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Autore: Fafanella    28/12/2018    3 recensioni
Cavernicolo stai bene? Mi devo preoccupare?
Mi ritrovo a sorridere come un idiota, senza che me ne renda conto, lo chiamo.
“Allora mi devo preoccupare, se sei ancora sveglio?”
“Cazzone la smetti di svegliarmi stasera?” il mio tono è divertito e lui mi risponde
“Mi scusi principessa, non volevo destarla dal suo sonno di bellezza!” e ride
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Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark, Taro Misaki/Tom
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'LA TIGRE E LA PANTERA'
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Ore 22.30, la partita di Champion fra il Paris Sant-Germain e il Bayern Munch Fc è appena terminata.
Seguo i commenti e rivedo i passaggi salienti, sto aspettando le interviste a bordo campo.
Finalmente bloccano Genzo, sta iniziando a rispondere al giornalista, quando gli vedo nascere un sorriso sincero sulle labbra, mi sembra felice, ma non capisco fino a quando non lo raggiunge Taro.
Si abbracciano con affetto, si stringono varie volte e rispondono insieme alle domande del giornalista.
“Che dolci, sembrano proprio due piccioncini” dico a voce alta, con tono acido.
Mi alzo funesto e vado a dormire.
Sono a letto da quasi un’ora quando mi squilla il telefono.
“Kojiro, stasera che potevi beccarne due in un colpo solo, non mi chiami?”
La voce di Genzo è allegra e squillante.
Ha ragione, in genere ci sentiamo dopo una partita importante, anzi sono io a chiamare lui, sempre.
“Mi sono addormentato “dico con un tono totalmente insapore.
“Stai bene?” mi chiede Genzo.
Non so perché, ma sapere che si preoccupa per me, mi rende inquieto e felice.
“Si, si, mi sono solo addormentato” poi sento la voce di Taro
“Kojiro , tu si che sei un esempio per tutti noi, disciplinato e ligio al dovere, persino il nostro portierone è diventato più socievole”
“Davvero?” chiedo con un po' troppa enfasi
“Bhe si, si è lasciato convincere ad andare a bere qualcosa insieme”
“Davvero?” ribadisco con lo stesso tono, ma me ne pento immediatamente.
Sento un attimo di silenzio, quasi come fossero imbarazzati, poi Genzo asserisce
“Non volevamo svegliarti, ma non credevo… Cioè ci sentiamo sempre, ho pensato che per una volta potevo chiamarti io”
“Si, certo scusatemi, mi ha fatto piacere sentirvi, ma è stata una giornata pesante, divertitevi”
Mi salutano entrambi e chiudiamo questa telefonata assurda.
Ma cosa diavolo mi è preso? Perché non riesco a pensare che a quel sorriso.
Da quando esprime così apertamente i suoi sentimenti?
Da quando abbraccia a quel modo i suoi compagni di nazionale?
E poi lui non sorride, lui ghigna, in modo snervante e arrogante.
Fanculo a me e a quando ti ho fatto la prima telefonata, che cazzo mi è saltato in testa?
Io e lui non siamo amici, a stento ci tolleriamo, eppure mi è sembrato sinceramente preoccupato.
Bhe se fossimo amici ci starebbe una sorta di gelosia, ma si, sicuramente è così!
Siamo diventati amici e non me ne sono reso conto.
Ora tutto torna, cerco di convincermene, ma ogni volta che chiudo gli occhi, il loro abbraccio mi destabilizza.
Wakabayashi sei sempre stato una spina nel fianco, fottuto principino di sto cazzo.
Odioso arrogante che ha sempre avuto tutto dalla vita, ma vedrai ti segnerò, ho messo a punto un nuovo tiro, solo per te.
Ecco, mi si accende la lampadina.
Ecco cos’è!
Mi dico convinto, è sempre stata la mia ossessione e solo per questo che mi sto fissando.
