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Autore: Redferne    29/12/2018    9 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 55

 

 

 

 

 

HELL'S FANGS (QUARTA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A giudicare dalla velocità con cui era sopraggiunto, insieme al suo ridicolo macinino...quel GROSSO PEZZO DI CAROGNONE, a dispetto delle sue minute dimensioni, doveva essere appostato là fuori da chissà quanto tempo. Proprio come si diceva facessero gli avvoltoi con le carcasse in attesa che frollassero al punto giusto quando, in tempi ormai immemori, ancora solcavano il cielo.

Avrebbe potuto arrivare lì quando voleva. E, a dirla tutta, avrebbe potuto darsi una svegliata anche prima. Ma aveva fatto apposta a proseguire con quella squallida manfrina per il solo e puro gusto di farlo.

Per il puro gusto di tirare la corda fino allo spasimo, giusto per non tradire la sua natura. Per tirarla fino a farci finire IMPICCATO il poveraccio o i poveracci che avevano la scalogna di ritrovarsi dall'altra parte, si sarebbe potuto aggiungere senza alcun timore di sembrare infidi od oltremodo offensivi.

Nel momento immediatamente successivo allo schianto l'intero veicolo diede l'impressione, ai pochi che poterono riuscire a vederlo compiere tale manovra, come di galleggiare nel vuoto in preda ad una sorta di strana magia.

Ma, come si era appena detto, si trattò di un effetto realizzato ad unico nonché esclusivo uso e consumo di una ristretta cerchia di eletti. DUE, per la precisione.

Se poi quello di potervi assistere o meno si fosse trattato di un COLPO DI FORTUNA OPPURE NO, beh...difficile dirlo con certezza.

Una sola cosa era certa, in mezzo a tutto quanto quel marasma. E cioé che si dovette trattare di qualcosa di IMPRESSIONANTE. E di UNICO AL MONDO, sotto certi versi. Poco ma sicuro.

Come se un laureando o un aspirante uscito fresco fresco da HOGWARTS o dintorni, nel pieno della licenza estiva di fine anno, fosse passato di lì per puro caso ed avesse deciso di lanciargli addosso un apposito incantesimo di levitazione, prima di fare ritorno dal gruppo di babbani con cui era costretto a dividere la sua vita, nonché le sue capacità di stampo superiore, al di fuori dell'accademia di magia.

Il tutto, ovviamente, con gran agitare e roteare di bacchetta e bizzarre quanto arcane formule pronunciate a mezza bocca e a labbra serrate. Con intonazione ed inflessione dal tono austero e severo, ed una pronuncia che ricordava una versione imbastardita del latino.

Poi le leggi fisiche, con particolare riferimento a quelle che riguardavano il peso, la forza di gravità ma soprattutto l'irresistibile attrazione terrestre che il pianeta esercita su tutti coloro che lo calpestano o entrano nella sua orbita, il furgone planò deciso sul pavimento.

Dapprima con le ruote posteriori, col muso che si sollevò verso l'alto ed il parafango sul retro che, per effetto dell'atterraggio, si abbassò bruscamente fino a toccare il terreno e a picchiarci contro, sollevando e sprizzando scintille per ogni dove. Per contro la parte anteriore si impennò paurosamente, schizzando verso il soffitto. Nel probabile tentativo di volerlo centrale in pieno e dargli così il colpo di grazia visto che il fuoco, almeno fino a quel momento, lo aveva risparmiato decidendo di prendersela soltanto con le pareti. E condannando quindi l'intero edificio all'inevitabile crollo.

O forse avrebbe soltanto accelerato il processo visto che era la fine che avrebbe fatto comunque l'intero commissariato, una volta che i muri si fossero deteriorati ed indeboliti a causa del fumo, del calore e delle alte temperature. Al punto di non reggere più il peso dell'intera volta.

C'era da poter giurare che di lì a poco il vetusto trabiccolo avrebbe finito col ribaltarsi su sé stesso, finendo a pancia all'aria e sdraiato sul tettuccio, con le parti sotto del motore e gli ingranaggi in bella vista. O magari avrebbe compiuto un intero giro della morte su sé stesso, a trecentosessanta gradi esatti, per poi riplanare nella posizione di partenza. Proprio come nel corso di quegli spettacoli ambulanti ed intineranti a base di funamboli e bolidi su due e quattro ruote.

Invece le altre due compagne di cordata in caucciù e polimero a mescola dura appartenenti alla sterminata famiglia TUBELESS, e disposte in parallelo sull'avantreno e rispetto all'altra accoppiata di sorelle, al momento opportuno fecero sentire la loro voce. Obbligando il van a riguadagnare il proprio giusto assetto e la propria posizione orizzontale, ripiombando di botto su tutte e quattro le sue appendici gommose.

Ci vollero poi altri tre o quattro rimbalzi da ambo le parti per ristabilizzare completamente il macinino, ma alla fine...tutto tornò a posto. Più o meno. Per il semplice fatto che l'improvvisa breccia che ebbe causato fornì, anche se in maniera del tutto inconsapevole, un'inaspettata quanto generosa dose di rinnovato ossigeno ai falò che si trovavano tutt'intorno. Che per tutta risposta e ringraziamento presero a divampare ancora più forte, divorando con ancor più lena tutto ciò che incrociavano ed avvolgevano durante la loro avanzata.

Ma davvero quel pazzoide era giunto con l'intenzione di volerli salvare? O forse il suo arrivo aveva solamente peggiorato le cose, rischiando di condannarli ad una fine ancora più rapida?

Era un quesito a dir poco inopportuno. Ma non ci si poteva fare a meno di chiederlo, vista la situazione.

Ma perché stupirsene, dopotutto? E quel che accade quando non si sa più che pesci pigliare. E, come conseguenza di tale condizione...si finisce per affidarsi persino AGLI SCHIZZATI.

Stando così le cose...non ci si può lamentare se i vestiti vengano SPIEGAZZATI E SGUALCITI.

Ciò che più conta é...che siano ASCIUTTI, no?

Ad un certo punto...importa IL RISULTATO, gente.

Anche se qualcuno avrebbe da obiettare che anche IL METODO ricopre la sua discreta importanza.

Tipo i due che non degnarono l'acrobazia su quattro ruote appena eseguita della benché minima attenzione, nonostante l'alto tasso di spettacolarità. Poiché erano troppo impegnati a fare altro, in quel momento.

Erano troppo impegnati a MANTENERE INTEGRA LA PELLICCIA. E LA PELLE.

Nick e Maggie si erano già spostati e messi ad opportuna distanza di sicurezza. Grazie anche ma soprattutto alla prontezza di riflessi ed alle tetre premonizioni da sesto senso d'accatto del primo, che aveva intuito il pericolo. E che le cose non si stavano mettendo affatto bene, per loro. Certo, a tutto ciò si deve aggiungere una certa dose di autocritica, che lo aveva aiutato a riconoscere per tempo il gigantesco e madornale errore di valutazione. E a porvi rimedio, prima che fosse troppo tardi. Tutto il contrario di certi zucconi che arrivano al punto di FRACASSARSELA IN PIENO, quella loro testa dura, pur di non ammettere fino all'ultimo istante che avevano imboccato la strada e la decisione sbagliata.

Pensavano di essere al sicuro, finalmente. Ma si accorsero ben presto che le cose NON STAVANO AFFATTO COSI'. Non appena si resero conto che la caffettiera che il fennec usava come mezzo di deambulazione non aveva la BENCHE' MINIMA INTENZIONE DI FERMARSI.

In special modo lo sceriffo, che fece capire fin troppo bene le intenzioni sue e del suo compare mediante un'ulteriore strattone al braccio della sua vice. Quello tra i due che si ritrovava più a portata di zampa, e che avrebbe fatto perdere meno tempo per effettuare la manovra di avvertimento.

 

“Corri, Maggie!!” Le fece lui.

“M – ma c – che...” balbettò lei.

