempo possibile.
“Ah ecco allora benvenuti sull’isola. Lei vive in una villetta sul mare a dieci minuti da qua. Devi tornare indietro e al quarto semaforo giri a sinistra dove incontrerai un vicolo che vi porterà da lei, però non credo che al momento sia a casa perché è in giro per lavoro insieme a suo fratello e al suo fidanzato!”, spiegò lui venendo verso di noi con un sacchetto di plastica in mano che poco dopo diede al fattorino.
“Grazie mille per l’informazione. E’ stato gentilissimo!”, ribattè Bea educato.
“Volete mangiare qualcosa?”, domandò lui sorridendo.
“No grazie abbiamo già mangiato!”
“Va bene. Salutatemi Amy se la vedete!”
Annuimmo.
Dopo averlo salutato ritornammo alla macchina. Avevamo un luogo esatto, ma purtroppo lei era al lavoro. Non sapevamo quando sarebbe potuta tornare e noi avevamo poco tempo a nostra disposizione. Stavo quindi sperando che Bea avesse un piano perché l’unica cosa che mi era venuta in mente a me era andare sul suo posto di lavoro e farle bere la pozione in qualche modo, ma sapevo che non era proprio una grande idea.
“Dimmi che hai un piano?”, domandi non appena mi sedetti in auto
“Non possiamo andare dove lavora perché abbiamo rubato una macchina e potremmo metterci dietro le sbarre prima di riuscire a darle la pozione. Potremmo aspettare a casa sua, ma non sappiamo quando rincaserà. Non saprei proprio..forse l’unica e trovare un modo per farla tornare prima …”, rispose pensieroso.
“Si direi che l’unica è tentare di farla tornare a casa il prima possibile, quindi direi intanto di andare verso la sua abitazione e nel mentre pensiamo a come potremmo farla uscire dal lavoro”
“Va bene!Andiamo!”
 
Arrivammo a destinazione in dieci minuti come ci aveva detto Kamekona e in effetti era tutto chiuso. Il solo pensiero che lei viveva in quella casa con quel ragazzo mi mandava su tutte le furie, ma per fortuna avevamo attraversato lo specchio prima del loro matrimonio, anche se dovevo comunque cercare di mantenere l’autocontrollo in caso dovessi vederla con lui. Già mi ero infastidito le poche volte che l’avevo vista con Dean. Si ero un uomo geloso, ma mi stavo trattenendo perche non volevo invadere i suoi spazi.
“Quanto tempo abbiamo?”, chiese Bea mentre guardava fuori dal finestrino.
“Credo sette ore e mezza!”
“Sono troppe poche ore… dobbiamo inventarci qualcosa!”, ribattè lui angosciato.
“Non sappiamo il suo numero di telefono…per contattarla…”
“Intendi il cellulare?”, domandò lui interrompendomi.
“Si quello quindi o cerchiamo un modo per avere quel numero oppure troviamo qualcuno che abbia più informazioni sulla sua posizione!”
“Forse è meglio nascondere la macchina!”, affermò lui cambiando discorso.
“Come mai?”, domandai perplesso voltandomi verso di lui.
“Perché se dovesse arrivare qualcuno oppure la coppietta felice secondo te quanto tempo ci impiegherebbero a capire che non è nostra?”
“Va bene allora dove la nascondiamo?”, chiesi io guardandomi intorno. In effetti erano poliziotti e potrebbero capirlo oppure sapere che era stata rubata una macchina simile a quella che avevamo usato. Era meglio non rischiare.
“Non ti preoccupare. Te scendi e guarda se dovesse arrivare Amy, io poi ti raggiungo!”,
“Ok va bene!”, affermai prima di scendere. Andai a nascondermi dietro un cespuglio di fronte la casa. Bea tornò una ventina di minuti dopo, durante la sua assenza Amy non si era ancora fatta vedere. Avevamo sette ore ancora. Il tempo scorreva ininterrottamente.
“Bene mi è venuta un’idea. Io cerco di entrare in casa e vedo se riesco a trovare il suo numero di telefono da qualche parte o qualche appunto che ci possa aiutare su dove possiamo trovarla”, spiegò lui non appena fui al mio fianco.
“No no aspetta vuoi entrare in casa sua…?”, domandai scioccato a bassa voce
“Si Hook abbiamo poco tempo non possiamo pensare a rispettare le leggi…che poi è un mondo fittizio quindi non valgono!”, asserì lui deciso.
“Sono un pirata non è questo che mi ha sorpreso…ma se dovesse entrare mentre sei dentro?”
“Tu infatti devi fare da palo! Mi dovrai avvisare in caso dovesse arrivare”,
“E come?”
“Fammi un fischio. Intanto mi basteranno pochi minuti”, rispose Bea sorridendo prima di iniziare a guardarsi intorno per vedere se c’era qualcuno. Stava andando per attraversare la strada, ma tornò subito indietro.
“Hai già finito?”, chiesi sarcastico.
“Sta arrivando qualcuno in macchina. Stai zitto e nasconditi!”, rispose lui secco. Infatti qualche istante dopo una macchina grigia si fermò davanti alla casa di Amy. Il primo a scendere fu il famoso ragazzo di Amy e successivamente lei  insieme ad altro ragazzo biondo che non li seguì dentro casa perché andò a sedersi al posto di guida.
Era veramente bella. Indossava un paio di Jeans chiari e una canottiera nera. I suoi capelli rossi erano più chiari forse schiariti dai raggi solari ed era abbronzata e questo la rendeva ancora più affascinante.
Il solo pensiero che stava tra le braccia di quell’uomo mi fece innervosire più del previsto. Impulsivamente mi alzai per andare verso la casa quando però Bea mi fermò.
“Cosa c’è?”, domandai irato.
“Lo so che ti infastidisce vederla con quel ragazzo, ma non agire di istinto. Facciamo un piano!”, rispose lui serio
“Va bene, spara!”
“Aspettiamo qualche minuto poi andiamo a bussare e raccontiamo la stessa storia che abbiamo detto a Kamekona sperando che Jafar abbia rimosso i suoi ricordi del passato e quindi possiamo giocare la carta della perdita di memoria!”
“Va bene. Basta che riusciamo a tornare in tempo!”, ribatteì io voltandomi verso la casa.
Facemmo passare una mezzoretta e poi andammo a bussare alla porta. Ero nervoso. Il cuore mi stava martellando nel petto. Avevo atteso questo momento da mesi e ora ero qua in attesa di vedere di nuovo il suo viso, sentire il suo profumo alla fragola e la sua voce soave.
“Stai calmo”, sussurrò Bea voltandosi verso di me.
“Ci sto provando!” dissi prima che la porta si aprì e la vidi di nuovo di fronte a me, il mio cuore perse un battito.
 
Forza Killian cerca di mantenere un certo autocontrollo. Non agitarti!
 
“Scusate voi chi siete?”, domandò lei perplessa
 
 
Spazio dell'autrice:

Prima di tutto vi auguro buon natale e buon Santo Stefano. Ringrazio chi sta seguendo la mia storia e spero anche se siamo sotto le feste qualcuno legga questo nuovo capitolo XD 
Stavo pensando anche di dividere la storia in due parti perchè è abbastanza lunga e pubblicare la seconda parte solo però se vedo che la prima parte piaccia a voi lettori/trici :) 

Buona lettura :)

 
   
 
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