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Autore: edoardo811    31/12/2018    4 recensioni
La pace ha continuato a regnare al Campo Mezzosangue, gli Dei si sono goduti molti anni di tranquillità. Ma la pace non è eterna.
La regina degli dei Amaterasu intende dichiarare guerra agli Olimpi, mentre un antichissimo mostro ritornato in auge si muove nell'ombra, alla ricerca di Ama no Murakumo, la leggendaria Spada del Paradiso.
EDWARD ha trascorso l'intera vita fuggendo, tenuto dalla madre il più lontano possibile dal Campo Mezzosangue, per ragioni che lui non è in grado di spiegarsi, perseguitato da un passato oscuro da cui non può più evadere.
Non è facile essere figli di Ermes. Soprattutto, non è facile esserlo se non si è nemmeno come i propri fratelli. Per questo motivo THOMAS non si è mai sentito davvero accettato dagli altri semidei, ma vuole cambiare le cose.
STEPHANIE non è una semplicissima figlia di Demetra: un enorme potere scorre nelle sue vene, un potere di cui lei per prima ha paura. Purtroppo, sa anche che non potrà sopprimerlo per sempre.
Con la guerra alle porte e forze ignote che tramano alle spalle di tutti, la situazione sembra farsi sempre più tragica.
Riuscirà la nuova generazione di semidei a sventare la minaccia?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le insegne imperiali del Giappone'
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7

La figlia di Demetra

 

 

Quella giornata non era iniziata nel migliore dei modi, per Stephanie.

La prima cosa che aveva notato, una volta uscita da casa, era stato il giardino distrutto. I suoi fiori, i gigli, le orchidee, le rose, le viole, tutti calpestati e fatti a pezzi. La parte peggiore era che non era nemmeno la prima volta che succedeva, eppure fece male come la prima. 

Steph sapeva chi era stato. Loro non si erano mai fatte problemi a rivendicare quel gesto. E lei ancora non aveva capito perché continuava a permetterlo. La terra tremava sotto ai suoi piedi ogni volta che incontrava Jane e le sue maledette sorelle ed era costretta a stringere i denti e ingoiare l’amaro per paura di quello che avrebbe potuto fare loro.

In quei momenti, le tornavano in mente le parole di sua sorella, e le veniva molto difficile non pensare a quanta ragione avesse.

Tuttavia, quella volta non fu come le altre. Perché mentre riparava il giardino, ben due persone al di fuori dei suoi fratelli, o Tommy, andarono a vedere come stava.

Le era dispiaciuto mandare via Edward in quel modo. Sembrava davvero preoccupato per lei, davvero desideroso di dare una mano. Però lei non poteva permettergli di immischiarsi più del dovuto: nessun altro doveva rimanerne coinvolto. Si sentiva già responsabile per quello che era successo a Thomas e i suoi fratelli. Erano finiti sotto al mirino dei bulli solo perché erano suoi amici. Edward si era già preso un pugno, per lei. Era più che sufficiente, soprattutto considerando quante già doveva averne passate.

Poi, arrivò la seconda persona. Dopo cena, poco prima dell’inizio della sfida, Stephanie sfruttò la quiete nel campo per finire di sistemare il giardino, approfittando anche della poca luce del sole ancora presente. 

Mentre stava apportando gli ultimi ritocchi, qualcuno la chiamò: «Steph.»

Stephanie riconobbe subito quel tono di voce baritonale. Si alzò in piedi, voltandosi con cautela. «Konnor…» 

Il figlio di Ares la osservò per un breve istante e, come ogni volta, Steph si sentì come se le stesse leggendo dentro l’anima. Era per via dei suoi occhi, si ripeteva sempre lei, di quel colore così freddo, che gli davano un’aria sempre critica ed esaminatrice.

«Di nuovo il giardino?» domandò poi lui, facendola trasalire. Solo in quel momento si rese conto che aveva spostato lo sguardo, ora studiando i fiori. Erano quasi tutti di nuovo intatti e immacolati, ma entrambi sapevano nel profondo che non sarebbe durato per molto.

«Sì… lo stavo risistemando» spiegò lei, flebile.

Un sospiro provenne dal ragazzo, che tornò a scrutarla, ora quasi con aria di rimprovero. «Non puoi lasciare che continuino a tormentarti in questo modo. Lascia che parli con Jane, per favore. Lei mi ascolterà, sarà costretta a farlo. Le dirò di…»

«No» asserì la figlia di Demetra, ricomponendosi. «Non farlo.»

«Perché?» insistette Konnor, faticando a trattenere la propria postura intatta. Sembrava quasi voler sollevare gli occhi, o sospirare un'altra volta, invece tenne lo sguardo saldo su di lei.