“Non parlare e corri, dannazione!! SVELTA!! CI STA VENENDO ADDOSSO!!”

“C – COSA?!”

“CI STA PER INVESTIRE, TI DICO!! DATTI UNA MOSSA, PER L'AMOR DEL CIELO!! O QUI FINIAMO TUTTI E DUE SECCHI!!”

“I – INVESTIRE?!” Chiese esterrefatta la daina. “M – MA E' IMPAZZITO, PER CASO?!”

“Impazzito, dici? No – o...é solo COMPLETAMENTE SUONATO!!”

“MA QUELLO...QUELLO DEVE AVERE IL CERVELLO TOTALMENTE RIDOTTO IN PAPPA!! SICURO COME L' ORO!!”

“Ma non mi dire...” reagì la volpe con tono beffardo. “...No, spiegati meglio: vorresti darmi da capire che TE NE SEI ACCORTA SOLO ORA, CHE E' UN PAZZO COMPLETO? Ti facevo più perspicace, mia cara. Mi hai proprio DELUSO, lasciatelo dire.”

“Senti, capo...per quanto riguarda I PREDICOZZI E LE BAMBANATE possiamo tranquillamente pensarci dopo, ti spiace?”

“Sempre se ne avremo il tempo...”

“Ecco, appunto. TOGLIAMOCI DA QUI!!”

 

Non arrestarono la corsa, tra uno sproloquio e l'altro. Non ci pensarono neanche a farlo, neppure per un singolo istante. Né loro ma nemmeno il furgone, purtroppo, che alla pari di loro proseguì imperterrito.

Proprio così. Stava TIRANDO DRITTO, COME SE NIENTE FOSSE. Difficile dire se stesse accadendo o lo stesse facendo di volontà propria, più o meno indirettamente, o da parte di chi si trovava al volante in quel momento. Indipendentemente che lo stesse guidando o meno, ovviamente. E non c'era da metterci la zampa sul fuoco, visto quello che stava facendo e come si stava comportando.

Forse il van era davvero sfuggito al suo controllo, in seguito alla tremenda botta. O magari si era danneggiato sul serio e non gli riusciva più di padroneggiarlo, vai tu a sapere. In tal caso avrebbero avuto seri problemi ad uscirsene da lì, anche se al momento non era la cosa principale di cui doversi occupare. Magari il conducente, nonché proprietario del veicolo, aveva pure confidato che la brusca e spericolata manovra appena eseguita contribuisse ad inchiodarlo lì dov'era. E cioé a pochi metri di distanza da dove aveva fatto la sua trionfale entrata in scena, facendo comparire la doppia porta posteriore al posto della parete ormai annerita ed infuocata che aveva appena provveduto ad abbattere.

Certo, sarebbe potuta andare anche peggio. La pavimentazione avrebbe potuto non reggere il peso del mezzo e quindi cedere, venendo giù di schianto. Questo lo avrebbe stoppato di sicuro, ma il rovinoso crollo avrebbe finito col coinvolgere l'intero perimetro, trascinando a fondo con sé i due fuggiaschi insieme a tutto quanto il resto.

Per fortuna di tutti e tre, il cielo volle che ciò non avvenne. E non solo il cielo, a dirla tutta.

Il basamento era alquanto vecchiotto, ma ancora bello solido. E non era composto da solo legno, per quanto fosse coriaceo e bello massiccio. Il cemento delle prigioni sottostanti si estendeva fino al punto in cui il soffitto iniziava e si congiungeva con il piano soprastante, in modo da fornire delle fondamenta piuttosto valide. Oltre che a scongiurare arditi quanto fantasiosi piani di fuga in quella direzione, ovvio.

Cosi come era ovvio che a Nick e a Maggie non poteva fregare nulla di meno di questi discorsi. E neanche dell'eccezionale tenuta del seminterrato. Contava solo quello che avevano e che stava accadendo davanti ai loro occhi. O meglio, alle loro spalle. Perché anche solo il volersi fermare e voltarsi per guardare, fosse anche solo per uno sparuto quanto misero attimo...equivaleva a correre il serio rischio di andare incontro A MORTE QUASI CERTA. Anzi...PIU' CHE CERTA.

Certo che se solo avessero potuto rifletterci sopra...la cosa rasentava a dir poco L' ASSURDO.

Era davvero IL COLMO, a ben pensarci.

Era venuto fin lì col chiaro intento di tirarli fuori dagli impicci, almeno all'apparenza...ed invece li stava per cacciare in guai ancora più grossi e seri.

Come se il branco di manigoldi la fuori già non bastasse da solo...era arrivato pure lui. A RISPARMIARGLI LA FATICA, si sarebbe detto.

Chissà. Poteva darsi che non volesse dargli la soddisfazione di far fuori i suoi due compagni provvedendo AD ELIMINARLI ENTRAMBI DI PROPRIA ZAMPA, prima che ci potessero pensare quegli altri. Giusto per non voler lasciare loro la soddisfazione. Dopotutto, se proprio si deve affrontare una dipartita, nella fattispecie LA PROPRIA...MEGLIO SCHIATTARE PER MANO DI UNA MANO AMICA, no?

Davvero pessima, come battuta. E faceva schifo mica male pure come gioco di parole.

Ma di vecchio Finn ce n'era in circolazione solo uno e uno soltanto. Grazie a Dio ed anche a qualcosa d'altro, verrebbe da dire se si fosse in vena di insinuare in maniera particolarmente maligna. E bisognava prenderlo così com'era. E il piccolo FOLLETTO DEL DESERTO era fatto così. Prendere o lasciare. E, in ogni caso...il mittente NON RIVUOLE ASSOLUTAMENTE NULLA INDIETRO, nel suo caso specifico.

Era uno di quelli che il Padreterno, dopo aver fatto, ne aveva BUTTATO VIA LO STAMPO. Giurando e raccomandando a sé stesso di non COMMETTERE MAI PIU' UN SIMILE ERRORE.

PER TUTTA L' ETERNITA'.

Lo avete voluto, gente? Ed ora TENETEVELO. E GODETEVELO COSI' COM' E'.

SE MAI VI RIESCE.

E SCUSATEMI TANTO, GIA' CHE CI SIETE. NESSUNO E' PERFETTO. NEMMENO IO.

Nel frattempo la vice, in compagnia e del suo baldo e valente sceriffo e forse anche qualche cosina di più almeno nella sua testolina di ragazzona dalla fervida e vivace immaginazione, nel tentativo di trovare scampo, avevano ormai guadagnato la parete opposta a quella ormai venuta giù per intero.

Arrivarono a pari merito, dal tanto che erano appaiati e vicini. Talmente vicini che si sarebbe potuto pensare che si stessero tenendo a braccetto sin dal momento in cui avevano dato vita al loro disperato scatto in avanti, considerata la scarsissima distanza che li separava l'una dall'altro.

Si avvicinarono quel tanto che bastava per aderire il più possibile ad essa, ma senza essere costretti a dovercisi appiattire contro. Un'operazione che appariva quantomeno velleitaria ed improbabile, visto i pannelli di legno erano a dir poco roventi. Appoggiarvisi sopra o anche solo sfiorarli, se pur per un brevissimo istante o qualche decimo di millimetro, sarebbe senz'altro equivalso a farsi MARCHIARE A FUOCO.

Proprio così. Si sarebbero auto – procurati uno di quei TATUAGGI A CALDO di cui si sarebbero ricordati fino a che avessero campato. E c'era da scommettere che non lo avrebbero fatto ANCORA PER MOLTO, visto l'andazzo. Ma quello non dipendeva da loro. Non più INTERAMENTE DA LORO, almeno. Ciò che potevano ancora fare era di evitare con tutte quante le forze di rischiare di farsi imprimere addosso qualcosa I CUI SEGNI SAREBBERO RIMASTI PRATICAMENTE PER SEMPRE. Sia sulla cute che nell'animo.