Ok, non c’è nulla di nuovo e nulla di cui debba preoccuparmi.
Mi giro su un lato e la sveglia mi dice che sono le 2 di notte, sento il cellulare vibrare.
Cavernicolo stai bene? Mi devo preoccupare?
Mi ritrovo a sorridere come un idiota, senza che me ne renda conto, lo chiamo.
“Allora mi devo preoccupare, se sei ancora sveglio?”
“Cazzone la smetti di svegliarmi stasera?” il mio tono è divertito e lui mi risponde
“Mi scusi principessa, non volevo destarla dal suo sonno di bellezza!” e ride
“Fottiti Wakabayashi” gli rispondo ridendo a mia volta
“Stai bene?” mi chiede ancora
“Certo, sono la tigre io”
“Tigre ti aspetto fra due settimane, non avrai rinunciato a segnarmi da fuori area?”
“MAI” è la mia risposta secca, lui non dice altro, ma so che quel ghigno è comparso sul suo volto e così sono io ad aggiungere “Fottiti Wakabayashi”, scoppiamo a ridere e chiudiamo così.
Finalmente riesco ad addormentarmi.
Siamo in trasferta per la partita contro Wakabayashi, il mister ci sta impartendo le ultime raccomandazioni.
Mi sento più agitato del solito e avverto un nodo alla bocca dello stomaco che non mi dà pace.
Arrivati nello spogliatoio, quella sensazione è diventata dolorosa e quasi non mi fa respirare.
Mi bagno la faccia più volte e cerco di allargare la gabbia toracica, ma niente ho il respiro corto è inutile.
Inizio a credere che stasera morirò, probabilmente per insufficienza respiratoria, ma non prima di aver segnato un goal da fuori area, a quel damerino da strapazzo.
Solo pensarlo mi fa battere il cuore in maniera strana.
Fottuto Wakabayashi, mi mette una tale pressione, ma questa sera, riuscirò a segnargli.
Torno dai miei compagni e il mio volto è di cera.
Non parlo con nessuno, fino a quando non ci avvisano che dobbiamo andare nel tunnel.
I miei compagni mi incitano e mi spronano, è la mia occasione, devo dimostrare al mondo che posso sfondare la sua barriera, che non solo Tsubasa può riuscirci.
Io sono il capocannoniere della nazionale Nipponica, il bomber di una delle squadre più in vista del
panorama calcistico.
Sono pronto, concentrato, questa serata sarà la mia consacrazione.
Non bado a nessuno, eppure lo avverto, il suo sguardo è su di me, ne sono certo.
Il mio cuore perde diversi battiti.
Fottuto Wakabayashi, non riuscirai a destabilizzarmi, non stasera.
Non posso pensare di dargliela vinta, neanche in questo momento, così mi volto e quel fottutissimo ghigno, mi provoca come sempre.
Lo sguardo che gli concedo è di fuoco e lui sembra, estremamente compiaciuto.
Lo vedo mentre si sistema meglio il berretto e mi sembra quasi di scorgere un nuovo scintillio nei suoi occhi.
Mi forzo a guardare davanti a me e finalmente entriamo in campo.
Il primo tempo passa in sordina, entrambe le squadre si sono limitate e studiare l’altra.
Ho costruito diverse azioni, ma non ho mai tirato in porta.
Si è innervosito, lui l’uomo di ghiaccio, si è innervosito.
La cosa mi fa sorride e quasi gongolo.
Siamo al 85esimo del secondo tempo e quella che sto costruendo è la mia azione, mi fermo poco fuori dell’area e lo vedo, merda se mi fa imbestialire quel ghigno del cazzo.
Carico il mio nuovo tiro, poi sposto lo sguardo su di lui e ne seguo ogni movimento.
Lo vedo con gli occhi chiusi, si tuffa sulla sua destra, sempre ad occhi chiusi.
Si allunga come un felino e ogni muscolo è proteso ad afferrare quel pallone, che spero riesca a parare.