«Perché…» Stephanie inspirò a fondo. Strinse i pugni senza nemmeno accorgersene. «… perché non ne ho bisogno. Non voglio aiuto. Non così. Non posso lasciare che siano gli altri a risolvere i miei problemi per me. Le cose peggiorerebbero soltanto.»

«E quindi vorresti continuare a tenere la testa bassa e subire…» Konnor indicò il giardino. «… questo? Pensi che si stancheranno? Continueranno finché non ti avranno distrutta. E forse nemmeno allora si fermeranno.»

Le labbra di Stephanie tremolarono. Sistemò meglio gli occhiali sopra il naso, poi sospirò. «Non posso fare altro» mentì. Poteva, invece. Ma non voleva.

Konnor mugugnò esausto, passandosi la mano tra i corti capelli. «Ah… lo sapevo che l’avresti detto. Per fortuna, ho un’altra idea. E credo che questa ti piacerà.»

Così, il figlio di Ares l’aveva persuasa a partecipare alla sfida. Con le loro capacità combinate, avrebbero potuto vincerla. E poi, forse, gli altri ragazzi nel campo avrebbero cominciato a rispettarla. Stephanie non saltava di gioia all’idea di partecipare alla sfida e temeva che fare coppia con Konnor avrebbe incasinato tutto ancora di più, ma non se l’era sentita di dirgli di “no” anche la seconda volta in cui le proponeva di fare qualcosa assieme, in più… forse il suo piano poteva davvero funzionare. Se doveva guadagnarsi il rispetto degli altri semidei, allora avrebbe preferito che accadesse in un modo come quello, evitando soluzioni più drastiche.

Erano entrati nel bosco, in perlustrazione, prendendo un sentiero dove il grosso del resto dei semidei non sarebbe passato e dove Steph, grazie alla conoscenza del posto, aveva creduto di poter trovare uno scorpione. Tutto quanto stava procedendo senza intoppi, fino a quando Konnor non le aveva sfiorato il braccio. «Ehi, ascolta…»

«Sì?»

Konnor parve imbarazzarsi, il che era tutto dire. Distolse lo sguardo da lei. «Insomma… a volte mi capita… mi capita di pensare a quella volta.»

«Quella… volta?» Stephanie sollevò un sopracciglio, per poi schiarirsi la gola imbarazzata. «Intendi dire… quando mi hai chiesto di uscire?»

Il figlio di Ares non rispose. Per lei, quello fu un sì. «Quindi… è per questo che mi stai aiutando?» domandò. «Volevi solo… parlarmi di nuovo di questa faccenda?»

«No!» asserì Konnor. «L’ho fatto perché è la cosa giusta. Non mi piace vedere gli altri trattarti in quel modo. Non te lo meriti.»

Steph lo osservò corrucciando la fronte, per poi sospirare. «Konnor…» cominciò, con tono più morbido. Le era dispiaciuto da morire dirgli di no quando le aveva chiesto di uscire. Konnor era carino, gentile, di gran lunga meglio rispetto ai suoi fratelli, tuttavia lei aveva temuto che si fosse trattato solo di qualche piano delle figlie di Afrodite in combutta con quelli di Ares per ferirla ancora, non sarebbero stati una novità dopotutto. Quando aveva scoperto che Konnor, invece, era sincero, non aveva più avuto il coraggio di tornare tra le sue braccia dopo averlo deluso.

«… ascolta, ti sono davvero grata per quello che stai cercando di fare, però… forse sarebbe meglio parlarne dopo la sfida, va bene?»

Scostò alcuni rami, ed entrambi i ragazzi sbucarono in una radura, il luogo di sua conoscenza dove lei credeva che uno scorpione avrebbe potuto trovarsi. Era una zona ampia, dove un bestione del genere avrebbe potuto muoversi in tutta tranquillità. 

Konnor pareva piuttosto cupo dopo le parole della ragazza. «Mi piacerebbe solo… insomma, avere una seconda possibili...»

La ragazza lo zittì, forse con un cenno un po’ troppo brusco, ma aveva appena sentito uno strano fruscio tra i cespugli. Si fermò di colpo, guardandosi attorno. «Hai sentito?»

«Che cos…» Konnor non riuscì a finire la frase. Uno scorpione sbucò fuori dalla vegetazione, emettendo un terribile strillo. Prima che i due semidei potessero reagire, tuttavia, il mostro aveva già colpito il figlio di Ares, scaraventandolo ad un lato della radura.

«Konnor!» gridò lei, un attimo prima che lo stesso trattamento le venisse riservato.