In caso contrario...avrebbero dovuto essere costretti a PORTARSELI CON LORO, VITA NATURAL DURANTE. BREVE o LUNGA che fosse stata. Oltre a farsi bruciacchiare gratuitamente una bella porzione della loro pelliccia tutt'intorno AL RICAMO, naturalmente.

Una volta raggiunto il traguardo si girarono in contemporanea, tendendo ed irrigidendo l'intero corpo. I loro busti sembravano essere diventati belli ritti come il fusto di un giunco. O un palo di legno bel liscio e levigato, proprio quelli che una volta si usavano per il telegrafo. E che si usano ancora oggi, anche se in maniera più sporadica. Tipo quando c'é da inviare un bell'elogio funebre ad un amico, un parente o un conoscente appena dipartiti, e troppo lontani perché ci si possa presentare alle esequie di persona. Veniva da toccare oggetti o altre parti del corpo ad uso scaramantico, al fioccare continuo e senza sosta di quei pensieri così tetri. Ma purtroppo la situazione invitava invariabilmente a pensare ai risvolti e alle situazioni più meste e funeree. E c'era ben poco che si potesse fare, per ovviare a ciò.

I loro arti, sia superiori che inferiori, aderirono totalmente alle loro figure. I primi incollandosi lungo i fianchi con i gomiti ben bene piantati ai alti del torace. In quanto alle gambe, in mancanza di meglio...non trovarono altro da fare che pigiare violentemente contro sé stesse, come a voler entrare l'una nell'altra. Come a volersi trasformare nelle loro reciproche custodie.

Sembravano essere diventati entrambi un blocco unico. Due statue di marmo, granito o di tufo a forma di volpe e di daina immortalati in una posa a dir poco ridicola.

Si, esattamente. Ridicola. Perché, messi a quel modo, i due più che guardie sull'attenti durante un PRESENTAT – ARM oppure un cambio di turno o di garitta parevano in preda ad un BISOGNO IMPELLENTE. Talmente urgente che di lì a poco non si sarebbero pù trattenuti, finendo vittime di una a dir poco VERGOGNOSA ESPLOSIONE. Non pubblica per lo meno, visto che c'erano solo loro. Ed il terzo incomodo ancora non si era mostrato alla loro vista. BUON PER LUI, sarebbe venuto da aggiungere. Visto quel che stava combinando, non si poteva davvero immaginare cosa gli avrebbero fatto se se lo fossero trovato davanti con la sua espressione mezza allucinata e la sua ghigna strafottente.

In realtà stavano rispondendo in automatico ad un semplice istinto. Il più puro, primitivo, semplice ed elementare degli istinti. Quello DELL' AUTOCONSERVAZIONE. Con una piccola aggiunta, per ciò che riguardava uno dei due.

Compattarsi su sé stessi per potersi esporre il meno possibile. In modo da ridurre al minimo i punti deboli e le zone vulnerabili del proprio corpo, e limitare così i danni.

Massimizzare le difese per aumentarne l'efficacia. Proprio come aveva fatto e gli aveva mostrato una certa coniglietta mentre si gettava senza esitazione dentro ad una gigantesca cascata, per poi tuffarsi a piombo in mezzo ai flutti e fin sul fondo del fiume sottostante. Per poi uscirne miracolosamente indenne. Ed illesa, al termine di una rocambolesca fuga da una clinica per l'igiene mentale ormai abbandonata da tempo. Ma che tanto abbandonata non era, dopotutto.

Questo almeno dal punto di vista dello sceriffo Wilde. Probabilmente stava solo ripetendo pedissequamente ciò che le aveva visto fare in quell'occasione. Per il semplice fatto che doveva aver intuito che potesse tornargli utile. In quanto alla vice...non si era certi di poter assicurare la stessa cosa. Magari stava solamente mettendo in pratica ciò che le avevano insegnato.

In fin dei conti era un'agente di polizia anche lei, proprio come Judy. Ed in quanto tale...dovevano averla senz'altro sottoposta allo stesso tipo di addestramento, così come dovevano averle insegnato le stesse procedure.

In ogni caso non si poteva stabilire se il loro gesto fulmineo fosse frutto dell'improvvisazione dettata dall'istinto o dell'accurato quanto rapido processo di selezione dell'esperienza e dell'allenamento continuo e costante.

Solo due cose erano certe. Primo, quella lezione la volpe l'aveva imparata già da tempo. E molto, molto prima di arruolarsi in polizia e di fare il suo ingresso in accademia per il corso cadetti. E l'aveva appresa dal miglior istruttore che potesse mai sperare di avere.

E dalla miglior collega con cui potesse mai sperare di fare coppia.

E dalla miglior amica che potesse mai sperare di incontrare.

E dalla miglior persona a cui potesse mai sperare di voler bene.

E che potesse mai sperare di AMARE. E DI DESIDERARE. In tutta quanta la sua vita.

Ed in secondo luogo...seppur continuassero ad ignorarne la fonte la prontezza, sia di riflessi quanto di intuizioni che era comparsa nello stesso momento in cui la minaccia a quattro ruote aveva fatto il suo arrivo non li aveva abbandonati.

No. Non si era ancora deciso a farlo. E per fortuna, avrebbero dovuto aggiungere.

La stessa prontezza di mente, corpo e spirito che li aveva spinti dapprima ad allontanarsi di getto e mettere la maggior distanza a disposizione nel più breve tempo possibile, per poi acquattarsi a ridosso di un muro di fiamme nel tentativo di trovare riparo da ciò che stava cercando già da un po' di investirli senza riuscirci, era tornata di nuovo in loro aiuto. Donandogli un'ennesima, fondamentale premonizione. Di cui si accorsero anche questa volta, ringraziando il cielo.

Se ne resero conto non appena alzarono gli occhi per valutare la situazione in corso. Magari illudendosi di essere pure al sicuro.

Ed invece no, purtroppo. Non lo erano affatto, al sicuro. Non ancora.

Il van, così come il mattoide seduto o più probabilmente stava proseguendo nella sua travolgente avanzata. Ma quel che era peggio...era che sembrasse NON AVERE LA BENCHE' MINIMA INTENZIONE DI INTERROMPERLA.

Restava solo da capire se il mattoide seduto, o per lo più stravaccato sul sedile del conducente se ne fosse accorto. E se stesse facendo qualcosa per volerlo impedire. Probabilmente si.

Probabilmente si, a giudicare dal continuo rollio e dalle violente e frequenti sbandate su entrambi i lati, in alternanza. Peccato che stesse ottenendo scarsi anzi, SCARSISSIMI risultati visto che il mezzo seguitava a procedere inesorabile.

Quel che era sicuro, tanto come l'oro quanto come la morte, e che il margine che li separava si stava assottigliando sempre più rapidamente, col passare dei metri e dei secondi. E che di lì a un istante avrebbe finito COL METTERLI SOTTO, di questo passo.

TUTTI E DUE.

Di lì a poco li avrebbe ridotti a due schiacciatine di pelo e sangue. O li avrebbe usati per sfondare da parte a parte quel che rimaneva della parete di legno dietro di loro,trasformandoli in due improvvisati ed esitanti ARIETI. Sia gli ovini in questione che gli attrezzi usati per buttare giù in un sol colpo le porte sigillate o particolarmente resistenti e coriacee. Con l'unica, fatale differenza che non erano affatto tagliati. Né per quel tipo di ruolo, né tanto meno per quel tipo di utilizzo.

Fin troppo facile immaginare il loro riserbo e riluttanza a voler fare quella fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fu Maggie a perdere il controllo per prima. A dirla tutta fu l'unica. Ma forse solo per il fatto di aver rubato al collega la priorità. Quest'ultimo infatti, vedendola cacciare uno strillo di terrore dovette ritenere più saggio mantenere la calma ed il sangue freddo. O magari andare nel panico a sua volta, ma senza darlo a vedere direttamente.

Niente di più facile, per uno come lui. Niente di più facile, per la volpe quale era. Sia di SPECIE che di FATTO.

