Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Ivy001    27/12/2018    2 recensioni
Qualcosa avvicinerà presto due famiglie tanto diverse tra loro: una dove domina la ricchezza e non si conosce fame, l’altra dove si lotta giorno dopo giorno per un pezzo di pane. Una che vive di segreti in famiglia e l'altra dove si respira amore e affetto smisurato.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Re, Regina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Olaf decide di agire per trovare la serenità della dolce e triste Elsa. Si incammina verso il palazzo, non immaginando che, effettivamente, avrebbe attirato molto l’attenzione dei paesani. Non è normale vedere passeggiare per le strade di Arendelle un pupazzo di neve.

Lo spavento e le grida di chi lo incontra non blocca affatto l’omino magico, che ignora la gente, determinato a dare aiuto alla sua migliore amica.

Giunge rapido davanti il castello. Fortuna vuole che le guardie non notino la sua presenza, distratte da una paesana, intenta proprio a raccontare loro di aver visto un pupazzo camminare normalmente per le strade di Arendelle.

Olaf si intrufola dall’entrata secondaria, quella dalla quale entrano ed escono le domestiche.

“Accidenti” – esclama notando la bellezza e maestosità di quelle mura.

“Oh mio Dio! E tu cosa sei?” – grida una cameriera, svenendo pochi secondi dopo.

Olaf si avvicina a lei, preoccupato, però le urla della donna hanno già attirato l’attenzione di altre persone.

Molte lavoratrici si terrorizzano notano l’omino di neve parlare e muoversi come un essere umano.

Chi fugge in cerca d’aiuto, chi sviene come l’altra domestica e chi rimane immobile con delle pentole o degli utensili da cucina, usati per difesa.

“Sono confuso. Perché gridate tutte così?” – si chiede Olaf, stupito.

Dispiaciuto di essere stato accolto in tale maniera, riprende a camminare raggiungendo i corridoi.

Il caos ha già allarmato l’intero palazzo.

Ad accorgersi del pupazzo di neve è Idunn. La regina si stava recando in biblioteca quando nota Olaf aggirarsi nei corridoi.

“Cosa ci fai tu qui?” – gli corre incontro, stupita ed agitata – “Non dovresti essere nel castello. Se ti vedesse qualcuno…”
“Mi hanno visto già in molti. E stranamente hanno avuto tutti la stessa reazione” – commenta Olaf, dispiaciuto.

“Immagino” – aggiunge la sovrana, tirandolo a sé e chiudendosi dentro una delle sale da ricevimento.

“Posso sapere perché sei venuto fin qui? Se cerchi mia nipote, è alle prese con la sua lezione di pianoforte”

“Cosa è un pianoforte?” – domanda, curioso, l’amico magico.

“Ascolta… non ho tempo e modo per darti spiegazioni. Adesso devi nasconderti e quando sarà notte ti farò uscire senza che nessuno ti possa notare” – sostiene Idunn.

“Io sono venuto per una faccenda importante. Non andrò via fino a quando non potrò portare ad Elsa delle risposte” – spiega deciso, il pupazzo.

“Quali risposte? Cosa vuole sapere Elsa?” – sentire il nome della sua primogenita, attira l’attenzione e la curiosità della nobildonna.

“Signora, la mia amica ha dei dubbi. Pensa di non essere figlia dei Bjorgman per via dei suoi poteri magici”

“Oh! Davvero?” – aggiunge, la regina, colpita dalle riflessioni della ragazza.

“Già. Mi è sembrata davvero giù di morale per questo sono venuto a palazzo.”” – racconta Olaf.

“Come mai proprio adesso ha queste perplessità? Cosa è accaduto per farle pensare ciò?” – Idunn è in pena per Elsa e vuole maggiori informazioni circa il suo stato psicologico.

In quel momento, qualcuno bussa alla porta e costringe la regina a nascondere il pupazzo di neve sotto il tavolo.

“Sta buono lì. Non deve vederti nessuno, capito?” – ordina la donna ad Olaf.

A quel punto si avvia verso l’uscio e lo spalanca.

Di fronte a sé c’è Anna, seguita da un paio di domestiche.

“Tesoro, tutto bene? che succede?” – chiede, notando lo sguardo strano della figlia.

“Madre, ho sentito le nostre cameriere raccontare della presenza di un essere magico a palazzo” – racconta la principessa, per nulla sconvolta da tali dichiarazioni.

“Co…come? ma è assurdo! Non esiste la magia. Lo avranno sognato” – mente la sovrana, recitando in maniera pessima.

“Madre, sappiate che non siete brava a dire le bugie. Vi conosco bene. Strano che vi siate addirittura chiusa qui dentro. Non starete mica nascondendo qualcosa o qualcuno?” – domanda sospettosa Anna.

A quel punto, Idunn trascina la ragazza dentro e invita le due domestiche a riprendere le loro mansioni in tranquillità perché quanto visto è stato già sistemato.

“Si può sapere che succede qui? Ho creduto subito alle parole delle cameriere. Conosco i poteri di Elsa e non ci è voluto molto a capire che l’omino magico di cui si parla è Olaf”

Appena pronunciato quel nome, il pupazzo di neve esce dal suo nascondiglio e sorridente corre incontro alla principessa.