Gli occhiali le erano saltati via e lei si era ritrovata a terra, dolorante. Il mondo si era trasformato in una macchia indistinta. E poi, era successo tutto il resto. L’arrivo di Tommy, di Edward, la spada misteriosa, l’arrivo di Chirone e, per finire, la scoperta che Edward fosse un figlio di Apollo. Il piano di Konnor di vincere la sfida assieme a lei era naufragato, non che la cosa avesse molta importanza, ormai. Quello che era successo con Edward aveva cancellato qualsiasi altro pensiero dalla sua mente e con tutta probabilità anche da quelle di Tommy e dello stesso Konnor.

Ora i semidei avanzavano in un unico grande gruppo capitanato dal centauro, affiancato da Stephanie – a cui alcuni figli di Efesto avevano aggiustato gli occhiali con riluttanza – Konnor, Tommy ed Edward. Chirone aveva sancito il termine della sfida, non esprimendosi in maniera molto chiara su chi l’avesse vinta, e aveva chiesto a loro quattro di andare con lui alla Casa Grande mentre il resto dei semidei sarebbe tornato nelle loro cabine. Era evidente che non si fosse affatto bevuto la faccenda di Thomas ed Edward che da soli eliminavano ben cinque scorpioni e doveva aver capito che c’era qualcosa di più grosso sotto. Stephanie era stata tentata di parlargli della strana spada che era comparsa tra le mani di Edward, tuttavia aveva deciso di non farlo: era la sua spada, dopotutto. 

Konnor zoppicava ancora, lasciandosi scappare numerose smorfie di dolore. Aveva mangiato anche lui un po’ di ambrosia, ma forse non era bastata. In effetti, tra loro quattro, sembrava essere quello in condizioni peggiori, nonostante lo scontro lo avesse coinvolto meno di tutti. E lei non ci mise molto a capire il perché: il figlio di Ares non stava indossando la cotta di maglia. La ragazza schiuse le labbra. Se ne accorse solo in quel momento, dopo la battaglia, quando poté osservarlo meglio grazie agli occhiali nuovi e la tensione per la sfida si era ormai dissipata. Sotto la giacca e la maglietta, il suo compagno non portava alcuna protezione. Avrebbe voluto chiedergli perché, ma con il centauro così vicino a loro temette che potesse metterlo nei guai per non aver seguito l'obbligo di indossare l'armatura. 

Thomas ed Edward erano accanto all’altro fianco di Chirone, divisi da loro due, e Steph non poté capire cosa frullasse nelle loro menti. Tommy sembrava ancora piuttosto scosso da quello che era successo, mentre Edward non aveva più aperto bocca da quando era stato riconosciuto. Il fatto che fosse un figlio di Apollo sembrava aver lasciato di sasso più lui che gli altri.

Infine, giunsero alla casa grande. Qui Chirone fermò la comitiva e prese Jonathan da parte. Mentre il gruppo si sfoltiva, i quattro rimasero di fronte all’ingresso della casa.

«Allora…» cominciò Tommy, a disagio. «… seratina difficile, eh?»

Edward non rispose, lo sguardo smarrito nel nulla, mentre Konnor si limitò a fare un’altra smorfia.

«Già…» mormorò Stephanie, per non lasciare il poveretto senza una risposta. Osservò poi il figlio di Ares. «Dov’è la tua cotta di maglia?»

Konnor trasalì, portandosi d’istinto una mano sopra il petto. «Ecco… non l’ho messa.»

«Perché?»

Il ragazzo si grattò dietro l’orecchio, imbarazzato. «Pensavo… pensavo che non mi sarebbe servita.»

«Co… cosa?» lo interrogò la figlia di Demetra, basita. «E in che modo pensavi che non ti sarebbe servita?»

Lui non risposte, limitandosi a distogliere lo sguardo. 

«Cos’è, cercavi forse di impressionare qualcuno?» si intromise Edward, con un sorrisetto. «Volevi affrontare gli scorpioni senza armatura per dimostrare quanto fossi macho

Il figlio di Ares lo folgorò con lo sguardo, e anche Stephanie lo rimproverò. «Non sei divertente, Edward.»

Il sorriso svanì dal volto del nuovo figlio di Apollo. Stephanie, però, non aveva ancora finito. «E tu» disse, puntando l’indice contro Konnor. «Sei stato un irresponsabile! Lo sai che avresti potuto farti davvero male? C’è un motivo se ci fanno indossare l'armatura, per la miseria!»

«Scusa» mormorò quello, abbassando lo sguardo mortificato. «Hai ragione, ho sbagliato.»

«Bene» annuì lei, soddisfatta, per poi notare come Edward e Thomas si stessero trattenendo a stento dal ridere. «E voi due smettetela di fare gli stupidi!»