MASCHERARE E DISSIMULARE erano i SECONDI NOMI A PARI MERITO della loro razza.

“Ci...CI VIENE ADDOSSO!! AAAHHHH!!” Disse la daina, facendo seguire un rinnovato urlo alla considerazione appena emessa a voce. Tanto tragica e fatale quanto scontata.

Non udì alcuna risposta provenire dal suo fianco. Nemmeno un fiato o singulto. E a quel punto lei, temendo di non essere stata udita o ascoltata, ritenne opportuno ripetere l'avvertimento esposto in precedenza. Ed a voce ancora più alta. Per il motivo che ormai, PERSO PER PERSO...tanto valeva RINCARARE LA DOSE.

Insomma, che fossero sul punto di essere ridotti IN POLTIGLIA non costituiva certo una novità. Era da più di un minuto buono che quella sorta di BARACCA MOTORIZZATA SU QUATTRO RUOTE che gli si parava davanti non tentava di fare altro, oltre a precludere loro qualunque via di fuga. Però...il suo capitano poteva anche DEGNARSI DI RISPONDERE, no?

Dopotutto, se domandare é lecito...

Tsk. Bella roba.

“NICK!!” Strepitò ancora. “CI STA VENENDO ADDOSSO!! CI STA VENENDO ADD...”

“Giù!!”

Una voce dal tono fermo e perentorio l'aveva zittita, intimandole al volo cosa avrebbe dovuto fare per salvarsi. Maggie, però, preferì agire diversamente provando a voltarsi dal lato da cui era provenuta.

Ma poco prima di riuscire a vedere in muso chi avesse parlato, anche se in realtà non ce n'era alcun bisogno visto che sapeva benissimo a chi appartenessero sia le parole che la parlata...percepì un forte urto all'altezza delle reni. Un urto che di fatto la costrinse a rimettere la faccia in avanti e con lo sguardo bene dritto di fronte a sé, visto che era proprio quella la direzione verso cui si stava sbilanciando.

Deglutì per la sorpresa, ma in compenso smise di urlare. Non lo fece più.

Non ce n'era bisogno. Aveva compreso alla perfezione ciò che le era appena accaduto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non c'era alcun secondo da perdere. Non c'era PIU' TEMPO, da perdere. Neanche una lacrima. E nemmeno l'istante speso dal battito di ciglia che avrebbe potuto generata.

Ed infatti...al verbo era seguita immediatamente l'azione.

Nick, nel momento stesso in cui l'aveva esortata, le aveva poggiato la propria mano sinistra sulla parte bassa della schiena.

E poi le aveva rifilato un deciso spintone, facendola precipitare in avanti e verso il basso. Del resto...

Del resto era quel stava facendo lui a sua volta, dopo essersi tuffato.

Finirono entrambi pancia a terra. Ma questa volta l'uno accanto all'altra, e NON SOPRA.

Ma la cara Maggie non doveva certo aver avuto il tempo di rammaricarsi o angustiarsi visto che, almeno in quel frangente, doveva avere di sicuro ben altre priorità e preoccupazioni. Così come Nick. Nel suo specifico caso, complice l'aggiunta e la complicità di tutta un'altra serie di problematiche personali legate ad una certa personcina che aveva molto a cuore e che in quel momento figurava assente, e non solo in senso puramente fisico...quel pensiero doveva essere L' ULTIMO DEI PROBLEMI. L' ULTIMO, ad attraversargli la corteccia cerebrale in quel momento.

Una volta che si ritrovarono a baciare il suolo, e purtroppo solo e soltanto quello per il supremo scorno della bella vice, i due risposero ad un ulteriore richiamo atavico. L'ennesimo suggerimento fornitogli dall'innata facoltà di AUTO – CONSERVAZIONE che giace sul fondo della coscienza e della memoria di ogni mammifero. L'unico lasciato da secoli di civilizzazione imposta ed auto – imposta perché, proprio per via della sua natura, era un grado di scampare a qualunque cosa e a qualunque cosa potesse accadere. In grado di farcela persino contro SE' STESSO, e contro chi gli apparteneva. Talmente ostinato e determinato da arrivare a ribellarsi persino al suo SIGNORE E PADRONE, pur di salvarsi.

Girarono le loro facce di lato e piantarono entrambi una guancia e metà parte della fronte contro al suolo, appiattendola più che poterono contro di esso. E fecero uguale con le altre membra che componevano i loro due corpi agili e snelli. Tutte quelle su cui sentivano di avere ancora il controllo volontario, anche se minimo. Poi si misero le mani sopra alle teste a parziale quanto estrema difesa, serrandole tra i gomiti e gli avambracci e portando le palme delle mani fin dietro la nuca. Una volta giunte fino a lì le unirono intrecciando tutte quante le dita, stringendo e pigiando forte forte verso il basso. Proprio come avevano fatto poco prima, mentre erano in piedi e quasi appoggiati al muro in fiamme.

Ed anche in questo caso non vi era stata la benché minima necessità di mettersi a gridare o ad intimare ordini di alcun tipo. Avevano agito entrambi in simultanea, all'unisono.

Un perfetto gioco di squadra, si sarebbe detto.

Ormai agivano come un sol elemento. Erano in sintonia. Anzi...di più.

Erano come in simbiosi. Ciò che pensava o diceva LUI...pensava e diceva anche LEI. E la cosa valeva anche NEL SENSO OPPOSTO, naturalmente.

Non poteva che essere così. Almeno tra loro due. Riguardo al TERZO ELEMENTO, beh...meglio lasciar perdere. Anche se, in realtà...non era proprio possibile.

L'elemento in questione, PESSIMO tra l'altro, era uno che non poteva fare a meno di fra risaltare la propria INOPPORTUNA quanto INGOMBRANTE presenza, in un modo o nell'altro. Lui o chiunque si ritrovasse a farne le veci, o ad agire per suo conto. Tipo il suo furgone.

Gli occhi sia di Nick che di Maggie erano ben chiusi. Pur senza dirsi nulla avevano compiuto quel gesto in base alla precisa quanto inconscia scelta di affidarsi a ciò che il destino aveva in riserbo per loro. Pienamente consapevoli di aver fatto tutto quello che potevano. Tutto quello che che era in loro potere, e che rientrava nelle capacità di un mammifero messo alle strette.

 

Sia quel che sia, gente. E al diavolo.

 

Questo era ciò che dovevano aver pensato, e ancora una volta in contemporanea. E senza che avessero dovuto parlare, o parlarsi. E a cui stavano sicuramente continuando a pensare mentre udirono il ventre gorgogliante del LOBOS Z – 1 passare sopra di loro.

Poi, dopo una manciata di istanti talmente lenti e terribili da apparire quasi senza fine...il frastuono diminuì fino a scomparire.

Riaprirono di colpo le palpebre, e si scoprirono a guardarsi dritto dritto in faccia.

Poi rotearono la pupilla all'indietro e con le code dei loro rispettivi occhi videro serbatoi, ingranaggi, cuscinetti, ammortizzatori e cavi di trasmissione ricoperti da rivestimenti di gomma liscia o di plastica a forma sinusoidale ma comunque entrambi neri, in compagnia di altre molteplici parti meccaniche e metalliche.

Subito dopo rotearono le iridi, riportandole al centro delle orbite. Un po' per evitare inconvenienti alla vista, salvaguardandola prima che da quell'inusitato quanto astruso ed artificiale panorama sopra di loro potesse piovere giù qualcosa che potesse comprometterla.

E mai simile affermazione avrebbe potuto risultare più vera, in tale momento. Tra olii e lubrificanti più o meno esausti che circolavano senza sosta lì nel mezzo, senza tirare in ballo il liquido per freni e frizione...c'era da perderla e diventare CIECHI. PER SEMPRE.

Ne bastava anche una singola goccia che fosse caduta nel posto sbagliato al momento sbagliato. Meglio prendere le opportune precauzioni, quindi.

