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Autore: Shadow_Ice    17/07/2009    3 recensioni
Andai verso la bambina, tesi il braccio mettendole la mano sulla spalla e la girai. Fece uno scatto che mi fece sobbalzare e disse sottovoce quasi bisbigliando: << Non si sfugge alla morte >>.
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grida Di Bambina

Ciao a tutti.  Ho cominciato a scrivere questa storia perchè volevo mettermi alla prova e l'ho postata su EFP sotto consiglio di una cara amica.  Ditemi che cosa ve ne pare per adesso ma spero in giudizi positivi. =]

E’ gia quasi estate ormai e c’è un caldo terribile. La mia camera è la stanza più calda dell’appartamento essendo la finestra posizionata incontro al sole che sorge la mattina. Sono costretto a tenere le persiane chiuse fino alle tre del pomeriggio se non voglio morire di caldo.

La scuola per fortuna è finita e quindi mi posso dedicare allo sport che mi piace praticare di più in assoluto:dormire.  Già, è questo il bello delle vacanze no? Si può stare a letto per ore e ore, andare a dormire tardi e svegliarsi ancora più tardi. Ma è quel che si può chiamare un meritato riposo dopo aver  concluso quell’ infinito e maledetto anno di scuola, o mi sbaglio?  Perciò in vacanza la cosa che pratico con maggior rigore è starmene sdraiato sul divano in mutande col telecomando in mano e guardare vecchi telefilm che ritrasmettono ogni anno. Mia madre mi dice sempre <<  Ormai hai 17 anni Thomas, potresti anche trovarti un lavoretto estivo invece di stare qui a fare niente, visto che non mi aiuti neanche a mettere la casa in ordine! >>.  In effetti non sarebbe male trovarsi un lavoretto, ma con i tempi che corrono non sarebbe troppo facile. E comunque ho detto a mia madre che un lavoro lo cercherò più avanti, perché almeno un periodo senza far niente tutti i giorni lo pretendo!

 

Oggi è domenica. Di solito la domenica esco. Ma oggi avevo voglia di star da solo. Quindi il mio programma era stare al computer tutto il tempo a messaggiare su Msn o su Facebook con gente che non ho mai visto nella mia vita, ascoltando a tutto volume qualche pezzo degli Evancescence o dei Nightwish oppure lanciandomi alla pazza gioia in pezzi house. E’ bello chattare con persone che non si conoscono, perché non sanno chi sei o che cosa hai fatto nella vita, ma sanno quel che gli dici di te stesso e pur non inventando nulla gli dai una nuova immagine di te e in qualche modo ti apprezzano più di persone che conosci da sempre. Ormai per l’80% dei ragazzi italiani internet è una seconda vita. Si trovano amicizie online se non addirittura l’amore. A me piacerebbe incontrare l’amore sul web, ma non sono così fotunato. Per esempio avevo conosciuto una ragazza perfetta per me circa un anno fa. Eravamo iscritti alla stessa community e lei mi scrisse per chiedermi come si facesse a cambiare il messaggio personale del proprio account. Da quel momento cominciammo a sentirci tutti i giorni per poi finire a parlare a voce tramite il microfono del pc o anche vederci via webcam.  Era bellissima. Aveva i capelli scuri che le cadevano dolcemente sulle spalle, gli occhi color thè alla pesca e un sorriso che tutt’ora, se ci ripenso, riesce ad incantarmi. Un giorno le chiesi se le andava di vederci e lei accettò con piacere, ma quel giorno non andò esattamente come speravo. Inizialmente eravamo impacciati e silenziosi, ma successivamente quando la situazione si era sciolta e cominciavamo ad avere più confidenza l’uno dell’altro, incontrammo il suo ex  con una tipa biondo platino e da li disastro totale. Lei scusandosi mille volte con me, mi disse che non poteva e non riusciva a costruire un altro rapporto e poi se ne andò.  E’ da quel giorno che ho cominciato ad odiare la categoria EX.  Tra l’altro ricordo di essermi chiesto << diciassette anni e sei cosi disastrata sentimentalmente? E a trent’anni che fai? >>.  Non riuscii più a sentirla.  La cosa mi spiace ma morto un papa se ne fa un altro no?. Ormai internet oltre che essere il modo più veloce per essere respinto, è anche il modo più diffuso per rimorchiare. Quindi tanto vale provarci.