I due si ricomposero all'istante, schiarendosi la voce. Si scusarono entrambi e un sorriso soddisfatto nacque sul volto della ragazza. Quando i suoi compagni si comportavano da bambini, allora era giusto che venissero trattati proprio come tali.

«Vi ringrazio per la pazienza» esordì Chirone, raggiungendoli proprio in quel momento. «Prego, seguitemi dentro.»

Il gruppo si ritrovò nel salotto, di fronte al caminetto. Stephanie e Tommy occuparono il divano, mentre Konnor ed Edward si sedettero sulle due poltroncine. Chirone, di nuovo a bordo della sedia a rotelle magica, girovagava per la stanza. La testa vivente del leopardo Seymour, appesa sopra il caminetto, sonnecchiava beata.

«Vi chiedo ancora scusa per avervi trattenuti qui con me, ma prima di lasciarvi andare vorrei farvi alcune domande.»

«Dov’è il signor D?» domandò Thomas all’improvviso. 

In effetti, anche Steph se lo stava chiedendo. Era già da alcune settimane che dal direttore Dioniso non giungeva alcuna parola, non si era nemmeno fatto vivo quando era apparso il nuovo arrivato. Certo, era insolito che il brontolone dio del vino mostrasse interesse verso i semidei, ma era ancora più insolito il fatto che non fosse apparso nemmeno una volta per ricordare a tutti quanto la sua vita fosse miserabile per colpa loro.

«Purtroppo Dioniso è ancora sull’Olimpo, a discutere con gli altri dei a riguardo di qualche faccenda di cui non sono stato messo al corrente, perciò non sarà presente questa sera.» Chirone girovagò ancora un poco per la stanza, soppesando ciascun semidio con lo sguardo. «Tuttavia, la sua presenza non è indispensabile, in questo momento. Posso gestire da solo la situazione.»

«S-Sì, certamente, signore.» Thomas si schiarì la gola. «Non volevo certo insinuare che…»

«Tommy.» Il centauro gli sorrise, paziente. «Chiudi la bocca, per piacere.»

«Sissignore!»

Edward ridacchiò sommessamente. Chirone riprese il discorso: «Grazie. Dunque. Durante la sfida, le arpie di guardia hanno cominciato a dare di matto all’improvviso e i satiri, e anche io, abbiamo percepito un potere immenso provenire dal bosco. Proprio dal luogo dove vi abbiamo trovato.»

Stephanie schiuse le labbra. «Anche… anche gli scorpioni lo hanno percepito, vero? È per questo che sono arrivati tutti insieme.»

«Sì» confermò Chirone. A quel punto, la figlia di Demetra ripensò alle spiegazioni che le avevano dato quando l’avevano accolta al campo il primo giorno, le stesse che lei stessa aveva dato ad Edward.

Sapeva che più un semidio era potente, più mostri attirava attorno a sé, ma non riusciva proprio ad immaginare un potere così grande da poter attrarre ben cinque esemplari di una delle specie più pericolose esistenti. Eppure, avevano assistito in prima persona alla potenza sprigionata da Edward. E anche lui parve giungere alla stessa conclusione, perché si spostò sulla poltrona, sembrando a disagio.

«Perciò, vorrei domandarvi, che cosa è successo con esattezza? Cosa ha sprigionato quel potere? E come avete fatto a uscirne indenni?»

I ragazzi si guardarono tra loro, ma nessuno aprì bocca. «B-Beh…» cominciò Stephanie, incerta.

«Credo… credo di essere stato io» si intromise infine Edward, con voce roca. La stanza scarsamente illuminata dalla sola luce del fuoco gettò cupe ombre sul suo volto. «L’ho… l’ho sprigionato io.»

Una strana espressione comparve sul volto del centauro, mentre si voltava verso il figlio di Apollo. «Come hai fatto?»

«Ehm… beh… ci sarebbe questa… spada che… che posso far comparire e… insomma…»

«Una spada?» Chirone sollevò un sopracciglio. «Scusa, non volevo interromperti. Prego, continua.»

«Non c’è molto altro da aggiungere, a dire il vero… questa è stata solo la seconda volta che sono riuscito a farla apparire. Ma… proprio come la prima, mi ha dato una forza incredibile.» Edward si osservò le mani, con sguardo quasi sognante. Per un istante, Stephanie scorse di nuovo in lui quella scintilla malevola apparsa durante lo scontro con gli scorpioni, e anche qualcos’altro: sembrava quasi… nostalgico. Come se gli mancasse la sensazione che quella spada gli aveva trasmesso.