Quello era un motivo. Ma c'era ben altro. Roba ben più importante. Avevano, volevano, si ritrovarono in concomitanza a pensare prima a chi avevano davanti. Prima ancora che a sé stessi.

A momenti senza nemmeno mettersi a ragionare su quanto stessero facendo, neanche per un singolo istante, si ritrovarono a riflettersi l'una negli occhi dell'altro. Come di fronte ad uno specchio di dimensioni infinitesimali, ma dalle capacità immense. In grado di assorbire e catturare tutto quello su cui si posava. Tutto ciò di cui avevano bisogno, di cui gli importasse qualcosa e di cui volessero sapere.

I loro sguardi si incrociarono di nuovo. Per la prima volta da quando erano finiti uno sopra l'altra, vicino alla scrivania di lei, per salvarla dalla bottiglia incendiaria che era in procinto di ghermirla ed appiccarla addosso il suo infuocato contenuto, per poi riversarglielo sopra.

Bastò un solo istante. Fu più che sufficiente, per sincerarsi a vicenda delle rispettive condizioni.

 

Siamo...siamo VIVI, Nick?

Siamo vivi?

Si, Maggie. Puoi CREDERCI.

Puoi crederci PER DAVVERO.

Siamo VIVI, dannazione.

SIAMO VIVI. ANCORA VIVI.

CONTRO TUTTO E CONTRO TUTTI.

NONOSTANTE TUTTO.

Siamo VIVI.

ALLA FACCIA DI CHI CI VUOLE MALE. E DI CHI CI VORREBBE MORTI.

 

Già. Proprio così.

Erano ancora vivi.

Non erano ancora fuori pericolo, ma...ERANO VIVI.

Mezzi asfissiati dai gas di scarico e col pelo mezzo annerito dal pulviscolo, dalla cricca e dal grasso poiché dall'impianto sottopancia di quel lurido e fetente ferrovecchio ne colava e grondava giù di ogni, mentre era in funzione e non. Ma...erano VIVI.

E dovevano essere troppo contenti di constatare il fatto in questione, e di ritrovarsi ancora al mondo per poterlo fare per rendersi veramente conto della situazione in cui si trovavano. E cioé che la pavimentazione sotto di loro era si bella solida ma il calore, la temperatura, i continui e ripetuti urti ed il peso dell'ultimo, ingombrante arrivato la stavano mettendo davvero a dura prova. Avrebbe potuto cedere di schianto, da un secondo all'altro. E non c'era certo da stupirsene, visto che era un autentico mezzo miracolo che fosse rimasta integra, al suo posto e a fare il suo posto fino ad adesso. A fare il suo dovere fino all'ultimo, come tutte le vecchie costruzioni di una volta. Come una vecchia botte che dona il suo buon vino fino all'ultima goccia. Ma...iniziava davvero ad essere troppo, per lei.

Avrebbe potuto collassare su sé stessa di lì a poco e trascinarli entrambi nel piano interrato, in compagnia delle sue macerie e col furgone sopra. Per ridurli in tanti bricioli e completare così l'opera.

Questo sarebbe potuto accadere, se non si fossero levati subito da lì sotto.

Anche se, a conti fatti e visto tutto quello che avevano rischiato fino ad ora...SAREBBE POTUTA ANDAR PEGGIO. Ma MOLTO, MOLTO PEGGIO.

Erano ancora TUTTI INTERI, dopotutto. E avrebbero potuto RALLEGRARSENE di ciò, se non fosse per il fatto che non é mai buona cosa sfidare troppo la sorte. Specialmente se MAGNANIMA.

Ma NON LO FECERO. Per il semplice fatto che NON GLI IMPORTAVA.

Era la pura verità. Non gli importava PIU' DI NULLA. Né di ciò che stava succedendo intorno, né di quello che era successo fino ad adesso e nemmeno di quello che sarebbe potuto accadere nell'immediato seguito. O NON ACCADERE. Tanto...sarebbe stato pressoché UGUALE, per loro.

ERANO VIVI. Solo questo contava.

 

Siamo VIVI, Maggie.

Siamo VIVI, Nick.

E IO TI A...

 

Quest'ultima osservazione, però, venne da uno solo dei due. Inutile dire CHI FOSSE.

Era un pensiero mezzo smangiato e interrotto fin da dentro la cellula del cervello che l'aveva generato. Perché la criticità della situazione non invogliava certo a formulare un simile tipo di argomenti. No, ora non era proprio il caso di mettersi a tirare in ballo cose di cui, col senno di poi, ci si sarebbe potuti pentire subito dopo.

Però CI FU. Anche se, come ribadito, con tutta probabilità dovette provenire da un'unica direzione.

Ma, tornando ai loro pensieri condivisi...

Erano vivi. VIVI. Solo questo contava. Nient'altro.

 

SIAMO VIVI.

 

Questo era ciò che si stavano dicendo. E senza tanto bisogno di aggiungere parole inutili o altrettanto superflui vocaboli per mezzo delle labbra.

Questa era la frase che partiva dalla lente e dal cristallino di ognuno dei due per finire impressa vicendevolmente sulle loro retine, per poi rimbalzare e venire riproiettata all'indietro.

Ed il messaggio, forte e chiaro, venne ricevuto. Eccome, se lo fu.

Iniziarono a distendere le loro braccia. La destra per lei e la sinistra per lui. Le più vicine, quelle che potevano coprire la breve distanza che li separava nell'ancor più breve tempo possibile. E disponibile.

Da rattrappite vicino al fianco che erano, i due arti iniziarono ad allungarsi. Dapprima timidamente, poi con fare sempre più deciso ed insistito. Sembrava volessero...no, non sembrava affatto.

VOLEVANO, invece.

Volevano unire le loro mani. Ed intrecciare le loro dita. Per rendersi conto con un sol tocco, reale e tangibile, della loro reciproca presenza. Volevano SAPERE che non si trattava di un sogno. O di un'allucinazione. Volevano CAPIRE che ERA TUTTO VERO.

Che erano VIVI. E che ERANO LI'.

TUTTI E DUE.

INSIEME.

E VADA ALLA MALORA TUTTO QUANTO IL RESTO.

Mancava poco, pochissimo. La stessa distanza che avrebbe potuto percorrere una farfalla Vanessa compiendo un unico battito delle sue ali velenose quanto variopinte.

Le punte delle loro falangi stavano per sfiorarsi, ormai.

Era fatta, quando...

 

“YO – OH!! JACK UND ROSE!! ME SENTITE?! QUE CE STA NINGUNO ALL'ASCOLTO?! ULTIMA CHIAMATA PER L'ESPRESSO DIRETTO AT THE DAMN'D FUCKIN' HELL!! DESTINAZIONE IL PORCO INFERNO FOTT...COFF!! COFF!! BLOODY SHIT, CON TODA ESTA MALADETTA POLVERE NUN SE RIESCE AD HABLAR, A PARLARE...ALLORA? CE SIETE? N' DO STATE?! CHE FFATE? N' DO ANNATE?! SIETE VIVI, VOI ALTRI? SI SIETE VIVI Y NUN SIETE MUERTI VEDETE DE RISPONDERE!! DING – DONG!! PLIN, PLAN, PLON...LA DIREZIONE NELLA FATTESPECIE DE EL SOTTOSCRITTO MI MIDISMO, ME MEDESIMO VUOLE INFORMARE QUEL BRANCO DE SIFILITICI 'CCA NUN SONO DEI PASSEGGERI QUE ESTO ES L' ULTIMO AVVISO, Y DEPUIS...LLIEVO LAS CORTINAS, HOMBRES!! QUE, ME AVETE SIENTITO?! YO LLEVO LE TENDE!! ES CLARO?!”