 

Un’ora fa mi ha chiamato Christina per chiedermi se martedì avevo voglia di andare in piscina con tutto il gruppo.  Christina è come una sorella per me. Ci conosciamo dalla prima elementare e da lì avevamo legato subito. E’ una brava ragazza. Un po’ sfortunata in questione ragazzi avendola presa in quel posto molte volte, dato che praticamente per la maggior parte dei tipi italiani vale “ l’usa e getta ” .  Non è magrissima fisicamente, ma non è neanche sovrappeso.  Ha dei lunghi capelli neri che a lei piace fare lisci con la piastra e degli occhi color terra. Veste sempre con abiti rigorosamente scuri. Una volta ricordo di averle chiesto il motivo e lei mi rispose che lo faceva perché il nero snelliva, il che pensandoci non era sbagliato come ragionamento.   Il resto del gruppo è formato da Jessica, Stefano e Alessandro. Jessica è la classica ragazza oca, che per qualsiasi cosa crea un problema; Difetto più grande: quando c’è di mezzo un ragazzo gli amici scompaiono nel buio.  Fisicamente non è molto alta, ma snella in vita e con due fianchi enormi. Ha i capelli castani che lascia sempre sciolti e gli occhi color pece.  Stefano, che noi chiamiamo Fungo, è il tipico sportivo che pensa solo a calcio e donne.  Gioca in una squadra provinciale di cui non ho mai saputo il nome. Di fisico è alto e muscoloso; portebbe risultare un tipo “ figo ” se non fosse per un porro sulla guancia destra e i denti storti.    Alessandro infine, altrimenti noto come la testa di cazzo di Milano, è un tipo strambo a cui piace divertirsi e ubriacarsi, ma è sempre l’anima della festa. In comune abbiamo i capelli abbastanza lunghi e il ciuffo moro che scende sull’occhio destro alla “ emo ”, motivo per cui veniamo spesso e volentieri sfottutti da ragazzi per strada, ma chissene. E’ molto magro, quasi anoressico. Io non gli ho mai posto il problema anche perché anche io sono magrissimo e ad ogni osservazione sul suo stato fisico lui, come me, risponde “ è la costituzione ”.   Insieme siamo un gruppo stranissimo a vedersi.  Sembriamo personaggi dei cartoni animati.  Ma mi ritengo fortunato comunque ad averli incontrati sulla mia strada.

 

 

<< Porta Nala al parco! >>. Una voce così interruppe il silenzio che si era creato intorno a me:

<< Vuoi stare li a poltrire tutto il giorno? >> 

 << Beh, questa era l’idea mamma >> 

<< Su muoviti, il guinzaglio è lì >>.    

Nala è il mio cane, è una sorta di canelupo nero con gli occhi azzurri; è stupenda. Di notte magari è un pò inquietante, quando mi passa di fianco e si sentono le unghie che strusciano sul pavimento e se guardo nella direzione in cui sento i rumori vedo solo quei due occhi color ghiaccio sospesi nel vuoto.  E’ con noi da due anni ormai.  L’ho trovata incatenata ad una staccionata vicino ad una strada una sera di natale. Si può dire che sia stato il regalo più bello quell’anno.    Uscii di casa senza legare Nala, ormai aveva imparato ad ubbidire e io ero del tutto convinto che non sarebbe mai scappata da me.   Il parco non distava molto da casa mia, ci arrivammo subito.  Chiusi Nala nel recinto dei cani e mi andai a sedere su una delle altalene vicine.  Era quasi deserto, c’era solo una donna seduta su una panchina con in braccio un neonato e una bambina, probabilmente sua figlia, che mi fissava.  Io feci per salutarla con la mano ma lei non ricambiò il saluto, anzi, mi venne incontro.  Mentre camminava verso di me fissavo la madre.  Aveva uno sguardo perso davanti a sé, non badava né alla bambina che veniva da me né al figlio che aveva in braccio che continuava a piangere.   Ogni tanto buttavo qualche occhiata a Nala e notai che era seduta e fissava la bambina con lo sguardo.  Questa si sedette sull’altalena di fianco alla mia e rimase in silenzio.