La figlia di Demetra non si rese conto di essere rimasta a fissarlo finché lui non drizzò la testa. La ragazza distolse subito lo sguardo, sperando di non essere avvampata. Non sapeva ancora molto bene cosa pensare di lui. Gli era sembrato un bravo ragazzo, simpatico, generoso, sempre pronto ad aiutare i bisognosi, ma allo stesso tempo impulsivo, troppo impulsivo, e anche un pizzico arrogante. Come una medaglia a due facce.

Imprevedibile, quello era l’aggettivo che meglio lo descriveva. Nessuno poteva mai davvero aspettarsi quale sarebbe stata la sua prossima mossa.

«E quindi… sì, è andata così» riprese Edward, risistemandosi sulla poltrona. «Non so bene come ma… sapevo che sarebbe apparsa se mi fossi trovato davvero con le spalle al muro. Com’è successo la prima volta. Non appena ho visto Steph…» Edward fece cadere lo sguardo su di lei. Si interruppe per un istante, per poi riprendere quasi subito. «… e Tommy, in pericolo, mi sono frapposto tra loro e lo scorpione, e il resto è venuto da sé.»

Per l’ennesima volta, cambiò posizione, ora accavallando le gambe. «Quindi… credo di essere stato io ad attrarre gli scorpioni.»

«Infatti loro non ci hanno nemmeno considerato…» rifletté Thomas, guardando Stephanie.

La ragazza annuì. Doveva ammetterlo, era felice che ci fosse anche lui con loro. Nelle situazioni di disagio, Thomas riusciva a parlare e a comportarsi senza impacciarsi, a differenza sua. 

Sarà l’abitudine, pensò Steph, con un po’ di macabra ironia. 

Konnor tacque. Sembrava ancora turbato, e non doveva essere solo per via della figuraccia fatta nel bosco. Stephanie ripensò a quando aveva zittito Buck. Konnor era diverso dal resto dei suoi fratelli, era una cosa che si era fatta sempre più chiara negli anni. Non era un bullo, non era arrogante, prepotente, nulla di tutto ciò. Non aveva mai partecipato alle “attività” di Buck e Jane, se n’era sempre stato in disparte, conscio del fatto che il loro comportamento fosse sbagliato.

Di certo, farsi avanti in quel modo, per difendere Edward tra tutte le persone, non doveva aver reso felice Buck. Era sicura che non vedesse l’ora di scambiare due parole con Konnor, una volta finita quella questione nella casa grande.

Chirone, nel frattempo, annuì con espressione indecifrabile. «Potresti descrivermi quella spada?»

Edward sussultò. «Ehm… prego?»

«La spada. Com’era fatta?»

Il figlio di Apollo si grattò la testa. «Beh… aveva la lama che si incurvava, il manico lungo e…»

«Era una katana» sbottò Konnor all’improvviso, osservando Edward con uno strano sguardo. «La lama era bianca, accecante. L’elsa, invece, sembrava fatta d’oro.»

«Una katana?» domandò Chirone, che tuttavia non parve essere sorpreso.

«Ehm… tipo le spade da samurai?» chiese invece Tommy, incerto.

«Sì» chiarì Stephanie, scoccando un’occhiataccia a lui e alla sua mania di fare domande stupide.

«Questo sì che è strano» commentò il centauro. «Anche qui nelle nostre armerie abbiamo armi che richiamano alla cultura orientale, ma sono tutte fatte di Bronzo Celeste. Delle copie, se possiamo dire. Questa qui, invece, è originale, vista la lama bianca di cui mi ha parlato Konnor. Un’autentica katana realizzata in Acciaio Tamahagane

«Tamaha… che?» interrogò ancora Thomas, che questa volta venne risparmiato da una gomitata perché anche Stephanie non era sicura di aver capito molto bene.

«“Tamahagane”» ripeté Chirone, scoccando un’occhiata ad Edward. «Ci puoi dire tu cosa significa questa parola?»

Edward si schiarì la gola, titubante. Osservò Stephanie, con aria imbarazzata, poi Thomas e Konnor. «Beh… significa… prezioso. “Prezioso e ricurvo” per meglio dire. Ma… non chiedetemi come lo so, perché… non lo so.»

Tommy si stravaccò sul divano. «Acciaio Prezioso… beh, carino come nome. Bronzo Celeste, Oro Imperiale e Acciaio Prezioso. Può funzionar-ahi!»

Ora la gomitata non gliela tolse nessuno. Mentre il piccoletto si massaggiava il braccio, Stephanie riprese la parola: «Quindi è un altro metallo in grado di abbattere i mostri, dico bene? Proprio come il Bronzo Celeste, l'Oro Imperiale e il Ferro dello Stige.»

Chirone fece un altro cenno di assenso con la testa.

«Però... queste spade aumentano la forza di chi le usa?» si intromise Konnor. «Com’è successo a Edward?»