 

All'udire quella vociaccia provenire dall'abitacolo, talmente rauca che sarebbe potuta appartenere ad vecchio gatto selvatico mezzo spelacchiato e scorticato, ed impegnata ad imitare malamente il vecchio altoparlante di una stazione sperduta fin tra le natiche sudaticce e maleodoranti di un branco di lupi di montagna...sia lo sceriffo che la vice si ritrassero di colpo, riprendendo le proprie posizioni ed il proprio contegno come richiedeva il contesto in cui si trovavano immersi fino al colletto delle divise. E parlando di queste ultime...come imponeva il ruolo che ricoprivano, anche.

Niente smancerie, gente. Almeno in servizio ed in azione.

Però non poterono fare a meno di sbuffare diverse volte per manifestare il loro disappunto. E per levarsi la soddisfazione di far capire che gli stavano girando vorticosamente. Sia a chi ne era provvisto come a chi non ne disponeva, dal punto di vista prettamente fisico.

La conoscevano fin troppo bene, quella voce. Sprigionata da una gola così secca e catarrosa che avrebbe fatto venire le ragnatele e le blatte nella orecchie a chiunque avesse avuto la disgrazia o si fosse fatto venire la pessima idea di mettersi a sentirla.

Era proprio vero. Era più forte di lui. Se decidevi di dargli spazio e di farlo entrare, consapevolmente o meno nella tua vita...quel TAPPO MALEFICO doveva SEMPRE far sentire LA SUA INGOMBRANTE PRESENZA, in un modo o nell'altro. Specie nei momenti MENO OPPORTUNI, Naturalmente.

SPECIALMENTE IN QUEI MOMENTI.

Ma a Nick quell'impenitente guastafeste, anche se non avrebbe mai avuto il coraggio di ammetterlo nemmeno a sé stesso e alla propria coscienza...AVEVA FATTO COMODO.

MOLTO COMODO. Per un certo motivo che lui ben sapeva, anche se si ostinava ad ignorare.

Gli aveva LEVATO LE CASTAGNE DAL FUOCO, letteralmente. Avrebbe dovuto RINGRAZIARLO, invece di maledirlo come invece stava facendo la sua collega.

Ma, forse...era proprio quel che stava facendo. Anche se ebbe la buona creanza di tenerlo per sé.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il furgone concluse finalmente la corsa contro la parete speculare di quella a cui era appena passato attraverso. E, al pari della gemella, le fece fare la stessa fine.

Chissà...forse lo considerava giusto. Una forma di rispetto. E poi non si venga a dire che si applica la disparità di trattamento nei confronti dei consanguinei.

Un trattamento imparziale, ecco quel che ci vuole. Come farebbe la buona madre che quando vede due fratelli che litigano, li prende entrambi a sberle senza nemmeno voler sapere chi ha iniziato per primo. Senza neanche prendersi la briga di sapere chi ha ragione e chi ha torto.

E' così che si deve fare, coi figli. Niente distinzioni o discriminazioni. In famiglia si é tutti uguali e conta niente nessuno allo stesso tempo.

In realtà non la buttò giù direttamente. Ci si fermò giusto contro facendo incrinare e scricchiolare le assi con cui venne a contatto, che per tutta risposta emisero un prolungato e straziante blues di agonia mista a protesta, mentre si riempivano di crepe per l'eccessiva pressione a cui stavano venendo sottoposte. Ma si trattò di un sacrificio necessario, visto che contribuì ad arrestare la corsa di quel pazzoide.

Il furgoncino rallentò fino a bloccarsi, emettendo come segnale di fermata un ennesimo sbuffo di fumo nero dal tubo di scappamento, con quest'ultimo che spetazzava senza ritegno peggio di uno schioppo o di un archibugio a pallini vecchio e malandato, mal realizzato ed ancor peggio tenuto. Oscurando ancor di più l'ambiente e rendendo l'aria ancor più irrespirabile e pestilenziale di quanto già non fosse in precedenza.

Poi, i due portelloni si spalancarono di botto dando il colpo di grazia al muro infuocato, che venne giù con un ultimo lamento ma al contempo in maniera assolutamente ordinata e composta, quasi con dignità.

Era stato il fennec stesso ad aprirli. Doveva aver attraversato di corsa tutto quanto l'interno del veicolo, in men che non si dica. Neanche aveva aspettato che si fermasse, a momenti. Ma il tappo avrebbe senz'altro risposto che lui ed il suo compagno di traversate e battaglie erano una cosa sola. Un estensione del suo organismo.

Certo, certo. Come no. Rimaneva soltanto da capire chi fosse l'estensione di chi. Se il veicolo del mammifero, oppure viceversa. Difficile stabilirlo.

Pazzo il mezzo come il pilota, sarebbe venuto da dire.

Dopo che entrambi i battenti ebbero percorso la massima ampiezza consentita dall'escursione dei cardini che li sorreggevano e guidavano, saldati alle loro estremità ed ancorati al resto della carrozzeria, Finnick comparve sulla soglia tra vapori neri ed esalazioni mefitiche, confermando quanto sospettato in precedenza. E cioé che aveva mollato il volante in corsa, quell'incosciente.

“EEEEEEHHII!!” Urlò, a squarciagola e a fauci spalancate. “I' M BAAACK!! SO – NO TORNAATOOOOO!!”

“EHI!!” Aggiunse un istante dopo, guardandosi attorno e verso il basso e senza smettere di gridare. “MA USTED PUEDE SABER, SE PUO' SAPERE DONDE CAPPERO SIETE FINITI? GUARDATE QUE SE NON TIRATE SUBITO SU LE VOSTRE CHIAPPE DAL MORBIDO Y NON COMPARITE ALL' ISTANTE, GIURO QUE ME NE VADO!! Y ESTA VEZ, ESTA VUELTA NO VUELVO MAS, NON RETUERNO PIU'!! NO VOY A VOLVER!! VADO VIA SUL SERIO Y COL CAVOLO QUE TORNO ENDIETRO!! LO GIURO SU L' ANEMA SCORTECATA Y SLABBRATA DE QUELLA MERETRICE DE MIA MADRE, CHIUNQUE ESSA FOSSE Y CHIUNQUE NE ABBIA FATTO LE VECI!!”

Ci fu un attimo di silenzio, poi...giunsero alcune voci ovattate da sotto al furgone.

“FINN!!” Gridò Nick a sua volta, davvero furibondo. “SIAMO QUI SOTTO, PEZZO DI CRETINO!!”

“RAZZA DI IMBECILLE CHE NON SEI ALTRO!!” Gli fece eco Maggie, con voce e tono egualmente furiosi. “A MOMENTI CI AMMAZZAVI A TUTTI E DUE!! PER CASO TE LO SEI BEVUTO, QUEL PEZZO DI GRASSO MARCIO CHE TI RITROVI TRA QUELLE ENORMI ORECCHIE E CHE TI OSTINI A CHIAMARE CERVELLO?!”

“Maggie, per favore” le suggerì lo sceriffo, cercando di ricondurla alla calma e alla ragione. “il tuo lessico sta davvero peggiorando ad ogni istante che passa. Davvero, non mi pare il caso di...”

“A ME PARE IL CASO ECCOME, INVECE!!” Lo zittì prontamente la vice. “APPENA ESCO DI QUI GIURO CHE LO PRENDO A CALCI NEL C...”

“Aaahh! Ahora entiendo!!” Intervenne prontamente il fennec. “Adesso ha comprndido!! Ho capito!! No, por que sapete...ve confiderò A SECRET. Un segreto. Ma mica como EL SEGRETO, quello schifo de telenovela que danno la siera en televisiòn por intortare los vejos mezzi REBAMBIDI. Sapete...yo SO MAG'. Io vedo, prevedo, stravedo...cieerto, NO ME GUSTA, nun me pias, piace que lo se dica en giro por que noin amo mettere le mie capacidad en mostra, ma...'ASPITA!! 'CCA SIETE NU POC' MAG' PURO VOI, POR CASO? 'CCA SIETE? BRUJOS? STRIGON? DIABLEROS? C' MON, coraggio, a me me lo petete dire...v'aggio ritt' che so MAG' puro yo, un poquito...”