<< Ciao. Come ti chiami piccola? >>

Lei guardando Nala disse:

<< Il tuo cane mi fa paura >>

<< Oh sta tranquilla, Nala è buonissima. Ti va di accarezzarla? >>

Lei fece un cenno con la testa con aria spaventata. A quel punto feci un fischio a Nala perché venisse al bordo del recinto e intanto spinsi leggermente la bambina a seguirmi verso di lei.  Le feci tendere la mano accompagnandola con la mia andando molto lentamente.  Ad un certo punto Nala cominciò ad indietreggiare stando molto sulla difensiva.  Io la incitavo a tornare vicino al recinto ma lei continuava ad indietreggiare. Notai che continuò a fissare la bambina e che questa la fissava a sua volta. In silenzio. 

<< Ok. Forse è meglio che ti riporti dalla tua mamma è piccola? >> dissi io.

Al momento in cui la presi in braccio indicò Nala col dito e lei cominciò a ringhiare e abbaiare rumorosamente.  Andai dritto dalla madre con la bambina in braccio.  Aveva sempre uno sguardo perso.

<< Scusi signora. Si sente bene? >>

Non accennò una risposta.

<< Ecco, le ho riportato sua figlia.  Non vorrei accadessero brutti incidenti col mio cane, anche se non l’ho mai visto così >> dicendo questa frase mi voltai verso Nala.  Il suo sguardo era strano.  Spaventato e rabbioso allo stesso tempo. 

<< Comunque, è sicura di sentirsi bene? >>

Misi a terra la bambina e mi misi davanti alla donna movendo una mano davanti al suo viso come per scantarla. 

<< Signora? >>

A quel punto la bambina cominciò a correre verso Nala prendendomi alla sprovvista.  Io le corsi dietro ma era incredibilmente veloce e una volta toccato emise un urlo straziante, tantochè mi dovetti fermare e tappare le orecchie con le mani.  Nala ululò con mia meraviglia. Non lo aveva mai fatto prima.   Appena la bambina smise di urlare smise anche Nala di ululare.  Eravamo ripiombati nel silenzio.  La situazione cominciava davvero ad inquietarmi.   Andai verso la bambina, tesi il braccio mettendole la mano sulla spalla e la girai.  Fece uno scatto che mi fece sobbalzare e disse sottovoce quasi bisbigliando:

<< Non si sfugge alla morte >>.  Rimasi pietrificato davanti al suo viso ormai trasformato da una strana smorfia.  Cominciò a ridere.  Non era una risata normale, ma una forte e decisa, maligna, da film horror.   A quella risata mi decisi a muovermi. Saltai la staccionata e legai Nala al guinzaglio.  Appena mi girai non era più  dove era prima, ma era davanti all’apertura del recinto, e rideva ancora.  La cosa era incredibile perché avevo notato prima quanto fosse veloce.  Deciso sul da farsi incitai Nala a seguirmi e prendendo una ricorsa saltai la staccionata sul lato opposto.  Nala fece lo stesso.  Guardandomi indietro continuavo a correre.  Sentivo ancora la sua risata ma non capivo se l’avevo impressa nella mia mente o se ancora effettivamente la bambina fosse vicino a me.  

  
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