«No invece» replicò il centauro, calmo, suscitando alcune reazioni sorprese. «Le armi in Acciaio Prezioso, proprio come le nostre e quelle dei romani, funzionano tutte allo stesso modo.»

«Ma… allora come mai io…»

«Non ne sono molto sicuro» Chirone interruppe il dubbio di Edward. «Avrei bisogno di sapere un’altra cosa. Questa tua spada non ha dissolto i mostri come accade normalmente, vero? Per questo i loro resti non c’erano più.»

Ancora una volta, Edward rimase senza parole. Anche Stephanie sentì la testa girare. Sembrava quasi che Chirone sapesse meglio di loro cosa fosse successo in quella radura. Poi la ragazza ricordò che quello di fronte a loro era un essere immortale che doveva averne viste di cotte e di crude e anche di riscaldate, perciò forse stupirsi in quel modo era esagerato.

«Sì, è vero…» mormorò Edward. «La spada li ha… come sciolti. Non so se mi spiego…»

«Ti spieghi perfettamente, invece» annunciò Chirone, per poi sospirare. Scosse la testa, mostrando un moto di angoscia nel proprio sguardo fino a quel momento rimasto incolore. «Allora è come pensavo» aggiunse, per poi tornare a guardare i semidei.

«Bene, grazie a tutti voi per la collaborazione. Non ho altro da aggiungere. Prima di tornare alle vostre case, però, devo domandarvi di non fare parola con nessuno di cosa avete visto nel bosco e di questa conversazione. Ho visto che avete avuto la premura di mantenere il segreto fino a questo momento, quindi immagino che anche voi abbiate capito che questa è una situazione al di fuori del normale e che, pertanto, va gestita con la massima cura. Ne parlerò personalmente con Dioniso quando farà ritorno, fino ad allora potremo considerare la faccenda chiusa.»

«Ma… come, tutto qui?» domandò Edward, sorpreso. «Ci… mi lasci andare così? Dopo che ho tenuto il segreto per tutto questo tempo?»

«So cosa hai cercato di fare» rispose Chirone, tornando a sorridere con aria paterna. «Temevi di spaventarci e di venire cacciato via. Non posso biasimarti per questo. E ben che meno posso cacciarti da qui. Questa è casa tua tanto quanto mia.»

«Oh…» Edward fece un flebile sorriso. «Beh… allora grazie, Chirone.»

«No, Edward» si intromise Stephanie, sorridendo gentile. «Tu ci hai salvati, nel bosco. Siamo noi che dobbiamo ringraziare te.»

«Vero» annuì Thomas, emulando il sorriso.

«Già» convenne Konnor, per poi schiarirsi la voce. «Insomma, non hai proprio salvato me, però… hai protetto Stephanie, che era in coppia con me. Sei riuscito dove io ho fallito. Quindi… grazie. Se le fosse successo qualcosa io…» Il figlio di Ares si interruppe di scatto, per poi abbassare lo sguardo. La luce arancione del fuoco rese impossibile capire se fosse arrossito o no.

Dopo quella pseudo dichiarazione, un pesante silenzio cadde nella stanza, la tensione che si poteva tagliare con il coltello. Stephanie sentì lo stomaco trasformarsi in un macigno, e avrebbe preferito svanire sotto terra assieme ai germogli delle sue amate piante. Pure Chirone osservò i giovani con aria imbarazzata. Le cottarelle adolescenziali non erano mai state il campo in cui brillava di più come istruttore.

«Oh, suvvia, sei tra amici qui!» esclamò Tommy, sporgendosi dal divano per dare una pacca sul ginocchio del figlio di Ares. «Non c’è niente di male se Steph ti pia…»

Si interruppe di colpo, realizzando che ora i due semidei interpellati lo stavano guardando con aria truce. A rompere il ghiaccio, per la sorpresa generale, fu Edward, che si alzò in piedi sghignazzando.

«Tranquillo, amico, non c’è di che» disse rivolto a Konnor.

«Ho detto a Jonathan di aspettarti per accoglierti» gli comunicò Chirone. «I tuoi fratelli ti hanno preparato un letto alla Casa Sette. Ricorda di passare alla Undici a prendere le tue cose, prima di trasferirti.»

Edward parve ricordare solo in quel momento di essere un figlio di Apollo. E Stephanie non riuscì a capire molto bene se la cosa lo facesse felice o spaventasse.

Poco dopo, i quattro semidei si trovarono fuori dalla casa grande, con Chirone che chiuse la porta alle loro spalle augurando la buona notte. Konnor si congedò subito, lanciando solo una rapida occhiata a Stephanie ed evitando di salutare gli altri due.

Così, proprio come la settimana precedente, rimasero solo loro tre, Stephanie, Thomas ed Edward.