“VUOI LA MAGIA, EH?” Gli domandò la daina, sempre a voce alta. “VUOI LA MAGIA, BRUTTA TESTA DI CAVOLFIORE?! FAMMI USCIRE DI QUI E TI GIURO CHE PRIMA CHE TU POSSA ESALARE IL TUO PROSSIMO RESPIRO TI FACCIO RITROVARE LA FACCIA AL POSTO DELLE CHIAPPE, E VICEVERSA!!”

“OH P' BACCO!!” Esclamò il tappo, assumendo un'espressione stupita e schiaffeggiandosi bello secco proprio il viso con entrambe le palme delle zampe anteriori. “UN NUMERO DE ARTISTA!!Provace pure se ce riesci, querida. Ma te garantisco que es un trucco de alta scuola. Muy difficile.”

“OH, NON TI PREOCCUPARE...” ribadì lei. “TU PENSA SOLO A TIRARMI FUORI E POI TEL LO FACCIO VEDERE IO, SE NON NE SONO CAPACE!! IN QUANTO AL TUO PROSSIMO RESPIRO...HO IDEA CHE SARA' L' ULTIMO, SE NON TI MUOVI. E NON APPENA TI METTO LE MANI ADDOSSO!!”

“Really interesting, BABE. Davvero muy muy enteressante, OCCHIDOLCI. Resta solo el fatto que ve trovate ancora sotto. Y basta una minima mossa sbagliata da parte vostra o da parte mia que...”

“ORA BSTA, FINN!!” Si intromise Nick. “FACCI USCIRE DI QUI, DANNAZIONE!! E PER QUESTO CHE SEI VENUTO, NO? E ALLORA RENDITI UTILE, UNA BUONA VOLTA!!”

“Nada, socio.” fu il commento da parte del fennec. “Rien a faire. Niente da fare. Esto posto sta in piedi por MILAGRO, por miracolo, ed el mi furgone ce sta sopra por un miracolo ancora più grosso. Al minimo movimento o scossone...qua vien giù TODO. VEN GIO' TUSCOSS'. Viene giù tutto. Es muy ma muy probable que crolli tutto quanto su sé stesso non appena metterò in moto y ce ne andremo de aqui. Perciòqueddunque...non rimane que una soluziòn.”

“E sarebbe?” Chiese la volpe, al limite della pazienza e della sopportazione.

Il gioco era davvero durato troppo. E non era più nemmeno bello, ormai. Ma Finnick andò aveanti lo stesso, incurante.

“Oh...es muy semplice, socio” disse. “Uscitevene DA SOLI, POR VOSTRO CONTO!! PASSO DEL GIAGUARO!!”

E mimò il movimento, roteando i gomiti in alternanza ed in senso orario, dopo aver piegato le braccia ed averle portate all'altezza del petto.

“Avanti!!” li esortò. “UNOS – DOS, UNOS – DOS...”

Si era messo pure a dare il ritmo, quel babbeo.

Per farla breve...ai due agenti non rimase quindi che strisciarsene all'indietro sui polsi, gli avambracci e le ginocchia seguendo il consiglio che gli era stato appena impartito. Il tutto tra colorite ed accese imprecazioni da parte del superiore e oltraggiose ed irripetibili bestemmie per bocca della sua diretta ed unica sottoposta. Che spaziavano dal nutrito pantheon dell'era classica agli egualmente antichi ma più comuni rappresentanti dei culti monoteistici. E non tirò in ballo le credenze olistiche moderne solo per il fatto che di norma non avevano una divinità di riferimento.

Era comunque roba da far sanguinare le orecchie di un qualunque credente o potenziale tale in possibile ascolto. Nonostante era notte fonda, c'era da giurare che di lì a poco il cielo si sarebbe squarciato in due e sarebbe comparsa una zampa gigantesca a porgere un'altrettanto monumentale lettera di protesta formale. L'alternativa sarebbe stata veder venire giù l'intera volta celeste, con tutta probabilità.

In mezzo a tutto questo sfacelo, la fortuna volle che il precedente crollo avesse provveduto, tramite pioggia di macerie, ad estinguere buona parte dell'incendio che avevano appiccato da fuori e che lambiva quella porzione di perimetro esterno. In questo modo sia Nick che Maggie se la cavarono unicamente con qualche piccola abrasione ed escoriazione da ripetuto strisciamento, una serie di lievi scottature ed il pelo annerito da fumo e fuliggine.

Come si era già avuto modo di ribadire in precedenza...POTEVA ANDAR PEGGIO, vista la situazione.

“Muy bien” li apostrofò Finnick. “Eeecco, bravi. Coooosì. Y ahora...EEEN CARROOOZZAAAAA!!”

Proprio non ce la faceva a smetterla, di fare lo spiritoso.

“GUARDA” Gli inveì contro la daina, spalancando le braccia come a volergli mostrare quel che aveva appena combinato. “GUARDA, ACCIDENTI A TE!! MA NON TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO?! E' TUTTO DISTRUTTO!! HAI RASO AL SUOLO TUTTO, RAZZA DI STR...”

“Don't mind” la interruppe l'altro, tagliando corto. “Und never care. Siete SALVI. Y siete VIVI. Esto es ciò che cuenta davvero. Come dico sempre yo...quel che emporta es EL RISULTADO, no? AHR, AHR, AHR!!”

E scoppiò in una grassa risata.

Già. Erano VIVI. E SALVI. Solo QUELLO contava, messi com'erano a quel punto. O meglio...solo quello AVREBBE DOVUTO CONTARE. E invece...

E' un discorso un po' complesso, ma...la gente é legatissima alle proprie cose. Le vede come delle ESTENSIONI DI SE' STESSI.

E' un concetto a dir poco assurdo, se ci si pensa. Ma ci si tiene lo stesso tantissimo.

Se una cosa o un oggetto a cui si é particolarmente legati finisce danneggiato o rovinato in modo irrimediabile...SI SOFFRE. E PARECCHIO. Ci si sente come se una parte del porprio corpo sia andata perduta. PER SEMPRE.

O magari era solo una squallida scusa, nello specifico caso dell'agente Thompson. Una scusa per mascherare un altro motivo di malessere. Dovuto al fatto che quel guastafeste in miniatura, col suo arrivo provvidenziale quanto catastrofico...era risultato in ogni caso INOPPORTUNO.

Perché era giunto giusto in tempo per interrompere QUALCOSA.

Ok, si era trattato di un gioco di occhiate condito da un tentativo appena abbozzato di PRENDERSI PER MANO.

Poteva sembrare POCO, ad impressione di chiunque. NIENTE. O poco meno di tale.

Ma non per lei.

Perché per chi comincia da zero, anche un NIENTE O GIU' DI LI come quello rappresenta comunque un PUNTO DI PARTENZA.

UN INIZIO.

I vaneggiamenti del tappo la riportarono alla realtà.

“Y poi, en un modo o nell'altro...” lo udì continuare imperterrito,“...esto posto era condannato, ormai. Quindi, siempre por come la vedo io...FUCKSAW, chica. Entendido? FOTTESEG...”

Era VERAMENTE troppo, questa volta. Il buon Finn aveva oltrepassato il limite, decisamente.

Ed infatti non gli riuscì di finire la frase.

Maggie lo raggiunse due dita sotto al petto con un colpo di esterno gomito, eseguito col destro. Poi estese il braccio a poco meno di centoottanta gradi e, con un movimento a semicerchio, lo colpì in piena bocca col dorso della mano.

Niente da dire. Un URAKEN – UCHI da manuale. E da antologia. Nell'esecuzione come negli effetti.

Il corpicino del fennec volò attraverso l'abitacolo e si schiantò contro la parte centrale del cruscotto, senza emettere un solo lamento. Forse non aveva nemmeno sentito dolore. Forse non aveva fatto NEMMENO IN TEMPO a sentirlo, talmente era stato rapido e preciso il colpo.