COSA CAZZO STO DICENDO?
Non lo blocca, ma lo respinge, un mio compagno lo recupera e me lo passa.
Faccio un unico passo e carico nuovamente il tiro, che si insacca alle spalle di Genzo, che questa volta non ci arriva.
Si rialza e mi dice con voce serena “Bel goal Hyuga, ma… Ma sei dentro, dentro l’area” e sorride sghembo
Guardo i miei piedi, effettivamente, quell’unico passo ha fatto si che anche questa volta lui potesse vincere.
Serro i pugni e alzo gli occhi, ma la rabbia scema quando mi accorgo che continua a massaggiarsi il polso destro.
I miei compagni mi accerchiano e mi festeggiano.
Subiamo un goal anche noi e la partita finisce 1-1.
Per le interviste restiamo a debita distanza.
Niente sorriso sincero per me, niente abbraccio amichevole.
Di cosa mi stupisco, non avrò veramente creduto di essere suo amico?
Sotto la doccia, mi faccio avvolgere dal calore, ma la mia testa mi restituisce l’immagine di Taro e Genzo che si sorridono e si abbracciano, sferro un pugno contro le mattonelle “fottuto Wakabayashi “ mormoro.
Mi vesto in silenzio e mi dirigo verso il pullman.
“Scendi da quel pullman coglione!” sento la sua voce ma non lo vedo.
Fermo il mio incedere e scruto lo spazio intorno a me.
Lo metto a fuoco, è appoggiato ad un muro poco distante, con quella sua aria da superiore.
In un attimo mi prudono le mani, ora ricordo perché non siamo mai stati amici.
Non lo sopporto, lo detesto.
Vado verso di lui come una furia, ma quando alza la testa lo vedo, un sorriso meraviglioso, ancora più bello di quello che aveva fatto a Taro. I suoi occhi poi, scintillano in un modo che…Ho il cuore che sta per cedere, ne sono certo sto per morire.
Lui si avvicina e mi porge il casco dicendo
“Andiamo coglione, non vorrei mai mi venisse rinfacciato di non essere ospitale con tutti “
Afferro ciò che mi sta porgendo, arriviamo alla moto e mi porta nel suo appartamento,
una volta in casa afferma provocatorio
“Sei il primo a venire a casa mia, quindi niente scenate di gelosia “e si toglie la giacca.
La mia reazione è immediata, lo scaravento al muro afferrandolo per il colletto della camicia
“Cosa cazzo vai blaterando?”
Sorride sghembo e mi sussurra
“Dopo che mi avrai pestato, avrai la compiacenza di spiegarmi cosa ci sta succedendo?” 
Stringo ulteriormente quel tessuto fra le mani, ma non riesco a parlare, mi provoca ulteriormente
“Cosa vuoi da me Kojiro?” ma ho la sensazione che lui lo sappia meglio di me.
Non riesco ad allontanarmi, non so cosa fare!
Mi rendo conto solo adesso che sto fissando le sue labbra, vengo colto dal panico, lascio la presa su di lui e faccio un passo indietro terrorizzato.
Genzo affonda
“Che fine ha fatto la tigre?” e si arma di quel fottuto sorrisetto.
Lo scaravento al muro e lo bacio con forza, lo sento arrendersi immediatamente.
Mi concede facilmente un varco per la lingua e mentre lo assaggio, voglioso e famelico, sento che mi sfila la giacca.
Inizia a sbottonarmi la camicia, si blocca e fa scivolare lentamente le mani lungo la mia schiena.
Quando siamo ormai senza fiato, mi stacco e ansimando gli dico
“Fottiti Wakabayashi”
“Fottimi tu”è la sua risposta
Il sangue affluisce rapidamente verso il mio membro e mi rendo conto che… sospiro e prima di baciarlo ancora  gli sussurro“Fottuto Wakabayashi”.
 

 
   
 
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