«Che storia pazzesca…» mormorò Tommy, rompendo il silenzio, per poi osservare Edward. Sorrise flebile. «Così… te ne vai dalla Undici, eh?»

Sembrava triste. E anche il figlio di Apollo aveva un'aria mesta. «Temo di sì.»

Thomas annuì, per poi fare qualcosa che la stupì: strinse Edward in un rapido abbraccio, strappandogli un verso sorpreso. Si separò quasi subito. «Mi spiace che sia andata così, ormai era come se fossi uno di noi… ci mancherai. Anche se per poco, è stato bello averti come fratello.»

«Oh, andiamo, non vado mica dall’altra parte del paese. Dormiremo in posti diversi, ma potremo comunque continuare a frequentarci.» Edward provò a sdrammatizzare, ma non sembrava molto sicuro di sé.

Uno strano sguardo passò sul volto di Thomas, che parve quasi sforzarsi di sorridere ed annuire di nuovo. «Sì… hai ragione. Beh… che ne dici di passare tra qualche minuto alla Undici? Dirò agli altri di prepararsi per salutarti come si deve.»

«Oh… ok.»

«Ok!» Tommy rivolse un cenno di intesa ad entrambi, poi corse via.

E rimasero in due. Stephanie aveva osservato in silenzio lo scambio di battute tra i due ragazzi e, doveva ammetterlo, un po’ era dispiaciuto perfino a lei che Edward dovesse lasciare i figli di Ermes. Non conosceva bene la storia, ma era impossibile non notare l’affiatamento tra il nuovo arrivato ed il resto dei figli del dio della strada. Forse era per quello che Edward sembrava spaventato all’idea di lasciarli, aveva paura di ricominciare da zero con un’altra famiglia che non lo conosceva, oltretutto molto diversa da quella precedente.

«Ehi» mormorò, posando una mano sul suo braccio. Edward trasalì, per poi osservarla sorpreso. La figlia di Demetra cercò di rincuorarlo. «Vedrai che andrà tutto bene. Anche io ero spaventata quando hanno annunciato che sarei stata nella casa Quattro, poi però ho conosciuto persone fantastiche. Lo stesso sarà anche per te, ne sono certa.»

Edward cercò di ricambiare il sorriso, anche se non sembrava molto convinto. «Grazie.»

«Figurati.» Steph distolse lo sguardo da lui, schiarendosi la voce, imbarazzata. «Per fortuna tu e Tommy eravate nei paraggi, quando lo scorpione ci ha attaccati…» cambiò argomento, ripensando alla provvidenzialità dell’intervento del figlio di Apollo. In effetti, in quella radura l’aveva salvata per due volte, non solo una. Era tutto confuso, ma ricordava la figura dello scorpione che si avvicinava a lei, poco prima di sentire il grido di Edward e Thomas che la aiutava ad alzarsi.

«Già…» mormorò Edward, con uno strano tono. «Ma… perché eri in coppia con Konnor?»

Stephanie sollevò un sopracciglio. «Ehm… perché me lo chiedi?»

«Beh… lui non è un amico delle figlie di Afrodite?»

«E allora?» ribatté lei. «Non può essermi amico solo perché lo è anche con Jane e le altre?»

Edward schiuse le labbra, per poi scuotere la testa. «Niente, niente. Non importa.»

«Pensi che lui sia proprio come i suoi fratelli, vero?» insistette la figlia di Demetra. «Invece ti sbagli. Voleva solo aiutarmi a vincere. Lui vuole che le figlie di Afrodite smettano di importunarmi tanto quanto lo vuoi tu.»

«Però tu gli piaci.»

Stephanie si fece male alle braccia da quanto si strinse nelle spalle. «E allora?» ripeté, alzando la voce senza rendersene conto.

«Magari in realtà non voleva davvero aiutarti» ribatté Edward, con tono calmo. «Magari voleva solo…»

«Cosa? Che cosa voleva? E a te che importa, poi?!» esclamò Stephanie, adirandosi all’improvviso. Edward sobbalzò, mentre la ragazza gli si avvicinava. «La cosa non ti riguarda! Anche se Konnor mi avesse detto di…» Stephanie sgranò gli occhi, ripensando a cosa era successo nel bosco. La realtà la colpì come uno schiaffo. «Tu… voi… voi non passavate di lì per caso, quando ci avete salvati, vero? Voi… ci stavate seguendo…»

Edward tacque, cercando di distogliere lo sguardo da lei. Quella fu la conferma definitiva. Stephanie sollevò le braccia in cielo, sorridendo in maniera incredula. «Di immortales! Non posso crederci! Ci stavate pedinando! Voi due ci stavate pedinando! Ma cosa vi dice il cervello?!»