Ma non che avesse molta importanza. Lo avrebbe senz'altro sentito di lì a poco, senz'altro.

Nick, che nel frattempo si era rimesso in piedi a sua volta, se ne era rimasto in disparte ad osservare la scena, con i suoi occhi verdi completamente sgranati.

Emise un sonoro fischio di ammirazione, ma più che altro per compiacere la sua partner. Perché sapeva che era ciò che voleva e che si aspettava da lui. Ma in cuore e soprattutto in mente sua non stava affatto pensando alla tecnica a cui aveva appena assistito, per quanto fosse perfetta e mirabile fosse stata.

 

Beh, Finn...che dire...NULLA, vecchio mio.

Proprio NULLA DI NULLA. A parte che...

A parete che TE LA SEI PROPRIO CERCATA.

Ti ostini proprio a NON CAPIRE, mh?

Proprio non lo capisci quando arriva IL MOMENTO DI PIANTARLA CON LE FESSERIE, EH?

 

Pur dispiaciuto che fosse, non era assolutamente contrariato per la sorte toccata al suo compare. Anzi...si sentiva di condividere la decisione presa da Maggie, nonostante fosse risultata davvero BRUTALE.

D'altra parte...dai e ridai e finisce col scassarsi pure il metallo più duro. E anche i santi finiscono per perdere la pazienza.

Se non ci avesse pensato lei...glielo avrebbe tirato LUI stesso, quel pugno, e molto volentieri. Ne aveva una gran voglia, proprio. Se non fosse che lo rispettava troppo. E avrebbe finito col desistere, e mandar giù l'ennesimo boccone amaro. Anche a costo di strozzarcisi.

Meno male che la sua vice lo aveva sollevato da quella fastidiosa ma necessaria incombenza. Nonché DOLOROSA. Per IL TAPPO, s'intende.

Dopotutto...é A QUESTO che dovrebbero servire i collaboratori, no?

A FARE L' ONESTO LAVORO SPORCO AL POSTO TUO.

E comunque, come aveva già avuto modo di ribadire...il Karate di quella ragazza era davvero fenomenale. E MICIDIALE.

Una vera ed autentica FORZA DELLA NATURA. Come COLEI CHE LO PRATICAVA, del resto.

Anche se il garbo, l'educazione e le buone maniere stavano finendo letteralmente a farsi benedire. Anzi, volendo rimanere nel campo del VOLGARE SPINTO, erano andati del tutto A TR...

Meglio lasciar perdere. E finirla lì, almeno per il momento. Se ne erano già dette fin troppe. E poi, in fin dei conti, non aveva mica la responsabilità di quanto stava accadendo. Di quel che LE STAVA ACCADENDO.

E comunque...vederla in azione era un vero spettacolo.

Era davvero incredibile, per una che aveva trascorso buona parte della sua carriera di rappresentante e tutore della legge trincerata dietro ad una scrivania a compilare, impilare e catalogare pratiche e scartoffie. Almeno fino ad una mezz'ora buona subito dopo al suo arrivo in centrale. E qualche ora dopo la sua nomina di novello sceriffo.

Davvero niente male.

Senza contare che aveva vissuto in mezzo ai monti fino ad adesso, stando a quel che gli aveva sempre detto sul suo conto.

Ma dove diavolo aveva imparato a combattere così? Chi l'aveva addestrata?

Anche questo lo sapeva bene.

Era stato SUO PADRE, gli aveva rivelato lei.

Beh, chiunque fosse...doveva essere davvero UN BEL TIPO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Lasciatemi dire una cosa, prima di tutto.

Sono felice di essere riuscito a pubblicare prima della fine del mese, contrariamente alle mie più fosche e nere previsioni.

Soprattutto perché ho l'occasione di poter augurare buon feste a tutti i miei stimati lettori ed esimi colleghi di fandom!!

Ma prima...alcune considerazioni sul capitolo appena pubblicato.

Pure questo l'ho trovato un po' strano. Dovrebbe essere una situazione drammatica, eppure...continuiamo a navigare nelle lande dell'assurdo e del demenziale.

Ma direi che ci sta, tutto sommato. E' nel pieno rispetto dello spirito del film. Anche in ZOOTROPOLIS, dopotutto...persino le situazioni di maggior tensione (tipo la scena in cui Judy e Nick vengono inseguiti da un Manchas inferocito e deciso a sbranarli, ad esempio. Una sequenza che hanno preso pari pari dal finale di CAPE FEAR – IL PROMONTORIO DELLA PAURA di Martin Scorsese. E non é certo l'unica. Tutto mi sarei aspettato, tranne che di vedere citato Scorsese in un film Disney) strappano sempre una risata!!

Il fatto é che con personaggi così stralunati non sai mai cosa può venir fuori. E specialmente quando c'é di mezzo uno come Finnick!!

Spero vi possa piacere anche questo.

E comunque...continuo ad avere qualche perplessità, a riguardo.

Ci troviamo alla quarta parte, e ancora non ne siamo venuti fuori.

Da quella cacchio di stazione di polizia, intendo dire.

Ma niente paura...stiamo per uscirne, finalmente (in tutti i sensi)!!

E riguardo alle risate...ci sarà un brusco cambio di rotta, tra poco. Ve lo garantisco.

Del resto...chi conosce la mia storia lo sa fin troppo bene, ormai.

Si ride e si scherza e poi...PAM!! A sorpresa e a tradimento arriva il cazzottone in pieno allo stomaco che fa MALISSIMO.

Sapete com'é, dopotutto. Si dice che i colpi che fanno più male sono quelli che NON VEDI NE' SENTI ARRIVARE.

Ma il problema é che chi te li tira te li stava preparando già da tempo. E ha fatto in modo di non fartene accorgere.

Diciamo che il meglio me lo riservo per il prossimo anno. Per quest'anno basta così.

E veniamo al consueto angolo dei ringraziamenti.

Un grazie di cuore a hera85, Devilangel476 (e complimenti ancora per il tuo ultimo capitolo de IL BUIO BIANCO – SOLDIER CONTRO! Il tuo Angeal é semplicemente strepitoso. Ed invito di nuovo chi é appassionato di Final Fantasy VII ma anche no a dargli una letta, perché merita davvero), Sir Joseph Conrard e Plando per le recensioni allo scorso capitolo.

E complimenti anche a chi sta continuando a scrivere e pubblicare in questo fandom. Davvero niente male, considerando che l'anno prossimo saranno...TRE ANNI ESATTI CHE E' USCITO IL FILM? Ho contato bene?

Davvero incredibile.

Mi auguro che si possa scoprire qualche novità, sulla nostra “coppia” di agenti preferiti...già sono curioso di vedere se in RALPH 2 ci sarà il cameo di Nick. Ma spero anche che i capoccia della Disney si rendano conto che non possiamo aspettare dieci / quindici anni per vedere il seguito.

Chissà. Nel frattempo, una bella serie animata come quella che hanno fatto per Big Hero 6 non sarebbe male...

Prima dei saluti, voglio ringraziarvi per il sostegno e l'affetto. Come ribadisco da sempre...questa storia esiste e continua ad esistere grazie a voi.

Certo...a volte continuo a chiedermi chi me lo ha fatto fare. E' una bella fatica, non lo nego. E tra lavoro, famiglia ed impegni vari non riesco a dedicargli tutto il tempo che vorrei.

Ma vedendo i risultati, e i vostri apprezzamenti...mi sento totalmente ripagato degli sforzi.

Insomma...é una grandissima soddisfazione. Pian pianino...CI STO RIUSCENDO!!

Concludo con un bel BUON NATALE (anche se in ritardo) ED UN FELICE ANNO NUOVO.

A TUTTI VOI.

CHE QUESTO 2019 POSSA PORTARVI CIO' CHE PIU' DESIDERATE.

All'anno prossimo!

 

See ya!!

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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