“Anna!” – urla felice lui.

“Shhhhh” – lo zittisce Idunn – “Ti avevo detto di rimanere lì”

Anna rimprovera la madre con lo sguardo. Si inginocchia all’altezza dell’amico magico e gli dice – “Sophie sarà felicissima di vederti. Anzi. Sai che ti dico? La sua lezione sta per terminare. Ti porterò da lei e potrete giocare assieme”

“NO!” – la blocca subito la sovrana.

“Perché?” – domandano in coro la fanciulla e l’omino magico.

“Se vi vedesse il re, sarebbe la fine”

“Sua maestà non ama i pupazzi di neve?” – chiede dispiaciuto Olaf.

“Sua maestà non deve sapere che la magia è tornata ad Arendelle” – precisa Idunn, alquanto tesa e spaventata dall’idea che suo marito possa sospettare che Elsa sia di nuovo un pericolo.

“Ma madre io…” – cerca di parlare, Anna.

“No, tesoro. Il re reagirebbe come reagì vent’anni fa. Non posso permetterlo. Non possiamo perderla di nuovo”

“Perché? Cosa è accaduto venti anni fa?” – domanda ancora Olaf.

“Nulla. Adesso tu rimarrai qui dentro e quando sarà ora di andare, ti porteremo fuori senza farti notare” – aggiunge la donna.

“Aspettate…non lasciatemi solo” – le supplica l’amico di neve.

“Porterò Sophie così avrai compagnia. Tranquillo” – lo conforta Anna, lo abbraccia teneramente e assieme alla regina lasciano la sala ricevimenti.

Questo non prima di chiudere a chiave e riporla in un posto sicuro.

“Madre, forse stiamo esagerando con la storia di Olaf. Papà verrà a saperlo comunque dalla servitù e che gli racconteremo?”

“Non crederà alle loro parole. Li considera ignoranti e penserà che la loro è solo follia” – sostiene Idunn, sperando che le cose vadano effettivamente come dice.

Olaf è in solitudine, annoiato e trepidante per l’incontro con la sua amichetta Sophie.

La sua pazienza però ha breve durata.

Servendosi del suo braccino di legno e di tanta abilità magica, Olaf riesce ad aprire la porta e a correre via.

Non sa dove andare precisamente. Entra in una stanza delle tante, stanco di vagare a vuoto.

È una camera dove nessuno sembra mettere piede da anni ed anni.

C’è polvere e quadri alle pareti coperte da panni e veli neri.

Olaf sobbalza quando nota quell’inquietante luogo.

Sta per andare via ma ecco che un particolare lo trattiene.

C’è una vecchia culla in fondo.

Il pupazzo gli va vicino. Posate dentro di essa ci sono delle pregiate e antiche lenzuola bianche.

“Forse sono di Anna” – pensa Olaf.

Ma la grande E cucita con perfezione ed estrema cura conferma il contrario.

“E? E come Elsa?” – riflette lui.

Basta poco per avere piena conferma.

Un paio di guanti dello stesso colore delle lenzuola, sono posati accanto al cuscino.

“Anche Elsa indossa sempre dei guanti bianchi. Questi si direbbe proprio che siano per un neonato. Magari erano suoi…magari Elsa è davvero una principessa…magari è davvero figlia dei sovrani di Arendelle”

Alcuni rumori, provenienti dall’esterno, costringono il pupazzo di neve a nascondersi.

La camera, da due decenni, abbandonata viene aperta da qualcuno.

Olaf prega di non essere scoperto da chi sta per entrare.

Si cela in un armadio e attende.

Il rumore di scarpe su un pavimento che scricchiola sono il segnale della presenza di una persona.

“Vieni fuori. So che sei entrato qui” – una voce maschile chiama Olaf.

“Chi è?” – chiede l’omino magico, incredulo e spaventato, uscendo dal nascondiglio e mostrandosi alla persona.

Questa è illuminata dalla luce della candela che ha in mano.

“Ops”- aggiunge il pupazzo, riconoscendo subito lo sconosciuto.

La corona che ha sul capo è chiaro segnale.

“Maestà…come sapevate che ero qui?”

“Sono o non sono il sovrano? Conosco ogni avvenimento che accade ad Arendelle. Il tuo arrivo ha spaventato il mio regno e tutta la mia servitù. Inutili i tentativi di mia moglie e mia figlia di nasconderti a me. Sapevo già della tua esistenza”

“Da..da..davvero?”

“Vi ho visti prima” – rivela lui.

“Chi? Dove? Quando?” – domanda confuso Olaf.

“Ho sentito la chiacchierata tra te e mia figlia, quando lei si è sfogata con te sulla sua vera identità”

“Eh? Io non ho parlato di questo con Anna. A mala pena ci siamo scambiati quattro parole” – esclama sempre più sconvolto l’omino magico.

“Infatti. Non mi riferivo ad Anna”

Tale affermazione spiazza il pupazzo di neve che sembra aver fatto centro.

Le sue idee sono realtà.

“Allora avevo ragione. Elsa Bjorgman non è chi crede di essere, vero?”

“Elsa è mia figlia. La mia primogenita. La bambina che è nata con una maledizione e che sono stato costretto ad allontanare per il bene di tutti”

   
 
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