Era incredibile. Edward l’aveva pedinata, qualsiasi fosse la ragione, non gliene importava nulla. Non aveva alcun diritto di farlo. Già una volta, difendendola, oltre a prendersi un pugno non aveva fatto altro che attirare più odio su di lei, ma Stephanie aveva deciso di non incolparlo per quel gesto, in quanto in buona fede, cercando solo di tenerlo fuori dalle sue faccende personali per il bene di entrambi. Questo, però, era troppo. Non solo non l’aveva ascoltata, cercando di nuovo di impicciarsi nei suoi affari, ma l’aveva fatto anche nel modo peggiore possibile.

E come se non bastasse, aveva coinvolto pure Thomas, un altro dei pochi di cui lei credeva di potersi davvero fidare. Se fino a quel momento aveva avuto buoni pensieri sul figlio di Apollo, questi svanirono tutti come neve al sole.

«Cos’è, per caso pensavate che ci saremmo messi a pomiciare? E anche se fosse stato così, perché la cosa avrebbe dovuto interessarti? Sei qui da una settimana, per la miseria, nemmeno mi conosci! Che accidenti vuoi da me?!»

Edward indietreggiò quasi intimorito, sollevando le mani. «Steph, ascolta…»

«No, ascoltami tu!» lo interruppe lei, per poi calmarsi con un profondo respiro. Si lisciò i vestiti con un gesto nervoso, cercando di ricomporsi. «Ascolta. Grazie, per avermi salvata. Davvero, grazie. Ma… penso che da ora in poi faresti meglio a lasciarmi in pace.»

Edward sembrava voler ancora parlare, ma alla fine tacque. Si limitò ad abbassare la testa ed annuire mesto. A quel punto, la ragazza annuì a sua volta. «Bene.» 

E, detto quello, gli diede le spalle lasciandolo da solo proprio com’era successo quel pomeriggio. 

«Steph.»

La ragazza si fermò, senza voltarsi.

«Non prendertela con Tommy, ok? L’idea è stata solo mia. Lui non voleva seguirvi.»

Stephanie venne colpita da una fitta allo stomaco. Diede un’ultima occhiata a Edward e annuì, poi proseguì per la sua strada, mentre il pensiero di abbandonarlo e di non parlargli più cominciava a corroderla dall’interno.

 

 

 

 

Salve a tutti, angolo del lettore veloce veloce per chiarire un paio di cose. 

Pensavo di aspettare almeno fino alla prima settimana di gennaio per pubblicare, ma alla fine ho trovato la giusta ispirazione per scrivere questo capitolo ed il prossimo che, vi dico già, non avrà più Stephanie come protagonista. 

Quindi, perché Edward ha ricevuto 4 capitoli, Tommy solo 2 e Steph solo 1? Perché il primo era solo un'introduzione, il secondo e il terzo invece li avevo studiati per essere uno solo che poi ho diviso per la loro eccessiva lunghezza. La mia idea di base sarebbe dare 2 capitoli a ciascun personaggio seguendo l'ordine Edward/Thomas/Stephanie, ma se seguissi questo schema la storia non andrebbe avanti e non inoltre ho abbastanza fantasia da raccontare tre storie principali diverse in contemporanea. La storia principale rimarrà quella di Edward, del suo passato e di tutto il resto, tuttavia verrà raccontata anche dai punti di vista esterni di Thomas e Steph, ed inoltre aggiungerò alcune sottotrame che riguardano anche loro due ed altri personaggi, giusto per non lasciare tutto il focus su Edward (che per inciso all'inizio avevo previsto come unico protagonista, quindi potrete intuire che non posso stravolgere la storia più di tanto).

In futuro, poi, arriveranno momenti in cui sarò obbligato ad avere dei punti di vista esterni ad Edward per comodità di trama, perciò ho creato questo singolo capitolo di Stephanie anche per abituarvi all'idea che presto rivedremo il suo punto di vista. Spero che vi sia piaciuto. Non è stato un capitolo corposo, ma se non altro abbiamo avuto un po' di risposte in più.

Comunque, penso che si sia capito, il protagonista del capitolo potrà essere riconosciuto dal simbolo all'inizio di ciascun capitolo, il corvo per Edward, il caduceo per Thomas e il grano per Stephanie. 

Scusate se vi ho trattenuto, ma un po' di spiegazioni erano dovute. Di nuovo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie per aver letto, grazie a Farkas e Beauty_Queen per le importantissime recensioni e nulla, fatemi sapere cosa ne pensate, sia del capitolo che della mia idea di come portare avanti la storia! Buone vacanze e buon anno a tutti!

 

   
 
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